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Pensieri poetici nel tempo di Christian Testa: una poetica tra introspezione e spiritualità. Un viaggio lirico tra emozioni e riflessioni sull’esistenza
Christian Testa, poeta pavese dal talento innato e versatile, torna con una nuova opera dal titolo Pensieri poetici nel tempo, edita da Guido Miano Editore nella prestigiosa collana “Alcyone 2000”
Christian Testa, poeta pavese dal talento innato e versatile, torna con una nuova opera dal titolo Pensieri poetici nel tempo, edita da Guido Miano Editore nella prestigiosa collana “Alcyone 2000”. Questo libro, impreziosito dalla prefazione di Michele Miano, rappresenta una tappa fondamentale nella carriera di Testa, che si distingue per la sua capacità di esplorare i meandri dell’animo umano…
#Alcyone 2000#Alessandria today#Amore per la vita#Christian Testa#cultura pavese#denuncia sociale#dialetto pavese#Don Camillo#Giovannino Guareschi#Google News#Guido Miano#Guido Miano Editore#introspezione#Introspezione poetica#Ispirazione poetica#italianewsmedia.com#lirica moderna#Lirismo#Memoria storica#Michele Miano#Natura#Pensieri poetici nel tempo#Peppone#Pier Carlo Lava#poesia bucolica#poesia contemporanea#poesia e spiritualità#poesia esistenziale#poesia filosofica#poesia gastronomica
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“ Quella sera cenammo e sedemmo nell’orto. Non s’aveva notizie degli altri. Per mezzanotte si doveva radunarci un’altra volta. Aspettavo Giuseppe. – Suona un po’ di chitarra, – mi disse. – Se davvero sei stato studente, – gli chiesi, – e tuo padre era un borghese, come va che lavori con noi? Perché hai dovuto scappare? Non ti conviene che in Italia c’è il fascismo? – Tutte le classi hanno dei matti, – disse lui. – Se non fosse cosí, saremmo ancora a Roma antica. Per cambiare le cose ci vogliono i matti. Ti sei mai chiesto cos’è un matto a questo mondo? Poi mi disse: – Anche tu sei un matto. Ti conviene il lavoro che fai? Se rischi il muro o la galera, chi ti paga? – Siamo tutti sfruttati… – Chi ti sfrutta? la Gina? Parlava brusco e divertito. Avevo voglia di rispondergli. – Voglio dirti una cosa, – mi fece. – C’è questa sola differenza tra noi due: quello che a me è costato mesi di sudori per decidermi e libracci e batticuori, tu e la tua classe ce l’avete nel sangue. Sembra niente. – Difficile è stato trovarli, i compagni. – E perché li hai cercati? Speravi qualcosa? Li hai cercati perché avevi l’istinto. – Quei pochi libri vorrei leggerli. Se un bel giorno le scuole saranno per noi… – Non è molto il guadagno dei libri. Ho visto in Spagna intellettuali far sciocchezze come gli altri. Quel che conta è l’istinto di classe. Parlavamo cosí, dentro l’orto. Non era buio ma i lampioni s’accendevano a distanza. Qualche finestra s’era accesa. Pensare che Scarpa partiva domani, mi faceva un’invidia. Tante cose poteva insegnarmi. “
Cesare Pavese, Il compagno, Einaudi (collana Tascabili Letteratura n° 33), 1993 [1ª ed.ne 1947]; pp. 125-126.
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“Prendi posizione.
La neutralità favorisce sempre
1'oppressore,non la vittima.
Il silenzio incoraggia sempre
il torturatore,non il torturato."
ELIE WIESFL
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Che tu sia il mio ?!
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Gli Sposi 2024 al Castello di Belgioioso
Il Castello di Belgioioso apre le porte per le 29ª edizione di Gli Sposi, l’evento imperdibile per il mondo del wedding. Sabato 19 e domenica 20 ottobre, la romantica location del castello alle porte di Pavia accoglierà, ancora una volta, una delle fiere più importanti dedicate agli sposi nel nord Italia. Continue reading Gli Sposi 2024 al Castello di Belgioioso
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"Poesía desde el abismo: Doce ejemplos finales"
En la historia literaria, emergen escritores cuyas plumas forjaron obras profundas y conmovedoras. A medida que exploramos sus vidas, nos adentramos en un mundo marcado por la tristeza y la tragedia. Figuras como Miyó Vestrini, Marina Tsvetáeva, Hanni Ossott, Martha Kromblith, Andrés Caicedo, Cesare Pavese, José Agustín Goytisolo, Gabriel Ferrater, Amelia Rossell, Antonieta Rivas Mercado, Pedro Casariego y Ana Cristina Cesar, encontraron en la escritura un refugio. Un lugar donde las palabras retumban con una intensidad sombría, una reflexión desgarradora de sus luchas personales que culminaron en finales insondablemente trágicos. Leer post completo»
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Un riassunto di te nell'anima
(Da una letterina giudiziosa del ventenne Cesare Pavese a un suo allievo di 16 anni)
Ricordati che quelle due o tre ore che si dedicano a uno scrittore, facendo la lezione, non sono nulla, che lo scrittore bisogna conoscerlo, averlo fatto parte della nostra vita, solo cosí se ne discute con serietà. […] Tutta gente che tu hai in casa e su cui dovresti esserti già fatta un'opinione qualunque, un modo di sentire che, appena risuona il nome di uno di loro, subito ti crei uno stato d'animo diverso e che sia come il riassunto di esso nella tua anima. So benissimo che è un mestiere infame inoculare agli altri la cultura, che è cosa che ognuno si fa da sé, ed è per questo che io in quest'anno, piuttosto che riempirti la testa di frasi mnemoniche, ho scelto di inocularti l'amore dei libri, dei miei libri, di metterteli dinanzi come li metto inanzi a me. Tu devi farti un mondo di libri di poeti, cioè di uomini che han vissuto nella vita come te e come me e solo si ricordano ancora perché hanno avuto la forza di lasciare opere degne. Amarne gli spiriti, discuterne le idee, sognarne i sogni collo scopo di costruire su di loro il nostro spirito, di trovare in discussione colle loro le nostre idee, e di sognare per esser degni di loro i nostri sogni. Questa è ancora, insieme a quella di abbassarsi per amore alle creature piú umili e vili della vita, la prova piú alta della fratellanza umana.
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Fernanda Pivano Viaggo cose persone
Testi di: Alba Cappellieri, Ida Castiglioni, Guido Harari, Fiorella Minervino, Fernanda Pivano, Arnaldo Pomodoro
SilvanaEditoriale, Cinisello Balsamo 2011, 224 pagine, 29,5x20,5cm, oltre 300 a colori e in b/n, ISBN 978-88-86899-85-7
euro 35,00
email if you want to buy [email protected]
Mostra Milano Galleria Credito Valtellinese Stelline 6/IV 18/VII 2011
Giornalista, saggista e traduttrice molto ammirata, donna complessa e ironica, tramite culturale tra Italia e Stati Uniti per oltre sessant’anni: Fernanda Pivano (Genova, 1917 – Milano, 2009) è senza dubbio uno dei personaggi più amati del Novecento, e proprio a lei è dedicato questo volume che, in occasione di una mostra ospitata a Milano, vuole renderle omaggio a pochi anni dalla scomparsa.
Fernanda ha illuminato generazioni di italiani facendo loro scoprire i testi di Ernest Hemingway, Francis Scott Fitzgerald, William Faulkner, Gertrude Stein, Allen Ginsberg, Jack Kerouac, Henry Miller, solo per citarne alcuni. Una carriera letteraria iniziata nel 1943, quando per Einaudi pubblica la prima traduzione italiana di Spoon River sotto la guida di Cesare Pavese e quella di Addio alle armi, libro proibito dal Regime per il quale finì in carcere. Ma appena riuscì a ottenere il visto, Fernanda andò in America per conoscere di persona quei grandi autori che le avevano fatto crescere la passione per la libertà, e che lei stessa ha contribuito a rendere “classici”.
In catalogo dunque, ecco documenti originali, dattiloscritti e testi autografi di grandi scrittori accanto alle poesie, alle lettere e ai disegni dedicatele da amici e artisti del mondo letterario e musicale. Nel ricco repertorio fotografico del volume spiccano i ritratti di Guido Harari e, ancora, altre testimonianze del carattere curioso e appassionato d’arte della Pivano, come i gioielli etnici raccolti durante i lunghi viaggi in giro per il mondo, o quelli disegnati per lei da Ettore Sottsass e Arnaldo Pomodoro.
Un volume, ricco di contributi, per ricordare una delle personalità più amate della cultura italiana del Novecento.
17/10/24
#Fernanda Pivano#mostra Stelline Milano 2011#Ettore Sottsass#Guido Harari#Arnaldo Pomodoro#fashionbooksmilano
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Sociologia di Alain Delon
Ci lasciava, l’altro ieri, Alain Delon. A ottantotto anni il divo francese si è congedato da una vita che, come lui stesso diceva, da tempo gli era diventata estranea e pesante.
Immediatamente i social si sono messi in moto. Celebrazioni, ricordi, considerazioni politiche, estetiche, cinematografiche.
Era fascista, leggo su molti post. E quindi? Mi domando. Fascisti, anzi nazisti, erano Céline, Ezra Pound, Leni Riefenstahl, Von Karajan, Heidegger.
E decisamente reazionari e conservatori furono e sono Errol Flynn, Charlton Heston, il grandissimo Clint Eastwood.
Walter Chiari, Giorgio Albertazzi, Carlo Dapporto, Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni e persino Cesare Pavese – che scrisse due lettere di stima e sottomissione al Duce – furono iscritti alla Repubblica Sociale.
La Sofia nazionale è zia niente di meno che della Mussolini. E non è certo una sinistrorsa. Neanche un esempio di virtù cardinali o artistiche per la verità. Potrei andare avanti ma non credo sia necessario.
Era omofobo e maschilista Delon, scrivono ancora in molti. Beh, trovatemi un uomo degli anni Trenta del secolo scorso che non lo fosse. Persino Che Guevara lo era. Era la cultura del tempo.
Picchiava le donne ed era un pessimo padre. Certo, aspetti deplorevoli e finanche vergognosi. Ma qua se andiamo di morale dovremmo impiccarci tutti.
A cominciare dai cattolici. Per proseguire con comunisti e anarchici. «Chi è senza peccato scagli la prima pietra» diceva un tale che di queste cose se ne intendeva.
Ma soprattutto, se vogliamo utilizzare la matita rossa e blu del politically correct non solo non campiamo più. Ma l’arte tutta dovremmo metterla in un cesso.
Come purtroppo in questo arbitrario delirio antidialettico contemporaneo sta spesso accadendo.
A maggior ragione se l‘arte la giudichiamo in relazione alla vita suoi creatori. Da Rimbaud a Mozart. Da Picasso a Modigliani. Da Brando a Bette Davis. Da Bukowski a Carmelo Bene.
Fino a quello sregolato soggetto geniale che fu l’artista pallonaro Maradona. Gente per lo più pessima nella vita privata.
Una cosa che non perdono però a Delon è l’aver sparato sui vietnamiti in quanto legionario nella guerra di Indocina.
Ciò detto, stiamo ai fatti. E soprattutto stiamo al Cinema.
Era bellissimo Alain. Non discuto. Anche se a me non diceva molto. Troppo carino. Troppo effeminato.
Come bellezza maschile preferivo Marlon Brando. Che quanto a carisma, fascino e soprattutto bravura attoriale se lo fumava arravogliato dentro ad uno spinello.
Anche come “maledetto” Delon era poca cosa. Vuoi mettere l’angelo luciferino Helmut Berger che girava col pippotto per la cocaina appeso al collo?
Ma Delon piaceva indiscutibilmente ad uomini e donne. A mia madre no. Diceva che era ” ‘na meza femmena”.
A lei, oggi novantenne, piacevano e piacciono uomini più alti e maschi. A me però m’ha fatto curto. Curto ma bello. E maschio. E sì, oramai me lo dico da solo. Che tristezza!
Insomma, a mammà piaceva Rock Hudson. Che quanto a virilità era piuttosto discutibile. E immaginate dunque come ci rimase quando seppe che era gay. Una tragedia.
Ad ogni modo Delon lavorava soprattutto perché di evidente apolinnea bellezza. E perché di lui si innamoravano tanti registi. Oltre ovviamente a tantissime donne e partner sul set.
E allora diciamola tutta. È morto un sogno. E i sogni, si sa, svaniscono all’alba. Lasciando impercettibili, confuse sensazioni.
È morta una leggenda. Ma una leggenda da rotocalco. Un’icona, dicono molti. Piuttosto un’immagine incendiata sulla celluloide, dico io. Come le statue filiformi di Giacometti.
Una storia da gossip in un cinema mitico. Una visione sgranata dal tempo. La visione contemplata dentro uno specchio infranto, che il narciso Alain non seppe ricomporre.
È morto un riflesso d’estate. Una forma plagiata da Apollo. Non certo l’incubo suscitato dal conturbante Dioniso della rinascita. Lo strazio della poesia che lacera l’anima e l’intelligenza, fino a desiderare la morte.
Le sue interpretazioni “memorabili” sono il frutto del lavoro di grandissimi registi. Visconti, Antonioni, Melville, Duvivier, Malle. Non certo della sua raffinata arte recitativa.
Con Delon se ne va, insomma, la bambola Barbie versione maschile del cinema d’oltralpe.
Gli attori, gli artisti, la bellezza crudele che sanguina sono un’ altra faccenda.
Vincenzo Morvillo - via: Contropiano
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La cultura debe comenzar por lo contemporáneo y documental, por lo real, para ascender —si es el caso— a los clásicos. Error humanista: comenzar por los clásicos. Eso habitúa a lo irreal, a la retórica, y en definitiva, al desprecio cínico por la cultura clásica: en tanto no nos ha costado nada y no le hemos visto el valor (la contemporaneidad con su tiempo).
Cesare Pavese, Diarios de vida y obra
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Libri che vanno letti 35
Ho scoperto Cesare Pavese perché piaceva a mio padre, che è piemontese proprio come lui. Ne ho poi approfondito la conoscenza al liceo e all’università. All’epoca pensavo - sbagliando, ovviamente - fosse solo un narratore. Invece era anche poeta. E saggista. Questo volume - che immagino abbiano ristampato - raccoglie i saggi letterari da lui scritti fra il 1930 e il 1950. La maggior parte di essi riguardano la letteratura angloamericana, che contribuì a far conoscere in Italia, grazie anche alle sue traduzioni (se vi interessa, si trovano ancora il Moby Dick di Melville e il Dedalus di Joyce tradotti da lui). Vi si parla anche di molte altre cose. Tutte concernenti letteratura, cultura e quant’altro. Vale la pena di esserne curiosi.
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Romanzi italiani del 900: racconti di un secolo di cambiamenti
I romanzi italiani del 900 hanno saputo catturare le sfumature della società, la politica, la cultura e le emozioni di un Paese che ha vissuto due guerre mondiali, profonde trasformazioni sociali e una rapida modernizzazione. Per questo motivo la letteratura italiana nel Novecento è un affascinante mosaico di stili, voci e storie che riflettono il tumultuoso periodo storico attraversato dall'Italia durante quel secolo. I primi anni del 900: il Futurismo Gli inizi del Novecento italiano hanno visto emergere il movimento futurista, che ha cercato di abbracciare il cambiamento e l'innovazione nella letteratura, nell'arte e nella società. Un esempio notevole di romanzi futuristi è "Zang Tumb Tumb" di Filippo Tommaso Marinetti, un'opera che sperimenta con la forma e il suono delle parole per esprimere l'entusiasmo per la modernità e la tecnologia. Questo movimento ha contribuito a gettare le basi per il modernismo letterario in Italia. I romanzi italiani del 900 e la Seconda Guerra Mondiale La Seconda Guerra Mondiale è stata un'incredibile fonte di ispirazione per gli scrittori italiani dell'epoca. - "Il giardino dei Finzi-Contini" (1962) di Giorgio Bassani narra la triste pagina della persecuzione degli ebrei. - "La casa in collina (1948) di Cesare Pavese analizza la guerra in quanto impegno storico e civile. - "Il sentiero dei nidi di ragno" (1947) è uno dei più bei romanzi sulla Resistenza. - "La ciociara" (1957) di Alberto Moravia rappresenta un'altra tragica pagina del conflitto: lo sbarco degli alleati Il dopoguerra, con tutte le difficoltà della ripresa economica, ha ispirato, invece, la nascita di una vera e propria corrente letteraria che ha coinvolto la letteratura e il cinema: il neorealismo. I romanzi neorealisti più emblematici sono: - "Ragazzi di vita" (1955) di Pier Paolo Pasolini; - "Una questione privata" (1963) di Beppe Fenoglio; - "Se questo è un uomo" (1947) di Primo Levi; - "La romana" (1947) di Alberto Moravia. I romanzi postmoderni Gli anni '60 hanno portato una nuova onda di romanzi italiani che riflettevano i cambiamenti sociali e culturali in corso. "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato postumo nel 1958, ha catturato l'atmosfera di una società aristocratica in declino. Altro autore esemplare di questo periodo fu Leonardo Sciascia che con i suoi romanzi accese un faro sulla Sicilia e sul fenomeno della mafia. Ricordiamo "Il giorno della civetta", "A ciascuno il suo", "Il caso Majorana". Negli anni '70 e '80, l'Italia ha assistito a una rinascita letteraria con l'emergere di autori postmoderni come Umberto Eco, che ha scritto "Il nome della rosa" (1980), un romanzo che mescola storia, mistero e teologia. I romanzi che in una certa misura hanno segnato gli anni Novanta del Novecento sono "Castelli di rabbia" (1991), "Oceano mare" (1993), "Seta" (1996) di Alessandro Baricco. In copertina foto di Priscilla Du Preez 🇨🇦 su Unsplash Read the full article
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Bruno Barba - "Ma quale DNA?"
“Ma quale DNA” è un saggio scritto da Bruno Barba che ha uno scopo ben preciso: quello di screditare e affossare qualsiasi teoria evoluzionista presente nel calcio, atta a portare un peggioramento della qualità culturale e comunicativa di narrazione e giornalismo. Il termine specifico oggetto della critica da parte di Barba, docente di antropologia, è, appunto, “DNA”. Parlare di DNA in uno sport nel quale, come sosteneva Socrates, “può vincere anche il peggiore”, risulta un’operazione anacronistica, che assume intrinsecamente concetti razzisti, che vengono così trasfigurati nello sport più mutevole e intriso di socialità, rivoluzione, rispetto ed accettazione di tutti i tempi. Frasi come “Questa squadra ha la vittoria nel DNA” oppure “questa società ha carattere��� non hanno motivo di esistere quando si tratta di raccontare, mediante studi empirici, o più modernamente con storytelling e messe in scena televisive, uno sport creato dagli uomini e da essi continuamente plasmato, come se vivesse in uno stato di continua evoluzione interiore.
Non esiste infatti, in primo luogo una “maniera” di giocare a calcio: Sacchi, per esempio, si ispirò al modello olandese per arrivare a far giocare come prima punta il sardo Virdis, e pretese fortemente l’acquisto dell’emiliano Ancelotti dalla Roma, dando vita ad un modulo studiato per poter competere con le squadre di quel preciso periodo storico e sociale. Allo stesso modo, ci viene raccontata l’Italia del 1982, che fu capace di prendere le distanze dal calcio di Pozzo, il calcio “da alpini” delle due Rimet vinte di fila e in grado di trovare aperture e spazi, alla faccia della costante retorica del catenaccio all’italiana.
In “Ma quale DNA”, le parole come “sincretismo” e "partecipazione" hanno maggior valenza rispetto agli slogan che vengono continuamente diffusi dai social e da una maniera di raccontare il calcio troppo spinta verso la celebrazione delle vittorie e delle imprese sportive del singolo, più che nei confronti degli uomini nella loro collettività, con i loro pregi e i loro difetti, che le hanno compiute.
Il calcio non viene descritto come materia minore rispetto ad altri sport, soprattutto quelli che esaltano in modo più spiccato l’individualità : dal giocatore di terza categoria all’amatore, dalla vecchia gloria che sta finendo la carriera in Serie D al giovane promettente di qualche cantera europea, tutti vengono posti sullo stesso piano, grazie ad una ricerca socio-antropologica esaustiva e rivelatrice, frutto dell’immensa cultura e dell’estremo interesse scientifico che il docente alessandrino mette a disposizione dei propri lettori.
Stiamo parlando di un testo accademico e di tutt’altro che facile lettura, ma estremamente necessario, soprattutto per capire cosa significhi veramente parlare di calcio moderno. Essendo appena uscito, grazie alla lungimirante opera di Battaglia Editore, “Ma quale DNA” esamina ogni sfaccettatura antropologica del gioco del pallone, arrivando a parlarci degli ultimi Mondiali, disputati in Qatar, partendo dall’Homo Ludens di Huzinga per poi arrivare a Pavese, Gianni Brera e al Basaglia di “da vicino nessuno è normale”. Perché il calcio, come gli uomini, è un fenomeno fluido, come fluida è la società nella quale prende vita e viene giocato ogni giorno, sul campetto di periferia come nelle grandi arene sportive.
Scrivere, raccontare e parlare di calcio dovrebbero essere, secondo Bruno Barba, pratiche veicolanti per trasmettere un’esperienza e, successivamente, interpretare i fenomeni che ne derivano. Saper descrivere il calcio per poi poterne parlare, saper individuare le cause tattiche per poter commentare un’azione sono operazioni che vanno ben più in là rispetto all’abbruttimento del linguaggio calcistico al quale siamo ormai da decenni abituati. Stiamo parlando di vera e propria fenomenologia, che non si scaglia a priori contro modernità e cambiamenti, in una retorica nostalgica ed ancorata al passato, me che ne entra a far parte in modo quasi naturale e descrittivo.
Raramente ho trovato un saggio calcistico che, in modo così naturale, eviti scontate sussunzioni e scada in effimere narrative nostalgiche per raccontare questo gioco. Se ovunque possiamo giocare a pallone, allora ovunque e a chiunque possiamo raccontarne le storie.
“Esiste una contraddizione di fondo tra il desiderio di formulare articolate teorie sui massimi sistemi calcistici e l’evidenza di alcuni fatti: se al novantesimo minuto della finale mondiale 1978 l’olandese Resembrink, invece che colpire il palo, avesse indirizzato la palla qualche centimetro più in là, sarebbe cambiata la storia di quella squadra arancione, dell’Albiceleste, e chissà persino il destino dell’Argentina e della sua infame dittatura.”
#ufficiosinistri#brunobarba#maqualedna#football#footballstories#reviews#footballculture#thebeautifulgame
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Per celebrare il centenario della radio, la Rai ripropone il programma di Renzo Arbore 'Cari amici vicini e lontani'
Per celebrare il centenario della radio, Rai Cultura ripropone - da stasera su Rai Storia - l'intero ciclo del programma di Arbore 'Cari amici vicini e lontani', trasmesso nel 1984. Alberto Sordi che duetta con Renzo Arbore negli sketch di Mario Pio e del Compagnuccio della Parrocchietta e poi intona la feroce Nonnetta. Monica Vitti che esalta i doppi sensi della spiritosa Paloma Blanca. Corrado, in forza ormai alla concorrenza e tornato in Rai per l'occasione, che confessa una clamorosa gaffe pronunciata in diretta da via Asiago negli anni '50. Per celebrare il centenario della radio, Rai Cultura ripropone - da mercoledì 2 ottobre alle 21.10 su Rai Storia - l'intero ciclo del programma di Arbore 'Cari amici vicini e lontani', trasmesso nel 1984, per il sessantesimo anniversario di questo mezzo immediato, veloce, fidelizzante anche nell'epoca dei social. "Abbiamo ripreso quelle sei leggendarie serate da 18 milioni di spettatori alle quali parteciparono tutte le voci storiche, i grandi artefici di Radiorai, da Corrado a Mike Bongiorno ad Alberto Sordi, ma anche coloro che poi hanno rinnovato la radio, come Maurizio Costanzo, Gianni Boncompagni, il sottoscritto", sorride Arbore in una conversazione con l'ANSA. Tra gli ospiti anche Nunzio Filogamo, protagonista dei Quattro Moschettieri che nel '34 polarizzò l'attenzione del pubblico radiofonico, poi primo conduttore di Sanremo: a lui si deve il copyright della mitica frase "Cari amici vicini e lontani, buonasera ovunque voi siate", ispiratrice del titolo della trasmissione. "Fu una vera e propria festa aziendale, con tanto di buffet, negli studi Dear 'truccati' dallo storico studio radiofonico di via Asiago", con una scenografia in grado di contenere due palcoscenici e numerosi tavoli che accoglievano ospiti e pubblico. "Nel mio primo programma importante - ricorda ancora Arbore - non mi limitai alle interviste, ma coinvolsi gli ospiti in veri e propri numeri artistici. Parliamo di personaggi fondamentali, che hanno gettato le basi del palinsesto radiofonico, anche per le emittenti private: c'era il varietà della domenica mattina, la Hit Parade con i successi del momento, il talk show di Buon Pomeriggio, Voi ed io con il conduttore a confronto con gli ascoltatori, la voce del pubblico con Chiamate Roma 3131. Una stagione felicissima, l'archetipo delle esperienze venute dopo". Poi la rivoluzione anni '60, con Bandiera gialla, primo programma base di pop, rock, folk, beat, e musica leggera innovativa, fenomeno di costume che propose per la prima volta la musica di Beatles, Rolling Stones, Beach Boys, Bob Dylan, Rokes, Equipe 84, Nomadi, e ancora Per voi giovani e Alto Gradimento. "Con Boncompagni inventammo il deejay radiofonico, che sceglieva la musica in libertà, la lanciava tra il pubblico giovane, indipendentemente dai desiderata delle case discografiche. Ecco, mi dispiace che nel panorama più commerciale di oggi questa figura non ci sia più", sottolinea Arbore, al quale piace citare tra i personaggi chiave "Claudio Cecchetto, perché è stato un grandissimo scopritore di talenti, da Jovanotti ad Amadeus a Fiorello". Per la riedizione di Rai Cultura, le sei puntate del 1984 sono state suddivise in due parti e ogni momento della trasmissione viene introdotto da Arbore, che approfondisce i temi e i personaggi ospiti della celebrazione di 40 anni prima. Gianni Mazza dirige l'orchestra Rai di Musica Leggera in medley rievocativi della stagione d'oro della radio e in alcuni momenti del programma passa la bacchetta a grandi direttori d'orchestra del passato. Arbore capeggia la formazione 'I Senza vergogna' (Stefano Palatresi, Massimo Catalano, Gegè Telesforo, Alberto Botta, Michele Pavese, il Grande Enzo e Antonio e Marcello) che canta i medley iniziali di canzonette e accompagna le Gemelle Nete, due sorelle 75enni rimaste nella memoria con la spiritosa versione di 'Un bacio a mezzanotte', brano cult del 1953 di Gorni Kramer, Pietro Garinei e Sandro Giovannini scelto come sigla finale della trasmissione. Tutte le puntate di Cari amici vicini e lontani sono state sottoposte a un prezioso restauro audio e video nei laboratori delle Rai Teche di Torino. "Se è tv vintage? Sì ma senza nostalgia, è un tributo a coloro che hanno reso grande questo mezzo che ancora oggi è in grado di parlare al grande pubblico, di generare affezione. Penso ai Conigli Dose e Presta, a Barbarossa con Radio2 Social Club, Lillo e Greg, Caterpillar...". Unico rimpianto, la collocazione: "Mi spiace che le serate delle reti generaliste - conclude Arbore - siano tutte occupate". Read the full article
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Al via la storica Autunno Pavese
La storica manifestazione Autunno Pavese celebra il suo 70° anniversario, offrendo ancora una volta un’esperienza unica con la doppia formula Tour e Fiera, organizzata dalla Camera di Commercio di Pavia attraverso Paviasviluppo. Un viaggio alla scoperta del territorio e dei sapori pavesi attende i visitatori, unendo tradizioni, cultura e degustazioni. Fino al 13 ottobre, sarà possibile esplorare…
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Sagra dell’Offella 2024 a Parona
Porre al centro dell’evento il paese per valorizzarlo con le sue eccellenze è lo scopo per cui la Pro loco di Parona Lomellina ha lavorato per mettere a punto il programma della Sagra dell’Offella 2024, dedicata al tipico biscotto a forma ovale con le estremità appuntite, inventate alla fine dell’Ottocento con un impasto di grano tenero, burro, zucchero, uova, olio d’olive e lievito che è…
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