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La Custode dell’Ambra: Un Viaggio tra Passato e Presente nel Cuore della Russia Rivoluzionaria
Freda Lightfoot ci regala una storia di famiglia, amore e redenzione, ambientata tra l'Inghilterra degli anni Sessanta e la Russia pre-rivoluzionaria.
Freda Lightfoot ci regala una storia di famiglia, amore e redenzione, ambientata tra l’Inghilterra degli anni Sessanta e la Russia pre-rivoluzionaria. Recensione:La Custode dell’Ambra di Freda Lightfoot è un romanzo che affascina per la sua capacità di intrecciare epoche e culture diverse, portando il lettore in un viaggio emozionante che abbraccia il Lake District dell’Inghilterra e la Russia…
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Disturbi d’ansia nei giovani: sintomi, cause e terapie essenziali che ogni genitore deve conoscere!
I disturbi d’ansia nei giovani rappresentano una delle sfide più diffuse e delicate nell’ambito della salute mentale di bambini e adolescenti. Queste condizioni non solo colpiscono quasi un bambino su 12 e fino a un adolescente su 4, ma si manifestano spesso con sintomi che possono passare inosservati o essere sottovalutati, con conseguenze che si ripercuotono sulla loro crescita, istruzione e…
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A MIA MAMMA.
Eri piccola quando ci siamo conosciute.
Beh, sì, io ero ancora più piccola, ma tu eri più piccola di me adesso.
Eri una giovane donna che aveva conosciuto l'indigenza e il lavoro minorile e nonostante ciò non lesinavi sorrisi e leggerezza, come se la vita fosse per te una continua scoperta appassionante e non avessi mai niente da rimpiangere.
Sei stata la prima e l'unica persona che mi abbia mai letto una storia ad alta voce, leggevi e inventavi, perché di certo la fantasia non ti è mai mancata e mi hai cresciuta a sorrisi, iniezioni di autostima, lezioni di pazienza e amore. Un totale, disinteressato, incalcolabile amore.
Non ti ho mai percepita gelosa, fare l'offesa o essere possessiva.
Non hai mai cercato di ostacolare le mie scelte coniugando una sostanziale fiducia in me con una silenziosa osservazione di ogni passo che compievo.
Mi hai dato la vita e poi mi hai permesso di scorazzare qua e là, senza iperprotettivismo, ma con la saggezza infinita di chi sa che le migliori lezioni sono quelle che che impariamo a nostre spese e cercare di impedire a un figlio di soffrire (seguendo, peraltro, un criterio personale nel determinare quale sarebbe il suo bene) equivale talvolta a impedirgli di crescere.
Hai sorriso della mia irruenza adolescente, che ti rimproverava alcune scelte, che ti chiamava pavida e ti criticava di esser troppo accondiscendente. Ma le lezioni di vita a volte son semestri infiniti di materie che non si leggono sui manuali e il cui reale significato ci arriva molto dopo averle studiate.
E così la tua granitica pazienza ha visto me mutare, crescere, maturare. E capire finalmente l'incomparabile intelligenza che ha guidato ogni tua mossa per portarti fuori indenne dal tuo personalissimo ginepraio e lasciare a noi sì, la percezione di essere passate attraverso qualcosa di scombussolante, ma riportando solo qualche graffietto superficiale e lasciandoci invece, come premio, un'inviolabile serenità familiare che, come una leonessa ruggente, hai protetto e custodito facendone il rifugio felice e il porto sicuro che è ancora adesso e che sarà per sempre. Perché hai sempre saputo separare le tue battaglie dalle nostre vite e non hai mai permesso che piani che non dovevano sovrapporsi si sovrapponessero e che la strada delle tue conquiste personali incrociasse maldestramente quella della nostra crescita.
Il risultato è la serenità interiore che ci hai dato in eredità, tesoro preziosissimo che custodisco fieramente. E sebbene noi abbiamo ereditato anche parte della dimensione più squisitamente malinconica e profonda di papà (che custodisco altrettanto fieramente), e sebbene questi nostri anni adulti siano terribilmente instabili e a noi piaccia dire che la vostra vita negli anni '80 fosse per certi versi più "facile" e ci si faccia, quindi, a volte, prendere un po' dallo sconforto, mi basta ripensare al tuo sorriso felice, al tuo entusiasmo, alla tua sconfinata e ottimistica fiducia nella vita per sentire come un'epifania dentro di me e sapere, con certezza, che andrà tutto bene, che tutto avrà un suo senso, prima o poi.
Mamma, anno dopo anno, non posso che augurarmi di somigliarti sempre di più, crescendo.
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Quattro di Bastoni
"La sofferta Forza della Liberazione".
Ci sono Dolori "troppo grandi" per Cuori "troppo sensibili".
E' questo che ci è stato raccontato.
Ma non è propriamente "vero".
Nessuno nasce con un Cuore "malato" o "difettoso". Tutte le Anime incarnate giungono su questo Piano di Coscienza con un potenziale d'Amore infinito.
Poi c'è l'Umano.
E l'Umano è complesso, è sofferente, è piegato dal Corpo di Dolore collettivo e dagli schemi ereditati di disfunzione familiare.
Ma non si tratta di "sfortuna". Non si tratta di "vizio di forma".
E' ciò che è.
L'insieme di due alberi genealogici "malati", genera figli a loro volta "malati". Fino a che un componente assume il ruolo di "osservatore della Verità" e inizia a guarire se stesso.
Non gli Altri. Se stesso.
E non è certo perché "il Destino è crudele" che crescono e si riproducono generazioni "sofferenti" e "violente".
Ogni figlio eredità il "dramma irrisolto" dei genitori. Tutto o in parte.
E poi fa quello che può, con quello che ha.
Come tutti.
Spesso ci si ammala irrimediabilmente di "mancato Amore", di "Amore fallato", di "Amore tossico", di "Amore disperato e morboso". Che Amore non è, ma che così è stato manifestato ed interpretato all'interno del sistema Familiare. Spesso nella totale inconsapevolezza del Sistema stesso.
E questo "surrogato velenoso di affettività distorta" poi non passa inosservato dal sistema emozionale e psichico. Si instaura e crea "malattia".
La Malattia Mentale e le Dipendenze Patologiche non rappresentano una persona "debole".
Sono la rappresentazione di tutti i tentativi precedenti di resistere alla devastante efferatezza del Corpo di Dolore, di fronteggiare la "perdita di senso interiore", di opporsi all'ineluttabilità del Destino di Morte in Vita.
Si esprime inizialmente attraverso la "Forza della Verità Interiore", la ribellione, per poi giungere alla "resa mai resa".
E, delusione dopo delusione, giorno dopo giorno, nell'amplificarsi sempre più violento della sofferenza e dell'insofferenza verso il Dolore e il Mondo delle Relazioni, si spezza quella sottile linea che separa la Mente lucida e presente dalla "perdita di controllo e di senso".
Ed è sottile per tutti. Nessuno escluso.
Ed in quelle condizioni di "assenza di controllo" sul nostro Corpo Emotivo, non siamo più "padroni" di nulla. Siamo annientati e incatenati ad un Piano Sensoriale che non risponde più, che non è più nostro. Con il Cuore che gronda di disperazione e sconfitta.
E' così che l'Umano abdica alla dignità e integrità di se stesso.
Non attraverso un atto di fragilità o di leggerezza, ma con troppi atti di "forza e resistenza" tutti accavallati assieme.
Le Patologie psichiatriche, le Dipendenze patologiche, i Disturbi di Personalità, le Malattie del Corpo, sono "atti di resistenza alla Menzogna".
"Io non voglio essere questo". "Io mi dissocio dalla bugia, dall'ipocrisia, dalla finzione e preferisco morire piuttosto che piegarmi al Sistema".
Il movimento di ribellione iniziale si disperde poi nel ruolo imperituro e irreversibile della Vittima.
L'individuo "fallato" viene stigmatizzato, emarginato e sputato dal Sistema perché non più in grado di "produrre" o "essere funzionale" alla famiglia. Anche se, a ben guardare, il suo ruolo diviene centrale nel benedire, confermare e suggellare la compattezza del nucleo originale.
Ed è così. Esiste un "patto di disfunzione" nelle famiglie: ci sono dei ruoli che mantengono immutato e imperituro, oltre che intoccabile, il sistema tossico originale: c'è sempre un patriarca o una matriarca gelido e autoritario, un sottoposto che obbedisce pedissequamente agli ordini, un parente affetto da disturbi mentali, handicap fisici o dipendenza patologica (alcol, droghe, gioco, sesso, shopping), un componente spirituale/religioso/ alternativo, un esule, un arricchito, un "regolare", un parente suicida.
Tutti contribuiscono a mantenere e foraggiare l'intricata rete di vittime e carnefici, il cui collante diventano la sofferenza, il controllo e l'attaccamento.
Il "dramma familiare", se irrisolto, si eredita e si "paga".
Esso diviene funzionale a mantenere "schiavi" i discendenti, a "compattarli" intorno alle Ferite genitoriali, a "pagare debiti emotivi" per generazioni e generazioni.
I figli crescono "malati di Dolore", prigionieri silenti e violenti, deresponsabilizzati e non capaci di maturare autonomia, connessione con se stessi, indipendenza affettiva ed emotiva.
E muoiono dentro. In mille modi diversi: c'è chi spegne i sentimenti, chi diventa autolesivo, chi invece si identifica con l'abusante e aggredisce l'Altro, con odio e rancore.
E tutto nella totale complicità del Sistema. Che avvalla questo "gioco al massacro", poiché funzionale a rendere inermi, depresse, malate e manipolabili intere popolazioni.
E' ora di aprire gli occhi.
D togliere l'ipocrisia dal Cuore.
Siamo stati tutti complici. Nessuno escluso. Abbiamo foraggiato il sistema del Dolore, della Vittima, della Povertà emozionale e materiale. Avevamo un ruolo definito e preciso.
Fosse anche quello del Ribelle. Che poi muore e si sacrifica per tutti. Ma, di fatto, non libera nessuno.
E' ora di Responsabilità Personale.
Di discernimento. Di conoscenza profonda di noi stessi. Di presa di Coscienza.
Umana, prima che Spirituale.
L'Irrisolto oggi è "mortale".
Pesa. E "vibra".
Vibra in modo assordante e tuonante dentro ciascuno di noi.
A breve "l'amplificazione" e "la percezione fisica" delle frequenze di vibrazione saranno dieci volte superiore a quella di inizio Gennaio.
Siamo alla resa dei conti.
I macigni ancora custoditi nelle viscere, esploderanno di fronte ad una tale potenza magnetica.
E se sono troppo "grossi", il Corpo non li reggerà più. Le macerie si disperderanno negli organi. E daranno luogo a "malattia".
Pulite il vostro Corpo Emozionale. Radicate a terra la vostra Umana Forza. Siate presenti a voi stessi. Modulate i pensieri.
Siate piena espressione del Discernimento e della Lucidità.
Stiamo per "dissolverci".
Ma non si passa con le zavorre ancora piantate lungo la schiena o sedimentate dentro l'apparato digerente.
Si passa senza il Passato.
Liberi.
Senza piagnistei, vittimismi, rancori, manipolazioni emotive, conflitti, giudizi, vendette irrisolte, lutti, attaccamenti, dipendenze affettive, narcisismi, onnipotenze, invischiamenti, perversioni, debiti o crediti.
Si passa nudi e crudi.
Con il Cuore Puro e Cristallino che batte dentro al petto e con la Spada lucente e integra tra le mani.
Non c'è altro modo.
Lungo i prossimi passi non ci si ferma a trascinare o "salvare" nessuno, non si indottrina l'Altro, non si condanna chi non vuole o non può. Non si obbliga, non si fa proseliti e non si giudica.
Non ci si disperde nel "senso di onnipotenza", nel "senso di ingiustizia", nel "delirio di visione".
Non si cade nella trappola dell'aspettativa del "migliore o peggiore", della tanto enfatizzata "illusione infantile di risoluzione magica".
Si resta connessi con la Verità di se stessi e con la Verità dell'Altro.
Presenti, immobili, concentrati e fieri.
Pronti a lasciarsi travolgere anche da residue ondate di Dolore e di Insofferenza, da possibili proiezioni di panico e attaccamento.
Si resta.
E si integra l'ultimo pezzetto. Umanamente. Non Spiritualmente.
Forza, allora! Ci siamo.
Fa ancora un po' male. Ma ci siamo.
Mirtilla Esmeralda
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Il regalo più bello❤️❤️🩹💝🖤
Gaspare ritornava nella sua baracca sulla sponda del fiume dopo aver lavorato duramente nei campi per raccogliere i pomodori con i suoi compagni di lavoro. Trascorrevano belle giornate sotto il sole di Agosto ed il lavoro stancava sempre di più il povero ragazzino, mentre le sue condizioni di salute peggioravano in continuazione: da quando era nato aveva sempre avuto problemi nel digerire il cibo che ingeriva e questo gli causava una forte debolezza del corpo e l'incapacità di compiere lunghi sforzi fisici. Lavorare lunghe ore sotto il caldo afoso dell'estate, perciò, non era il massimo che potesse desiderare, ma la sua famiglia non poteva fare altrimenti data la loro grave situazione economica. Il padre era di bassa estrazione sociale e non aveva ricevuto nessuna eredità da parte della famiglia; anch'egli lavorava nei campi ma non era mai riuscito a trovare un lavoro fisso. Era comunque un uomo forte e robusto con una grande bontà d'animo che, nonostante la difficile situazione, cercava di non far mancare mai niente ai propri figli Gaspare e il fratellino di cinque anni, riuscendo a prendersi cura anche dell'anziano suocero che viveva con loro. La famiglia, però, non viveva nelle migliori condizioni, ma poteva essere considerata una delle migliori a livello di affetto e di rispetto, da modello esemplare per tutte le altre poiché in quel "nido" regnavano i veri sentimenti di pace e d'amore, e la semplicità era la caratteristica peculiare. Tuttavia, i figli conducevano una vita regolare come gli altri bambini, fatta eccezione che Gaspare, già a dodici anni, dovesse lavorare per "guadagnarsi la pagnotta". Andavano a scuola, avevano amici, giocavano e frequentavano il catechismo, nonostante comprendessero di essere più poveri degli altri, e questo aspetto si faceva notare soprattutto per le feste, quando gli altri bambini ricevevano molti regali, mentre i due non potevano averne.
Per esempio, per il Natale, nella loro catapecchia vi era solo un piccolo abete scarno e con poche decorazioni, senza un regalino da mettere sotto, ma il calore familiare riusciva sempre a scaldare un po' di felicità. Gaspare, però, invidiava i suoi amici, la maggior parte dei quali benestanti, che potevano svegliarsi la mattina del 25 Dicembre invasi da una marea di doni. Spesso, perciò, chiedeva al padre per quale motivo egli non potesse averne, e la risposta che otteneva era sempre la solita: "Un giorno otterrai un regalo più grande da ricompensare tutti i Natali trascorsi senza un dono". Gaspare nutriva una fiducia profonda nel padre e, perciò, non smetteva mai di sperare, sebbene non comprendesse bene il significato di quella frase, che gli risuonava costantemente nella testa. Il ragazzo si poneva tante domande sulla vita, non comprendeva il mondo degli adulti con tutti i loro "grandi problemi" mentre sfrecciavano con le loro auto in strada per andare chissà dove. Per lui che si spostava solo a piedi, nonostante i gravi problemi di salute, tutto ciò che vedeva era oggetto di meraviglia e di stupore, non concepiva questo nuovo mondo dell'esistenza del quale si rendeva conto solo adesso. Capisce, però, che suo padre sa contemplare un arcobaleno e goderne il fascino, sa guardare alla natura e tutto ciò gli dà il coraggio di andare avanti e di non arrendersi perché lui sa farlo fantasticare e sognare sul regalo più grande che gli donerà. I giorni passavano e Gaspare cresceva ma, invece di rinvigorirsi, la sua situazione di salute peggiorava sempre più tanto che non riusciva più a mangiare, passava giornate intere in ospedale ma senza risolvere il problema. La situazione, perciò, degenerò e al ragazzo non restavano molte speranza di vita. Il dodicenne fu ricoverato in ospedale per essere curato; il padre e i familiari rimasero sempre al suo fianco senza mai lasciarlo solo. I medici fecero presente che il fegato di Gaspare stava smettendo di svolgere le sue regolari funzioni e che, senza il trapianto dell'organo, il ragazzo non ce l'avrebbe fatta. Il padre era già a conoscenza del problema e aveva meditato a lungo sulla questione, decidendo, infine, dopo vari incontri con i dottori, di farsi asportare una parte del proprio fegato poiché compatibile, per donarla al figlio e salvargli, quindi, la vita. L'operazione richiedeva precisione e sicurezza, per questo motivo i dottori indugiarono a lungo sull'intervento da eseguire sul ragazzo, ma il padre fece di tutto affinché lo operassero. Il ragazzo, sulla barella, prima dell'operazione smise di credere alla promessa del padre in quanto percepiva che i suoi giorni stavano per finire e che quel regalo da sempre atteso con grande speranza non sarebbe mai arrivato. Incominciò a piangere, insultando per la prima volta il padre sulla promessa non mantenuta. L'operazione fu eseguita il giorno successivo e tutto andò per il meglio per il ragazzo, che fu dimesso la vigilia di Natale e, tornando a casa, trovò un biglietto con su scritto:
"Bambino mio, se stai leggendo questa lettera significa che tutto è andato bene e sono felice per te. Ricordi la promessa che ti facevo ogni anno per Natale? Ti ho donato il mio fegato per salvarti la vita. Io sono dentro di te per sempre. Spero di averti fatto un bel regalo.
Con affetto, tuo padre."
Il ragazzo scoppiò in un pianto, portandosi una mano al fianco destro, rimpiangendo di aver insultato il padre proprio nel momento in cui avrebbe dovuto ringraziarlo. Il padre gli aveva donato la sua vita.
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Cosa significa essere parte della famiglia di Dio?
Domanda
Risposta:
La Bibbia insegna che Gesù Cristo e il Padre sono Uno (Giovanni 1:1-4), e che Egli è anche l'unico Figlio di Dio (Ebrei 1:1-4). Questo termine familiare indica che Dio considera Gesù come un membro della Sua famiglia. Si dice che anche i credenti rinati siano membri della Sua famiglia (Romani 9:8; 1 Giovanni 3:1-2). Come entriamo a far parte della famiglia di Dio? Quando sentiamo il Vangelo, confessiamo i nostri peccati e riponiamo la nostra fede e fiducia in Gesù Cristo, in quel momento siamo nati, nel regno di Dio, come Suoi figliuoli e diveniamo eredi con Lui per l'eternità (Romani 8:14-17).
Mentre ci riferiamo a Gesù Cristo come all'unigenito Figlio di Dio, ci riferiamo ai credenti come figli nati nella famiglia di Dio, i quali hanno bisogno di crescere e maturare nella fede (Efesini 4:11-16), come figli ed eredi adottati nella Sua famiglia (Galati 4:4-7). L'infinita grazia di Dio e la Sua misericordia sono rivelate nella Lettera agli Efesini 1:5-6, che dice che Egli redime i peccatori, "adottati come suoi figli per mezzo di Gesú Cristo secondo il beneplacito della sua volontà, a lode della gloria della sua grazia mediante la quale egli ci ha grandemente favoriti nell'amato suo Figlio."
Come figli di Dio, cosa ereditiamo? Nientemeno che il regno di Dio (Matteo 25:34; 1 Tessalonicesi 2:12; Ebrei 12:28)! La Lettera agli Efesini 1:3 ci dice che i credenti sono benedetti in Cristo, con ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti. Queste benedizioni spirituali sono infinite, eterne e risiedono in Cristo; ci vengono date per grazia di Dio, in quanto siamo Suoi figliuoli. Sulla Terra, i figli ereditano ciò che i genitori lasciano loro dopo la morte. Ma nel caso di Dio, i credenti godono già della loro eredità, avendo ricevuto in Lui la pace per mezzo del sacrificio del Suo figliuolo sulla croce. Altre ricompense includono il dono dell'inabitazione dello Spirito Santo nel momento in cui crediamo in Cristo (Efesini 1:13-14), che ci dà il potere di vivere per Lui nel presente, e la conoscenza che la nostra salvezza è assicurata per l'eternità (Ebrei 7:24-25).
Essere parte della famiglia di Dio è la più grande benedizione offerta ai credenti ed una che dovrebbe farci cadere in ginocchio in umile adorazione. Non potremmo mai fare nulla che ce la faccia meritare. Si tratta del Suo dono d'amore, misericordia e grazia per noi, quando veniamo chiamati a diventare figli e figlie del Dio Vivente (Romani 9:25-26). Possiamo tutti rispondere in fede al Suo invito!
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[...] "I segreti della mente non includono soltanto le nostre esperienze di vita personali, ma anche quelle che inconsapevolmente portiamo dentro di noi: ricordi, sentimenti e traumi che ereditiamo da generazioni precedenti” che non sono riuscite a mentalizzarli, simboleggiarli ed elaborarli adeguatamente"
“Le esperienze troppo dolorose per essere interamente comprese ed elaborate vengono trasmesse alla generazione successiva. Questi traumi indicibili e troppo dolorosi perché la mente possa digerirli, diventano la nostra eredità e influenzano i nostri figli e iloro figli, in modi che non riescono a comprendere o controllare".
Un fenomeno che la professoressa Yolanda Gampel, della Tel Aviv University, ha definito “radioattività del trauma”, una metafora presa in prestito dalla fisica nucleare per descrivere come la radiazione emotiva, al pari di quella fisica, “si diffonde nella vita delle generazioni successive, manifestandosi in forma di sintomi fisici ed emotivi, reminiscenze del trauma [non sperimentato personalmente] e in un diffuso attacco alla propria vita”
A partire dagli anni Settanta, le neuroscienze hanno confermato quanto scoperto dalla psicoanalisi, ovvero che il trauma dei sopravvissuti e persino i segreti più oscuri, ma svelati a nessuno, influenzano davvero le vite dei figli e dei nipoti. Questi studi, relativamente recenti, si focalizzano sull’epigenetica, sull’impatto non genetico e sulle variazioni dell’espressione genetica; analizzano il modo in cui i geni vengono modificati nei discendenti dei sopravvissuti al trauma e studiano le modalità tramite cui l’ambiente, e il trauma in modo particolare, possono lasciare un’impronta chimica nei geni di una persona, impronta che viene trasmessa alla generazione successiva. Questa ricerca empirica evidenzia il ruolo fondamentale degli ormoni dello stress nello sviluppo del cervello e, quindi, nei meccanismi biologici attraverso cui il trauma si trasmette di generazione in generazione”
La possibilità e l’importanza di allargare lo sguardo alla storia familiare delle persone che ci troviamo di fronte nella stanza d’analisi permette talvolta di “affrontare il lutto e l’elaborazione del dolore che i nostri genitori non sono riusciti a sopportare e favorisce la cessazione dell’identificazione con quelli che hanno sofferto”, un’operazione delicata e difficile ma preziosissima perché “quando impariamo a identificare l’eredità emotiva che vive dentro di noi, le cose iniziano ad acquisire un senso e le nostre vite iniziano a cambiare”.
L’eredità emotiva. Una terapeuta, i suoi pazienti e il retaggio del trauma, Galit Atlas
Fonte: Stralci dall'articolo Ereditare il trauma, di Moreno Montanari, Doppiozero
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Il futuro?
“Un'orchestra sinfonica oggi costa meno di un calciatore, quale eredità ci aspettiamo di lasciare ai nostri figli? La cultura non esiste per fare profitto, ma per educare. Se questo non cambia, nelle generazioni future prevarranno persone superficiali e molto pericolose”.
Ricardo Muti
Questa frase del maestro Muti è solo un esempio di lucidità su cui si dovrebbe riflettere, ma la società in cui viviamo, non solo in Italia, è sull'orlo del fallimento a livello umano perché si tende a valorizzare il superfluo e l'inutile. Ancora non siamo alla deriva totale, ma non manca molto, la frase che spesso scrivo come commento a comportamenti da primitivi è "Stiamo scivolando su un piano inclinato verso Idiocrazy", avete presente quel film geniale dove una coppia uomo/donna vengono ibernati per un esperimento militare di un anno ma si risvegliano dopo 500 anni, perché l'ufficiale in capo all'esperimento si fa coinvolgere in un giro di prostituzione e viene arrestato e l'esperimento chiuso ma loro vengono dimenticati? Il film è apparentemente demenziale a tratti molto divertente ma quello che traspare in realtà è che la società sta involvendo sempre di più, questo è reale non un film di fantasia se pur geniale. Ci sono vari aspetti che riconducono alla pellicola, come prima cosa l'impoverimento del linguaggio nelle nuove generazioni, per fare un esempio negli stati uniti (se vedi i tweet dei ragazzi americani ti rendi conto) si usano una infinità di acronimi, loro sono abituati a ridurre tutto per risparmiare tempo, ma facendo così si perde a lungo andare la proprietà delle parole; questa pratica oramai è di uso comune anche in Europa tra i giovani, anche in Italia. Premetto che non è tutto così e che ci sono giovani con la testa sulle spalle che fanno buon uso del linguaggio, ne conosco parecchi. La superficialità di cui parla Muti è segno della mancanza di interesse verso qualcuno o qualcosa, che è spesso figlia della competizione perché nello sminuire il prossimo per passare per più bravi si usano le scorciatoie del cervello, anche perché così sottovaluti il tuo avversario pratica già di per se sbagliata perché si può ritorcere contro di te quando si evidenzia il fatto che le tue sono solo parole e non fatti. La pericolosità invece l'abbiamo vista sullo stupro di gruppo a Palermo, quei bravi ragazzi non hanno empatia e per loro era un gioco, ho letto che uno diceva nella loro chat privata che cose del genere le aveva viste solo sui pornazzi, non demonizzo internet ma purtroppo quando si ha una tecnologia così potente e la si usa male può causare distorsioni mentali, appunto come quella. Ci si interroga sugli errori e si inizia a puntare il dito contro le famiglie, ma siamo sicuri che i loro genitori siano colpevoli quanto loro? Cioè non sappiamo neanche che tipo di situazione sti trogloditi hanno in casa, ma subito i giornali tutti a prendersela con mamma e papà che magari si fanno un mazzo così per dare a sti idioti un futuro migliore, di sicuro c'è altro oltre al nucleo familiare, ma non voglio scendere in particolari visto che la vicenda è abbastanza pesante, dico solo che in una nazione dove non si hanno punizioni esemplari per chi viola le leggi, non solo in questo caso, è ovvio che chiunque si prende la briga di delinquere sapendo che non gli accadrà nulla, il berlusca starà ridendo pensando di aver fatto un buon lavoro. Questo discorso è lungo e intricato, la società si è trasformata in qualcosa di completamente lontano da quello che era negli anni 80 e 90, secondo me regredendo, per via di comportamenti sempre meno umani, la competizione è l'inizio di una guerra, la disgregazione di quel tessuto sociale che ci univa attraverso la separazione sempre più piccole categorie ci ha allontanati e sappiamo che per i potenti più siamo divisi meglio è perché l'unione fa la forza, chiedetelo a Maria Antonietta. E ci sarebbe molto ma molto altro da scrivere, ma ho altro da fare e mi fermo.
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Premesso che ognuno è libero di desiderare quello che vuole, e che non voglio in alcun modo dirti cosa devi desiderare tu, per esperienza personale credo che il problema sia proprio quello: cercare la “casetta e la bella famiglia”.
Dovresti prima di tutto cercare invece di essere felice. Poi nella eventuale ricerca di una persona con cui condividere questa felicità dovresti cercare qualcuno che ti completi, che ti renda migliore, che ti faccia vedere il mondo migliore di com’è, che sia un valore aggiunto alla tua vita, qualcuno che renda le tue giornate migliori, che renda la tua vita meritevole di essere vissuta e che non ti limiti, ma ti liberi dai tuoi stessi limiti, permettendoti di essere autenticamente te stesso. Poi la casa e la bella famiglia verranno, forse… altrimenti finirai per prenderti la prima “casetta e famiglia” disponibile, e trascorrerai il resto della vita infelice a guardare quelli che si lamentano del fatto che dedicarsi ad una sola persona è divenuto obsoleto e quindi a sentirti una merda perché invece vorresti adesso solo abbandonare tutto e tornare al punto 0 e darti un’altra possibilità, ma ormai è troppo tardi…
L’idea della “casetta”, della “famiglia” sono idee che riceviamo in eredità dalla società e dal contesto etico e familiare in cui siamo cresciuti. Premesso che la casetta potresti raggiungerla pure da solo, non ha senso desiderare “una famiglia” se non hai con chi crearla. Come si può desiderare una famiglia prima ancora di conoscere la persona che amerai e con cui creare questa famiglia? In realtà non stai desiderando la “famiglia”, ma l’idea della “famiglia” così come ti è stata inculcata dalla società.
Prima devi resettarti, annullare tutto quello che ti hanno “insegnato a desiderare”, e solo dopo, quando avrai toccato il fondo della tua anima e il baratro del vuoto, potrai iniziare a conoscere e conoscerti e riempirti con il desiderio di ciò che realmente vuoi. Prima dovresti svuotarti al punto di non desiderare alcunché, poi dovresti conoscere una persona che ti faccia ricredere di tutto e ti faccia sentire così bene e così completo, che ti faccia venire voglia di creare una “famiglia” e di comprare la “casetta” insieme. Ma per farlo devi appunto “(ri)conoscerti” (e non “passare da una conoscenza ad un’altra” superficialmente, ma proprio “conoscere” le persone e il mondo fuori di te, e attraverso loro imparare a conoscere anche te stesso).
Diversamente vivrai una vita a cercare quello che altri hanno scelto per te e una volta raggiunto, a vivere la loro vita ideale, “scordandoti” per sempre di quello che veramente desideravi tu… e sarà peggio di non raggiungerlo. Perché quando sei solo e vuoto, hai tutto lo spazio e il tempo del mondo per dedicarti a tutto quello che “potresti essere”, e soprattutto hai la “possibilità” di essere (e quindi la “speranza” e la “libertà” di essere), ma quando già sei pieno fino all’orlo non hai più alcuno spazio per te e per quello che potresti anche solo essere, arriverà un giorno in cui scoppierai e non solo ti renderai conto di non essere quello che volevi essere, ma di non avere neanche più la “possibilità” e la “libertà” di esserlo. E infine, ingabbiato nella prigione che tu stesso ti sei costruito, perderai anche la speranza, fin quando tutto quello che desidererai sarà solo finire il prima possibile quella vita di merda che tu stesso ti sei condannato a vivere…
Grazie per aver condiviso il tuo pensiero con tanta cura e profondità. È sempre arricchente confrontarsi con prospettive diverse, anche quando non rispecchiano del tutto il mio punto di vista. Vorrei però precisare alcune cose, con il massimo rispetto e senza alcuna intenzione polemica.
Prima di tutto, mi spiace che il mio approccio possa essere stato interpretato come personale o imposto da un modello sociale. Tutto ciò che il mio blog cerca di fare è offrire spunti poetici e riflessivi. Le frasi e i concetti che condivido non rappresentano necessariamente il mio vissuto o una visione rigida della vita, ma piuttosto frammenti di pensieri che possono piacere o meno, invitando comunque a riflettere senza imporre verità.
Per quanto riguarda l’idea di "casetta e famiglia felice", sono d'accordo che per alcuni possa sembrare un’aspirazione imposta dalla società. Tuttavia, ognuno di noi ha un background unico, con desideri e obiettivi che nascono dal proprio vissuto e non da una pressione esterna. Ciò che per qualcuno è un cliché, per un altro può essere un sogno autentico e personale. Credo sia importante rispettare queste differenze senza giudicarle a priori.
Infine, apprezzo il tuo richiamo alla ricerca della felicità personale prima di tutto. Anche io credo fermamente che il primo passo per costruire qualcosa con gli altri sia stare bene con sé stessi. Tuttavia, aggiungerei che non dobbiamo temere di cambiare strada o di ripensare ai nostri obiettivi lungo il percorso: ogni scelta, anche se imperfetta, ci permette di crescere e imparare.
In conclusione, credo che la vita non sia una corsa a raggiungere modelli imposti, ma un'opportunità per costruire qualcosa che rispecchi davvero chi siamo. Le scelte che facciamo ogni giorno possono illuminare il nostro cammino e quello degli altri, e questo è un dono che vale sempre la pena coltivare.
Grazie ancora per aver dedicato il tuo tempo a riflettere su ciò che condivido. È proprio attraverso confronti come questo che nascono pensieri più aperti e ricchi.
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"La Superba" di Maria Novella Viganò a Solbiate Olona
Comune di Solbiate Olona - Biblioteca Comunale Marco Paolo Dettoni - Sistema Bibliotecario Busto-Ticino-Valle Olona
Presentano il libro "La Superba" di Maria Novella Viganò Venerdì 8 Novembre 2024 ore 18 presso la Biblioteca Comunale in Via dei Patrioti 31 Per la Superba il dolore ha sempre forme visibili: piccoli buchi, fessure, crepe che attraversano il legno e il cemento delle sue stanze per prendere la forma di ferite sempre nuove. La Superba, infatti, è la villa che Corrado e Lucia Lissi hanno costruito nel 1923 nel cuore della Brianza, di fronte alla fabbrica di maglieria ricevuta in eredità dal fondatore e portata con fatica al successo. Il nome l’ha scelto Lucia, per ricordare quanta strada hanno fatto, lei e il marito, da quando hanno lasciato la cascina dove sono nati per trasferirsi in città, in tasca solo sogni. Ce ne sono voluti tanti, per fare la fortuna del Lissi: sogni e idee. E per decenni la fabbrica è cresciuta, tra la sperimentazione di Corrado e la creatività di Lucia, sempre attenta ai diritti delle lavoratrici, complice l’incontro con Anna Kuliscioff a Milano. Ma «il tempo di ogni cosa perfetta è troppo breve» e a metà del Novecento, con il passaggio di gestione prima al figlio Marco e poi al genero Alvise, le cose cominciano a cambiare. Fino alla decisione di vendere la Superba, sofferta e in apparenza irrevocabile. Questo romanzo familiare è un’opera piena di verità: quella della Storia, che si insinua tra le pieghe di una casa e di molte vite illuminando uno scorcio avvincente di Novecento, due guerre mondiali, il femminismo e il socialismo che si fanno strada. E la verità dei sentimenti, della dedizione e della devozione, dell’amore che resiste oltre i lutti e il tradimento, della generosità che può ribaltare una fine già scritta. Il festival proseguirà nella primavera 2025 con tanti altri incontri presso le biblioteche del sistema.
Solferino Libri
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“Heritage by Фросина Тасевска ”: una poesia sull’eredità delle parole e sul silenzio che lascia il segno. Recensione di Alessandria today
L’intimo dialogo tra assenza e memoria
L’intimo dialogo tra assenza e memoria “Heritage” è una poesia che riflette sull’eredità delle parole, sulla loro capacità di perdurare anche quando chi le ha pronunciate non è più presente. L’autore esplora l’idea di lasciare un “patrimonio frammentato” a coloro che restano, come semi piantati in un terreno fertile in attesa di essere compresi e riscoperti. Attraverso metafore delicate e…
#analisi poesia Heritage#assenza e presenza#connessione emotiva#eredità familiare#eredità frammentata#Heritage poesia#interpretazione poetica#introspezione e ricordo.#Introspezione poetica#linguaggio del silenzio#linguaggio dell’anima#linguaggio non espresso#linguaggio poetico#memoria e assenza#metafore del silenzio#metafore poetiche#parole non dette#patrimonio poetico#perdita e memoria#poesia contemporanea#poesia e linguaggio#poesia simbolica#poesia sull’eredità#poesie sulla memoria#relazione tra parole e silenzio#riflessione filosofica#riflessione sul silenzio#riflessione sulla memoria#riscoperta delle parole#significato delle parole
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Johanna Heusser Spyri
Johanna Heusser Spyri è stata la scrittrice svizzera diventata famosa in tutto il mondo per aver creato il personaggio letterario di Heidi, uno dei libri più letti al mondo che, tradotto in oltre 55 lingue, continua a ispirare film, cartoni animati, spettacoli teatrali, musical e molto altro.
Sebbene scrivesse storie per l’infanzia e l’adolescenza, le sue opere forniscono uno sguardo critico delle condizioni di vita durante la prima fase della rivoluzione industriale in Svizzera.
Il sottotitolo di molti suoi libri, infatti, è Eine Geschichte für Kinder und auch für Solche, welche die Kinder lieb haben (Una storia per bambini e anche per coloro che amano i bambini).
Anche se ha iniziato a scrivere dopo i quarant’anni, ha pubblicato quarantotto pubblicazioni tra romanzi e opuscoli.
Nata col nome di Johanna Louise Heusser, il 12 giugno 1827 a Hirzel, nella campagna vicino a Zurigo, era la quarta di sei figli e figlie del medico Johann Jacob e della poeta e scrittrice Meta Heusser-Schweizer, la cui Cronaca familiare è stata una preziosa fonte di informazioni sui primi anni della vita della figlia.
Durante la sua giovinezza aveva studiato lingue, letteratura e preso lezioni di pianoforte. Era anche stata in un collegio per perfezionare il suo francese, ma il rigore e la disciplina mal si adattavano alla sua indole vivace e irriverente.
Nel 1852 ha sposato l’avvocato e giornalista Johann Bernhard Spyri, amico di Richard Wagner, da cui ebbe un figlio, Bernhard Diethelm, morto a soli 32 anni, nel 1884, nello stesso anno in cui aveva perso anche il marito.
A Zurigo svolgeva un’attiva vita sociale, partecipava a serate letterarie e eventi mondani, ma la sua indole, che mal si adattava alla città, ne soffriva molto.
Nel 1871, all’età di 44 anni, ha pubblicato, sotto pseudonimo, il suo primo racconto, Ein Blatt auf Vronys Grab (Un foglio sulla tomba di Vrony).
Nel 1878 ha scritto il suo primo libro per l’infanzia.
Amante della natura, aveva soggiornato più volte con l’amica Anna Elisa von Salis-Hössli a Jenins, nel distretto di Maienfeld, dove amava fare escursioni. È stato in quei luoghi e ascoltando i racconti delle persone del posto, che le era arrivata l’ispirazione per la sua storia di Heidi, tratta dalla storia vera di una bambina vivace e allegra che viveva in cima a un monte.
La storia di Heidi, pubblicata in due raccolte nel 1880 e nel 1881, Heidis Lehr- und Wanderjahre (Gli anni di formazione e di peregrinazioni di Heidi) e Heidi kann brauchen was es gelernt hat (Heidi può servirsi di ciò che ha imparato), ebbe da subito un grande successo. È stata la prima opera pubblicata col suo vero nome.
Molto attiva anche nel sociale, si è dedicata, fino alla fine ad aiutare le persone bisognose e malate.
Prima di morire, decise di bruciare gran parte dei suoi scritti e documenti personali. La sua biografia, infatti, si basa oggi, in gran parte sugli scritti della madre e dei personaggi del mondo della cultura che l’hanno conosciuta.
Si è spenta a Zurigo il 7 luglio 1901.
La sua eredità è gestita dall’Istituto Svizzero Media e Giovani, associazione che promuove nelle giovani generazioni la lettura e lo studio.
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Alejandro Jodorowsky dice che un albero sano è quello che produce frutti dolci e nutrienti, anche se nel suo aspetto esterno è un albero "storto".
Invece un albero maestoso che produce frutti "tossici" è un albero malato...
Guarire significa non continuare a ripetere gli schemi comportamentali del nostro albero genealogico.
"La guarigione dell'albero consiste nel rimuovere la ripetizione, comprenderla o ripeterla in modo positivo"
Cos'è la famiglia?
La famiglia è la cosa permanente, c'era prima che arrivassimo, le apparteniamo finché vivremo e continuerà ad esistere dopo di noi. È una generazione di vivi, che cammina con almeno due generazioni di morti alle spalle fino al traguardo, dove tocca salire sulle spalle della prossima generazione di vivi.
Io sono la mia famiglia?
Ricordiamoci che dal punto di vista della metagenealogia ognuno di noi è abitato dalle tre generazioni che lo precedono, il che fa almeno 14 persone. Da questa prospettiva, consideriamo che i segreti custoditi in una generazione siano una sorgente insana di traumi e conflitti per coloro che ci arrivano dietro.
C'è un legame tra malattia e segreti di famiglia?
Il rapporto tra malattia e segreti di famiglia è abbastanza evidente nello studio degli alberi genealogici. La famiglia è come una pentola psicologica piena di segreti, tabù, silenzi, vergogna. Ci sono omicidi, follia, furti, infedeltà, prigione, incesto, abusi... Così, la malattia non è la soluzione del problema, ma un invito ad affrontare un conflitto familiare che è rimasto segreto. Come ha scritto Françoise Dolto: "Quello che è silenzioso nella prima generazione, la seconda lo porta nel corpo. ”
Quali cose, a livello psicogenealogico, stiamo caricando sul corpo?
Sul lato destro... c'è l'eredità paterna. Lato sinistro... eredità materna. Il ventre... la madre. Problemi alla schiena... carichi i genitori. Genitori divorziati o separati... punte dei piedi si staccano. Paura della sessualità... bacino spostato all'indietro. Non ti hanno amato... petto indurito e insensibile
Se non uso parole per esprimere il mio dolore, lo esprimerò con il mio corpo?
Anne Ancelin Schützenberger lo ha studiato a fondo: "I duelli non fatti, le lacrime non versate, i segreti di famiglia, le identità inconsce e lealtà familiari invisibili" camminano sui figli e sui discendenti. "Ciò che non si esprime con le parole si esprime con i dolori". O per incidenti, come nel caso di una biznipote che perde la verginità per caso a sette anni (giocando a salto con la pertica) e studiando il suo albero, scopre che la sua bisnonna è stata il frutto di uno stupro, concepito nello stesso giorno in cui è avvenuto l'episodio.
Come si possono osservare i segreti nell'albero genealogico?
Quando l'albero vuole svelarti un segreto, crea una struttura, qualcosa che si ripete, con questo vuole attirare la tua attenzione. Ad esempio una data che si ripete, uno stile di scelta della coppia, incidenti con ingredienti simili. Questi segreti sono custoditi per vergogna, pudore, per proteggere i bambini o autoproteggersi davanti alla società.
Dove sono questi segreti?
Ogni segreto che abbiamo è nello strato che gli spetta (i quattro ego):
Le mie idee folli segrete, possiamo identificarle al livello dei miei bisnonni
Le mie emozioni segrete, sono nei miei nonni
I miei segreti sessuali-creativi sono nei miei genitori
I miei segreti materiali di territorio sono nei miei fratelli
Quando il segreto è portato da un membro della famiglia, questo lo vive come un corpo estraneo e fastidioso, il suo corpo lo vive come un tumore o un bolo alimentare che deve uscire fuori. Non dobbiamo mai dire segreti ai bambini, è un abuso.
Sappiamo anche il potere della comunicazione non verbale, se qualcuno davanti a te tace un'informazione importante, prima o poi si rivela con qualche gesto inconscio. Freud diceva: "Colui le cui labbra tacciono, parla con la punta delle dita. Si tradisce da tutti i pori”.
Claudine Vegh diceva: "Vale più conoscere una verità, anche quando è difficile, vergognosa o tragica, che nasconderla, perché ciò che tace, è subordinato o indovinato dagli altri e questo segreto diventa un trauma più grave a lungo termine".
I segreti devono essere areati se sono del presente, nel modo più appropriato e nel momento più propizio, oppure guariti con la psicomagia se sono del passato. Uno strumento utile è disegnare l'albero guarito: si tratta di fare un'opera in cui rappresentiamo tutti i membri, con disegni o fotografie attaccate come collage. A ognuno daremo il suo scopo compiuto, tutto quello che diamo lo diamo a noi stessi, e lì appariranno tutti i segreti trasformati in benedizioni.
L'albero ha dei segreti, mentre può provare a svelarli. In ogni albero appare in un certo momento un eroe, colui che lo guarisce e si guarisce, colui che osa costruire l'albero genealogico. Non esistono alberi sani perché viviamo in una società malata.
"La guarigione dell'albero consiste nel rimuovere la ripetizione, comprenderla o ripeterla in modo positivo"
Alejandro Jodorowsky
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Favara, 50 Anni di Attività dell'Autofficina Vella: Una Celebrazione di Passione e Competenza
Oggi, 1 giugno, alle ore 19:30, in via Federico De Roberto 1 a Favara, si terrà una celebrazione speciale: l'Autofficina Vella festeggia i suoi 50 anni di attività. Dal 1974, questa officina rappresenta un punto di riferimento per la comunità, grazie alla passione e alla competenza dei suoi fondatori, Giuseppe e Vincenzo Vella, e della seconda generazione rappresentata dai loro figli, entrambi chiamati Francesco. Una Storia di Famiglia e Dedizione L'Autofficina Vella è stata fondata nel 1974 dai due fratelli Giuseppe e Vincenzo Vella, che con determinazione e sacrificio hanno costruito un'impresa solida e rispettata. La loro passione per i motori e il loro impegno nel fornire un servizio di alta qualità hanno permesso all'officina di crescere e prosperare nel corso degli anni. La loro eredità è stata raccolta dai figli, i cugini Francesco, che lavorano insieme ai loro padri nell'officina, portando avanti con orgoglio la tradizione familiare. La seconda generazione assieme alla prima ha saputo innovare e mantenere l'alto standard di professionalità e competenza che ha sempre contraddistinto l'Autofficina Vella. Un Traguardo Importante Cinquant'anni di attività sono un traguardo significativo che merita di essere celebrato. Per l'occasione, l'officina ha organizzato un evento speciale per ringraziare clienti, amici e tutta la comunità di Favara per il sostegno ricevuto nel corso degli anni. Alle 19:30 inizieranno i festeggiamenti con un brindisi e un ricco buffet, offerti a tutti i partecipanti. Sarà un momento di convivialità e di ricordi, in cui si ripercorreranno le tappe principali della storia dell'officina e si renderà omaggio ai fondatori, Giuseppe e Vincenzo, che con la loro visione e il loro impegno hanno gettato le basi per un'attività di successo. Passione e Competenza al Servizio dei Clienti L'Autofficina Vella non è solo un luogo dove si riparano auto, ma un'istituzione che ha costruito rapporti di fiducia con la sua clientela. La passione per i motori e l'attenzione al dettaglio sono sempre stati i pilastri dell'attività, permettendo all'officina di affrontare con successo le sfide del mercato e di rimanere sempre al passo con le innovazioni tecnologiche. Giuseppe, Vincenzo e i loro figli Francesco lavorano fianco a fianco, coniugando tradizione e modernità. Integrano nuove tecnologie e metodi di lavoro per garantire servizi sempre più efficienti e all'avanguardia. La loro dedizione e il loro spirito imprenditoriale assicurano che l'Autofficina Vella continuerà a essere un punto di riferimento per molti anni a venire. Un Invito alla Comunità L'evento di oggi è aperto a tutti coloro che desiderano unirsi ai festeggiamenti e rendere omaggio a una storia di successo costruita con dedizione e professionalità. La famiglia Vella attende con gioia tutti i partecipanti per condividere questo importante traguardo e brindare insieme al futuro dell'Autofficina. In un mondo in continua evoluzione, l'Autofficina Vella rappresenta un esempio di come la passione e la competenza possano creare qualcosa di duraturo e significativo. I 50 anni di attività sono solo un capitolo di una storia che continua a scriversi giorno dopo giorno, con l'impegno di sempre al servizio della comunità di Favara. Read the full article
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Alla scoperta di me stessa di Judith Keim, Wild Quail Publishing. A cura di Barbara Amarotti
Sheena, Darcy e Regan Sullivan sono sorelle che, seppur unite dal legame familiare, poco sanno di loro. Tutto ciò cambierà quando ricevono in eredità da uno zio paterno il Salty Key Inn, un piccolo hotel in Florida. Il lascito, infatti, è accompagnato da una clausola ben precisa: le sorelle dovranno passare un intero anno nell’albergo gestendolo al meglio, solo così potranno avere il patrimonio…
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La ricchezza la si eredita pochi i miliardari self-made
La ricchezza si eredita: oltre 1.000 miliardari trasferiranno ai loro figli 5.200 miliardi di dollari. Il report di Ubs. La maggior parte dei miliardari ha aumentato la propria ricchezza attraverso l’eredità e non grazie all’imprenditorialità. È questo il punto più importante emerso dalla nona edizione dell’UBS Billionaire Ambitions Report, nel quale, per la seconda volta, sono stati intervistati i clienti miliardari di Ubs in tutto il mondo sulle sfide e le opportunità uniche che devono affrontare in qualità di detentori di grandi patrimoni. “Il tema emerso nel report, è un trend che ci aspettiamo di vedere sempre più spesso nei prossimi 20 anni, dato che oltre mille miliardari passeranno ai loro figli una cifra stimata di 5.200 miliardi di dollari”, ha dichiarato Benjamin Cavalli, head of strategic clients di Ubs Global Wealth Management. “La prossima generazione ha una visione nuova del business, degli investimenti e della filantropia e sta reindirizzando grandi patrimoni privati verso nuove opportunità di business derivanti dai tempi in cui viviamo. Per organizzare una successione fluida, i fondatori e le loro famiglie dovranno agire in modo diverso, scoprendo più che mai i valori e gli obiettivi comuni, per trovare una via d’uscita che soddisfi tutte le generazioni e consenta loro di continuare a costruire la propria eredità”, ha aggiunto Cavalli. La ricchezza si eredita Nell’ultimo anno, in 53 hanno ereditato un totale di 150,8 miliardi di dollari, superando il totale di 140,7 miliardi di dollari degli 84 nuovi miliardari self-made. Con l’avanzare del grande trasferimento di ricchezza, ogni generazione ha una propria visione dell’eredità. Il 68% dei miliardari intervistati con ricchezza ereditata ha dichiarato di voler continuare e far crescere ciò che i genitori hanno raggiunto in termini di business, brand o asset. Credendo nel proseguimento dell’attuale eredità familiare, il 60% degli eredi vuole consentire alle generazioni future di beneficiare del proprio patrimonio e intende continuare a seguire gli obiettivi filantropici predefiniti dai genitori (32%). La via degli eredi Gli eredi sono consapevoli di dover rimodellare e riposizionare il proprio patrimonio per dar seguito all’eredità familiare. Nel momento in cui ereditano le aziende familiari, gli investimenti e le fondazioni dei genitori, cercano di concentrarsi maggiormente sulle principali opportunità e sfide economiche odierne, come le tecnologie innovative, la trasformazione dell’energia pulita e l’impact investing. I miliardari di prima generazione ne sono consapevoli: il 58% afferma che la loro sfida più grande sarà quella di tramandare agli eredi i valori, l’istruzione e l’esperienza necessari per avere il controllo sul futuro. Anche gli eredi hanno le loro opinioni sui rischi per il business e su come questo dovrebbe essere posizionato per il futuro. Per esempio, il 66% dei miliardari di prima generazione considera la potenziale recessione degli Stati Uniti la loro preoccupazione principale, seguita dalle tensioni geopolitiche (62%). Gli eredi, comunque, sono preoccupati per le pressioni inflazionistiche (57%), per la disponibilità e per il prezzo delle materie prime (52%). Tuttavia, tutti concordano sulle opportunità e sui rischi dell’intelligenza artificiale generativa (“IA”) e il 65% ritiene che l’IA offra una delle maggiori opportunità commerciali per il proprio business operativo nei prossimi 12 mesi. Mentre la tecnologia acquista sempre più importanza, il 58% ritiene che il rischio maggiore sia rappresentato da una minaccia informatica o da un hacking. Per quanto riguarda gli investimenti, il 43% dei miliardari di prima generazione intende aumentare la propria allocazione al private debt nei prossimi 12 mesi e il 38% prevede di aumentare le partecipazioni in obbligazioni dei mercati sviluppati. Gli eredi prediligono il private equity, con il 59% che intende raccogliere investimenti diretti in private equity e il 55% che intende investire maggiormente in fondi di private equity. Tra gli eredi miliardari si riscontra un forte tema imprenditoriale e molti vedono opportunità alternative all’ingresso nei vertici del business familiare. Più della metà dei 53 eredi intervistati sta scegliendo di allontanarsi da questa strada, optando per carriere più adatte alle proprie ambizioni, competenze e circostanze. Aumentano anche gli eredi che diventano filantropi e guidano l’innovazione sostenibile, creando nuove iniziative imprenditoriali o basandosi su quelle esistenti con un focus sulla sostenibilità e sulla filantropia. La ricchezza dei miliardari si riprende parzialmente dal calo post-pandemia A livello globale, la ricchezza dei miliardari si è parzialmente ripresa nel periodo 2022/2023, grazie a quelli a capo di business nei settori consumer e retail in Europa, dopo essere diminuita di quasi un quinto nei 12 mesi precedenti. Complessivamente, nell’ultimo anno il numero di miliardari è aumentato del 7% a livello globale, passando da 2.376 a 2.544 e la loro ricchezza è aumentata del 9%, passando da 11.000 miliardi di dollari a 12.000 miliardi di dollari. Mentre i miliardari con aziende innovative nei settori della tecnologia e dell’healthcare hanno accumulato le maggiori ricchezze nell’ultimo decennio, si registrano i primi segnali di miglioramento (+15%) per i miliardari con aziende del settore industriale, che probabilmente continueranno a crescere grazie alla transizione energetica e all’aumento della spesa per la difesa in diversi Paesi.
Americhe Il 63% dei miliardari nelle Americhe prevede di aumentare la propria esposizione agli investimenti diretti in private equity nei prossimi 12 mesi, seguiti da vicino dai fondi di private equity (44%). L’intelligenza artificiale è la tecnologia che offre le maggiori opportunità commerciali per il business operativo (71%) e per i portafogli (65%) nei prossimi 12 mesi, mentre le crescenti minacce informatiche e l’hacking sono considerati i rischi maggiori (80%). A dimostrazione di un forte orientamento verso il mercato domestico, il 68% ritiene che il Nord America offra le maggiori opportunità di rendimento nei prossimi 12 mesi, ma il 70% è preoccupato per una potenziale recessione negli Stati Uniti. Europa, Medio Oriente e Africa (inclusa la Svizzera) Il 50% dei miliardari in Europa, Medio Oriente e Africa (“EMEA”) prevede di aumentare l’esposizione alle obbligazioni dei mercati sviluppati, seguite a breve distanza dagli hedge fund (46%). Il 45% ritiene che il Nord America offra le maggiori opportunità di rendimento nei prossimi 12 mesi, ma nel complesso il 61% è preoccupato per le tensioni geopolitiche e il 44% per le prospettive dell’inflazione. L’intelligenza artificiale è la tecnologia che offre le maggiori opportunità commerciali per il business operativo (65%) e per i portafogli (60%) nei prossimi 12 mesi, ma le nuove tecnologie che sconvolgono o distruggono il modello operativo esistente del loro business sono considerate il rischio maggiore (56%). Asia-Pacifico I miliardari intervistati nell’area Asia-Pacifico hanno un orientamento verso il mercato domestico, con il 50% che considera la regione come la maggiore opportunità di rendimento nei prossimi 12 mesi. Il 44% dei miliardari di questa zona prevede di aumentare l’esposizione alle obbligazioni dei mercati sviluppati nei prossimi 12 mesi, seguiti dalla liquidità (39%), potenzialmente alla ricerca di un rifugio in presenza delle tensioni geopolitiche (53%). L’intelligenza artificiale è la tecnologia che offre le maggiori opportunità commerciali per il business operativo (57%) e per i portafogli (71%) nei prossimi 12 mesi. Il 59% ritiene che il rischio maggiore sia rappresentato dalle nuove tecnologie che possono sconvolgere o distruggere il modello operativo esistente del loro business. Read the full article
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