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La solitudine condivisa: riflessioni su Netflix, serate a letto e il bisogno di connessione
Quando una domanda diventa una richiesta di aiuto: una riflessione sul bisogno umano di consolazione e compagnia.
Quando una domanda diventa una richiesta di aiuto: una riflessione sul bisogno umano di consolazione e compagnia. In un mondo sempre più connesso digitalmente, ci troviamo spesso a fare i conti con la solitudine. Le serate trascorse a letto, con Netflix come unico compagno, sono diventate uno scenario comune per molte persone. E, a volte, un semplice commento online può diventare un grido…
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Da una parte penso che chi ti vede soffrire e non ti parla è la versione digitale di qualcuno che ti vede piangere davanti a lui e rimane impassibile, dall'altra mi rendo conto che ci si possa anche sentire che non è noi che quella persona vuole sentire in quel momento e che non gli possiamo essere di conforto
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Sono una ragazza e sto per compiere 23 anni
Ho una vita abbastanza monotona.
Tutte le mattine mi sveglio e affronto la giornata.
Affronto i problemi a testa alta, e che problemi…
Ho passato praticamente un anno a fare “pulizia sociale”
perché a quanto pare ero circondata da gente che non mi ha mai meritata
Ho pianto
Ho riso
Ho chiesto conforto
Tutte cose nella normale vita di un adolescente giusto?
E voi direte, “beh, quindi? Tutti hanno problemi”
È proprio qui il punto.
Non illudetevi che siete il centro del mondo delle persone
A nessuno interessa quello che fai
A nessuno frega di come stai
Nessuno si mette nei tuoi panni
Siamo nell’era del veloce
Tutto è digitale ed estremamente veloce.
Ti svegli e in meno di 24h puoi perdere la persona a te più cara
Oppure fare nuove amicizie
O anche dare una possibilità a chi in passato hai scartato.
Ma mettiti in testa questo, ovvero che non esistono più
le amicizie di una volta
Oggi siamo tutti concentrati a pensare a noi stessi, chi per
egoismo chi per proteggersi dalla merda finora vissuta
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L'arte di sparare sentenze: Perché nei commenti online vince l'arroganza
Un nuovo post è stato pubblicato su https://short.staipa.it/jyute L'arte di sparare sentenze: Perché nei commenti online vince l'arroganza Ti è mai capitato di aprire un articolo di giornale sui social network e scorrere i commenti? Se la risposta è sì, avrai sicuramente notato una scena sempre più familiare: utenti che sparano sentenze lapidarie con tono sprezzante, come fossero i massimi esperti di qualsiasi argomento. Che si tratti di politica, medicina, economia o scienza, ognuno si sente in diritto di dire la propria, spesso con poche informazioni e molta, troppa sicurezza. Ma da dove viene questa spinta a ergersi a giudice supremo senza nemmeno leggere l'articolo? La risposta non è semplice, e chiama in causa dinamiche psicologiche, sociali e culturali che rendono i social network il terreno fertile ideale per la diffusione di questo fenomeno. 1. L'illusione della competenza Uno dei problemi centrali è l'effetto Dunning-Kruger (https://short.staipa.it/y01sq), un bias cognitivo per cui chi ha scarse competenze in un argomento tende a sovrastimare la propria conoscenza. In altre parole: meno sappiamo, più pensiamo di sapere. Sui social network, questa illusione si amplifica per due motivi: Accessibilità delle informazioni: Qualche ricerca superficiale su Google o la lettura di un titolo sensazionalistico bastano a farci sentire esperti. Mancanza di confronto reale: Nei commenti online manca il dialogo faccia a faccia che solitamente ci costringe a mettere in discussione le nostre affermazioni. L’anonimato parziale e la distanza emotiva dai destinatari della nostra comunicazione ci danno un falso senso di sicurezza: Se io lo dico, deve essere giusto, se qualcuno mi contraddice posso risopondere senza pensare alle conseguenze come quando sono di fronte a una persona reale, se la conversazione si mette male posso smettere di rispondere e far finta di nulla. A questo va aggiunto che in una platea così ampia è molto probabile trovare almeno qualcuno che la pensi come me, ed è probabile che riceverò dei like, delle conferme, dei commenti che rafforzino la mia idea, indipendentemente dal valore reale della stessa. Non sorprende quindi che, a seconda del caso, tutti sembrino diventare improvvisamente virologi, meteorologi, fini statisti o esperti di geopolitica, in una sorta di metamorfosi digitale dell'esperienza. 2. La polarizzazione e l'effetto echo chamber Un altro fenomeno che alimenta questa arroganza digitale è la polarizzazione sociale. Gli algoritmi dei social network sono progettati per mostrarci contenuti in linea con le nostre opinioni e idee. Di conseguenza, siamo esposti sempre meno a opinioni diverse e ci troviamo all'interno di vere e proprie echo chambers (short.staipa.it/st5gm), dove tutto quello che leggiamo rafforza ciò che già pensiamo. Questo non solo consolida le nostre certezze, ma rende anche più difficile empatizzare con chi la pensa diversamente. Il risultato? Un dialogo che si trasforma in scontro: chi non è d'accordo diventa un nemico da abbattere a colpi di commenti sprezzanti e aggressivi, e ci sembra ridicolo, quasi grottesco pensare che qualcuno la pensi in maniera così diversa da quello che vediamo nella nostra bolla personale. In questo contesto, emerge anche una tendenza inquietante: colpevolizzare le vittime. Ogni tragedia diventa terreno fertile per giudizi affrettati: “Se l'è cercata”, “Ma come faceva a non saperlo?”. Che si tratti di incidenti, violenze o stupri, molti utenti trovano conforto nel dare la colpa alle vittime, forse per sentirsi meno vulnerabili di fronte alla realtà. Questo fenomeno, noto come victim blaming, o colpevolizzazione della vittima (https://short.staipa.it/wwzyz), è radicato in meccanismi psicologici di difesa come: Rimozione della responsabilità personale: Attribuire la colpa alla vittima consente di rassicurarsi che eventi simili non accadrebbero a noi, poiché riteniamo di non commettere gli stessi errori. Razionalezza retrospettiva (hindsight bias):
La tendenza a credere che le conseguenze di un evento fossero prevedibili, portando a giudicare chi non le ha evitate come negligente o responsabile. Proiezione: Giudicare duramente le vittime può essere un modo per evitare di confrontarsi con le proprie insicurezze o vulnerabilità. Dissonanza cognitiva: Minimizzare la responsabilità dell’aggressore o enfatizzare gli errori della vittima può servire a ridurre il disagio che si prova di fronte a una realtà complessa e ingiusta. 3. La rabbia come valuta sociale uesto avviene perché ricevere like e condivisioni stimola il rilascio di endorfine e dopamina nel cervello, creando una sensazione di gratificazione immediata simile a una ricompensa, che rinforza il comportamento e spinge a replicarlo. Un fenomeno ormai ben studiato e acclarato (https://short.staipa.it/3iqiu), che evidenzia come i social network attivino i circuiti di ricompensa cerebrale in maniera simile ad altre esperienze gratificanti. Questo crea un circolo vizioso in cui esprimere un parere con arroganza e sicurezza diventa un mezzo per ottenere attenzione. Il premio non è la verità o la comprensione, ma il semplice riconoscimento sociale attraverso l’engagement. 4. Perché la rabbia? Dinamiche psicologiche Dietro questa rabbia crescente si nasconde una profonda frustrazione. La società attuale è veloce, iperconnessa e complessa. La sensazione di non avere controllo sugli eventi porta molte persone a sfogare il proprio disagio in uno spazio virtuale. Un commento rabbioso e sicuro serve a rassicurare se stessi: “Io so come stanno le cose, sono meglio di chiunque altro”. La verità è che questa sicurezza nasconde spesso paura e insicurezza. 5. Cosa si può fare? Verso un dialogo più sano Cambiare queste dinamiche è complesso, ma non impossibile. Ecco alcune proposte per mitigare il fenomeno: Educazione al pensiero critico: Insegnare fin da giovani a leggere, analizzare e mettere in discussione le fonti delle informazioni. Frenare l'impulsività: Prima di commentare, fermarsi a riflettere: ho letto davvero l'articolo? Sto portando un contributo utile alla discussione? Responsabilizzare i social network: Le piattaforme dovrebbero incentivare contenuti di qualità piuttosto che interazioni rabbiose. Promuovere il confronto costruttivo: Valorizzare spazi di dialogo dove il confronto tra idee diverse è incoraggiato, non punito. Cosa possiamo fare noi nel nostro piccolo? Ognuno di noi, nel suo piccolo, può contribuire a un ambiente digitale più sano: Prendersi tempo: Leggere davvero l'articolo, verificare le fonti e non fermarsi ai titoli. Praticare l'empatia: Mettersi nei panni di chi è coinvolto e riflettere prima di giudicare. Segnalare contenuti tossici: Quando ci imbattiamo in commenti offensivi o disinformazione, segnalare può fare la differenza. Incentivare il buon esempio: Rispondere con gentilezza e rispetto anche a chi sembra provocare. Uscire dalle camere dell'eco: Cercare fonti e opinioni diverse per sviluppare un pensiero critico più ampio. Conclusione: Un commento non è una sentenza La prossima volta che ti troverai a commentare un articolo online, fermati un momento. Leggi, rifletti, e chiediti: sto aggiungendo qualcosa alla discussione o sto solo dando sfogo alla mia frustrazione? La differenza è enorme, e lo dico anche a me stesso. Dietro ogni titolo di giornale, ogni post e ogni argomento, c’è una complessità che merita rispetto. Scegliere di commentare con curiosità e apertura, anziché con arroganza e rabbia, è un piccolo passo che possiamo fare per costruire un dialogo migliore. Forse è ora di smettere di sparare sentenze e tornare a fare ciò che in fondo dovremmo fare tutti: informarci, ascoltare e, solo dopo, parlare.
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"Una Notte Ancora", primo singolo per Fatay
Da venerdì 22 marzo 2024 sarà disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitale "Una Notte Ancora", il primo singolo di Fatay.
Il brano "Una Notte Ancora" prodotto da CORE, pubblicato dall'etichetta Label DMB Production e distribuito da Sony Music Italia, racconta di come l'ansia possa influenzare quotidianamente la vita di una persona in modo negativo, come questa possa far sorgere dubbi, paranoie ed incertezze costanti dalle quali talvolta non si riesce ad uscire da soli. Tuttavia, la mano di una persona amata può rendere tutto meno difficile da affrontare, come la sua presenza nei momenti più difficili possa completamente ribaltare la propria prospettiva e migliorare in tutto e per tutto il proprio stato d'animo. La canzone parla di come per allontanarsi dallo stress si possa sognare un futuro diverso e di come l'amore possa "inondarti i pensieri" fino a non lasciare più spazio ad altre paure se non quella di perdere la persona senza la quale non si riuscirebbe più ad andare avanti, così da chiederle tutte le notti di restare una notte ancora.
Commenta l'artista: "La musica per me è tutto, fare musica per me è terapeutico, �� il modo migliore che ho per sentirmi serena e semplicemente per stare bene. Voglio far arrivare la mia musica agli altri per aiutarli anche a capire che non saranno mai soli e che i miei pezzi saranno sempre un porto sicuro in cui sentirsi compresi. Non riesco a immaginare una vita senza un palco e senza qualcuno per cui cantare".
Biografia
Ilaria Tucci, in arte 'Fatay' cantautrice classe 2000, si innamora della musica all'età di 8 anni quando con l'appoggio dei genitori decide di prendere lezioni di pianoforte, a 11 anni si accorge del fatto che cantare nella sua cameretta quando è sola le dà conforto specialmente nei momenti di tristezza o di paura e realizza che la fa sentire sicura di se stessa e compresa. Vuole avvicinarsi sempre di più a queste sensazioni e decide di prendere lezioni di canto pop, frequenta successivamente il liceo musicale della sua città dove continua gli studi di pianoforte e comincia quelli di flauto traverso senza mai però allontanarsi dal canto. Si avvicina alla scrittura quando i suoi problemi personali la spingono a prendere carta e penna e buttare giù tutte le sue paure, ansie e incertezze realizzando che così facendo si sente meno sola. Inizia il suo percorso artistico come "Fatay" quando i suoi amici e insegnanti affettuosamente la definiscono una fatina per via dei suoi modi di fare dolci e la sua genuinità.
L'artista fa parte della scuola di alto perfezionamento canoro RC VOCE PRODUZIONE diretta da Cecilia Cesario e Rosario Canale.
"Una Notte Ancora" è il singolo d'esordio di Fatay disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica da venerdì 22 marzo 2024.
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Nuovo post su Atom Heart Magazine
Nuovo post pubblicato su https://www.atomheartmagazine.com/camilla-dot-happiness-awaits/
Camilla Dot, Happiness Awaits in streaming e radio dal 22/09
Dal 22 settembre 2023 sarà disponibile sulle piattaforme di streaming digitale e in rotazione radiofonica “Happiness Awaits”, il primo singolo di Camilla Dot.
“Happiness Awaits” è un brano che racconta un viaggio introspettivo nell’oscurità dell’anima, ci proietta nel mondo interiore di una giovane ragazza che lotta con il dolore e le ombre della sua mente. Inizialmente incapace di trovare riposo, il buio si insinua nella sua stanza alle 4 del mattino, costringendola ad affrontare i suoi pensieri più oscuri.
Con una melodia coinvolgente e struggente (la parte musicale affidata a Cristopher Bacco), la canzone ci accompagna nella discesa della protagonista nei meandri della sua tristezza. In questo momento di vulnerabilità, si addentra nel passato, rievocando i pensieri di morte che l’hanno tormentata.
“Happiness awaits” è un viaggio emotivo che permette all’ascoltatore di esplorare la sofferenza e la fragilità della protagonista. Eppure, nonostante il buio e la gravità delle sue riflessioni, c’è una sottile speranza che brilla attraverso l’oscurità, un presagio di felicità che attende di essere scoperto.
Attraverso la sua voce e la sua musica avvolgente, Camilla Dot ci invita a confrontarci con i nostri demoni interiori, sostenendo che la felicità, nonostante tutto, è sempre possibile. “Happiness Awaits” ci ricorda che, anche nel mezzo del dolore, c’è sempre una luce che ci attende al di là del buio.
Happiness Awaits, il singolo d’esordio
Spiega l’artista a proposito del brano: “Questa canzone è nata da un semplice messaggio delle 03:51 del mattino, mandato ad una persona a me molto cara. Si trattava di un momento di grande vulnerabilità, dove ogni parola era completamente sentita, ed fu proprio questo a rendere la canzone così importante per me.
Non cercavo conforto, ma ascolto, e la persona al di là dello schermo, inconsapevolmente, o consapevolmente, l’ha colto alla perfezione. Davanti ad un messaggio del genere, scelse di complimentare la scrittura, dicendomi che sembrava il testo di una canzone. E fu così che nacque ‘Happiness awaits”: una canzone il cui testo fu finito in dieci minuti, ma la cui melodia fu studiata per mesi e mesi per riuscire ad esprimere ciò che provavo quella notte. Il videoclip di “Happiness awaits” racconta la storia di una ragazza che, immersa nel suo dolore, si rigira nel letto nella speranza che i suoi pensieri antivitali vadano via da soli, e che riesca a dormire. Prova a chiudere gli occhi, e così inizia il suo viaggio interiore. Inizia ad immaginare tutte le piccole cose che vorrebbe poter fare, cose che normalmente non richiedono alcun sforzo ma che ormai lei da tempo non riesce a fare: prepararsi una semplice bevanda, guardarsi allo specchio, uscire di casa, in sostanza: vivere. Per una volta pensa veramente di avercela fatta, finché non riapre gli occhi, e si ritrova nello stesso posto, nella stessa posizione, con la stessa speranza di riuscire ad uscirne, forse, un giorno.
Chi è Camilla DOT
Camilla Dot, pseudonimo di Emma Camilla Candotti, è una cantautrice italiana nata a Padova il 22 ottobre 2004.
La sua avventura nel mondo della musica è iniziata all’età di soli 9 anni, quando ha iniziato a coltivare il suo amore per il canto. Ma non si è limitata solo a cantare: a soli 10 anni, ha cominciato a suonare strumenti musicali e a comporre le sue prime canzoni, mostrando un’incredibile versatilità e una creatività sorprendente. Continuiamo a seguire con attenzione il suo percorso artistico, sicuri che ci riserverà ancora molte sorprese e che il suo talento brillerà sempre di più.
“Happiness awaits” è il singolo d’esordio di Camilla DOT disponibile sulle piattaforme di streaming digitale e in rotazione radiofonica dal 22 settembre 2023.
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Giostra del Saracino 2023 ad Arezzo
Sabato 3 settembre la Giostra del Saracino, nella versione del torneo equestre diurna, sarà la protagonista della fine dell’estate ad Arezzo, nel cuore della Toscana. La Giostra del Saracino si svolge due volte l’anno: il penultimo sabato di giugno in edizione notturna (Giostra di San Donato) e la prima domenica di settembre in edizione diurna (Giostra della Madonna del Conforto) nella stupenda cornice di Piazza Vasari, nota come la Piazza Grande di Arezzo. Vi partecipano i quattro quartieri cittadini di Porta Crucifera, Porta del Foro, Porta Sant’Andrea e Porta santo Spirito, l’ Associazione Sbandieratori di Arezzo, il Gruppo Musici Giostra del Saracino e l’Associazione Signa Arretii, oltre alla Magistratura e le altre autorità della Giostra. Due cavalieri per ogni quartiere, secondo il sorteggio avvenuto in una cerimonia la settimana precedente, corrono la carriera contro il simulacro del Saracino, noto come Buratto re delle Indie, e, colpendo con la lancia il suo scudo, cercano di marcare il migliore punteggio. Percosso dalla lancia il Saracino scatta ruotando e minaccia il cavaliere con un pesante flagello armato di palle di piombo e cuoio. Il Quartiere che ha ottenuto il più alto punteggio vince la Lancia d’oro, un oggetto che nell’impugnatura ad ogni edizione narra di fatti o personaggi che hanno contribuito a rendere grande la città di Arezzo. Ma la Giostra è molto più di una gara, infatti una serie di appuntamenti scandiscono l’anno attraverso rituali e cerimonie, le attività dei quartieri e delle associazioni che aprono le loro sedi storiche, veri e propri gioielli collocati in palazzi di pregio offrendo al visitatore e agli aretini occasioni di socializzazione e aggregazione sociale coinvolgendo tutte le fasce di età. L’Amministrazione Comunale garantisce pertanto nel tempo il mantenimento, la tutela e la promozione della Giostra del Saracino e, riconoscendo il fondamentale ruolo di tutte le componenti che a vario titolo concorrono alla realizzazione della rievocazione storica, ha istituito due nuovi organismi, la Consulta dei Quartieri ed il Consiglio della Giostra. Nell’ambito dell’attività di valorizzazione della rievocazione storica, l’amministrazione comunale dal 2016 ha previsto uno spazio espositivo permanente all’interno del Palazzo comunale, denominato I colori della Giostra, che permette ai visitatori di vivere l’emozione del Medioevo attraverso una narrazione digitale. Read the full article
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Canzoni moderne: un riflesso della società contemporanea
Le canzoni moderne sono lo specchio della nostra società contemporanea poiché riflettono i valori, le emozioni e le sfide del nostro tempo. La musica ha sempre avuto il potere di riflettere e influenzare la società in cui viene prodotta. Le canzoni moderne, nell'era digitale e globale in cui viviamo, continuano a essere un importante mezzo di espressione culturale e sociale. Canzoni moderne: un ventaglio di generi e stili Le canzoni moderne coprono una vasta gamma di generi e stili musicali, ognuno con le sue caratteristiche distintive. Dall'hip-hop al pop, dal rock all'EDM (Electronic Dance Music), la musica moderna offre un ventaglio di opzioni per soddisfare i gusti e le preferenze di un pubblico sempre più diversificato. I testi delle canzoni affrontano temi come la sessualità, la razza, il genere e l'orientamento politico, promuovendo l'inclusività e la diversità. Molti artisti moderni si sono impegnati a creare un ambiente di accettazione e tolleranza, utilizzando la loro musica per diffondere messaggi di positività e consapevolezza sociale. Liriche impegnate affrontano tematiche come il cambiamento climatico, l'ingiustizia sociale, la violenza armata e la crisi dei rifugiati. Questi brani fungono da piattaforma per aprire il dibattito su questioni cruciali e invitare l'ascoltatore a riflettere sulle dinamiche che plasmano il mondo. Innovazione e tecnologia musicale La tecnologia ha avuto un profondo impatto sulla produzione e diffusione della musica moderna. L'avvento dei software di produzione musicale e delle piattaforme di streaming ha reso la creazione e la condivisione della musica più accessibile che mai. Gli artisti hanno la possibilità di sperimentare nuovi suoni e stili, contribuendo all'innovazione e all'evoluzione della musica contemporanea. Le canzoni moderne spesso riescono a creare una connessione emotiva con l'ascoltatore, che si identifica con i temi e i sentimenti espressi. Le canzoni possono essere una fonte di conforto, ispirazione o sollievo in momenti difficili, diventando una colonna sonora della vita di molte persone. Critiche e controversie Nonostante i numerosi aspetti positivi, le canzoni moderne talvolta sono oggetto di critiche e controversie. Alcuni brani sono stati accusati di contenere testi sessisti, razzisti o violenti, suscitando dibattiti sulla libertà di espressione e la responsabilità degli artisti nei confronti del loro pubblico. Le canzoni moderne svolgono, dunque, un ruolo fondamentale nel contesto culturale e sociale contemporaneo. Esse riflettono e guidano i cambiamenti e le preoccupazioni della nostra società, offrendo una finestra aperta sulla complessità dell'esperienza umana. La musica continua a essere una forza unificante, capace di connettere le persone e di ispirare il cambiamento. Mentre la tecnologia e i gusti musicali evolvono, l'essenza stessa della musica moderna come mezzo di espressione umana rimane un legame potente tra le generazioni, un riflesso dei tempi che viviamo e una fonte di connessione e identificazione personale. In copertina foto di Pexels da Pixabay Read the full article
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In questi momenti mi manca Luca perché vorrei parlare dei cazzi ed i mazzi di questa mia situazione, dei miei sentimenti; vorrei sentire il parere di qualcuno, una parola di conforto, un giudizio, uno sputo... E lui sa già tutto anche se non ci sentiamo da un anno, è onnisciente a prescindere dal tempo perché certe cose sono vere sempre, perciò sarebbe semplice.
Mi sono aperta con lui pensando potesse bastare per sempre. Rivelarsi dovrebbe essere uno sforzo che si fa una volta nella vita: uno si denuda davanti a qualcuno ed è come un cazzo di hapax dantesco, una parola che viene pronunciata una volta soltanto non solo nei 14233 versi dell'opera ma proprio in tutta la letteratura, in tutto l'affastellarsi di contratti del catasto mai scritti.
Non voglio rifarlo, è umiliante e doloroso, mi spaventa. Confido il mio indirizzo alla persona che ho scelto come Custode Segreto (Incanto Fidelius), e la mia casa subito scompare dagli occhi di chiunque altro e da qualunque mappa, io stessa mi libero del fardello.
Non riesco a confessare quello che penso e provo nemmeno qui, sul blog sfigatissimo di una piattaforma digitale frequentata da meno gente di quella iscritta al più piccolo gruppo telegram per feticisti amanti delle ascelle. Non voglio dirlo neanche se sposto il post su privato.
Quanto lo o-di-OOO.
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L'odio, il livore e la violenza
Potrei dire che non mi aspettavo tanto odio né i commenti stupidi alla liberazione di Silvia Romano. Potrei dirlo ma non è così. Me li aspettavo. Così come mi aspettavo il silenzio del LM che quando Silvia fu rapita era ministro e oggi non può troppo lodare il governo per la sua liberazione ma neppure può attaccarla perché politicamente e mediaticamente non gli conviene. Inoltre sta precipitando nei sondaggi, per cui deve muoversi con cautela. E poi i suoi seguaci stanno già dando il peggio di sé senza incoraggiamenti.
Facendo un breve riassunto con annessa analisi alla buona, proviamo un po' a capire la logica (hahahahahaha) di certa gente.
Non dobbiamo accogliere gli immigrati dall'Africa perché stiamo stretti, non c'è lavoro, portano le malattie e poi puzzano pure, quindi aiutiamoli a casa loro. Cosa ha fatto Silvia? È andata ad aiutarli a casa loro.
Quando è stata rapita però c'è chi ha criticato questo suo prendere alla lettera il motto legaiolo. Ricordiamo la paternale di tal Gramellini, per esempio, dal suo pulpito digitale.
Oggi Silvia è a casa, in Italia. Sono tutti felici?
No, non lo sono.
La prima cosa è il costo della sua liberazione. Sono comunque meno dei soldi rubati da un certo partito. Tra l'altro mi piacerebbe sapere quanto si è pagato per i due Marò.
Si lamenta il fatto che se l'è andata a cercare. Argomentazione cretina come quella delle donne violentate perché avevano la minigonna. Chiariamo che la vittima è lei.
Qualcuno la paragona alla vicenda di Quattrocchi, esaltandolo rispetto a lei. Certo Quattrocchi ha avuto una medaglia al valore ma era andato lì per soldi a differenza di Silvia. Come pure Baldoni, che i sovranisti patrioti tendono a dimenticare. Oppure lo definiscono un "pirlacchione".
Si parla poi del suo vestito, della possibile gravidanza (smentita) e del fatto che fosse troppo in salute per essere stata rapita. Ancora una volta di una donna si guarda l'aspetto fisico e l'abbigliamento, prima di tutto. Che schifo.
Non è tutto: il problema è la sua conversione all'Islam. Qui di seguito una persona occidentale anche essa convertita all'Islam
Bene continuiamo.
La conversione a una religione riguarda l'intimo di una persona e basta. Sono affari suoi se ha deciso di diventare musulmana. Non mi riguarda e non vi riguarda.
C'è un musulmano che fa il giornalista e che è stato pure condannato per aver scritto fake news. Si è convertito al cristianesimo e ha fatto pure la morale al Papa. Al Papa, capito?
Uno così è diventato pure parlamentare europeo.
Una ragazza agnostica che ha voluto aiutare chi sta peggio, sia in Italia che in Africa (sì ha fatto volontariato pure in Italia, mi spiace dirvelo), che è stata prigioniera per circa un anno e mezzo ha trovato conforto nel Corano, è tornata senza dare lezioni a nessuno, viene lapidata.
Ditemi, perché vi costa tanto ammettere che è migliore di noi tutti?
Migliore anche di me che scrivo queste righe.
Silvia Romano è libera. Mi basta questo per oggi.
A chi la odia non regalo neppure un secondo in più del mio tempo.
Non ve lo meritate.
Fatevi una "vacanza" come quella che si è fatta lei. Ve la pago io, molto volentieri.
#silvia romano libera#silvia romano#odio e violenza#la tristezza#misoginia#non vi odio#non meritate neppure il mio odio
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La peggiore puttanata di Alessandro Giglioli La peggiore puttanata che ho sentito in questi giorni, che pure di puttanate non sono stati avari, è quella della livella: di fronte al virus siamo tutti uguali, il virus attacca ugualmente ricchi e poveri, e così via. Una puttanata immensa e inascoltabile. Perché chi ha un appartamento di 30 metri quadri, in cui magari sta in più d'uno, ha un livello di reclusione infinitamente più doloroso e angosciante di chi ha non dico una villa, ma semplicemente spazio in casa e terrazzi. Perché chi ha attorno un quartiere vero, non un dormitorio, esce di casa e trova un po' di vita, seppur solo l'alimentari, la farmacia e l'edicola. Gli altri, solo deserto e cemento. Non si sta a Monti come al Corviale, alle Colonne come a Gratosoglio. Eddai. Perché i luckies, se i figli a casa scalpitano, chiamano le babysitter a 10 euro l'ora, i meno abbienti si attaccano e dopo un po' escono pazzi. Perché chi ha solo il medico di base lo chiama e trova sempre occupato, chi ha quello privato trova subito risposte, conforto e ricette. Perché se sei un precario o una piccola partita Iva, stai semplicemente finendo i soldi e non sai come pagare l'affitto; chi ha robusti risparmi, manco ci pensa. Perché c'è chi fatica a comprare i giga, che ormai vanno via come il vento, e quindi può comunicare meno quando la comunicazione digitale è tutto; e c'è chi nemmeno sa quanto paga per la sua connessione flat sue due o tre device. Perché la tragedia psichiatrica è e sarà terribile, e lo strizzacervelli se lo potranno permettere solo quelli che stanno in punta di piramide, gli altri ad andar bene uno Xanax. E per infinite altre ragioni, altro che livella. Questo è un moltiplicatore di disuguaglianze. Che peraltro è solo il frutto di semi piantati molto prima, e non costringetemi a fare la storia degli ultimi trent'anni, che ne abbiamo già parlato troppe volte, anche se adesso grida ancora più vendetta a dio.
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"Geova è il nostro rifugio e la nostra forza,
un aiuto che si trova prontamente nelle difficoltà.
Per questo non avremo paura, anche se la terra venisse stravolta,
anche se i monti sprofondassero nel mare
e le sue acque ruggissero e schiumassero"
(Salmo 46)
In questo periodo critico è solo normale sentirsi impauriti e confusi.
Ci facciamo domande come:
•Cosa sta succedendo al mondo?
•Dove possiamo trovare aiuto e conforto in questo presente così difficile?
•E se tutto questo fosse stato predetto?
•Cosa accadrà tra breve?
•Ci sentiremo mai al sicuro?
📖 È davvero straordinario vedere come in un libro antico
ma senza tempo,
ci siano tutte le risposte.
Questo libro è la Bibbia:
la lettera di Dio all'umanità.
https://t.co/Tg9zqgctaQhttps://www.jw.org/it/biblioteca-digitale/riviste/svegliatevi-n1-2019-marzo-aprile/
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Prendere le porte e battere gli stinchi
Prima di andare in ospedale mi sono voluta comprare un pigiama nuovo, così, per confortarmi. Non ho mai dato molto peso alla biancheria, sono cresciuta con l'idea che tanto è una cosa che non si deve vedere. Figuriamoci qualcosa di carino con cui dormire la notte: del tutto inutile. Tranne se devi andare in ospedale, ovviamente. Bene, insieme ad un pigiama, che utilizzerò come completo quest'estate, è più elegante di molti dei miei vestiti, mia figlia mi ha convinto a comprare una specie di vestaglia, in realtà una grossa felpa pelosa lunga fino a metà coscia con la zip. Praticamente il contrario di qualsiasi cosa sexy che possiate immaginare. Insomma questa cosa pelosa è diventata il mio abito feticcio, in mio conforto, l'oggetto di sostegno, la cuccia, la protezione nei momenti difficile, dai momenti difficili, dalla solitudine, dalla tristezza, dalla paura e dal freddo. La cosa più notevole di questa cosa pelosa è che ha un cappuccio e quando ti trovi con la testa rasata e il maggio più freddo degli ultimi 50 anni, la cosa ha la sua importanza. Ora immaginatemi mentre scruto la notte, dalla mia finestra, un'ombra con un cappuccio a coprire il viso, una figura inquietante a metà strada tra una monaca medievale e Assassin's Creed. E comunque il punto è, che inquietante monaca medievale senza volto, o assassino digitale che sia, come cazzo si fa a vedere con un cappuccio?
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Chinny, è tempo di "Abbracciami"
Da venerdì 5 gennaio 2024 è disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitale "Abbracciami", il nuovo singolo di Chinny.
"Abbracciami" è un brano che racconta una storia d'amore intensa e autentica, toccando temi universali quali la vicinanza, il sostegno e l'affetto incondizionato. Caratterizzato da un testo estremamente dolce e da una melodia liberatoria, la canzone si distingue per la voce emotiva della giovane cantautrice, che dedica questo brano a Daniel de iPantellas, con il quale ha una relazione dal 2021. L'apertura del brano è un invito all'ascolto, che sin da subito si propone di guardare al lato positivo, che spesso viene messo in secondo piano dai momenti difficili. La voce morbida dell'artista canta l'essenza e la forza trovate nell'amore vero, mentre nel ritornello invita all'abbraccio come gesto di unione e conforto.
Spiega l'artista a proposito del brano: "Questo brano è un invito a non avere paura di mostrare affetto, in un mondo che a volte sembra dimenticarlo."
Il videoclip di "Abbracciami" racconta l'autenticità del brano attraverso le immagini in cui, oltre alla cantante e al fidanzato Daniel, compaiono altre star del web come Lorenzo Ostuni (Favij) e Jacopo Malnati (iPantellas) ripresi durante veri momenti di vita off-camera. L'intimità del video riflette il modo in cui Chinny racconta la sua storia d'amore, mostrando con genuinità i momenti felici di ognuno di noi.
Guarda qui il videoclip su YouTube https://www.youtube.com/watch?v=zv5NgJcigT4
Biografia
Nata a Milano il 20 marzo 2000, Chinny (all'anagrafe Marta Chinello) è una giovane artista emergente dallo spiccato talento emotivo. La sua passione per la musica, sbocciata in tenera età, e il suo interesse verso lo studio di essa, le hanno permesso di scrivere e comporre i suoi pezzi. La nostra giovane artista ha partecipato e vinto diversi riconoscimenti nei contest più disparati, affrontato numerosi palchi anche importanti, come quello dell'Alcatraz di Milano, con grande energia e carisma.
Nel 2021 esce "L'ultima", il suo primo brano inedito prodotto da Danilo Amerio, autore e compositore che vanta collaborazioni con i più grandi artisti del panorama italiano. La collaborazione con Amerio prosegue anche per i singoli "Adesso" e "Impossibile" sempre composti da Chinny, che hanno collezionato complessivamente più di 800.000 ascolti su Spotify.
"Abbracciami" è il nuovo singolo di Chinny disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica da venerdì 5 gennaio 2024.
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-°- Sinossi da "Due volte il primo amore" romanzo di Robert Webb pubblicato nel 2021 Impiegata in una spericolata azienda che gestisce la reputazione digitale di persone famose, Kate è una donna spavalda e volitiva, abituata a riscrivere il passato altrui. Ma dopo la morte improvvisa di suo marito Luke tutte le certezze si sfaldano e la sua vita comincia a deragliare: rifiuta di vedere gli amici, si chiude a riccio, cerca conforto nella vodka, di cui non conta più le bottiglie vuote accanto al letto. Finché un mattino - lo stesso in cui aveva deciso di farla finita - si sveglia in una stanza che non riconosce, e in un corpo giovane e scattante. Si trova nel suo dormitorio al college, nel 1992, l'anno magico della voce di Kurt Cobain: è il primo giorno di università, proprio quando, al bar del campus, aveva incontrato per la prima volta Luke. Ha fatto un salto formidabile nel tempo, ma i suoi ricordi sono intatti, e Kate sa che in quel momento, a diciannove anni, Luke era già malato. Forse stavolta può salvare suo marito. Ma il passato, anche se pensiamo di ricordarlo bene, può rivelarsi un luogo pieno di sorprese e imprevisti. -°- [Opera di Nigel Van Wieck]
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