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Liliana Cavani - The Skin (1981)
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“Alexandra King on the set of Italian director Liliana Cavani's movie La Pelle, based on Catherine Breillat's scenario and Curzio Malaparte's 1949 novel.”
Photographed by Fabián Cevallos, 1981.
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Vista de la Casa Malaparte, Adalberto Libera para, y con, Curzio Malaparte.
Capri.
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“ Un operaio in tuta turchina stava oliando una grande trebbiatrice, curvo sulle ruote e gli ingranaggi. Io m’ero fermato in mezzo al cortile, e lo guardavo lavorare da lontano. Oliava le sue macchine, continuava a fare il suo mestiere, come se la guerra fosse lontana, come se la guerra non avesse neppure sfiorato il villaggio di Pestchanka. Dopo alcuni giorni di pioggia era uscito il sole, l’aria era tiepida, le pozzanghere d’acqua fangosa specchiavano un pallido cielo azzurro percorso da lievi nuvole bianche. A un certo punto entrò nel kolkhoz un ufficiale tedesco delle SS seguito da alcuni soldati. L’ufficiale si fermò a gambe larghe in mezzo al cortile, guardandosi intorno. Ogni tanto si voltava a parlare ai suoi uomini: alcuni denti d’oro luccicavano dentro la bocca rosea. A un tratto vide l’operaio curvo a oliare la macchina, e lo chiamò. «Du, komm, hier!». L’operaio si avvicinò zoppicando. Anch’egli era zoppo, lo avevano lasciato indietro perché era zoppo. Stringeva nella mano destra una grossa chiave inglese, nella sinistra un oliatore d’ottone. Nel passare accanto al cavallo gli disse qualcosa a voce bassa, e il cavallo cieco gli strofinò il muso sulla spalla, lo seguì zoppicando per alcuni passi. L’operaio si fermò davanti all’ufficiale, si tolse il berretto. Aveva i capelli neri e crespi, il viso grigio, magro, gli occhi opachi. Era certamente un ebreo. «Du bist Jude, nicht wahr?» gli domandò l’ufficiale. «Nein, ich bin kein Jude» rispose l’operaio scotendo la testa. «Cto? ti niè Evriu? Ti Evriu! tu sei ebreo!» gli ripeté in russo l’ufficiale. «Da, ja Evriu, sì sono ebreo» gli rispose in russo l’operaio. L’ufficiale lo guardò a lungo, in silenzio. Poi gli domandò lentamente: «E perché, un momento fa, mi hai risposto di no?». «Perché me lo hai domandato in tedesco», rispose l’operaio. «Fucilatelo!» disse l’ufficiale». “
Curzio Malaparte, Kaputt, Introduzione di Mario Isnenghi, Mondadori ( Collana Oscar narrativa n° 1102 ), 1978; pp. 84-85.
[ 1ª ed. originale nel 1944 presso l’editore Casella di Napoli ]
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Mangerei la terra, masticherei i sassi, ingoierei lo sterco, tradirei mia madre, pur di aiutare un uomo, o un animale, a non soffrire. La morte non mi fa paura: non la odio, non mi disgusta, non è, in fondo, cosa che mi riguarda. Ma la sofferenza la odio, e più quella degli altri, uomini o animali, che non la mia. Sono disposto a tutto, a qualunque vigliaccheria, a qualunque eroismo, pur di non far soffrire un essere umano, pur di aiutare un uomo a non soffrire, a morire senza dolore.
(Curzio Malaparte)
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Curzio Malaparte a Paestum negli anni '30.
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Tutti son buoni a far gli eroi con la pelle degli altri.
Curzio Malaparte, nome d'arte di Kurt Erich Suckert (Prato, 9 giugno 1898 – Roma, 19 luglio 1957)
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Io son di Prato, m'accontento d'esser di Prato, e se non fossi nato pratese vorrei non esser venuto al mondo, tanto compiango coloro che, aprendo gli occhi alla luce, non si vedono intorno le pallide, spregiose, canzonatorie facce pratesi, dagli occhi piccoli e dalla bocca larga, […], e fuori dalla finestra, di là dai tetti, la curva affettuosa della Retaia, il ginocchio nudo dello Spazzavento, le tre gobbe verdi del Monte Ferrato, gli olivi di Filettole, di Santa Lucia, della Sacca, e i cipressi del Poggio del Fossino, sopra Coiano. E questo dico non perché son pratese, e voglia lisciar la bazza ai miei pratesi, ma perché penso che il solo difetto dei toscani sia quello di non esser tutti pratesi. Maledetti Toscani
Quando un popolo individualista come il nostro perde la fiducia in sé stesso e nelle istituzioni che lo reggono, l'immoralità diventa una forma di viver civile e la mediocrità invade la cosa pubblica. La Rivolta dei Santi Maledetti
L'epigramma è una pistola corta, e ammazza più sicuramente di un archibugio. Il Battibecco
Curzio Malaparte
Prato, 1898- Roma, 1957
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"It is a shameful thing to win a war."
Curzio Malaparte, The Skin
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Today’s new release is paired with some soul-shaking books about war.
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La gente si abitua sempre all'amore e alla morte. Della prima non ne ha mai abbastanza ma ne disprezza, la morte semplicemente la ignora, ma lei non ignora noi. Dettaglio da niente.
In mezzo bambini e gatti.
C'è questa donna che fa l'infermiera 24 anni ex ballerina che sogna tutto il suo futuro e ad es. si fa grandi viaggi e ogni cosa che dice del futuro e di sé sembra uscita da una scatola di bambole.
Porcellane da comò del 1920-
E io aspetto il giorno che la porcellana si rompe per dire ah vedi, che poi a lei sai che gli importa, ma per dirlo a me perché, onestamente, viviamo di meschinità e quando una persona cade noi possiamo dirci questa favola cretina: lo sapevo! che vuol dire illuderci che "noi sappiamo le cose", noi le sappiamo prima di viverle e noi sappiamo e quindi possiamo fare a meno di provare di vivere di sognare di rischiare. Siamo scarafaggi. Onesti scarafaggi.
Ma sono forse io che sogno, perché la mia vita non la so così bene come mi credo di quella degli altri. E' la natura nostra questa.
Sappiamo tutto di tutto e potremmo vivere la loro cazzo di vita meglio di loro - ci diciamo da scarafaggi qual siamo - ma la nostra cazzo di vita non la sappiamo per niente e per nulla, noi ci barcameniamo e prendiamo tranvate in faccia e ci diciamo che nessuno capisce la nostra sofferenza la nostra peculiarità la nostra unicità,
nessuno capisce quanto siamo speciali !
continuiamo a osservare gli altri e a dirci e ma che culo sfrontato che hanno - avete notato quanto gli altri hanno sempre più culo di noi? - e che noi vivremmo meglio la loro vita
Noi non sogniamo siamo fessi.
Quando mi sento così apro un libro - un romanzo, un libro d'arte - e lo sfoglio, perché l'arte parla della vita, e ci ritrovo i pezzi minuscoli di me, ma riprodotti meglio fatti cioè topos, scultura, grandeur di principi.
Me credo. Me gonfio di inutili coglionate.
E poi? Torno a fare di me un esempio cretino di persona. Questo mi contraddistingue.
Io sono così, sono un fesso che sa le cose, ed è tragico, chi sa le cose capisce la specificità sua e analizza la sua infelicità e non ne esce meglio del burino che non la capisce. E ci resto così, di sasso.
Quando sei intelligente, lo sai che sei un fesso, mica te lo puoi nascondere-
E allora penso a Curzio Malaparte, lo scrittore italiano amato da Churchill, era fortunato Curzio, poi con quel nome che sembra inventato, e io avrei potuto vivere la sua vita cento volte meglio di lui.
Invece sono un cretino.
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Audiolibro Maledetti toscani di Curzio Malaparte
Perché, di fronte a un toscano, tutti si sentono a disagio? Risposta ovvia, per Malaparte: di gran lunga più intelligente degli altri italiani, e libero – la libertà dipende dall’intelligenza -, il toscano è spregioso, disprezza tutti gli esseri umani per la loro stupidità. Per di più è sboccato, insofferente, crudele, spazioso, cinico e ironico. Possiede in compenso una greca virtù: il…
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“When he returned from America, he was profoundly changed. I must confess that I never put much stock in what he said about his crisis of conscience, full of bourgeois ideas and ridiculous individualistic sentimentality. People said he had been converted while in America. To what, I asked myself, could an intelligent man every be converted to in America? I never took seriously his supposed crisis of conscience. I was mistaken. I was mistaken to pity him. His act had nothing to do with his faith in God. It was not an act of Christian faith, but a banal example of bourgeois pessimism. It was a bourgeois act, that’s all.”
– Curzio Malaparte, The Kremlin Ball
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Curzio Malaparte
"... gli americani s'alzano presto la mattina, ma si svegliano tardi."
-La Pelle
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