#corse contro il tempo
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Sotto sequestro: Il thriller esplosivo di Sean Black con Ryan Lock. Recensione di Alessandria today
Un'avventura mozzafiato ambientata a New York, tra azione e suspense
Un’avventura mozzafiato ambientata a New York, tra azione e suspense “Sotto sequestro” è il primo libro della serie di Ryan Lock, scritto dall’autore Sean Black. In questo romanzo, veniamo introdotti a Ryan Lock, un ex-soldato diventato guardia del corpo, in una New York frenetica, durante la vigilia di Natale. La missione di Lock è semplice: proteggere il presidente di una delle aziende più…
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Vi auguro un Natale di imperfezioni...
Di capelli spettinati, di scelte sbagliate, di errori del cuore, di cose che non bisognerebbe fare, ma... 'fanculo!
Vi auguro un Natale di vestiti sgualciti, di smalto sbeccato, di corse contro il tempo per arrivare nell'unico posto dove vorreste essere.
La vita non è perfetta.
Non lo è la vita, non lo sono le persone e non lo siamo noi, ma vivere è l'unica cosa che dà senso al nostro esserci e spogliarci della forma di noi per arrivare all'essenza è un regalo che dobbiamo fare soprattutto a noi stessi.
Che sia un Natale essenziale...
Amate e amatevi in tutte le vostre meravigliose imperfezioni!
Letizia Cherubino
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Buongiorno anime e Buon Natale 🖤
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MARCO MENGONI | DUE VITE
Siamo i soli svegli in tutto l'Universo We're the only ones awake in the whole Universe E non conosco ancora bene il tuo deserto And I still don't know too well your desert Forse è in un posto del mio cuore Maybe it's in a place inside my heart Dove il sole è sempre spento Where the sun is always turned off Dove a volte ti perdo Where sometimes I lose you Ma se voglio ti prendo But if I want to I take you Siamo fermi in un tempo così We're stuck/still in a time like this Che solleva le strade That lifts roads Con il cielo ad un passo da qui With the sky one step away from here Siamo i mostri e le fate We're the monsters and the fairies
Dovrei telefonarti I should call you Dirti le cose che sento Tell you the things that I feel Ma ho finito le scuse But I ran out of excuses E non ho più difese And I have no more defenses
Siamo un libro sul pavimento We're a book on the floor In una casa vuota In an empty house Che sembra la nostra That looks like our own Il caffè col limone Coffee with lemon Contro l’hangover Against (=to fight) the hangover Sembri una foto mossa You look like a blurry picture E ci siamo fottuti ancora una notte And we stealed one more night (/f*cked again one night?) Fuori un locale Out (of) a club E meno male And luckily
Se questa è l’ultima If this is the last Canzone e poi la luna esploderà Song and then the moon will explode Sarò lì a dirti che sbagli ti sbagli e lo sai I will be there to tell you that you're wrong and you know it Qui non arriva la musica Music doesn't get here E tu non dormi And you don't sleep E dove sarai And where may you be Dove vai Where are you going Quando la vita poi esagera When life then exaggerates Tutte le corse gli schiaffi gli sbagli che fai All the runs the slaps the mistakes that you do Quando qualcosa ti agita When something agitates you Tanto lo so che tu non dormi dormi dormi dormi dormi mai Anyway I know that you never sleep sleep sleep sleep sleep Che giri fanno due vite What (kind of) turns/paths take on two lives
Siamo i soli svegli in tutto l’Universo We're the only ones awake in the whole Universe A gridare un po’ di rabbia sopra un tetto Yelling some anger from above a roof Che nessuno si sente così That nobody feels like this Che nessuno li guarda più i film That nobody ever watches movies anymore I fiori nella tua camera The flowers in your (bed)room La mia maglia metallica My metallic shirt
Siamo un libro sul pavimento We're a book on the floor In una casa vuota In an empty house Che sembra la nostra That looks like our own Persi tra le persone Lost among people Quante parole How many words Senza mai una risposta Without an answer (ever) E ci siamo fottuti ancora una notte And we stealed one more night (/f*cked again one night?) Fuori un locale Out (of) a club E meno male And luckily
Se questa è l’ultima If this is the last Canzone e poi la luna esploderà Song and then the moon will explode Sarò lì a dirti che sbagli ti sbagli e lo sai I will be there to tell you that you're wrong and you know it Qui non arriva la musica Music doesn't get here E tu non dormi And you don't sleep E dove sarai And where may you be Dove vai Where are you going Quando la vita poi esagera When life then exaggerates Tutte le corse gli schiaffi gli sbagli che fai All the runs the slaps the mistakes that you do Quando qualcosa ti agita When something agitates you Tanto lo so che tu non dormi Anyway I know that you don't sleep Spegni la luce anche se non ti va You turn off the light even if you don't feel like Restiamo al buio avvolti We stay in the dark embraced Solo dal suono della voce Only by the sound of the voice Al di là della follia che balla in tutte le cose Beyond the craziness that dances in all the things Due vite guarda che disordine Two lives look what a mess
Se questa è l’ultima If this is the last Canzone e poi la luna esploderà Song and then the moon will explode Sarò lì a dirti che sbagli ti sbagli e lo sai I will be there to tell you that you're wrong and you know it Qui non arriva la musica Music doesn't get here Tanto lo so che tu non dormi dormi dormi dormi dormi mai Anyway I know that you never sleep sleep sleep sleep sleep Che giri fanno due vite What (kind of) turns/paths take on two lives Due vite Two lives
#Youtube#sanremo 2023#marco mengoni#traduzioni#music#it#italian#italiano#italian music#musica#musica italiana#italianblr#languages#language#langblr#vocabs#vocabulary#learning italian#italian langblr#italian language
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La realtà è che il nostro Paese sembra non credere più a nulla, soprattutto a se stesso. Quando leggo le polemiche pro o contro Salvini e chi lo sostiene (sulle Grandi Opere tipo Ponte sullo Stretto ma non solo, ndr) penso al 13 agosto 1898. Quel giorno a Iselle di Trasquera, un paesino sopra Domodossola, brillarono le prime mine per il traforo del Sempione.
(A) quel progetto non ci credeva quasi nessuno salvo chi aveva pensato, progettato, finanziato e voluto un’opera tanto colossale. Si chiamavano Alfred Brandt e Karl Brandau, gli ingegneri che dai due versanti avevano dato il via a un progetto incredibile per quei tempi (...): un tunnel di quasi 20 chilometri (...) che rimase per 76 anni il record del mondo, superata solo negli anni ’80 (...).
Furono impegnati (...) decine di migliaia di operai (...), minatori sardi e toscani, contadini (...), disoccupati, analfabeti e tanti ragazzi. Solo nelle trincee del Carso ritroveremo fianco a fianco uomini così diversi (...). “Rimarranno schiacciati dal peso di oltre 3.500 metri di roccia sovrastante, saranno strappati via dalle correnti calde del sottosuolo e comunque non si può lavorare a 55 gradi!”. Rileggendo i giornali del tempo tutto sembrava impossibile e invece, neppure sette anni dopo, tutto era compiuto.
Alla fine i calcoli manuali dello scavo (...) risultarono perfetti: le due gallerie si ritrovarono esattamente a metà strada, dopo 10 chilometri di buio, con uno scartamento di soli sette centimetri e, su circa 15.000 operai impegnati nei lavori, ne morirono solo 42, un niente rispetto ai 200 del traforo del Gottardo di anni prima. (S)i corse sempre ai ripari organizzando migliori condizioni di vita degli operai che ogni giorno avevano abiti puliti, toilette e aspiratori per ridurre la temperatura (...). Nacque anche un paese, Balmalonesca, per ospitare migliaia di operai e le loro famiglie (...) con case, osterie, la scuola, una chiesa (...).
Scrivo questo pezzo da Dubai, dove trent’anni fa c’era solo sabbia e oggi (si staglia) il grattacielo più alto del mondo. È indigesto agli ecologisti e opera faraonica e inutile? Sta di fatto che l’anno scorso la città più visitata al mondo da turisti non è stata più Parigi ma proprio Dubai (...).
Ormai Europa e Asia sono connessi sul Bosforo senza problemi, così come decine di isole nel mondo. Anche considerando solo i ponti a campata unica (...) costruire il ponte sullo Stretto tra Calabria e Sicilia é nell'ordine delle cose e non ditemi che in Turchia, in Giappone o in Cina non ci siano tsunami e terremoti! (...).
via https://www.ilsussidiario.net/news/ponte-sullo-stretto-il-monito-del-vecchio-sempione-ai-sabotatori-che-ignorano-la-nostra-storia/2686470/
Sempre provinciali siamo stati, ma oggi più di ieri: più sono sinistri ecoambientalisti che si credono moderni, più regressivi ignoranti tutto sentimient' pregiudizi e blablabla impauriti a bocc'aperta diventano. In sintesi, dei Tozzi.
Peccato che i piagnina senza lumi né speranze dilaghino attualmente anche oltre il divide con gli ignoranti a sinistra. In ritardo ma l'han vinta finalmente, la battaglia per l'egemonia culturale: non è questione di contenuti ma di metodo, han reso la mentalità e l'approccio della maggioranza silenziosa che lavora, negativa passiva aggressiva come la loro. Al più fanno i "benaltristi", altro diversivo classico sinistro. Non per caso i figli (=speranza di futuro migliore) non li fa più nessuno.
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Pablo Neruda
-Giochi ogni giorno con la luce dell’universo-
Giochi ogni giorno con la luce dell’universo.
Sottile visitatrice, giungi nel fiore e nell’acqua.
Sei più di questa bianca testina che stringo
come un grappolo tra le mie mani ogni giorno.
A nessuno rassomigli da che ti amo.
Lasciami stenderti tra le ghirlande gialle.
chi scrive il tuo nome a lettere di fumo tra le stelle del sud?
Ah lascia che ricordi come eri allora, quando ancora non esistevi.
Improvvisamente il vento ulula e sbatte la mia finestra chiusa.
Il cielo è una rete colma di pesci cupi.
Qui vengono a finire i venti, tutti.
La pioggia si denuda.
Passano fuggendo gli uccelli.
Il vento. Il vento.
Io posso lottare solamente contro la forza degli uomini.
Il temporale solleva in turbine foglie oscure
e scioglie tutte le barche che iersera s’ancorarono al cielo.
Tu sei qui. Ah tu non fuggi.
Tu mi risponderai fino all’ultimo grido.
Raggomitolati al mio fianco come se avessi paura.
Tuttavia qualche volta corse un’ombra strana nei tuoi occhi.
Ora, anche ora, piccola mi rechi caprifogli,
ed hai persino i seni profumati.
Mentre il vento triste galoppa uccidendo farfalle
io ti amo, e la mia gioia morde la tua bocca di susina.
Quanto ti sarà costato abituarti a me,
alla mia anima sola e selvaggia, al mio nome che tutti allontanano.
Abbiamo visto ardere tante volte l’astro baciandoci gli occhi
e sulle nostre teste ergersi i crepuscoli in ventagli giranti.
Le mie parole piovvero su di te accarezzandoti.
Ho amato da tempo il tuo corpo di madreperla soleggiata.
Ti credo persino padrona dell’universo.
Ti porterò dalle montagne fiori allegri, copihues,
nocciole oscure, e ceste silvestri di baci.
Voglio fare con te
ciò che la primavera fa con i ciliegi.
#pensieri#thinking#poetic#poesia#versi#pensieri sparsi#love#amore#citazioni#poetry#pablo neruda#neruda#poesie d'amore#poesie tumblr#poesie
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Non è da me demordere. Anzi si può dire che sono così presuntuosa e superba da credere che in un modo o nell'altro andrà tutto bene. Ma posso dire di essere stanca? Delle continue corse contro il tempo, dall'avere sempre a portata di mano un piano A un piano B un piano C D E F? Pur sapendo che un piano G lo inventerai al momento, perché ancora una volta rimani deluso da qualcosa che non puoi sapere. Io non sono stanca di provarci, sono stanca della precarietà dell'atto stesso di provarci. Tu ci provi e stai sempre punto a capo: piano A piano B piano C.
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Cronache ribelli
All’incirca settanta anni prima del celebre Spartaco, in Sicilia uno schiavo siriaco di nome Euno guidò migliaia di schiavi alla riconquista della libertà. Dopo la fine della guerra contro Annibale le caratteristiche dell’agricoltura nel territorio italico erano notevolmente cambiate rispetto al periodo precedente: l’agricoltura non era più quella di auto-sussistenza, bensì si concentrava su prodotti destinati alla commercializzazione, con la necessità di vaste superfici e abbondante manodopera. Il modello di proprietà era quello della villa rustica, una grande azienda agricola fondata sullo sfruttamento intensivo di schiavi. La maggior parte di loro erano prigionieri di guerra, un tempo uomini liberi. Inutile dire che le condizioni in cui vivevano erano, il più delle volte, disumane. Nei dintorni di Enna viveva lo schiavo Euno, un personaggio sicuramente sui generis. Euno si considerava una sorta di profeta, parlava con gli dei in sogno e riferiva a tutti i suoi compagni i loro messaggi. Una notte, in particolare, la dea siriaca Atargatis gli apparve e gli predisse un futuro da re. Tutti gli schiavi della zona avevano grande considerazione di lui e così, quando gli schiavi di un certo Damofilo decisero di ribellarsi al giogo, si recarono da Euno, il quale prontamente si mise alla loro guida. Nel 136 a.C., con una schiera di quattrocento schiavi, Euno riuscì a conquistare Enna, facendo strage dei ricchi proprietari terrieri. Dopo la vittoria si proclamò re, proprio come gli aveva predetto la dea, prendendo il nome Antioco. La notizia della presa di Enna corse come il vento. Rapidamente Euno raccolse sotto di sé ben seimila schiavi. A questo gruppo di ribelli si aggiunse, inoltre, il contingente dei cinquemila uomini che erano insorti ad Agrigento ed erano guidati da un certo Cleone, schiavo di origine cilicia. Ma il numero dei rivoltosi aumentava ogni giorno: gli schiavi riuscirono a conquistare altre due città, Morgantina e Taormina, resistendo ai Romani per molti anni. Nel 133 a.C. la schiera dei ribelli assediò Messina ma fu costretta alla ritirata dall’esercito romano. Si rifugiarono a Taormina ed Enna, dove furono circondati dalle truppe di Publio Rupilio: gli schiavi resistettero a lungo, patendo anche la fame, addirittura dandosi al cannibalismo ma, nel 132 a.C., cedettero. I sopravvissuti all’assedio vennero catturati, seviziati e poi crocifissi o uccisi in altro modo. Euno venne catturato a Enna e portato a Morgantina, dove morì in prigionia. La prima grande rivolta servile era stata domata da Roma, ma la scintilla era stata innescata. Anni dopo altri schiavi avrebbero seguito l’esempio di Euno e dei suoi compagni, combattendo e rischiando la morte pur di riuscire a conquistare la libertà.
Questa è una delle storie che menzioniamo in agende e calendari 2024. Li trovate seguendo il link nel primo commento.
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sto letteralmente esplodendo.. sto facendo le corse contro il tempo per potermi laureare a luglio, ma non ce la faccio più a tenere questi ritmi ma d’altra parte, se non faccio così, rischio che il prossimo anno lo perdo
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Non c'è mai stato un Noi.
C'ero solo io
A raccattare lune nere
A farne luce
A regalarti un oggi
Ad aspettare un domani.
C'ero solo io
A costruire sogni e comete
Lontano dagli sguardi
Dentro ogni nuvola
Dietro le mie tempeste.
C'ero solo io
Nei sorrisi delle parole
Nelle lacrime nascoste
Nei pensieri negati
Nelle paure represse.
C'ero solo io
Nel buio dei tuoi silenzi
Nelle pieghe stropicciate dell'attesa
Nelle mie albe gelide
Nelle mie corse contro il tempo.
C'ero solo io
A raccogliere i miei pezzi
A incollarli uno a uno
A farne Anima e Cuore
A ricostruirmi una speranza.
C'ero solo io
Ad accettare la mia rabbia
A seppellirla nella comprensione
Ad annullarla in un ennesimo silenzio
Ad abbracciarmi di solitudine.
Non c'è mai stato un Noi.
C'ero soltanto io.
Come adesso.
Come sempre.
_____
Jodh
#ladro di pensieri, facebook
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Stamane, mentre ero fuori con il cane per la consueta passeggiata, ho visto per la strada due ragazzini in monopattino.
Lei, avvinghiata a lui, coi capelli biondi cenere appuntati con un mollettone e l’Eastpak sulle spalle. Lui, avvinghiato da lei, guidava e rallentava, forse per sentire addosso il seno giovane e sincero.
Poi, si sono fermati.
Hanno riso. E si sono baciati.
Si sono baciati e hanno riso.
Che non so se in quest’ordine, o casualmente. Così come andrebbero dati i baci.
Mi sono fermata anche io, pensando a quanto sia bello il disincanto. A quanto sia potente ridere, senza avere paura. A quanto sia enorme baciarsi, senza pensare.
E mi sono pure detta che, invece, le ferite date dalle risate e dai baci che si interrompono restano sempre.
Perché l’amore vuole le corse in monopattino. Invece, ad un certo punto, e col passare degli anni, diventa una passeggiata spezzata. Col freno a mano tirato. Una passeggiata fatta di sospiri e di schiena contro schiena.
E la realtà, crudele e imperdonabile, è che le ferite non sono fatte per essere curate.
Le delusioni restano delusioni, e le cicatrici pure.
Perché il tempo che trascorre, non è fatto per curare un bel niente.
Ma fa, solo e soltanto, quello per cui è nato: passa.
- Sara gazzini
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La Ragione di Stato - " Delitto e castigo"
“Delitto e castigo, l’Italia a Euro 2000” è sicuramente il libro sul calcio più atteso del momento. Dopo averci raccontato i mondiali nostrani ed essersi ingrandito a dismisura su svariate pagine online, ritorna il collettivo calcistico più sardonico ed aggiornato del panorama sportivo italiano. Su carta stampata, però, non è come sui social. Avverti il passare del tempo, ritorni sui tuoi passi, non hai paura dei giudizi degli altri, tieni il tuo ritmo, respiri a seconda dello sforzo e soprattutto non sei spinto da un’innaturale foga a voler dire la tua. I libri ti aiutano a soffermarti sui tuoi ricordi: possiamo risalire tutti a cosa stessimo facendo durante l’estate del 2000, è inutile negarlo. Io, per esempio lavoravo in una sala corse, e guardai tutte le partite dell’Italia dalla mia postazione, dietro ad una lastra di plexiglass, sugli schermi di quell’ambiente poco salubre ma così, drammaticamente, connesso con la realtà in cui mi trovavo.
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Chi lavorava, chi studiava, chi aveva la fortuna di essere già in vacanza. Chi era pendolare e chi aveva un bar o una panetteria. Delitto: i rigori contro l’Olanda in semifinale, le parate di Francesco Toldo, i falli di Iuliano e la tracotante giovinezza di Totti, che raggiunse l’apice con la leggendaria “Panenka” all’altissimo portiere olandese Van der Sar. Castigo: il disastro di Del Piero in fase di ripiego e le reti di Wiltord in pieno recupero e Trezeguet al golden goal, per quella finale che sembrava vinta. Fato, destino, karma e meriti. C’è poco Dostoevskij e tanto folklore, in questo libro che si legge tutto d’un fiato, complice una narrazione ficcante e sarcastica che, nonostante il finale noto, lascia, con il trascorrere del tempo di gioco, sempre un barlume di speranza nel lettore. Amato e Chirac in tribuna, noi e i francesi nelle piazze. Pizzul che non ce la fa più, Umberto Bossi che, abbandonata ormai del tutto l’idea federalista, si lascia scappare un “non tiferò per la Francia” a un giornalista che gli chiede di esprimersi sul risultato della finale. Nonostante il troppo scontato il capitolo finale, dedicato presente dei protagonisti di questa storia che sa tanto di “dove sono adesso”, “Delitto e castigo, l’Italia a Euro 2000” è uno dei volumi più commoventi e intimisti mai scritti sul nostro calcio. Dall’inizio alla fine. Non siamo usciti vivi dagli anni ’90, come non siamo riusciti a spazzare un pallone al novantatreesimo minuto di una finale europea. “Ma stavolta c’è qualcosa di diverso. A Napoli dieci anni fa, nel 1990, sono stati gli argentini a portarci contro la nostra volontà all’epilogo dal dischetto. A Pasadena nel 1994 e in Francia nel 1998 le partite si sono stancamente trascinate ai rigori per forza d’inerzia, senza che nessuno abbia fatto nulla o quasi per evitare questo finale. Stavolta è diverso. Stavolta siamo noi che abbiamo deciso, in scienza e coscienza, di portare l’incontro alla lotteria, di buttarla in caciara, di evitare che potesse vincere il più forte. Non dobbiamo avere paura di quanto abbiamo voluto.”
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Imbiancare
Siamo alle corse contro il tempo sulla frase che ormai ci sentiamo ripetere ogni giorno: eh, la prossima settimana vado via e se ne riparla a settembre! Ce lo dice il muratore, ce lo dice il cartongessista, c’è l’ha già detto quello che porta la cucina e così via. Noi siamo rimasti per questa estate attaccati a un cantiere che vuole diventare casa, e al quale adesso vanno messe le piccole…
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Francia-Argentina, rissa in campo nei quarti alle Olimpiadi: schiaffi e spintoni dopo il fischio finale Una partita dal clima particolare quella dei quarti di finale del torneo olimpico di calcio a Bordeaux, vinta dalla Francia che ha battuto 1-0 l'Argentina grazie al gol di Mateta al 5' del primo tempo. Una sfida ad alta tensione come si prevedeva sin dalla vigilia dopo i cori razzisti della nazionale maggiore e conclusasi con una rissa al fischio finale che ha coinvolto panchine e protagonisti con schiaffi e spintoni da una parte e dall'altra, mentre l'arbitro assisteva impassibile. Poi, ad un certo punto e anche per il lancio di oggetti in campo, molte delle persone sono corse verso il tunnel che porta agli spogliatoi. Successivamente alcuni calciatori della Francia sono tornati in campo per festeggiare la qualificazione alle semifinali con il pubblico. Lin Yu Ting, la taiwanese (che non si definisce intersex) vince il suo match: la pugile avversaria non si è ritirata La partita Aleggiavano in qualche modo ancora nell'aria i canti razzisti e omofobi degli argentini della nazionale maggiore - in particolare Enzo Fernandez - contro i francesi (sconfitti in finale agli ultimi Mondiali), dopo la vittoria nella Coppa America il mese scorso con la Colombia. Una performance ripresa negli spogliatoi, finita sul web e dilagata sui social. Particolarmente bersagliato in quella occasione il fuoriclasse dei Bleus Kylian Mbappè. La Federazione calcistica internazionale (Fifa) ha annunciato un'indagine sull''esibizione' canora dell'Albiceleste, che ha provocato anche una crisi diplomatica tra i due Paesi. Ma stavolta in campo c'erano squadre under 23, come prevede la formula dei Giochi, a parte tre fuoriquota (l'Argentina ha schierato un 36/enne, Otamendi). L'inno argentino è stata fischiato dal pubblico, così come i giocatori sudamericani al loro ingresso in campo e durante il riscaldamento. Francia subito in vantaggio al 5' con Mateta su assist di Olise. Per l'attaccante della squadra inglese del Crystal Palace è il secondo gol nel torneo olimpico. La cronaca Nel primo tempo I transalpini falliscono il raddoppio con Millot e gli argentini sfiorano il pari con Ezequiel Fernandez (splendido tiro parato da Restes) e con Otamendi, prima di un clamoroso errore di Giuliano Simeone (figlio di Diego, allenatore dell'Atletico Madrid, squadra nella quale milita, e fratello di Giovanni, attaccante del Napoli). Prima dell'intervallo scintille dopo uno scontro tra Truffert e il portiere dell'Argentina Rulli, subito spente dall'arbitro. Nella ripresa la partita si fa più frenetica e nervosa, con i sudamericani che spingono alla ricerca del pareggio e i padroni di casa a cercare il contropiede veloce. A cinque minuti dal termine la Francia raddoppia ma la rete viene annullata dal Var. Poi dieci lunghissimi minuti di recupero con l'Argentina a caccia del gol del pari. Al fischio finale gran parapiglia in campo e inizio di rissa. In semifinale la Francia affronterà l'Egitto, che ha eliminato 5-4 ai rigori il Paraguay (1-1 dopo i supplementari). L'altra aspirante all'oro uscirà dal confronto tra il Marocco - che ha sconfitto 4-0 gli Usa - e la Spagna (3-0 al Giappone).
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CAPITOLO 17
La giovane Edith corse velocemente in camera di Olga e prese dal suo armadio una katana, per poi raggiungere Klaus in cima alla scalinata del castello. A quel punto, la ragazza e l'infermiere notarono i quattro individui che erano appena entrati all'interno. L'infermiera non perse tempo, si pose tra loro e le scale in modo da non farli arrivare ad Hans. La ragazza in cuor suo era spaventata, ma allo stesso tempo sapeva ciò che andava fatto, non poteva tirarsi indietro. Determinata, teneva occupati due di loro, mentre si difendeva con la katana impugnata. Un altro di quegli scagnozzi raggiunse l'infermiere Klaus sfoderando un grande coltello. Alla vista dell’arma, il ragazzo inizialmente si impietrì, ricordandosi quando era stato minacciato alla casa di caccia assieme ad Hanna. L'uomo, approfittandosi della confusione del giovane, lo colpì con un pugno allo stomaco facendolo inginocchiare a terra.
<< Klaus! >> gridò Edith, timorosa per la vita del suo migliore amico – voleva raggiungerlo, ma i due tirapiedi le impedivano di avvicinarsi. Hans, notando la scena, stava per lasciare la sua postazione e andare ad aiutare il ragazzo. Klaus intanto era a terra, confuso; provava un forte senso di dolore per il colpo ricevuto, e allo stesso tempo di impotenza. Anche questa volta non sarebbe riuscito a fare niente, anche in questa occasione qualcuno avrebbe dovuto proteggerlo. In quel momento, tornò alla sua memoria un ricordo: rammentò un giorno d'estate in cui si trovava nel giardino del castello, suo zio gli stava insegnando delle tecniche base nel campo del tennis.
<< Ricorda sempre Klaus, nella vita non conta come colpisci, ma come sai resistere ai colpi che ella ti infligge, come incassi, e se quando finisci al tappeto hai la forza di rialzarti in piedi. >> spiegò il medico dopo aver sentito Klaus lamentarsi di non essere riuscito a fare nemmeno un punto.
“In piedi“. Quelle due parole stavano riecheggiando nella mente dell'infermiere, insieme ai flashback dei tanti momenti belli che i due avevano condiviso. Suo zio credeva in lui, non poteva arrendersi per nessun motivo.
<< Andiamo, tirati su Klaus! >> insisteva intanto Edith, cercando di spronarlo a reagire. Lentamente il ragazzo cominciò a rialzarsi, osservando negli occhi il suo avversario, il quale era ormai sicuro di averlo in pugno. L'uomo si fece avanti per tentare un affondo col pugnale, ma questa volta Klaus riuscì a bloccare il suo braccio e a prontamente impossessarsi del coltello. Il tipo rimase senza parole, non poteva credere all’enorme contrasto, un attimo prima lo aveva visto bloccato dalla paura.
<< Come hai fatto, ragazzo?! >> chiese stupefatto l'uomo.
<< Mio zio mi ha insegnato che nella vita non bisogna mai arrendersi!>> replicò il giovane infermiere per poi, con una mossa decisa, pugnalarlo allo stomaco usando la sua stessa arma. L'avversario cadde ai suoi piedi, sotto gli occhi increduli di Hans, del resto degli scagnozzi e soprattutto della sua amica Edith. La giovane infermiera sorrise orgogliosa e riprese a combattere contro i due uomini. Ne stese uno con un calcio, quando la signorina Keller la raggiunse per darle manforte. Le due donne combattevano fianco a fianco, e tra un colpo e un altro, Olga osservava fieramente la sua allieva. Klaus intanto raggiunse Hans e prese da terra una pistola tra le armi preparate in anticipo, iniziando a sparare a sua volta. Solo un uomo di quei dieci era rimasto, sconvolto osservava i quattro membri di quel personale che doveva essere inerme e inoffensivo.
<< Voi non siete persone normali, voi non siete per niente un personale inerme e inoffensivo! >> gridò l'uomo ferito e coperto di sangue.
<< Avete sbagliato a giudicare un nemico senza conoscerlo, ma soprattutto avete sbagliato a pensare che noi fossimo il personale di Heinreich. >> replicò Olga.
<< Noi non siamo il personale del Dottor Heinreich Volmer, >> continuò Hans, dopo aver lanciato uno sguardo verso la sua fidata collega.
<< Noi siamo la sua famiglia! >> gridarono tutti quanti all’unisono, come una voce sola. Spaventato, l'uomo fuggì rapidamente dal castello; stentava ancora a credere che quei quattro fossero riusciti a sovrastare alcuni dei migliori uomini del duca. Olga trasse un sospiro di sollievo, loro e il castello erano salvi, era questo l'importante per lei. Si domandava come avrebbe reagito il suo titolare alla notizia che Edith e Klaus avevano contribuito attivamente alla protezione del maniero.
Era ormai notte fonda, ed Heinreich si era appena alzato perché necessitava di bere un sorso d’acqua. Si accorse che anche Emma era ancora sveglia, stava guardando delle vecchie foto che ritraevano lei assieme ad Olga e Hans.
<< Erano bei tempi quelli, non trovi? >> domandò il medico sedendosi accanto a lei.
<< Molto...ma pur quanto vorrei che tornasse tutto come all'epoca, non possiamo cambiare il passato. >> rispose la donna emettendo un sospiro.
<< Che vuoi dire? Io adesso sono qui, possiamo ricominciare da capo noi due, con nostra figlia. >> replicò Heinreich prendendo le mani di Emma nelle sue.
<< Heinreich, io ti amo sopra ogni cosa ma il tuo posto non è qui, devi tornare da loro. La tua famiglia ha bisogno di te più di quanto ne abbia io adesso. >> insistette Emma stringendo a sua volte le mani del medico, guardandolo negli occhi con uno sguardo sincero.
<< Ma non posso lasciarti, non di nuovo! >> ribatté Heinreich, in preda al panico; anche soltanto il pensiero di abbandonare la sua amata lo turbava.
<< Non mi lascerai, qualunque cosa accada io sarò sempre al tuo fianco, per sempre. >> disse la donna dai capelli biondi baciando le sue labbra.
<< Non voglio perderti ancora!>> insistette il medico, sempre più irrequieto.
<< Ricorda Heinreich, gli addii non sono mai eterni. Sono sicura che quando sarà il momento ci incontreremo ancora, forse in una prossima vita...e la tua anima saprà riconoscermi. >> rispose la donna con gli occhi lucidi, cercando di consolarlo.
<< Come farò a riconoscerti, come?! >> domandò ansiosamente l'uomo.
<< Il tuo cuore ti parlerà, adesso vai. E ti prego, dì a ciascuno di loro quanto io sia riconoscente per ciò che hanno fatto e stanno facendo tutt'ora. Ma soprattutto, dì a nostra figlia che sua madre la ama con tutto il suo cuore. >> continuò Emma ormai in lacrime. Dagli occhi azzurri di Heinreich iniziarono a colare calde lacrime mentre osservava Emma, ed annuii promettendo che avrebbe fatto esattamente come la donna aveva richiesto. Il mattino seguente, in montagna, il duca Van Dien attendeva il ritorno dei suoi uomini vittoriosi, quando ad un tratto vide il suo sottoposto giungere barcollando e gravemente ferito.
<< Che diavolo è successo? Come mai sei ridotto in questo stato?!>> chiese il duca afferrando l'uomo.
<< Non erano degli sprovveduti! Non commetta mai più l'errore di sottovalutare quella gente!>> gridò istericamente il tipo.
<< Chi? Di chi diavolo stai parlando?!>> domandò con insistenza il duca.
<< La sua famiglia..>> rispose l'uomo ferito prima di esalare il suo ultimo respiro. Il duca rimase confuso, di che famiglia stava parlando quel tipo? Che lui sapesse il barone non aveva altri parenti in vita escluso il fratello in America. A quale maledetta famiglia aveva fatto riferimento il suo tirapiedi appena deceduto? Aveva necessariamente bisogno di confrontarsi col padre di Heinreich, voleva vederci chiaro al riguardo.
Alla clinica Hanna dormiva ancora con la testa sulle ginocchia del padre, non aveva lasciato quella postazione per tutta la notte. Una delle infermiere si era curata di coprirla con una coperta sulle spalle per non farle perdere tempo. Ad un tratto, sentì qualcosa sfiorare i suoi capelli facendola svegliare. Alzando leggermente il capo si accorse che suo padre aveva appena aperto le palpebre. Hanna non poteva credere ai suoi occhi, ed abbracciò in lacrime suo padre; il quale osservava la stanza confuso. Era sempre stato lì in quel letto. Pensò allora che tutta quella storia della realtà parallela non era altro che frutto della sua mente.
<< Papà ci hai fatto prendere un colpo! Pensavamo che non ti saresti più ripreso da questo maledetto coma. >> disse Hanna in preda ad una crisi di pianto. A quelle parole, Heinreich si rese effettivamente conto di che cosa fosse accaduto: era chiaro che aveva fatto un lungo sogno mentre era privo di sensi. Eppure, aveva la sensazione che non si trattasse di un semplice sogno lucido.
All'istituto Volmer, il resto della famiglia venne svegliato dalla notizia che stavano attendendo tutti con impazienza. Hans e Olga raggiunsero la clinica a Zurigo accompagnati dai due giovani infermieri Edith e Klaus. Quando Heinreich vide lì la sua famiglia sorrise commosso, e la sua mente gli fece ripensare alle parole di Emma. Non riusciva a trattenere il suo sorriso, pensando che la donna sarebbe stata felicissima nel vederli tutti lì riuniti per lui.
Nel contempo, il duca Van Dien si era presentato alla casa del padre di Heinreich, dove venne accolto dalla badante, che era poi uscita per fare delle commissioni. Il duca austriaco ancora non si capacitava di come i suoi migliori uomini avessero perso contro della semplice servitù.
<< Sei arrivato. Ti stavo aspettando, sai? >> disse il vecchio offrendogli un bicchiere di vodka.
<< Saltiamo i convenevoli. >> replicò il duca con uno sguardo serio << Questa mattinata uno dei miei migliori tirapiedi si è presentato dicendo che un gruppo di domestici ha eliminato il resto della banda. Vuoi darmi una maledetta spiegazione, vecchio? >>
<< Domestici dici? Quelli non erano domestici, temo che i tuoi preziosi tirapiedi siano caduti vittime dei due angeli protettori di mio figlio. >> dichiarò l'uomo.
<< Non capisco di cosa diavolo tu stia parlando. >> incalzò il duca austriaco innervosendosi.
<< Mi deludi duca, eppure dovresti avere memoria del signor Schmidt. >> rispose il vecchio barone, perfettamente calmo. Inizialmente, il duca non sembrò rammentare, ma un attimo dopo la sua mente fece ritorno al giorno in cui aveva duellato con il barone, ricordandosi del volto di Hans.
<< Hans Schmidt, il giardiniere? >> chiese confuso il duca.
<< Ex giardiniere. Lui e la signorina Keller sono i principali collaboratori di Heinreich, senza di loro non sarebbe arrivato dov'è adesso. >> continuò a spiegare l'anziano beffardo.
<< Vorresti farmi credere che quattro ex domestici, da soli, sono riusciti a sbaragliare i miei uomini di fiducia? >> chiese il duca austriaco.
<< Sicuramente due sono loro, gli altri non saprei. Non ricordo che mio figlio avesse altre persone a cui affidarsi. >> rispose il vecchio. Alle sue parole, il duca strinse i denti, cominciava a pensare di aver sottovalutato troppo il suo nemico. Aveva in realtà ancora una carta importante da giocare, ma aveva intenzione di tenersela per sé. Finita la conversazione, il duca austriaco fece ritorno al suo rifugio, mentre alla clinica dove ancora si trovava ricoverato il barone, erano rimasti con lui soltanto Hans e la figlia Hanna. Hans attese che la ragazza si allontanasse per discutere col proprio titolare di un'importante teoria che da un po' di tempo aveva in testa. Hanna era andata alla mensa a prendere qualcosa per pranzare, intanto Hans si sedette accanto al letto del medico.
<< Heinreich, so che ancora non dovresti agitarti ma devo dirti alcune cose con molta urgenza, cose che devi sapere necessariamente prima di rientrare in servizio. >> disse il biondo. Il barone osservò Hans, a giudicare dalla sua insistenza e impazienza, doveva trattarsi di qualcosa di davvero importante.
<< Dimmi Hans, ti sto ascoltando. >> rispose il barone. Il biondo si mise a raccontare del suo inquisitorio al giovane Clark e delle varie informazioni che era riuscito a estrapolargli. Il barone era assai colpito di scoprire che dietro al suo attentato c'era la mano del duca Van Dien. Ma Hans si soffermò in particolare su un fatto che non riusciva più a togliersi dalla testa, l'ovvia complicità tra il duca e il padre del medico.
<< Mio padre? Perché mio padre dovrebbe aver stretto un patto col duca? >> domandò confuso il barone.
<< Non lo so ancora, ma se ci pensi bene, tu stesso mi hai detto che un tempo molto lontano la gente di Hartmann nutriva molta stima di te...Quando sono cambiate le cose, Heinreich? >> ribatté Hans, cercando di farlo ragionare sull’accaduto.
<< Quando mio padre è andato a vivere nel paese. >> rispose il medico.
<< Guarda caso tuo padre si trasferisce giù e magicamente tempo dopo l'opinione pubblica cambia, e sempre casualmente un giorno la gente decide di mettere fine alla vita di una giovane coppia di novelli sposi. >> continuò seriamente Hans.
<< Credi che dietro la sommossa del paese ci sia mio padre? >> chiese il medico con tono grave.
<< Sì, non so per quale motivo avrebbe voluto fare una cosa tanto folle ai suoi stessi figli, ma io credo che tutto questo odio sia stato alimentato da lui nel corso del tempo. >> replicò Hans. Il barone fissava il vuoto, la sua opinione sul genitore non era certo delle migliori, ma non poteva credere che ci fosse lui dietro l’uccisione di Emma. Questo sarebbe significato che aveva espressamente voluto la morte della sua stessa figlia.
<< Non so ancora quali malvagi piani abbiano in mente quei due, ma da questo momento dobbiamo tenere gli occhi molto aperti. >> lo mise in guardia Hans, lanciandogli uno sguardo deciso. L’unica risposta di Heinreich fu il silenzio, mentre il biondo gli consigliò di riposarsi. Il medico poi continuò a fissare il soffitto, senza smettere di rimuginare sulla situazione.
Era trascorsa circa una settimana da quando il barone aveva ripreso conoscenza, e finalmente, dopo alcuni giorni di ricovero, l'uomo poteva finalmente tornare a casa. Ad accompagnare il medico a casa erano Hans, che guidava, e la signorina Keller, che aiutava il titolare. Erano pressappoco le 19:10 di un lunedì sera, e l'uomo non poteva immaginare quale sorpresa lo attendesse a casa. Infatti nel mentre, il resto della famiglia si era mobilitato per preparare una cena di bentornato, in occasione della tanto attesa dimissione di Heinreich dalla clinica. La tavola era imbandita e la sala decorata con festoni e palloncini per la grande festa; tutto era pronto, mancava solo il festeggiato. Al suo arrivo venne calorosamente accolto dal resto dei suoi familiari; ma lo aspettava un’ulteriore sorpresa, quella sera ci sarebbe stato un invitato in più, rispetto alle solite cene. Difatti, il giovane infermiere Klaus e la sua fidanzata Abigail avevano colto l'occasione per invitare anche la giovane Ingrid. Finalmente lei e Edith si sarebbero potute conoscere di persona, l'infermiera Edith Berger era decisamente emozionata. Poco dopo l'arrivo di Heinreich, ecco che suonò il campanello del portone del castello.
Klaus immaginava che fosse Ingrid e si recò verso l'ingresso per andare ad accoglierla assieme alla fidanzata. Edith voleva andare a sua volta, ma la sua ansia la frenava, quindi aveva preferito attendere in sala con gli altri. Olga nel mentre si era avvicinata alla giovane, ed avendo notato che era piuttosto agitata, la rassicurò che tutto sarebbe andato benissimo. Da lì a poco arrivarono Klaus e Abigail in compagnia dell'amica di quest'ultima. Ingrid indossava un lunga gonna marrone a quadretti piccoli e una camicetta a maniche corte verde oliva, con sopra una cardigan color ocra giallo. Il suo outfit metteva in risalto i suoi bellissimi riccioli rossi naturali, Edith la osservava piacevolmente colpita. I suoi capelli erano poi coperti da un capellino di lana a forma di funghetto, il quale la faceva sembrare ancora di più una fatina dei boschi agli occhi di Edith. Tutti si limitarono ai soliti convenevoli che si fanno in certe situazioni, tutti tranne Heinreich ovviamente. La sua priorità in quel momento era sapere subito dove Ingrid aveva acquistato quel cappello, ne voleva uno anche lui assolutamente.
<< Sei sempre il solito.. >> commentò Hans mettendosi una mano in faccia. Olga e Edith se la ridevano sotto i baffi, non erano certamente stupite dall'uscita del medico.
<< È tutto apposto, non c'è nessun problema. Comunque l'ho fatto io! >> rispose la ragazza soddisfatta, le faceva piacere che il suo cappello avesse ricevuto apprezzamenti.
<< Cavolo, e io che speravo di comprarne uno! >> replicò il barone incrociando le braccia.
<< Su su, possiamo sempre cercare su qualche sito, dai. >> lo rassicurò la signorina Keller con dei colpetti sulla spalla.
<< Beh, ho uno shop su Etsy, magari tuo zio può dare un occhiata ai modelli già disponibili. >> disse Ingrid sorridendo alla giovane infermiera Edith.
<< Certo, mi ricordo del tuo shop, penso io a fargli vedere tutto poi. >> ribatté Edith ricambiando quel sorriso.
<< Nel caso non ci fosse questo modello specifico, posso farlo su commissione senza problemi! >> continuò Ingrid.
<< Vedi chi è bravo a socializzare subito.>> ridacchiò Klaus rivolgendosi ad Hans, il quale sorrise beffardo. In fondo non poteva negare che a modo suo il medico riusciva sempre a mettere tutti a suo agio. La serata proseguì serenamente, tra chiacchiere e qualche gioco da tavolo. Ingrid si stava divertendo molto, ed ormai Edith si sentiva molto più sciolta. In quel momento, era come se tutti i problemi e momenti negativi di quei giorni precedenti fossero scomparsi. Al termine della serata, quando Edith stava accompagnando Ingrid al portone per salutarla, la rossa le sorrise; commentando che aveva passato una sera davvero divertente e piacevole, si vedeva che erano una famiglia molto unita.
<< Beh, sì siamo una famiglia sicuramente fuori dal comune. >> ridacchiò Edith.
<< Sai, mi farebbe piacere se qualche volta riusciamo a prendere un caffè insieme, magari uno di questi giorni. >> replicò Ingrid.
<< Molto volentieri, ti farò sapere appena ho un buco libero!>> disse l'infermiera.
Le due ragazze si salutarono con un abbraccio, ed Ingrid fece ritorno alla sua auto. La scena era accaduta sotto lo sguardo soddisfatto di Klaus, che sorrise contento; tutto era tornato alla normalità e finalmente poteva godersi un meritato sonno ristoratore.
Hanna era uscita dal bagno dopo essersi lavata i denti, erano circa le 23:00 e rimase sorpresa nel non vedere suo padre nel suo ufficio alle prese con le sue solite consulenze notturne. Vagò per il corridoio alla ricerca del padre ma non lo trovò da nessuna parte, neppure nella sua camera da letto o in compagnia di Hans e Olga. Vide quest’ultimi recarsi nelle loro stanze a loro volta, tutti erano al loro solito posto tranne il medico. Ad un tratto, affacciandosi alla finestra si accorse che l'uomo era in giardino, stranamente aveva come un'insolita sensazione di aver già vissuto un momento simile. Vide il padre allontanarsi dietro il maniero, e decise di seguirlo senza farsi notare. Più seguiva l'uomo in quella serie di strani cunicoli e più quella sensazione di vissuto aumentava nella sua mente. Quando il padre raggiunse l'entrata del laboratorio lei si nascose, per poi farsi avanti a sua volta; finché i suoi occhi non videro qualcosa che stentava a credere vero. Il medico stava sistemando una serie di barattoli di vetro contenenti le cose più assurde, come dita umane ed occhi. Ma quello che più la colpì, lasciando scioccata la ragazza, era un barattolo contenente un feto umano malformato. Fu in quel momento che, come un tornado, nella sua mente riaffiorarono una moltitudine di ricordi. Si ricordò della scoperta dei cadaveri mummificati, degli appunti per la sua creazione, e della verità dietro alla cura miracolosa di suo padre. Rammentava anche la discussione che aveva avuto con lui e tutto il resto; si rese allora conto che suo padre aveva cercato per l'ennesima volta di negarle la conoscenza di chi fosse veramente. Hanna non poteva più tollerare le sue menzogne e le sue continue manipolazioni. Prese un barattolo vuoto lanciandolo contro l'uomo, che rimase scioccato e pallido nel vedere la figlia lì con lui. Heinreich avrebbe tentato come sempre di riprendere il controllo della situazione, ma questa volta Hanna non si sarebbe fatta più incantare.
<< Per tutti questi anni mi hai riempito la testa di menzogne, mi hai fatto credere di essere quasi un dio benevole, e invece sei solo un bugiardo e un criminale! Ti odio! >> gli urlò contro istericamente Hanna.
<< Ho sentito queste parole dai miei genitori, dal paese...ma mai avrei pensato di sentirle da te. >> replicò il barone, ferito profondamente. L'uomo cercò di calmare la giovane abbracciandola; ma lei non fece che urlare ed agitarsi più forte, arrivando a colpirlo violentemente con uno schiaffo. Heinreich iniziò a sanguinare dal naso dopo quel colpo, nonostante questo però insisteva a cercare di placare la sua rabbia. Ma i suoi tentativi erano vani, la ragazza continuò a gridare, quasi sgolandosi: << Che cosa vuoi farmi adesso, eh? Vuoi uccidere anche a me?! Vuoi uccidermi come hai fatto con il resto del paese! >>
E prima che lui riuscisse a fermarla, gli voltò le spalle e fuggì; abbandonando il castello, e di conseguenza, suo padre. Heinreich cadde a terra sulle ginocchia, urlando e ridendo istericamente, il suo occhio destro tremava in maniera nevrotica. Il suo più grande incubo si era avverato, Hanna lo aveva abbandonato.
Hans, che in quel momento stava dormendo, venne svegliato da un forte fracasso proveniente dal laboratorio. Temendo per qualche incursione, corse a verificare che cosa stesse succedendo, e la sorpresa ad attenderlo non era delle più piacevoli. Il laboratorio era completamente sottosopra, parte dei macchinari e degli strumenti erano andati distrutti.
<< Cosa diavolo è successo qui?!>> si chiese a voce alta il biondo, incredulo di fronte ad uno scenario tanto catastrofico. La risposta non si fece attendere molto, poco dopo infatti si accorse della presenza di Heinreich, seduto a terra con le spalle appoggiate alla parete. Lo sguardo spento, il sorriso disturbante e l'ascia tra le sue mani fecero ben presto intuire che era successo qualcosa di grave.
<< Heinreich?! Mi dici che cosa è successo!>> sbraitò Hans.
<< È fuggita via, Hans. >> rispose il medico ridacchiando.
<< Hanna? Hanna è fuggita? >> domandò Hans sconcertato, mentre le sue pupille si dilatavano. Hans voleva sperare che fosse uno scherzo, che fosse tutto frutto delle allucinazioni del suo titolare, ma quando a terra si accorse della collana che Hanna indossava sempre, capì che era tutto vero. La ragazza non si era mai tolta quel ciondolo, era un prezioso dono di suo padre che aveva ricevuto quando aveva diciotto anni. Per essere arrivata a fuggire e liberarsi di quel pendente, era chiaro che la giovane avesse scoperto i segreti oscuri di quel castello e di suo padre. Ciò che adesso preoccupava maggiormente Hans, era come la mente del suo titolare avrebbe elaborato e gestito quella situazione incresciosa.
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I giochi più attesi del 2024: Una panoramica dei titoli in arrivo per gli appassionati di videogiochi
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Il 2024 si preannuncia come un anno ricco di novità e sorprese per il mondo dei videogiochi. Molti titoli attesi da tempo sono in fase di sviluppo o di annuncio, e promettono di offrire esperienze di gioco coinvolgenti, emozionanti e innovative. In questo articolo, vi presentiamo una panoramica dei giochi più attesi nel 2024 che non potete perdervi, suddivisi per genere e piattaforma.
Scopri i giochi più attesi del 2024 e immergiti in avventure epiche, nuove sfide e mondi virtuali mozzafiato.
Si tratta di giochi che promettono di offrire esperienze di gioco diverse e di qualità, che sapranno soddisfare i gusti e le aspettative di ogni tipo di giocatore. Che siate amanti dell'azione, della strategia, della gestione, delle corse e della guida oppure di altri generi, il 2024 vi riserverà sicuramente delle sorprese e delle emozioni.
Giochi di azione e avventura
Il genere dell'azione e dell'avventura è uno dei più popolari e apprezzati dai giocatori di tutto il mondo. Si tratta di giochi che combinano elementi di combattimento, esplorazione, risoluzione di enigmi e narrazione, e che spaziano da ambientazioni realistiche a fantasy, da storiche a futuristiche. Tra i giochi attesi 2024 di questo genere, spiccano: The Elder Scrolls VI
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il sesto capitolo della celebre saga di RPG open world di Bethesda, ambientato nel continente di Tamriel. Il gioco è atteso da molti fan, che sperano di ritrovare la magia e la libertà di azione dei precedenti episodi. Il gioco è previsto per PC, Xbox Series X|S e PlayStation 5. God of War: Ragnarok
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Il sequel del reboot del 2018 della saga di God of War, che ha visto il protagonista Kratos affrontare le divinità e le creature della mitologia nordica. Il gioco promette di continuare la storia di Kratos e di suo figlio Atreus, e di portare il giocatore in nuove ambientazioni e sfide. Il gioco è previsto per PlayStation 5. Horizon Forbidden West
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Il sequel di Horizon Zero Dawn, il gioco di Guerrilla Games che ha conquistato critica e pubblico nel 2017. Il gioco segue le avventure di Aloy, una cacciatrice che vive in un mondo post-apocalittico dominato da macchine selvagge. Il gioco promette di ampliare il mondo di gioco, introducendo nuove macchine, fazioni, armi e abilità. Il gioco è previsto per PlayStation 4 e PlayStation 5. Starfield
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Il nuovo progetto di Bethesda, che si propone di portare il gameplay open world tipico della casa di sviluppo in un'ambientazione fantascientifica. Il gioco è descritto come un RPG single-player, che permetterà al giocatore di esplorare lo spazio e i suoi misteri. Il gioco è previsto per PC e Xbox Series X|S.
Giochi Sparatutto
Il genere degli sparatutto è uno dei più longevi e apprezzati dai giocatori, che amano mettere alla prova le proprie abilità e i propri riflessi in scenari di guerra, azione e fantascienza. Tra i giochi attesi 2024 di questo genere, si segnalano: Halo Infinite
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Il sesto capitolo della saga di Halo, che vede il ritorno del protagonista Master Chief, il super soldato che combatte contro le forze aliene del Covenant. Il gioco promette di offrire una campagna single-player avvincente e un multiplayer competitivo e cooperativo, con modalità classiche e innovative. Il gioco è previsto per PC, Xbox One e Xbox Series X|S. Call of Duty 2024
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Il nuovo episodio della serie di sparatutto bellici più famosa al mondo, che ogni anno propone una nuova ambientazione e una nuova storia. Il gioco è atteso dai fan, che sperano di trovare una campagna single-player coinvolgente e un multiplayer ricco di contenuti e modalità. Il gioco è previsto per PC, Xbox One, Xbox Series X|S, PlayStation 4 e PlayStation 5. Half-Life 3
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Il gioco più atteso e desiderato dai fan di Valve, che aspettano da anni il seguito della saga di Half-Life, che ha rivoluzionato il genere degli sparatutto in prima persona. Il gioco dovrebbe continuare la storia di Gordon Freeman, il fisico che si ritrova a combattere contro una minaccia aliena. Il gioco è previsto per PC e VR. Doom Eternal: The Ancient Gods Part 3
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Il terzo e ultimo DLC di Doom Eternal, il gioco di id Software che ha portato il genere degli sparatutto frenetici e violenti a nuovi livelli. Il DLC dovrebbe concludere la storia del Doom Slayer, il guerriero che affronta le orde demoniache dell'inferno. Il DLC è previsto per PC, Xbox One, Xbox Series X|S, PlayStation 4, PlayStation 5 e Switch.
Giochi strategia e gestione
Il genere della strategia e della gestione è uno dei più apprezzati dai giocatori che amano mettere alla prova la propria intelligenza, il proprio senso tattico e la propria creatività. Si tratta di giochi che richiedono di pianificare, organizzare, gestire e guidare risorse, unità, popolazioni e imperi. Tra i giochi attesi 2024 di questo genere, si evidenziano: Age of Empires IV
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Il quarto capitolo della saga di Age of Empires, che ha fatto la storia del genere della strategia in tempo reale. Il gioco promette di offrire una grafica migliorata, una fisica realistica, una IA avanzata e una varietà di civiltà, epoche e scenari storici. Il gioco è previsto per PC. Civilization VII
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Il settimo capitolo della saga di Civilization, che ha fatto la storia del genere della strategia a turni. Il gioco promette di offrire una profondità di gioco senza precedenti, una personalizzazione delle civiltà, una diplomazia dinamica e una modalità multiplayer competitiva e cooperativa. Il gioco è previsto per PC. Jurassic World Evolution 2
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Il sequel di Jurassic World Evolution, il gioco di Frontier Developments che ha permesso ai giocatori di creare e gestire il proprio parco dei dinosauri. Il gioco promette di offrire nuove specie di dinosauri, nuove ambientazioni, nuove sfide e nuove modalità di gioco. Il gioco è previsto per PC, Xbox One, Xbox Series X|S, PlayStation 4 e PlayStation 5. SimCity 6
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Il sesto capitolo della saga di SimCity, che ha fatto la storia del genere della gestione urbana. Il gioco promette di offrire una grafica realistica, una simulazione dettagliata, una varietà di scenari e una modalità multiplayer cooperativa e competitiva. Il gioco è previsto per PC.
Giochi di corse e guida
Se sei un appassionato di giochi di corse e guida, il 2024 ti riserverà sicuramente delle belle sorprese. Tra i titoli in uscita per il prossimo anno, ci sono alcuni che promettono di offrire una simulazione realistica, una grafica spettacolare e una varietà di modalità e veicoli. Ecco alcuni dei migliori giochi di guida in uscita del 2024: Microsoft Flight Simulator 2024
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Il simulatore di volo più famoso e apprezzato al mondo torna con una nuova versione, che promette di offrire una grafica mozzafiato, una fisica accurata, una meteo dinamica e una vasta scelta di aerei e aeroporti. Il gioco è previsto per PC. Nivalis
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Un gioco di guida ambientato in una città cyberpunk, dove il giocatore potrà esplorare le strade, i grattacieli e i sotterranei a bordo di veicoli futuristici. Il gioco promette di offrire una narrazione coinvolgente, una colonna sonora elettronica e una modalità multiplayer. Il gioco è previsto per PC.
Conclusione
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Note finali
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27 ott 2023 15:45
L'INCIDENTE DI CHERNOBYL MIETE ANCORA VITTIME - SI È SUICIDATO A 75 ANNI UNO DEI PRIMI SOCCORRITORI CHE, LA SERA DEL DISASTRO NEL 1986, CORSE DENTRO LA CENTRALE NUCLEARE PER SALVARE LE PERSONE RIMASTE INTRAPPOLATE - VIKTOR SMAGIN NON NE POTEVA PIÙ DEI DOLORI DOVUTI DALLA "MALATTIA ACUTA DA RADIAZIONI" CHE, PER TUTTA LA VITA, LO HANNO TORMENTATO - LA SERA DEL 22 OTTOBRE SI È GETTATO DAL TERRAZZO DI CASA SUA A MOSCA... -
Estratto dell’articolo di Rosalba Castelletti per “La Repubblica”
Fu suo malgrado uno dei primi likvidatory, “liquidatori”. Uno dei primi a combattere contro il reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl esploso il 26 aprile del 1986. Viktor Smagin era il supervisore di quello sciagurato quarto blocco, la “Bestia”, come venne chiamato.
Quel fatidico giorno di primavera avrebbe dovuto prendere servizio soltanto alle 8 del mattino, ma quando di notte scorse il disastro dal suo appartamento al quattordicesimo piano si precipitò nella centrale per tentare di salvare i suoi colleghi. Un eroe minore, come tanti, di quella devastante tragedia. Smagin si è tolto la vita il 23 ottobre buttandosi da un grattacielo alla periferia Nord di Mosca.
Dopo aver convissuto tutta la vita con la “malattia acuta da radiazioni” e aver subito sette interventi chirurgici, aveva scoperto un nuovo tumore. Aveva 75 anni e non voleva morire in un ospedale. Secondo i registri ufficiali, furono almeno 600mila i “liquidatori”, quelli che nel pomposo linguaggio burocratico sovietico venivano chiamati “partecipanti nella liquidazione delle conseguenze dell’incidente nella centrale nucleare di Chernobyl”. [...]
Per il suo eroismo aveva infine ricevuto un’onorificenza, ma in seguito, in un’intervista, aveva ammesso: «Quest’incidente, ovviamente, ha rovinato il destino di tutti. Io, ad esempio, dopo aver sofferto della malattia da radiazioni, ho portato tutta la vita uno stigma: il divieto di lavorare in aree soggette a radiazioni, il divieto di lavorare di notte, il divieto di trasferte e tante altre restrizioni. Chi aveva bisogno di lavoratori come me?». Aveva poi trovato un lavoro ministeriale. Fino alla pensione.
La sera del 22 ottobre aveva detto alla moglie di aver avvertito la presenza di un nuovo tumore. Insieme avevano concordato che si sarebbe sottoposto a degli esami per scoprire la diagnosi esatta. Ma in realtà Smagin non ne poteva più di diagnosi e cure. La mattina dopo quando la moglie, dopo essersi alzata e aver preparato la colazione per due, come sempre, è tornata in camera da letto per svegliarlo, ma non lo ha trovato. A un nuovo calvario medico, Smagin aveva preferito un volo di 15 metri dal balcone.
Su un tavolo aveva lasciato un biglietto di addio e una richiesta di perdono alla moglie e ai figli: «Miei cari, Larisa, Dima e Sveta! È tempo di dire addio. Grazie per questi anni vissuti insieme. Sono stati una gioia. Mi spiace». Smagin non è il solo liquidatore a essersi tolto la vita. Già nel 1997 uno studio sosteneva che i sopravvissuti al disastro di Chernobyl, eroi minori spesso dimenticati, costretti a convivere con le conseguenze dell’esplosione, rischiavano più il suicidio che il cancro.
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