#diritti degli animali
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Mostra “La tartaruga nell’Arte” a cura di Cecilia Prete: un percorso tra arte e simbolismo. Un’esposizione itinerante che celebra i cheloni attraverso 150 opere tematiche
Mercoledì 4 dicembre, presso la sala conferenze del Chiostro di Santa Maria di Castello ad Alessandria, sarà inaugurata la mostra “La Tartaruga nell’Arte”, curata dalla Prof.ssa Cecilia Prete e organizzata dal Circolo Culturale “I Marchesi del Monferrato”
Mercoledì 4 dicembre, presso la sala conferenze del Chiostro di Santa Maria di Castello ad Alessandria, sarà inaugurata la mostra “La Tartaruga nell’Arte”, curata dalla Prof.ssa Cecilia Prete e organizzata dal Circolo Culturale “I Marchesi del Monferrato”. Questa esposizione, giunta alla sua terza tappa, propone un viaggio artistico e simbolico dedicato alle tartarughe e alle testuggini,…
#Alessandria#Alessandria today#Arte e Cultura#Cecilia Prete#cheloni e arte#Chiostro di Santa Maria di Castello#Circolo Marchesi del Monferrato#CPIA 1 Maestro Manzi#Diritti degli animali#diritti dei migranti#esposizione itinerante#esposizioni artistiche#eventi ad Alessandria.#Fondazione Cetacea#Google News#Incontri culturali#italianewsmedia.com#Jonathan tartaruga#La tartaruga nell’arte#Laboratori didattici#Marengo Museum#mostre ad Alessandria#Parco del Po di Casale#patrimonio culturale#Pier Carlo Lava#simbolismo della tartaruga#sostenibilità ambientale#talk show culturali#tartaruga simbolo#tartarughe nell’arte
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CONTRO IL GOVERNO DEGLI ASINI, DEGLI INCOMPETENTI, DEGLI INADEGUATI, DEI GAFFEUR DI PROFESSIONE...
L'appello degli Scienziati, del mondo Accademico, della Ricerca scientifica Italiana, degli uomini più illustri in campo sanitario, che avvertono l'urgenza di lanciare l'allarme contro lo smantellamento del Sistema Sanitario Nazionale Italiano.
Prima che sia troppo tardi e non restino soltanto i cocci da raccogliere di ciò che fu l'orgoglio della Nazione italiana dal 1978 agli anni 2000.
Poi vennero i guastatori, vennero gli speculatori lombardi, i leghisti, gli Egoisti, i Berlusconi, gli interessi dei Formigoni di turno, a demolire il sistema Pubblico, per accordare favori e privilegi agli amichetti degli amichetti.
Alle speculazioni delle Cliniche Private che fanno profitti sulla pelle di chi si ammala.
Poi non accusiamo nessuno che non lo sapevamo cosa stesse tramando questo sciagurato Governo di Destra-Destra, che ci porterà a sbattere e a disgregare la coesione nazionale mettendo tutti contro tutti, gli enti locali contro il Governo centrale, grazie alle norme sulla Autonomia differenziata e alla proposta di Premierato forte preteso dalla burina della Garbatella: la caciottara Giorgia Meloni.
Sappiamolo fin d'ora, cosa stanno preparandoci questi picconatori della Repubblica Italiana.
NOI CI BATTEREMO STRENUAMENTE PER DIFENDERE IL SISTEMA UNIVERSALE CHE GARANTISCE CURE A OGNI CITTADINO, SENZA DISTINZIONE DI REDDITO, CENSO, AMICIZIE DI PARTE O LEGAMI CORPORATIVI.
LE CURE SANITARIE VANNO PRESTATE A PRESCINDERE DAL PORTAFOGLIO CHE HAI IN TASCA. È UN DIRITTO SACRO QUESTO. È IL DIRITTO ALLA VITA, ALL'ESISTENZA IN VITA PER TALUNE PERSONE IN DIFFICOLTA' GIA ORA DA PERSONE SANE.
Approfondimento su Repubblica di oggi 4 aprile 2024.
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#Sistema Sanitario Nazionale#Salute e Politica#il Governo che vuole cancellare i Diritti#LA FATTORIA DEGLI ANIMALI#Il potere degli ASINI
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COS' È LA DISTRAZIONE DI MASSA...
🔻Noam Chomsky, uno dei piu' importanti intellettuali oggi in Vita, ha elaborato la lista delle 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media.
Dedicate 5 minuti e non ve ne pentirete.
Non foss'altro per ampliare le proprie conoscenze.
1-La strategia della distrazione
L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza.
Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni.
Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare.
Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà.
O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
3- La strategia della gradualità.
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi.
E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.
4- La strategia del differire.
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura.
E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato.
Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato.
Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.
5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini.
La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale.
Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile.
Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno” (vedere “Armi silenziosi per guerre tranquille”).
6- Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione.
Sfruttate l'emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un'analisi razionale e, infine, il senso critico dell'individuo.
Inoltre, l'uso del registro emotivo permette aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti.
7- Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità.
Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù.
“La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori".
8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità.
Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti ...
9- Rafforzare l’auto-colpevolezza.
Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s'incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione.
E senza azione non c’è rivoluzione!
10- Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono.
Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti.
Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca.
Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Noam_Chomsky
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COS' È LA DISTRAZIONE DI MASSA.
Noam Chomsky, uno dei piu' importanti intellettuali oggi in Vita, ha elaborato la lista delle 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media.
1-La strategia della distrazione
L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza.
Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni.
Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare.
Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà.
O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
3- La strategia della gradualità.
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi.
E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.
4- La strategia del differire.
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura.
E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato.
Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato.
Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.
5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini.
La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale.
Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile.
Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno” (vedere “Armi silenziosi per guerre tranquille”).
6- Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione.
Sfruttate l'emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un'analisi razionale e, infine, il senso critico dell'individuo.
Inoltre, l'uso del registro emotivo permette aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti.
7- Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità.
Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù.
“La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori".
8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità.
Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti ...
9- Rafforzare l’auto-colpevolezza.
Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s'incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione.
E senza azione non c’è rivoluzione!
10- Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono.
Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti.
Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca.
Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.
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Questa era la situazione sul mio Linkedin fino a Martedì. In settimana si sono aggiunti altri 2 messaggi.
A me, senza nessuna esperienza concreta né competenza particolare.
Il motivo principale è che in questo paese mancano lavoratori a livelli estremi. In più, qui esistono (non) lavori che non esistono in nessuna parte del mondo.
Ditemi voi che lavoro è prenotare gli ascensori per i clienti di un centro commerciale oppure che lavoro è regolare il (non) traffico di un parcheggio di massimo 15/25 posti auto.
Invece il motivo del perché sono così richiesti posizioni IT ancora non me lo so spiegare bene, ma ho una teoria.
Partiamo da un presupposto: IT non significa "ingegnere" nel senso puro del termine, ma, banalmente, significa solo avere a che fare in qualche modo con i computer o con vari device. Non fai nè sai niente di più (al massimo poco più) dell'utente medio.
Per quanto riguarda la mia piccola esperienza in questo campo (sia in Italia che qui), IT ha significato solamente avere accessi da amministratore a qualche funzione (dato che sti sistemi aziendali sono tutti complicati) per aiutare i dipendenti a risolvere qualche problema all'account o alla stampante o altre cagate. Ora, in più, gestisco tipo il "magazzino" dei PC aziendali da fornire ai dipendenti quindi vanno resettati all'occorrenza.
Un lavoro stupido, letteralmente.
Eppure, io mi rendo sempre più conto che la grandissima parte dei lavori sono stupidi. Forse quello che lo rende leggermente meno stupido è solo il carico di "responsabilità", ma per il resto sono tutti lavori stupidi. Talmente stupidi che potrebbero farli chiunque. Ed è qui la chiave, perché se possono farli tutti vuol dire che siamo letteralmente pura manodopera. Ecco perché ne cercano a manetta. Non a caso, considero questo campo come la più bassa forma di manodopera del settore terziario: così come servono le persone che selezionano e impacchettano le mele negli scatoli, così servono persone che resettano i PC e li spediscono ai vari dipendenti. Non c'è ragionamento, non c'è cervello, ci sei solo tu che sposti e fai cose.
L'essere umano sprecato. Io che sento il mio essere senziente sprecato.
Eppure a tutti va bene così, va talmente bene che se la macchina minaccia il proprio lavoro automatizzato le persone pensano alla paura di perdere lo stipendio, piuttosto che alla possibilità di essere di nuovo essere umani. Ma non si può chiedere troppo a chi il cervello non lo vuole usare perché non gli è stato insegnato come si fa.
Nessun dubbio se in tutto il mondo stanno aumentando le partite IVA. I Tlon hanno scritto nel loro libro che il lavoro odierno è sperzonalizzante anche perché facciamo parte solo di un pezzo del processo produttivo e non vedendo il prodotto finito, non sentiamo il senso di soddisfazione in quello che stiamo facendo. Mettersi in proprio, almeno, ci rende partecipi del processo dall'inizio alla fine, così come accade con i lavori manuali, che, al contrario della società odierna, considero il lavoro tra i più belli in assoluto - se solo si riuscisse a guadagnarci adeguatamente.
I vegani si battono contro i diritti degli animali che vivono in condizioni terribili in stalla eppure io penso che i veri maiali siamo noi: chiusi nei vagoni dei treni tutte le mattine, stretti come fossimo carne pronta ad andare al macello. Anzi, in realtà lo siamo, carne pronta ad andare al macello. Siamo persino più stupidi dei maiali: perché se loro sono stati ingabbiati da noi esseri umani, noi siamo stati capaci di crearci la gabbia da soli e non riusciamo più ad uscirne.
Che razza di merda.
#Karl Marx#io ti invoco#perché nessuno ha mai fatto un cazzo quando hai svelato tutta la merda dell'era industriale? boh#pensieri notturni#lavoro#IT field#information technology#IT#pensieri#Tlon
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Allora, io già non condivido il fatto di avere un animale in casa: i gatti devono vivere con i gatti perché la loro vita è quella. Ma poi, perché devo privarlo della sua natura solo perché possa dargli tre, quattro carezze quando torno dal lavoro e mi fa piacere che ci sia Micio Miao che gira per casa? Giacché non voglio rotture, lo castro così sta buono! È di un’efferatezza micidiale questa cosa! Perché un gatto deve stare su un divano coi “cojoni tajati”? È una cosa che mi fa un male…! È come dire: «Voglio mia suocera a casa. Però le cucio la bocca, così non disturba». Vi rendete conto che un presunto atto d’amore parte dal tajo dei cojoni? Inibisco un’intera parte della sua vita. Il gatto, come il cane, non è che può vivere guardando la Champions, leggendo un libro o discutendo di filosofia. Il gatto oltre a mangiare, bere, dormire e riprodursi non fa molto altro. Se gli levi una di queste cose, gli hai mutilato un quarto dell’esistenza. È una crudeltà vestita d’amore. [...] Ormai è un animale del tutto snaturato. E pensare che c’è pure qualcuno che dice: «Preferisco gli animali alle persone». Certo che li preferisci, non c’è il contraddittorio! Non hai alcuna forma di dovere nei confronti degli animali, puoi anche fregartene. Un essere umano su di te accampa dei diritti. Un animale no: mangia, dorme e per lui c’hai sempre ragione, non è che può contraddirti. Non è che non voglio animali perché non mi piacciono. Al contrario! Io non voglio animali perché mi piacciono. E vorrei che anche i miei figli la pensassero così. Un animale deve essere libero. Verrà ammazzato da un cane? Finirà sotto una macchina? Andrà in campagna e piglierà le pulci e le malattie? Forse sì. Però avrà vissuto la sua vita. Qualcuno potrà dire: «Sono animali da compagnia: sai a un anziano quanto torna comodo?». È vero. Ma quella povera bestia non sta vivendo la sua vita. Il nostro è semplicemente un atto predatorio che tra gli invasati sconfina anche nel grottesco. Pensate ai cani con il cappotto! Dai. Allora perché non il canarino con il paracadute?
#paolo bonilis#citazioni#citazione#citazioni libri#citazione libro#frasi#libri#libri letti#riflessioni#pensieri#Perché parlavo da solo#perché parlavo da solo#biografia#autobiografia#attualità#narrativa contemporanea
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“ Le invenzioni e le scoperte portano benefici a tutti. Il progresso della scienza è una faccenda che riguarda tutto il mondo civile. Non ha una vera importanza il fatto che un uomo di scienza sia inglese, francese o tedesco. Le sue scoperte sono a disposizione di tutti e per trarne profitto non occorre niente di più dell'intelligenza. Il mondo dell'arte, della letteratura e del sapere, è internazionale; quel che vien fatto in un paese, non vien fatto per quel paese, ma per l'umanità. Se ci domandiamo che cosa eleva la umanità al disopra delle bestie, che cosa ci permette di considerare la razza umana più importante di qualsiasi specie di animali, scopriremo che non sono cose delle quali una nazione può avere la proprietà esclusiva, ma sono tutte cose che il mondo intero può spartirsi. Coloro che tengono a queste cose, coloro che desiderano vedere l'umanità feconda nel lavoro che soltanto gli uomini possono fare, non baderanno gran che ai confini nazionali e si cureranno ben poco di sapere a quale Stato un individuo deve fedeltà.
L'importanza della cooperazione internazionale al difuori del campo della politica mi è stata dimostrata dalla mia stessa esperienza. Fino a poco tempo fa ero occupato nell'insegnamento di una nuova scienza che pochi uomini al mondo erano in grado di insegnare. Il mio lavoro si basava soprattutto sull'opera di un tedesco e di un italiano. I miei allievi venivano da tutto il mondo civile : Francia, Germania, Austria, Russia, Grecia, Giappone, Cina, India e America. Nessuno di noi era cosciente di un senso di diversità nazionale. Ci sentivamo un avamposto della civiltà, occupati a costruire una strada nella foresta vergine dell'ignoto. Tutti collaboravano all'impresa comune e nell'interesse di questo lavoro le inimicizie politiche delle nazioni sembravano insignificanti, temporanee e futili. Ma non è soltanto nell'atmosfera piuttosto rarefatta di una scienza astrusa che la collaborazione internazionale è vitale per il progresso della civiltà. Tutti i problemi economici, la questione di garantire i diritti della mano d'opera, le speranze di libertà in patria e di umanità fuori, poggiano sulla creazione di una buona volontà internazionale. Finché odio, sospetto e paura, dominano i sentimenti degli uomini, non possiamo sperare di sfuggire alla tirannia della violenza e della forza bruta. Gli uomini devono imparare ad essere coscienti degli interessi comuni dell'umanità che sono identici, piuttosto che ai cosiddetti interessi dai quali le nazioni sono divise. Non è necessario, e neanche desiderabile, eliminare le differenze di educazione, di usi e di tradizioni tra le diverse nazioni. Queste differenze danno ad ogni singola nazione la possibilità di contribuire in modo distintivo alla somma totale della civiltà del mondo. “
Bertrand Russell, Le mie idee politiche. Una guida per orientarsi nelle ideologie politiche di tutti i tempi, traduzione di Adriana Pellegrini, Longanesi & C. (serie ocra, collana Pocket saggi n° 525), 1977; pp. 144-46.
[1ª Edizione originale: Political Ideals, New York: The Century Co., 1917; full text Here]
NOTA: nella prefazione l’autore puntualizza: «Questo libro è stato scritto nel 1917, ma pubblicato soltanto in America. Avrebbe dovuto essere una serie di conferenze, ma il ministero della Guerra lo impedì. Il primo capitolo doveva essere una conferenza da tenersi a Glasgow, presieduta da Robert Smillie, presidente della Federazione Minatori. Poco prima della data fissata per la conferenza il governo mi proibì l'ingresso in quelle che venivano chiamate « zone proibite », tra le quali era compresa Glasgow. Queste zone comprendevano tutto quanto si trovava vicino alla costa, e l'ordine era inteso contro le spie, per impedire che facessero segnalazioni ai sottomarini tedeschi. Il ministero della Guerra fu tanto cortese da dire che non mi sospettava di spionaggio a favore dei tedeschi; mi accusò soltanto di fomentare il disinteresse industriale, allo scopo di por fine alla guerra. Smillie annunciò che avrebbe tenuto la riunione di Glasgow nonostante la mia inevitabile assenza e infatti lesse la conferenza che avrei dovuto tenere io. Il pubblico rimase piuttosto sorpreso dalla differenza dal suo solito stile; ma alla fine, Smillie annunciò di aver letto la conferenza proibita. Il governo aveva troppo bisogno di carbone per agire contro di lui.»
#Bertrand Russell#Le mie idee politiche#libertà#nazionalismo#intellettuali del XX secolo#filosofia#scienza#progresso#libri#ricerca scientifica#saggi#scritti saggistici#letture#citazioni#comunità scientifica#intelligenza#cultura#umanità#leggere#libertà di pensiero#saggistica#politica#civiltà#educazione#cooperazione internazionale#insegnamento#filosofi del '900#Prima guerra mondiale#Adriana Pellegrini#internazionalismo
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Jurassic World 3: Il dominio: I dinosauri ci ridimensionano
"Li vuoi salvare perché hanno bisogno di noi o perché hai bisogno di assolvere te stessa?". È una frase che sentiamo dire da un personaggio minore, ed è rivolta a Claire, alias Bryce Dallas Howard, in una delle prime scene di Jurassic World: Il dominio, terzo capitolo della nuova trilogia iniziata da Jurassic World, e diretto da Colin Trevorrow. Claire, con un gruppo di animalisti, sta provando a liberare dei dinosauri che sono stati catturati da alcuni bracconieri e tenuti segregati in condizioni al limite della decenza. È da aspetti come questi che si nota come il mondo dei dinosauri, in questa nuova trilogia, sia visto sotto una luce diversa, lontana da quella dei film di Spielberg, nonostante il punto di partenza sia lo stesso. È questo, in fondo, uno degli aspetti più interessanti di un film che è comunque un grande intrattenimento. Il terzo capitolo inizia spiazzando e, dopo essere diventato quasi una spy-story e un action movie, torna nell'alveo dei predecessori, e, in fondo, non delude le attese.
A quattro anni da Isla Nublar…
Jurassic World - Il Dominio: due Velociraptor in una scena del trailer
Sono passati quattro anni dalla distruzione di Isla Nublar. I dinosauri sono arrivati sulla terraferma e ormai sono tra noi: vivono e cacciano insieme agli umani in tutto il mondo. L'umanità si chiede se, una volta riportate in vita queste specie estinte, debba proteggerle o lasciarle a se stesse. E se gli esseri umani abbiano diritto all'incolumità più di altre specie. Ancora una volta, però, l'essere umano sembra tirare fuori il peggio: i bracconieri sono a caccia di dinosauri per il mercato nero, e Owen Grady (Chris Pratt) e Claire Dearing (Bryce Dallas Howard) dovranno intervenire ancora una volta per sistemare le cose. Ma c'è una nuova minaccia che sembra mette in pericolo l'ordine e l'economia mondiale. E stavolta a intervenire ci saranno anche Ian Malcolm (Jeff Goldblum), Ellie Sattler (Laura Dern) e Alan Grant (Sam Neill). Sì, proprio i nostri vecchi amici del primo Jurassic Park…
La nuova trilogia ribalta il punto di vista
Jurassic World - Il Dominio: Chris Pratt in un primo piano in una scena del trailer
La grande idea alla base della trilogia di Jurassic World è proprio questa: i dinosauri sono trattati come animali, e non come mostri. E, come tali, sono delle specie da proteggere, degli esseri viventi con i loro diritti. È per questo che si battono i protagonisti della nuova saga, non solo per restare in vita e salvare il genere umano. La nuova trilogia allora, pur partendo dallo stesso punto della prima, con Jurassic World che era quasi un remake, oltre che un sequel, del primo Jurassic Park di Spielberg, è arrivata a una conclusione diversa, quasi a un ribaltamento. Non è un caso che il punto di vista ora è quello di Owen Grady: è un addestratore, un "uomo che sussurrava ai velociraptor", uno che i dinosauri li guarda da vicino, li tocca, li sente. Nella trilogia originale il punto di vista era quello dello scienziato, in qualche modo distante dai dinosauri, per lui oggetto di studio, ma non di empatia.
Jurassic World - Il Dominio: un'immagine del trailer
I dinosauri in mezzo a noi: inquietante, ma affascinante
Jurassic World - Il Dominio: il T-Rex in un Drive-In
Quella dei dinosauri in mezzo a noi è una prospettiva che è sì inquietante, ma allo stesso tempo è anche affascinante. Tolti gli animali più pericolosi, certo, è il sogno di ogni bambino che gioca con i dinosauri, con questi animali vissuti 65 milioni di anni fa che non ha mai potuto vedere dal vivo. Vedere i brachiosauri passare accanto ai camion di una segheria, con la neve che cade, è qualcosa di poetico. In fondo è questo che ci accade ogni volta che assistiamo a film di questo tipo: torniamo bambini. E la saga di Jurassic Park, da quando la lanciò un certo Steven Spielberg, ha formato centinaia di bambini e li ha fatti amare i dinosauri, e anche il cinema. Non è un caso che alcuni di quei bambini oggi fanno i paleontologi. E alcuni fanno i registi.
Un film che non ci si aspetta
Jurassic World: Il Dominio, Chris Pratt in motocicletta
Jurassic World: Il dominio è però un film che non ci si aspetta. Si gioca subito, con veloci news televisive e stralci di documentari, la carta degli aspetti paurosi, o spiacevoli, della convivenza tra umani e dinosauri, già diffusi nelle immagini di qualche mese fa. L'arrivo dei dinosauri nella nostra civiltà, tra l'altro, era stata una carta già giocata nel secondo film di Spielberg, Il mondo perduto: Jurassic park: ma quella dei dinosauri era una presenza estemporanea, e risolta in poco tempo. Qui è una presenza costante, è la nostra nuova vita, la "nuova normalità" per usare un termine in voga in questi anni. Giocata subito questa carta, il film passa ad altro. È qualcosa che ha a che fare con il Dna del cretaceo, con nuove creature, un'agricoltura geneticamente modificata. E la solita multinazionale scientifica…
Jurassic World: Il Dominio, una fotografia
Tra spy-story e action movie
Jurassic World: Il Dominio - Sam Neill, Laura Dern e Jeff Goldblum
È in questa nuova storia, una storyline a lungo parallela a quella di Owen e Claire, che entrano in scena Ian Malcolm, Ellie Sattler e Alan Grant, i personaggi del primo Jurassic Park, e che la nuova saga, da remake e sequel, sembra prendere la strada del legacy sequel, riportando in scena i vecchi personaggi. Jeff Goldblum, Sam Neill e Laura Dern, i nostri vecchi amici, sono in forma, la chimica tra loro funziona, ed è un piacere vederli. Però c'è una parte che ci allontana un po' dai dinosauri, dal classico mondo di Jurassic Park, e questa cosa finisce per spiazzare un po'. È una parte che sconfina nella spy-story, mente l'altra storyline, quella di Owen e Claire, finisce per andare nel campo dell'action movie, con gangster e inseguimenti. È una scelta che dimostra come la nuova trilogia abbia cambiato spesso genere: dal primo film, più classico, siamo passati a un fantasy-horror con il secondo Jurassic World - Il regno distrutto, diretto da Juan Antonio Bayona, mentre ora siamo tra la spy-story e l'action movie alla James Bond.
I dinosauri, nelle scene d'azione in modo naturale
Jurassic World - Il Dominio: una scena tratta dal trailer
In questo senso, cambia anche, almeno per la prima parte, la presenza dei dinosauri nel racconto. Molti di loro non hanno più delle vere e proprie scene madri, il loro ingresso ad effetto, non sono protagonisti assoluti. Sono già nel nostro mondo, e in questo modo sono inseriti in modo organico alle scene d'azione, sono naturalmente integrati in esse. Così vediamo dei velociraptor partecipare a una scena di inseguimento in moto, in modo spettacolare sì, ma anche naturale. I grandi predatori, quelli che ci aspettiamo da un film della saga di Jurassic World, arrivano comunque nella seconda parte. E fanno quello che devono fare. Anche se non sono interessati davvero a noi, ma al loro dominio sul territorio e sulla catena alimentare.
Jurassic World: Il Dominio, Bryce Dallas Howard in una foto del film
I dinosauri ci rendono umili
Jurassic World: Il Dominio, uno scontro tra dinosauri
Jurassic World: Il dominio, allora, può accontentare i fan della saga per il suo essere spettacolare, per il punto di vista nuovo che pervade il film e perché i dinosauri funzionano. Tutta la parte in cui al centro non ci sono i dinosauri rischia però di deludere qualcuno, insieme ad alcuni cattivi piuttosto stereotipati e irreali, fumettistici, da action movie, quando il film, pur nelle sue premesse fantastiche, ricerca invece sempre una sua credibilità. Ma, a conti fatti, sono difetti di poco conto. Jurassic World: Il dominio è un film spettacolare. E, come dicevamo, a suo modo è un'operetta morale. Può insegnarci, infatti, a vedere le cose in modo diverso. Come suggerisce un personaggio del film, l'idea che questa forma di vita esistesse fino a 65 milioni di anni fa ci ridimensiona. Loro ci rendono umili. Ed è così che dovremmo essere di fronte alla Terra, e alla natura.
Conclusioni
In conclusione Jurassic World: Il dominio come tutta la trilogia, mette i dinosauri sotto una luce diversa, animali e non mostri. È questo uno degli aspetti più interessanti di un film che è comunque un grande intrattenimento. Il terzo capitolo inizia spiazzando e, dopo essere diventato quasi una spy-story e un action movie, torna nell'alveo dei predecessori e, in fondo, non delude le attese.
👍🏻
L'idea di raccontare i dinosauri da un punto di vista "animalista": sono animali, con i loro diritti, sono specie da proteggere.
I dinosauri sono ben realizzati e i momenti in cui sono in scena sono emozionanti.
Il ritorno dei tre vecchi protagonisti è riuscito…
👎🏻
…ma la storyline dedicata a loro ci allontana per un po' dal mondo dei dinosauri.
Alcuni cattivi sono stereotipati ed eccessivi, e questo contrasta con un film che, al di là delle premesse fantastiche, cerca una sua credibilità.
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La recente Dichiarazione di New York sulla coscienza animale, firmata il 19 aprile 2024, ha segnato una tappa fondamentale nella ricerca scientifica. Sottoscritta da quasi 40 ricercatori, questa dichiarazione non solo affronta se gli animali posseggono una coscienza, ma solleva anche questioni profonde sui diritti degli animali e sulle implicazioni etiche delle nostre interazioni con loro.
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“Più Conosco gli Animali, Meno Amo gli Umani”: Origini e Significato di una Frase Iconica
La frase "Più conosco gli animali, meno amo gli umani" è un'espressione che ha affascinato e provocato riflessioni in moltissime persone.
Un’espressione tra misantropia e amore per la natura: chi l’ha detta e perché è ancora così attuale La frase “Più conosco gli animali, meno amo gli umani” è un’espressione che ha affascinato e provocato riflessioni in moltissime persone. Attribuita a diverse figure storiche e culturali, questo pensiero esprime un sentimento di delusione verso la natura umana, controbilanciato dall’ammirazione…
#aforismi animali#aforismi celebri#Alessandria today#amore per gli animali#Amore per la natura#animali e società#Arthur Schopenhauer#Arthur Schopenhauer animali#citazioni famose#citazioni famose animali#critica alla società#critica sociale#cultura moderna#delusione umana#Diritti degli animali#Empatia Animale#filosofia pessimistica#Google News#italianewsmedia.com#Lord Byron#Lord Byron e il cane#misantropia#Molière#Più conosco gli animali meno amo gli umani#Pier Carlo Lava#poesia romantica#rispetto per gli animali#Social media#storia della frase
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Se vuoi andare avanti, devi tornare indietro.
Nell'ambito della crescita personale il passato si ricongiunge al futuro come in un cerchio.
C'è un momento, nella vita di ogni uomo, in cui egli è chiamato a realizzare ciò che è.
Si sente spinto, e direi quasi costretto, a inseguire i suoi valori più alti, o meglio, il suo scopo fondamentale.
Può essere l'avere una famiglia, lo scrivere un libro, il realizzare un'impresa, l'accudire un figlio disabile, il lottare per l'ecologia, per i diritti degli animali, fare un viaggio epocale, visitare un luogo o costruire un progetto, piccolo o grande che sia.
Il contenuto non importa.
Quello che conta è la forza con cui egli viene preso dalla chiamata.
Secondo Maslow quello dell'autorealizzazione è l'ultimo bisogno nella scala gerarchica da lui costruita sotto forma di piramide, ma non per questo è un qualcosa da sottovalutare.
Il bisogno di realizzare il proprio scopo vitale, se viene soppresso per qualche motivo, porta a depressione, alienazione, odio represso, depersonalizzazione.
La famiglia spesso trasmette questo divieto di autorealizzazione tramite quello che viene chiamato "irretimento".
Una condizione di prigionia mentale in cui, dato che i genitori o addirittura gli avi precedenti, non si sono potuti permettere di realizzare il proprio daimon per ragioni legate alla sopravvivenza, ingenerano nei figli l'idea che quello che il figlio desidera dalla vita, come il diventare musicista, comprare una fattoria, diventare vegetariano o altro, siano idee bislacche che non ci si può permettere quando bisogna lavorare duramente per vivere.
I sogni di realizzazione del sé del bambino vengono spezzati dagli adulti che, nel loro stesso passato, non se li sono potuti permettere.
Ne parleremo, e soprattutto faremo esperienza di questo, il 30 dicembre a Perugia durante l'evento dedicato al karma familiare insieme a Claudia Crispolti.
Jung sottolinea come tale bisogno di autorealizzazione emerga tramite una specie di "chiamata".
Lo spirito viene chiamato dalla vita ad autoriconoscersi, tramite l'individuo, in un'opera che rifletta il senso di un'esistenza.
La chiamata può essere percepita come una sorta di vertigine, di magnetismo irresistibile, di forza esterna invincibile che chiama a sé.
Mediamente, origina da una crisi.
Può partire da un contesto drammatico e doloroso, il quale, sconvolgendo i piani del soggetto, le sue credenze e le sue convinzioni, lo costringe ad approfondire il senso della sua esistenza e a rinegoziare una nuova direzione di vita.
Più autentica e più vera.
Milton Erickson, il più grande ipnoterapeuta mai vissuto, ad esempio, sentì la chiamata che annunciava la sua vocazione a diventare un guaritore, nel momento in cui rimase completamente paralizzato, a 17 anni, a causa di una grave forma di poliomielite.
Non potendo più muovere nessun muscolo, riuscì a comunicare con la madre solo tramite il battito di una palpebra, e in quello stato di paralisi cerco in tutti i modi di analizzare se stesso e i propri meccanismi interni, al fine di comprendere i fili che collegano la mente e il corpo.
Tramite questo percorso non solo riuscì a comprendere come l'essere umano può essere influenzato attraverso parole e suggestioni ipnotiche, capaci di aiutare le persone a far emergere le loro risorse, a guarire traumi e a risolvere problemi di varia natura.
Ma diede uno scopo alla sua stessa esistenza.
In questo senso, la chiamata dello spirito si rivela attraverso un domandare che utilizza questi interrogativi fondamentali: che senso ha la mia vita? O anche, meglio: dove voglio andare e dove sto andando?
Dove sto andando, si collega inevitabilmente con la domanda circa la propria origine, o l'analisi della propria natura, delle proprie radici.
Se so da dove vengo, infatti, posso scoprire dove potrò andare in futuro.
Se so dove sono bloccato, posso sciogliere tali blocchi, mettere in atto le mie risorse, e realizzare le mie tendenze esistenziali.
Ecco perché gli scienziati analizzano tutti quei fenomeni, macroscopici e microscopici, i quali si ricollegano all'origine dell'universo.
Se conosciamo ciò di cui siamo fatti, come nasce la materia, quando e a partire da quali cause, possiamo comprendere in che modo poter sviluppare il nostro futuro.
La ricerca scientifica, sebbene abbia come scopo la sopravvivenza e lo sviluppo della tecnologia, nasconde, in questo senso, una domanda filosofico-esistenziale.
Quando ricevo la chiamata dallo spirito, quello che posso fare è confrontarmi con me stesso e con le mie radici per capire dove devo andare per realizzare lo scopo fondamentale della mia esistenza.
Questa strada mi tira a sé come un demone senza nome, come un incantesimo, una forza sovrapersonale.
Non a caso Jung rimodulò l'assunto freudiano secondo il quale solo il passato determinava il futuro, sostenendo che anche il futuro, cioè le tendenze teleologiche dell'inconscio, determinassero il presente.
In questo senso la chiamata dello spirito, o del sé, collega il futuro al presente e al passato, in una circolarità che ci costringe a fare i conti con ciò che davvero è importante per noi.
Il senso del dovere, che spesso connota la chiamata, è diverso dal dovere imposto da un'autorità interna introiettata, cioè dal super io.
La sua spinta è costrittiva ma non distruttiva, perché si avverte che il suo scopo è rivolto a un fine superiore trascendente, il quale raffigura un'istanza positiva di realizzazione.
L'io è utilizzato a tale scopo e viene trasceso, per un bene superiore.
Si ha la sensazione di essere diventati dei servi, il cui compito rende privilegiati e umili al tempo stesso.
Quando ho ricevuto la chiamata dello spirito per aiutare gli altri, attraverso il counseling e la scrittura, vivevo un periodo di crisi totale in cui sono stato costretto a ritornare al rapporto traumatico con i miei genitori, per rielaborare la mia percezione degli eventi passati.
Più e più volte.
E oggi, dopo anni di terapia, sono ancora lì che scavo nelle macerie, nelle rovine, per cercare di vedere che cosa è andato, cosa non è andato, e come possono nascere i fiori dall'asfalto.
Vado avanti, sviluppo le mie risorse e do voce al mio demone interiore, allo spirito, proiettandomi verso il futuro, e al tempo stesso rielaboro il passato per vivere meglio il mio presente.
Il bisogno di autorealizzazione, così come tutti gli altri bisogni vitali legati all'affettività, allo sviluppo di relazioni sane, o al benessere di sé in generale, non possono essere soppressi.
La natura, non tollera il vuoto.
Lo spirito, quando non è stato servito e saziato, ha sempre nostalgia di sé.
Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
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“Io ho scelto la solitudine per difendermi. Mi preservo dall'umanità che mi circonda, da questa umanità rumorosa e invadente. Vivo circondata da animali, alberi, fiori. Ho cavalli, asini, montoni, capre, maiali, galline, anatre, oche, piccioni. Poi, naturalmente, cani e gatti. Non so neppure quanti sono".
"E' vero, mi sento molto piu vicina alla natura e agli animali piuttosto che all'uomo. Confesso che detesto la gran parte della specie umana. Ho sposato la causa degli animali per dare finalmente un senso alla mia esistenza quaggiu. Sto tentando di spiegare all'uomo che le crudeltà inferte agli animali sono indegne, inaccettabili, disumane appunto".
"Ho lasciato il cinema nel 1973, avevo trentotto anni. Non è stato il cinema a scavare una piaga profonda nel mio cuore, ma la vita. Mi lasci fermare qui. Ho deciso subito di dedicarmi esclusivamente alla protezione degli animali. E' diventata la mia missione".
"Io sono invecchiata con lentezza eppure ogni giorno che passa mi rendo conto di esserlo un po' di piu del giorno prima. E' una dura legge della vita, un limite che bisogna sapere accettare".
"La mia età fa parte di me, della mia vita, della mia carne, del mio cervello. E la stessa cosa succede per B. B. Anche lei fa parte della mia vita. Siamo come una vecchia coppia che si sopporta".
"Non ho rimpianti. Non servirebbero piu a nulla. E se ho un rimorso è proprio quello di non avere rimpianti".
"Alla morte ci penso. Credo che la sola certezza della nostra vita sia la morte. Ne sono consapevole, ma cerco di non averne soltanto una coscienza negativa. Altrimenti non avrei mai fatto nulla e non farei piu nulla della mia vita. Starei qui, immobile, aspettando tranquillamente la morte. Mi vedo e mi sento ridicola. E io non voglio essere ridicola, soprattutto al cospetto dei miei occhi".
"Io vorrei lasciare di me una traccia importante nella battaglia per i diritti degli animali. Mi piacerebbe, per esempio, che voi italiani non mangiaste piu carne di cavallo. E' un disonore offendere in questo modo la piu nobile conquista dell'uomo, dopo il cane l'amico piu vicino a noi, l'animale che ci ha permesso di sopravvivere e spostarci fino all'arrivo dell'automobile, colui che ha diviso con gli uomini le guerre e le emergenze, che ha arato i campi, trainato le diligenze e le carrozze, trasportato feriti e moribondi, che è morto a milioni sui campi insanguinati della prima e della seconda guerra mondiale... Farlo finire nei nostri piatti è un sacrilegio. Ecco un motivo per il quale vorrei non essere dimenticata. Non ho altri desideri".
"Me ne fotto che il mondo si ricordi della divina B. B., che divina non è stata per niente".
intervista del 26 settembre 2009
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Apprezzo il disegno realista, davvero, quei disegni che sembrano fotografie sono incredibili, frutto di molta pazienza, cura al dettaglio, impegno e molto altro. Ma non fa per me. Più mi sento dire "sei migliorata" da chi definiva i miei disegni "infantili e stilizzati" più mi sembra di perdere qualcosa.. qualcosa di mio, di unico, uno stile che creavo sacrificato per un immagine che già c'è, per una copia invece di un idea. Più so copiare da un immagine visiva meno so fare uscire quello che sta nella mia testa.
Qui un elenco di persone che fortunatamente non hanno ascoltato certe critiche, o non ci avrebbero regalato certi scenari:
Lora Zombie,
Chiara Bautista,
Zoe Lacchei,
Robin Eisenberg
Phazed
1. Jasmine Becket-Griffith: Jasmine Becket-Griffith è un'artista statunitense con uno stile unico e distintivo. Le sue opere spesso raffigurano figure eteree e mistiche, con dettagli intricati e colori vivaci.
2. Chet Zar: Chet Zar è un artista americano noto per le sue opere che fondono horror e fantastico. Le sue raffigurazioni spesso presentano figure bizzarre, mostruose e oscure, in una miscela unica di dettagli realistici e immaginazione distorta.
3. Nicoletta Ceccoli: Nicoletta Ceccoli è un'artista italiana con uno stile fiabesco, ma al tempo stesso inquietante. Le sue opere spesso raffigurano bambine dalle espressioni malinconiche e sognanti, immerse in scenari surreali e simbolici.
4. Camille Rose Garcia: Camille Rose Garcia è un'artista americana le cui opere sono ispirate dal mondo delle fiabe, ma con un tocco oscuro. Le sue raffigurazioni sono caratterizzate da colori vibranti, figure distorte e dettagli intricati.
5. Ray Caesar: Ray Caesar è un artista canadese noto per le sue rappresentazioni di un mondo fantastico e sognante. Le sue opere spesso presentano figure femminili sofisticate e misteriose, ambientate in scenari intricati e dettagliati.
1. Ai Weiwei: Artista cinese e attivista politico, il suo lavoro affronta temi come la censura, i diritti umani, la critica al governo cinese e l'immigrazione.
2. Banksy: L'identità di Banksy è ancora sconosciuta, ma il suo lavoro di street art politica e provocatoria ha attirato l'attenzione a livello internazionale. I suoi murales spesso affrontano questioni sociali, politiche e ambientali.
3. Kara Walker: L'arte di Kara Walker indaga il razzismo, l'identità e la storia dell'oppressione degli afroamericani negli Stati Uniti con raffigurazioni provocatorie e spesso violente.
4. Marina Abramović: Conosciuta per le sue performance estreme, Abramović esplora i confini del corpo, del tempo e dell'interazione umana. Le sue performance sono spesso cariche di simbolismo e suscitano reazioni emotive intense.
5. Yayoi Kusama: Kusama è famosa per le sue installazioni immersive e ad alto impatto visivo che spesso utilizzano il concetto dell'infinito e della sovrapercezione. L'artista giapponese ha affrontato temi come la salute mentale, il consumismo e la sessualità.
6. Jenny Holzer: Holzer utilizza la parola scritta come mezzo d'espressione principale, proiettando messaggi provocatori e contestanti su facciate di edifici, installazioni lumino- testuali e scritte su supporti vari. I suoi lavori si concentrano sul potere delle parole e affrontano temi come l'oppressione delle donne, la guerra e la politica.
7. Olafur Eliasson: Eliasson creane installazioni interattive che coinvolgono il pubblico attraverso l'utilizzo di luce, specchi e elementi naturali. Le sue opere esplorano temi come il cambiamento climatico, la percezione umana e l'interazione con l'ambiente.
8. Shirin Neshat: L'arte di Neshat esplora le dinamiche culturali, le divisioni di genere e la politica nel contesto del Medio Oriente. Attraverso fotografie, video e film, l'artista iraniana-america affronta temi come l'identità, l'oppressione e il conflitto.
9. Damien Hirst: Hirst è noto per i suoi lavori che coinvolgono animali morti o parti di animali. Le sue opere sollevano questioni etiche sulla vita e la morte, il consumo e la bellezza.
10. Cindy Sherman: Sherman è famosa per le sue fotografie in cui lei stessa si trasforma in personaggi diversi, spesso stereotipi femminili. Il suo lavoro affronta la cultura dei media, l'identità e il concetto di autorappresentazione.
Questi artisti spingono i limiti dell'arte e affrontano questioni cruciali che suscitano discussioni e riflessioni sulla società, la politica, l'identità e molto altro ancora.
9. Roger Ballen: Roger Ballen è un fotografo sudafricano noto per le sue immagini disturbanti e surreali, spesso ambientate in ambienti claustrofobici e con protagonisti animali o persone marginalizzate.
10. Jock Sturges: Jock Sturges è un fotografo americano famoso per i suoi ritratti di adolescenti nudi in ambientazioni naturali, creando immagini intime e sensuali che esplorano la transizione dalla giovinezza all'età adulta
11. Elinor Carucci: Elinor Carucci è una fotografa israeliana-americana che si concentra sulla sua famiglia e sulla sua vita quotidiana, creando immagini intime e personali che rivelano emozioni complesse e universali.
12. David LaChapelle: David LaChapelle è un fotografo e regista americano noto per le sue immagini audaci ed eccentriche, spesso con icone pop, celebrità e riferimenti culturali, creando immagini che catturano l'attenzione estraendo la bellezza e l'assurdità del mondo moderno.
13. Antoine D'Agata: Antoine D'Agata è un fotografo francese noto per il suo lavoro provocatorio e crudo, spesso mostrando la vita nei margini della società, con immagini sessuali esplicite, droga e violenza.
14. Daido Moriyama: Daido Moriyama è un famoso fotografo giapponese noto per le sue immagini in bianco e nero che catturano la vita urbana di Tokyo, con un occhio brutale e decisamente moderno.
15. Francesca Woodman: Francesca Woodman è stata una fotografa statunitense che ha creato immagini intime e poetiche di sé stessa e del suo corpo, spesso intrecciati con l'architettura delle case e degli ambienti in cui si trovava.
16. Vivian Maier: Vivian Maier è stata una fotografa statunitense-americana scoperta in modo postumo, nota per le sue immagini di strada catturate principalmente a Chicago, offrendo uno sguardo unico sulla vita urbana degli anni '50 e '60.
1. Jan Saudek: Jan Saudek è un famoso fotografo ceco noto per le sue immagini poetiche e surreali. Le sue fotografie spesso raffigurano soggetti nudi o seminudi in pose suggestive, creando immagini che evocano emozioni profonde e complesse.
2. Sally Mann: Sally Mann è una rinomata fotografa statunitense con uno stile molto intimo e personale. Le sue fotografie spesso raffigurano la sua famiglia e la vita nella Virginia rurale, esplorando concetti di memoria, tempo e degrado.
3. Duane Michals: Duane Michals è un fotografo americano noto per il suo approccio narrativo e sperimentale. Le sue fotografie sono spesso una sequenza di immagini che raccontano una storia o esplorano temi come l'amore, la morte e l'identità.
4. Sarah Moon: Sarah Moon è una fotografa francese con uno stile onirico e poetico. Le sue immagini spesso sfocano i confini tra realtà e fantasia, creando atmosfere surreali e misteriose.
5. Joel-Peter Witkin: Joel-Peter Witkin è un fotografo americano noto per le sue fotografie provocatorie e inquietanti. Le sue immagini spesso includono soggetti "diversi" come deformità, corpi mutilati o oggetti macabri, creando immagini che sfidano le norme sociali e provocano riflessioni sulle nostre paure e perversioni.
6. Nan Goldin: Nan Goldin è una fotografa americana con uno stile documentaristico e intimo. Le sue fotografie spesso raffigurano la sua cerchia di amici e conoscenti, documentando la vita notturna, l'amore, la dipendenza e le relazioni umane con un occhio sincero e senza filtri.
7. Arno Rafael Minkkinen: Arno Rafael Minkkinen è un fotografo finlandese-americano noto per i suoi autoritratti in natura. Le sue immagini spesso esplorano la connessione e l'interazione tra il corpo umano e l'ambiente, creando composizioni suggestive e poetiche.
Ricorda che ognuno di questi fotografi ha uno stile unico e distintivo, quindi ti consiglio di esplorare il loro lavoro per trovare quello che più ti ispira.
46. Ray Troll
47. Daniel Merriam
48. Jasmine Worth
49. Sonya Fu
50. Michael Page
51. Chie Yoshii
52. Yoko D'Holbachie
53. Sarah Louise Davey
54. Kit King
55. Femmepop
56. Travis Lampe
57. Sheri DeBow
58. Mab Graves
59. Popovy Sisters
60. Amy Brown
61. Laurie Lipton
62. Mark Bryan
63. Ray Caesar
64. Joel Rea
65. Simona Candini
66. Tom Bagshaw
67. Marion Bolognesi
68. Lora Zombie
69. Heather Watts
70. Paul Rumsey
71. Brian M. Viveros
72. Nom Kinnear King
73. Brendan Monroe
74. Jeremy Geddes
75. Lesley Oldaker
76. Kim Simonsson
77. Jana Brike
78. Jeff Soto
79. Hikari Shimoda
80. Yoskay Yamamoto
81. Olek
82. Yayoi Kusama
83. Atsushi Suwa
84. Fem Jasper-King
85. Tina Lugo
86. Zoe Keller
87. Erik Jones
88. Moki
89. Justin Mortimer
90. Gustavo Rimada
91. Michael Shapcott
92. Sachin Teng
93. Laura Colors
94. Erwin Olaf
95. Fairy Teller
96. Michelle Mia Araujo
97. Martin Eder
98. Lin Fengmian
99. Marissa Oosterlee
100. Andrew Hem
Ognuno di questi artisti ha una prospettiva unica e un modo particolare di rappresentare concetti e emozioni nella loro arte. Potresti scoprire nuove ispirazioni e dimensioni artistiche esplorando il loro lavoro.
1. Audrey Kawasaki
2. Marion Peck
3. Mark Ryden
4. James Jean
5. Tara McPherson
6. Jenny Frison
7. Brandi Milne
8. Kukula
9. Amy Sol
10. Peter Gric
11. Femke Hiemstra
12. Josh Keyes
13. Brian Despain
14. Kris Kuksi
15. Nicoletta Stamatelatos
16. Gary Baseman
17. Scott Musgrove
18. Sarah Joncas
19. Natalie Shau
20. Shag (Josh Agle)
21. Greg "Craola" Simkins
22. Luke Chueh
23. Caitlin Hackett
24. Soey Milk
25. Audrey Pongracz
26. Alex Pardee
27. Travis Louie
28. Natalia Fabia
29. Chris Mars
30. Casey Weldon
31. Brandi Read
32. Jeanie Tomanek
33. Jessica Joslin
34. Scott Radke
35. Camilla d'Errico
36. Lori Earley
37. Michael Hussar
38. Benjamin Lacombe
39. Miho Hirano
40. Kindra Nikole
41. James Gurney
42. Kris Lewis
43. Martin Wittfooth
44. Timothy Robert Smith
45. Colin Christian
Questi sono solo alcuni dei tanti artisti che potrebbero piacerti.
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Chrissie Hynde
https://www.unadonnalgiorno.it/chrissie-hynde/
Chrissie Hynde, cantante e musicista statunitense di stanza a Londra dagli anni settanta, ha tracciato una strada con il suo rock anomalo, melodico e avvolgente.Conosciuta soprattutto per essere la leader dei Pretenders, ha all’attivo quindici album, milioni di dischi venduti, hit mondiali e oltre quarant’anni dedicati alla musica senza mai scendere a compromessi.Una voce ruvida e diretta, ma anche melodica e jazzy, a suo agio tra le sferzate del rock come in atmosfere più pacate e sognanti.Nata ad Akron, in Ohio, il 7 settembre del 1951, ha iniziato a scrivere canzoni da piccola e comprato la sua prima chitarra a 14 anni.Nella fase hippy della sua adolescenza, frequentava la Kent State University’s Art School nel 1970, quando c’è stata la sparatoria in cui la polizia ha ucciso degli studenti che stavano manifestando, tra cui un suo amico.
A ventidue anni, nel 1973, si è trasferita a Londra, dove ha lavorato come giornalista per la rivista musicale New Musical Express e come commessa nel negozio di abbigliamento Sex di Vivienne Westwood e Malcolm McLaren.
Decisa a rincorrere il sogno di fare musica ha girovagato tra Stati Uniti, Messico e Francia, sperimentando collaborazioni e fallimenti tra cui anche una breve incursione come chitarrista dei Clash, terminata dopo appena un tour.
Per problemi con l’ufficio immigrazione britannico, per ottenere i documenti ha provato a sposare prima Johnny Rotten dei Sex Pistols, poi Sid Vicious che si era offerto di aiutarla, ma quando si presentarono all’ufficio matrimoni trovarono chiuso per una festività prolungata. Il giorno successivo però lui aveva un’udienza processuale e non se ne fece più nulla
Era senza soldi, clandestina ma con un’enorme voglia di fare musica quando, nel 1978, ha incontrato Pete Farndon e, insieme, hanno fondato i Pretenders, di cui facevano parte anche James Honeyman-Scott e Martin Chambers. L’album di debutto del 1980 è stato un successo, così come il singolo reggae-rock Brass in Pocket.
Tre musicisti pieni di talento e un’eccellente frontwoman, la band ha tracciato un solco per la sua unicità e l’originalità con cui mescolavano stili e generi.
Ammaliante con la sua chitarra e la voce pazzesca, con la sua impertinenza, ha lasciato il segno e fatto tendenza. Personalità libera e trasgressiva, spavalda e temeraria, aveva e ha ancora, l’aspetto da dura che affascina e conquista il pubblico.
Con il secondo album, Pretenders II, la band è esplosa negli Stati Uniti e lei è diventata la ribelle preferita dalle giovani.
Nel 1982 l’armonia all’interno del gruppo si è sfaldata, ostaggio della droga, Pete Farndon è stato cacciato, il 16 giugno James Honeyman-Scott è stato trovato morto per collasso da stupefacenti e l’anno successivo è toccato a Pete, ucciso dall’eroina.
Nonostante l’enorme dolore, Chrissie Hynde, ha deciso di andare avanti con Martin Chambers, il chitarrista Robbie McIntosh e il bassista Malcolm Foster. L’esordio della “nuova” band è stato col disco Learning To Crawl, tra i migliori della loro intera discografia.
Nel 1985, dopo aver partecipato al Live Aid, c’è stata una battuta d’arresto dovuta proprio a lei che aveva scelto di occuparsi delle figlie e esplorare vari generi, in una carriera solista che si è alternata con quella del gruppo.
Ha collaborato con gli U2 e Bob Dylan, di cui, successivamente, ha inciso un album di cover, cantato reggae insieme agli UB40, pop, folk e jazz, sempre in maniera mirabile e con celebri duetti.
Sono stati anni di alti e bassi, fino al 1994, quando ha rimesso in piedi il gruppo che ha continuato a fare il botto, suonando con i Rolling Stones in giro per il mondo.
Divisa tra musica e attivismo, a canzoni e album, ha affiancato il suo impegno per il pianeta e i diritti degli animali, collezionando arresti e denunce. Testimonial per la PETA, People for the Ethical Treatment of Animals, aveva anche aperto un ristorante vegetariano nella sua città d’origine.
Chrissie Hynde, oggi, continua a produrre dischi e esibirsi, con la sua potente personalità, l’eclettismo che da sempre la caratterizza e le straordinarie capacità melodiche della sua voce, velata di nebbia e fumo, nostalgica e insieme contemporanea.
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- di Maria avorahkaZ
Ci è stato subito chiaro che agli attivisti internazionali per i diritti degli animali semplicemente non interessa il destino delle renne norvegesi. Dopo tutto, ricordiamo la loro reazione inarticolata al sanguinoso spettacolo di Copenaghen dell'assassinio della giraffa Marius.
Ma ora stiamo parlando di qualcosa di serio. Il rilascio di quasi 1,5 milioni di tonnellate di acqua radioattiva da Fukushima negli oceani del mondo. Acqua marina tossica contaminata da trizio, oltre che da isotopi di carbonio-14, potassio-40, stronzio-90, iodio-129, cesio e plutonio.
Allora? Ecco alcuni screenshot dai siti web delle organizzazioni "ambientaliste". Sono silenziosi come pesci nell'Oceano Pacifico, che nuotano da giorni nell'acqua con il trizio.
Quando si è verificata la più grande fuoriuscita di petrolio negli Stati Uniti in un decennio, Greenpeace e il WWF tennero la bocca chiusa. Tacciono anche ora. Persino l'apparentemente onnipresente Greta Thunberg si è limitata a un banale link alla notizia senza una sola parola di condanna. Nel frattempo, i serbatoi d'acqua che vengono svuotati da Fukushima hanno questo aspetto. Guardate l'uomo con la radio e la tuta di protezione radio/chimica.
Chissà perché adesso il silenzio delle principali organizzazioni ambientaliste mondiali? Oppure subiscono solo pressioni?
Giorgio Bianchi
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Nei primi anni della Seconda guerra mondiale, i cani sovietici anticarro rappresentarono una grossa minaccia per l’avanzata tedesca. Legati a sistemi esplosivi, venivano usati per distruggere gli armamenti nemici. Una tattica atroce, che potrebbe oggi indignare gli attivisti per i diritti degli animali. Ma non bisogna dimenticare il contesto in cui questa pratica veniva applicata: erano infatti anni di disperazione, con il nemico quasi alle porte del Cremlino. Le mitragliatrici sui carri armati tedeschi erano posizionate troppo in alto per poter colpire i “cani suicidi” e, grazie alla copertura della fanteria sovietica, i nazisti non riuscivano a uscire con facilità dai propri carri armati per fermare a colpi di fucile i pericolosi animali in avvicinamento. Talvolta le truppe nemiche si affidavano all’utilizzo di un lanciafiamme.
Le origini dei “cani suicidi”
Archivio di Ninel Ustinova/russiainphoto.ru
L’Unione Sovietica iniziò a utilizzare i cani anticarro ben prima dell’invasione nazista del 1941: iniziarono infatti ad addestrare questi animali già negli anni Trenta, prima dello scoppio della Grande guerra patriottica. I cani venivano addestrati a gattonare sotto i carri armati nemici mentre trasportavano esplosivi legati al corpo, solitamente 12 kg di TNT. Venivano poi tenuti a digiuno per vari giorni in modo da provocare una fame tale da spingerli alla ricerca di cibo, solitamente sistemato in fase di addestramento sotto i carri armati. Così gli animali si abituavano a strisciare sotto i cingolati. Veniva inoltre insegnato loro a muoversi in maniera da evitare il fuoco nemico e a non temere l’artiglieria pesante. I primi cani anticarro furono introdotti nell’Armata Rossa nel 1939. Parteciparono ai primi combattimenti due anni dopo.
La prima disastrosa battaglia
I cani anticarro del primo battaglione speciale (212 cani e 199 addestratori) furono utilizzati per la prima volta in un combattimento nei pressi di Mosca. Il primo attacco dei soldati a quattro zampe si rivelò un totale disastro, perché gli animali non erano coperti dalla fanteria sovietica e i tedeschi riuscirono a eliminarli con facilità. Inoltre gli addestratori commisero un grave errore: ammaestrarono i cani utilizzando carri armati sovietici, che, a differenza di quelli tedeschi, erano alimentati a gasolio, anziché a benzina. Una differenza di odori che confuse terribilmente i cani sul campo di battaglia.
I combattimenti
Anche se il Primo battiglione fu spazzato via, l’Urss continuò a utilizzare i cani anticarro per combattere i tedeschi. Vennero cambiate le tattiche e l’addestramento. Alla fine del 1941, oltre 1.000 cani combattevano sul fronte e l’anno successivo il numero superò le 2.000 unità. Il 21 luglio 1942 i cani suicidi contribuirono a ottenere la vittoria durante una grande battaglia che si svolse vicino a Taganrog, sul Mar di Azov. Durante l’assedio di Leningrado, un gruppo di cani fece esplodere i carri armati e le fortificazioni nemiche, riuscendo a farsi strada intorno al filo spinato e identificando le posizioni del nemico. Riuscirono a far saltare in aria diversi bunker e un deposito munizioni.
Il contributo alla vittoria
Verso la metà del 1943, la situazione era alquanto diversa. L’Armata Rossa iniziò a ricevere un cospicuo rifornimento di armi anticarro, insufficienti all’inizio della guerra. Fu così che i cani anticarro vennero “mandati in pensione”. In totale questi soldati a quattro zampe riuscirono a distruggere 304 carri armati nemici, contribuendo a spostare l’ago della bilancia verso la vittoria dell’Unione Sovietica e la sconfitta del nazismo. Con la fine dei combattimenti, i cani restanti vennero riqualificati e addestrati per missioni di rilevamento mine. Molti di loro sopravvissero ben oltre la fine della guerra.
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