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#emozione e cinema
ilghila · 9 months
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"Tu come vivrai?": il viaggio dantesco di Hayao Miyazaki
Appena usciti dalla visione di “Kimi-tachi wa Dō Ikiru ka” (in Italia, seguendo il titolo inglese, “Il ragazzo e l’airone”) di Hayao Miyazaki, regna un silenzio contemplativo nella sala. Come un imperativo non detto: rimanere in silenzio alla fine di un’opera creata da un “ragazzino” di ottant’anni, che ancora oggi interpreta la realtà con gli occhi di un sognatore, la rivisita con la creatività…
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grlbts · 1 month
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un piccolo frammento per ricordare due fantastici attori di un cinema che non esiste più.
In questa scena due estranei si ritrovano a fare conoscenza in un momento difficile per entrambi.
Vogel, interpretato da Gian Maria Volonté è un evaso, tutti lo inseguono, poliziotti, cani, posti di blocco, è un animale braccato che ha paura e non sa se potrà ancora fidarsi di qualcuno.
Corey, il personaggio di Alain Delon è invece appena uscito di prigione per buona condotta. Ha scontato la sua pena ma si rende conto di avere ormai perso tutto della sua vita precedente, la sua donna, gli amici, tutti lo hanno abbandonato, è un uomo allo sbando che sembra non provare più nessuna emozione.
Come in molti altri ruoli di Delon c'è anche un secondo livello, Corey è un uomo bellissimo e molto elegante, questo fatto non viene esplicitato in nessun modo durante il film ma è evidente agli occhi di tutti. Corey è bello e impossibile nella cella del carcere, mentre vaga all'alba tra bar e sale da biliardo nei bassifondi di Marsiglia, in questa scena in aperta campagna in cui il fango arriva fino alle caviglie. Tutti gli altri personaggi lo notano e hanno una naturale reazione, lo invidiano, lo disprezzano, non si fidano.
Alcuni dettagli rendono questo incontro per me indimenticabile cinematograficamente. Lo zoom che trasforma il campo larghissimo in un campo americano mentre Volontè si avvicina, come a sottolineare la distanza che si assottiglia tra i due uomini, e poi il momento topico della sigaretta: Vogel stringe la pistola con la destra e il pacchetto nella sinistra, così l'accendino gli cade a terra, se vuole recuperarlo deve distogliere sguardo e arma dall'altro uomo, è un dilemma, lo vediamo esitare e infine cedere, metaforicamente sotterrare l'ascia di guerra e accettare Corey, condividere una sigaretta che sancisce una fratellanza.
Il tutto in un paio di secondi e senza dire una parola, solo con gesti e sguardi. Tornare dopo questo a guardare un film americano in cui i gangster parlano del più e del meno e si urlano insulti e parolacce senza soluzione di continuità è un vero shock culturale.
da Le Cercle rouge di Jean Pierre Melville
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multiverseofseries · 7 days
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Beetlejuice Beetlejuice: il ritorno del cult di Tim Burton è un sentito omaggio
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Il classico di Tim Burton degli anni '80 torna con parte del cast originale, da Michael Keaton a Winona Ryder, oltre alla new entry Jenna Ortega. Presentato al Festival di Venezia 2024.
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La musica incalzante di Danny Elfman, la camera che scivola sulla cittadina di Winter River. È con un brivido che si accoglie l'apertura di Beetlejuice Beetlejuice, da fan di vecchia data del cult di Tim Burton e da amanti della filmografia del regista. Perché si capisce subito che è proprio ai fan di vecchia data che parlerà in prima battuta il film, questo ritorno che si affida a buona parte del cast originale, da Michael Keaton a Winona Ryder, con delle new entry d'eccezione come Willem Dafoe, Jenna Ortega e, ovviamente, Monica Bellucci.
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Winona Ryder torna nel sequel
Una trama (troppo?) elaborata per Beetlejuice Beetlejuice
Partiamo dallo spunto e l'intreccio, che ci hanno lasciato sensazioni contrastanti: ci è piaciuto lo spunto iniziale di tornare ai personaggi iconici di Beetlejuice a distanza di tanti anni, per ritrovare i Deetz e vedere come sono diventate le loro vite, dalla madre Delia che ancora insegue le sue pulsioni artistiche alla figlia Lydia la cui esistenza è ancora avvolta in quell'alone oscuro che avevamo amato negli anni '80, convogliato nella sua attività professionale. A loro si aggiunge una terza generazione di Deetz, rappresentata dalla figlia di Lydia, Astrid, tutte raccolta nuovamente a Winter River.
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Una sequenza di Beetlejuice Beetleuice
Lì la ragazza scopre il plastico dei Maitland ed entra in contatto con il mondo del soprannaturale in modi inaspettati, aprendo le porte al ritorno di Beetlejuice che è intanto alle prese con l'unico essere che riesce a spaventarlo: la sua ex moglie Delores. Più linee narrative che a tratti non trovano lo spazio e l'equilibrio necessario, come se la voglia di aggiungere idee e spunti avesse preso il sopravvento sulla compattezza narrativa. Un difetto che emerge soprattutto nel secondo atto, per poi sfociare con energia in un gran finale che rende giustizia alla potenza iconica dell'originale.
Un sequel tra evoluzione e omaggio
Abbiamo subito accennato a quello che ci è sembrato l'unico difetto di un film che nel complesso funziona: lo fa in quanto commedia macabra, con il gusto dark di Tim Burton che riemerge come in passato; lo fa in quanto omaggio in grado di parlare ai fan dell'originale, con richiami continui e sensati che i conoscitori sapranno identificare e amare; lo fa, ancora, come evoluzione di quei personaggi a cui ci sentiamo legati e che ritroviamo con emozione. In Beetlejuice Beetlejuice si nota, più che in altre produzioni recenti del regista, la voglia di costruire sequenze di grande impatto e nel divertimento che proviamo scorgiamo quello dello stesso Burton.
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Jenna Ortega è una delle new entry del film di Tim Burton
Parallelamente și percepisce la riflessione di un autore più maturo alle prese con personaggi che hanno abituato il suo passato e che esplora con curiosità a distanza di anni. Una riflessione che riguarda loro, ma in parallelo anche se stesso, un modo per ripensare alla sua vita e la sua carriera dal punto di vista privilegiato dell'autore più maturo.
La forza iconografica di Beetlejuice
È indubbio che il primo film abbia una forza iconografica incredibile, che abbia proposto al pubblico una sequenza da storia del cinema (la celebre, impagabile, cena/ballo) e il timore era che il sequel di Beetlejuice non riuscisse a rivaleggiare col suo predecessore su questo fronte. Seppur ovvio che qualcosa di quella potenza sia inarrivabile, non mancano i grandi momenti in questo nuovo film: una sequenza vede protagonista Monica Bellucci, un regalo di Burton all'attuale compagna, un altro è il gran finale, una cerimonia a ritmo di musica.
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Beetlejuice Beetlejuice: un'apparizione di Danny DeVito
Insomma un'operazione riuscita, un film compiuto al di là di qualche problema di gestione delle diverse linee narrative, ma soprattutto un film che i fan di Tim Burton e del primo Beetlejuice - Spiritello porcello apprezzeranno. Da estimatori non possiamo che esserne felici!
Conclusioni
In conclusione Beetlejuice Beetlejuice è un sentito omaggio di Tim Burton al suo film degli anni ’80 e a quel pubblico che l’ha seguito sin dagli esordi. Il cast originale conferma il lavoro fatto sui personaggi e ne evolve la portata, le new entry completano il quadro in termini di evoluzione della storia. Qualche incertezza di scrittura, soprattutto nella parte centrale della storia, non rovina un film che diverte ed evoca quelle sensazioni che dal sequel di Beetlejuice ci saremmo aspettati.
👍🏻
L’estetica di Tim Burton, che ritroviamo con piacere.
Quel gusto per la commedia dark, tipica dell’autore.
Michael Keaton, Winona Ryder e il cast originale.
Un paio di sequenze potenzialmente cult.
👎🏻
Alcune storyline meno sfruttate.
Qualche problema di equilibrio tra vecchi e nuovi personaggi.
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francescacammisa1 · 1 year
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Un giorno capiremo tutto questo La sofferenza, 
I rimorsi, i baci perduti per strada 
Lontani da noi Come se tutto avesse finalmente un senso 
Partire, tornare Amare senza mai indietreggiare. Un giorno forse lo capiremo La bellezza di ogni piccolo gesto La vita che ci chiede un altro sforzo Il procedere inesorabile del tempo Fermarlo a più non posso. Come potrei sentire ogni mia emozione volare 
Nel cielo dipinto da stelle anime nostre Volgere lo sguardo altrove Dimenticare il dolore Sentire che ogni cosa diviene una lezione: La lezione del lasciare andare Dello scorrere lento e costante Spingersi distante Dove tutto è caos Dove tutto è origine Dove tutto è nient'altro che nulla Il nulla che costruiamo giorno per giorno. Lorenzo Andrea Velardi - Verso Universo
Ph Jorge Ruiz Dueso
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coolfrancescalove · 1 year
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E insomma ieri mi sono trovato a parlare con un ragazzo di 15 anni.
Mi raccontava della sua scuola che fu la mia scuola ma vedevo che era particolarmente distratto da alcuni messaggi che gli arrivano sul telefono che generavano sul suo viso l’ espressione del pesce lesso tipica del maschio italiano quando chatta con una che gli piace.
- Maaaa tutto bene sti messaggi?
- Scusa. È che ho una crush.
- Cioè? Ti si sta rompendo il telefono?
- No! Una crush con una…
- Ah ok. Vuoi dire un amoretto estivo, un flirt insomma.
- Una crush!
- Si ok. E che tipa è? Come l’hai conosciuta?
- È amica di mia cugina.
- Bene, ottimo. Dove vi siete visti?
- Su Be Real
- Eh?
- Be Real.
- Ah… immagino sia un social network di voi giovani tipo Facebook…
- È che è?
- Ah già. Facebook è un sistema informatico basico che usiamo noi meno giovani poco avezzi alle tecnologie moderne. Ma quindi sta tipa non l’hai mai vista?
- Certo che l’ho vista! Perchè su BeReal ci siamo piaciuti e lei m’ha dato la sua Insta.
- A te l’ha data. Bene. Però voglio dire… Proprio dal vivo vi siete mai visti?
- Beh si. Perchè da Insta abbiamo iniziato a parlare in DM.
- Ah! Questa la so. È tipo Messanger!
- E che è?
- Ah scusa. È un vetusto sistema di messaggistica tipico della seconda metà degli anni 2000 ancora in voga tra noi figli dello scorso secolo. Vabbè ma quanto chattate?
- Tutto il giorno. Pensa che ad un certo punto siamo passati a Whatsapp!
- Oh mamma. Ma allora è una cosa seria!
- Eh si!
- Però non capisco una cosa. Come fa a piacerti se non la conosci?
- Mi piace perchè quando mi scrive sono felice. (E qui è arrossito).
- Uh! Questa mi pare una cosa bella. E lei che dice?
- Dice che i miei messaggi li legge per primi.
- Ah. Mi pare buono.
- E poi quando lei non sta bene io mi preoccupo.
- E questo è molto bello. E che fai?
- Le mando un messaggio!
- Vabbè magari su questo aspetto sarebbe da lavorarci un po’ ma le intenzioni mi sembrano buone. Ma adesso lei non ti sta scrivendo più?
- Adesso non può che è al cinema e poi va a cena con delle amiche.
- Ma pensi che vi incontrerete prima o poi?
- Si certo! Ma adesso è un po’ presto. Bisogna prima conoscersi un po’…
- Cioè. Mi stai dicendo che è necessario conoscersi prima di conoscersi?
- Certo!
- Ma fate i preliminari tipo gli agenti immobiliari?
- Che?
- Lascia stare…
E comunque in tutto questo bislacco mondo digitale nelle parole di quel ragazzo ho notato anche una forma di galanteria e di rispetto.
Di questa incomprensibile (per noi) emozione fatta di scambi di giga piuttosto che di fluidi e di questa strana felicità digitale potremmo parlare per ore accusando, maledicendo e raccontando di quanto si stesse meglio quando si stava analogici.
Ma gli occhi da pesce lesso di un giovane uomo rimangono una costante che attraversa secoli, abitudini e bizze dell’evoluzione.
Una costante bellissima…
Ps.
Dopo un po’ che abbiamo smesso di parlare il nostro eroe alza lo sguardo dal telefono e con sguardo rapito mi fa:
- Devo assolutamente andare al McDonald’s!
- Cioè! Lei è li? Ti sei deciso finalmente? Vuoi vederla? Guarda… ti ci accompagno io se vuoi!
- Ma che stai a di! Ce sta il Crispy mc Bacon in offerta!
E quetso a conferma che come sempre è accaduto nella storia…
A 15 anni l’amore si sente forte.
Ma la fame di più.
Emiliano Miliucci
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quartafuga · 2 years
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Comunque ieri sono tornata al cinema dopo tanto tempo (i doppiaggi spagnoli non mi piacciono, lo siento) e mi sembrava di essere una bimba super eccitata per il suo ritorno al parco giochi. Che emozione
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getawaycamel · 6 months
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DREAMS ARE CALLING ME
(ITALIAN BELOW)
Welcome to Getaway Camel!
A blog that puts together my two greatest passions: writing and traveling, vital needs for me as much as breathing.
Here you can read descriptions of landscapes carved into my memory that I’ve been trying to draw with words throughout my life —whether gazing out of a car window or at the boundless sky.
Maybe I’ll tell less practical information than classic travel blogs do, but I hope equally persuasive to convince you to visit those places.
This is my shelter where I recount my journeys, explore and unveil my purest feelings, express my view on social themes, share my hobbies (fashion, art, cinema, history, etc.). I hope it will be a safe space for you too!
I’ve kept this project in the drawer for so many years, covered in dust by now. Now that it has finally seen the light, I can’t hide my excitement while writing the very first post!
Getaway Camel is a playful combination of “getaway car” and “camel”. Getaway Car is a song from Reputation, my favorite album by Taylor Swift, my idol for 10 years; camel alludes to my love for Arab culture, as I’ve studied Arabic and hope to visit more Arab or generally Eastern countries in the future (my dream trip would be to Thailand, don’t ask me why).
In addition, a “getaway camel” embodies the desire to escape reality which I often experience.
What better way to launch the blog than by sharing photos from my visit to the Museum of Dreamers (Prati district, Rome) in early March —obviously theme dressed.
You’ll dive into a world halfway between Wonderland and Barbie’s house, and you’ll step into each room with an increasingly enchanted gaze. More than a museum, it’s the house of dreamers: a perfect place to feel like Alice for one day… and also for all adults who want to become shamelessly children again :)
As a quote on a museum wall says, dreams are calling you: my dreams have been calling me for a long time, and now I’m finally ready to answer their call!
About me: My name is Sabrina, I’m 23 and I’m studying international relations at university, but you can also call me by my nickname ‘sagitta’ :) Besides being the symbol of my beloved zodiac sign, it means ‘arrow’ in Latin and that’s what I wish to be for someone with my words, an arrow that leaves a deep mark.
ITALIANO
Benvenuti su Getaway Camel!
Un blog che unisce le mie due più grandi passioni: scrivere e viaggiare, esigenze vitali per me al pari di respirare.
Qui potete leggere le descrizioni dei paesaggi rimasti scolpiti nella mia memoria che da tutta la vita cerco di disegnare con le parole, davanti al finestrino della macchina o al cielo sconfinato.
Forse vi darò informazioni meno utili rispetto ai classici blog di viaggi, ma spero altrettanto suggestive da convincervi a visitare quei luoghi.
Questo è il mio rifugio in cui racconto i miei viaggi, ma esploro anche le mie emozioni e le metto a nudo, esprimo la mia opinione su temi attuali, condivido i miei interessi (moda, arte, cinema, storia ecc.). Spero che sia un posto sicuro anche per voi!
Tenevo questo progetto nel cassetto da tanti anni, ormai era ricoperto di polvere e ora che ha visto finalmente la luce, non nascondo la mia emozione nello scrivere questo primo post!
Getaway Camel nasce dalla combinazione di “getaway car” e “camel”. Getaway Car è una canzone di Reputation, il mio album preferito di Taylor Swift, la mia idola da 10 anni; camel è un riferimento al mio amore per la cultura araba, dato che ho studiato arabo e spero di visitare più Paesi arabi in futuro o in generale orientali (il mio viaggio ideale sarebbe in Thailandia, non chiedetemi perché).
E poi, un “cammello per la fuga” rappresenta perfettamente il desiderio di evadere dalla realtà che sperimento spesso.
Quale modo migliore per inaugurare il blog se non condividendo le foto di quando ho visitato a inizio Marzo – vestita a tema ovviamente – il Museum of Dreamers (in zona Prati a Roma).
Venite catapultati in un mondo a metà tra il Paese della Meraviglie e la casa di Barbie, vi addentrate con uno sguardo incantato in una stanza dopo l’altra. Più che un museo è la casa dei sognatori, il posto perfetto per sentirvi Alice per un giorno… e anche per tutti gli adulti che vogliono tornare bambini senza vergogna :)
Come dice una scritta all’interno del museo, dreams are calling you: i miei sogni mi stanno chiamando da tempo, ma sono finalmente pronta a rispondere alla chiamata!
Qualcosa su di me. Mi chiamo Sabrina, ho 23 anni e sto studiando relazioni internazionali all’università, ma potete chiamarmi anche col mio nickname ‘sagitta’ :) Oltre a essere il simbolo del mio segno zodiacale, significa ‘freccia’ in latino ed è quello che spero di essere per qualcuno con le mie parole, una freccia che lascia un segno profondo.
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crazy-so-na-sega · 6 months
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La «resa emotiva» è lirica… niente di meno lirico del «lettore da cesso»!… l’autore lirico, come sono io, se ne fotte di tutta la massa, oltre che dell’élite!… l’élite non ha il tempo per essere lirica, quella viaggia in macchina, si abboffa, mette su culo, peta, rutta… e riparte!… anche lei legge solo al cesso, l’élite, e capisce solo la patacca… insomma il romanzo lirico non rende… questo non si discute!… il lirismo uccide lo scrittore, coi nervi, con le arterie, e con l’ostilità di tutti… non parlo a vanvera professor Y!… parlo serissimo!… il romanzo a «resa emotiva» è una fatica da non crederci… l’emozione può essere captata e trascritta solo attraverso il linguaggio parlato… il ricordo del linguaggio parlato! e a prezzo di infinita pazienza! di minutissime ritrascrizioni!… ci provi lei!… il cinema non ce la fa più!… è la rivincita!… alla faccia di tutte le campagne, di tutti i miliardi di pubblicità, delle migliaia di primi piani… sempre più in primo piano… ciglia da un metro in su!… sospiri, sorrisi, singhiozzi, che di più non si può desiderare, il cinema rimane tutto fasullo, meccanico, gelido… ha solo emozione fasulla… non capta mica le onde emotive… è impotente nell’emozione… mostro impotente… e nemmeno la massa è emotiva… sicuro!… sono d’accordo con lei professor Y… le piacciono solo le pagliacciate a quella! è isterica la massa!… ma è scarsa d’emotività! molto scarsa!… Non ci sarebbero più guerre da un bel pezzo, signor professor Y, se la massa fosse emotiva!… finiti i macellamenti!… sì, campa cavallo!…
-Louis-Ferdinand Celine, Colloqui con il professor Y
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lamilanomagazine · 9 months
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Lecce, Mary e lo spirito di mezzanotte di Enzo d'Alò, proiezione gratuita al Teatro Apollo
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Lecce, Mary e lo spirito di mezzanotte di Enzo d'Alò, proiezione gratuita al Teatro Apollo L'Assessorato alla Cultura del Comune di Lecce organizza, mercoledì 27 dicembre, alle ore 18 (ingresso libero fino ad esaurimento posti), al Teatro Apollo, la proiezione gratuita del nuovo film d'animazione di Enzo d'Alò, "Mary e lo spirito di mezzanotte", tratto dal romanzo "La gita di mezzanotte" di Roddy Doyle, pubblicato in Italia da Guanda. Alla fine della proiezione, il regista Enzo d'Alò, la produttrice e voce di Scarlet, mamma di Mary, Maricla Affatato e lo scrittore e poeta Bruno Tognolini incontreranno il pubblico. «È per noi un grande motivo d'orgoglio – dichiara l'assessora alla Cultura Fabiana Cicirillo – poter ospitare in città un maestro del cinema d'animazione come Enzo d'Alò e poter offrire alle famiglie in questi giorni di festa la visione gratuita di quest'opera intensa e toccante, che sono certa ci farà riflettere ed emozionare». «Le canzoni sono spezie, nei film per i bambini. Immagini e dialoghi sono alimento, narrazione: le canzoni condimento, emozione». Con queste parole il poeta Bruno Tognolini racconta la sua collaborazione con il film di D'Alò (insieme per la seconda volta dopo "La gabbianella e il gatto"), durante la quale ha adattato in italiano le canzoni originali interpretate da Matilda De Angelis. Uscito il 23 novembre, racconta la storia, ambientata in Irlanda, dell'undicenne Mary che ha un'incontenibile passione per la cucina: vuole diventare una grande chef. Sua nonna Emer, grande compagna di giochi e di avventure, complice come solo i nonni sanno essere, la incoraggia a realizzare il suo sogno. Ma ogni percorso ha i suoi ostacoli, anche imprevedibili, e affrontarli può diventare un'impresa. Mary inizia così un eccitante viaggio che supera le barriere del tempo, in cui quattro generazioni di donne avranno modo di confrontarsi e conoscersi profondamente. Una delicata storia di crescita, piena di emozioni ed ironia. Dopo aver conquistato con i suoi film poetici e delicati intere generazioni di spettatori di tutto il mondo, Enzo d'Alò torna sul grande schermo con una produzione internazionale, durata 5 anni di lavorazione, il coinvolgimento di oltre 300 artisti e un cast stellare, nel quale spicca la partecipazione di De Angelis. Reduce dalla partecipazione a numerosi e prestigiosi festival e candidata all'Oscar europeo come miglior film di animazione, è una storia contemporanea dal design moderno di Peter De Sève ("L'Era Glaciale", "Mulan", "Alla ricerca di Nemo") con le raffinate musiche di David Rhodes ("La Gabbianella e il Gatto"). «Dopo aver letto il romanzo "A Greyhound of a Girl" di Roddy Doyle, tra i più amati e brillanti autori irlandesi dell'ultima generazione, sono stato letteralmente rapito dalla storia – spiega d'Alò nelle sue note di regia – tanto da decidere di farne una trasposizione cinematografica. Il tema principale del libro è delicato e difficile da raccontare, poiché si parla della perdita. La storia si rivolge a tutti e ho cercato di risolverla in maniera non favolistica proprio per raccontare con sincerità il "cerchio della vita", il momento cruciale di passaggio e crescita che ognuno affronta, prima o poi, consapevolmente o no, nel corso della propria esistenza. Come dice nel film Tansey, la morte è parte della vita, e il concetto di perdita appartiene a tutti noi poiché ciascuno può rispecchiarsi in una delle età delle protagoniste, che si amano e si scontrano, con la grande ironia di Roddy Doyle, in un conflitto generazionale in cui, di nuovo, ogni spettatore potrà riconoscersi. La sceneggiatura, scritta nel 2017, quindi molto prima che scoppiasse l'epidemia, sembra però parlare con la voce di tutti i nonni costretti a lasciare le loro spoglie terrene senza il conforto e l'amore dei loro cari, senza l'umanità necessaria ad accompagnarli nell'ultimo viaggio. Tutti loro avrebbero voluto essere la nonna Emer della nostra storia». Regista, sceneggiatore e musicista, Enzo d'Alò è considerato uno dei massimi esponenti europei del cinema di animazione. Ha ricevuto numerosi e prestigiosi premi di critica e pubblico per i suoi lungometraggi e le serie televisive. Sette i lungometraggi, tra cui "La Gabbianella e il Gatto", il più grande successo per un film d'animazione europeo al box office italiano, con più di un milione e mezzo di biglietti venduti; "Momo alla Conquista del Tempo", premiato con l'Audience Award al Montreal Children's Film Festival; "La Freccia Azzurra" (David di Donatello e Nastro d'Argento), "Opopomoz" e "Pinocchio" presentato come film di apertura nelle Giornate degli Autori del 69° Festival del Cinema di Venezia, prima di ricevere la nomination per gli EFA Awards, Oscar del cinema europeo. La serie televisiva "Pipì Pupù & Rosmarina" fu creata da una sua idea originale e scritta con Vincenzo Cerami, premio Oscar per "La Vita è Bella". Distribuita in tutto il mondo, la serie comprende 78 episodi, 4 speciali e un lungometraggio. Nel 2009 ha ricevuto una Menzione speciale UNICEF "per aver coniugato la sua arte con i diritti dei bambini ed aver saputo valorizzare le opportunità racchiuse nelle differenze, comunicando il valore e la ricchezza del confronto, e incitando i ragazzi ad essere protagonisti delle loro vite". Nel 2010 è stato uno dei 50 ospiti d'onore in occasione dei 50 anni del Festival di Annecy. Il 6 settembre 2013, durante la 70° edizione del Festival di Venezia, ha ricevuto il prestigioso premio Franco Bianchi, conferito dal Sindacato Critici e Giornalisti Italiani.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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agrpress-blog · 11 months
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Debutterà martedì 7 novembre 2023 alle ore 21.00 al Teatro Anfitrione - via San Saba, 24 (a quattrocento metri dalla metro Piramide) - Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare, regia di Gianfranco Teodoro. «Se noi ombre vi siamo dispiaciuti, / immaginate come se veduti/ ci aveste in sogno…» Queste le parole con cui Puck, il folletto protagonista del Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, conclude le tante vicende di uno degli spettacoli più conosciuti e belli della storia del teatro. Il Sogno è un invito a “fantasticare”, “immaginare”, “vivere andando oltre”, superando spazio e tempo, considerando il viaggio che sta per concludersi come un momento di gioia, magia, emozione, arricchimento unico. In un momento storico in cui - a causa di difficoltà mondiali politiche, sociali, economiche - sembra vietato “sognare”, proporre “Arte”, in tutte le sue declinazioni ed espressioni (Teatro, Musica, Danza, Cinema, ma anche Scultura, Pittura, Fotografia), ecco… Puck. E con lui, tutti i personaggi di un capolavoro che va oltre il tempo, l’uomo, la storia, le sue vicissitudini: Titania e Oberon, Ermia e Lisandro, Elena e Demetrio, e ancora Cotogna, Bottone, Flauto e Conforto, e infine il Duca Teseo, Egeo, Ippolita. Tutti personaggi che giocano con l’arte, mostrando allo stesso tempo leggerezza e profondità, gioie e dolori, passione e disprezzo. Come in una favola. Questo Sogno non vuole esser solo un semplice spettacolo, bensì ha l’obiettivo di rappresentare un “contenitore” di molti linguaggi artistici, con coreografie e musiche eseguite dal vivo impreziosendo l’allestimento e coinvolgendo sempre più il pubblico. La Compagnia Una Compagnia di quasi venti artisti fra attori, musicisti e ballerine. La versatilità del nostro Sogno Le caratteristiche del Sogno shakespeariano fanno in modo che l’evento ben si adatti a qualunque location e possa così essere realizzato in diverse occasioni: al chiuso, all’interno di un teatro o adattandosi a qualsiasi spazio chiuso; oppure all’aperto - come detto anche in versione “itinerante” - con l’intento di valorizzare uno spazio definito (come può essere un parco, uno spazio aperto, un contesto ben preciso esaltandone importanza e caratteristiche). Lo spettacolo è l’ideale per quella che può esser l’inaugurazione di uno spazio verde, per far conoscere un parco o un luogo delimitato; o ancora per presentare nuove prospettive ai residenti di un territorio, facendo loro “vivere” - o meglio ri-vivere - uno spazio a loro vicino in modo nuovo, diverso, ricco di Arte e Creatività. O ancora presso il giardino di una villa privata; o fra i vicoli di un paese; o ancora all’interno di un quartiere cittadino. Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare - regia: Gianfranco Teodoro; aiuto regia: Loredana Luzi; interpreti e personaggi: Alice Cappella/Francesca Pierante (Puck), Veronica Toscanelli/Francesca Di Meglio (Ippolita), Diego Guerrieri (Egeo), Francesca De Marchi (Ermia), Giuseppe Acampora/Cristiano Migali (Lisandro), Alberto Ferretti (Flauto), Ivan Di Bello/G. Teodoro (Conforto), Alessandro De Filippis/Alessio Curzi (Demetrio), Manuel Ricco (Oberon), , Claudio Piano/Vasco Meddi (Cotogna), Massimiliano Ferretti/ Vasco Meddi (Bottone), Flavia Rizza/Martina Menichini (Elena), G. Teodoro/Andrea Venditti (Teseo), Giulio Schifi, Mattia Tassi, Michele Albini, Marina Benetti, Caterina Boccardi, Diego Colaiori, Damiano Di Tizio, Mario Gioè, Matteo Maria Mascetta; coreografie: Francesca Piersante, Flavia Fiorini; scene e costumi: Elena Cilenti, Patrizia Moretti, Giorgia Zafarana, Alessandra Mattioli; musiche originali: Giuseppe Di Pilla, Elmo Zaccardelli eseguite dal vivo insieme a Flavio Fortuna; coordinamento organizzativo: Claudio Piano; foto: Riccardo D’Achille; produzione: Gocce d’Arte - rimarrà in scena al Teatro Anfitrione fino a lunedì 13 novembre 2023 (orario: tutte le sere ore 21.00; sabato 11, ore 18.00); nella stessa settimana sono previste
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senzabarcode · 1 year
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Cristian Cevoli per Fidarsi di ogni emozione
Cristian Cevoli nasce il 7 ottobre 1981 a Rimini. Vive e a Riccione con sua moglie e sua figlia. Da anni si dedica alle sue passioni:
Cristian Cevoli nasce il 7 ottobre 1981 a Rimini. Vive e a Riccione con sua moglie e sua figlia. Da anni si dedica alle sue passioni: il calcio, il volontariato e il profondo interesse per tutto ciò che è inerente il mondo del cinema e della letteratura. Durante il periodo del lockdown si è dedicato interamente alla stesura del racconto biografico di cui è protagonista, scegliendo, però, di…
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personal-reporter · 1 year
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Ram Film Festival 2023 a Rovereto
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Si terrà a Rovereto dal 4 all'8 ottobre 2023 il Ram film festival - Rovereto Archeologia Memorie, dedicato al patrimonio culturale materiale e immateriale che prevede proiezioni, incontri, corsi di formazione, visite alla scoperta del territorio.  La Fondazione Museo Civico organizza dal 1990 un Film Festival, denominato Rovereto Archeologia Memorie, dedicato all'archeologia e al patrimonio culturale materiale e immateriale, in una contaminazione tra conoscenza, emozione e informazione.  Il festival ha luogo all’inizio dell’ autunno, e presenta i più recenti e spettacolari documentari, docu-fiction e corti animati sulla ricerca archeologica e sul patrimonio culturale materiale e immateriale - siti, monumenti, popoli, culture e tradizioni lontane per sensibilizzare il pubblico rispetto alla bellezza e alle fragilità dei tesori del passato e presente attraverso la prospettiva esperienziale del cinema. Il Teatro Zandonai, gioiello settecentesco della città, ospita le proiezioni dei film e gli eventi speciali mentre una novità di quest'anno la location scelta per gli aperitivi con gli ospiti, lo splendido Giardino di Palazzo Fedrigotti. La settimana del festival è anche una buona occasione per scoprire il centro storico e il territorio attraverso gli appuntamenti del festival diffuso tra visite guidate ed escursioni. Il programma dei film si articola in cinque giornate di proiezioni, mentre le mattinate di mercoledì, giovedì e venerdì sono dedicate alle scuole che hanno partecipato al progetto Cinemascuola. Il focus 2023 ha per titolo Sguardi sul clima ed è puntato sull'emergenza climatica con una lente specifica sui rischi che corre il patrimonio culturale mondiale, infatti il manifesto ufficiale si ispira all'Agenda 2030, un programma d'azione sottoscritto dai Paesi membri dell'Onu composto da 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile da raggiungere nei prossimi 15 anni e far crescere la consapevolezza sulle sfide che il cambiamento del clima comporta per la tutela di siti e monumenti nel futuro che cambia. Molti film sono in prima visione assoluta, europea o italiana e concorrono al premio Ram film festival, decretato dal pubblico in sala tramite votazione. Inoltre i film concorrono anche per i premi relativi a quattro sezioni speciali, assegnati da giurie composte da professionisti che operano nel campo del cinema, della cultura e della tutela del patrimonio, come il premio biennale Paolo Orsi, per la sezione Cinema Archeologico. Read the full article
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multiverseofseries · 16 days
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A Quiet Place 2: Un sequel che è una corsa mozzafiato per la sopravvivenza
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Da amante del cinema del terrore, è con un certa emozione che vi parlo di A Quiet Place 2: il sequel di un film particolarmente amato è spesso sinonimo di aspettative deluse, lasciando lo spettatore con la sensazione che forse era meglio non allungare ed espandere una storia che funzionava perfettamente proprio perché limitata ad una sola pellicola. In questo caso le previsioni, fortunatamente, sono state ribaltate e il capitolo secondo di A Quiet Place diretto da John Krasinski (in questo caso anche unica mano alla sceneggiatura), è stato in grado di stupire piacevolmente. Al centro della storia lo stesso spunto del precedente, capace di dare il via ad uno sviluppo narrativo che è il naturale proseguimento di quanto raccontato nel primo film, di cui condivide dinamiche e tematiche. A Quiet Place 2, però, risulta anche particolarmente convincente per come riesce a trovare una sua unicità ed originalità. Esattamente ciò che più si può desiderare da un sequel.
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A Quiet Place 2: Emily Blunt e Noah Jupe in una scena del film
Una trama - e qui utilizzato nella sua accezione più positiva - particolarmente semplice: un gruppo di personaggi che deve, in un lasso di tempo piuttosto breve, cercare di sopravvivere mentre raggiunge determinati obiettivi. Che cosa rende però così intrigante una storia di questo tipo? La scelta di concentrarsi il più possibile sui propri protagonisti, costretti ad affrontare situazioni incredibilmente difficili - e non possiamo che sottolineare quanto le interpretazioni di vecchi e nuovi membri del cast siano convincenti -, e di non abbassare mai la tensione che permea l'intera pellicola, in un angosciante crescendo che trascina lo spettatore per i 97 minuti della sua durata. Dalla perfetta scena di apertura, che ci riporta indietro, al cosiddetto "giorno 1", si viene catapultati in un'avventura adrenalinica che non permette quasi mai di trarre un sospiro di sollievo, coinvolgendo in maniera totale in quanto stanno vivendo i personaggi.
Evelyn e i suoi figli abbandonano la sicurezza di casa
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A Quiet Place 2: Cillian Murphy in una scena del film
Ma Prima di parlare più nel dettaglio di A Quiet Place 2, bisogna fare un brevissimo passo indietro: dove eravamo rimasti? La pellicola precedente si era conclusa con il sacrificio di Lee (John Krasinski) per salvare i suoi figli, Marcus e Regan; con il parto di Evelyn e con la scoperta del punto debole della razza aliena che ha quasi completamente sterminato il genere umano: se il loro formidabile udito gli permette di braccare e scovare con estrema facilità le proprie perde, al punto da costringere i pochi sopravvissuti ad una vita in completo silenzio, è anche ciò che li rende così sensibili ad un particolare tipo di rumore e frequenza, quella prodotta dall'apparecchio per l'udito di Regan. È con la scoperta della loro mortalità che si apre questo secondo capitolo della storia, esattamente da dove si era chiuso quello precedente.
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A Quiet Place 2: una sequenza del film
Evelyn, Marcus, Regan insieme al neonato appena arrivato in famiglia (fonte di per sé di enorme pericolo, i cui pianti vengono tenuti a bada con l'utilizzo di una bombola ad ossigeno), sono costretti ad abbandonare la sicurezza, ormai compromessa, della propria casa e avventurarsi nel mondo esterno. Il primo ad accoglierli è qualcuno che arriva dal loro passato, l'amico Emmett (Cillian Murphy) che avevamo incontrato nella scena di apertura e che ora, distrutto per la perdita della propria famiglia e amareggiato per non essere riuscito a fare di più, è riluttante ad aiutarli, preoccupato che la loro presenza possa distruggere il precario equilibrio che si è faticosamente costruito. La sua vita, volente o nolente, verrà però molto presto sconvolta: dopo aver scoperto un messaggio in codice via radio che potrebbe condurli ad una comunità sopravvissuta all'invasione (a cui diviene quindi necessario insegnare come uccidere gli alieni), la piccola Regan decide di partire da sola con lo scopo di fare quanto possibile per salvare il genere umano. Convinto a seguirla da Evelyn, che resterà indietro insieme a Marcus (gravemente ferito) e al neonato, Emmett intraprenderà una viaggio pieno di pericoli che si rivelerà per lui un inaspettato percorso di redenzione.
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A Quiet Place 2: una scena del film
La storia si sdoppia
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A Quiet Place 2: Emily Blunt, Noah Jupe, Millicent Simmonds in una scena del film
Ed è proprio con il dividersi del gruppo che la trama di A Quiet Place 2 trova la sua prima grande differenza con il suo predecessore. Se nel primo film il nucleo familiare - seppur con delle frazioni al suo interno - restava unito nel combattere le minacce che mettevano a repentaglio la sicurezza della loro casa, qui non solo sono costretti a scontrarsi con il mondo esterno ma soprattutto a dividersi. Tutto questo, inoltre, cercando a fatica di elaborare il lutto per la perdita di Lee. È nel rapporto che si crea tra Emmett e Regan che si esprime in modo più evidente la necessità di fare i conti con il dolore per la perdita: da una parte la bambina che cerca di aiutare l'umanità con le sue sole forze, portando avanti l'eredità di suo padre (perché è quello che "lui" avrebbe fatto), dall'altra l'uomo disincantato e amareggiato che cerca di rimediare agli errori del passato, e aiutando Regan è un po' come se salvasse i figli che ha perso.
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A Quiet Place 2: Millicent Simmonds in una scena del film
Il rapporto tra genitori e figli è anche al centro della seconda storyline che seguiamo, quella che vede come protagonisti Evelyn e Marcus: il momento di passaggio tra infanzia ed età adulta, ma anche l'impatto di quanto detto e fatto dai genitori sulla formazione e sul carattere di un figlio, sono solo alcuni degli spunti che permeano la porzione di storia dedicata a loro. I nuovi nuclei formati da Emmett e Regan e da Evelyn e Marcus si ritrovano a portare a termine percorsi separati ma speculari (come sarà particolarmente evidente soprattutto nel finale), in un arco narrativo che sottolinea la forza - anche a distanza - dei legami familiari e dell'amore che lega i genitori ai propri figli.
Una corsa adrenalinica per la sopravvivenza
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A Quiet Place 2: Millicent Simmonds durante una scena del film
Come anticipato A Quiet Place 2 è capace di mantenere altissima la tensione dai primi minuti fino alla sequenza conclusiva. La prima scena, quella che ci riporta indietro al "giorno 1", imposta il tono che verrà mantenuto per tutto il resto della pellicola, trascinando letteralmente lo spettatore in una corsa senza fiato per la sopravvivenza. Il film non lesina nei jump scares, che risultano comunque convincenti e mai utilizzati esclusivamente per far sobbalzare chi guarda sulla propria poltrona (cosa che accadrà spesso, non dubitate).
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A Quiet Place 2: Cillian Murphy in una scena del film
A far funzionare alla perfezione quest'adrenalico viaggio post-apocalittico ci pensano i suoi protagonisti che, come nel primo film, sono assolutamente credibili nei diversi ruoli che interpretano: Emily Blunt è splendida nella parte di una madre che con ferocia protegge i suoi figli, e Cillian Murphy è capace di trasmettere il grande conflitto interiore vissuto da Emmett e a rendere - seppur in poco tempo - molto convincente il suo cambiamento. Detto questo, però, anche in questo secondo capitolo della storia menzione d'onore va fatta ai suoi giovani interpreti, Noah Jupe e, soprattutto, Millicent Simmonds, che porta sullo schermo un personaggio forte e vulnerabile al tempo stesso: è Regan ad averci catturato maggiormente, con il suo bisogno di cambiare le cose e di rendere onore alla memoria di suo padre che forse la porterà a salvare il mondo.
Un terzo capitolo in arrivo?
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A Quiet Place 2: Emily Blunt in una scena del film
La domanda sorge quindi spontanea: ci sarà un A Quiet Place 3? Visto il finale di questo secondo film ci sembra quasi scontata una risposta affermativa (anche per se per il momento è stato realizzato solo uno spin-off prequel A Quiet Place Day 1), e noi non vediamo davvero l'ora di proseguire quest'avventura. Il finale, però, è forse la parte più debole della pellicola di Krasinski: il fatto che ci si proietti così tanto verso un terzo capitolo, ma anche la scelta di ripetere quanto già fatto nel primo A Quiet Place, ci fa sembrare il tutto come leggermente affrettato, e un po' spogliato di quell'enorme carica emotiva con cui si era chiuso il precedente. A nostro parere, come abbiamo già più volte sottolineato, questo secondo film della "saga" è comunque il sequel perfetto e ci lascia, tanto come il primo, con la voglia di scoprire che altro John Krasinski regista ci potrà regalare.
Conclusioni
In conclusione A Quiet Place 2 si tratta di un ottimo sequel del film di Krasinski (qui ancora alla regia e alla sceneggiatura) oramai diventato cult del genere. Una corsa adrenalinica di 97 minuti che vi farà sobbalzare più volte sulla poltrona ma che trova anche spazio per un buon approfondimento dei personaggi. Estremamente convincenti le interpretazioni di vecchi e nuovi membri del cast.
👍🏻
Questo secondo capitolo ripropone dinamiche e tematiche del primo film in maniera convincente, ma trova comunque una sua originalità.
La tensione sempre altissima che colpisce e trascina lo spettatore.
Ottime le interpretazioni, sia dei membri adulti del cast sia dei più giovani.
👎🏻
Il finale non ha la stessa carica emotiva di quello del film precedente.
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eventinews24 · 1 year
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SUNSHINE (STEFANIA SECCI) SUL RED CARPET DEL LOCARNO FILM FESTIVAL
sunshine locarno Sunshine (al secolo Stefania Secci) ha sfilato, in tutto il suo splendore, sul red carpet della 76esima edizione del Locarno Film Festival (in programma fino al 12 agosto) «Essere lì, ad un festival così prestigioso, è per me una grande emozione, anche perché amo da sempre il mondo del cinema. Inoltre parteciperò alle proiezioni dei film e avrò modo di intervistare qualche…
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flameheart28 · 1 year
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Amo da morire andare al cinema, è il mio posto sicuro.
Molto spesso vado da sola perché lo considero come un momento restauro di mental healt.
Soprattutto quando proiettano i filma Marvel, che sono un mix di sorrisi ed emozione.
Te invece? 🎬🍿
Bella mossa andarci da sola, sul serio è un esperienza che ho provato qualche volta e non è per niente male. Lo consiglio invece di portare qualcuno che se ne fotte del film e finirà per farsi i cazzi suoi sul telefono con luminosità sparata a 1000 rompendo i coglioni a tutti.
Anche io amo andare al cinema, ci vado più o meno 20 volte l'anno a seconda della roba che esce e vorrei andarci anche più volte, ma a volte la persona sbagliata in sala può seriamente urtarti il neurone come direbbe Bruno barbieri.
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di Generoso Verrusio   Classe 1953, giornalista di razza coriacea. Per lui parlano articoli, servizi e inchieste sui temi più caldi della storia italiana. Il mestieraccio ha avuto digressioni e slittamenti verso cinema e scrittura (sempre con pellicole e libri che hanno messo al centro la vivisezione dei fatti). La giuria tecnica del Premio Estense ha premiato Andrea Purgatori per il suo particolare stile nel fare informazione. Una telefonata di Alessandra Sardoni lo scorso 22 giugno e la notizia del conferimento del “Gianni Granzotto” è ufficiale. Qual è stata la sua prima reazione? "Emozione. E una domanda a me stesso: me lo merito? Me la faccio ogni volta che ricevo un riconoscimento, non importa quanto prestigioso. Penso sempre che ci sia qualcuno che ha fatto più di me, meglio di me e anche che io stesso avrei potuto essere più attento, profondo, completo. Non è questione di modestia ma di realismo. Ho avuto la fortuna di lavorare a fianco di colleghi davvero grandi, ho sempre cercato di rubare i segreti del loro modo di lavorare, di scrivere raccontando o di farlo con le immagini e le parole. Certe volte ci sono riuscito, altre onestamente no. Tuttavia, questa insoddisfazione di fondo credo sia necessaria ad avere costantemente uno sguardo critico su questa professione. Quindi, sul mio modo di svolgerla".
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