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Milano e i grandi eventi internazionali: Fondazione AEM chiude l’anno con uno sguardo verso il futuro
Il gran finale di "Incontri con la Storia": Milano tra memoria e innovazione, verso Milano-Cortina 2026
Il gran finale di “Incontri con la Storia”: Milano tra memoria e innovazione, verso Milano-Cortina 2026 Con l’incontro intitolato “Lo specchio del mondo. Milano e i grandi eventi internazionali”, si è concluso il terzo ciclo di “Incontri con la Storia”, organizzato dalla Fondazione AEM – Gruppo A2A in occasione della XXIII Settimana della Cultura d’Impresa. Questo appuntamento, che ha esplorato…
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Un professore di Lettere e Filosofia del liceo Tasso, Giancarlo Burghi, ha scritto una lettera aperta al ministro dell’Istruzione Valditara che è un autentico manifesto PARTIGIANO di difesa altissima della cultura e della Costituzione.
È lunga, ma merita davvero di essere letta tutta, condivisa, applicata. Fino in fondo.
“Egregio ministro,
Le scrivo di nuovo dalla desolazione della “trincea”: quella in cui ogni giorno, con le studentesse e gli studenti, combattiamo l’eterna guerra contro la semplificazione e la superficialità. Oggi, però, le scrivo per ringraziarla delle Linee guida sull’insegnamento dell’educazione civica che ci ha inviato all’inizio dell’anno scolastico. Da oggi abbiamo un punto fermo nel nostro lavoro di docenti ed educatori: ci dirigeremo nella direzione esattamente opposta a quanto ci indica. L’educazione civica, secondo lei deve «incoraggiare lo spirito di imprenditorialità, nella consapevolezza dell’importanza della proprietà privata». In modo quasi ossessivo nel documento traccia l’idea di una sorta di “educazione alla proprietà ”.
Ma cosa dovremmo farci di questo slogan vuoto? Stiamo oltrepassando finanche il senso del ridicolo, andando oltre la teoria delle tre “i” di berlusconiana memoria (inglese, impresa, internet). Ai nostri studenti, signor Ministro, l’articolo 42 della Costituzione lo leggiamo e lo spieghiamo: «La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge […] allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere [..] espropriata per motivi di interesse generale". Dice proprio questo la Costituzione! Però non si ispira a Pol Pot ma alla dottrina sociale della Chiesa, al cristianesimo sociale di Giorgio La Pira e Giuseppe Dossetti. Nelle Linee guida Lei continua, poi, con l’affermazione di sapore thatcheriano, ma in realtà generica e vuota quanto la prima, per cui dovremmo insegnare che «la società è in funzione dell’individuo (e non viceversa)».
Vede Ministro, se le dovesse capitare di sfogliare la Costituzione italiana scoprirebbe che il termine “individuo” semplicemente non compare. (…) Mi consenta di farle notare che, se sfogliasse la Costituzione, scoprirebbe che il termine “patria” compare solo una volta (perché Mussolini lo aveva profanato e disonorato) e per di più non ha niente a che fare con “i sacri confini nazionali” da difendere o l’italianità quale identità da salvaguardare contro la minaccia della sostituzione etnica.
La patria è il patrimonio dei padri e delle madri costituenti, vale a dire le istituzioni democratiche non separabili dai valori costituzionali: l’eguaglianza, la libertà, la pace, la giustizia, il diritto di asilo per lo straniero «che non ha garantite le libertà democratiche».
I patrioti non sono quelli che impediscono lo sbarco dei migranti, ma coloro che ogni giorno testimoniano il rifiuto della discriminazione. Cosi come patrioti non erano i fascisti che hanno svenduto la patria a Hitler e l’hanno profanata costringendo milioni di italiani ad offendere altre patrie, ma i membri dei GAP (che non erano i “gruppi di azione proletaria” come ebbe a dire, per dileggio, Berlusconi), ma i “gruppi di azione patriottica (appunto), che operavano nella Brigate Garibaldi dei patrioti comunisti italiani, protagonisti della Resistenza quale secondo Risorgimento.
Ci consenta di formare i nostri studenti ispirandoci a chi di patria si intendeva: non a Julius Evola o Giorgio Almirante, ma a Giuseppe Mazzini che ha ripetuto per tutta la vita che la patria non è un suolo da difendere avidamente ma una «dimora di libertà e uguaglianza» aperta a tutti: «Non vi è patria dove l’eguaglianza dei diritti è violata dall’esistenza di caste, privilegi, ineguaglianze. In nome del vostro amore di patria, combattete senza tregua l’esistenza di ogni privilegio, di ogni diseguaglianza sul suolo che vi ha dato vita. (Dei doveri dell’uomo). Mazzini non contrapponeva la patria all’umanità, ma la considerava il mezzo più efficace per tutelare la dignità di ogni essere umano: «I primi vostri doveri, primi almeno per importanza, sono verso l’ Umanità. Siete uomini prima di essere cittadini o padri. […] In qualunque terra voi siate, dovunque un uomo combatte per il diritto, per il giusto, per il vero, ivi è un vostro fratello: dovunque un uomo soffre, tormentato dall’errore, dall’ingiustizia, dalla tirannide, ivi è un vostro fratello. Liberi e schiavi, siete tutti fratelli. (Dei doveri dell’uomo)
E ci consenta, da educatori democratici, di trascurare le sue Linee guida, per illuminare le coscienze dei giovani con le parole di don Milani: «Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri». Egregio Ministro, dal momento che la costruzione di una cittadinanza consapevole avviene anche attraverso l’esercizio della memoria storica e civile, Lei ci ha inviato a una circolare con cui ha bandito un concorso per le scuole con lo scopo di celebrare la «Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo». Il titolo del concorso: «1945: la guerra è finita!» Incredibile! Il 25 aprile 1945 che, prima dell’era Valditara, era semplicemente e banalmente la «liberazione dal nazifascismo» ora diventa un momento della «Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo».
Cosa dovrebbero ricordare le giovani generazioni nella sua bizzarra idea di memoria civile? Ecco il suo testo: «Il popolo che ha subito sulla propria pelle gli orrori di quel tremendo conflitto, dai bombardamenti degli alleati alle rappresaglie nazifasciste [equiparati !] fino agli ordigni bellici inesplosi che, nei decenni a venire, hanno continuato a produrre invalidità e mutilazioni». E tutto per andare «al di là della tradizionale lettura vincitori-vinti», opposizione che attentamente sostituisce quella di antifascisti/liberatori e fascisti. Si tratta dunque, secondo lei, di ricordare una guerra tra tante, quasi un ineluttabile evento naturale in cui tutti sono cattivi (i liberatori, gli aguzzini e i partigiani) e dunque tutti ugualmente assolti nel tribunale della neostoria. Del resto, Ministro, devo darle atto di una certa garbata compostezza sulla memoria del 25 aprile. La sua sottosegretaria (la nostra sottosegretaria all’Istruzione) Paola Frassinetti la Festa della Liberazione l’ha festeggiata al campo 10 del Cimitero maggiore di Milano per onorare i volontari italiani delle SS. È immortalata in un video in mezzo a un drappello di camerati che sfidano, tra insulti e minacce, alcuni manifestanti antifascisti. Frassinetti si lascia andare alla rabbia ed esclama “ma vai aff…”.
Sempre a proposito di Linee guida per l’educazione civica… Da sottosegretaria del suo Ministero Paola Frassinetti, il 28 ottobre del 2024, anniversario della marcia su Roma, ha celebrato il “fascismo immenso e rosso”. Capisce, signor Ministro, perché ci sentiamo soli nella trincea? E perché le ho detto che è “passato al nemico” (il nemico è la parzialità, la manipolazione, la contrapposizione faziosa). Ma noi siamo combattenti testardi. Non avendo capi politici da lusingare, la nostra coscienza e la Costituzione antifascista sono le nostre uniche e inderogabili “linee guida” da seguire nel formare cittadine e cittadini liberi e consapevoli. Egregio Ministro, spero che queste parole non mi costino quella decurtazione dello stipendio che ha inflitto a un mio collega per aver pronunciato delle parole che Lei non ha gradito. Sarebbe non solo grave ma anche di cattivo gusto anche perché di recente insieme ad altri ministri lei lo stipendio ha cercato di aumentarselo.”
P. S. Le sue Linee guida stanno conseguendo i primi risultati. Qualche giorno fa uno studente che aveva studiato la divisione dei poteri di Montesquieu ha osservato che se un ministro fa una manifestazione sotto un tribunale per difendere un altro ministro sotto processo viola la separazione dei poteri. Aggiungendo che un ministro non è un semplice cittadino ma un membro dell’esecutivo, cioè di un potere dello stato. Gli ho risposto che ha ragione e gli ho dato un ottimo voto in educazione civica.
Con cordialità, prof. Giancarlo Burghi.
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Siamo il secondo paese industriale europeo, subito dopo la Germania. Ma gli italiani non lo sanno.
In alcuni settori d’eccellenza (la meccatronica e la robotica, la chimica fine, la farmaceutica d’alta specialità, le componentistica auto, la cantieristica navale da diporto, etc.) abbiamo posizioni da primato internazionale, ma per gran parte della nostra opinione pubblica è innanzitutto il turismo ad assicurare la ricchezza dei territori.
Siamo tra i cinque maggiori paesi esportatori del mondo, proprio grazie all’industria e a quella meccanica in prima linea, ma i cittadini per il futuro confidano negli alberghi e nelle opportunità del commercio, nello shopping.
“Dissonanza cognitiva” è il nome di questo fenomeno, un’opinione che fa a pugni con la realtà di fatti e dati. Detta in altri termini, l’Italia non sa bene chi è e come si produce la sua ricchezza e dunque non ha una fondata idea di dove andare.
L’industria scivola ai margini dell’immaginario collettivo, occupa un ruolo periferico nella rappresentazione sociale dello sviluppo. (...)
Ecco il punto: l’Europa può continuare a restare ancorata ai suoi valori e alla sua cultura civile se mantiene una forza industriale di peso e respiro globale. (...) E se dunque investe sulle nuove tecnologie (infrastrutture, ricerca, processi di conoscenza e formazione) e sull’impiego ben strutturato e guidato dell’Intelligenza Artificiale (...).
Serve insistere sull’industria, insomma, (per) evitare il precipizio indicato alcune settimane fa dal “Financial Times”: perdere la sfida competitiva con Usa e Cina e ridursi a essere “il Grand Hotel dei ricchi e potenti del mondo”. Un luogo di storica eleganza. Ma privo di peso e potere. Incapace di decidere sul suo futuro. (...)
Viene da lontano, questo fenomeno di sottovalutazione del peso industriale. Da una diffusa cultura anti-impresa, ostile al mercato, alla fabbrica ma anche alla tecnologia e alla scienza (...). Da una disattenzione culturale verso i fenomeni del lavoro industriale, (...) da un’opinione pubblica incline ai luoghi comuni anti-industriali e segnata da un evidente deficit informativo. E da una tendenza, ben radicata in ambienti economici ed accademici, a insistere sul tramonto dell’industria alla fine del Novecento, per cedere il passo al “terziario avanzato” e alla finanza.
Dati e fatti, soprattutto dopo la Grande Crisi finanziaria del 2008, hanno smentito queste false costruzioni di un immaginario distorto e ridato invece importanza all’economia reale. E l’Italia è cresciuta, più e meglio di altre aree europee, negli anni post Covid, proprio grazie al suo “orgoglio industriale”, investendo, innovando, (...) facendone un asset di competitività e di qualità sui mercati.
Eccola, dunque, la realtà dell’Italia industriale ad alta tecnologia e sofisticata qualità (...), per evitare che la mancata conoscenza dell’Italia industriale alimenti quelle disattenzioni, quelle false percezioni della realtà che contribuirebbero ai rischi di declino economico e dunque sociale e civile del nostro Paese.
Se ne accorge finalmente anche l'informazione dei finti sapientoni (e fa autocritica pur senza dirlo): https://www.huffingtonpost.it/blog/2024/11/18/news/litalia_e_un_grande_paese_industriale_ma_gli_italiani_non_lo_sanno_e_preferiscono_pensare_al_turismo-17751079/
In realtà manco l'Huff Post dei sapientoni sa che in quanto a export stiamo gareggiando col Giappone e, tolta l'Olanda che non esporta quasi nulla di suo ma lucra sull'in-out di Rotterdam da e verso la Cermania, saremmo sul podio MONDIALE delle bilance commerciali attive. Grazie alle industrie citate ma non solo, grazie anche alle altre eccellenze italiane: MODA & LUSSO, FOOD&BEVERAGE.
Ovviamente l'articolo è stato qui depurato , solita profilassi antibatterica, da false devianze riguardo "svolte green necessarie", no non lo sono anzi rappresentano un freno a mano tirato, verso "grazie alle politiche europee di Draghi", no è un liquidatore fallimentare, e tutti quei "ci vuole più politica per guidare" da dirigisti socialisti: non servono affatto, tutto questo è successo proprio GRAZIE alla distrazione della politica dirigista pre e post covid.
Ah e manca anche l'indicazione fondamentale: ma quale Trump, ma basta con 'ste ridicole scuse - btw, se riaprisse il mercato russo facendo finire la guerra dei Biden, decolleremmo ancora di più e dei dazi ce ne fregieremmo alla grande..
Per evitare che il declino si accompagni al degrado sociale in atto per via dei migranti (la manodopera dequalificata e a basso costo fa calare i salari quindi i consumi, oltre a far soppravvivere aziende decotte e terziario arretrato), la spada di Damocle per l'industria italiana è evitare il crollo economico della Cermania, nostro primo mercato. Ma quale Draghi, è necessario la facciano immediatamente finita con tutto 'sto verde elettrico.
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La nuova battaglia identitaria della PDC Meloni e' dire basta alla cultura di sinistra che imperversa in questo Paese dal giorno successivo al 25-aprile-1945. Capisco che analizzare la storia culturale di questo Paese da parte di una diplomata liceale che poi ha trascorso la sua vita tutta interna a un gruppo politico puo' essere impresa titanica ma la storia culturale di questo Paese e' sotto gli occhi di tutti. Probabilmente gli anni '60 e '70 sono stati anni dove la sinistra ha avuto un predominio culturale ma non perche' il potere politico ha agevolato quella diffusione, semplicemente perche' i giovani di allora erano antifascisti, affamati di diritti sociali, di liberta', di futuro e credevano nel valore della cultura. Teatro, Musica, letteratura, cinema..non c'era ambito dove quel tipo di cultura non predominava.. Poi sono arrivati gli anni '80 e l'avvento delle radio e tv private. Da quel momento la cultura ha svezzato un paio di generazioni di qualunquisti, edonisti e reazionari. Piu' che una cultura, una sub-cultura ridanciana, sguaiata e populista. Sparita la riflessione, il sapere, l'approfondimento, l'impegno sociale.. Per 30anni la cultura di massa l'ha divulgata Berlusconi con le sue tv, relegando a nicchia quella parte riferibile alla sx. Si e' visto in politica e in tanti ambiti di questo Paese come sia andata la storia. Credo che gli attuali 40-50enni, conoscano piu' il gabibbo o Boldi, Zalone o Pio e Amedeo che Troisi o Nanni Moretti. Piu' i fratelli Vanzina che i fratelli Taviani. Viviamo in un Paese dove meta' popolazione e' analfabeta funzionale, gente che sgomita per seguire isole dei famosi, talent o festival della canzone nazionale. La scuola non ha piu' alcun valore e si brama solo diventare influencer di facebook o tik-tok. Insomma, da 30anni siamo dentro un pantano di sola sub-cultura povera e stracciona creata dalla dx di questo Paese, altro non c'e'. Ma certi governanti sanno di cosa parlano o pensano che spremendo le teste di milioni di Fratelli' o di Bombolo vien fuori un bicchiere colmo di dotti intellettuali che potranno andare per il mondo a spargere il seme di un nuovo Rinascimento italiano? @ilpianistasultetto
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The Beginnings of Ladino Literature
En "The Beginnings of Ladino Literature: Moses Almosino and His Readers," Olga Borovaya presenta a Moses Almosino (1518-1580) como un destacado escritor sefardí otomano, conocido tanto en Europa como en el Imperio Otomano. Aunque sus obras en hebreo fueron valoradas, su literatura en ladino obtuvo una prominencia notable. Almosino se hizo conocido en Europa en 1638 cuando Jacob Cansino adaptó su obra en escritura latina, titulada "Extremos y grandezas de Constantinopla", para el Conde-Duque de Olivares en Madrid. Este texto alcanzó una amplia difusión y fue referenciado por historiadores como Joseph von Hammer y Eliakim Carmoly. Además, Almosino escribió "Rejimyento de la vida" y "Tratado de los sueños", que se imprimieron en Salónica en 1564 y se reeditieron en Ámsterdam en el siglo XVIII. A pesar de su fama, su literatura en ladino ha sido menos estudiada debido a la percepción errónea de que estaba escrita en castellano.
Borovaya señala que, aunque la literatura ladina suele considerarse originaria del siglo XVIII, los sefardíes otomanos publicaron obras vernáculas desde el siglo XVI. La percepción de que el ladino alcanzó su forma final en el siglo XVIII ha llevado a una marginalización de textos anteriores como los de Almosino. Elena Romero e Iacob Hassán clasificaron estos textos como español, contribuyendo a su exclusión de la literatura sefardí. Borovaya propone que toda la literatura producida en el Imperio Otomano desde el siglo XVI hasta mediados del XX debe ser considerada parte de la literatura ladina y destaca la necesidad de una nueva periodización para reconocer los múltiples estilos funcionales del ladino.
En su estudio, Borovaya también menciona que su obra anterior, "Modern Ladino Culture" (2011), y otros estudios se enfocaron en el desarrollo de la cultura impresa sefardí moderna desde el siglo XIX. La literatura ladina del siglo XVIII ha sido analizada principalmente por Matthias Lehmann, pero Borovaya busca llenar el vacío existente sobre el siglo XVI, investigando las obras de Almosino. Ella explora cómo Almosino dirigió sus escritos a los exconversos que, tras emigrar al Imperio Otomano, necesitaban educación judía antes de aprender hebreo. Este contexto educativo impulsó a Almosino a escribir en ladino sobre temas de ciencia, filosofía y teología.
El prólogo del libro examina la controversia sobre si los judíos ibéricos tenían un lenguaje propio antes de su expulsión en 1492. Aunque algunos académicos creen que hablaban dialectos locales similares a los de los cristianos, Borovaya sugiere que usaban un sociolecto más que un lenguaje separado. Los judíos en la Iberia del siglo XV hablaban varios dialectos como aragonés, catalán, portugués y castellano, y su capacidad para mantener el hebreo se vio afectada por las conversiones y la violencia antijudía. Pese a ello, continuaron produciendo textos literarios en dialectos vernáculos, utilizando tanto el alfabeto hebreo como el latino.
Borovaya también analiza la conversión forzada de judíos durante y después de la Disputa de Tortosa (1413-1414) y cómo muchos conversos continuaron practicando el judaísmo en secreto. La coexistencia entre conversos y judíos fue una característica común, aunque la Inquisición buscó separarlos. El siglo XV fue testigo de un intenso intercambio cultural e intelectual entre judíos y cristianos, con ejemplos como la Biblia de Alba (1422-1430), encargada por Don Luis de Guzmán, que incluyó comentarios rabínicos y elementos judíos.
El estudio concluye con una mención de Shem Tob ben Isaac Ardutiel (ca. 1290-1369), un autor judío destacado que escribió en lenguas ibero-romances. Su poema didáctico "Proverbios morales" y su tratado hebreo "Debate Between the Pen and the Scissors" reflejan la ambivalencia hacia el uso de lenguas vernáculas frente al hebreo.
En resumen, Borovaya argumenta que, a pesar de que los judíos ibéricos no dejaron una gran cantidad de escritos vernáculos, su producción literaria y glosarios muestran su compromiso intelectual con la cultura dominante y que, al emigrar, llevaron consigo tanto el idioma vernáculo como un vasto bagaje cultural.
Bibliografía: Borovaya, Olga. The Beginnings of Ladino Literature: Moses Almosnino and His Readers. Indiana University Press, 2017.
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“ Le ondate antiscientiste dipendono, epoca per epoca, da scarse confidenza e dimestichezza con le scienze. È vero che si ha paura di ciò che non si capisce esattamente come abbiamo paura del buio, ma è vero altrettanto che esiste qualcosa chiamato scuola italiana. Il Piano nazionale informatica (Pni), voluto da Franca Falcucci, ministro dell’Istruzione, a metà degli anni Ottanta, era stato pensato per insegnare i rudimenti di programmazione a studenti e studentesse delle scuole superiori. Cosí è stato per molti, e per me. Mi sono diplomata nel 1996 al Liceo Scientifico Leon Battista Alberti di Minturno, indirizzo Pni, sapendo programmare in Pascal, e conoscendo rudimenti di Assembler. La riforma di Letizia Moratti, ministro dell’Istruzione, a circa vent’anni dal Piano nazionale informatica, propagandava – non trovo esatto nessun altro verbo – la scuola delle «tre I». Impresa, Inglese e Informatica (non ricordo in che ordine). In questa nuova idea di informatica, studenti e studentesse, cittadini e cittadine a venire, non erano piú chiamati a programmare ma a conseguire la Ecdl (European Computer Driving Licence), dunque a imparare l’utilizzo di un pacchetto applicativo. Imparare a essere utenti consapevoli. Utenti e non programmatori. La riforma Falcucci e quella Moratti sono antipodali rispetto all’idea di istruzione e, in fondo, anche a quella di cultura. Nella proposta Falcucci, la teoria e la prassi dell’informatica si compenetrano e si rafforzano. A scuola si impara cioè che teoria e prassi non hanno differente natura e, dal punto di vista culturale, il principio che passa è che alla cultura si partecipa. La cultura non è intoccabile, altra e irraggiungibile, la cultura è fatta da chi e con chi vi partecipa. La scienza stessa è cultura, e dobbiamo lavorare perché questa coscienza la abbiano tutti. Gli studi scientifici hanno sbocchi tecnologici, l’avanzamento tecnologico richiede studi scientifici, e si impara dunque, giorno per giorno, che la tecnologia non coincide con i dispositivi. L’indirizzo della riforma Moratti è diverso, l’effetto è quello dei signori viaggiatori divenuti gentili clienti negli annunci sonori sui treni. Il fine appare non tanto la comprensione e il contributo del singolo, ma il completamento di un percorso volto a ottenere un titolo, un marchio, un bollino (torniamo al discorso sulle merci). Partecipare o ricevere, pensare di poter contribuire o non pensarci affatto. Giocare o eseguire. Esercitarsi a capire o trovare la soluzione. Cercare la soluzione o avere ragione. Esseri umani considerati viventi o merci non viventi. Ha vinto la riforma Moratti. “
Chiara Valerio, La tecnologia è religione, Einaudi (Collana Vele, n° 208), marzo 2023; pp. 45-47.
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IL CASSETTO DEI RICORDI, COSÌ GLI OVER 65 ALLENANO LA MENTE E LO SPIRITO
Il cassetto dei ricordi è un progetto di La Zattera di Ulisse – Impresa Sociale, con la collaborazione di Comune di Nardò (assessorati alla Cultura e al Welfare), Università delle Terza Età APS e Ambito Territoriale Sociale n. 3. Si tratta, nei dettagli, di una iniziativa sul cosiddetto “invecchiamento attivo”, di fatto è un percorso laboratoriale gratuito creativo ed esperienziale, destinato a…
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Trabalhadores da Trust in News duvidam da capacidade do acionista recuperar empresa
O dono da Trust in News, Luís Delgado, apresenta esta sexta-feira um plano de reestruturação para a empresa, declarada insolvente pelo tribunal, com os trabalhadores a duvidarem que seja o gestor a ter agora capacidade de a recuperar.
“O que estranhamos é que alguém que geriu a empresa durante sete anos sem conseguir recuperá-la, sem cumprir obrigações fiscais e pagar salários atempadamente tenha agora a intenção de apresentar um plano de recuperação”, disse à Lusa a jornalista e delegada sindical Clara Teixeira, que trabalha na revista Visão há 20 anos.
Clara Teixeira afirmou que os trabalhadores esperam que haja mais planos de reestruturação e também que surjam propostas de compras de títulos por investidores.
A delegada sindical recordou que, em plenário, os trabalhadores votaram maioritariamente pelo afastamento da gestão de Luís Delgado da empresa e que isso mesmo foi pedido ao tribunal, acrescentando que, neste momento, “a preocupação dos trabalhadores é encontrar compradores para os títulos e para salvar postos de trabalho”.
Luís Delgado, acionista único da Trust in News (TiN), anunciou a semana passada no parlamento que apresentaria um plano de reestruturação para a Trust in News, que em 4 de dezembro foi declarada insolvente pelo tribunal.
“O que eu posso fazer, e vai ser apresentado a 27 de dezembro, é um plano de reestruturação que me comprometi a fazer e entregar no tribunal, porque, se for assim, ao menos existiu ali um plano de reestruturação”, disse na comissão parlamentar de Cultura, Comunicação, Juventude e Desporto sobre a situação do grupo que detém 17 marcas, entre as quais a Visão.
Após a apresentação ao tribunal, esse plano de reestruturação será enviado ao administrador de insolvência e aos credores e deverá ser levado à assembleia de credores, marcada para 29 de janeiro.
Os trabalhadores da Trust in News ainda aguardam para saber se, no final deste mês, a empresa terá condições de lhes pagar os salários. Segundo fontes contactadas pela Lusa, a massa salarial bruta (incluindo impostos e contribuições para a Segurança Social) a ser paga no final de dezembro ascende a cerca de 400 mil euros.
O Processo Especial de Revitalização (PER) da Trust in News foi reprovado em novembro com os votos da Autoridade Tributária (AT) e Segurança Social. Em 4 de dezembro, a TiN foi considerada insolvente pelo tribunal, que fixou em 30 dias o prazo para reclamação dos créditos e marcou a assembleia de credores para 29 de janeiro.
O tribunal nomeou como administrador de insolvência André Fernando de Sá Correia Pais. Nomeou ainda a Comissão de Credores, que tem como membros efetivos o Instituto da Segurança Social, a Autoridade Tributária, a Impresa Publishing, o Novo Banco e o representante dos trabalhadores a indicar pela Comissão de Credores. Os CTT e o BCP são membros suplementes desta Comissão.
Na assembleia de credores, o administrador de insolvência irá apresentar o relatório sobre a situação da empresa, incluindo sobre o défice de exploração (despesas superiores a receitas). Poderá ainda propor um plano de reestruturação ou, em alternativa, propor no seu relatório a elaboração de um plano de reestruturação se os credores assim decidirem.
Também o plano de reestruturação de Luís Delgado deverá ser levado a essa reunião da Comissão de Credores para estes se pronunciarem. A dívida acumulada da Trust in News supera os 33 milhões de euros, segundo informações recolhidas pela Lusa.
O grupo TiN, de Luís Delgado, detém 17 títulos, entre os quais a Visão, Exame, Exame Informática, Jornal de Letras, Caras, Activa, TV Mais.
Atualmente, tem cerca de 130 trabalhadores.
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instagram
Os invitamos a visitar la nueva exposición del @gva_consorcimuseus en el #CCCC Centre del Carme! 'Páginas en construcción', comisariada por Pepe Murciego @pepemurciego, propone un recorrido a través de 50 años de revistas ensambladas, experimentales y raras en España. 🗒 Hasta el 16 de febrero de 2025 en el #CCCC.
dd
Pàgines sense límits, Revistes OCTUBRE Centre de Cultura Contemporània San Ferran, 12. Valencia. Del 7 de mayo al 6 de junio de 2015
Pàgines sense límits es una muestra de revistas cuyas páginas en la mayoría de las ediciones que se presentan no están impresas sobre papel, sino que son formatos tridimensionales. Páginas objetuales en las que los editores, escritores, poetas y artistas buscan otros soportes que no son las páginas al uso.
Basándome en la colección particular del editor y artista Pepe Murciego, he seleccionado unas cuarenta revistas editadas en España, que muestran las diversas tendencias y soportes de este sector, atendiendo sobre todo a las técnicas de reproducción y diseño editorial. El nexo común de todas ellas es su periodicidad...
per Lupe Frigols a
Publicacions /revistes singulars 3D/ Revistes acoblades +Revistes/Fanzines: Aire, Al Buit, Al-Harafish, http://al-harafish.blogspot.com.es/ Branques, Caja de Truenos, CAPS.A. http://www.capsa-art.org/capsa/CAPS.A.html ,Carpetas del Paraiso, Cavecanis, Container, El Costurero de Aracne, Fenici, Fíjate, Imbécil, LaLata, http://www.lalata.es/ LALATA www.lalata.es Tema: Conservantes y estabilizantes 500 ejemplares_contiene 9 piezas originales. Theme: Preservative and stabilizer. 500 issues.It contains 9 original artworks, created exclusively for the present edition. Participantes: Ana López Álvaro, Arte-facto, Carmen Palacios, Elena Poblete, Elia Martín, Fvll García, Isabel Ferrero, Manuela Martínez Romero y Pedro Lozano La Más Bella, http://www.lamasbella.es/ediciones/ Malalletra, Menú, Merz (mail), Metronom, El Naufraguito, http://www.elnaufraguito.com/ https://www.facebook.com/elnaufraguito?sk=wall La Nevera, Pa’Comer’Aparte, Papel Engomado, Paper Mind, Píntalo de Verde, Salamandria, Sandwich Club, S.T., Texto Poético, La Ruta del Sentido, Take Away, Veneno, La Wevera.
EXPOS:
PÁGINAS EN CONSTRUCCIÓN, supone una amplia mirada a las más singulares y representativas revistas ensambladas, experimentales y raras que, desde mediados de los años 70 y hasta nuestros días, han trazado el camino y abonado el terreno de la experimentación editorial en España, incluyendo, además, un pequeño acercamiento a proyectos editoriales similares en otros lugares del mundo. Más cercanas a la experimentación visual y al libro objeto, que al clásico formato de lomo o grapa, las revistas experimentales, ensambladas o raras son editadas en la mayoría de los casos por artistas o creadores literarios, que buscan en el placer de editar una prolongación esencial de su trabajo artístico o poético, convirtiéndolas en uno de los recursos más notables y ágiles, a la vez que poco conocidos, del arte y la creación contemporáneas.
Una forma de expresión, en proceso y relación, gestada en las combinatorias de diferentes lenguajes y sistemas de comunicación, que aspira a transformar el acto de leer en acto de mirar, colocándose al margen de los circuitos habituales y buscando, en todo caso, un lector especial; un receptor atento y más cómplice que nunca. Siguiendo la huella trazada desde hace décadas por futuristas, dadaístas, constructivistas, surrealistas, letristas, concretistas, conceptualistas, mail-artistas, fluxistas e incluso punks, y dejándos impregnar por toda una suerte de mestizajes, marcados por la búsqueda constante de espacios paralelos (o diagonales) de creación, las revistas ensambladas, experimentales o raras son atípicos contenedores de arte, o, para ser más exactos, atípicos contenedores creados por y para artistas equivalentes a museos portátiles. Publicaciones colectivas en las que el editor se transmuta en una suerte de compilador, confeccionador y alquimista de páginas excéntricas, para un contenedor y un lector que, en la mayoría de los casos, comparten su singularidad. Poemas objeto, visuales o discursivos, tampones o sellos de artista, fotomontajes, collages, pequeñas esculturas, dibujos, pinturas, serigrafías, fotocopias, fotografías, vídeos, piezas de arte sonoro o de música experimental, troquelados, recortables, partituras de acción, frottagges, … Cualquier disciplina, indisciplina, formato, material u objeto puede llegar a ser PÁGINA de una revista ensamblada, experimental o rara, siempre dispuesta a un constante proceso de CONSTRUCCIÓN. https://www.facebook.com/events/664317560426598/
UNA OJEADA A LAS REVISTAS ENSAMBLADAS www.merzmail.net
El fenómeno de las revistas ensambladas (assembling magazines, nombre tomado de un proyecto de Richard Kostelanetz denominado Assembling) asignado al mundo de la experimentación visual se ha impuesto en las últimas décadas como una posible vía de exploración y a la vez de escape de la masificación impersonalizada que empezaba a detectarse en los productos artísticos alternativos, al ... http://www.merzmail.net/campalrevista.htm
Cuando se pretendieron democratizar las actividades artísticas, los conceptos y propuestas que la tradición venía utilizando dejan al descubierto limitaciones que hasta ese momento no se habían tenido en consideración, este cambio de actitud provoca entre otros planteamientos la necesidad de dar un tratamiento más importante a los destinatarios finales, el lector-oyente-espectador ...
+per saber més sobre revistes acoblades i llibre d´artistes:
El Libro de Artista, entre el mundo de la edición y el galerismo –
ISABELLA RIVERS - Research & Studies in Art & Design History
www.isabellarivers.wordpress.com
EL LIBRO DE ARTISTA EN EL MERCADO DEL ARTE CONTEMPORÁNEO. El siglo XX ha dejado un legado de gran vigencia en el siglo XXI.
El libro es un territorio artístico que reivindica su espacio en el mundo del arte contemporáneo, aunque su difusión va más allá del circuito convencional del arte. http://www.redalyc.org/html/5135/513551283003/ http://catalogo.artium.org/book/export/html/12251 http://sedici.unlp.edu.ar/bitstream/handle/10915/63524/Documento_completo.pdf-PDFA.pdf?sequence=1 http://www.merzmail.net/campalrevista.htm http://www.makma.net/tag/la-caja-de-truenos/ http://www.medienkunstnetz.de/works/fluxkit/ Media Art Net | Maciunas, George: Fluxkit
www.medienkunstnetz.
de George Maciunas «Fluxkit»
Under the Fluxus label, George Maciunas marketed through the mail a wide range of objects made by other artists. 'Fluxkit' is a representative selection of these objects, and encompasses the range of forms in which Fluxus editions were issued: graphical scores for events, interactive boxes and games, journals and films. https://monoskop.org/Fluxus
El libro de artista nace con el Conceptualismo.
Se supone que el Estructuralismo, al enfocar la problemática filosófica hacia las relaciones entre el objeto y el significado indujo al surgimiento del Conceptualismo artístico, en el sentido de que, ante la ausencia del objeto el significado o el concepto (la otra cara de la moneda del signo), sería suficiente para sostener la legibilidad del “texto”. El conceptualismo ha expresado, como ninguna otra tendencia artística, los cuestionamientos y el revisionismo de los 60s. En relación a los lenguajes artísticos, sobre todo, sus implicaciones ideológicas en relación al poder. También ha reflejado la oposición total, desde un punto de vista simbólico, a los sistemas político-sociales deshumanizantes. Sobre todo se destaca por su deliberado intento de devolver a las obras de arte, su función de “objetos de uso” y no en lo que el sistema los ha transformado, en “objetos de cambio”dispuestos para el mercado, destacando uno de los polos de la antinomia “idea/cosa” o “espíritu/ materia”. Digo “destacando” y no “sustituyendo” porque, al fin de cuentas, el conceptualismo no reniega totalmente del objeto (el documento de una idea suele serun objeto). El conceptualismo ha intentado devolverle al arte su primitiva función y librarlo de las connotaciones mercantiles para que recupere su índole de expresión genuina de la actividad humana, es decir, productos de comunicación y no instrumentos de control social. Esta actitud radical generó un sin fin de nuevos soportes y nuevos canales de comunicación, desde la consideración del cuerpo humano como instrumento de expresión artística ( happenings, performances, body art, poesie-action .) hasta los servicios oficiales de correo postal como nuevo vehículo de difusión ( mail desde las nuevas tecnologías de reproducción de imágenes ( copy art, video art .) a la reconsideración de viejos y prestigiosos soportes (instalaciones, libros de artistas…). http://www.escaner.cl/escaner75/acorreo.html
La idea es despeinar cualquier cosa asociada a la lectura única. Salir de la página. Defender la edición como un laboratorio de ideas en el que se pueden gestar muchos de los grandes hallazgos que después descansan en las obras de arte consideradas de más valía. Hablamos de libros de artistas, ediciones independientes, proyectos de autoedición, revistas-objeto, carteles, pegatinas y un sinfín de formatos híbridos y contaminados que escapan de lo común: de la fotocopia al manuscrito, del cartel a la hoja de mano, de la octavilla a la invitación. Arte impreso lo llama Javier Maderuelo en su último libro. Manifestaciones que suelen quedar huérfanas en la historiografía más convencional y que reclaman otra idea de archivo alejada de las categorías clásicas...
Este nuevo ensayo de Javier Maderuelo parte del reconocimiento de una evidencia: «buena parte de los artistas del siglo XX no se dedicaron solo a realizar obras de arte, sino que al extender su producción creativa experimentando con nuevos formatos, materiales y técnicas, han generado una variada producción que hasta ahora era situada en los márgenes del “gran arte”... Muchos artistas se han convertido en editores de su propia producción impresa, han dirigido y producido revistas de artista y han realizado obras seriadas y múltiples... Si un cartel, un programa o una invitación han sido diseñados, estampados y manipulados por los propios artistas, las cualidades estéticas de esos productos que por lo general no se suelen apreciar como “obras de arte”, no dejan de tener interés artístico».En las páginas de Arte impreso, Maderuelo no tiene la voluntad de «inventar» un nuevo género, pero sí plantea una categorización de este tipo de materiales, una ordenación distinta a la que la historiografía tradicionalmente ha aplicado a las «obras de arte», ordenación condicionada por los avatares del potente y próspero comercio del arte.Maderuelo, define, analiza y establece en este nuevo trabajo hasta una docena de tipologías del llamado «arte impreso»: Libros de artista y obras-libro (bookworks), catálogos de exposiciones, publicaciones periódicas (revistas), fanzines, assemblings, múltiples, monotipos y series, la condición efímera (tarjetas), carteles, los impresos en el arte postal, proyectos y trabajos en los márgenes de lo impreso. http://www.edicioneslabahia.com/blobs/producto/45/archivo.pdf
Meritxell Abad
Si No Et Saludo Pel Carrer, No És Que No Em Caiguis Bé -Body- Si No Et Saludo Pel Carrer, No És Que No Em Caiguis Bé es un proyecto que busca promover, desde la ironía y el humor, el hecho de tener que depender de una prótesis, como son las gafas, para ver el mundo que nos rodea.Con la frase de “si no te saludo por la calle, no es que no me caigas bien, es que no llevo las gafas” y las letras compuestas por puntos de diferentes medidas, se busca crear una ilusión óptica que hace que de lejos o sin las gafas resulte más fácil o cómodo leer la frase serigrafiada sobre la camiseta, pero de más cerca sea muy difícil, llevando así al observador en el territorio del observando.
https://bodyandgamesmassana.wordpress.com/2018/01/23/alumnos-massana/ https://bodyandgamesmassana.wordpress.com/ https://bodyandgamesmassana.wordpress.com/indice/
Ivorypress nace en Londres en 1996, fundada por Elena Ochoa Foster como una editorial especializada en libros de artista. Actualmente, Ivorypress en Madrid desarrolla una actividad internacional relacionada con el arte contemporáneo en áreas de comisariado de exposiciones, espacio expositivo, librería especializada, consultoría de arte contemporáneo, proyectos editoriales, producción audiovisual y programas educativos. http://www.ivorypress.com/es/editorial-page/libros-artistas/
fatbottombooks Una petita llibreria al cor del raval dedicada principalment a l'auto-edició, al cómic i a la gràfica
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Liquirizia Amarelli: il museo d'impresa...
Questa volta, Vortici.it, vuole prendervi un pò per la gola: vi parliamo infatti del museo della Liquirizia Amarelli, un museo d’impresa italiano situato a Rossano, frazione del comune di Corigliano - Rossano, in provincia di Cosenza (Calabria) Inaugurato nel 2001, il museo espone al suo interno gli attrezzi utilizzati nella lavorazione, nella commercializzazione e nell'estrazione della radice di Glycyrrhiza Glabra, cioè radice dolce, da cui si ricava la liquirizia, oltre ad abiti, oggetti, manoscritti legati alla famiglia Amarelli, impegnata da circa tre secoli nella produzione della celebre liquirizia omonima. Si tratta dell’unico museo italiano dedicato a questo tema.
Sempre nello stesso anno il museo della Liquirizia Amarelli ha vinto il premio Guggenheim Impresa & Cultura 2001.
Secondo una ricerca del Touring Club Italiano, è stato classificato come il secondo museo d’impresa più visitato in Italia (55.000 visitatori nel 2016), alle spalle della Galleria Ferrari di Maranello. Nel 2004 gli è stato dedicato un francobollo, nella serie filatelica italiana “Il patrimonio artistico e culturale italiano” emesso da Poste Italiane in 3.500.000 esemplari.Dunque è una storia nella storia, una saga, quella degli Amarelli, iniziata intorno all’anno Mille e proseguita nei secoli fra Crociate, impegno intellettuale e agricoltura. Una storia da toccare con mano, da leggere, da ascoltare, da vivere nel Museo della Liquirizia “Giorgio Amarelli”. Incisioni, documenti, libri, foto d’epoca ma anche attrezzi agricoli, oggetti quotidiani e splendidi abiti antichi a testimoniare la vita di una famiglia, che valorizza i rami sotterranei delle piante di liquirizia che crescono spontanee sulla costa ionica, e che diventano il palcoscenico di un museo unico al mondo. Il grande spazio del “Concio”, risalente al 1731, rende perfettamente l’idea dello scorrere del tempo tra passato e presente.Accompagnati dalle attente assistenti museali scoprirete i segreti della lavorazione della liquirizia, i covoni di radice pronta per essere lavorata, gli impianti moderni per l'estrazione, gli antichi cuocitori dove si addensa la pasta nera di liquirizia e le trafile in bronzo che le conferiscono forma e spessore, in una visita al processo produttivo perennemente immersa nel dolce profumo di liquirizia e che, come il museo, appassiona tutti, adulti e bambini.
Il fumaiolo, con le iniziali del Barone Nicola Amarelli, svetta imponente dal tetto del concio alla cui base si trova il “Museo Open Air” con un’esposizione davvero unica di pezzi industriali d’epoca. Un’avventura inedita che trasporta nella realtà di un passato fiorente e racconta il presente di un prodotto eccellente da gustare.A fine percorso, nel Liquorice Shop e nel Museum Cafè, troviamo dal bastoncino di legno grezzo, alle liquirizie pure o con menta e anice, dalle gommose all’arancia, al limone, alla violetta, fino ai confetti delicatamente colorati, la nostra liquirizia assume forme e gusti diversi. Senza dimenticare l’Auditorium “Alessandro Amarelli”, un grande spazio con oltre cento posti da sempre parte integrante del complesso di fine Settecento, è oggi un ambiente accogliente, ed è il cuore pulsante della vita culturale e degli eventi del Museo della Liquirizia.Le visite sono sempre guidate, e oltre che in italiano, sono disponibili nelle lingue più diffuse: francese, inglese e tedesco e su richiesta anche in russo, spagnolo e portoghese. Un’esperienza indimenticabile dunque vi aspetta al Museo della liquirizia Giorgio Amarelli.Per finire, un’ultima curiosità: la documentazione prodotta dalla famiglia Amarelli nel corso della propria attività industriale che cronologicamente va dal 1445 al 1986 è conservata presso la sede del museo. L’archivio Amarelli è stato dichiarato di alto interesse storico dal Ministero dei Beni Culturali nel 2012. Immagine di copertina e altre immagini: Pixabay Read the full article
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Il 6 dicembre 2024 è uscito librerie fisiche e online il nuovo libro di Anouk Grevin della collana «Nuove economie», pubblicato da Effatà Editrice.
Quattro storie di impresa con le radici nel modello dell’Economia di Comunione –una banca nelle Filippine, una catena di panetterie e ristoranti in Corea, un’impresa di pulizie industriali in Paraguay e un grossista di materiali edili in Argentina – dimostrano che la cultura del dono nel mondo aziendale è fonte di efficienza e promozione sociale.Ispirato dall’Economia di Comunione, il libro…
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Dall’antica saggezza al futuro dell’impresa: Business Leaders Summit e CEO Italian Summit & Awards. Roma. Milano
Fiera Milano ispira i top manager con i grandi maestri del passato e strategie innovative per affrontare le sfide del futuro.
Fiera Milano ispira i top manager con i grandi maestri del passato e strategie innovative per affrontare le sfide del futuro. Due eventi d’eccellenza per il top management italianoRoma, 26-27 novembre 2024 | Milano, 4 dicembre 2024 – Con il Business Leaders Summit a Roma e il CEO Italian Summit & Awards a Milano, Fiera Milano, attraverso la sua divisione Business International, offre due…
#Aldo Cazzullo#Alessandria today#amministratori delegati#Business International#Business Leaders Summit#C-level#capitale umano#CEO Awards#CEO Italian Summit & Awards#conoscenza e cultura#creatività e disciplina#Cyrille Schwellnus#driver di crescita#economia italiana#eventi business Italia#eventi Fiera Milano#Fiera Milano#Forbes Italia#formazione manageriale#Frecce Tricolori#futuro del management#Google News#Hotel Principe di Savoia#impresa contemporanea#Innovazione#Innovazione sostenibile#integrazione processi aziendali#italianewsmedia.com#Italo Calvino#Leadership
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Vía Filatelia, por el gusto de coleccionar
Efemérides Filatélicas.
Día Nacional del Cacao y el Chocolate. El 2 de septiembre ha sido designado como un día de celebración nacional, con el afán de propiciar el consumo de cacao mexicano, así como extender los conocimientos que se tiene sobre el mismo.
El cacao es uno de los cultivos representativos de nuestra cultura, ya que es originario de nuestro territorio y ha formado parte esencial de las costumbres, tradiciones e incluso estructuras sociales de nuestros pueblos originarios. Un claro ejemplo de ello es como la semilla del cacao fungía como moneda de cambio, pues era un elemento tan valioso que podía asumir esa connotación.
El cacao representaba parte de la cosmovisión de las culturas prehispánicas. De hecho, en la leyenda que narra cómo llegó el cacao a los hombres, se cuenta que Quetzalcóatl robó este preciado fruto del edén de los dioses para que los hombres tuvieran alimento y pudieran desarrollar la sabiduría, el estudio y la capacidad de hacer arte, cualidades que eran exclusivas de éstos.
México 1981.
Cacao. Theobroma cacao.
Flora de México.
Estampilla impresa por huecograbado en papel couché blanco fosforescente sin marca de agua.
Valor facial: $1.60
Perforación: 14
Medidas: 24 x 40 mm
Scott #1237
"Amigos de la Filatelia", Francisco Muñoz.
Gracias por acompañarnos en esta emocionante travesía a través del tiempo, del mundo y del correo. 🌍✈️📮📬
#Filatelia #HistoriaPostal #SellosAntiguos #Coleccionismo #PostalesVintage #Sellos #SellosPostales #Correos #TesorosDelPasado #AmantesDeLaFilatelia #FilateliaPorElGustoDeColeccionar #Sellos #Postales
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JAZZINSIEME FACTORY porta la musica nelle aziende del territorio
Il nuovo progetto di Blues In Villa APS porta la musica nelle aziende del territorio: Oesse, Rimorchi Bertoja e Kristalia si reinventano palcoscenici per unire cultura e impresa JAZZINSIEME FACTORY “CULTURA E IMPRESA SI INCONTRANO GRAZIE ALLA MUSICA“: è con questo claim che si presenta Jazzinsieme Factory, il nuovo progetto culturale lanciato dall’Associazione Culturale Blues In Villa APS di…
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Jazzinsieme Factory
“CULTURA E IMPRESA SI INCONTRANO GRAZIE ALLA MUSICA”: è con questo claim che si presenta Jazzinsieme Factory, il nuovo progetto culturale lanciato dall’Associazione Culturale Blues In Villa APS di Brugnera e giunto ora alla sua fase culminante nelle aziende che vi hanno preso parte: OESSE, Rimorchi Bertoja e Kristalia. L’ambiziosa idea di Jazzinsieme Factory è quella di portare la musica, anche…
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#ScadenzaPA - Aviso pubblico per selezione di soggetti interessati alla coprogettazione per la presentazione di una progettualità giusto Avviso pubblico pubblicato dall¿Anci avente per oggetto: ¿Presentazione di proposte progettuali rivolte all'orientamento della popolazione giovanile verso la cultura di impresa ¿Giovani e impresa - II EDIZIONE"
Con il presente Avviso pubblico, il Comune di Palermo intende avviare una procedura di coprogettazione finalizzata alla definizione e alla realizzazione di un progetto che miri a creare un Hub diffuso per l’imprenditorialità giovanile nei comuni di Palermo, Monreale e Belmonte Mezzagno. Il progetto sarà orientato alla promozione e al sostegno dell’imprenditorialità giovanile, sfruttando le…
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