#enrico lo verso
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cinematicjourney · 9 months ago
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Farinelli (1994) | dir. Gérard Corbiau
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filmreveries · 3 months ago
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Farinelli (1994) dir. Gérard Corbiau
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like-tears-in-rain-storms · 2 months ago
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Alatriste by Agustín Díaz Yanes (2006, Spain)
Based on the series of novels (Las aventuras del Capitán Alatriste) by Arturo Pérez-Reverte.
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angelap3 · 3 months ago
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“È stata una sorta di congiunzione di stelle. La televisione italiana aveva già fatto il Mosè. E quelli del Mosè, quelli degli Atti degli Apostoli, che avevano già fatto programmi di quel tipo, che erano Gennarini e Fabiani, dissero che era il momento di affrontare il Gesù, prima che lo facessero altri e lo facessero male. I produttori vennero da me, con una lunga lista di registi. Io ero in testa. Ma rifiutai. Non me la sentivo, era una responsabilità troppo grossa. Ma loro per mesi continuarono ad insistere.”
12 febbraio 1923, Firenze
Nasce Franco Zeffirelli. Regista, sceneggiatore, scenografo e politico italiano. Verso la fine degli anni sessanta si impose all'attenzione internazionale in campo cinematografico grazie a due trasposizioni shakespeariane: La bisbetica domata (1967) e Romeo e Giulietta (1968). Nel 1966 realizzò un documentario sull'alluvione di Firenze intitolato Per Firenze. Negli anni sessanta Zeffirelli diresse alcuni spettacoli memorabili nella storia del teatro italiano, come l'Amleto con Giorgio Albertazzi, recitato anche a Londra in occasione delle celebrazioni shakespeariane nel quattrocentesimo anniversario della nascita del grande drammaturgo (1964), Chi ha paura di Virginia Woolf?, con Enrico Maria Salerno e Sarah Ferrati, La lupa di Giovanni Verga con Anna Magnani.
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ma-come-mai · 11 months ago
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Sergio Mattarella è andato in visita in Moldavia da Maia Sandu e ci ha tenuto a farci sapere testualmente:
"La campagna di disinformazione Russa è insistente in tutta Europa e va affrontata in sede Ue e in sede Nato. Sostegno a Kiev finché sarà necessario".
Ovviamente nulla dice sulla disinformazione che ci sta spingendo spalle al muro e isolando nella nostra bolla di menzogne, impedendo a quasi la totalità della gente di capire realmente cosa stia succedendo nel mondo. Arrivati a questo punto credo che per Mattarella la corretta informazione sia quella dei Russi che smontano le lavatrici per ottenere i chip per produrre armi. Parola di Ursula Von der Leyen.
O che la Russia combatteva con le pale della prima guerra mondiale perché aveva finito ogni armamento. Ora invece ce lo viene a dire direttamente Crosetto che la Russia produce tre volte tanto gli armamenti che riesce a produrre l'intera Nato. Oppure che la Russia sarebbe fallita in tre giorni grazie alle sanzioni. Memorabili sono le massime di Draghi, Enrico Letta e i vari Carlo Alberto Carnevale Maffe, professore universitario e Bocconiano doc ovviamente ripresi a reti unificate da quella che Mattarella considera corretta informazione.
Oppure che a far saltare i gasdotti Nord Stream sia stato Putin e tacciare di complottismo chiunque sosteneva il contrario. Compreso il premio Pulitzer Seymour Hersh perseguitato dai pagliacci Puente e Mentana con il loro apparato di "verità assoluta". Salvo poi scoprire che Hersh aveva detto solamente la verità. Oppure che la Russia sarebbe stata condannata all'isolamento internazionale o che la controffensiva ucraina sarebbe arrivata a Mosca. Il risultato è stato centinaia di migliaia di morti, l'esercito Russo che ha continuato ad avanzare e la Russia che coopera con tutto il mondo tranne con il suprematista e razzista occidente.
Caro presidente Mattarella, secondo lei è corretta informazione quella che ci racconta di persone morte a causa della "calca" facendo la fila per un pacco di farina mentre israele gli sparava a vista ammazzandone a centinaia? È corretta informazione quella che quando israele aveva dato il via ai bombardamenti sugli ospedali Palestinesi ci raccontava che erano missili di Hamas fuori controllo? È informazione corretta quella che in oltre otto mesi di genocidio non ha mostrato uno, dico uno, degli oltre 18 mila bambini sterminati da Netanyahu?
No, non è corretta informazione! Come non è corretta informazione far passare la Signora Maia Sandu, alla quale lei ha stretto la mano e mostrato sostegno, dipingerla come democratica. Perché Sandu non è altro se non
la nuova ducetta dell'est, visto che reprime le opposizioni, i manifestanti e discrimina tutti coloro che non nutrono odio nei confronti dei Russi. Ma siccome serve agli Usa in ottica anti Russa per fare tutto ciò che è stato fatto con l'Ucraina, allora è democratica anche lei. Caro presidente, prima di guardare in casa di altri, volga uno sguardo realista verso il suo paese. Magari si accorgerà che non è tutto oro quel che luccica. E magari si accorgerà anche che la Costituzione Italiana è stata trasformata in carta straccia...
T.me/GiuseppeSalamo…
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fallimentiquotidiani · 1 year ago
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Io Enrico lo trovo molto interessante. Sarà l' esperienza, la cultura
Anche io ENRICO l'ho sempre trovato molto interessante, con quel suo sguardo romantico rivolto verso l'avvenire, speranzoso in un domani migliore per il nostro paese.
Poi è morto, al governo ci è andato chi ci è andato, e ci ritroviamo un paese imbruttito e senza poesia.
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gcorvetti · 1 year ago
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4 anni.
Oggi cade l'anniversario della chiusura totale all'alcol, si sono quattro anni che non tocco alcol, neanche una goccia, solo acqua, niente bevande gassate o cavolate zuccherate, acqua e basta. Cosa è cambiato? Tanto, tantissimo. Per iniziare il mio fisico mi ha ringraziato, fegato in testa, il cuore ha smesso di darmi fastidio, le turbe psichiche sono scomparse. Un paio di anni fa ho fatto le analisi del sangue e la dottoressa mi ha detto che sono sanissimo, con stupore perché in Estonia gli uomini di 50 anni stanno con un piede nella fossa per via dell'alcol, ricordo che Jack mi diceva "Anticonformista al massimo, eh?", forse, ma non ho smesso per differenziarmi dalla massa, cosa che ho sempre fatto nella mia vita, ma per uscire da una dipendenza che mi stava distruggendo lentamente, infatti vi consiglio vivamente di smettere, da ex alcolizzato, anche il bicchiere ogni tanto, l'etanolo (la molecola che vi sballa) fa parte del gruppo 1 dei cancerogeni insieme ad amianto e naftalina (e tanti altri), voi ingerireste palline di naftalina ogni tanto? Beh no, allora perché bere. Certo ognuno fa quello che vuole nella sua vita, ci mancherebbe, ma io ho deciso che non sarà l'alcol ad uccidermi.
Mentre ieri scendevo verso casa di Spock pensavo ad un video che ho visto di Silvestrin, che parlava di Kanye West, Enrico che parla di West, ma il video era interessante (come sempre), perché il tizio che nonostante il successo non lo vedo molto in linea con la musica, ma è una mia visione, sta temporeggiando per fare uscire il suo album, il dilemma è se lanciarlo sulle piattaforme streaming o farlo anticipare per un mese solo per l'acquisto, che c'è di strano direte voi, nel video il VJ sottolinea una frase detta dal rapper "I canali di streaming sono il male" BOOM. Il tizio non sarà il più bravo musicista o rapparo del mondo, ma di sicuro sa vendersi e se dice una cosa del genere potrebbe creare non poco scompiglio nel mondo del mainstream, l'unica cosa che Enrico mette di suo sul piatto è che West avrebbe dovuto chiamare "alle armi" altri artisti, in modo da sovvertire questo sistema oramai malato e poco propenso a pagare gli artisti. Ad un certo punto nella mia mente mi è scattato come un campanello e mi è venuto in mente di aprire un altro blog, sempre qua, dove parlo solo di musica, così da differenziare i miei post-delirio da quelli musicali, non so ci sto ancora pensando, però potrebbe essere una bella cosa, alla fine non parlerei di quello che sapete già e non posterei la musica che volete ascoltare, darei le miei opinioni e vi farei ascoltare cose che non sapete neanche che esistono, vediamo. Tipo
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In alternativa potrei aprire un blog dove posto foto di me nudo, tanto è una prassi normale oramai 😂😂 naturalmente non lo farei mai 😂.
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canesenzafissadimora · 2 years ago
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Li freghi sorridendo, quando ti urlano addosso.
Non serve urlargli contro: è con la felicità, che li lasci più di sasso.
Li freghi scrivendo, amando, sognando. Chi ti vuole morto lo freghi vivendo.
Il casino che fanno, lo freghi col silenzio.
Se ti buttano addosso odio, tu fregali: tu dagli amore, contro.
Chi ti vuole perso nei rancori e nei rimorsi, lo freghi respirando la bellezza dell'adesso.
Guardando su, verso il cielo, occhi d'ammirazione, contro ogni volare basso.
Fai battere quel cuore: è così che ci si salva, solo così, da tutto questo elettrocardiogramma piatto.
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Enrico Galiano
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stregh · 1 year ago
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7 Febbraio 1944, Lunedì
Moriva a Fiesole, uccisa durante i bombardamenti, il soprano e attrice cinematografica LINA CAVALIERI
Offrendo ancora bambina ai passanti le violette per un baiocco e un sorriso gratis. Spesso "passa ponte" e, di nascosto dei genitori, a 13 anni, già donna e con i riccioli neri fluenti, s' intrufola al Baraccone delle Meravigliea piazza Pepe, rifacendo il verso alla sciantosa. Così la scopre un maestro di canto, che convince i genitori a farle educare la voce. Basta poco e debutta in abitino di cretonne alla Torre di Belisario a Porta Pinciana; solo un piattino passando tra il pubblicoa fine spettacolo per la "chetta", la questua. Ma è brava e bella, e allora la invitano al Grande Orfeo,e da lì al Salone Margherita. Niente più piattino, ma un contratto e un boa di struzzo. E diventa la diva del pubblico borghese del caféchantant di Roma, esaltata pure da Trilussa: «Fior d' orchidea,/ il bacio dato sulla bocca tua/ lo paragono al bacio d' una dea». Che la qualifica un personaggio di Roma. Ma eccola richiesta a Napoli e Milano; la sua bellezza e il suo modo di cantare seducente nel giro di dieci anni la portano a Parigi per le Folies-Bergères, a Londra per l' Empire, a Vienna per l' English Garden. Arriva a competere con la Bella Otero, ma finisce per essere lei la più bella del mondo, secondo la qualifica che le assegna D' Annunzio nel 1899 nella dedica di una copia del Piacere, definendola «massima testimonianza di Venere in Terra». Ormai ha migliorato tanto la sua voce da trasformarsi in cantate lirica, debuttando nel 1900 nella Bohème al San Carlo di Napoli. Sulla scena è splendido vederla più che udirla, fra portamento sensuale e sontuose acconciature. Famoso per audacia resta il bacio a Enrico Caruso sul palcoscenico del Metropolitan Opera di New York, al termine del duetto della Fedora. Da allora Lina negli Stati Uniti è "The kissing primadonna". E si diverte a sposarsi. Quattro matrimoni per quattro divorzi. Nel 1899 con il principe russo Aleksandr Bariatinsky; nel 1908 per soli 8 giorni con il milionario americano Robert Winthrop Chanler; nel 1913 con il tenore francese Lucien Muratore; nel 1927 con il pilota automobilistico Giuseppe Campari. E tanti altri amori, dall' industriale Davide Campari che la segue in tournée per pubblicizzare il suo aperitivo, al re del Kazan che la sposerebbe se abbandonasse le scene, ai cantanti Mattia Battistini e Tito Schipa, a Guglielmo Marconi. Fino al suo impresario Arnaldo Pavoni, con il quale passa gli ultimi anni tra la villa della Cappuccina a Rieti e quella di Fiesole. Il 7 Febbraio 1944, durante un attacco aereo su Firenze, una bomba distrugge la villa, seppellendola sotto le macerie con Pavoni e la cameriera. Gina Lollobrigida la rievocherà nel film "La donna più bella del mondo" del 1955. Era nata a Viterbo il 24 dicembre 1875.
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gregor-samsung · 2 years ago
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" Comparve una ragazza più giovane di quella che aveva servito il caffè e Farnenti la prese per mano trascinandola di fronte a noi. «Caro Contardi,» spiegò come se dovesse sottoporgli notizie tecniche «il bananeto si taglia al momento giusto, con occhio da esperto e qua ci vuole almeno ancora un anno.» Anche Farnenti era venuto a schierarsi dalla nostra parte, per rimirare la ragazza come spettatore disinteressato, al pari di noi. Disse ancora: «In attesa del giorno buono bisogna avere cura del bananeto». Si rivolse alla ragazza: «Su, levare bene tutto e fare festa ai tre padroni». Ci indicò con la mano, elevandoci al suo stesso grado di potere. La ragazza si tolse la tunica bianca con mosse infantili, dove c’era un’ombra di giuoco, d’effetto deprimente. Rimase nuda, efebica, quasi ancora senza sesso. Sul ritmo che Farnenti le dava battendo le mani, cominciò un simulacro di danza del ventre, alzando le braccia magre e portando le mani intrecciate dietro la nuca. Lo scatto dei fianchi era modesto, senza malizia tecnica o interpretativa e anche Farnenti dovette rimanere deluso. «Su,» le ordinò «adesso fare come scimmia.» La ragazza si fermò un attimo, quasi per marcare un intervallo, poi abbassò le braccia tenendole leggermente arcuate e spostate in avanti, come per stringere un compagno immaginario e cominciò ad altalenare il ventre, offrendosi e ritirandosi, imitando l’amplesso. Ogni tanto lanciava piccoli gridi, che concluse con un tremolio della voce, accovacciandosi poi in terra. Farnenti le fece un segno per dirle d’uscire. Era contento, eccitato: «Queste cose non le ha di certo imparate dalle suore a Chisimaio» annunciò ridendo, ma all’improvviso stravolto da colpi di tosse e di catarro. «Suore o non suore,» disse Contardi adagio, pesando le parole perché risultassero di particolare chiarezza «per me è sempre schifoso.»
Finalmente anche Farnenti capì il significato di quel giudizio. Per controbatterlo si lanciò in una spiegazione assurda: forse Contardi non sapeva che quelle ragazze, proprio per l’intervento farnentiano, venivano sottratte ad una usanza disumana. Ma come medico Contardi doveva sapere che il sesso di tutte le ragazze, di qualsiasi clan, sia dei dir o dei darod o degli hauia o dei dighil o dei rahanuin, verso i nove anni, veniva mutilato e cucito, lasciando un pertugio per orinare. Parlava come se facesse una relazione, adoperando termini di medicina sessuologica. Queste cose Contardi doveva conoscerle e anche doveva sapere che così la sensibilità sessuale era in tutte le donne interamente eliminata e che, molte volte, all’epoca dello sviluppo, la cucitura provocava infezioni, cancrene e tante morivano come carogne divorate dal marcio che avevano nella pancia. A questo punto Farnenti si era lasciato trasportare dal suo entusiasmo apologetico e gridava: «Ma io quando posso proibisco, vieto che si compia l’operazione mutilatrice. Perché tagliare quel che dà il piacere? Io le faccio crescere intatte, come la natura vuole: vere donne, che possono sentire quel che sentiamo noi». Sino ad allora era rimasto in piedi, urlando; ma, finita la perorazione, era crollato su una poltrona ed un raggio di luce, che gli batté improvvisamente sulla faccia, la mostrò gonfia e incattivita. "
Enrico Emanuelli, Settimana nera, Milano, Mondadori (collana Oscar), 1966; pp. 114-117.
[Prima edizione: Mondadori, 1961]
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jacopocioni · 2 years ago
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I Guelfi e i Ghibellini.
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Sappiamo che Dante apparteneva alla fazione dei Guelfi ma perché e qual è l'origine di questi due gruppi? L'origine dei nomi risale al 1125, dopo la morte di Enrico V si ebbero  lotte per la successione tra bavaresi e sassoni dei Welfen (Guelfi) e gli Hohenstaufen svevi del castello di Waiblingen (Ghibellini) proprio sotto il castello per la prima volta tra le  grida di guerra si udirono urlati i nomi delle fazioni in lotta; Federico I uscì vittorioso dalla contesa. Eletto imperatore cercò di consolidare il suo regno in Italia che si divise fra coloro che erano a favore dell'imperatore (Ghibellini) chi contro ed a favore del papa (Guelfi). Nel VI canto del paradiso Dante ci dice che i Guelfi hanno come simbolo i gigli d'oro di Francia, i Ghibellini l'Aquila imperiale germanica e che entrambi si nascondono dietro a questi  simboli solo per scopi politici, ed aggiunge, difficile capire che opera nel giusto. Forse sarà questa una delle motivazioni che indurrà Dante, nel momento che ne acquisisce il mandato, ad esiliare 15 componenti di entrambe le fazioni inimicandosi così i nemici ma soprattutto gli amici.
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Sappiamo che fu Clemente IV nel 1265 a donare il suo stemma (aquila rossa su fondo bianco con un serpente verde tra gli artigli) a una delegazione di Guelfi fiorentini che poi aggiunsero un giglio rosso fiorentino (ma altre fonti dicono un iris). Il capo dell'Aquila era girato verso sinistra a dispetto di quello imperiale disposto a destra, l'aquila del papa era rossa invece di nera, un modo per imporsi e togliere autorità allo stemma imperiale Il serpente, simbolo del male, veniva artigliato, punito e reso innocuo dell'aquila papale.
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I Ghibellini invece avevano come simbolo Ercole che rompe le fauci di un leone, la forza e il coraggio di Ercole contrapposta al leone che rappresenta il male, Ercole poi lascerà il posto alla figura di Sansone e il leone diverrà simbolo della repubblica fiorentina e rappresenterà la caduta della città per mano Ghibellina. Il leone ora rappresenta la superbia di Firenze, Dante infatti lo menziona nell'Inferno facendo riferimento appunto alla sua superbia, ferocia e forza incontrollata. In entrambe le simbologie araldiche si cerca la rappresentazione del giusto, di essere dalla parte del giusto. Il dualismo dei Guelfi e dei Ghibellini non si concentrerà solo a Firenze ma in tutta l'Italia del centro nord, dove intere città si schiereranno da una o l'altra parte, (lunga sarebbe la lista). Questo avviene perché, come sappiamo, l'Italia non era una nazione unita ma composta di tanti piccoli stati e ognuno di loro aveva interesse per il proprio tornaconto a schierarsi o con il papa o con l'imperatore e all'occorrenza anche a cambiare bandiera a seconda della convenienza. Questo comportamento durerà per il tutto il Medioevo e poi il Rinascimento, fino alle guerre d'Italia e anche oltre fino all'unità di Italia. Nella sua Divina Commedia Dante utilizzerà numerosi personaggi sia dell'una che dell'altra parte relegandoli a sua discrezione nei luoghi deputati da Dio. La successiva scissione tra Guelfi bianchi e neri avrà luogo nel maggio del 1300 con un sanguinoso scontro fra le due parti e Dante si schiererà con la fazione Bianca.....
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Riccardo Massaro Read the full article
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itisanage · 2 years ago
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Ci sono cose che andrebbero, quando fossero lette con attenzione, mandate a memoria. E ripetute. Una di queste, tra le tantissime, sta nel resoconto contenuto nella terribile biografia di Oppenheimer di Kai Bird e Martin Sherwin – Garzanti la sta riproponendo per l’occasione offerta dal film che Nolan ne ha tratto.
A Los Alamos si discutono i primi passi della costruzione della bomba atomica. C’è anche Enrico Fermi. Dice a Oppenheimer che ci sarebbe un altro modo di uccidere un gran numero di tedeschi, utilizzando i prodotti della fissione nucleare per avvelenare le derrate alimentari. Oppenheimer discute la proposta con Edward Teller, personaggio per molti aspetti deleterio della fisica applicata alla guerra. Ne parlano con il generale Groves che presiedeva per conto dell’esercito l’intero progetto.
Oppenheimer scrisse a Fermi: “penso che non sia possibile realizzare il piano, a meno che non si possa avvelenare cibo sufficiente a uccidere almeno mezzo milione di persone; infatti non vi è dubbio che il numero delle persone effettivamente colpite, a causa della loro distribuzione non uniforme, sarebbe molto minore”. In altre parole: abbandonarono il progetto perché non sembrava proprio la via migliore per assassinare una percentuale abbastanza significativa di popolazione nemica. Pensate quello che volete, ma in quella circostanza il passo che la ragione umana mosse verso la propria autoconfutazione era stato fatto.
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sbircialanotiziamagazine · 1 month ago
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scienza-magia · 2 months ago
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La Francia nel Cinquecento
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Cercheremo ora di esporre le principali vicende storiche riguardanti la Francia nel 1500. Gli storici dicono che la Francia nel XVI secolo era una nazione inattaccabile da parte di quanti le erano ostili pur trovandosi al centro di una situazione che se giudicata di per sé stessa appariva decisamente difficile. Tuttavia il Re di Francia riusciva a mantenere un potere quanto mai esteso sul territorio da lui governato. Infatti l’assolutismo reale contro tutto e tutti era magistralmente sostenuto da un lato dai consiglieri che lo circondavano e dall’altro dalla Chiesa. Non solo ma tale assolutismo si fondava anche su una specie di lealismo a oltranza che scaturito dalle sanguinose vicende della guerra dei Cento Anni era stato poi rafforzato da quello che si potrebbe definire un sentimento nazionale quanto mai profondo. Gli Stati Generali assemblea che rappresentava il clero la nobiltà e la borghesia francese non venivano più consultati dal Re quando doveva prendere decisioni importanti. Di conseguenza egli era in grado di imporre senza problemi la propria volontà al parlamento. Uno sguardo all’Europa che questo periodo storico ci fa capire quanto la Francia dovesse essere considerata lo stato più prospero dell’Europa, dal momento che poggiava su un concetto di unità, che traeva forza ed origine da un solo sovrano, una sola legge e una sola sede. Ugualmente brillante poteva essere considerata la situazione economica grazie a un sistema di tasse e imposte che assicuravano alle casse dello stato un flusso costante di entrate e di conseguenza una prosperità che si basava su ampie risorse. Inoltre l’esercito poteva contare nelle sue fila su uomini che vantavano tradizioni militari molto importanti alle quali si affiancava una potenza militare senza rivali. La Francia del primo Cinquecento era senz’altro il più forte stato europeo e la sua monarchia la più prestigiosa. Per quanto concerne la politica estera due grandi sovrani, quali Luigi XII e Francesco si impegnarono a fondo nel tentativo di riconquistare l’Italia A tale scopo non esitarono a impegnarsi per ben mezzo secolo in lotte e in guerre che li videro opposti ai principi italiani oltre che al Papa all’imperatore Carlo V e al suo alleato inglese Enrico VIII. Dal 1494 al 1547 anno in cui Enrico II succedette a Francesco I sono dieci le guerre che la Francia combatté spinta dalla sua smania di supremazia e di conquista. L’eco di memorabili vittorie quali Fornovo Agnadello o di pesanti sconfitte come quella di Pavia scandì il passaggio delle armate francesi lanciate a spianare la strada al Re. Carlo VIII cavalcò trionfalmente fino a Napoli mentre Luigi XII prima e Francesco I poi si impadronirono del ducato di Milano. Tuttavia i francesi non conobbero solo il piacere della conquista poiché per bel quattro volte il loro territorio venne invaso da eserciti nemici. Ma neppure le invasioni con il seguito di lutti e sangue che si trascinarono dietro riuscirono a scuotere il prestigio del sovrano cosicché alla morte di Francesco I il regno era più che mai forte più di quanto si possa pensare. Sotto il profilo economico la prima metà del Cinquecento segnò per la Francia un periodo di grande prosperità tanto che le campagne smisero di essere terre desolate incolte per trasformarsi in campi fertili o in foreste. Nei villaggi si sviluppò il commercio affidato a bottegai e artigiani. Inoltre banchieri e abili commercianti venuti dall’Italia scelsero Lione come sede delle loro operazioni finanziarie mentre un inatteso afflusso di oro, proveniente dalle lontane terre americane, fece in modo che la vita quotidiana subisse un notevole mutamento causando quella che si potrebbe definire la prima inflazione dell’età moderna. Infatti il costo della vita aumentò e il denaro perse parte del proprio potere d’acquisto. Ma anche nel campo delle relazioni commerciali con l’estero si ebbe un mutamento importante Francesco I inviò un proprio uomo di fiducia verso il Canada e firmò un trattato con Solimano il Magnifico che gli assicurò il privilegio di commerciare in esclusiva con lo sterminato impero ottomano. Da parte loro i nobili vivevano nelle terre di loro proprietà come altrettanti vassalli del Re. Se al contrario le abbandonavano era per recarsi a corte dove il Re era prodigo di onori e di privilegi per quanti gli erano devoti e accorrevano dai loro castelli a rendergli omaggio. È proprio in questo periodo che la corte assunse un importanza che prima non aveva avuto ed uno splendore che si manterrà immutato a dispetto di tante alterne vicende fino allo scoppio della Rivoluzione. A corte sono le donne che rivestono il ruolo principale e non raramente determinano il corso degli eventi. Ad esempio Anna di Bretannia era solita circondarsi di un gruppo di saggi consiglieri e studiosi mentre Francesco I chiamava a corte le favorite. Si profilava di già l’avvento di una nuova classe quella dei cortigiani che tanta importanza finirà con l’avere presso la corte francese. Sia in senso negativo che in quello positivo. Ad esempio non raramente poeti e artisti tra i più importanti e validi della letteratura francese erano per l’appunto cortigiani. Tutti in un modo o nell’altro prendevano dal Re e dall’amicizia che egli dimostrava nei loro confronti di che vivere non solo ma vivevano in modo principesco. Quanto al terzo Stato la borghesia cittadina viveva anch’essa la propria epoca d’oro, arricchendosi grazie ai commerci e alle modeste cariche che il sovrano elargiva anche nei suoi confronti. Scaltro e avveduto il piccolo borghese non perdeva occasione per compiere il tanto desiderato salto in avanti ed entrare a far parte della nobiltà, dal momento che il potere dell’oro faceva chiudere gli occhi davanti alla modestia delle origini. Per una sola classe i tempi sembravano non essere affatto cambiati. Infatti i contadini gli abitanti dei villaggi erano rimasti inchiodati al loro ruolo di servi della gleba. Possiamo dire che per loro il Medioevo continuava ad esistere anche in pieno splendido Cinquecento. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che il Cinquecento fu un secolo dominato da molteplici interessi. Se da un lato l’arte e la letteratura conobbero momenti di grande splendore gli spiriti elevati dell’epoca furono non meno attratti dal misterioso fascino dell’ignoto e dalle frontiere proibite che la magia indicava. L’alchimia annoverava un gran numero di seguaci che nel chiuso dei loro laboratori tentavano astrusi esperimenti alla ricerca di un qualcosa di nuovo che di volta in volta potesse rendere immortali potenti eternamente giovani se non addirittura possessori della mitica pietra filosofale. Ma anche gli indovini traevano il massimo del profitto dall’atteggiamento che ricchi e poveri dotti e ignoranti avevano nei riguardi della necromanzia. Un semplice sospetto di stregoneria era più che sufficiente per mettere in moto un terribile apparato di tribunali di inchieste e infine di condanne. Ma i sinistri bagliori dei loro innalzati sulle piazze pubbliche rischiaravano un orizzonte sempre più cupo. Non vi era sperduto villaggio o popolosa borgata che non annoverasse tra i propri abitanti persone considerate maghi e streghe, considerate in grado di elargire filtri pozioni e elisir di vario tipo. D’altra parte non c’era contadino o artigiano che sapesse rinunciare alla tentazione di consultare il negromante prima di prendere un importante decisione riguardante una faccenda d’amore o di interesse. Da sempre l’uomo ha avuto in sé questo desiderio di penetrare il futuro e di squarciare il velo di mistero che avvolge la vita umana. Se nei secoli antichi tale facoltà di vaticinio assunse il significato di un rito amministrato da una casta sacerdotale eletta, nel XVI scolo non era certamente più così dal momento che l’arte magica si era deteriorata. In definitiva possiamo concludere il nostro discorso sul XVI secolo mettendo in evidenza che esso fu un periodo storico senza dubbio magnifico in tutti i settori della vita sociale e culturale ma anche pieno di evidenti contraddizioni. In ogni caso sarebbe un grave errore non tenere conto del fatto che più che mai nel caso della storia l’uomo è misura di tutte le cose e al suo giudizio viene affidato l’immane compito di esprimere una parola positiva o negativa nei confronti di un determinato periodo storico. Ciò è valido anche per i giudizi storici formulati nei riguardi del Cinquecento. Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
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elmartillosinmetre · 2 months ago
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Un Viernes Santo en Lisboa
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[Un momento de la grabación del CD / Fernando Jorge]
Enrico Onofri encabeza dos grupos portugueses para el rescate de unos responsorios de tinieblas de finales del siglo XVIII
Metidos ya en la Cuaresma llega desde Portugal este interesantísimo rescate de música del Oficio de Tinieblas. Se trata de unos responsorios de Viernes Santo originales de José Joaquim Dos Santos (1747-1801), un compositor nacido cerca de Óbidos que llegó con sólo seis años a Lisboa para estudiar en el Real Seminario Patriarcal de Música y acabó convertido en Compositor de la Iglesia Patriarcal y en Maestro del Seminario Real. Nunca salió de Portugal.
En sus extensas y detalladas notas al CD, Cristina Fernandes describe el proceso de italianización de la música portuguesa en el siglo XVIII (muy similar al de la realidad española), con la contratación del napolitano David Pérez o la importación de repertorio diverso, que incluía amplia presencia de la producción de Niccolò Jommelli. Eso explica que la música de Dos Santos, fundamentalmente religiosa, tenga una clara inclinación italianizante.
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[El violinista y director Enrico Onofri / Joao Espirito Santo]
Los nueve responsorios aquí registrados no están datados, aunque Fernandes deduce que debieron de ser escritos a finales de la década de 1780. Son piezas características del género, en las que el Estribillo suele estar escrito a cuatro voces concertadas, quedando los Versos reservados para dos o tres voces solistas. Lo más interesante y particular de esta música está en el acompañamiento, ya que Dos Santos emplea sistemáticamente dos violas concertantes, lo que tiñe la música de un tono sombrío que conviene especialmente bien al repertorio, contribuyendo al tratamiento retórico de las obras, ya asentado en una escritura vocal que huye del virtuosismo teatral por una concepción intimista y expresiva.
De la mano de Enrico Onofri, tan comprometido con los grupos portugueses, cuatro solistas (Raquel Alão, Rita Filipe, Rodrigo Carreto y Hugo Oliveira) se suman al Officium Ensemble, conjunto coral de ocho voces dirigido por el bien conocido en nuestros pagos Pedro Teixeira, y el conjunto instrumental Real Câmara para una grabación tan inesperada como gratificante.
[Diario de Sevilla. 9-03-2025]
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La ficha IN PARASCEVE José Joaquim Dos Santos (1747-1801): Responsorios de Viernes Santo In Primo Nocturno Responsorium I: Omnes amici mei Responsorium II: Velum templi scissum est Responsorium III: Vinea mea electa In Secundo Nocturno Responsorium IV: Tamquam ad latronem existis Responsorium V: Tenebrae factae sunt Responsorium VI: Animam meam dilectam tradidi In Tertio Nocturno Responsorium VII: Tradiderunt me Responsorium VIII: Jesum tradidit impius Responsorium IX: Caligaverunt oculi mei Raquel Alão, soprano; Rita Filipe, alto; Rodrigo Carreto, tenor; Hugo Oliveira, bajo. Officium Ensemble (Pedro Teixeira, director). Real Câmara. Director: Enrico Onofri Passacaille
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the-nightpig · 3 months ago
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Il film "Emilio Lussu, il processo" nelle sale italiane da marzo
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