#diritto all’acqua
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Il 15 aprile il Consiglio Comunale di Alessandria voterà sull’adesione alla società pubblica Acqua Pubblica Alessandrina. Le associazioni chiedono coerenza con il referendum del 2011. Scopri di più su Alessandria today.
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Climate litigation

Le climate litigation sono azioni legali avviate con lo scopo di imporre a governi o aziende il rispetto di determinati standard in materia di limitazione del riscaldamento globale.
Gli impatti universalmente riconosciuti del cambiamento climatico interessano alcuni dei diritti fondamentali come il diritto alla vita, al cibo, all’acqua, ai servizi igienici e alla salute.
La potenza di un’azione legale sta nel fatto che una sentenza favorevole può creare giurisprudenza e quindi modificare le regole del gioco per tutti.
Nei Paesi Bassi c'è un precedente importante, da questo punto di vista: è il cosiddetto caso “Urgenda”, mosso da una fondazione ambientalista e da 900 cittadini e cittadine contro lo Stato, colpevole di non aver risposto ai suoi obblighi previsti dall’Accordo di Parigi e quindi di non essersi impegnato per prevenire la crisi climatica. Il tribunale ha tenuto conto della normativa sui diritti umani e ha condannato lo Stato a rivedere la sua strategia climatica. Nel dicembre 2019, la sentenza è passata in giudicato, e costituisce ormai la pietra angolare della giurisprudenza del Paese in materia climatica.
Ad oggi sono state intentate ben 2276 cause climatiche contro governi e società private. Una di queste cause è portata avanti dall’associazione recommon.org (https://www.recommon.org/la-giusta-causa/) contro una delle aziende più inquinanti al mondo: l’italiana ENI
#sostenibilità#ambiente#cambiamenti climatici#crisi climatica#eni#recommon#climate litigation#riscaldamento globale#terra
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Angelina Jolie: 'Cessate il fuoco, le vite valgono tutte uguali'
“Quanto accaduto in Israele è un atto di terrore. Ma non può giustificare le vite di innocenti perse nei bombardamenti sulla popolazione civile di Gaza che non ha un posto dove andare, non ha accesso al cibo e all’acqua, nessuna possibilità di evacuare e non ha neanche il diritto di base di attraversare il confine e cercare rifugio”. Lo afferma Angelina Jolie nelle sue vesti di inviata speciale…
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DRAGHI “PRIVATIZZA” L’ACQUA CONTRO IL VOLERE POPOLARE Al referendum del 12 e 13 giugno 2011, 26 milioni di cittadini italiani sancirono che sull’acqua non si sarebbe potuto più fare profitto. E con quel “Sì” tracciato sulla scheda -si trattava del secondo di quattro quesiti su servizio idrico, nucleare e legittimo impedimento- decisero di abrogare (parzialmente) una norma relativa alla tariffa dell’acqua che prevedeva l’“adeguata remunerazione del capitale investito”. Il referendum sull'acqua passò con il 96% dei consensi, una decisione quasi unanime dei cittadini, adesso il governo Draghi affossa definitivamente quella decisione popolare e lo fa inserendolo nel ddl concorrenza. Nei precedenti 10 anni, i vari governi e chi voleva lucrare sul servizio idrico, hanno tentato continuamente di boicottare l'esito di questo referendum, spesso riuscendoci, ma adesso con questa nuova decisione, il volere popolare sarà definitivamente cancellato a favore delle speculazioni degli industriali che vorranno fare profitto anche su un bene di importanza vitale come l'acqua. Togliere il passaggio “adeguata remunerazione del capitale investito” dal referendum, comportava niente più margini, finanza speculativa o business, semmai un servizio efficiente a fronte di investimenti sulla rete tangibili, ad esempio per ridurre le perdite. In forza del fatto che “il diritto all’acqua potabile e sicura ed ai servizi igienici” -come sancito dalla risoluzione delle Nazioni Unite del 26 luglio 2010- è “un diritto umano essenziale al pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani”. L'acqua quindi non sarà più un bene pubblico e primario per il popolo ma diverrà un altro settore qualsiasi su cui Confindustria e i grandi industriali anche multinazionali potranno iniziare a lucrare come e quanto vorranno, andando a peggiorare il servizio e aumentando i costi al cittadino, il tutto, in nome del profitto. Partito Comunista
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L’acqua quotata in Borsa
Se il terremoto che ieri sera è entrato di prepotenza nei nostri pensieri non ha fatto danni e dunque l’abbiamo già archiviato tra le cose pazze di questo horribilis 2020, non così sarà per la notizia che giunge dalle Nazioni Unite. La notizia è che l’acqua, come una qualsiasi altra merce, verrà scambiata nel mercato dei “futures” della Borsa di Wall Street. Una merce come tutte le altre, con un valore e di conseguenza quando diventerà un bene scarso, con un suo prezzo. E ci sarà chi potrà comperarla e berla e chi no, condannandosi alla morte perché è evidente che senza acqua non c’è vita.
L’acqua è un bene essenziale per tutti gli esseri viventi e per la salute pubblica, è un bene pubblico da mettere a disposizione di tutti, e come tale non può essere trattato come un qualsiasi altro articolo commerciale, come fosse oro, petrolio o altra merce quotata in Borsa. Così hanno cominciato a dire, come in una litania, le associazioni per la difesa dell’acqua bene comune.
In Lomellina basta aprire il rubinetto e vedere il liquido blù sorgere e diffondersi senza paura e senza occhiate di scarsità. Non è così ovunque, perché questa risorsa fondamentale è già minacciata dall’incremento demografico, dal crescente consumo ed inquinamento dell’agricoltura su larga scala e della grande industria, in particolare quella mineraria, per di più a fronte di una emergenza climatica e sanitaria.
La cosa terribile, il vero terremoto che procurerà danni inestimabile alla nostra visione etica del mondo è che oggi a sua quotazione in Borsa come merce, apre alla speculazione dei grandi capitali e alla emarginazione di territori, popolazioni, piccoli agricoltori e piccole imprese. Un fatto vergognoso che rappresenta una vera propria minaccia ai diritti umani fondamentali. Un operazione speculativa che rischia di rendere vana nei fatti, la fondamentale risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU del 2010 sul diritto universale all’acqua.
Insomma il mondo fa sempre più scintille. Va in direzione contraria ed ostinata rispetto a ciò che avrebbe senso fare. Il nemico è l’emergenza climatica, il nemico è l’accaparramento delle risorse, il nemico è il potere che genere ingiustizia e guerra. Ecco le uniche vere battaglie su cui fare fronte comune per ripristinare un pianeta che è di tutti e non può essere solo di chi ha i mezzi finanziari e tecnologici per appropriarsene.
Altrimenti, tra pochi lustri, ci saranno pochi eletti che vivranno con ogni agio in cittadelle ristrette ed armate sino a i denti e fuori la barbarie di chi si batte per sopravvivere. Insomma un mondo terribile degno di un film di fantascienza, il cui regista deve ad ogni costo essere messo in gattabuia. Prima che lo realizzi dal vero.
Adriano Arlenghi
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Resoconto Giorno 128
Appena mi sono messa a letto sono crollata ieri. Zero incubi.
Ho sognato di assistere dal vivo alla puntata di xFactor con ospiti Lorenzo Fragola e Charlize Theron che suonava moltissimi strumenti e cantava angelicamente. Mi sono poi svegliata alle sette e dopo essermi riaddormentata ho fatto un altro sogno. Camminavo per strada con mia mamma, mia zia e mia sorella e dicevo a mia zia “la gente litiga con me e io neanche lo so” riferendomi alle cattive occhiate che mi lanciano ultimamente.
Ho dormito un sacco. Mi sono svegliata in continuazione in mattinata perché papà stava aggiustando delle cose in bagno e lo sentivo lavorare. Mi sono alzata in definitiva alle undici, colazione leggera e ho sistemato casa. Ho aiutato papà a cambiare dei tubi sotto al lavabo della cucina. Non ho fatto molto, mi ha chiamata per farmi vedere, per farsi passare gli oggetti e aprire i rubinetti. Sa che da curiosa mi piace vedere e fare queste cose, anche per imparare a far le cose da sola. A pranzo zero sgarri. Nel pomeriggio babbo ha riposato a letto mentre io ho visto un sacco di ricette in tv. Voglio diventare bravissima in cucina. Dopo essermi lavata sono andata da mamma con papà. Lola ci ha riempiti di bacetti. Mi sono messa sul divano a guardare la tv con mamma e papà che faceva le carezze a Lola seduta su di lui. Intanto abbiamo anche ordinato i panini e alle otto siamo tornati a casa. Alle nove meno qualcosa abbiamo cenato. Il driver che mi ha consegnato i panini è stato gentilissimo e gli ho lasciato cinque stelle nella recensione. I panini erano buonissimi, ho fatto un’eccezione e ho bevuto anche la Coca-Cola. Nel periodo in cui vivevo con mio nonno la bevevo tantissimo sostituendola quasi all’acqua. Nonno ne faceva sempre prendere una per averla sempre ai pasti e mi ci riempiva i bicchieri. Il sapore mi piaceva così tanto, ne bevevo davvero troppa che quasi la sensazione di gonfiore non la sentivo più dopo averla bevuta. Beh, quella no, la i continui crampi alla pancia si. Ho dovuto smettere di berla per la salute e da allora la bevo poche volte l’anno. Non riesco più a berla, quel che mi tenta ora è l’odore, ma appena la bevo mi sento sopraffatta.
Io e papà abbiamo deciso di vedere Il diritto di opporsi, un dramma giustiziato basato su una storia vera uscito in Italia 2020. Bellissimo.
Il diritto di opporsi: Bryan Stevenson è un giovane afroamericano laureato in legge ad Harvard. Potrebbe fare carriera nel Nord degli Stati Uniti e invece sceglie di lavorare, in gran parte pro bono, per difendere i condannati a morte in Alabama, molti dei quali non hanno beneficiato di un regolare processo: e quasi tutti sono neri come lui. Fra questi c'è Walter McMillian, nel braccio della morte per l'omicidio di una 18enne bianca: un delitto al quale è completamente estraneo. "Basta guardarlo in faccia" è infatti la motivazione data dalle autorità dell'Alabama per incarcerare un innocente. L'avvocato Bryan Stevenson è il fondatore dell'organizzazione no-profit, Equal Justice Initiative, e nella sua lunga carriera ha assistito decine di persone in galera in attesa dell'esecuzione della condanna a morte. Il responsabile della morte di Ronda Morrison non è mai stato scoperto.
02 Gennaio
#diario#resoconto#giornata#gennaio#2021#il diritto di opporsi#film#diritti civili#dramma#drammatico#giustizia#razzismo#charlize theron#lorenzo fragola
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"Come sempre la lettura di Stefano Mancuso è appassionante. Questa volta questo scienziato, che dirige il laboratorio internazionale di Neurobiologia Vegetale dell'Universita di Firennze, ci propone la Prima Carta dei Diritti dei Viventi scritta dalle piante." (Loredana Perseo) ------------ "In nome della mia ormai pluridecennale consuetudine con le piante, ho immaginato che queste care compagne di viaggio, come genitori premurosi, dopo averci reso possibile vivere, vengano a soccorrerci osservando la nostra incapacità a garantirci la sopravvivenza. Come? Suggerendoci una vera e propria costituzione su cui costruire il nostro futuro di esseri rispettosi della Terra e degli altri esseri viventi. Sono otto gli articoli della costituzione della Nazione delle Piante, come otto sono i fondamentali pilastri su cui si regge la vita delle piante, e dunque la vita degli esseri viventi tutti." (Stefano Mancuso) art.01 La Terra è la casa comune della vita. La sovranità appartiene ad ogni essere vivente art.02 La Nazione delle Piante riconosce e garantisce i diritti inviolabili delle comunità naturali come società basate sulle relazioni fra gli organismi che le compongono art.03 La Nazione delle Piante non riconosce le gerarchie animali, fondate su centri di comando e funzioni concentrate, e favorisce democrazie vegetali diffuse e decentralizzate art.04 La Nazione delle Piante rispetta universalmente i diritti dei viventi attuali e di quelli delle prossime generazioni art.05 La Nazione delle Piante garantisce il diritto all’acqua, al suolo e all’atmosfera puliti art.06 Il consumo di qualsiasi risorsa non ricostituibile per le generazioni future dei viventi è vietato art.07 La Nazione delle Piante non ha confini. Ogni essere vivente è libero di transitarvi, trasferirsi, vivervi senza alcuna limitazione art.08 La Nazione delle Piante riconosce e favorisce il mutuo appoggio fra le comunità naturali di esseri viventi come strumento di convivenza e di progresso. https://www.instagram.com/p/B_b9RTIqKlW/?igshid=1jfcuuyyo7cn7
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Sono esterrefatto. Ho appena sentito Alessandro Melis, il curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Architettura di Venezia, sostenere in un evento formativo sui nuovi ‘architetti postpandemici’, che “la città informale è un risultato dell’exaptation”, cioè il cosiddetto preadattamento introdotto dal biologo statunitense Stephen Jay Gould. Fermi tutti. La gente che vive nelle urbanizzazioni della povertà, che non sono città a differenza di quanto dicano le statistiche mainstream quando parlano di dove vive la maggior parte della popolazione mondiale, dicevo, la gente che vive nelle urbanizzazioni della povertà, non ha il diritto alla città che abbiamo noi. Non parlo di piazze e aperitivi, parlo di accessibilità ai sistemi di mobilità delle persone, delle informazioni, dei beni e dell’energia (di cui parlava la buonanima di François Ascher). E parlo di accessibilità all’acqua, inclusa quella potabile, e di accessibilità alla depurazione delle acque reflue. Ma forse non ci rendiamo conto di cosa significhi vivere in quei luoghi! Come si può ammettere che venga banalizzata una simile ingiustizia sociale, dicendo in modo improvvido che la città informale può essere intesa come “un sistema di sopravvivenza che è alternativo al sistema che conduce all’autodistruzione che è la città ordinata”? Ma perché non facciamo dei discorsi seri e rigorosi, e non meramente citazionistici che poi ci portano a dire sciocchezze? Non possiamo estetizzare tutto

#luoghicomuni#commonplaces#lugarescomuns#italia#italy#itália#cartolina#postcard#postal#paesaggio#landscape#paisagem#architettura#architecture#arquitectura#urbanistica#urbanism#urbanismo
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CARTA DEI DIRITTI DELLE PIANTE art.01 La Terra è la casa comune della vita. La sovranità appartiene ad ogni essere vivente art.02 La Nazione delle Piante riconosce e garantisce i diritti inviolabili delle comunità naturali come società basate sulle relazioni fra gli organismi che le compongono art.03 La Nazione delle Piante non riconosce le gerarchie animali, fondate su centri di comando e funzioni concentrate, e favorisce democrazie vegetali diffuse e decentralizzate art.04 La Nazione delle Piante rispetta universalmente i diritti dei viventi attuali e di quelli delle prossime generazioni art.05 La Nazione delle Piante garantisce il diritto all’acqua, al suolo e all’atmosfera puliti art.06 Il consumo di qualsiasi risorsa non ricostituibile per le generazioni future dei viventi è vietato art.07 La Nazione delle Piante non ha confini. Ogni essere vivente è libero di transitarvi, trasferirsi, vivervi senza alcuna limitazione art.08 La Nazione delle Piante riconosce e favorisce il mutuo appoggio fra le comunità naturali di esseri viventi come strumento di convivenza e di progresso” Stefano Mancuso - La Nazione delle Piante
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Raggiunto l’obiettivo del progetto “Un Pozzo per l’Africa”. Grazie a tutti i soci, i sostenitori ed i donatori dell’Associazione Il Sorriso Aps.
Abbiamo realizzato i primi due pozzi d’acqua nella Regione di Bolgatanga nello stato africano del Ghana. I pozzi soddisfano le esigenze idriche-sanitarie di due comunità composte da ca. 800 persone tra uomini, donne e bambini (in cui sono anche presenti persone con disabilità diverse). È Natale: dona ora e garantisci il diritto universale all’acqua.
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Alessandria: la Lega ferma l’assunzione da 200mila euro in Amag Reti Idriche e critica lo stop sul tema dell’acqua pubblica
Il gruppo consiliare denuncia lo stallo del Consiglio comunale sull’adesione al Consorzio Acqua Pubblica Alessandrina e rivendica un importante risultato di trasparenza Il gruppo consiliare della Lega ad Alessandria interviene con forza su due fronti: da una parte, rivendica con soddisfazione l’annullamento della delibera per l’assunzione di un direttore generale in Amag Reti Idriche, dal costo…
#Abonante Sindaco#acqua pubblica Alessandria#Alessandria today#Amag Alessandria#AMAG Reti Idriche#Assemblea Soci Amag#assunzione dirigente Amag#battaglia per la trasparenza#collegio sindacale Amag#comune di Alessandria#Consiglio comunale Alessandria#Consorzio Acqua Pubblica Alessandrina#cronaca politica#Cuttica#dimissioni Laguzzi#diritto all’acqua#emendamento acqua pubblica#finanziamenti PNRR#Fondi Europei#Gestione Acqua#gestione risorse pubbliche#Google News#Gruppo Lega#italianewsmedia.com#Laguzzi assessore#Lava#Lega Alessandria#Lumiera#minoranza consiliare#Mozione di sfiducia
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Dal vino all'acqua. Il Natale solidale de Le Morette
Dal vino all’acqua. Il Natale solidale de Le Morette
La limited edition del Lugana Doc Mandolara sostiene il progetto Diritto all’acqua in Etiopia del Gruppo Missioni Africa. A realizzare l’etichetta l’artista vicentino Giakomo In vista del prossimo Natale Le Morette sostiene il progetto Diritto all’acqua in Etiopia di GMA – Gruppo Missioni Africa. Per quest’occasione il Lugana Doc Mandolara veste una nuova etichetta in edizione limitata,…

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VALORIZZAZIONE DELLE FONTANINE CITTADINE NEL TERRITORIO DI GALLIPOLI
VALORIZZAZIONE DELLE FONTANINE CITTADINE NEL TERRITORIO DI GALLIPOLI
GALLIPOLI – Le nove fontanine di Acquedotto Pugliese, dislocate nel territorio gallipolino, saranno rigenerate e valorizzate: è questo il nuovo progetto messo in atto dall’Amministrazione Comunale con lo scopo di valorizzare uno dei simboli della città, di promuovere comportamenti sostenibili, la cultura del risparmio idrico ed il diritto universale all’acqua pubblica. Nell’immaginario…

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Pfas in Veneto, la denuncia dell’Onu: violati i diritti alla salute e all’informazione Più di un mese fa, all’Istituto Sturzo di Roma, si è svolta la Conferenza Stampa della visita degli inviati dell’Alto Commissariato Onu in Italia, per alcuni approfondimenti sulla contaminazione da Pfas in Veneto, stimato come “il più grande inquinamento ambientale d’Europa”. Nella relazione finale, Marcos Orellana ... ha sottolineato l’omissione di informazioni cruciali per la salute da parte delle autorità regionali del Veneto”. “Sono seriamente preoccupato dall’entità dell’inquinamento da Pfas in alcune aree della regione Veneto” spiega Orellana. Poi continua: “Più di 300 mila persone nella regione sono state colpite dalla contaminazione dell’acqua da Pfas, compresa l’acqua potabile. I residenti della zona hanno sofferto gravi problemi di salute, come infertilità, aborti e diverse forme di tumori, tra gli altri”. ... Secondo quest’ultima, l’esposizione a determinati livelli di Pfas può portare a: 1) Effetti sulla riproduzione come diminuzione della fertilità o aumento della pressione sanguigna nelle donne in gravidanza; 2) Effetti o ritardi sullo sviluppo nei bambini, inclusi basso peso alla nascita, pubertà accelerata, variazioni ossee o cambiamenti comportamentali; 3) Aumento del rischio di alcuni tipi di cancro, inclusi i tumori della prostata, dei reni e dei testicoli; 4) Ridotta capacità del sistema immunitario del corpo di combattere le infezioni, inclusa una ridotta risposta vaccinale; 5) Interferenza con gli ormoni naturali del corpo; 6) Aumento dei livelli di colesterolo e/o rischio di obesità. Perché i cittadini veneti non sono stati avvertiti dei rischi per la loro salute? Ovviamente la Miteni ha le più gravi responsabilità e 15 manager sono già stati rinviati a giudizio, ma che ruolo hanno giocato invece le autorità locali? Nel 2013, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) ha informato le autorità della regione Veneto della presenza degli inquinanti Pfas. Le autorità regionali hanno intrapreso una serie di azioni come l’installazione di filtri a carbone per purificare l’acqua potabile nelle aree più inquinate, la segnalazione del caso alla procura, la revisione delle autorizzazioni sui limiti di scarico dei Pfas delle aziende che li usano, oltre a opere pubbliche per portare acqua non inquinata nelle zone colpite. “Tuttavia le stesse autorità non hanno informato i residenti delle aree contaminate sull’inquinamento da Pfas e sui rischi per la salute della popolazione”. Secondo una portavoce del gruppo Mamme No Pfas, oltre ai diritti alla salute, all’acqua potabile e a una alimentazione sana, è stato violato il diritto all’informazione: “Non abbiamo potuto scegliere se bere o no l’acqua inquinata, almeno dal 2013 al 2017, perché l’acqua che ci arrivava in casa era considerata potabile. Nessuno ci aveva avvertito che conteneva Pfas”. Come elucidato nei documenti d’indagine del procedimento penale Pfas, sia la provincia di Vicenza che l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione Ambientale del Veneto (Arpav) avrebbero potuto far emergere informazioni sull’inquinamento già molti anni prima, ma “sapevano e tacevano”. Non solo, è stato proprio un decreto regionale del 2014 (con rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale) ad aver permesso alla Miteni di produrre un nuovo contaminante usato in sostituzione del Pfoa, chiamato GenX, sversato poi per anni in ambiente, mentre un’omissione del 2005 da parte dell’Ufficio della Regione Veneto del Genio Civile di Vicenza ha permesso alla Miteni di realizzare una barriera idraulica per il trattamento ambientale di acque inquinate senza nessun effettivo controllo da parte dell’Arpav. Già nel 2009, un documento dell’Agenzia di Protezione Ambientale degli Stati Uniti avvertiva: “I Pfc a catena lunga sono un problema per la salute dei bambini. Le esposizioni dei bambini sono maggiori rispetto agli adulti a causa dell’aumento dell’assunzione di cibo, acqua e aria per chilo di peso corporeo, nonché delle vie di esposizione specifiche del bambino come il consumo di latte materno”. Come sottolineato dai medici Isde, la Regione Veneto non ha avviato nessuna seria indagine epidemiologica per analizzare gli effetti dell’esposizione Pfas sulla salute. Inoltre, le analisi sul rischio di contaminazione alimentare promosse dalla Regione Veneto sono state parziali, datate e tenute nascoste alla popolazione fino al pronunciamento 2021 del Tar. Cosa aspettano i veneti a far valere i loro diritti alla salute, acqua, alimentazione e informazione sui rischi generati dai Pfas? Roberto De Vogli, Professore, Università di Padova
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Ucraina: l'allarme di Save the Children sui bambini

Almeno il 16% dei bambini uccisi in Ucraina da quando è iniziata l’escalation del conflitto sei mesi fa aveva meno di cinque anni, sottolinea Save the Children, l’Organizzazione internazionale da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini in pericolo e per garantire loro un futuro. Tra il 24 febbraio e il 10 agosto almeno 942 bambini sono stati uccisi o feriti in Ucraina - una media di cinque bambini al giorno - con 356 bambini che hanno perso la vita e 586 feriti. L'allarme di Save the Children: i dati Secondo l’ONU, il numero totale delle vittime è probabilmente molto più alto di quello attualmente accertato e non si conosce l'età esatta di tutti i bambini coinvolti. La maggior parte delle vittime infantili accertate sono legate all'uso di armi esplosive in aree urbane popolate. A Kharkiv, una città prima piena vita, i bombardamenti incessanti hanno danneggiato più di 600 edifici nel primo mese di guerra, secondo i funzionari della città ucraina, compresi asili, scuole e strutture sanitarie. La fuga dei bambini colpiti dal conflitto in Ucraina In alcune zone del Paese i bambini stanno crescendo in prima linea in una guerra brutale che trasforma le aree urbane in campi di battaglia, causa morti e feriti gravi che vedranno la loro vita segnata per sempre, e distrugge le infrastrutture necessarie a garantire l'accesso a cibo e all’acqua indispensabili per vivere. Milioni di bambini ucraini sono fuggiti dalle loro case. Si stima che 3,1 milioni di bambini vivano come rifugiati nei Paesi vicini e 3 milioni circa siano sfollati all'interno dell'Ucraina. Le parole e le richieste di Save the Children "Anche se i bambini in Ucraina non hanno nulla a che fare con le cause della guerra, sono quelli più colpiti. Crescono al suono delle bombe e dei bombardamenti, alla vista delle loro case distrutte, delle scuole danneggiate e dei loro amici e familiari uccisi o feriti", ha dichiarato Sonia Khush, Direttrice di Save the Children in Ucraina. Anche se le città di tutto il Paese sono in prima linea in una guerra devastante, gli operatori di Save the Children stanno assistendo ad atti di speranza e resilienza in tutto il Paese. A Bucha, ad esempio, gravemente danneggiata dai bombardamenti dell'inizio dell'anno, la comunità si è riunita per ricostruire un parco giochi per bambini ormai distrutto. "I bambini hanno bisogno di qualcosa di più degli aiuti umanitari, hanno bisogno di speranza: speranza che questa guerra finisca, speranza di poter tornare a casa e speranza di un futuro luminoso. Senza un sostegno adeguato e un'immediata cessazione delle ostilità, l'Ucraina non solo diventerà un cimitero per un numero ancora maggiore di bambini, ma anche per le loro speranze e i loro sogni", ha aggiunto Sonia Khush. Save the Children chiede l'immediata cessazione delle ostilità come unico modo per proteggere i bambini dalla violenza e da altre violazioni dei loro diritti. L'Organizzazione condanna gli attacchi alla popolazione e alle infrastrutture civili, tra cui scuole e ospedali, e l'uso di missili balistici e altre armi esplosive che causano vittime tra i civili e violano il diritto umanitario internazionale. Cosa fa Save the Children in Ucraina per i bambini Save the Children opera in Ucraina dal 2014 fornendo aiuti umanitari ai bambini e alle loro famiglie, e sostiene ora le famiglie di rifugiati in tutta Europa aiutando i bambini ad accedere ai servizi di cui hanno bisogno. Con l'aiuto dei suoi partner locali, l’Organizzazione sta fornendo riparo, cibo, carburante, sostegno economico, supporto psicologico, kit per l’infanzia e l’igiene. È presente sul campo per distribuire kit essenziali alle famiglie colpite dal conflitto. Read the full article
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