#animalisti ottusi
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Un altro esempio di giornalismo spazzatura.
Un articolo redatto da ignoranti “ECO-ideologizzati” allo scopo di titillare “l’hindinniazzioneh” di “animalati e Gretini vari”.
Già nel titolo usando il termine “raro”si diffonde la fake news metropolitana che gli orsi bianchi siano in estinzione.
Fregnacce!
Negli anni ‘70, la popolazione di orsi polari era pari a circa 5.000 - 10.000 individui.
Attualmente le stime vanno dai 22.000 ai 31.000 orsi polari a livello globale.
Inoltre l’abbattimento dell’orso vien fatto passare come un atto di pura crudeltà umana.
Altra bufala! Casomai è esattamente il contrario!
In merito, vi invito a leggere perché le autorità islandesi sono giunte a tale decisione.
Altrimenti continuate a fidarvi dei “professionisti dell’informazione”!
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Dalla pagina FB "Un Italiano In Islanda":
Le polemiche riguardo all’abbattimento dell’orso polare arrivato in Islanda l’altro giorno e abbattuto dopo essere stato visto da una signora di 83 anni nel suo giardino in un luogo isolato, sono state forti anche qui. È comprensibile che la morte di un animale così fortemente simbolico susciti indignazione, ed è sicuramente un grande peccato. Tuttavia, le autorità islandesi, come di consueto, hanno spiegato molto chiaramente le ragioni dietro alla scelta. Le riassumo qui sperando di placare le polemiche:
— Premessa: gli orsi arrivano molto raramente su pezzi di ghiaccio staccatisi dalla banchisa e trasportati dalla corrente. I più annegano in mare, ma se il ghiaccio è abbastanza grande e non si scioglie in mezzo al mare approdano in Islanda. L’ultimo era stato nel 2016, prima ce ne erano stati uno nel 2010 e due nel 2008, si tratta dunque di eventi rarissimi.
1) l’orso polare non può sopravvivere in Islanda: ha bisogno di ghiaccio sul mare per cacciare foche mimetizzandosi. Le coste islandesi sono scure. Non è dunque possibile sostenere orsi liberi in Islanda. Non riuscirebbero a cacciare, senza contare che non ci sono tratti di costa disabitati abbastanza grandi da poterne ospitare alcuni senza rischi per la popolazione autoctona.
2) gli esemplari che arrivano in Islanda sono smagriti e stremati. Oltre a renderli ancor più pericolosi, ciò fa sì che le chance di sopravvivenza ad un anestetico siano basse. Anestetizzare un animale debilitato significa spesso ucciderlo.
3) A volte lo stress e l’adrenalina rendono l’anestetico inefficace. Per spararlo bisogna essere ad al massimo 30m. Se l’anestetico non funziona e l’orso carica, va abbattuto comunque.
4) Nel 2008, si provò ad anestetizzarne uno, perché un ente privato si era offerto per coprire i costi di trasporto, ma quello scappò verso il mare. Perderlo di vista significava rischiare che sbucasse in zone popolate, uccidendo qualcuno, per cui lo si è dovuto abbattere.
5) L’orso non può comunque essere addormentato e portato subito da qualche parte per poi mollarlo, come si immaginano alcuni. Deve stare per lungo tempo a riprendersi in una struttura apposita. Nessuna struttura di questo tipo esiste in Islanda, e costruirne una per un orso ogni 10 anni non è realistico in un paese grande un terzo dell’Italia ma con sole 380.000 anime a gestirlo. Una volta acclimatato in una struttura, potrebbe non essere più possibile liberarlo senza che muoia perché non più in grado di sopravvivere da solo, se non cercando la presenza umana, il che porta al punto…
6) una volta rimasto a contatto con le persone, l’orso diventa ancor più pericoloso perché si abitua a loro. Significa che riportarlo in Groenlandia implica il piantare ai groenlandesi una predatore apicale che non ha più alcun problema ad avvicinarsi all’uomo. Per questo i groenlandesi non rivogliono orsi indietro. Il veterinario groenlandese contattato immediatamente dalla autorità islandesi aveva immediatamente posto il rifiuto all’ipotesi di rimpatrio “Se mollate quell’orso in Groenlandia andrà dritto a cercare qualche abitato umano”.
7) l’orso polare non è come gli orsetti marsicani. È importante capire questo: È una macchina omicida. La convivenza con l’uomo è assolutamente preclusa dal fatto che per esso gli uomini sono prede. Non attacca solo per difendere cuccioli o territorio. Attacca per uccidere e mangiare. Non sono animali pacifici che vivono nei loro territori e attaccano solo se disturbati.
8)gli orsi polari portano malattie pericolose per l’uomo.
9) Riportare un esemplare in Groenlandia significherebbe sottoporlo ad uno stress tale per cui rischierebbe comunque di morire. Non sarebbe un viaggio come quelli fatti per spostare fauna africana. Senza contare che in Africa le operazioni di spostamento sono routine, e sono compiute con mesi di preparazione e su esemplari ben conosciuti.
10) Ammesso poi che si optasse per un rimpatrio e che qualche paese lo accettasse, non è che puoi portarlo in un posto a caso dell’artico e lasciarlo. Se l’habitat è ideale, ci saranno già altri orsi, orsi che lo riconoscerebbero come estraneo e che lo ucciderebbero. Oppure potrebbe essere lui ad uccidere orsi nel luogo dove viene lasciato.
11) la popolazione di orsi polari per ora ha buoni numeri (20-30.000 secondo le stime IUCN), e un esemplare abbattuto ogni dieci anni non rischia di comprometterla (sono molti di più quelli che muoiono in mare prima di riuscire ad arrivare in Islanda). La specie sembra anzi in aumento in alcune zone. Il pericolo che la minaccia è il riscaldamento e la perdita di ghiaccio marino, molto più della caccia, che è portata avanti dagli inuit dell’artico secondo un rigido sistema di quote. Non significa che dobbiamo infischiarcene, ma che non ha senso usare l’argomento del “è in via d’estinzione” per criticare la decisione dell’abbattimento.
Nonostante resti il dispiacere per un animale iconico, spero che, dopo queste spiegazioni, cessino le polemiche in merito e si capisca meglio il perché di questa scelta. Non sono solo ragioni di ordine economico, come spero sia chiaro, ma anche sanitario, sociale e ambientalistico, oltre che di buon senso. Questa non è una guerra tra gente che ha a cuore gli animali e gente che li vuole vedere morti. Non dovrebbe esserlo. Si può tranquillamente tenere al benessere animale e accettare che, talvolta, è la soluzione più di buon senso che se ne abbatta uno, senza che ciò significhi sdoganare l’uccisione indiscriminata di qualsiasi animale. La realtà è complessa, cerchiamo di pensare in modo complesso e non scadere sempre nelle letture in bianco e nero.
#orso polare#islanda#Groenlandia#innuit#ghiaccio polare#fregnacce di Repubblica#animalisti ottusi#WWF#animalari salottieri
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Crescendo, impari.
Crescendo impari. Impari che gli arroganti, i perennemente giudicanti, i superficiali hanno sempre la sentenza pronta ma nessuna conoscenza dei problemi che pretendono di ridurre a dialogo "da Bar dello Sport".
Capisci che, più uno ignora i termini d'un argomento e più pretende di pontificare e vaneggiare. In questo, il genere, conta ben poco: il becero fanatismo, il pressapochismo, contagia ugualmente femmine e maschi.
E questi individui non conoscono nè vergogna nè spirito critico. Sono ciechi e allergici al ragionamento. In una parola: ottusi.
Comprendi che è inutile il confronto.
Il tempo è prezioso ed è immorale sprecarlo con chi non ha alcuna capacità di analisi, nessun spirito critico, nè tantomeno volontà di comprendere la Realtà.
Chi è "talmente povero", perchè manca di strumenti intellettuali per mettere in relazione le informazioni che pure sono a disposizione di tutti.
No Vax, Complottisti, Terrapiattisti, Animalisti, Putiniani... sono oggi, ciò che furono gli stalinisti o i nazionalsocialisti hitleriani nel secolo scorso.
Non ci sono margini per mediare.
Questi individui vanno soltanto messi nelle condizioni di non nuocere.
Ed è sempre valido il dantesco...
“ Non ti curar di lor, ma guarda e passa. ”
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Da una lettera di Cristina Obber: Non chiamiamo «balordi» gli stupratori di Viterbo: sono «criminali» A Viterbo un consigliere comunale di Casa Pound, Francesco Chiriccozzi, è stato arrestato con un altro miitante, Marco Licci, con l'accusa di violenza sessuale di gruppo. Secondo la polizia i due avrebbero stordito con dei pugni una donna di 36anni, durante una festa privata all'interno di un circolo, e l'avrebbero poi stuprata, registrando la violenza con il telefonino. Con un post su Facebook la ministra della difesa Elisabetta Trenta ha condannato duramente l'accaduto, definedo però i due con l'aggettivo «balordi». Lo stesso aggettivo è stato utilizzato anche dal vice premier Luigi Di Maio. Dal vocabolario Treccani leggiamo che balordo significa «tardo di mente, tonto, sciocco, stupido» ed anche «malvivente, sbandato, emarginato». Tra i sinonimi troviamo «coglione, idiota, ottuso, ebete». E evidente che a parte il termine malvivente («che appartiene alla malavita, che chi vive di violenze, furti, rapine»), sostituire balordi a criminali è improprio e se una dichiarazione arriva da una ministra o da un vice-premier le parole vanno soppesate più che in una conversazione al bar. L'aggettivo balordo non è sinonimo di criminale, e la violenza sessuale è un crimine efferato, è bene ricordarlo sempre per non minimizzarne la gravità. Se poi gli autori di tale violenza siano anche ottusi ed ebeti è irrilevante. Lo stupro è un crimine contro la persona e agirlo in gruppo costiuisce un'aggravante in sede penale, poichè aumentano sia la violenza fisica che quella psicologica inferta alla vittima, aumentano sia le lacerazioni interne che l'umiliazione subita. Nella seconda parte del suo post la ministra Trenta definisce i due «bestie», altro aggettivo improprio (e non occore essere animalisti per capirlo). La ferocia della violenza sessuale è umana e vede uniti gli uomini di tutto il mondo nel riversare la loro rabbia contro le donne, indipendentemente dalla loro provenienza, la loro religione, la loro appartenenza ideologica. Ci stuprano cattolici, musulmani, induisti. Ci stuprano nei centri sociali come ai raduni neo-nazisti. Ci stuprano nel Nord, nel Centro e nel Sud di un mondo fondato sul patriarcato che della forza delle donne ha paura e cerca in ogni modo di sottometterle. Lo tengano a mente tutti quegli esponenti di estrema destra, i loro sostenitori e le loro sostenitrici, che tanto si riempiono la bocca di slogan contro i migranti che accusano di «venire qui a stuprare le nostre donne». Che si leggano le statistiche sulla violenza sessuale, che si indignino e riempiano le strade di cartelloni con le facce dei due militanti di Casa Pound inchiodati da un filmato (perché alle donne è difficile credere, lo sa bene chi denuncia la violenza), che scrivano «Le nostre donne ce le stupriamo da soli»... Che la smettano di generalizzare sulla violenza quando gli autori sono stranieri e che si parli di isolare le mele marce solo quando sono italiani. Che la smettano di strumentalizzare le violenze per alimentare razzismo, perchè gli ospedali, i centri antiviolenza e l'Istat ci confermano che nei dati sulla violenza sessuale ci sono «prima gli italiani», appunto.
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L'ARTE ITALICA DEL FANGO
C'è una cosa che non sopporto: si tratta di coloro che giudicano un libro senza averlo letto. Sia che si tratti di denigratori sia che si tratti di estimatori. Se un autore non ti piace, a priori, l'unico sgarbo efficace che gli puoi fare è di non parlarne. Se ne parli, anche negativamente, gli fai un favore pubblicitario. Così funziona la sfera mediatica. Per quanto sembri bizzarro, gettare fango a destra e a manca crea interesse e lettori. Beata ingenuità.
Nell'arco di un’intera vita, i libri importanti per un cosiddetto lettore forte saranno al massimo un centinaio. Questi vanno letti e riletti, studiati, “ruminati” tanto per usare una splendida metafora di un filosofo sghembo come Gaston Bachelard. La mia ipotesi è più ristretta, quelli davvero ruminati sono i libri che puoi mettere nello zaino in caso di disastro nucleare. Dunque, ciò vuole dire che i miei 20.000 libri sono tutti delle patacche? Sono utili solo per farci isolante acustico per le pareti? No, vuole dire che la lettura è un atto critico di lunga durata. Si leggono libri brutti e libri belli. Anche libri mediocri. La lettura è un'esperienza che vale per sé. Fine. E’ inutile raccontarsi frottole, Per leggere ci vuole coraggio, spirito di avventura (tempo e moneta), come per amare e viaggiare.
In questi giorni, si è sviluppata tra gli animalisti e i vegani una discussione su “Tritacarne” (Rizzoli, 2015), il libro di Giulia Innocenzi, ormai nota giornalista allieva di Michele Santoro. Tuttavia, la discussione sui social è assurda e surreale perché nessuno dei commentatori ha letto il libro, soprattutto gli inquisitori che promulgano la loro verità dogmatica. Neppure l’autore di queste note l’ha letto, per cui il presente intervento è rivolto a considerare unicamente gli attacchi che la Innocenzi ha ricevuto sui social da parte di coloro che a mio parere restano ottusi proseliti del sentito dire.
Accusano addirittura l'autrice di guadagnare dalla vendita del libro. Come se Peter Singer o Jonathan Safran Foer avessero trovato i loro libri scritti sugli alberi e gli autori non vivessero della loro scrittura, perché chi non legge neppure l’elenco del telefono non sa che scrivere è lavoro. Tra l’altro, né Singer né Foer sono vegani dichiarati, ma la lettura dei loro libri ha aperto la strada alla liberazione animale.
Pertanto, consiglio di seguire una buona e onesta pratica intellettuale: se un autore non ti piace, non parlarne. Se invece hai tempo e lo vuoi stroncare, fattelo regalare, compralo, ruba il libro, leggilo e stroncalo. Ma nello stesso tempo, inevitabilmente, creerai i presupposti per la sua esistenza mediatica. Creerai il fantasma del desiderio.
Per quanto mi riguarda, non leggo mai gli instant book e i libri appena usciti, se non in casi molto rari. Preferisco farli decantare. Tuttavia non parlo mai di libri che non ho letto. E se un autore mi sta sugli zebedei, non ne parlo. E se ne devo parlare per principio, oppure per lavoro, per esempio una recensione, almeno leggo il libro. Semplice, no? C'è un comportamento inquisitorio in certi vegani italiani che puzza di fascistume e analfabetismo (soprattutto nel disprezzo del lavoro intellettuale). E la cosa non mi piace per nulla. Nessuno di noi è nato vegano e TUTTI noi ci troviamo all’interno di un percorso esistenziale che tende a migliorare la condizione degli animali non umani e degli animali umani. Per tacere del fatto inconfutabile che il veganismo è stato svuotato dei suoi originari contenuti antagonisti. Non è certo con le squadracce fasciste e gli insulter da social che la liberazione animale diventerà un processo culturale condiviso e soprattutto politico.
Rob Benatti @re_wording
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