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Autonomia regionale: la Lega chiede un’accelerazione per una gestione locale della Protezione Civile.
Verso una maggiore autonomia: un’opportunità per il Piemonte e le Regioni coinvolte.
Verso una maggiore autonomia: un’opportunità per il Piemonte e le Regioni coinvolte. Il dibattito sull’autonomia regionale si intensifica, con un focus particolare sulla gestione della Protezione Civile. Dopo la seconda riunione congiunta tra il Ministero per gli Affari Regionali e le Regioni Piemonte, Lombardia, Liguria e Veneto, il Gruppo Lega del Consiglio regionale del Piemonte ha richiesto…
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Lo sapevo, era tutto scritto. Oggi, (quasi) tutti a dare la colpa al superbonus edilizio e ad altre decisioni passate (non sto qui a difendere nulla, sia chiaro) ma nessuno ricorda quanto succedeva nel 2020-2021. Un intero Paese chiuso per Covid. 60milioni di uccellini appena usciti da uova schiuse dentro il grande nido Italia nelle mani di mamma-rondine. Tutti ad aspettare la mamma con il vermetto tra il becco per prenderne un pezzetto ciascuno. Ricordo a tutti voi, che oggi applaudite chi punta il dito contro i governanti di allora, che avete percepito, se lavoratori dipendenti, fino a 20-25mila euro di cassa integrazione stando sul divano (seppur forzatamente). Ricordo a tutti voi, imprenditori, professionisti, artigiani e commercianti, il fiume di denaro dato dallo Stato; bonus, soldi a fondo perduto, soldi a tasso zero garantiti dallo Stato, aiuti per affitti di locali e capannoni, bonus energia e vacanze, dehors gratuiti per attivita' turistiche. In totale, abbiamo contratto debiti per 200miliardi e piu'. Oggi nessuno ricorda niente? Come se nulla fosse successo, tutti a scappare come topi addossando responsabilita' ad altri, al vicino di casa profittatore, al nullafacente o ai politici precedenti. Insomma, il conto non lo vuole pagare nessuno. Eh, lo sapevo..lo sapevo che andava a finire cosi, era tutto scritto. @ilpianistasultetto
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Il mega-decreto annunciato il 20 dicembre dal presidente dell’Argentina, Javier Milei, getta le basi per un’ampia deregulation dell’economia nazionale (...). In un video trasmesso a reti unificate, il capo dello Stato ha presentato 30 delle oltre 300 deroghe e disposizioni che figurano nel testo e che verranno adesso sottoposte in blocco all’approvazione delle Camere. (...)
Giovedì 21 dicembre la Borsa di Buenos Aires ha aperto in rialzo di oltre il 4% in seguito alle misure annunciate da Milei.
Nel primo articolo si decreta “l’emergenza pubblica in materia economica, finanziaria, fiscale, amministrativa, previdenziale, tariffaria, sanitaria e sociale fino al 31 dicembre 2025”.
Il secondo è dedicato alla deregolamentazione e afferma che “lo Stato nazionale promuoverà la vigenza di un sistema economico basato su decisioni libere, adottate in un contesto di libera competenza”. Per raggiungere questo fine, recita il testo, “verrà attuata la più ampia deregolamentazione del commercio, dei servizi e dell’industria”.
Il terzo articolo riguarda invece la politica estera commerciale, e afferma la necessità di adottare standard internazionali in materia di commercio di beni e servizi nel rispetto in particolare delle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) e dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse).
Sulla base di queste premesse il megadecreto stabilisce tra le altre cose la derogazione della legge sull’approvvigionamento che assicura quote di beni al mercato interno; della legge sugli acquisti nazionali che impone allo Stato di privilegiare imprese locali per appalti e concessioni; delle leggi di promozione industriale e commerciale; e della legge che impedisce la privatizzazione delle aziende statali.
Dopo l’annuncio del decreto migliaia di argentini si sono riversate nelle strade delle principali città del Paese per protestare. (...)
La Borsa che non guarda in faccia a nessuno festeggia, le proteste sono ampiamente messe in preventivo: i virus e i parassiti incistati si agitano all'annuncio della cura. Uhhh la shvendita (come se fosse roba loro, non roba sfruttata da parassiti e mantenuta da tutti). Don't worry Milei ha le idee chiare: nessuna "privatizzazione" all'italiana cioè cessione di monopolio ad amichetti, sarà deregolamentazione. Non sarà indolore, ma più tardi si comincia, peggio è.
via https://www.ilsole24ore.com/art/argentina-neopresidente-milei-avvia-maxi-deregulation-dell-economia-AFB98i8B
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Il punto di rottura si avvicina a grandi passi. L’espulsione dell’ambasciatore francese in Mali, annunciata il 31 gennaio, non è solo frutto della collera della giunta militare al potere a Bamako dopo le dichiarazioni poco diplomatiche del ministro degli esteri Jean-Yves Le Drian, ma anche il segno di una crisi che ha superato un punto di non ritorno dopo settimane di degrado dei rapporti.
Il comunicato maliano definisce “ostili e oltraggiose” le parole del ministro Le Drian, che in precedenza aveva definito “illegittimo” il governo militare maliano. Quando viene messa in dubbio la legittimità dell’interlocutore si va oltre la guerra di parole.
A cambiare tutto è stata l’azione jihadista, che ha completamente destabilizzato il Sahel. Il numero di vittime civili non ha mai smesso di aumentare, mentre la zona di insicurezza si è allargata nonostante il rafforzamento del dispositivo militare internazionale: la missione francese Barkhane, i caschi blu della Minusma, gli addestratori europei dell’Eutm e infine Takuba, l’ultima nata che ha riunito le forze speciali di diversi paesi europei.
Quando questi soldati internazionali, insieme agli eserciti locali, si sono rivelati incapaci di arrestare una violenza abominevole, con raid che ogni volta provocavano decine di morti nei villaggi, l’intero edificio politico è crollato. La deriva degli stati fragili ha provocato la messa in discussione degli eserciti stranieri che non hanno saputo migliorare il livello di sicurezza, primo tra tutti quello dell’ex potenza coloniale, la Francia.
Chi stabilisce cosa è “legittimo”? Di certo non Parigi, rispondono i militari maliani
Questo aspetto spiega i colpi di stato militari a ripetizione, in Mali e poi in Burkina Faso, accolti con gioia dalla popolazione. Oggi i presidenti eletti non hanno alcun peso quando la fiducia evapora e l’esercito appare come l’ultima speranza. La storia ci dirà se si tratta di una fase transitoria, ma la realtà politica attuale è questa. Tutto ciò è al centro dell’incomprensione che hanno scatenato le parole sulla “legittimità” pronunciate da Le Drian. Chi stabilisce cosa è “legittimo”? Di certo non Parigi, rispondono i militari maliani.
La Francia dovrà adattarsi a questa nuova situazione, in un clima ostile alla vecchia potenza coloniale, associata a un potere statale vacillante. In Mali questo processo rischia di innescare una fase di rottura, tanto più che la giunta ha deciso di assoldare i militari russi del gruppo Wagner e si oppone alle decisioni delle organizzazioni regionali che vorrebbero un rapido ritorno alla vita civile.
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dovevamo lasciarli alle loro tradizioni di trafficanti di schiavi...ben ci sta. (semicit. Massimo Fini).
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Il dramma delle “grooming gangs”
Tra il 1997 e il 2013, le città di Rotherham e Rochdale sono state teatro di uno dei più gravi scandali di abusi sessuali su minori nel Regno Unito, con circa 1.400 ragazze, principalmente di origine bianca, abusate da bande di uomini, in gran parte di origine pakistana. Le indagini evidenziarono una sistematicità degli abusi e il fallimento delle autorità locali, che ignorarono le vittime nonostante numerosi avvertimenti. Un rapporto del 2014 ha rivelato che polizia e servizi sociali spesso archiviavano i casi, contribuendo a una cultura del silenzio e a un crescente scetticismo verso il sistema giudiziario.
Nella cultura spicciola che riduce questioni complesse a semplificazioni estreme, questo dramma culturale e sociale viene spesso associato alla presunta “tolleranza della sinistra” sull’immigrazione. Tuttavia, nel caso del Regno Unito e delle gang dello stupro, questa narrativa è priva di fondamento. In primo luogo, perché molti dei responsabili di questi crimini sono cittadini britannici di terza generazione. Le comunità pakistane (e del Bangladesh) presenti in queste aree, infatti, affondano le radici agli anni ’50 e ’60, quando il governo britannico invitò lavoratori dall’Asia meridionale per contribuire alla ricostruzione del Paese nel dopoguerra. Ad Oldham, per esempio, dove si stanno verificando gli incidenti attuali, i lavoratori arrivarono alla fine degli anni ’50 su invito della corona per lavorare nelle fabbriche di cotone. Erano prevalente gli uomini. Negli anni ‘70 (soprattutto dopo la guerra in Bangladesh nel ’71) gli uomini furono raggiunti dalle famiglie. Attribuire questi fenomeni all’immigrazione recente non solo è storicamente impreciso, ma distoglie l’attenzione dai fallimenti sistemici che hanno permesso tali abusi.
Certamente ci troviamo di fronte a un problema di scontro culturale e mancata integrazione, ma si tratta di un fenomeno che attraversa oltre 60 anni di storia e politiche britanniche, impossibile da attribuire a un singolo partito o schieramento politico. Una mancata integrazione che è stata innanzitutto frutto errori commessi fin dagli anni ’60. La realtà di molte cittadine delle Midlands e del Nord dell’Inghilterra, dove si sono verificati gli incidenti, è il riflesso di atteggiamenti e decisioni che mascheravano una distanza culturale e sociale, più che una vera accoglienza. Da un lato la decisione infelice nel dopoguerra di non distribuire la manovalanza che arrivava dalle ex colonie sul territorio nazionale per favorire l’integrazione, ma circoscriverla in comunità; dall’altro un atteggiamento di tolleranza e rispetto verso le tradizioni altrui, profondamente radicato nel pensiero britannico. In breve: “fate quello che volete, ma fatelo solo lì”. Un approccio che, sebbene nato con intenti positivi, si sta ora rivelando un boomerang, avendo in alcuni casi impedito di affrontare criticamente dinamiche culturali che favoriscono la marginalizzazione e la reiterazione di pratiche dannose all’interno di certe comunità.
La questione cruciale è il tribalismo radicatosi in alcune comunità, dove poliziotti, medici, giudici, avvocati e amministratori locali spesso appartengono agli stessi gruppi familiari degli accusati, contribuendo a insabbiare le indagini e a ostacolare la giustizia. Si è ricreata una micro-società pakistana, una realtà parallela che, dai primi casi risalenti agli anni ’80, sotto il governo Thatcher, a oggi, è stata costantemente nascosta sotto il tappeto.
I laburisti ne escono particolarmente colpiti perché le comunità pakistane sono in larga parte loro sostenitrici, ma il problema rimane essenzialmente di natura sociale prima che politica. Questo crea un corto circuito democratico in aree dove il 30-40% della popolazione appartiene a minoranze etniche. Un politico che “potenzialmente” potrebbe sfidare tali comunità, semplicemente… non viene eletto! Questo intreccio tra dinamiche comunitarie, e omertà di stampo simil mafioso sottolinea una falla strutturale nel sistema democratico in contesti dove un’etnia si impone a livello istituzionale decidendo non solo le regole locali, ma spesso insabbiando.
Si tratta, dunque, di una questione seria che i governi britannici dovranno prima o poi affrontare. Sul come, però sarà un bel paio di maniche perché le culture basate sull’omertà difficilmente le trasformi con operazioni di polizia e indagini (che certo devi comunque fare, ma che non estirpano le radici del problema). È un nodo complesso che non può essere risolto con l’ennesima inchiesta sbandierata ai media ad uso e consumo del magnate di estrema destra di turno, né certamente con la deportazione di massa di britannici i cui nonni o addirittura i bisnonni erano già britannici (suvvia, siamo seri).
Chi scrive naturalmente non ha soluzioni perché di mestiere fa la scrittrice e non la politica (quindi risparmiamoci il classico “Eh ma allora cosa proponi? Niente. Altrimenti mi sarei presentata alle elezioni). Il mio ruolo è esplorare e cercare di capire un fenomeno e poi presentarlo. Aggiungerei però che dopo avere insegnato in Uk per 15 anni ed avere avuto a che fare con i servizi sociali britannici, posso attestare che il problema non si ferma neanche alla mancata integrazione, ma si estende alla completa mancanza di tutela dei minori in tutto il Paese, a causa di servizi inefficienti e là dove non inutili, addirittura dannosi. Un dramma sistemico.
My two cents che difficilmente assisteremo a cose eclatanti, al di là delle normali inchieste locali, considerato che se i conservatori, al potere dal 2010 al luglio 2024, sono solo riusciti a grattare la superficie, difficilmente i laburisti potranno fare di più, avendo l’ulteriore handicap di dipendere da quei bacini elettorali.
Nel frattempo, per qualche giorno dovremo sorbirci l’esercito dei sì, ma…: quella schiera indefessa che la fanfara della strumentalizzazione mediatica istiga, buona solo a riempire i dibattiti sui social con un’aria di moralità prefabbricata. È un esercito che si nutre di indignazione momentanea, che fa sentire tutti un po’ più giusti, un po’ più coinvolti, un po’ più interessati al benessere collettivo. Almeno fino al prossimo strombazzato del circo mediatico, pronto a far dimenticare tutto.
Sì, ma almeno ce lo hanno fatto sapere…
Sì, ma ora bisogna fare qualcosa…
Sì, ma non si possono lasciare le povere vittime…
Sì, ma…
Un coro che cresce, si gonfia e poi svanisce, lasciando dietro di sé solo il vuoto di parole nell’interesse verso una questione pari alla memoria di un pesce rosso. Perché, diciamocelo, i decantatori dei “sì ma” fino a ieri non avevano mai sentito parlare delle grooming gangs e domani se le saranno già dimenticate.
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VALLE OLONA: è necessario lavorare in sintonia
Spesso si tende a pensare che solo nelle grandi città succeda qualcosa, che i piccoli paesi siano piatti e noiosi, poco più che dormitori, e che per poter vivere esperienze particolari sia necessario prendere la macchina e fare chilometri, per raggiungere mete lontane.
Niente di più sbagliato. I paesi della nostra Valle sono ricchi di vita, eventi, feste e occasioni per stare insieme e, perché no, di fare del bene, grazie al lavoro dei tantissimi volontari che ogni giorno si prodigano per far sì che si possa trovare un momento di serenità anche a due passi da casa.
Basti pensare al mese di dicembre; sin dall’inizio dell’Avvento Gorla Maggiore, Fagnano, Solbiate, Gorla Minore, Marnate, Olgiate e Castellanza si sono animate di vita, accese di luci e sono state moltissime le occasioni in cui le vie, le strade, le piazze e i parchi si sono riempiti di musica natalizia, di chiacchiere e delle risate allegre dei bambini.
L’accensione dei tanti alberi di Natale collocati in prossimità dei palazzi comunali, come quelli di Gorla Maggiore e Minore e di Castellanza, il suggestivo e affascinante giardino incantato olgiatese, le proiezioni sul castello di Fagnano, il mercatino di Solbiate, la mostra Presepi di Marnate e i tanti concerti, feste e iniziative che abbiamo potuto visitare nelle ultime settimane ne sono la testimonianza.
Se le nostre comunità sono piene di vita, tutto l’anno, non solo a Natale, lo dobbiamo sì alle tante associazioni e realtà che ogni giorno si impegnano per i propri concittadini, ma anche alle diverse amministrazioni comunali che da sempre lavorano per rendere i paesi e le città sempre più a misura d’uomo.
Nel 2024, alcune di loro, sono cambiate a livello politico ed amministrativo, ma questo non ha impedito a chi si è insediato all’interno dei diversi palazzi comunali, di portare avanti le tradizioni che da sempre hanno scritto la storia dei nostri paesi e di creare altre nuove, interessanti, occasioni di socialità e solidarietà. E lo hanno fatto, molto spesso, collaborando le una con le altre, superando i diversi schieramenti politici nella consapevolezza che, soprattutto in un territorio come il nostro, i confini rappresentano poco più di una linea su una mappa, e che per portare servizi e benessere ai propri concittadini è necessario lavorare in sintonia.
Sono molte, infatti, le occasioni in cui i comuni della Valle Olona si presentano come un fronte compatto, basti pensare, ad esempio, all’Azienda Medio Olona Servizi alla Persona, che vede sedere all’interno del suo consiglio direttivo tutti i nostri sindaci, e la loro voce, riunita, rappresenta diverse decine di migliaia di persone.
Un numero di cittadini importante, che supera abbondantemente i sessantamila, i cui rappresentanti a volte dovrebbero poter sedere, ed essere ascoltati, ai tavoli dove vengono prese decisioni che hanno delle conseguenze dirette sulla loro vita, cosa che non è avvenuta, solo per citare un esempio su tutti, quando è stata stabilita l’ubicazione del nuovo ospedale unico.
Da tutte le interviste che negli scorsi mesi abbiamo fatto ai sindaci della Valle, infatti, è emerso il dispiacere di ciascuno di non aver potuto partecipare al confronto su un tema così importante per il Bustese e non solo, e la delusione di essersi più volte sentiti dire, non essendo l’ospedale su nessuno dei loro territori, che non erano titolati ad esprimere pareri in proposito.
Il 2024 è stato un anno significativo ed impegnativo, per la Valle; moltissimi appuntamenti tradizionali hanno finalmente fatto ritorno e i sindaci, nuovi e non, stanno iniziando a lavorare insieme per creare una rete di servizi congiunti che possa portare benefici a tutte le persone che ci vivono. Non resta, allora, che guardare al 2025 con curiosità e fiducia, in attesa di scoprire quali novità ci porteranno i prossimi mesi.
Loretta Girola
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La storia della "Piagnona"
E’ la celebre campana che, donata al convento da Cosimo il Vecchio, chiamò tante volte a raccolta il popolo fiorentino per udire la fatidica parola di Fra Girolamo Savonarola, che flagellava i depravati costumi dei tempi e inneggiava a quelle libertà pubbliche insediate dalla munificenza e dall'ambizione di casa Medici. È quella campana che i fiorentini chiamarono la Piagnona perché il suono dei suoi cupi e funerei rintocchi accompagnava il pianto dei cittadini commossi dalle prediche del Frate banditore della fede, riformatore dei costumi, apostolo di libertà.
Cosimo de' Medici riedificò sul luogo di un antico e cadente monastero di Frati Salvestrini un nuovo e splendido edificio, nel quale ottenne da Papa Martino V la facoltà di trasferire i frati Domenicani che abitavano allora il modesto ospizio annesso alla chiesa di S. Mamiliano sulla Costa San Giorgio. A spese di Cosimo il Vecchio fu fatta anche l'unica e grossa campana che, accordando la bellezza delle sue forme con quella del suo campanile, doveva aver parte essenziale in tanti avvenimenti che si svolsero nella chiesa e nel monastero sottostanti. Suonò dapprima la campana ad onore e gloria del munifico fondatore, salutò nel 1436 i frati che dal modesto asilo di S. Mamiliano scendevano ad occupare una così splendida residenza e suonò più tardi per incitare i cittadini a scuotere quella supremazia che insidiava l'indipendenza della vecchia Repubblica.
Suonò a stormo per adunare gli amici del Savonarola e gli oppositori dei Medici e chiamarli alla difesa del convento in quella famosa notte dell'8 aprile 1498, quando le orde dei Palleschi e degli Arrabbiati lo strinsero quasi d'assedio e lo invasero, penetrando attraverso un passaggio sotterraneo che metteva in comunicazione il convento stesso col vicino edificio della Sapienza (l’attuale Rettorato). Al tempo del Savonarola il numero dei frati di S. Marco era considerevolmente aumentato, così la Signoria concesse loro l'uso dei locali dell'edificio della Sapienza, iniziato a costruire a spese di Niccolò da Uzzano. I frati collegarono il nuovo locale al vecchio per mezzo di un corridoio sotterraneo che attraversava la via del Maglio, attualmente via Lamarmora.
Fra Girolamo Savonarola venne arrestato quella notte nel convento, sulla soglia della porta della biblioteca, nonostante la Piagnona avesse suonato a stormo per dare l'allarme e chiedere soccorso; fra Girolamo, che era solito dire "I miei fiorentini hanno la fede come cera, che ogni caldo la strugge", ebbe ragione poiché fu abbandonato dalla maggior parte dei suoi seguaci e quindi, dopo una vana difesa durata alcune ore con pochi fedelissimi male armati, venne catturato. Rinchiuso nella torre d'Arnolfo nel locale detto l'Alberghetto, fu sottoposto a vari interrogatori, processato e condannato all'impiccagione ed al rogo. Lo sdegno che le prediche del Savonarola avevano suscitato nella Curia Romana, l'odio dei Medici e dei loro seguaci, le ire scatenatesi in modo estremamente violento non ebbero sfogo sufficiente nemmeno dopo il supplizio del frate e la dispersione delle sue ceneri. I suoi più convinti sostenitori vennero catturati e banditi dalla città, se non addirittura uccisi; i frati domenicani vennero portati al confino, fuori dal territorio della Repubblica Fiorentina, e venne loro addirittura proibito di parlare del Savonarola e del suo operato, pena gravi sanzioni. Ma la Signoria di Firenze spinse la sua sete di vendetta fino a prender decisioni che sconfinavano nel ridicolo. Con fra' Girolamo si volle "punire" anche la Piagnona che aveva chiamato fino all'ultimo momento i fedeli alla difesa del frate; su ordine dell'allora gonfaloniere Jacopo Nerli, detto Tanai, accanito Pallesco, una schiera di Arrabbiati la staccò dal campanile e la lasciò cadere sui fabbricati del convento, e così facendo la campana si danneggiò.
Tra le ingiurie del popolo fiorentino, il 30 giugno la campana fu posta su un carro trainato da somari e frustata dal boia per le vie della città. In seguito la campana venne portata nei locali dell'Opera del Duomo, che ebbe l’incarico di riparare le lesioni subite. Fu Simone del Pollajolo, architetto conosciuto col soprannome di Cronaca, a trovare la soluzione per ripararla. Attorno ai tronconi dei sei bracci della corona spezzata, il Cronaca adattò degli anelli di ferro che, per mezzo di sbarre, di tiranti, di chiavarde e di viti, accomodò e collegò ad un grandissimo mozzo di legno di quercia, fasciato tutto intorno di reggetta di ferro. Fu così collocata nel campanile della chiesa francescana di San Salvatore al Monte, i cui frati erano antagonisti del Savonarola. Nell’ordinanza della Signoria si giunse a decretare che la Piagnona, quale rea di alto tradimento e qual nemica della patria, fosse bandita dalla città per cinquant’anni. Si narra che la prima volta che la campana fece sentire il suo suono dal colle di San Miniato, fu in occasione delle esequie di quel Tanai de' Nerli che l'aveva condannata!
Trascorsi vent’anni, i ricordi del Savonarola iniziavano a svanire, i suoi seguaci si stavano calmando e i frati avevano ottenuto il permesso di rientrare nei confini dello Stato Fiorentino, pur se a più di cento miglia dalla città, ma speranzosi di poter riprendere possesso del convento di San Marco in un secondo momento. Nel frattempo, alcuni dei frati si prodigavano, presso il Papa Giulio II e presso il Gonfaloniere ed i Priori della Repubblica Fiorentina, affinché la campana venisse “liberata” dalla pena del bando e restituita al convento di San Marco. La grazia venne ottenuta il 5 giugno 1509, in un momento di particolare entusiasmo della Signoria, per l’avvenuta presa di Pisa. Quello stesso anno la campana poté salutare coi suoi rintocchi i Domenicani che, reduci dall'esilio, tornavano a prender possesso del loro convento, restaurato dai danni prodotti dalla rabbia dei Palleschi.
Curiosamente, l’ultimo rintocco della campana di San Marco ebbe luogo nello stesso giorno, il 5 giugno, di 299 anni dopo, nel 1808. Dopo tre secoli, l'ingegnoso meccanismo del Cronaca aveva risentito delle conseguenze del passare del tempo. I ferramenti si erano ossidati e corrosi, le chiavarde, per quanto sostituite da legature di filo di ferro, avevano perduto ogni consistenza, il legno cominciava ad imporrarsi ed un pericoloso movimento di distacco della campana dal mozzo si era già manifestato.
Inoltre, il continuo percuotere del battaglio negli stessi due punti, aveva logorato talmente la campana da ridurne lo spessore a pochi centimetri. Un accurato controllo di tecnici qualificati rilevò il pericolo imminente che la campana potesse precipitare, staccandosi dal mozzo, e la possibilità che, per effetto dei colpi di battaglio, avrebbe potuto rompersi e frantumarsi. Per queste ragioni venne deciso di sostituirla con una copia realizzata dalla Fonderia Rafanelli di Pistoia e di collocare l’originale nella sala del Capitolo del Convento di San Marco. Nella sua lunga e travagliata storia, la Piagnona ha avuto il compito ingrato di sottolineare con i suoi rintocchi eventi tristi della storia fiorentina: la morte del Santo vescovo Antonino, del Beato Angelico, e, il più triste di tutti, per il trapasso di Lorenzo il Magnifico. La campana è tuttora visibile nel Museo di S. Marco collegata ancora al suo mozzo, grossolano e mal ridotto, ma che in sé racchiude parte della storia della Piagnona, mutilata e perseguitata campana. Sopra un ceppo di legno la Piagnona si presenta in tutta la sua bellezza con la parte superiore ornata di un fregio di graziosi puttini attribuito dal Carocci alla scuola di Donatello.
Gabriella Bazzani Madonna delle Cerimonie Read the full article
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Tenerini: Nucleare, chiave per l'indipendenza energetica
La deputata toscana di Forza Italia Chiara Tenerini: "Tenerini: il Nucleare, chiave per l'indipendenza energetica dell'Italia" L'onorevole Chiara Tenerini, rappresentante di Forza Italia per la regione Toscana, ha recentemente sottolineato l'importanza strategica del nucleare per l'indipendenza energetica dell'Italia. In un comunicato stampa Tenerini ha esposto con chiarezza la posizione del partito riguardo all'adozione di questa fonte energetica. Il Nucleare come Soluzione Sicura e Sostenibile L'Italia, come molti altri paesi, è alla ricerca di soluzioni per garantire la propria autonomia energetica. Tenerini ha evidenziato che "Il rapporto Draghi evidenzia che il nucleare è una delle fonti energetiche più sicure, con il minor numero di incidenti per kilowattora prodotto." Questa affermazione si basa su dati concreti e studi autorevoli, mettendo in luce come le avanzate tecnologie moderne abbiano rivoluzionato la sicurezza nel settore. "L'inclusione del nucleare nella tassonomia europea come fonte cruciale per la decarbonizzazione è un passo avanti fondamentale," aggiunge Tenerini. Questo riconoscimento a livello europeo sottolinea l'importanza del nucleare non solo per la sicurezza energetica ma anche per la riduzione delle emissioni di CO2. Impatto Economico e Occupazione Uno degli aspetti chiave discussi da Tenerini è l'impatto economico positivo che il nucleare potrebbe avere. "L'Italia ha un potenziale di 117 mila nuovi posti di lavoro nel settore nucleare, un'opportunità che non possiamo permetterci di perdere." Questo dato sottolinea non solo la sicurezza, ma anche le opportunità di crescita economica e occupazionale che potrebbero derivare dall'investimento nel nucleare. Coinvolgimento delle Comunità Locali e Futuro Energetico Tenerini conclude il suo discorso con un appello al coinvolgimento delle comunità locali e alla necessità di un dibattito serio e costruttivo: "È cruciale coinvolgere le comunità locali e adottare decisioni lungimiranti. Dobbiamo impegnarci in un dibattito serio e costruttivo per tracciare un percorso chiaro verso un'energia sostenibile e sicura." Questo approccio mira a creare una consapevolezza diffusa e a favorire un dialogo aperto tra cittadini, esperti e legislatori. L'onorevole Chiara Tenerini invita tutti a riflettere sull'importanza del nucleare come pilastro per un futuro energetico sicuro e indipendente, ponendo l'accento sulla necessità di superare le paure del passato con un approccio informato e basato sull'innovazione tecnologica e sulla sostenibilità. Edoardo Fabbri Nitti Coordinamento regionale Forza Italia Toscana Follow @FI_ToscanaTweet to @FI_Toscana
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Turismo piemontese, Protopapa (Lega): “Occasione persa per il Piemonte il mancato accoglimento dell’emendamento”
Il consigliere regionale Marco Protopapa esprime preoccupazione per il mancato sostegno alle Agenzie Turistiche Locali
Il consigliere regionale Marco Protopapa esprime preoccupazione per il mancato sostegno alle Agenzie Turistiche Locali Il mancato accoglimento dell’emendamento presentato dalla Lega, che proponeva uno stanziamento di 752mila euro a favore delle Agenzie Turistiche Locali (ATL) del Piemonte, è motivo di preoccupazione per il consigliere regionale Marco Protopapa. In una dichiarazione ufficiale,…
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Affidarsi a un professionista della SEO (Search Engine Optimization) è fondamentale per ottenere risultati efficaci e sostenibili nel lungo termine, specialmente in un contesto competitivo online. Ecco alcune ragioni per cui è importante rivolgersi a un esperto di SEO:
1. Conoscenze tecniche avanzate
Un professionista della SEO ha una comprensione approfondita delle tecniche avanzate necessarie per ottimizzare un sito web. Questo include l'ottimizzazione on-page (come migliorare i contenuti, le meta description, l'uso delle parole chiave) e off-page (come ottenere backlink di qualità), l'analisi delle performance del sito e la risoluzione di problemi tecnici come la velocità di caricamento, l'architettura del sito e l'indicizzazione.
2. Aggiornamenti costanti sugli algoritmi di Google
Gli algoritmi dei motori di ricerca, in particolare Google, cambiano frequentemente. Un esperto SEO è costantemente aggiornato sugli ultimi cambiamenti e sa come adattare la strategia per evitare penalizzazioni o perdite di posizionamento dovute a nuove linee guida o aggiornamenti di algoritmo come Google Core Updates.
3. Strategia a lungo termine
La SEO non è un processo rapido o immediato. Richiede una strategia ben pianificata e monitorata nel tempo. Un professionista della SEO sa come impostare un piano a lungo termine per garantire che i risultati migliorino progressivamente e siano sostenibili nel tempo, evitando tecniche di "black hat" che potrebbero causare danni.
4. Analisi e monitoraggio dei dati
Gli esperti SEO utilizzano strumenti di analisi avanzata (come Google Analytics, Google Search Console, Ahrefs, SEMrush) per monitorare il traffico, identificare tendenze e opportunità, valutare l'efficacia delle parole chiave e correggere eventuali problemi. Questa capacità di analisi permette di prendere decisioni basate sui dati e migliorare continuamente le prestazioni.
5. Ottimizzazione dell'esperienza utente (UX)
La SEO non riguarda solo il posizionamento nei motori di ricerca, ma anche il miglioramento dell'esperienza utente. Un SEO specialist sa come ottimizzare il design e la struttura del sito per migliorare la navigazione, ridurre la frequenza di rimbalzo, e aumentare il tempo trascorso dagli utenti sul sito, fattori che incidono positivamente sul ranking.
6. Risparmio di tempo e risorse
Affidarsi a un esperto SEO consente di risparmiare tempo e risorse. La SEO è un campo complesso e richiede competenze multidisciplinari. Un professionista può identificare rapidamente problemi e opportunità, implementare le giuste soluzioni e ottimizzare il lavoro senza sprechi di tempo.
7. Maggiore visibilità e conversioni
L'obiettivo della SEO è migliorare la visibilità del sito nei motori di ricerca e attrarre traffico qualificato. Un professionista sa come selezionare le parole chiave più efficaci per aumentare il traffico organico e come ottimizzare il sito per convertire i visitatori in clienti, aumentando le conversioni e il ROI.
8. Competenza su mercati di nicchia e locali
Un SEO professionista può aiutarti a posizionarti efficacemente in mercati di nicchia o in settori locali specifici, grazie alla sua capacità di analizzare il mercato e la concorrenza, scegliendo parole chiave a lunga coda e strategie locali (SEO locale) per migliorare la visibilità nei risultati di ricerca geolocalizzati.
9. Ottimizzazione per dispositivi mobili
Con l'aumento del traffico da dispositivi mobili, avere un sito ottimizzato per smartphone e tablet è essenziale. Un professionista della SEO garantirà che il tuo sito sia mobile-friendly, migliorando non solo la SEO ma anche l'usabilità e l'accessibilità del sito su tutte le piattaforme.
10. Competitività nel mercato
In un mercato sempre più competitivo, affidarsi a un professionista SEO permette di rimanere un passo avanti rispetto alla concorrenza. L'ottimizzazione continua del sito web consente di migliorare il posizionamento rispetto ai concorrenti e di attirare una maggiore quota di mercato.
Un professionista SEO non solo migliora il posizionamento del tuo sito web, ma ti aiuta a creare una strategia digitale solida che porta a un aumento delle visite, delle conversioni e della redditività complessiva del business.
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Vita Indipendente: Un Movimento per l’Autodeterminazione delle Persone con Disabilità
Il concetto di “Vita Indipendente” rappresenta una filosofia e un movimento internazionale nato per promuovere l’autodeterminazione e il rispetto delle persone con disabilità. Il movimento si basa sul principio che le persone con disabilità abbiano il diritto di vivere in modo indipendente, prendere decisioni sulla propria vita e partecipare pienamente alla società. Questo approccio mira a superare la logica assistenzialista e istituzionalizzante, favorendo l’inclusione e le pari opportunità per tutti.
Le Radici del Movimento Vita Indipendente
La nascita del movimento “Vita Indipendente” si deve a Ed Roberts, un pioniere dei diritti delle persone con disabilità. Negli anni ’60, all’Università di Berkeley, in California, Roberts e alcuni suoi compagni, tutti gravemente disabili, vivevano confinati nell’infermeria del campus. Nonostante la loro partecipazione attiva alla vita accademica, l’accesso fisico ai locali dell’università e la loro vita sociale erano estremamente limitati. Questa situazione spinse Roberts a sviluppare l’idea che le persone con disabilità dovessero avere il controllo della propria vita, senza essere relegate a strutture di cura.
Nel 1972, a Berkeley, venne fondata la prima Agenzia per la Vita Indipendente. Questo rappresentò un passo fondamentale verso l’autodeterminazione, con l’obiettivo di permettere alle persone con disabilità di abbattere le barriere fisiche e sociali che li separavano dalla piena partecipazione alla vita civile. Il principio centrale del movimento è che siano le persone con disabilità a decidere le soluzioni migliori per le loro necessità, piuttosto che dipendere da altri.
La Filosofia della Vita Indipendente
Uno degli aspetti fondamentali della filosofia della Vita Indipendente è che le persone con disabilità non devono essere considerate solo come destinatari passivi di assistenza. Al contrario, sono attori attivi, capaci di determinare la propria vita e contribuire alla società come tutti gli altri. Come affermato dal dottor Adolf Ratzka, uno dei principali esponenti del movimento in Europa, le persone con disabilità devono spezzare il monopolio dei professionisti non disabili che spesso parlano a loro nome.
La filosofia della Vita Indipendente si oppone all’internamento in istituti, anche se moderni e accoglienti, poiché queste strutture portano inevitabilmente all’isolamento sociale. Il movimento sostiene invece che le persone con disabilità abbiano il diritto di vivere nelle loro case, usare i servizi pubblici, accedere all’istruzione e partecipare al mondo del lavoro, come chiunque altro. L’obiettivo non è solo la “de-istituzionalizzazione”, ma la piena inclusione attraverso l’abbattimento delle barriere, sia fisiche che culturali.
Gli Strumenti della Vita Indipendente
Due strumenti essenziali per il raggiungimento della Vita Indipendente sono l’assistente personale e le agenzie di Vita Indipendente. L’assistente personale è una figura professionale distinta da quella dell’assistente domiciliare, che lavora sotto la direzione della persona con disabilità. In questo caso, è la persona disabile a definire i compiti, gli orari e le modalità di lavoro dell’assistente, garantendo così un controllo diretto sulla propria vita.
Le Agenzie di Vita Indipendente, d’altra parte, sono organizzazioni gestite principalmente da persone con disabilità e forniscono una vasta gamma di servizi legali, fiscali e assistenziali. Queste agenzie collaborano con gli enti governativi per migliorare le infrastrutture, abbattere le barriere architettoniche e promuovere leggi che proteggano i diritti delle persone con disabilità. Il modello di assistenza proposto è personalizzato, dove la persona con disabilità ha un ruolo centrale nella definizione delle proprie necessità e dei servizi di supporto.
Il Movimento Vita Indipendente in Europa
Il movimento Vita Indipendente ha trovato terreno fertile anche in Europa, dove ha iniziato a diffondersi negli anni ’70. Nel 1989, a Strasburgo, il dottor Adolf Ratzka fondò l’European Network for Independent Living, un’organizzazione che lavora per promuovere i diritti delle persone con disabilità in tutto il continente. Anche in Europa, il movimento si oppone all’idea che la disabilità debba essere gestita esclusivamente attraverso servizi assistenziali o residenze protette.
In molti paesi europei, il concetto di Vita Indipendente è stato recepito nelle politiche sociali, con la creazione di progetti pilota e l’adozione di leggi volte a garantire il diritto all’autodeterminazione per le persone con disabilità. In Italia, ad esempio, la legge 104/92 prevede una serie di interventi e aiuti per promuovere l’indipendenza delle persone disabili, anche se la figura dell’assistente personale non è ancora riconosciuta a livello legislativo in modo specifico.
Le Conquiste Legislativi negli Stati Uniti
Negli Stati Uniti, il movimento ha portato a significativi cambiamenti legislativi. Tra i provvedimenti più importanti vi è l’Architectural Barriers Act del 1968, che impone l’abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici. Un’altra legge fondamentale è il Rehabilitation Act del 1973, che proibisce qualsiasi forma di discriminazione nei servizi pubblici per le persone con disabilità.
L’apice di queste conquiste legislative è stato raggiunto con l’Americans with Disabilities Act (ADA) del 1990, firmata dal presidente George H. W. Bush. Questa legge garantisce il pieno rispetto dei diritti civili delle persone con disabilità, vietando la discriminazione sul lavoro, nei trasporti e in tutti i servizi pubblici e privati aperti al pubblico.
Conclusione
Il movimento per la Vita Indipendente ha trasformato il modo in cui la disabilità viene percepita e gestita a livello globale. Grazie a questo movimento, le persone con disabilità hanno potuto rivendicare il diritto di vivere la propria vita in modo autonomo, partecipare alla società e prendere decisioni sulle proprie necessità. Il percorso verso una piena inclusione è ancora lungo, ma la filosofia della Vita Indipendente rappresenta un punto di svolta cruciale per il riconoscimento dei diritti umani e civili delle persone con disabilità.
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In un club cronicamente avvolto dal silenzio, De Rossi era l’unico a parlare, e dunque l’unico responsabile di fronte alle difficoltà. La persona che doveva occuparsi di mascherare un fatto comunque evidente, e cioè che la Roma non ha in realtà una catena di comando, una dirigenza. L’unica figura dirigenziale rimasta fuori dalla parte sportiva è quella, ambigua, di Lina Souloukou. Ex general manager dell’Olympiakos, in questi mesi ha parlato poco e licenziato molto. Come riportato da Gazzetta, a diversi licenziamenti nelle aree comunicazione sono seguite alcune cause legali. Nell’articolo si ricostruisce anche l’insofferenza all’interno della Lega Serie A verso la Roma per la scarsa comunicazione, e la gestione poco lucida di alcune situazioni. Il caso del sex-tape, il rinvio di Udinese-Roma e le conseguenti beghe di calendario, con richieste di rinvio della partita con l’Atalanta mai considerate. Scrive Gazzetta: «Mentre nella Capitale la Ceo ha conquistato il consenso di alcuni media locali, nelle stanze del calcio che conta qualcuno ha parlato di "dilettanti allo sbaraglio”». Il personale del club è stato spolpato al punto che per molti i Friedkin stavano, in realtà, preparando una cessione. Siamo sicuri che il tentativo di acquisto dell’Everton - poi sfumato - non andasse in quella direzione? E poi, chi prende decisioni sportive di ampio respiro nella Roma? Chi ha scelto, per esempio, Florent Ghisolfi come DS?
L'esonero di De Rossi è l'ennesima mossa incomprensibile della Roma
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#NewsPA - Decentramento. Dichiarazione consigliere VI Circoscrizione Cuticchio
“Il decentramento amministrativo implica interventi e decisioni sempre più vicini al territorio, per rispondere efficacemente alle esigenze locali. È con crescente preoccupazione che noto come alcuni presidenti di circoscrizione, appartenenti alla maggioranza, stiano timidamente sollevando… Read More “Il decentramento amministrativo implica interventi e decisioni sempre più vicini al…
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Cose da sapere prima di iniziare la maternità surrogata
Intraprendere il viaggio della maternità surrogata è una decisione importante e sfaccettata che richiede un'attenta riflessione e una preparazione approfondita. Poiché sempre più individui e coppie cercano di costruire le proprie famiglie attraverso questo percorso alternativo, comprendere le complessità del processo di maternità surrogata diventa fondamentale. Questo articolo mira a fornire approfondimenti essenziali sui vari aspetti della maternità surrogata, inclusi fattori legali, medici ed emotivi che i futuri genitori e le madri surrogate dovrebbero considerare prima di iniziare questa esperienza che cambia la vita.
Dall'importanza di stabilire una comunicazione e aspettative chiare con tutte le parti coinvolte alla navigazione del complesso panorama legale che regola gli accordi di maternità surrogata, la conoscenza è fondamentale per garantire un viaggio fluido e positivo. Inoltre, comprendere le procedure mediche, i potenziali rischi e l'impatto psicologico sia sui futuri genitori che sulle madri surrogate è fondamentale per promuovere un ambiente di supporto durante tutto il processo. Armandoti delle giuste informazioni, puoi prendere decisioni informate che si allineano con i tuoi valori e obiettivi personali, portando infine a un'esperienza di costruzione della famiglia appagante. Questo articolo rappresenta una guida completa per orientarsi tra gli elementi essenziali della maternità surrogata, gettando le basi per una partnership di successo in questa straordinaria impresa.
Comprendere le implicazioni legali degli accordi di maternità surrogata.
Gli accordi di maternità surrogata implicano una serie di questioni legali complesse che variano significativamente a seconda della giurisdizione. È fondamentale che tutte le parti coinvolte comprendano i diritti e le responsabilità assegnati nel contratto di surrogato, oltre a considerare le leggi locali riguardanti la genitorialità e la registrazione del bambino. In molte giurisdizioni, il contratto deve affrontare dettagli come la compensazione finanziaria per la surrogata, le decisioni riguardanti la salute durante la gravidanza e le eventuali complicazioni legali legate alla custodia del bambino al momento della nascita.
Inoltre, la mancanza di regolamentazioni chiare in alcune aree può comportare rischi significativi, tra cui la possibilità di contenzioso. È quindi essenziale collaborare con esperti legali specializzati in maternità surrogata per garantire che tutti gli aspetti dell'accordo siano in linea con le normative vigenti e che i diritti di ciascuna parte siano tutelati. Una adeguata pianificazione legale non solo facilita il processo, ma contribuisce anche a prevenire potenziali conflitti che potrebbero sorgere dopo la nascita del bambino.
Scegliere un'agenzia di maternità surrogata affidabile.
La scelta di un'agenzia di maternità surrogata affidabile rappresenta un passo cruciale nel processo di surrogazione. È fondamentale esaminare attentamente la reputazione dell'agenzia, le testimonianze di altri clienti e i risultati ottenuti in precedenti accordi. Un'agenzia rispettabile dovrebbe fornire informazioni dettagliate sui propri processi, sulle pratiche di selezione delle surrogate e sull'assistenza legale offerta. Inoltre, la comunicazione trasparente e l'approccio empatico dell'agenzia nei confronti di tutte le parti coinvolte possono essere indicatori di una gestione professionale e etica.
È altrettanto importante che l'agenzia abbia una solida rete di professionisti, tra cui medici, psicologi e avvocati, per garantire che ogni aspetto della maternità surrogata sia gestito con competenza e sensibilità. Prima di prendere una decisione finale, è opportuno organizzare incontri faccia a faccia con il personale dell'agenzia per discutere le proprie esigenze e preoccupazioni. Solo attraverso un'approfondita valutazione e un dialogo aperto si può instaurare un rapporto di fiducia essenziale per affrontare il percorso della surrogazione in modo sereno e informato.
Considerare il supporto emotivo durante tutto il percorso.
Il supporto emotivo riveste un ruolo fondamentale durante l'intero percorso di surrogazione, poiché questo viaggio è carico di esperienze intense e potenzialmente stressanti per tutte le parti coinvolte. È essenziale che i genitori intenzionali, la madre surrogata e i professionisti che li accompagnano dispongano di risorse adeguate per affrontare le sfide emotive che possono sorgere. La presenza di un supporto psicologico, sia attraverso consulenze individuali che di gruppo, può facilitare la comunicazione e aiutare a gestire le aspettative, promuovendo un ambiente di rispetto e comprensione reciproca.
Inoltre, il supporto emotivo non si limita solo all'aspetto psicologico, ma si estende anche alla creazione di una rete di sostegno tra i partecipanti. Stabilire connessioni significative può alleviare l'ansia e fornire un senso di appartenenza durante il processo. Le esperienze condivise, così come la possibilità di esprimere openmente paure e speranze, possono contribuire a rendere il percorso di surrogazione più coeso e soddisfacente. Assicurarsi che queste risorse siano disponibili e promosse dall'agenzia scelta è un passo importante per garantire una navigazione serena in un percorso tanto complesso quanto emotivamente significativo.
Discutere le responsabilità finanziarie con tutte le parti.
Affrontare le responsabilità finanziarie è cruciale in un percorso di surrogazione, poiché implica questioni legate ai costi medici, legali e di supporto. È fondamentale che tutte le parti coinvolte – genitori intenzionali, madre surrogata e professionisti – partecipino a discussioni aperte e oneste riguardo ai dettagli finanziari. Queste conversazioni devono coprire le aspettative sulle spese, i compensi per la madre surrogata e le eventuali riserve per imprevisti. La trasparenza non solo facilita la pianificazione economica, ma contribuisce anche a costruire un clima di fiducia reciproca, essenziale per il buon esito dell’intero processo.
In aggiunta, è consigliabile coinvolgere consulenti finanziari o legali esperti nella surrogazione, poiché possono offrire una guida preziosa e supporto nella redazione di accordi chiari. Tali accordi dovrebbero delineare in modo preciso le responsabilità di ciascuna parte, minimizzando il rischio di incomprensioni future. Un approccio proattivo alla gestione delle responsabilità finanziarie non solo aiuta a prevenire conflitti, ma garantisce anche che tutte le parti si sentano supportate e rispettate, creando una base solida per la collaborazione durante questo viaggio complesso e significativo.
Ricercare le procedure mediche e i requisiti coinvolti.
La ricerca delle procedure mediche e dei requisiti coinvolti nella surrogazione rappresenta un passaggio fondamentale per garantire un'esperienza fluida e sicura per tutte le parti coinvolte. È importante che i genitori intenzionali comprendano le diverse opzioni disponibili, come la fecondazione in vitro (IVF) e le valutazioni mediche necessarie sia per la madre surrogata che per i donatori di ovuli o spermatozoi, se coinvolti. Inoltre, ogni clinica di fertilità può avere protocolli specifici, quindi è essenziale informarsi sulle pratiche e sui risultati di ciascuna struttura, oltre a considerare le eventuali implicazioni legali associate a ciascuna procedura.
Oltre agli aspetti clinici, è cruciale conoscere i requisiti legali e regolatori specifici della giurisdizione in cui avviene la surrogazione. Alcuni stati o paesi hanno normative rigorose riguardo alla maternità surrogata, inclusi i requisiti per la registrazione legale della nascita e le procedure per ottenere la custodia legale del bambino. Pertanto, il supporto di professionisti legali esperti nel campo della surrogazione è indispensabile per navigare queste complessità, garantendo che tutte le pratiche siano conformi alle leggi locali e per prevenire potenziali conflitti futuri.
In conclusione, intraprendere il viaggio della maternità surrogata è una decisione importante che richiede un'attenta riflessione e una preparazione approfondita. Comprendere gli aspetti legali, finanziari ed emotivi del processo è fondamentale per tutte le parti coinvolte. È essenziale interagire con professionisti esperti, tra cui consulenti legali e specialisti della fertilità, per affrontare efficacemente le complessità della maternità surrogata.
Dotandoti di conoscenze e stabilendo una comunicazione aperta con la tua madre surrogata, puoi promuovere un ambiente di supporto che dia priorità al benessere di tutti i soggetti coinvolti. Con le giuste informazioni e la giusta guida, la maternità surrogata può essere un percorso gratificante verso la costruzione di una famiglia.
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