#conservazione dei beni artistici
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Alessandria: Giornate di Valorizzazione del Patrimonio al Complesso di San Francesco
Visite guidate gratuite per scoprire la storia e il futuro dell'ex Convento di San Francesco, dal restauro alla trasformazione in museo
Visite guidate gratuite per scoprire la storia e il futuro dell’ex Convento di San Francesco, dal restauro alla trasformazione in museo. In occasione delle Giornate di Valorizzazione del Patrimonio Culturale, la città di Alessandria apre le porte del Complesso Monumentale di San Francesco con una serie di visite guidate programmate per sabato 2 novembre 2024. L’iniziativa, promossa dalla…
#Alessandria#Alessandria archeologia#Alessandria eventi 2024#Alessandria patrimonio storico#Alessandria turismo#Archeologia#Architettura Medievale#centro culturale Alessandria#civiltà storico-artistica#complessi monumentali#Complesso di san Francesco#comune di Alessandria#conservazione dei beni artistici#conservazione del patrimonio#cultura e patrimonio#cultura e storia#eventi culturali Alessandria#eventi culturali autunno#Ex Ospedale Militare#Giornate di Valorizzazione del Patrimonio#Itinerari culturali#materiali archeologici#monumenti storici Alessandria.#patrimonio culturale#prenotazioni eventi#prenotazioni gratuite#restauro e tutela#restauro monumenti#riqualificazione architettonica#sabato 2 novembre 2024
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L'arte è una caramella allo Spazio Teatro No'hma (Milano) il 6 & 7 marzo
L'applaudita stagione "In Viaggio" dello Spazio Teatro No'hma (Milano) prosegue la sua articolata proposta artistica con lo spettacolo L'arte è una caramella che andrà in scena mercoledì 6 e giovedì 7 marzo alle ore 21.
In tema con il titolo della stagione 2023/2024, lo spettacolo propone un coinvolgente viaggio nella storia dell'arte che parte da Monna Lisa per arrivare ai giorni nostri.
Il titolo è stato ispirato da un mucchio di caramelle esposto in un museo d'arte contemporanea.
"Non capendo mi sono domandato: perché un mucchio di caramelle è un'opera d'arte? Per scoprirlo ho cominciato un lungo viaggio attraverso la storia dell'arte. Lo spettacolo è il riassunto di quel viaggio" - spiega Carlo Vanoni, ancora una volta nella duplice veste di autore e di attore "atipico", come è solito definirsi.
Vanoni, chitarrista, storico dell'arte, dottore in sociologia dei mass media e in conservazione dei Beni culturali, torna così sul palcoscenico di via Orcagna dopo il successo dello spettacolo Ratamacue, Storia di arte per voce e batteria, che lo scorso marzo per la stagione Tutti insieme possiamo lo ha visto in scena con il musicista Phil Mer.
Il racconto che dà vita a L'arte è una caramella ha inizio da capolavori come l'Olympia di Edourd Manet e l'Autoritratto di Vincent Van Gogh. Carlo Vanoni alterna e mescola linguaggi, accosta Raffaello a Lucio Fontana, Leonardo da Vinci a Andy Warhol, ricorrendo all'aiuto di strumenti musicali e oggetti: una tastiera per accompagnare il pubblico nella pittura astratta di Kandinsky; la chitarra elettrica quando sullo schermo appare un dipinto di Jackson Pollock; un carillon per Picasso e un orinatorio per Duchamp e gli artisti concettuali.
"Abbiamo voluto di nuovo con noi Carlo Vanoni per la sua capacità di accompagnare con sensibilità, ironia e intelligenza il pubblico attraverso correnti e movimenti artistici differenti. Il risultato è una lezione-monologo senza retorica, divertente, ricca di sorprese, che offre stimoli e strumenti per scoprire e amare i capolavori e i grandi protagonisti della storia dell'arte" – spiega Livia Pomodoro Presidente dello Spazio Teatro No'hma Teresa Pomodoro.
Lo spettacolo sarà trasmesso in streaming sui canali del teatro.
L'ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria. Per informazioni consultare il sito www.nohma.org o scrivere a [email protected].
Spazio Teatro No'hma
Stagione 2023/2024 – In Viaggio
L'arte è una caramella
A solo da Monna Lisa ai giorni nostri
di e con Carlo Vanoni
regia Gian Marco Montesano
Audio e luci Ivan Azzetti
Immagini e video Luca Condorelli
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L'arte è una caramella allo Spazio Teatro No'hma (Milano) il 6 & 7 marzo
L'applaudita stagione "In Viaggio" dello Spazio Teatro No'hma (Milano) prosegue la sua articolata proposta artistica con lo spettacolo L'arte è una caramella che andrà in scena mercoledì 6 e giovedì 7 marzo alle ore 21.
In tema con il titolo della stagione 2023/2024, lo spettacolo propone un coinvolgente viaggio nella storia dell'arte che parte da Monna Lisa per arrivare ai giorni nostri.
Il titolo è stato ispirato da un mucchio di caramelle esposto in un museo d'arte contemporanea.
"Non capendo mi sono domandato: perché un mucchio di caramelle è un'opera d'arte? Per scoprirlo ho cominciato un lungo viaggio attraverso la storia dell'arte. Lo spettacolo è il riassunto di quel viaggio" - spiega Carlo Vanoni, ancora una volta nella duplice veste di autore e di attore "atipico", come è solito definirsi.
Vanoni, chitarrista, storico dell'arte, dottore in sociologia dei mass media e in conservazione dei Beni culturali, torna così sul palcoscenico di via Orcagna dopo il successo dello spettacolo Ratamacue, Storia di arte per voce e batteria, che lo scorso marzo per la stagione Tutti insieme possiamo lo ha visto in scena con il musicista Phil Mer.
Il racconto che dà vita a L'arte è una caramella ha inizio da capolavori come l'Olympia di Edourd Manet e l'Autoritratto di Vincent Van Gogh. Carlo Vanoni alterna e mescola linguaggi, accosta Raffaello a Lucio Fontana, Leonardo da Vinci a Andy Warhol, ricorrendo all'aiuto di strumenti musicali e oggetti: una tastiera per accompagnare il pubblico nella pittura astratta di Kandinsky; la chitarra elettrica quando sullo schermo appare un dipinto di Jackson Pollock; un carillon per Picasso e un orinatorio per Duchamp e gli artisti concettuali.
"Abbiamo voluto di nuovo con noi Carlo Vanoni per la sua capacità di accompagnare con sensibilità, ironia e intelligenza il pubblico attraverso correnti e movimenti artistici differenti. Il risultato è una lezione-monologo senza retorica, divertente, ricca di sorprese, che offre stimoli e strumenti per scoprire e amare i capolavori e i grandi protagonisti della storia dell'arte" – spiega Livia Pomodoro Presidente dello Spazio Teatro No'hma Teresa Pomodoro.
Lo spettacolo sarà trasmesso in streaming sui canali del teatro.
L'ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria. Per informazioni consultare il sito www.nohma.org o scrivere a [email protected].
Spazio Teatro No'hma
Stagione 2023/2024 – In Viaggio
L'arte è una caramella
A solo da Monna Lisa ai giorni nostri
di e con Carlo Vanoni
regia Gian Marco Montesano
Audio e luci Ivan Azzetti
Immagini e video Luca Condorelli
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Milano. Nike di Samotracia: il restauro del calco storico in collaborazione con la Scuola di Restauro di Botticino
Milano. Nike di Samotracia: il restauro del calco storico in collaborazione con la Scuola di Restauro di Botticino. E' stato presentato nella serata di martedì 30 gennaio 2024, l'accordo stipulato tra Valore Italia - Scuola di Restauro di Botticino e il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia di Milano, in occasione della presentazione del restauro del calco storico della Nike di Samotracia, conservata all'interno del Padiglione Aeronavale del Museo. La scultura, un calco in gesso a grandezza naturale della rinomata Nike esposta al Museo Louvre di Parigi, è stata restaurata dagli studenti della Scuola di Botticino sotto la supervisione della professoressa Cinzia Parnigoni tra settembre e novembre 2023. Questo progetto segna l'inizio della collaborazione tra il Museo e la scuola di restauro, che proseguirà con interventi su altre opere. Il calco della Nike, una delle più affascinanti testimonianze dell'arte ellenistica, esposto accanto ai più iconici oggetti del mondo della navigazione, fa parte delle collezioni del Museo dal 1964, realizzato verosimilmente qualche anno prima da Cesare Gariboldi, erede delle generazioni di maestri formatori milanesi, da Piero Pierotti a Carlo Campi, le cui opere venivano richieste da Accademie di Belle Arti e Musei italiani e stranieri tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo. La scultura è al centro di studi storico artistici e archivistici, volti ad indagare il ruolo e la storia dell'uso dei calchi nel corso dell'Ottocento e inizio Novecento, che furono per le Accademie delle Belle Arti dell'epoca un importante strumento didattico, e oggi continuano ad essere un intermediario per far conoscere opere di arte in tutto il mondo, anche con funzione museografica. Lo scopo dell'intervento è stato quello di rimuovere i pericoli derivanti dalla sconnessione degli elementi realizzati singolarmente e assemblati, nello specifico delle ali, e conferire una visione estetica più omogenea dell'opera. Con l'occasione sono state anche effettuate analisi scientifiche qualitative per indagare i materiali costitutivi della scultura. La scultura, esposta nel Padiglione Aeronavale, fa parte della collezione del Museo dagli anni 60 del secolo scorso, in seguito a una donazione. L'incontro è stato introdotto dall'Assessore alla Cultura del Comune di Milano Tommaso Sacchi e dalla Deputy Director del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Barbara Soresina. "Le collezioni che il Museo conserva e continua ad acquisire costituiscono una risorsa straordinaria per la ricerca e per la formazione, negli ambiti disciplinari più diversi. Anche nelle attività dedicate alla conservazione dei beni, il Museo favorisce collaborazioni che mettano al centro l'approfondimento critico, declinato nelle competenze necessarie per ciascun progetto. Un valore ulteriore che promuoviamo è il confronto intergenerazionale, da cui possono emergere nuove pratiche e conoscenze", ha affermato Laura Ronzon, Direttrice Collezioni del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia nell'intervento di apertura. "Siamo estremamente soddisfatti del risultato che è stato raggiunto. Nell'anno del cinquantesimo anniversario della fondazione della Scuola di Botticino è per noi motivo di grande orgoglio poter avviare una solida collaborazione con una delle più importanti e prestigiose Istituzioni museali italiane nel mondo che quotidianamente arricchisce la proposta culturale ed educativa del nostro Paese" è quanto ha affermato Martino Troncatti, Presidente di Valore Italia. Nel corso della serata sono intervenuti Claudio Giorgione, Curatore Leonardo Arte e Scienza del Museo, Marianna Cappellina, Responsabile conservazione e restauro del Museo e Cinzia Parnigoni, Docente della Scuola di Botticino. Alcuni studenti della Scuola di Botticino hanno infine raccontato le operazioni di restauro eseguite sull'opera. Durante l'evento, che si è svolto nel suggestivo salone delle feste del transatlantico Conte Biancamano, è stata esposta l'opera dell'artista Andrea Crespi che ritrae la Nike di Samotracia in veste contemporanea. Mediante la fruizione dell'illusione ottica, linee infinite che non si toccano mai invadono l'opera: passato presente e futuro si fondono mostrando come epoche distanti tra loro possano essere vicine e connesse.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Imparare a perdersi e l’Arte di ritrovarsi
Dove trovo stabilità nel caos? Come tengo in vita il desiderio, la speranza e la voglia di costruire? Di fare? Di Amare? Di vivere? Vivere è ancora Amare. Un Viaggio trasversale, dal micro al macro cosmo, dai cinque elementi che costituiscono la materia (acqua, terra, aria, fuoco, spazio), alla grazia estatica delle grandi opere d’Arte. Andremo alla ricerca delle connessioni che tengono insieme la realtà interna, il senso profondo che guida ognuno ad intraprendere il proprio viaggio e quella esterna, dell’universo in cui realizzarlo. Protagonista il Corpo, l’unica casa sempre in costruzione che avremo per tutta la vita, il Corpo della trasformazione, come il corpo dell’artista, centro della creazione. Attraverseremo i sensi, le emozioni e le dimensioni sottili, dove la mente si fa più ampia e libera. Ogni incontro avrà una mèta che si dipanerà a partire dagli elementi, attraverso il movimento e la danza, per riattivare i nostri centri vitali e risvegliare i sensi con musica, colore, teatro e poesia.
Workshop in 5 incontri: 3/10/17/24/31 Maggio 2022 ore 18-20 presso la Scuola di Artiterapeutiche, Via Salvator Rosa 281. Napoli
Il laboratorio è rivolto a studenti, artisti, danzatori, poeti, attori e a tutti coloro che sono ad un punto cruciale della loro vita o desiderano esplorare il proprio potenziale creativo e conoscere meglio il mondo emotivo per attingere con successo alla propria interiorità, nella vita e nel lavoro. Useremo diversi linguaggi artistici e prima di ogni tappa/elemento riceveremo le istruzioni per intraprendere la tappa successiva… L’ultimo incontro si propone di aprire il laboratorio a pochi visitatori, che uno per volta, a distanza di alcuni minuti, saranno a loro volta viaggiatori all’interno della scuola di Artiterapeutiche, per condividere l’esperienza con i partecipanti che abiteranno lo spazio.
Fabiana Esca, è insegnante certificata di Yantra Yoga per adulti e bambini e di Respira Method. Ha seguito la formazione in MindUP, per portare ai bambini i benefici della pratica della Piena Presenza. Diplomata come Arteterapeuta, ha dedicato diversi anni al lavoro sulle dipendenze alimentari, presso l’ASL di Napoli. Collabora con la Scuola di Artiterapeutiche di Napoli, con l’Istituto Italiano per le Scienze Umane, con la International Dzogchen Community e propone laboratori presso Scuole di ogni ordine e grado. Si è laureata in Conservazione dei Beni Culturali con indirizzo storico-artistico e ha praticato per anni il teatro contemporaneo e la danza, per approdare infine all’arteterapia come strumento di guarigione ed evoluzione del potenziale umano.
Il Costo promozionale è di 70 euro, si richiede la partecipazione all’intero percorso.
Per info e prenotazioni: 3319048569 [email protected]
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[Film-ITA] After 2 Streaming Altadefinizione/CB01 Completo
After 2 streaming ita, After 2 2020 Film streaming ita completo in italiano Altadefinizione / CB01" 【 After 2 StreamingITA Online】- Italia Film e Serie TV in Streaming Gratis.Guarda film e serie streaming HD in italiano. After 2Italiafilm e Italiaserie in Streaming ITA Online After 2 Film streaming HD senza limiti gratis , After 2 Il genio dello streaming. Guarda After 2 FILM IN STREAMING Italiano After 2 SubITA in alta qualità HD 720p, Full HD 1080p, UH 4K disponibili al download - scarica rapido. AltaDefinizione01
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Overview : After 2 ita streaming ~ Dopo la loro rottura, Hardin (Hero Fiennes Tiffin) e Tessa (Josephine Langford) cercano di andare avanti ognuno per la propria strada. Mentre Hardin torna a perdersi in cattive abitudini, Tessa, forte della sicurezza acquisita, inizia a frequentare lo stage dei suoi sogni alla casa editrice Vance dove attira l’attenzione del suo collega Trevor (Dylan Sprouse), il ragazzo perfetto col quale intraprendere una relazione. Trevor è intelligente, spiritoso, attraente ma soprattutto è affidabile. Tessa, nonostante questo nuovo incontro, non riesce a togliersi dalla testa Hardin. Dopotutto lui è l’amore della sua vita e al di là dei loro fraintendimenti e delle difficoltà, non può negare ciò che prova. Vorrebbe essere in grado di andare avanti per la sua strada, ma non è così semplice. Attraverso gli alti e i bassi della loro relazione, Tessa e Hardin lotteranno per stare ancora insieme anche se l’intero universo sembra tramare per tenerli separati.
Title original : After We Collided Runtime : 0 min Status : Released Release Date : 02 September 2020 Tagline : Genres : Romance | Dramma | Production Companies : CalMaple Films Voltage Pictures Production Countries: United States of America |
After 2 Film completo in italiano - Paramount Pictures : Fondata dallungherese Adolf Zukor attraverso la riorganizzazione della Famous Players Film Company: Fu fondato nel 1919 da United Artists : Mary Pickford (1892–1979), Douglas Fairbanks (1883–1939), Charles Chaplin e DW Griffith (1875–1948) per commercializzare i loro film prodotti in modo indipendente After 2 film completo online ita Guarda After 2 streaming completo ita altadefinizione, After 2 2020 Streaming sub ita
Dal 20 ° secolo, il film può essere visto come uno dei mass media più importanti After 2 Film streaming Cineblog , sia sotto forma di cinema che di televisione Allo stesso tempo, è diventato uno degli elementi più importanti della cultura moderna In questo modo, i personaggi del film immaginario , i comportamenti tipici del film, i cliché e gli stereotipi , ma anche lesplorazione di nuovi spazi pittorici di percezione ed esperienza sono diventati parte integrante della cultura popolare nellera della distribuzione di massa dei film e hanno uninfluenza decisiva su di essi Sin dallinizio, il mezzo è stato filmato con la cultura delle massechi si è dato a lui, sia al cinema che individualmente in salotto, fin dallinizio Lindustria cinematografica : descritta dai critici come " industria culturale " : ha reagito presto a questa compatibilità di massa del film e ha saputo usarlo commercialmente con produzioni "leggere" come "beni di massa" Tuttavia, cera sempre spazio per esperimenti cinematografici e sviluppi artistici al di là del classico "cinema narrativo" nel cinema di Hollywood , anche se il film sperimentale era possibile solo al di fuori degli affari (culturali) stabiliti After 2 streaming ita / After We Collided / 2020 / film completo ITA / italiano / gratis / altadefinizione / Scaricare / Guarda / Vedere / sub ita / netflix / il genio dello / disney / cineblog / Film da vedere / cb01 / cineblog01 / youtube / film stasera / film azione / senza limiti / Film per tutti / tanti film / trailer / programmazione / roma / cinema / trama / uci cinema / milano / diretta
After 2 (After We Collided) Film completo italiano, Le singole immagini che formano il film sono chiamate ( After 2 streaming ita ) "fotogrammi" Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato Durante il processo, fra un frammento e l altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l immagine permane a livello della retina La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come "fenomeno Phi"
After 2 streaming ita cineblog, Il primo film proiettato pubblicamente "After 2 Film completo italiano " in Italia risale al 20 settembre 1905: fu La presa di Roma di Filoteo Alberini Lungo 250 metri, contro i 40-60 tradizionali, costò ben 500 lire Oggi si conservano solamente 75 metri di pellicola che corrispondono a quattro minuti di proiezione
File: Charlie Chaplin, il matrimonio L ascesa del cinema europeo fu interrotta dallo scoppio della prima guerra mondiale , mentre l industria cinematografica negli Stati Uniti fiorì con l ascesa di Hollywood , scaricare After 2 Film completo sub ita caratterizzata soprattutto dall opera innovativa di DW Griffith in The Birth of a Nation (1915) e Intolleranza (1916) Tuttavia, negli anni 1920, cineasti europei come Eisenstein , FW Murnau e Fritz Lang , per molti aspetti ispirati al progresso meteorologico in tempo di guerra del film attraverso Griffith, insieme ai contributi di Charles Chaplin , Buster Keaton e altri, raggiunsero rapidamente il cinema americano e continuarono a far avanzare ulteriormente il mezzo After 2 2020 Film streaming ita,
La critica cinematografica è l analisi e la valutazione dei film In generale, After 2 Film streaming Altadefinizione queste opere possono essere divise in due categorie: critica accademica da studiosi di cinema e critica cinematografica giornalistica che appare regolarmente su giornali e altri media I critici cinematografici che lavorano per giornali, riviste e media televisivi riesaminano principalmente le nuove uscite Normalmente vedono un dato film una sola volta e hanno solo un giorno o due per formulare le loro opinioni Nonostante ciò, i critici hanno un impatto importante sulla risposta del pubblico e sulla partecipazione ai film, in particolare quelli di determinati generi Messa in commercio di azione , orrore , e commedietende a non essere fortemente influenzato dal giudizio complessivo di un critico su un film Il riassunto della trama e la descrizione di un film e la valutazione del lavoro del regista e degli sceneggiatori che costituiscono la maggior parte delle recensioni dei film possono ancora avere un impatto importante sul fatto che le persone decidano di vedere un film Per film di prestigio come la maggior parte dei film drammatici e artistici , l influenza delle recensioni è importante Scarse recensioni dei principali critici di importanti quotidiani e riviste spesso ridurranno l interesse e la partecipazione del pubblico After 2 2020 streaming ita CB01,
After 2 2020 Film davedere I metodi digitali sono stati utilizzati anche per ripristinare i film After 2 Film streaming CB01 anche se il loro ciclo di obsolescenza continua li rende (a partire dal 2006) una cattiva scelta per la conservazione a lungo termine La conservazione del film in stock di film in decomposizione è motivo di preoccupazione sia per gli storici del cinema che per gli archivisti e per le aziende interessate a conservare i loro prodotti esistenti al fine di renderli disponibili per le generazioni future (e quindi aumentare le entrate) La conservazione è generalmente una preoccupazione maggiore per i nitrati e i film a colori a striscia singola, a causa dei loro alti tassi di decadimento i film in bianco e nero su basi di sicurezza e i film a colori conservati sulle stampe imbibizione Technicolor tendono a tenere il passo molto meglio, presupponendo una corretta manipolazione e conservazione
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Nella suggestiva cornice della sala dell’albergo della Scuola Grande di San Rocco a Venezia, venerdì 29 settembre è stato presentato un importante volume sugli scultori bellunesi Andrea Brustolon (1662-1732) e Valentino Panciera Besarel (1829-1902), che contribuisce ad arricchire gli studi sulla scultura lignea nell’Alto Veneto tra Seicento e Ottocento. Quello della scultura lignea è un capitolo degno di nota nel panorama storico-artistico. Nel Bellunese, territorio che ha avuto una lunga e rinomata tradizione nella scultura lignea, a livello scientifico l’interesse verso questo settore è stato recentemente alimentato per esempio con l’allestimento delle mostre dedicate a Besarel e a Brustolon “il Michelangelo del legno”, rispettivamente nel 2002-2003 e nel 2009 in Palazzo Crepadona a Belluno, e con la pubblicazione di monografie e studi specialistici, come la lodevole collana Tesori d’arte nelle chiese del Bellunese.
La produzione di Andrea Brustolon e Valentino Panciera Besarel studiata in questa nuova pubblicazione ha idealmente dialogato con gli ambienti della Scuola Grande, tra i quali la serie di ventiquattro bassorilievi che ornano gli sportelli degli armadi nella Sala capitolare, eseguiti tra il 1741 e il 1743 dallo scultore e intagliatore altrettanto bellunese Giovanni Marchiori, e i soffitti in legno che ospitano le tele di Tintoretto.
La serata è stata introdotta da Franco Posocco, Guardian grando della scuola grande di San Rocco, che ha proprio ricordato i legami veneziani dei due scultori bellunesi protagonisti della serata culturale. Il libro che si è presentato è curato da Anna Maria Spiazzi, Ester Cason Angelini e Michele Talo e raccoglie gli atti di una giornata di studi svoltasi a Belluno nel novembre 2014, dedicata al restauro degli arredi lignei conservati al Palazzo del Quirinale di Roma ed eseguiti da Brustolon e Besarel. L’occasione dell’importante intervento di restauro ha permesso di far intrecciare successivamente una significativa sinergia, quella di Enti pubblici, di associazioni private e soprattutto del mondo della scuola. A Sedico, vicino a Belluno, sorge infatti una scuola di restauro di manufatti in legno. Dalla collaborazione fruttuosa tra la Fondazione “G. Angelini” – Centro Studi sulla montagna e il Centro Consorzi che gestisce la scuola è nata questa iniziativa editoriale di notevole spessore, sia sul piano più prettamente culturale e scientifico, sia su quello della potenzialità di un’attività lavorativa e produttiva. È infatti importante il contributo del mondo della scuola – e quindi dei giovani – per la valorizzazione del patrimonio presente nel territorio, come base per costruire un turismo sostenibile per l’area montana. Il territorio bellunese da sempre ha sfruttato al massimo le sue principali risorse, in particolare quelle boschive, da cui ha ricavato essenze lignee per costruire molteplici manufatti, dai più semplici e artigianali oggetti per la vita quotidiana a quelli di fattura più artistica, quali arredi, statue, altari. Il volume è a più voci: non si è indagata solo la produzione dei due scultori alla luce dei restauri delle loro opere, ma si sono affrontate anche ulteriori tematiche: le peculiarità del territorio, la tradizione artistica dell’intaglio ligneo, il turismo, l’economia della cultura.
“La montagna torna a Venezia” ha osservato Ester Cason Angelini, mettendo in evidenza quanto il Bellunese ha significato per la Serenissima, in termini di approvvigionamento di materie prime (legname e metalli) per la costruzione e la decorazione della città.
L’intervento di Anna Maria Spiazzi, storica dell’arte e già soprintendente per i beni storico-artistici del Veneto orientale, curatrice di un fondamentale volume Scultura lignea barocca nel Veneto (1997), ha richiamato all’attenzione alcuni snodi centrali nel dibattito storico-artistico che tale volume suscita: il rapporto tra centro e periferia, il concetto di stratificazione, il restauro quale cantiere della conoscenza quando si intrecciano competenze e momento di divulgazione scientifica, il connubio arte e artigianato, il valore della cultura. Le vallate montane dell’Alto Veneto sono quelle che più hanno conservato nelle chiese significativi esempi di altari e arredi lignei, sfuggendo in parte alle grandi trasformazioni di molti manufatti ecclesiastici durante le congiunture barocca e neoclassica che hanno interessato soprattutto gli edifici in pianura.
A illustrare i pregevoli arredi del Quirinale recentemente restaurati è stata Luisa Morozzi, del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, ufficio per la conservazione del patrimonio artistico. Capolavoro di intaglio, sottile e raffinato, è il Tavolo portagioie della regina Margherita, eseguito nel 1884 da Valentino Panciera Besarel e citato nell’Esposizione generale italiana di Torino, un oggetto che per molto tempo è stato dimenticato. Nella sua prolifica, eclettica e rinomata produzione, Besarel si è dimostrato debitore dell’arte di Brustolon, diventandone un ideale continuatore. Il tavolo, in legno di noce intagliato, scolpito e dorato, con quattro figure di cariatidi come sostegno delle gambe e attraversato da una rigogliosa trama di decori a foglie di acanto stilizzate e mazzetti di margherite, si trovava nella camera da letto della regina, mentre ora è collocato nella biblioteca della presidenza e contiene i libri posseduti dalla regina. Quella di Besarel era una bottega fornitissima, situata a Palazzo Contarini in campo San Barnaba a Venezia, che poteva soddisfare le esigenze di diversi tipi di clientela, da quella reale a quella borghese, grazie a una precisa suddivisione dei lavori.
Dopo questo exploit, il Besarel è stato ulteriormente coinvolto per i fornimenti della Casa reale. Nel 1888, in occasione della visita dell’imperatore di Germania, vengono commissionati al Besarel quattordici sedie con schienale quadrato, tre grandi poltrone e due tavoli in legno di pero, destinati ad allestire gli ambienti per la visita ufficiale. I tavoli sono ora conservati nella Sala del Bronzino. Come nel precedente tavolo portagioie, anche in questi arredi negli elementi figurativi vegetali e nei motivi decorativi realizzati con la tecnica dell’incisione a bulino, è molto evidente il richiamo alla scultura di tradizione rinascimentale: Besarel dimostra di padroneggiare con abilità e perizia l’arte dell’intaglio, con riferimenti che vanno da Ghiberti a Giambologna e ad altri scultori della tradizione italiana. Il ricco repertorio decorativo della bottega besareliana, composto da numerosi disegni di fregi e ornamenti per mobili, è segno della sua vasta cultura figurativa. Una delle poltrone con schienale a medaglione si ispira ai seggioloni del fornimento Venier di Brustolon conservati al museo Ca’ Rezzonico di Venezia, nei dettagli dei putti adagiati allo schienale e dei mori sotto il bracciolo.
Luisa Morozzi è passata poi ad esaminare le opere del Brustolon, presenti nella Sala dello zodiaco: si tratta di dodici poltrone in legni di bosso, giunte a Roma nel 1919 con altri arredi, provenienti da Palazzo Pisani a Venezia, dopo essere state trasferite prima a Stra e poi a Monza in villa Reale. La critica non è unanime nella autografia brustoloniana.
Roberta Sugaroni, restauratrice di opere lignee, è passata a considerare i dettagli pratici e gli aspetti tecnici delle procedure di restauro. La sfida più grande ha rappresentato l’intervento sul tavolo portagioie, perché in passato ha subito un’operazione di divisione per nuove esigenze, ed è stato trasformato in due consoles: questo ha comportato l’eliminazione dei dieci cassetti interni e della struttura centrale. Si è trattato di un restauro complesso, che ha richiesto una notevole fase progettuale e una lunga discussione e riflessione, in particolare orientata a trovare una soluzione per unificare il tavolo, essendoci il problema della mancanza del nodo centrale. I disegni progettuali di Besarel hanno fornito preziosi spunti per realizzare il recupero, attraverso un’annessione ex novo, dell’elemento di raccordo, con un risultato finale di unità formale davvero ottimo, sia come qualità tecnica, sia come integrazione coerente e rispettosa del manufatto originario.
Le poltrone del Besarel sono state interessate da un’operazione di pulitura, di armonizzazione cromatica e di conservazione della superficie. L’intervento sul fornimento Pisani di Brustolon ha riservato invece una sorpresa iconografica: nella poltrona dei Pesci, con un virtuoso ed esuberante fascio a intrecci vegetali intagliato sulla traversa frontale, dal confronto con materiale fotografico di inizio Novecento e dall’analisi delle singole parti, si è scoperto che le figure sotto il bracciolo erano in origine personaggi dediti a lavori di falegnameria, reggenti in mano strumenti del loro lavoro, dei quali era stata alterata la lettura in un precedente intervento.
Una seconda restauratrice di manufatti lignei, Milena Dean, ha presentato l’intervento di restauro sull’altar maggiore di Besarel nella chiesa parrocchiale della Valle Agordina (BL), del 1885. Lo scultore zoldano è stato coinvolto dopo l’intervento interno dell’architetto Segusini. L’altare ligneo si presenta decorato in finto marmo e finto bronzo, con esiti illusionistici davvero impressionanti, che il restauro ha riportato all’originale splendore. Lo sportello del tabernacolo è da assegnare probabilmente alla figlia Caterina, pure lei artista. Come è stato fatto notare, il rivestimento policromo si ispira ai marmi veneziani rinascimentali.
Alla fine è intervenuto Michele Talo, direttore del Centro Consorzi di Sedico dove ha sede la scuola di restauro e del legno, che ha ricordato una delle finalità della pubblicazione, quella di valorizzare i giovani, la loro curiosità e creatività, e di promuovere il dialogo con i grandi maestri del passato, per imparare e apprendere il mestiere guardando con gli occhi: come si faceva un tempo nelle botteghe d’artista.
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Andrea Brustolon, Valentino Panciera Besarel. La scuola di restauro di Sedico (BL) interroga i grandi maestri Nella suggestiva cornice della sala dell’albergo della Scuola Grande di San Rocco a Venezia, venerdì 29 settembre è stato presentato un importante volume sugli scultori bellunesi Andrea Brustolon (1662-1732) e Valentino Panciera Besarel (1829-1902), che contribuisce ad arricchire gli studi sulla scultura lignea nell’Alto Veneto tra Seicento e Ottocento.
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GERACE BORGO SMART L’amministrazione comunale pronta ad avviare un piano strategico per il rilancio del centro storico
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GERACE BORGO SMART L’amministrazione comunale pronta ad avviare un piano strategico per il rilancio del centro storico
GERACE BORGO SMART L’amministrazione comunale pronta ad avviare un piano strategico per il rilancio del centro storico
GERACE BORGO SMART L’amministrazione comunale pronta ad avviare un piano strategico per il rilancio del centro storico Lente Locale
R. & P.
Ottimo il risultato raggiunto dalla Città di Gerace per il Progetto presentato sul bando per la Valorizzazione dei Borghi della Calabria ed il Potenziamento dell’offerta turistica e culturale. Le graduatorie provvisorie rese note nei giorni scorsi sul sito della Regione Calabria, infatti vedono la città dello Sparviero posizionata al sesto posto con un punteggio di valutazione di 65,56 su cento. Un risultato lusinghiero raggiunto grazie all’impegno dell’Ufficio Tecnico e di quello Amministrativo, che, affiancati da un pool di professionisti, hanno puntato a sviluppare il progetto per il recupero del Borgo storico denominato “Gerace Borgo Smart”.
E smart ha inteso essere l’intero assetto progettuale che punta allo sviluppo della conoscenza del patrimonio storico-artistico-culturale per migliorarne la valorizzazione, aumentarne l’attrattività, la conservazione e la riqualificazione. Proteggendo e rilanciando il paesaggio dei beni artistici e dell’architettura, non solo per tutelare e tramandare la cultura locale, ma anche per contribuire al miglioramento della qualità della vita in termini di attrattività turistica e di sviluppo socio-economico.
L’impianto del progetto integrato “Gerace Borgo Smart” si compone di diversi interventi tra loro integrati, ossia funzionali e complementari per rendere il centro storico e il suo patrimonio culturale “smart” quindi di facile fruizione per i turisti ed i visitatori.
Il progetto mira ad intervenire sull’ “accessibilità” declinata in molteplici aspetti: accessibilità fisica, sensoriale, culturale e della conoscenza. Questo è l’asset principale per rendere accessibile il Borgo in tutta la sua maestosa bellezza, senza limitare a nessun visitatore e soprattutto a nessun abitante il privilegio di assaporarlo e viverlo pienamente.
Ognuno dei quattro interventi previsti, tutti strategicamente interrelati tra loro, intende agire per rendere il Centro storico maggiormente fruibile ed attrattivo:
“Gerace accessibile: Percorso sensoriale” ad esempio punta a rimuovere gli ostacoli fisici e sensoriali che limitano l’accessibilità al borgo migliorando al contempo il decoro urbano e l’attrattività dello stesso. Tra le azioni la rimozione dell’attuale sistemazione “a pracuso” di alcune arterie cittadine del centro storico, che è del tutto inadeguata oltre ad essere anche pericolosa data la forte sconnessione che rende il percorso di difficile fruizione per i pedoni. Quindi il contestuale intervento che prevede la realizzazione delle opere necessarie all’interramento dei cavi che deturpano le facciate e le vie di pietra del borgo, con la predisposizione dei pozzetti, dei tubi porta-cavo e dei quadri-manovra che dovrà essere concordata con i dirigenti dei principali gestori delle reti tecnologiche urbane.
“Gerace Smart Heritage” intende da parte sua migliorare l’accessibilità digitale, sensoriale e della conoscenza del centro storico e del suo patrimonio, arricchendone al contempo, qualitativamente e quantitativamente, il sistema di accoglienza turistica e la conoscenza del patrimonio culturale presso la comunità locale.
Il “Centro esperienziale e laboratorio della creatività” consentirà di riqualificare un manufatto architettonico di particolare pregio, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie con annesso convento, dove saranno attivati dei laboratori per il turismo esperienziale e la creatività, creando un ambiente in grado di far scoprire al turista e ai giovani del territorio l’identità del luogo ossia il “genius loci” del borgo storico.
Infine la necessaria cornice strategica per il rilancio e la promozione turistica del Borgo antico è prevista da “Gerace borgo smart – marketing e promozione turistica” un piano complesso e interrelato tra marketing e comunicazione, che consentirà di promuovere il borgo storico e il suo patrimonio creando un “brand” identificativo di una offerta turistica innovativa ed integrata. Un intervento quindi che completa gli altri e contribuirà ad attrarre nuovi flussi turistici.
Un vero piano per il rilancio turistico, la conservazione e l’innovazione, che vede l’Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco della Città di Gerace Giuseppe Pezzimenti, orgogliosa di poter continuare nell’opera di rilancio di una delle perle indiscusse della Calabria Jonica e non solo. “Un piano che attende di poter essere lanciato al più presto – sottolinea il Sindaco Pezzimenti – non appena saranno confermate le procedure amministrative da parte dell’ente Regione. Un successo per cui è doveroso ringraziare tutti gli uffici comunali ed i professionisti che hanno collaborato alla redazione del progetto”.
Gerace 25.01.2020 Ufficio Stampa
GERACE BORGO SMART L’amministrazione comunale pronta ad avviare un piano strategico per il rilancio del centro storico Lente Locale
GERACE BORGO SMART L’amministrazione comunale pronta ad avviare un piano strategico per il rilancio del centro storico Lente Locale
R. & P. Ottimo il risultato raggiunto dalla Città di Gerace per il Progetto presentato sul bando per la Valorizzazione dei Borghi della Calabria ed il Potenziamento dell’offerta turistica e culturale. Le graduatorie provvisorie rese note nei giorni scorsi sul sito della Regione Calabria, infatti vedono la città dello Sparviero posizionata al sesto posto con […]
GERACE BORGO SMART L’amministrazione comunale pronta ad avviare un piano strategico per il rilancio del centro storico Lente Locale
Gianluca Albanese
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PESARO – Un momento importante per la cultura di Pesaro e dell’ Italia: si è tenuta la cerimonia di restituzione del dipinto dei Musei Civici Madonna col bambino, Sant’Andrea e teoria di angioletti dopo il restauro reso possibile grazie al voto dei soci di Coop Alleanza 3.0 per l’edizione 2019 di Opera Tua, il progetto della Cooperativa che sostiene la cultura, attraverso la valorizzazione e il recupero di capolavori locali.
Alla conferenza di Palazzo Gradari, prendono parte Daniele Vimini assessore alla Bellezza del Comune di Pesaro, per Coop Alleanza 3.0 Enrico Quarello Coordinatore Direzione Politiche Sociali e Marta Cecconi componente del Consiglio di Amministrazione, Enrico Bressan presidente di Fondaco Italia, il restauratore Luca Pantone. All’incontro con la stampa segue lo svelamento dell’opera a Palazzo Mosca sede dei Musei Civici.
Eseguito nei primi anni del XVIII secolo, il dipinto scelto dai soci di Coop Alleanza 3.0 che hanno votato nel mese di giugno nella tappa dedicata alle Marche, è stato danneggiato durante la Seconda guerra mondiale dalle schegge di un ordigno e da diverse trivellazioni di armi da fuoco.
Iniziato a fine settembre, il restauro è stato realizzato dalla ditta Pantone Restauri di Roma. Si sono potute seguire le diverse fasi dei lavori sul sito di Coop Alleanza 3.0 (www.coopalleanza3-0.it), nella sezione dedicata al progetto e accessibile anche dalla short url all.coop/operatua.
L’opera. La pala d’altare proviene da una chiesa pesarese ed è molto probabilmente opera del pittore pesarese Giovanni Venanzi (Pesaro, 1627-1705); venne inventariata subito dopo la Seconda Guerra Mondiale da Gian Carlo Polidori – direttore dei Musei Civici di Pesaro dal 1945 al 1962 -, ed elencata anche nel suo Verbale di accertamento dei danni di guerra subiti dal civico patrimonio museale.
Il quadro era letteralmente forato e squarciato in più punti; la cornice era rotta e rovinata sul lato destro. A causa delle pessime condizioni di conservazione dell’opera, il santo raffigurato accanto alla Vergine col Bambino era stato erroneamente identificato con San Giuseppe ma si tratta di Sant’Andrea apostolo.
La pulitura e il restauro del dipinto hanno infatti reso maggiormente visibile la schiera di piccoli angeli che sorregge lo strumento del martirio: la tipica croce a X detta appunto ��croce di Sant’Andrea’.
Il restauro in sintesi. Sporca e con numerosi fori, strappi e diverse cadute di colore, dopo le consuete verifiche preliminari la tela è stata sottoposta a un’attenta pulitura; un’indagine magnetometrica ha individuato elementi metallici non visibili e ogni deposito di materiale incoerente è stato rimosso mediante aspirazione controllata.
Il dipinto è stato montato su un nuovo telaio estensibile e pulito. Si è poi proceduto alla prima verniciatura, al reintegro materico delle piccole e medie lacune del substrato pittorico e al reintegro cromatico delle stuccature.
Per quanto concerne la cornice, sono state rimosse le schegge (tra cui una di discrete dimensioni che aveva tranciato e forato la cornice molto spessa) dovute alle mine che avevano in parte divelto le modanature e la struttura.
E’ stata eseguita la disinfestazione anossica e chimica dei singoli elementi che sono stati poi ricomposti, inclusi gli elementi floreali eseguiti ex novo poiché mancanti.
‘Opera tua’ 2019 L’edizione 2019 di Opera tua, che si è appena conclusa, è collegata all’iniziativa più ampia di Coop Alleanza 3.0, “1 per tutti 4 per te”: l’1% del valore degli acquisti di soci e consumatori dei prodotti Fior Fiore – la linea legata alle iniziative in ambito culturale – è andato anche al sostegno di “Opera tua”.
Con “Opera tua”: ogni mese in tutte le regioni in cui è presente la Cooperativa, sono stati proposti ai soci due gioielli artistici del territorio per essere votati e definire così l’opera cui destinare i fondi per il recupero.ù
Le votazioni si sono svolte on line sul sito di Coop Alleanza 3.0 e nella sezione dedicata al progetto all.coop/operatua è stato possibile seguire gli esiti delle votazioni e vedere i restauri dei capolavori locali in corso di svolgimento.
“Opera tua” è un progetto coerente con l’impegno della Cooperativa per la cultura, individuata come veicolo di coesione sociale. Le opere da restaurare sono state scelte con Fondaco Italia, società attiva nella valorizzazione dei beni culturali (www.fondacoitalia.it), in collaborazione con l’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale Unesco (www.patrimoniomondiale.it) e le istituzioni territoriali.
Quest’anno, inoltre, il progetto può contare anche sul patrocinio del Touring Club Italiano.
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Bellezza e letteratura si uniscono al Lisbon Heritage Hotels
Lisbona è una città ricca di storia, arte e cultura. Alcune delle sue meraviglie si scoprono all’interno delle opere di grandi scrittori che la amarono, da Fernando Pessoa a Antonio Tabucchi e José Saramago che in essa hanno ambientato le loro storie.
Ma come unire la scoperta del viaggio con il piacere della lettura? Ci pensa Lisbon Heritage Hotels
Quartiere del Chiado, al centro di Lisbona
Scoprire Lisbona tra le pagine di un libro
Oggi facciamo le valigie. Prendiamo il volo e atterriamo a Lisbona, la capitale portoghese. Una città dotata di un fascino unico e inimitabile
La magia che si respira tra i vicoli e le piazze non ha lasciato indifferenti nemmeno i più grandi scrittori e letterati che, attraverso le loro pagine e i loro scritti, hanno voluto omaggiarla facendola conoscere e amare dai lettori di tutto il mondo.
Pensiamo a Fernando Pessoa, Antonio Tabucchi e José Saramago, che hanno trasformato un libro in qualcosa di più: un’esclusiva guida della città.
I libri hanno il potere magico di farci vivere storie che non sono le nostre e sentire il profumo di terre lontane o mai visitate stando seduti sulla poltrona di casa.
Chi ama immergersi nelle atmosfere intatte di un luogo, a Lisbona non potrà non cedere allo charme degli alberghi del circuito Heritage
Ph. Andreas Brucker
Bellezza e letteratura
Ma a unire la bellezza alla letteratura ci pensano gli alberghi del circuito Heritage, per la precisione Lisbon Heritage Hotels
Gioielli nei quali si respira il fascino della capitale del fado e ci si sente protagonisti del libro che abbiamo letto, ambientato proprio a Lisbona.
Cinque meravigliosi boutique hotel dislocati nelle zone centrali della città. Unici, ognuno a suo modo, e tutti diversi
Gli ospiti di Lisbon Heritage Hotels possono scegliere fra stili e quartieri differenti, alcuni ricavati da vecchie case e piccoli edifici storici, altri più moderni.
Le strutture si trovano in piccoli palazzi o dimore storiche e accolgono i clienti in un’atmosfera familiare e allo stesso tempo ricca di charme, dove rispetto per la tradizione e comfort si sposano perfettamente.
Ma, oltre alla cura per i dettagli e l’eccellenza dei servizi offerti da Lisbon Heritage Hotels, un occhio va sempre all’arte e alla cultura
Con un soggiorno minimo di due notti, gli Heritage Hotels offrono a tutti i clienti l’entrata gratuita in qualsiasi Museo della città.
Lo 0,5% di ogni prenotazione diretta è inoltre devoluto alle Scuole Portoghesi di Restauro e Conservazione dei Beni Artistici. L’importo raccolto viene donato alle scuole alla fine di ogni anno.
Con questa iniziativa, Lisbon Heritage Hotels contribuiscono alla conservazione del patrimonio nazionale attraverso la promozione, la sensibilizzazione e il rispetto dell’arte del restauro.
Cinque boutique hotel dislocati nelle zone centrali di Lisbona ma ognuno diverso dall’altro, offrono la possibilità di scegliere fra stili e quartieri differenti
Boutique Hotel da romanzo
Alloggiare in una delle cinque boutique hotel da sogno Lisbon Heritage Hotels vi sembrerà di fare un tuffo nel passato e diventare protagonisti del vostro romanzo preferito.
AS JANELAS VERDES : Hotel As Janelas Verdes (le finestre verdi) sembra proprio lo scenario di un libro.
Si trova accanto al National Art Museum, in un piccolo palazzo di fine Ottocento.
L’atmosfera che si respira è romantica e accogliente.
All’interno delle sue mura Eça de Queirós, uno dei più famosi romanzieri portoghesi, trovò ispirazione per scrivere il libro “Os Majas”.
La memoria della sua presenza rivive negli innumerevoli e preziosi oggetti d’arte sparsi per le stanze, nei libri, nei dipinti e in tutto ciò che riporta ad altre epoche.
Il fiume Tago è a un passo, potete godere della sua vista dalla biblioteca con terrazza, luogo ideale per rilassarsi e rileggere le pagine più belle di questo capolavoro.
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HOTEL BRITANIA: Ubicato in un palazzo degli anni Quaranta del secolo scorso e progettato dal celebre architetto portoghese Cassiano Branco. Aprendo le porte di Hotel Britania sembrerà di entrare in un club esclusivo.
L’hotel è stato restaurato per valorizzare lo stile originale Art Déco e affiancare all’ambiente (tipicamente legato all’atmosfera originale d’epoca), tutte le comodità e il comfort che ogni hotel d’alto livello deve avere.
Le camere, con originale pavimento in sughero e mobili classici, garantiscono un soggiorno da re.
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HOTEL LISBOA PLAZA: A due passi da Avenida da Liberdade troviamo uno dei più rinomati hotel della capitale portoghese, il Lisboa Plaza.
Nato su progetto di Lucìnio Cruz e riqualificato dall’Atelier Graça Viterbo, regala la sensazione di trovarsi in una antica casa signorile della città.
La decorazione di interni, recentemente rinnovata dall’architetto Sofia Duarte Fernandes, mantiene intatta l’impronta classica e lo spirito famigliare, senza rinunciare a innovazioni di stampo più contemporaneo.
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SOLAR DO CASTELO: Durante la seconda metà del XVIII secolo è stata costruita una meravigliosa casa signorile all’interno delle mura del castello di San Giorgio sul terreno dove un tempo sorgevano le ex cucine del Palazzo Alcacova. Ecco perché questo luogo magico è ancora conosciuto come Palacete das Cozinhas (“Palazzo della Cucina”).
L’unione perfetta di elementi dello stile razionalista di Pombal con altri più eccentrici creano un’architettura unica e originale.
Il palazzo, edificio storico, è stato trasformato in hotel e riportato agli antichi splendori grazie a un design contemporaneo di alta qualità.
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HERITAGE AVENIDA LIBERDADE : L’ultimo boutique hotel nato nella catena Lisbon Heritage Hotels si trova sul corso principale, Avenida da Liberdade.
Il design porta la firma di Miguel Câncio Martins, architetto portoghese celebre per il proprio lavoro in locali mitici come il Buddha Bar o il Thiou a Parigi, lo Strictly Hush a Londra o il Man Ray a New York.
L’aspetto esterno è rimasto fedele all’originale mentre gli interni si ispirano alle residenze urbane della borghesia portoghese.
Nella lobby, Câncio Martins ha creato un’atmosfera che richiama la “way of life” portoghese, in continuo cambiamento tra passato e futuro. Obiettivo: creare uno stile che affonda le radici nell’identità lusitana e lisboeta.
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Qualche consiglio
Se non siete ancora soddisfatti e volete seguire le tracce dei vostri letterati preferiti, ecco qualche consiglio in più.
Per “ritrovare” Pessoa e Saramago una visita a il Chiado, storico quartiere dove Pessoa è nato e dove, fra il XIX e il XX secolo, si riunivano gli intellettuali portoghesi è obbligatoria.
Arrivati nel Chiado potrete scegliere se accomodarvi a un tavolo dello storico Café Brasileira (sorseggiando un bicchiere di liquore alle ciliegie e sfogliando le pagine di Libri dell’Inquietudine) dove sorge la statua di Pessoa, assiduo frequentatore del locale.
Oppure rivivere le emozioni di Ricardo Reis, protagonista di L’anno della morte di Ricardo Reis di Saramago, pranzando al ristorante Martinho do Arcada. Spesso qui si ritrovavano a pranzo Saramago, Pessoa e De Oliveira, di cui sono segnalati i tavoli abituali con foto d’epoca.
Alessandra Borgonovo
SOCIAL FB Lisbon Heritage Hotels : lisbonheritagehotels.com
Scoprire Lisbona tra le pagine di un libro Bellezza e letteratura si uniscono al Lisbon Heritage Hotels Lisbona è una città ricca di storia, arte e cultura.
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Dal generale al particolare, osservando l’evoluzione dell’arte tra il Quattrocento e il Cinquecento e il passaggio dal tardogotico al gusto rinascimentale attraverso i più significativi esempi pittorici, architettonici e scultorei del Piemonte meridionale…
Questo corso intende quindi raccordare i lineamenti generali dell’arte italiana e arrivare alle grandi testimonianze artistiche del Piemonte meridionale nate a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento, nella fase di superamento dell’arte medievale verso l’arte moderna.
L’obiettivo del corso sarà quello di esaminare i più grandi esempi della storia dell’arte tardogotica e rinascimentale e di cercare di passare dai celebri grandi artisti di fama internazionale agli esempi maggiori della zona, in particolare dei territori di Alba, Langhe e Roero.
Gli appuntamenti consisteranno in lezioni frontali, condotte con l’ausilio di presentazioni PowerPoint, che saranno poi messe a disposizione dei corsisti.
Non è un corso riservato ad esperti e specialisti: è un corso che intende rivolgersi a tutti coloro che fossero interessati a scoprire la storia dell’arte del ‘400 e del ‘500 nel sud del Piemonte e uno dei più grandi maestri del Rinascimento della regione, Macrino d’Alba.
Programma
Prima lezione: Il Tardogotico. Caratteri generali, nomi dei principali artisti, il tardogotico nel Piemonte meridionale: Giacomo Jaquerio e il Castello della Manta
Seconda lezione: Il Rinascimento. Aspetti generali, nomi dei principali artisti, l’arte rinascimentale nel Piemonte meridionale: i cicli di affreschi delle Langhe – prima parte (Levice, Monesiglio, Mombarcaro)
Terza lezione: Il Rinascimento. I cicli di affreschi delle Langhe – seconda parte (Saliceto) e del Roero
Quarta lezione: Macrino d’Alba. La riscoperta di uno tra i più grandi artisti del Rinascimento in Piemonte, le opere di Alba (pala nella Sala del Consiglio e pala della chiesa di San Giovanni), della zona (tavola nella chiesa di San Giorgio a Neviglie e tavole conservate alla Galleria Sabauda di Torino) e cenni sul lavoro alla Certosa di Pavia.
Escursione: visita all’Oratorio di San Francesco a Santa Vittoria d’Alba.
A tutti i partecipanti verranno dati alcuni omaggi.
Docente
A condurre il corso sarà Sonia Fazio, dottoressa in Storia delle arti e Conservazione dei beni artistici con percorso medievale-bizantino presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, con esperienza di guida presso la Cappella degli Scrovegni di Padova e Villa Arconati a Bollate.
Oltre ad essere una dei soci dell’associazione Ambiente & Cultura è anche una delle guide di Alba Sotterranea e ha tenuto i precedenti corsi di Storia dell’arte dell’Alto Medioevo tra Piemonte e Lombardia e Storia dell’arte del Basso Medioevo: Romanico e Gotico nel Piemonte meridionale.
http://ift.tt/eA8V8J
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Vicenza, allestito nel giardino del Teatro Olimpico il cantiere-scuola di Engim Veneto
Vicenza, allestito nel giardino del Teatro Olimpico il cantiere-scuola di Engim Veneto. Nel giardino del Teatro Olimpico verrà allestito il nuovo cantiere-scuola di Engim Veneto professioni del restauro. In collaborazione con l'assessorato alla cultura, l'assessorato ai lavori pubblici e con il Lions Club Vicenza Host, che sosterrà finanziariamente il progetto, gli studenti si occuperanno del restauro di 16 statue in pietra di Vicenza collocate nel giardino del complesso monumentale del teatro palladiano. A presentare l'iniziativa c'erano oggi l'assessore alla cultura, Simona Siotto, l'assessore ai lavori pubblici, Matteo Celebron, la presidente di Lions Club Vicenza Host, Grazia Giordani Cielo, per il comitato direzionale di Engim, Ugo Pasquale, e la responsabile di sede di Engim, Barbara D'Incau. "Prosegue la proficua collaborazione con Engim Veneto professioni del restauro per la tutela e la salvaguardia del patrimonio storico artistico della città - ha dichiarato il sindaco Francesco Rucco -. Gli insegnanti con professionalità guidano gli studenti nelle varie attività di cantiere ottenendo dei risultati esemplari che restituiscono alla città decoro e bellezza. L'intervento segue il cantiere recentemente avviato per il restauro della vera da pozzo nell'antico chiostro di Palazzo San Giacomo, sede storica della Biblioteca Bertoliana". "Il Comune svolge la funzione di facilitatore nella contaminazione tra realtà e generazioni diverse - ha spiegato il vicesindaco e l'assessore ai lavori pubblici Matteo Celebron -: con questo progetto i giovani possono approfondire la conoscenza del patrimonio della città operando attivamente per migliorare l'aspetto e la conservazione delle opere d'arte; il Lions si impegna per promuovere e sostenere questo tipo di progetti. Come avvenuto per gli altri cantieri-scuola il servizio lavori pubblici si occuperà di supportare l'attività di restauro affinché si svolga in sicurezza". "Vedere giovani studenti prendersi cura dei beni storico artistici è un'immagine che rincuora. In un'epoca in cui è sempre più difficile trasmettere il rispetto per i beni comuni credo che i cantieri-scuola di Engim siano una boccata d'aria fresca. Ritengo che sia anche questo un modo di fare educazione affinché i ragazzi coinvolti possano trasmettere ai loro coetanei il valore del rispetto dei beni di tutti - è intervenuta l'assessore alla cultura Simona Siotto. Continua così l'avviato progetto formativo di sensibilizzazione della manutenzione del patrimonio locale. I 14 allievi del secondo anno del corso Tecnico del restauro di beni culturali di Engim Veneto professioni del restauro, seguiti dal gruppo di professionisti e formatori, si occuperanno dell’intervento di manutenzione e restauro delle statue in pietra di Vicenza presenti nel giardino del Teatro Olimpico a Vicenza. Dopo una prima fase di documentazione e rilievo dei manufatti che è in corso di svolgimento a cura degli architetti Serena Franceschi e Adelmo Lazzari, si passerà alla fase diagnostica condotta dal dottor Francesco Rizzi e dalla dottoressa Roberta Gasperini, per poi procedere con l’intervento di restauro che sarà seguito dai restauratori e formatori Elena Zironda e Ciampi Piero con la supervisione della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza. ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Video
youtube
(via https://www.youtube.com/watch?v=_MmEb8hAOAE)
Video realizzato con Drone (regolarmente iscritto nell'albo ENAC), in qualità 4K sulla residenza Sabauda per la Caccia e le Feste, edificata a partire dal 1729 su progetto di Filippo Juvarra. La Palazzina di Caccia di Stupinigi è uno dei gioielli monumentali di Torino, a 10 km da Piazza Castello, oggi proprietà della Fondazione Ordine Mauriziano, un ente governativo dedicato alla sua conservazione e valorizzazione. Stupinigi è patrimonio dell'UNESCO. Le riprese, specialmente in interno, sono state eseguite con un particolare drone munito di speciali protezioni e sensori. Il progetto, grazie ai permessi della Fondazione Ordine Mauriziano e l'interessamento dell'architetto Daniela Amparore, è stato realizzato dal prof. Massimo Gallorini dell'ITIS Galileo Galilei di Arezzo, nell'ambito di una ricerca sui nostri "Luoghi Storici e Artistici", tesa a valorizzare il patrimonio dei Beni Culturali Italiani e ad avvicinare gli studenti ad uno studio Laboratoriale utilizzante le nuove tecnologie. Il progetto è stato finanziato dalla fondazione Arte&Co.Scienza.
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Venerdì 24 novembre (ore 19 – ingresso libero) La luna in cortile in via Adua a Lecce ospita il vernissage di “Passiamo dalla Luna… c’è Emilia“. L’evento nasce come pretesto per esporre temporaneamente l’ultima produzione artistica diEmilia Ruggiero ma presto diventa un’occasione di incontro fra tre donne che, con lo scambio delle proprie esperienze e competenze, hanno generato questo progetto-spot come luogo-altro dai circuiti ufficiali dell’arte contemporanea. Al centro del breve viaggio di questa tre giorni (che proseguirà anche sabato 25 e domenica 26 novembre dalle 18 alle 21) c’è la strada percorsa dalle pitture dell’artista. Un itinerario di immagini ospitato dalle stanze della “Luna in cortile”, struttura ricettiva di Antonella Della Torre, e raccontato con le parole di Viviana Amati, che si srotolano su fondi grigi dai riflessi argentei, pastosi e rigorosamente stesi su materiali riciclati. Si assiste all’esplosione di un sottovuoto spinto, quello delle donne che rifuggono i cliché imposti per essere libere di volare alte con ali da farfalle o sospinte da palloncini. Un’evasione dalla quotidianità per dar vita alla bellezza esplodendo cromaticamente, con un contrasto netto dal fondo grigio, e affermare la propria identità. “Passiamo dalla Luna…c’è Emilia” rappresenta la possibilità concreta di nuovi luoghi d’incontro. L’arte esce fuori dagli spazi istituzionali ed entra nel substrato cittadino, si mescola con il territorio e con gli attori locali, diventa realmente fruibile e accessibile, con un evento lowcost ma curato e ricercato. Durante i tre giorni l’arte e l’ospitalità incontreranno anche il piacere del palato. Sarà infatti possibile degustare i vini di Masseria Masciullo e gli olii di Tenuta Bianco.
Emilia Ruggiero vive e lavora a Lecce. Classe 1979, originaria di Mesagne, in provincia di Brindisi, dopo la maturità artistica si laurea in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università del Salento e successivamente consegue diverse specializzazione nel settore dei beni culturali. Tra le collettive a cui ha preso parte: “Materiamente” (2009), “Percorsi Artistici Salenti” (2011) a cura di Massimo Guastella e Salvatore Polito, “Autoritratti. Artisti del terzo millennio” (2011) a cura di Massimo Guastella, “Kraino: un augurio ad arte” (2014),a cura di Simona Caramia e Lorenzo Madaro. Tra le sue mostre personali: “Autoritratti” (2014), “A cuor leggero” (2017). Le sue opere sono contenute nel catalogo “Supplementi interiori”, pubblicato da Lupo editore nel novembre 2014.
Passiamo dalla Luna, c’è Emilia! Venerdì 24 novembre (ore 19 - ingresso libero) La luna in cortile in via Adua a Lecce ospita il vernissage di "Passiamo dalla Luna… c’è Emilia".
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CNR: una proposta per la cultura e per Acireale di Davide Pappalardo
Mi sono sempre chiesto per quale motivo Acireale non possa essere annoverata tra le città simbolo del prestigio culturale di cui gode la nostra Sicilia, o perchè essa si debba ancorare esclusivamente alle maschere carnascialesche, tanto da renderle unica espressione della propria essenza. Continuo a chiedermi quale sia il futuro di questa città, da me amata e odiata paradossalmente: l’oblio eterno, rappresentato dalla mancanza di senso civico e valori o riscatto culturale e identitario attraverso la valorizzazione delle proprie risorse? Cercando di rispondere a questa domanda, vorrei esprimermi in merito alle potenzialità che la città delle cento campane ha e attraverso le quali può venir fuori dal cono d’ombra ove è dislocata. Più volte il cittadino medio è invitato ad ammirare i mascheroni in cartapesta che nei mesi invernali dell’anno sfilano tra le facciate del centro storico e del barocco palazzo municipale, dove passano inosservate le apotropaiche figure dei balconi, quasi non appartenessero agli allori del passato di Acireale. Ad oggi sembra quasi che esse allontanino i cittadini, che facciano loro perdere l’amore per la bellezza, valore al quale erano legati i nostri avi. Quella gente riconosceva nel Paolo Vasta l’immagine del detentore di quei principi di bellezza e rigore artistici, specchio dell’identità popolare, che ad oggi si sono perduti. Da studente di storia dell’arte, nel dipartimento di scienze umanistiche dell’Università di Catania e da cittadino acese, sono rammaricato nel vedere un cospicuo numero di opere d’arte, attestazioni della locale cultura artistica e popolare, isolate nelle sagrestie delle nostre chiese, o ancor peggio “eclissate” all’interno di edifici chiesastici perennemente chiusi. Penso alla presunta pala d’altare del Vasta isolata nella sconosciuta chiesa della Maddalena, in via Vittorio Emanuele o al sant’Espedito della chiesa dedicata a Gesù e Maria, beni storico-artistici che non sono mai stati oggetto di studi scientifici e tanto meno di restauri. Vengo quindi al nocciolo della questione. Riscopriamo le nostre radici partendo dal recupero del nostro patrimonio storico- artistico, un patrimonio che deve essere considerato irrinunciabile risorsa culturale per la città e non materiale sordo e muto da nascondere e isolare. E’ necessario che le opere d’arte parlino alla gente e abbiano una loro dignità e integrità artistica. Si inizi a prendere sul serio l’attività di progettazione, ricerca e recupero dei nostri beni storico-artistici, attraverso la creazione in città di una sezione interna ad una struttura pubblica di ricerca: il CNR. Penso ad una vera realtà culturale nel cuore della nostra città, che possa coinvolgere anche i giovani restauratori che, grazie allo studio di scienze chimiche e tecnologie dei materiali, si occuperebbero della salvaguardia materiale del nostro patrimonio, ma anche e soprattutto coloro che li coadiuverebbero offrendo contributi in materia di tutela, conservazione e valorizzazione: gli storici dell’arte. A Catania sono sempre attivi archeologi, ingegneri, storici, chimici, fisici e informatici che costituiscono il team multidisciplinare dell’IBAM, istituto che da sempre si muove ai fini della sperimentazione e di indagini metodologiche applicate al patrimonio archeologico del territorio; una realtà dalla quale prendere esempio. Perchè non auspicare una sinergia tra Acireale e il capoluogo di provincia? Se a Catania la veemente presenza dell’IBAM costituisce un’ancora di salvezza per il patrimonio archeologico, Acireale potrebbe sancire un proprio primato sul patrimonio storico artistico, facendo sorgere un centro in grado di effettuare interventi scientifici con rigore metodologico. L’interdisciplinarietà dell’IBAM si fonderebbe col lavoro effettuato sui beni acesi, opere diversificate per qualità artistica, ma accomunate dalla medesima collocazione temporale: dal tardo Seicento ai primi del Novecento. Lo scambio reciproco di informazioni costituirebbe la sinergia che porterebbe L’IBAM a comunicare con questa nuova sezione del CNR, avendo l’obiettivo comune di restituire alla collettività non solo parte del patrimonio archeologico ma anche di quello storico artistico. Dove poter collocare un simile centro ? Troppo spesso ho avuto modo di constatare personalmente, da ex studente del liceo artistico “Brunelleschi”, come la vecchia sede del Santonoceto sia stata deturpata dai vari tira e molla burocratici che si sono susseguiti nel tempo. Enormi spazi che avrebbero potuto benissimo essere adibiti ad aule per la scuola, laboratori dei quali non si conoscono gli spazi che ad oggi risultano inutilizzati, abbandonati e tenuti come luoghi adibiti alla raccolta di spazzatura. Una buona parte dell’ex collegio è stata sottratta alle attività didattiche per essere vergognosamente chiusa, condotta nella sfera del dimenticatoio pubblico. Solo una modesta parte dell’ edificio è stata accolta dall’ente Ipab, che però non si è mai mosso affinchè ogni spazio che la struttura offre possa essere concretamente utilizzato. In questo caso si tratterebbe di una duplice vittoria: da un lato si ridarebbe vita ad un edificio che da troppo tempo vive solo sugli allori del passato e lo si conosce soltanto per quel che ha offerto un tempo, dall’altro si contribuirebbe alla rinascita culturale di una città svuotata della sua vera essenza. Ma l’ex Collegio non è l’unica struttura che sarebbe in grado di accogliere le attrezzature di una sezione del CNR, penso infatti ad un altro storico edificio acese: il San Luigi. Cambiamo atteggiamento e costruiamo per la nostra città un glorioso destino, lo si faccia attraverso la riscoperta del nostro prezioso patrimonio, fonte di sapere e espressione del nostro essere. Si riparta con il CNR, Acireale è custode di una identità florida, insabbiata nei secoli dalla cattiva politica, che può essere riscoperta attraverso la ricerca e l’impegno di tutti coloro che contribuiranno affinchè questo possa avvenire. Che la politica intervenga e sia promotrice di un progetto e un ideale ben più alto dei propri faziosi interessi. Invito l’assessorato alla cultura e l’intera giunta comunale a riunirsi attorno a un tavolo, discutere dell’argomento nell’interesse esclusivo della città, quindi prenderne atto e agire, cercando di tendere la mano a quell’ente che ancora qualcuno chiama regione. Inutile esternare dubbi prematuri che tendono ad ostacolare e celano paure verso possibili dinieghi; la caparbietà sia l’ingrediente fondante di un’impresa che, seppur ardua, vale la pena intraprendere per il bene della città e dell’intera collettività.
(Davide Pappalardo)
CNR: una proposta per la cultura e per Acireale di Davide Pappalardo was originally published on Fancity Acireale
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Vittorio Sgarbi Malato immaginario, truffatore vero
Vittorio Sgarbi, critico d’arte, anchorman televisivo, ex deputato di Forza Italia, già presidente della commissione Cultura, e attuale sindaco di Salemi, è un truffatore dello Stato. Per tre anni ha disertato il suo ufficio alla Soprintendenza di Venezia con scuse puerili, dalle malattie piú improbabili a una fantomatica “allergia al matrimonio”, per farsi gli affari suoi: scrivere libri, comparire in tv, frequentare salotti e varie mondanità. Cosí, dal 1996, è un pregiudicato per truffa aggravata e continuata e falso ai danni dello Stato, avendo riportato una condanna definitiva a 6 mesi e 10 giorni di reclusione e 700 mila lire di multa.
Il processo di primo grado s’è celebrato nella primavera-estate 1994 davanti al pretore Antonino Abrami di Venezia, mentre il deputato-imputato veniva felicemente promosso dal Polo presidente della commissione Cultura. Ecco le accuse contenute nel capo d’imputazione a carico di Sgarbi, processato in condominio col suo compaesano e medico di fiducia Andrea Zamboni:
1) Truffa: “previo accordo e in concorso tra loro, con piú azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, con l’artificio e il raggiro consistente nel presentare lo Sgarbi, onde ottenere aspettative “per motivi di famiglia” – motivi peraltro non precisati nelle istanze –, certificazioni mediche redatte dallo Zamboni attestanti inesistenti malattie dello Sgarbi e che supportavano implicitamente la richiesta di aspettativa, cosí inducevano in errore i funzionari del ministero dei Beni culturali e ambientali di cui lo Sgarbi era dipendente presso la Soprintendenza per i Beni artistici e storici del Veneto, conseguendo in tal modo lo Sgarbi illecitamente il vantaggio della conservazione del posto di lavoro, con correlativo danno per lo Stato, costringendo l’Amministrazione a oneri altrimenti non sostenuti, in particolare al pagamento di oneri assistenziali per l’assicurazione contro le malattie a favore dello Sgarbi stesso, sempre con pari danno per lo Stato”.
2) Falso: “previo accordo e in concorso tra loro, lo Sgarbi agendo quale istigatore e lo Zamboni quale autore materiale, confezionavano certificati medici attestanti malattie inesistenti dello Sgarbi. al fine di perpetrare il reato sub a)”.
La vicenda è talmente grottesca che, se non si trattasse di Sgarbi, si stenterebbe a credere che sia davvero accaduta.
Nel 1977 un giovanotto appena laureato, Vittorio Sgarbi da Ro Ferrarese, classe 1952, viene nominato “ispettore in prova nel ruolo dello storico dell’arte nella carriera direttiva della Soprintendenza alle Belle arti, assegnato a prestare servizio presso la Soprintendenza per i Beni artistici e storici del Veneto”. La sua zona di competenza è la provincia di Vicenza. Il suo lavoro – spiega al processo la soprintendente Filippa Alberti Gaudioso – “consisteva in sopralluoghi nel territorio […], constatazione e verifica dello stato di conservazione delle opere d’arte […], segnalazione sempre per interventi di tutela e di restauro, proposte di notifica nel caso ritrovasse opere d’arte di eccezionale interesse storico-artistico di proprietà privata”. In piú faceva parte della Commissione tecnica scientifica dell’Ufficio esportazione di Verona.
“Sono malato, ho il cimurro”
“Accanto al lavoro sul territorio – ricorda il pretore – l’altra metà della settimana lavorativa si svolgeva in ufficio”. O meglio, avrebbe dovuto svolgersi in ufficio, visto che Sgarbi non vi mise quasi mai piede. Le sue “indubbie soggettive qualità non hanno purtroppo trovato un oggettivo, positivo riscontro nel rapporto di pubblico impiego, non essendosi venuto a instaurare un corretto rapporto tra il citato dipendente e la Pubblica amministrazione, cosí cioè come previsto dalla norma”. Sgarbi manifestava – come denuncia il viceprocuratore generale della Corte dei conti – “una forma di insofferenza alle regole dell’ufficio, agli ordini di servizio, all’orario, ecc.”. La Gaudioso conferma sconsolata: Sgarbi “non era puntuale, anzi era in ritardo continuato”; e quando lei lo censurava con i dovuti richiami scritti, Sgarbi rispondeva alla sua maniera: “giungeva persino a motivare con fare irridente i suoi ritardi, affermando di avere malattie come il cimurro – propria del cane, come è noto – o malattia similare”. La sentenza parla di “condotta certamente censurabile”, con ogni sorta di “violazioni delle norme di condotta: continui ritardi, presenza sporadica in ufficio di solo tre giorni in diversi anni, utilizzando uno dei quali per inoltrare altra domanda per assentarsi ancora; irridente richiamo a malattie proprie del cane per giustificare ritardi causati da inesistenti raffreddori”.
E questo è niente. Un giorno – racconta in aula la soprintendente – Sgarbi doveva stilare “una perizia sul restauro del teatro di Schio”. Ma evidentemente aveva altro da fare. Cosí “non si è occupato minimamente di stendere la perizia: ha lasciato che l’assistente utilizzasse una precedente perizia, travasandola praticamente in quello che doveva essere un nuovo documento storico-artistico e anche di spesa”. In pratica, Vittorio il truffatore ricicla un vecchio lavoro che non c’entra nulla con l’incarico ricevuto. Roba da licenziamento, o da trasferimento. Infatti quella – spiega la soprintendente – “fu un po’ la goccia che fece traboccare il vaso, per cui scrissi al Ministero perché lo Sgarbi fosse allontanato”. Ma il simpatico imbroglione ha qualche santo al ministero. Infatti, invece del licenziamento, il 21 gennaio 1985 ottiene un altro incarico di tutto comodo: “catalogare i beni presso l’Amministrazione provinciale di Rovigo, a seguito di sua domanda”. Il tutto – secondo il pm della Corte dei conti – grazie a “una certa accondiscendenza da parte del ministero”. Il governo ha risposto alla soprintendente di non poter trasferire Sgarbi per il fattaccio di Schio, perché “manca la documentazione allegata a detta richiesta”. Invece la documentazione c’era eccome. E questo – scrive il giudice – “costituisce una notitia criminis a carico del ministero, che impone a questo Giudicante la trasmissione degli atti alla Procura di Roma”. Trasmissione confermata in seguito dalla Corte d’appello.
Nel giugno ’87 scade il faticoso incarico a Rovigo, e per Sgarbi (nel frattempo promosso, per meriti acquisiti sul campo, “direttore storico dell’arte”) si tratta di tornare a lavorare alla Soprintendenza. Lavorare si fa per dire: una lunga serie di fantomatiche malattie e impedimenti lo terrà lontano dall’ufficio “praticamente senza soluzione di continuità dal giugno ’87 al gennaio ’90 […]. Fatta eccezione per i giorni 5-9-87, 23-6-88 e 24-6-88, lo Sgarbi è assente per malattia, per recupero festività e per aspettativa eccezionale”. In pratica, in tre anni mezzo, Sgarbi lavora tre giorni. Ma per sua fortuna le assenze truffaldine fino al 25 ottobre ’89 sono coperte dall’amnistia del 1990 (“beneficia della declaratoria di improcedibilità per amnistia per il reato di truffa aggravata e falso ai danni dello Stato”). È comunque istruttivo riportare integralmente la cronologia delle truffe sgarbian-ministeriali ricostruite, nella sentenza di primo grado:
13-10-88/12-10-89: un anno di aspettativa senza assegni per motivi di famiglia (provv. del ministero del 22-11-88);
9-9-89: domanda di aspettativa senza assegni per motivi familiari per 3 mesi (dal 13-10-89 al 12-1-90);
13-10-89: certificato medico per tre mesi;
13-1-90: certificato medico per 32 giorni;
30-1-90: telegramma della soprintendente con invito a chiedere congedo o aspettativa in relazione al certificato del 13-1-90;
30-1-90: visita fiscale (h. 17,30) in cui risulta assente;
1-2-90: domanda di congedo per 32 giorni (dal 13-1-90 al 15-2-90);
12-2-90: domanda reiterata di congedo per motivi di salute (rettificata dal 12-1-90 al 12-2-90);
13-2-90: visita fiscale (h. 18,10) in cui viene giudicato idoneo a riprendere il lavoro dal 14-2-90 (in contrasto con certificato dello stesso giorno);
13-2-90: certificato medico (dott. Zamboni) per 30 giorni;
14-2-90: domanda di congedo per motivi di salute (vedi certificato dott. Zamboni) per 30 giorni;
20-2-90: parere-decisione del Consiglio di amministrazione del Ministero dei Beni culturali per una proroga ulteriore di mesi 3 per motivi di salute (dal 13-10-89 al 13-1-90);
28-2-90: fono del ministero alla Soprintendenza per invitare Sgarbi a fare la domanda corretta;
3-3-90: esplicito invito della Soprintendenza a Sgarbi a chiedere con urgenza la proroga eccezionale aspettativa nella quale possono rientrare le sue assenze dal servizio dal 13-1-90 e dal 13-2-90 non computabili (secondo la nota ministeriale del 28-290) come congedi straordinari, essendo già stata concessa proroga eccezionale aspettativa di mesi 3 a partire dal 13-10-89;
7-3-90: la Soprintendenza fa rilevare al ministero la contraddizione tra il certificato medico del 13-2-90 e la visita fiscale dello stesso giorno;
5-3-90: domanda di proroga eccezionale aspettativa (riproduce esattamente quanto contenuto nell’invito del ministero del 3-3-90). Non indicato il termine di fruizione del beneficio (periodo richiesto: dal 13-1-90 e dal 13-2-90);
12-3-90: certificato medico per 30 giorni;
13-3-90: domanda di proroga eccezionale aspettativa per un mese (dal 13-3-90 al 13-4-90) con allegato il certificato precedente;
21-4-90: decreto del Direttore generale del ministero che concede l’aspettativa per motivi di famiglia dal 13-10-89 al 12-1-90;
6-5-90: certificato medico per 20 giorni;
11-5-90: domanda di congedo per 20 giorni dal 6-5-90, con allegato precedente certificato medico;
31-7-90: viene emesso un parere vincolante favorevole a un ulteriore periodo di proroga eccezionale dal 13-1-90 al 12-4-90 senza specificare per quali motivi, ma richiamando lo stato di salute e omettendo di considerare espressamente il periodo 13-1-90/5-3-90;
9-10-90: il Consiglio di amministrazione concede “in via del tutto eccezionale e definitiva” la proroga dell’aspettativa;
26-11-90: decreto del Direttore superiore della Soprintendenza che concede il congedo straordinario per motivi di salute dal 6-5-90 al 25-5-90;
23-1-91: decreto del Direttore generale del ministero che concede l’aspettativa per motivi di famiglia dal 13-1-90 al 12-4-90 (90 giorni).
Il malato immaginario
Sgarbi viene processato e condannato per il periodo non coperto dall’amnistia: poco meno di 6 mesi di assenze ingiustificate. Divisi in due fasi: dal 13 ottobre ’89 al 12 gennaio ’90 e dal 13 gennaio al 12 aprile ’90. La prima, per imperscrutabili “motivi di famiglia”, col supporto di certificato medico compiacente del dottor Zamboni. La seconda, senza neppure la domanda dei motivi di famiglia né il certificato medico (che verrà inviato in un secondo tempo). “Lo Sgarbi sino al 4-3-90 risulta aver tratto in inganno la Pubblica amministrazione, e partitamente la Soprintendenza, che erroneamente lo ha ritenuto legittimamente impedito a svolgere le sue funzioni lavorative a causa di malattie che piú volte sono state dallo stesso falsamente documentate. E ciò è accaduto finché non è intervenuto, sua sponte, il ministero che chiedeva alla Soprintendenza di invitare lo Sgarbi a modificare la domanda da richiesta di congedo in richiesta di aspettativa, con passaggio di competenza alla Soprintendenza al ministero […]. È ovvio che quando Sgarbi accoglie il “suggerimento” del ministero viene meno cosí dal 5-3-90 la idoneità all’inganno”: nel senso che il ministero decide ufficialmente di farsi turlupinare, e Sgarbi saggiamente ne approfitta per qualche altro mese.
È lui stesso a spiegare i retroscena della truffa, vantandosi di essere un raccomandato di ferro e tracciando un edificante quadretto dell’illegalità che regnava al ministero dei Beni culturali: “Il ministero non si è mai doluto per il mio lavoro; nessuno si è mai lamentato che non facessi il mio lavoro, pur assente […]. Quale fosse la mia attività durante il periodo di aspettativa, i ministri lo hanno oscuramente intuito […]. Avevo una intrinsichezza [sic] continua con i ministri Facchiano e Bono Parrino […]. Ero d’accordo col Direttore generale per far apparire come motivi di famiglia le successive aspettative, perché erano esauriti i tempi dell’aspettativa per motivi di salute […]. Le causali delle mie aspettative erano suggerite dalla mia segreteria […]. Devo ad Andreotti, che, a quel tempo, era ministro ad interim dei Beni culturali, se non sono stato licenziato, e alla fine lo stesso mi dà un mese di sospensione che sia in qualche modo conclusivo di tutta la vicenda”.
Scrive il giudice che “nettamente differenziata appare la condotta della Soprintendenza da un lato – positiva ed encomiabile – rispetto a quella del Ministero, nel cui comportamento anzi vi sono indizi di reità”. Una serie di atti “illegittimi”, che configurano veri e propri “falsi in atto pubblico”, ad opera del direttore generale del Ministero e forse di altri funzionari. A questo proposito, ancor piú dura sarà la sentenza della II sezione della Cassazione (presidente Francesco Simeone): “Non è dubbio che lo Sgarbi […] abbia goduto nell’ambito della Amministrazione di appartenenza di ampia simpatia e considerazione che si sono tradotte in comportamento al limite dell’abuso: consigli e suggerimenti volti a giustificare amministrativamente l’assenza dal servizio che, non provenendo dall’organo competente a manifestare nella specie la volontà dello Stato, hanno oggettivamente contribuito a perfezionare i mezzi fraudolenti idonei a trarre in errore la persona giuridica pubblica”. In pratica, i vertici del Ministero hanno aiutato Sgarbi a truffare lo Stato, visto che, essendo solo e alle prime armi, rischiava di farsi scoprire. Infatti “il 21 aprile ’90 il direttore generale del Ministero faceva figurare, contrariamente alla deliberazione del Consiglio di amministrazione, che l’aspettativa era stata concessa per motivi di famiglia”.
Per giustificare lo scandalo, Sgarbi inventa le scuse piú puerili. La prima è da asilo infantile: io volevo lavorare, ma gli altri non me lo permettevano. “Dal 1987 – dice – alla fine del distacco a Rovigo, ero impossibilitato a esercitare la mia funzione perché non c’erano finanziamenti. I finanziamento negli anni 1987-88-89 erano inesistenti, per cui io non potevo lavorare. Cominciai un pellegrinaggio presso la Soprintendenza e il Ministero, perché io volevo poter fare il mio lavoro anche contro la volontà dello Stato. Non c’era niente da fare a Venezia, nella sede della Soprintendenza, e allora ho continuato a lavorare restandomene a casa, presentando diversi certificati medici”. Frottole anche quelle: come testimonia la soprintendente, “i soldi il ministero li ha stanziati annualmente”, e di lavoro ce n’era a bizzeffe. Bastava avere voglia.
Sgarbi sostiene poi di essersi portato il lavoro a casa, restando – a suo dire – “dentro la mia funzione istituzionale”. Il risultato è un fondamentale volume dal titolo “P. Brandolese del Genio de’ Lendinaresi per la pittura”, edito da Minelliana nel 1990. Opera fortemente voluta, a suo dire, dalla Soprintendenza e dunque realizzata per dar lustro a quell’ente fino ad allora condannato all’anonimato. Balle, solennissime balle. Di quel best-seller la Soprintendenza non sapeva nulla, non se ne faceva nulla, non ne aveva mai sentito l’esigenza. E non l’aveva mai autorizzata. Infatti era stata “commissionata allo Sgarbi dal presidente del Premio Campiello, dott. Cibotto”. E per giunta Sgarbi l’aveva scritta scopiazzando “alcune schede di catalogo provenienti dalla Soprintendenza”. “La Soprintendenza – conferma la Gaudioso – non ha partecipato in alcun modo a questo lavoro. Lo Sgarbi ci ha solo chiesto nel 1986 di poter consultare le schede di Lendinara”. Poi firmò il libro come se fosse tutta farina del suo sacco, senz’alcun riferimento alla Soprintendenza. Il pretore concorda col pm: “era sostanzialmente un’opera redatta da un privato e senza la spendita del nome del Ministero, ma fatta in nome proprio e risultando cosí tutelato quello stesso nome [di Sgarbi] in base al diritto di autore”. Impossibile dunque “compensare il danno subíto dallo Stato” per il suo assenteismo con quel lavoro.
Una sindrome intermittente
In ogni caso, nonostante l’imprescindibile importanza dell’opera sul Brandolese, ci vuol altro per giustificare tre anni e mezzo di latitanza. A questo punto Sgarbi fa scattare il piano B: l’alibi della terribile malattia, della rarissima patologia a base di sinusite, vertigini, artrosi e un velo di cimurro che martoriava il gracile corpo del Genio. Un’affezione, per giunta, intermittente: fortissima proprio nell’orario di lavoro, praticamente inesistente prima e dopo. Quando si dice la combinazione. “Io – assicura Sgarbi al giudice – ho una grande energia solo in alcune ore del giorno. Se fossi rimasto in ufficio dalle ore 8 alle ore 14 avrei fornito una prestazione parziale. Il senso di quei certificati era quello di evidenziare la mia inabilità manuale”. D’altra parte, trattandosi di un Genio, non può certo essere giudicato “dal rispetto dell’orario”, come un comune mortale: “Io non dovevo effettuare una prestazione quantitativa, ma qualitativa”. E se i suoi superiori, vecchi e antiquati burocrati, non arrivavano a cogliere “la modernità di questo mio atteggiamento”, non è certo colpa sua. Anzi, “è mio compito intervenire duramente contro i miei capi gerarchici, anche contro la disciplina d’ufficio, in caso di errori culturali. Io non ho mai rispettato l’autorità che non fosse autorità morale e del Sapere”. Conclusione: “Non sono io che traggo prestigio dalla carica di ispettore dell’arte, ma è quella carica che trae prestigio da me Vittorio Sgarbi”.
La pochade delle malattie fasulle tiene banco al processo per diverse udienze. Sgarbi ammette che le ragioni di salute erano “suggerite dalla mia segreteria” per giustificare in qualche modo le assenze. Ma ci sono i certificati firmati dal suo medico, che lo dipinge come una specie di enciclopedia delle malattie. Qualche esempio. “Dichiaro che il prof. Vittorio Sgarbi, per la presenza di un quadro di sindrome neuroastenica in soggetto con diatesi allergica, necessita di mesi 3 (tre) di cure e riposo medico sotto stretto controllo medico” (13-10-89). “Certifico che il prof. Vittorio Sgarbi, per la presenza di un quadro di crisi vertiginose parossistiche in iniziale cervico-artrosi accompagnate da ipotensione posturale, necessita di giorni 32 di cure mediche e riposo” (13-1-90). “Certifico che il prof. Vittorio Sgarbi, per la presenza di un quadro di crisi vertiginose in cervico-artrosi, necessita di giorni 30 di cure mediche e riposo medico” (13-2-90). “Certifico che il dotto Sgarbi, per la comparsa di cervicalgia e crisi vertiginose, necessita di giorni 30 di cure mediche” (12-3-90). Per non parlare della “ipoacusia destra”. Malattie che, secondo il giudice, anche se fossero vere, “non avrebbero motivato un periodo di astensione dal lavoro di circa sei mesi”, essendo del tutto compatibili con “l’espletamento di quella attività intellettuale” che Sgarbi doveva svolgere. In ogni caso erano false anche quelle. Tant’è che non furono “mai accertate e mai curate”. E “dello “stretto controllo medico” non s’è rilevata traccia”.
Quel po’ po’ di quadro clinico si manifestava magicamente soltanto dalle 8 alle 14: orario d’ufficio. Senonché la “visita” del dottor Zamboni del 19 febbraio ’90 avviene alle 20 della sera, quando in teoria i sintomi dovrebbero essere scomparsi da un pezzo. E sfortuna vuole che alle 18,50 di quello stesso giorno Sgarbi abbia già ricevuto la visita del medico fiscale: il quale l’ha trovato sano come un pesce e “idoneo a tornare a lavorare”. Ma Sgarbi “inspiegabilmente” si dimentica di avvertire il suo dottore. E questi, pover’uomo, non si avvede della guarigione del paziente e si becca l’incriminazione. Alla fine il giudice, pietosamente, lo assolve: è vero – osserva – che un medico degno di questo nome non si limita a trascrivere quanto gli racconta il paziente (altrimenti il medico potrebbero farlo tutti, anche i non laureati); ma “la falsa attestazione dell’esistenza della malattia di volta in volta descritta nei vari certificati è da addebitare alla condotta ingannatrice di Sgarbi”. Il quale, semplicemente, recitava. E dettava. Insomma, turlupinava anche il suo amico medico. Il quale, in barba alle “regole deontologiche”, si limitava a registrare.
In aula, dopo aver fatto slittare il processo a dopo le elezioni del 27 marzo ’94 (prima si diceva “impedito” a presenziare alle udienze, per imprecisate “minacce subíte durante la campagna elettorale”), Sgarbi ripete daccapo la pantomima del malato immaginario: “Io raggiungo la pienezza delle forze fisiche nelle ore pomeridiane, nel cuore della notte”. Strano – osserva il giudice – visto che le udienze si tengono al mattino, e l’imputato manifesta “perfetta padronanza e lucidità anche in orario antimeridiano”. Anche il povero Zamboni, completamente soggiogato dalla personalità sgarbiana, fa la sua bella figura in aula, assicurando di essere “sicuro” delle sue diagnosi, e spiegando di non aver mai sottoposto il paziente a esami perché “chi troppo cerca e approfondisce si allontana molto spesso dalla diagnosi”. Lo stesso Sgarbi lo sputtana pubblicamente, fornendo versioni continuamente diverse che alla fine demoliscono il grottesco quanto generoso sacrificio del giovane medico.
Il pretore fa visitare l’imputato da un perito (che rileverà soltanto una lieve ipoacusia, del tutto “normale”, un po’ di rinite e un filo di artrosi cervicale). Davanti al quale Sgarbi ne inventa un’altra delle sue: “Io la mattina comincio a starnutire e non finisco piú”. “Lo Sgarbi – chiosa il giudice – forniva una nuova versione, non piú facendo riferimento a quanto detto nel certificato, e cioè alla asserita vertigine, ma riferendo di essersi dovuto assentare dal servizio a seguito di “un’allergia da matrimonio”. Ha raccontato l’imputato, al riguardo, un episodio: una scenata di gelosia operata da una ragazza nei confronti di un’altra mentre questa era in sua compagnia. La prima avrebbe tagliato una treccia alla seconda. “Colpito” dall’episodio – sempre a detta dello Sgarbi – egli, successivamente e conseguentemente, si sentí di chiedere alla ragazza “lesa” di unirsi in matrimonio con lui. Nell’attesa della risposta, lo Sgarbi ha riferito di aver fatto un bagno in mare e di aver cominciato a starnutire appena uscito dall’acqua. E cosí concludeva poi a tale riguardo: “Dovevo essermi preso un’allergia da matrimonio”…”.
Il racconto è talmente demenziale da mettere in imbarazzo i suoi stessi avvocati, che cercano di minimizzare il colpo di scena con una battuta di spirito. “La difesa sul punto – si legge nella sentenza – ha sorriso e minimizzato su tale versione, affermando che presumibilmente lo Sgarbi la mattina si era alzato ed era andato quindi dal medico, al quale avrebbe cosí riferito di starnutire o raccontato della allergia da matrimonio – interpretazione e versione dei fatti rispetto ai quali lo Sgarbi annuiva e assentiva. Alfine la difesa si chiede, in forma residuale e chiaramente ironica, se non si fosse trattato di una “allergia da libri”…”.
Costretto a occuparsi anche dei presunti starnuti del Genio, il giudice conclude che anche quella è una bufala sesquipedale: “I periti, in ordine al disturbo di rinorrea mattutina, hanno evidenziato che il periziato, durante l’accertamento iniziato alle ore 10,30, non aveva mai starnutito né si era soffiato il naso. Solo dopo aver descritto la sua sintomatologia lo Sgarbi aveva iniziato a fare uso di fazzoletti di carta. Comunque, se fosse stata vera detta malattia, lo Sgarbi ben avrebbe potuto operare nell’ambito di un lavoro che gli permetteva anche di uscire dal territorio, fuori dal “critico” orario 8,00-14,00 […], potendo organizzare e dividere l’attività stessa come riteneva piú opportuno”. Già. Ma non avrebbe potuto fare tante altre cose carine che invece, mentre soffriva di tutti i mali dell’universo, riuscirà stoicamente a portare a termine: “oltre alle sue ripetute note apparizioni televisive, lo Sgarbi pose in essere una rilevantissima produzione scientifica, storico-artistica, attraverso il costante lavoro che è poi documentato in numerose pubblicazioni, la cui produzione è rilevante anche nei periodi in cui lo stesso afferma di essere stato affetto da malattia. Lo stesso, nell’anno 1989, ha pubblicato con la Rizzoli il noto scritto d’arte “Davanti all’immagine” (XXXVIII Premio Bancarella), nonché “La stanza dipinta” edito dalla Novecento”.
La “continuata attività falsificatrice e la condotta truffaldina di Sgarbi”, secondo il giudice, hanno danneggiato la Pubblica amministrazione, nella fattispecie la Soprintendenza: infatti “la conoscenza dell’inesistenza di malattie tali da giustificare un’assenza cosí continuata del dipendente non avrebbe potuto che comportare la dichiarazione di decadenza dall’impiego”. Cioè il suo licenziamento in tronco: “provvedimento questo che, per legge, consegue a una assenza arbitraria superiore ai 15 giorni”. Figurarsi per Sgarbi, che non ha lavorato per tre anni e mezzo. “Quindi la Pubblica amministrazione non è stata posta in grado di esercitare i propri poteri di autotutela […]. E la illegittima conservazione del posto da parte di Sgarbi, con la sua attività truffaldina, ha impedito che la Pubblica amministrazione potesse disporre dello stesso”. Rimpiazzandolo con un altro funzionario che, a differenza di Sgarbi, lavorasse.
Voleva la poltrona, non il lavoro
Un solo soggetto, in questa tragicomica vicenda, ci ha guadagnato: Sgarbi. “Il suo profitto morale e materiale è consistito nell’aver illecitamente conservato il posto di lavoro, mantenendo la carica e la qualifica di storico dell’arte presso la Soprintendenza di Venezia”. Cosa che lui stesso voleva fortemente, avendo ammesso di tenere parecchio “a essere un funzionario statale, a non voler lavorare come privato”, e di avere tutto l’interesse a “mantenere il mio rapporto istituzionale, a conservare il simbolo della mia funzione pubblica”. Insomma, voleva la poltrona, ma non le regole. Il posto di lavoro, ma non il lavoro. All’italiana.
Il processo di primo grado si chiude il 22 giugno ’94 con l’imputato Sgarbi che chiede di rendere una dichiarazione pubblica di stima nei confronti del giudice. Gli esterna la propria “naturale ammirazione e stima” e sottolinea come “apparisse giustificata l’ampia trattazione processuale dedicata a una vicenda giuridicamente complessa come questa”. Insomma, tenta di arruffianarsi il pretore. Inutilmente, visto che porta a casa 6 mesi e 10 giorni di carcere.
E ancor piú dure, se possibile, sono le sentenze della Corte d’appello di Venezia (8 gennaio 1995) e della Cassazione (12 luglio ’96), che rendono definitiva la condanna e fanno di Sgarbi un pregiudicato. Per i giudici d’appello, il professore “si è posto in modo sprezzante al di sopra della legge, sconfessando tra l’altro ingenerosamente la puntigliosa e faticosa difesa del coimputato Zamboni”. E, mentre era “malato” per lo Stato, “lavorava ovviamente per il suo esclusivo interesse”, come dimostra “la sua frenetica attività televisiva”. E non solo quella. La Corte si diverte a ricostruire una settimana-tipo del malato immaginario (nel periodo coperto da amnistia): “Sabato 9 settembre 1988, nozze di Bianca di Savoia nei pressi di Lucca; domenica a Lucca e la sera a Vallombrosa; lunedí a Milano per l’inaugurazione di due mostre; martedí sempre a Milano, con sopralluogo a un laboratorio di restauro e visita a tre mostre, con rientro a Ro Ferrarese in serata; mercoledí raccolta di materiale fotografico sulla Certosa di Ferrara per un prossimo convegno; giovedí mattina riunione per l’allestimento di una mostra, la sera cena in onore dei Rettori delle università del mondo e, dopo cena, a Firenze per l’inaugurazione di un’altra mostra; venerdí mattina sempre a Firenze per una lettura della mostra e la sera a Mantova per uno spettacolo di balletti”. In quel periodo, naturalmente, Sgarbi non lavorava: dai certificati medici risultava ridotto allo stato larvale, essendo affetto contemporaneamente da “crisi recidivanti di broncospasmi con rinofaringite subacuta e modesta sinusite”. Un’autentica tragedia che richiedeva, a detta del medico, i soliti “30 giorni di terapia adeguata e riposo”. Soprattutto riposo.
Il Fatto Quotidiano, 19 maggio 2011
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