#detenzione amministrativa
Explore tagged Tumblr posts
marcogiovenale · 3 months ago
Text
operatori sanitari e tortura nel contesto del genocidio in atto in palestina (un documento di 'sanitari per gaza' dell'agosto 2024)
Mentre Israele tenta di nascondere il volto sempre più impresentabile del sionismo attraverso la mossa di arrestare 9 dei torturatori del centro di Sde Teiman, indicati invece come “eroi” da ministri dello stesso governo israeliano, Sanitari per Gaza presenta un dossier sulla tortura che documenta come le atrocità commesse di recente non sono che l’aspetto più eclatante di una pratica della…
0 notes
dominousworld · 1 year ago
Text
Detenuti palestinesi in sciopero della fame contro la “detenzione amministrativa”
Detenuti palestinesi in sciopero della fame contro la “detenzione amministrativa”
a cura della Redazione 21 agosto 2023 Nove detenuti palestinesi rimangono in sciopero della fame a tempo indeterminato per protestare contro la loro ingiusta “detenzione amministrativa”, ha affermato la Società dei prigionieri palestinesi (Pps). Pps ha riferito che i detenuti Kayed al-Fasfous e Sultan Khlouf sono in sciopero della fame da 18 giorni. Un altro detenuto, Osama Darkouk, è in…
Tumblr media
View On WordPress
1 note · View note
colonna-durruti · 16 days ago
Text
Khalida Jarrar è stata arrestata, l’ultima volta, nel dicembre del 2023. Senza accuse, in detenzione amministrativa, rinnovata ogni volta. Per sei mesi è stata detenuta in isolamento, in una cella di due metri per uno e mezzo, luce accesa 24 ore su 24, una finestrella, un letto di cemento su cui era stato messo un materasso basso, cibo non adeguato al suo diabete. “E’ come essere sepolta viva in una tomba” aveva detto Khalida Jarrar al suo avvocato.
13 notes · View notes
clearlyangrylove · 1 year ago
Text
Il Freedom Theatre di Jenin di nuovo sotto attacco, ma questa volta la solidarietà internazionale si fa sentire
Della Storia del piccolo teatro, e poi del Teatro della Libertà ne parlavo tempo fa
:https://www.tumblr.com/edizionistellecadenti/168136545951/a-jenin-sognano-ancora-un-teatro-un-libro?source=share
Da allora il Teatro ha fatto molta strada, e ha vissuto le vicissitudini di essere un teatro in un paese occupato che intende cancellare la cultura e la identità dei palestinesi. Jenin è uno dei punti focali della repressione. È di pochi giorni fa la notizia della incursione violenta dell'esercito nella sede del teatro, che ha lasciato distruzione e violazione persino dei muri, a cui è seguito l'arresto violento di tre persone, il direttore artistico del teatro, Ahmed Tobasi, il produttore Mustafa Sheta, e un diplomato dei corsi del teatro Jamal Abu Joas. 
Tobasi è poi stato rilasciato dopo poche ore, AbuJoas dopo una settimana di detenzione mentre Seta si è visto affibbiare sei mesi di detenzione amministrativa, quindi senza accuse o processo, ed ha potuto vedere solo per 10 minuti il suo avvocato, a sua volta convocato per rispondere a un tribunale militare.
Ma in questi anni il teatro si è fatto conoscere nel mondo, ed ha stabilito legami con altri teatri, che ora si stanno muovendo a sostegno del Teatro della Libertà.
Di seguito il link all'articolo originale : https://www.972mag.com/freedom-theatre-jenin-art-world-protests/
0 notes
Text
Ong palestinese, '5.755 arrestati in Cisgiordania dal 7/10'
Sono 5.755 i palestinesi arrestati dalle forze israeliane in Cisgiordania dal 7 ottobre, tra cui 190 donne e 335 minori. A sostenerlo è l’ong palestinese Palestinian Prisoners Society citata da Al Jazeera, secondo cui 50 giornalisti sono stati catturati, di cui “20 in detenzione amministrativa, ovvero senza alcuna accusa o processo”.     Riproduzione riservata © Copyright ANSA source
View On WordPress
0 notes
paoloxl · 1 year ago
Text
Chiamarli CPR è una truffa, il loro nome è: galere - Osservatorio Repressione
Ufficialmente, il nostro ordinamento nega ogni assimilazione tra centri per migranti e carceri. Ma una bugia, anche se scritta in Gazzetta Ufficiale, resta sempre una bugia
di Andrea Pugiotto
1. Mentre gira la giostra di delegittimazione della giudice Apostolico, si perde sullo sfondo ciò che deve restare al centro della scena: le ragioni per cui la sua ordinanza (Trib. Catania, Sez. Immigrazione, 29 settembre 2023) non ha convalidato il trattenimento di tre tunisini entrati irregolarmente in Italia. Se impugnata dal Governo, sarà la Cassazione a valutarne la correttezza giuridica. Ma non potrà certo contestarne la premessa generale, secondo cui “il trattenimento deve considerarsi misura eccezionale e limitativa della libertà personale”. Una premessa ora ribadita dall’ordinanza emessa da altro giudice dello stesso tribunale (in data 8 ottobre 2023): cercasi video. Invece di partecipare al rodeo polemico in corso, di questo servirebbe ragionare: di una detenzione formalmente amministrativa che maschera una misura sostanzialmente penale, in assenza di colpa e di reato e che, quanto a durata, tocca oggi la vetta dolomitica dei 18 mesi.
2. Ufficialmente, il nostro ordinamento nega ogni assimilazione tra centri per migranti e circuito penitenziario. Ma una bugia, per quanto scritta in Gazzetta Ufficiale, resta sempre una bugia. Vale, innanzitutto, per gli acronimi con cui – nel tempo – la legge li ha battezzati: CPTA, CPT, CIE, CPR. Sono falsi nomi scelti per non usare quello corrente in Europa, “centri di detenzione amministrativa”, che ha il difetto di richiamare la condizione di un soggetto in vinculis, nella disponibilità fi sica dello Stato. La detenzione, infatti, era la misura restrittiva della libertà personale, alternativa alla reclusione, che il codice penale Zanardelli stabiliva per i reati meno gravi. Ne reca ancora traccia la lingua italiana, dove la parola è sinonimo di prigionia, carcerazione. Lo conferma l’art. 13 Cost., il cui 2° comma include la detenzione tra le forme restrittive della libertà personale. Evitando quel nome, si è tentato di accreditare la tesi minimalista di un trattenimento che inciderebbe solo sulla libertà di circolazione e di soggiorno (art. 16 Cost.), senza coartare la libertà personale del migrante, intendendo così sottrarre la misura alle garanzie proprie dell’habeas corpus. “Detenzione”, dunque, è un nome indicibile perché presenta l’inconveniente di indicare i centri per quello che sono: una “galera amministrativa”.
3. È stata la Corte costituzionale – in solido con la Corte EDU – a smentire queste falsificazioni semantiche. Sia il trattenimento nei centri (sent. n. 105/2001), sia il respingimento con accompagnamento coattivo alla frontiera (sent. n. 275/2017) determinano “quella mortificazione della dignità dell’uomo che si verifica in ogni evenienza di assoggettamento fisico all’altrui potere e che è indice sicuro dell’attinenza della misura alla sfera della libertà personale”. Non a caso, i garanti dei diritti dei detenuti esercitano le proprie funzioni anche all’interno dei CPR e il Garante nazionale in qualsiasi struttura analoga, finanche negli aerei usati per il rimpatrio. Del resto, la tetra architettura che sovrasta i dieci CPR attualmente esistenti in Italia (Milano, Torino, Gradisca d’Isonzo, Roma, Palazzo San Gervaso, Macomer, Brindisi, Bari, Trapani, Caltanissetta) ricalca il modello tipico della prigione. Esemplare quello barese: ingressi militarizzati e blindati; celle chiuse dall’esterno sorvegliate da forze dell’ordine; spioncini alle porte metalliche; finestre con inferriate anti-evasione; illuminazione a comando esterno affidato ai vigilanti; moduli d’arredo fissi al pavimento; servizi igienici privi di riservatezza; recinti metallici videosorvegliati (cfr. l’Unità, 22 settembre). Lo confermano, infine, i rapporti all’esito dei sopralluoghi svolti da apposite Commissioni parlamentari, nelle passate legislature: i centri per stranieri sono, in tutto e per tutto, carceri extra ordinem.
4. Definirli così non è una provocazione, ma un dato giuridico. In violazione del principio nulla poena sine crimine, i loro “ospiti” non sono accusati di alcun reato e la loro condizione di irregolari destinati all’espulsione si forma – normalmente – fuori dal circuito penale. In violazione della riserva di legge, che secondo l’art. 13 Cost. deve stabilire “i modi” di ogni restrizione della libertà personale, l’organizzazione di questi centri è disciplinata da un decreto del Ministro dell’interno (20 ottobre 2014, n. 12700). Si tratta, infine, di una detenzione privatizzata, appaltata a enti interessati al minimo costo gestionale e al massimo profitto, correlato al più alto numero di migranti trattenuti. Misurati con il metro dello Stato di diritto, dunque, i CPR sono luoghi dove lo stato d’eccezione si fa regola, applicata a stranieri da considerare “fuorilegge” non perché la trasgrediscano, ma perché nessuna legge li riconosce e li protegge adeguatamente.
5. È per centri siffatti che è stata decretata la straordinaria necessità e urgenza di prolungare la detenzione fi no a un anno e mezzo, oltre a programmarne la realizzazione di ulteriori (artt. 20 e 21, decreto-legge n. 124 del 2023). Eppure, il Governo sa bene che non esiste alcuna relazione tra rimpatrio e durata del trattenimento. Dati alla mano, lo ha spiegato il Garante nazionale Mauro Palma, relazionando alle Camere il 15 giugno scorso: “la percentuale di rimpatri non ha mai raggiunto il 60% delle persone ristrette anche per lungo tempo in tali strutture”. I fattori in grado di sbloccare una procedura espulsiva inceppata sono altri: l’esistenza di accordi bilaterali con il paese d’origine; la collaborazione tra autorità consolari; l’efficacia investigativa di polizia nell’identificare il soggetto da espellere. A cosa serve, allora, elevare la galera (amministrativa) fi no a 18 mesi? Serve a costringere per sfinimento il migrante a collaborare all’espulsione, “perché se si ha la prospettiva di dover rimanere nei centri 1 mese si resiste, 2 mesi è già più difficile, mentre credo che nessuno possa pensare di non farsi riconoscere e resistere per 18 mesi”: così parlò il Ministro degli interni Maroni, il cui “pacchetto sicurezza” (decreto-legge n. 92 del 2008) già fissava la durata del trattenimento a un anno e mezzo. Quella dismisura – disse, inciampando in un lapsus rivelativo – evitava un “indulto permanente” a favore dei migranti trattenuti: evocando un atto di clemenza, confermava così il suo autentico pensiero secondo cui il centro è una galera, il trattenimento è una pena, lo straniero irregolare è un criminale. “Ce lo chiede l’Europa���, si sente dire, ma è un finto alibi. I termini per il trattenimento indicati dalla direttiva UE (6 mesi, prorogabili “per un periodo limitato non superiore ad altri 12 mesi”) sono limiti massimi che lasciano liberi gli Stati di fissare periodi (anche significativamente) più brevi. La scelta più severa possibile del Governo, allora, esprime la faccia feroce che assicura consenso, ma non accresce la sicurezza collettiva: affolla le presenze nei CPR che vuole anche moltiplicare di numero, benché si tratti di polveriere pronte a esplodere. Perché questo accade, prima o poi, quando si spegne il fuoco con il fuoco.
6. Si arriva così al punto fondamentale. Nascondere la natura intrinsecamente penale di una misura è una frode alle Carte dei diritti. Come la Corte EDU, così anche la Consulta privilegia la sostanza sull’apparenza normativa: se una misura incide significativamente sulla libertà personale, tanto basta a modificarne la natura giuridica (sent. n. 32/2020). Vale anche per il trattenimento nei centri, assimilabile per afflittività alla reclusione in carcere. La sua nuova durata, allora, opererà solo per il futuro perché è vietata la retroattività di norme punitive sfavorevoli (art. 25, 2° comma, Cost.): il limite massimo di 18 mesi, dunque, non potrà applicarsi ai migranti già rinchiusi in un CPR prima dell’entrata in vigore del decreto-legge n. 124 del 2023. È così difficile da capire? Tocca ai giudici della convalida dei trattenimenti smascherare questa truffa delle etichette. Video permettendo.
da l’Unità
0 notes
crazy-so-na-sega · 1 year ago
Text
ISREALE. La detenzione amministrativa prevede il carcere senza accuse ufficiali né processo
Quest’anno, dal primo gennaio al 15 aprile circa 2300 palestinesi sono stati arrestati dalle forze militari e di polizia di Israele. Tra di questi 350 sono minori.
Le Ong aggiungono che circa 700 detenuti sono ammalati, tra cui 24 affetti da cancro. In questi giorni è in corso una campagna per far scarcerare Walid Daqqah (detenuto da 37 anni) affetto da mielofibrosi. Le sue condizioni si sarebbero aggravate, sostengono i palestinesi, a causa di cure non adeguate in carcere.
----------------------
Tumblr media
@IlFlautoCinese
(ovviamente ci dissociamo...)
1 note · View note
paoloferrario · 1 year ago
Text
cosa sono i CPR (ex CIE) ⁄ in Open Migration
Sono strutture di detenzione amministrativa ove vengono reclusi i cittadini non comunitari sprovvisti sprovvisti di un regolare documento di soggiorno oppure già destinatari di un provvedimento di espulsione CPR (ex CIE) ⁄ Open Migration CPR (ex CIE)
View On WordPress
0 notes
curiositasmundi · 6 months ago
Text
[...]
Bar ha detto che se in passato gli estremisti ebrei avrebbero commesso violenza contro i palestinesi clandestinamente e usando armi improvvisate, ora attaccano apertamente in decine o più numeri, anche usando armi letali. Il direttore dello Shin Bet ha aggiunto che in alcuni casi, coloro che hanno perpetrato la violenza hanno ricevuto le armi dal governo come parte di programmi per ampliare la disponibilità di armi per gli ebrei della Cisgiordania dopo il 7 ottobre.
Inoltre, ha affermato che gli estremisti ebrei non hanno più paura della detenzione amministrativa perché si aspettano che gli alleati della coalizione li rilascino e poi paghino loro dei soldi (proprio come i palestinesi a volte pagano i condannati violenti)
Secondo Bar, questo processo sta danneggiando il tessuto della società israeliana a livello nazionale e mettendo a repentaglio il sostegno allo stato ebraico a livello globale, persino tra i suoi alleati.
Inoltre, ha affermato che l'IDF non è addestrata o equipaggiata per gestire le dimensioni e la portata del crescente fenomeno del terrore ebraico. A seguito di questa lettera,
Ben-Gvir ha chiesto il licenziamento di Bar durante una riunione del gabinetto giovedì sera. Dopo aver fatto la richiesta, Ben-Gvir ha lasciato bruscamente la riunione.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu e altri ministri del governo avrebbero difeso Bar, mentre Ben-Gvir ha affermato che Bar era responsabile delle carenze in materia di sicurezza del 7 ottobre e ha attaccato la lettera di Bar.
Jewish terror in West Bank
1 note · View note
yehudageramirp · 3 years ago
Text
Il prigioniero palestinese Kayed Fasfous entra nel suo 122° giorno di sciopero della fame per protestare contro la detenzione amministrativa nelle prigioni israeliane. Libertà per Kayed!
Tumblr media
12 notes · View notes
corallorosso · 3 years ago
Photo
Tumblr media
Sui migranti la Grecia segue le orme di Orban, ma in peggio (...) In Grecia la detenzione amministrativa dei migranti richiedenti asilo è diventata la regola e non l’eccezione, in aperta violazione con la normativa europea. Uomini, donne e bambini sono sottoposti a condizioni di detenzione degradanti e che negano i loro diritti fondamentali, come rilevato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. È l’allarme lanciato oggi da Oxfam e Greek Refugees Council con un nuovo rapporto che fotografa una situazione a dir poco drammatica, che colpisce persone estremamente vulnerabili arrivate in Europa per trovare salvezza da guerre e persecuzioni in paesi come Afghanistan, Siria, Repubblica Democratica del Congo e molti altri. Il dossier rileva come: già a giugno i migranti in detenzione amministrativa, quindi senza nessuna accusa penale a carico erano quasi 3 mila; 7 migranti irregolari su 10 sono posti in detenzione amministrativa e la maggior parte rimane detenuta anche una volta presentata la domanda di asilo. 1 persona su 5 viene detenuta per lunghi periodi in celle anguste concepite per poche ore di fermo; donne incinta, bambini e persone con gravi vulnerabilità, vengono detenute senza un’assistenza sanitaria e legale adeguata; quasi la metà (il 46%) dei migranti vi rimane per oltre 6 mesi. (...) A Kos, le autorità mettono automaticamente in detenzione i richiedenti asilo se provengono da un paese con un tasso di riconoscimento delle domande di asilo inferiore al 33%. Gloria (nome di fantasia), per essere arrivata dal Togo, ha subito dunque questo trattamento, nonostante fosse ritenuta persona vulnerabile perché sopravvissuta a violenze sessuali e fisiche. Le autorità non le hanno offerto alcuna cura, le condizioni psicologiche sono peggiorate e anche Gloria ha tentato il suicidio. Dopo il ricovero in ospedale, di nuovo in un centro di detenzione dove è rimasta fino a quando il Grc non è riuscito a tirarla fuori. “Queste storie ci dicono quanto crudeli, scioccanti siano le condizioni di detenzione in Grecia. Le persone muoiono per malattie prevenibili, o si suicidano perché disperate. Tra i detenuti ci sono ragazzi e donne incinte. - conclude Pezzati - Tutti vivono un senso di abbandono e progressivamente perdono letteralmente la ragione. La detenzione non può essere la soluzione di default, la Grecia deve trovare alternative e smettere di punire migranti e richiedenti asilo che vogliono costruirsi una vita in Europa". (...) A pagarne il prezzo più alto sono i più indifesi tra gli indifesi: i bambini. La clinica pediatrica di Medici senza frontiere a Lesbo conta più di 100 visite al giorno, tra cui bambini con gravi patologie cardiache, casi di epilessia, diabete. Soffrono di problemi respiratori, dermatologici, legati alla nutrizione e psicosomatici. Bambini “spaventati, esposti a situazioni pericolose e senza un posto sicuro dove stare – testimonia Marco Sandrone già a capo del progetto di Msf nell’isola. -. Si chiudono a guscio. Accogliamo genitori che ci dicono che i loro bambini non vogliono più uscire dalle tende, che hanno smesso di parlare. Oltre al trauma della guerra, della fuga, la sofferenza di vivere a Lesbo toglie ogni speranza ai nostri piccoli pazienti”. “Il diritto di essere bambini – dice il responsabile di Msf - è qui fagocitato dalla miseria di un campo senza dignità, alle porte dell’Europa”. (...) Oxfam, Emergency, Amnesty International, Save the Children, Human Rights Watch, Alarm Phone, Open Arms, Mediterranea…con il loro impegno quotidiano, con i puntuali e documentati report, mettono tutti noi a conoscenza di una realtà terribile, che la stampa mainstream spesso “dimentica”. E ricorda a tutti noi la possente verità di quella indimenticabile canzone di un grande poeta musicista e cantore: Fabrizio De Andrè: E grideremo ancora più forte Per quanto voi vi crediate assolti Siete per sempre coinvolti ..”. globalist
9 notes · View notes
soldan56 · 5 years ago
Link
Il signor Cenati lancia accuse di antisemitismo, a noi e alle manifestazioni che abbiamo promosso come Comunità Palestinese in Italia, il 27 Giugno in molte città d’ Italia, per protestare contro l’annessione coloniale dei territori occupati della Palestina. All’ annessione ad Israele, annunciata dal suo governo per il 1° Luglio e che riguarda più del 30% dei territori occupati palestinesi compresa le colonie e la Valle del Giordano, si oppongono le Nazioni Unite, l’Unione Europea ed anche I paesi arabi, compresi quelli che sono alleati degli Stati Uniti e persino il primo Ministro Inglese, cosi come si oppongono e considerano contraria alla legalità internazionale l’ occupazione militare che dura ormai da 53 anni, le demolizioni delle case, le torture e gli abusi sui minori, l’embargo di Gaza, la detenzione amministrativa, la continua opera di evacuazione, o come è stata denominata da Betselem, associazione israeliana per la difesa dei diritti umani, “deportazione lenta” e crimine di guerra.
6 notes · View notes
overthedoors · 7 years ago
Photo
Tumblr media
Dopo due anni, Israele scarcera artista circense palestinese 31.08.2017 - Riccardo Noury Mohammad Faisal Abu Sakha, un artista circense palestinese di 24 anni, è tornato in libertà la sera del 30 agosto dopo 20 mesi di detenzione amministrativa.
0 notes
autolesionistra · 6 years ago
Link
Il raddoppio dell'Ires (da 12 a 24%) per le onlus, contenuto nella legge di bilancio, è la chiusura di un cerchio politico che fa della povertà una colpa e della solidarietà un reato.  (...) In Italia il primo provvedimento di questa natura risale al 1998: la legge Turco Napolitano che ha introdotto la detenzione amministrativa (prima Cpt, poi Cie e ora Cpr) per i migranti sprovvisti di permesso di soggiorno. Pochi anni dopo è arrivata la stagione dei "sindaci sceriffo", con un fioccare di ordinanze anti-bivacco, anti-accattonaggio e anti-prostituzione, che spesso sono state smontate dai tribunali o dalla Corte Costituzionale. (...) In questi stessi anni, però, si è registrato uno scatto qualitativo. Ad essere criminalizzati, infatti, non sono stati soltanto i poveri e gli emarginati, ma anche coloro che tentavano di aiutarli. Già sotto il governo Renzi e poi anche sotto quello Gentiloni, altre ordinanze di sindaci e inchieste della magistratura hanno colpito chi esprimeva solidarietà agli indigenti, ai migranti, ai disperati. Dalle multe di Ventimiglia a chi offriva cibo e bevande ai migranti bloccati nella città ligure ai processi contro attivisti - da Cédric Herrou a Francesca Peirotti, passando per Felix Croft - che aiutavano le persone a varcare il confine o semplicemente offrivano loro conforto. (...) La criminalizzazione degli ultimi è diventato uno strumento propagandistico del capitalismo nell'intento di confondere i cittadini sulle cause delle disuguaglianze. La retorica del liberismo, infatti, è riuscita a far passare il messaggio che la minaccia al benessere delle persone sia rappresentata da chi occupa l'ultimo anello della catena sociale invece che dal profitto e dallo sfruttamento. Anche in questo caso la solidarietà infrange la retorica e il rischio per chi possiede privilegi e comando è troppo grande. Una qualunque forma di opposizione sociale, economica e politica dovrebbe tenere conto di questo progetto, che oggi in Italia si avvia al completamento. Per questa ragione, la fascinazione sovranista, patriottica e para-nazionalistica che ha solleticato anche certi ambienti della sinistra si dimostra completamente incapace di cogliere ed offrire una risposta al processo in corso.
68 notes · View notes
superfuji · 6 years ago
Quote
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini battezza un decreto sicurezza che fa di un manifesto ideologico la “norma”. Un “venghino, signori venghino” da mercato della paura dove l’imbonitore, dopo aver trascorso quattro mesi a fare il piromane, posa ora a pompiere offrendo agli “italiani” l’estintore che — dice — spegnerà l’incendio. Per rifilare la patacca, deve naturalmente svuotare di ogni complessità una vicenda epocale e dalle implicazioni geopolitiche continentali come i flussi migratori, vendendo un’emergenza che non c’è  gli sbarchi) per una minaccia incombente alla sicurezza nazionale che gli consenta di legiferare d’urgenza, e dunque per decreto, strozzando ogni dibattito parlamentare. E deve soprattutto giocare, forte dell’analfabetismo e la rozzezza civile che gli sono propri, con principi fondamentali dei diritti dell’uomo (tutti gli uomini), quali la presunzione di innocenza, il diritto di asilo, la protezione umanitaria, la cittadinanza, degradandoli a “concessioni” agli uomini dalla pelle nera, come tali revocabili. Dal Principe (cioè lui, il Difensore degli Italiani) o dalla discrezionalità di un’autorità amministrativa. Salvini deve soprattutto tacere agli italiani quello che lui per primo ha imparato in questi quattro mesi da ministro. Che nessuno manda a casa nessuno approdato sulle nostre coste – neppure Gesù Cristo – senza l’accordo dei Paesi di provenienza. E lo deve tacere perché se lo spiegasse, tutti comprenderebbero che il “decreto sicurezza” avrà sui flussi migratori lo stesso effetto del pugno battuto sul tavolo con cui il nostro Paese, da qualche mese, si copre di ridicolo in ogni vertice internazionale. La riduzione dei potenziali beneficiari del diritto di asilo, la cancellazione di fatto della protezione umanitaria, la liquidazione dell’esperienza degli Sprar ancorché scoraggiare i migranti (la disperazione che convince a fuggire dal continente africano è più forte di ogni Salvini) avranno infatti il solo effetto di moltiplicare i clandestini, nonché il numero di coloro che, da detenuti, languiranno nei centri di espulsione (già oggi sotto dimensionati e da domani ancor più diminuiti nella capienza dal raddoppio dei tempi di detenzione legittimi) in attesa di rimpatrio. E questo perché, esaurito il termine didetenzione, il raddoppiato esercito di migranti irregolari avrà come accade oggi un semplice foglio di via che non li avvierà certo a un “ritorno volontario” nei Paesi di provenienza, ma solo alla loro clandestinità. Non è complicato scommettere che, in questa forma, il decreto difficilmente passerà l’esame del Quirinale, prima, e della Corte Costituzionale, poi, quando comincerà ad essere investita dal contenzioso che le nuove norme produrranno. Ma è ancora una volta sorprendente come a mettere la faccia su questo manifesto costituzionalmente sgangherato sia un Presidente del Consiglio che posa a fine giurista e, non più tardi di due giorni fa, ha preso cappello “indignato” per la “violazione della privacy” e dei diritti costituzionali del suo portavoce Rocco Casalino. Quando si dice gli azzeccagarbugli.
Carlo Bonini - Negare i diritti aumentando i clandestini
25 notes · View notes
Text
Muore in carcere Khader Adnan, esponente della Jihad in sciopero della fame
Queste immagini d’archivio mostrano il leader della Jihad islamica palestinese Khader Adnan nel 2015, mentre viene rilasciato da un carcere israeliano accolto dalla propria famiglia. Secondo l’Associazione dei prigionieri palestinesi Adnan è stato detenuto da Israele 12 volte, trascorrendo circa otto anni in carcere, per lo più in detenzione amministrativa. Adnan era accusato di istigazione e…
View On WordPress
0 notes