#comportamento autodistruttivo
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divulgatoriseriali · 1 year ago
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Monografie seriali: Ezzedine sebai, il serial killer delle vecchiette
Ben Mohammed Ezzedine Sebai, noto come il serial killer delle vecchiette, fu un serial killer disorganizzato, alcolista edonista sessuale. Nato in Tunisia e immigrato in Italia, è noto come il serial killer delle vecchiette. Fatti ed eventi che lo contraddistinguono descrivono l’infanzia di un bambino dal carattere recalcitrante, indesiderato e stigmatizzato, allevato tra violenza e abusi, dalla…
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pensierodistorto · 7 years ago
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Συνδιαμαχομαι
Fight together 'till the end.
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aurorasword · 2 years ago
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Cicatrici
Ho sempre vissuto con le mie cicatrici, fin da quando avevo 12 anni. Ho seminato il bene ed ho raccolto sangue e cicatrici. Le prime cicatrici furono sulle gambe, fatte con il seghetto. Poi si spostarono sulle braccia. Ogni volta mi promettevo di smettere, ma ogni volta ci ricascavo perennemente. Ogni volta succedeva qualcosa che non riuscivo ad esternare, non avevo nessuno con cui sfogarmi e mi sfogavo su me stessa. Non sempre è un grido di aiuto, è un comportamento autodistruttivo, sabotativo, così come il fumare, il bere. Solo che ormai il fumare ed il darsi agli alcolici viene visto come un comportamento normale e non più come autodistruttivo e autolesionista, perché viene categorizzato tutto in divertimento, svago, sfogo.
Le cicatrici raccontano la nostra storia, sembra una grande frase scritta da un coglione, ma non è così; le cicatrici ci ricordano chi siamo, cosa abbiamo visto, passato e vissuto. L'anno scorso non ho più pubblicato per un po', mi avevano trovato una massa abbastanza grande che mi stava distruggendo, sembrava proprio un mostro che mi stava divorando, e forse era così. Anche se dopo l'operazione ho passato uno dei periodi più bui della mia vita, tra il ritrovarmi senza un pezzo di me, senza nessuno su cui contare, senza nessuno che mi capisse, con una relazione finita. E forse quella cicatrice (per quanto sia brutta), mi ricorderà per sempre ciò che ho passato in quel periodo, il dolore, le lacrime, la stanchezza, la fatica: ma poco dopo la rinascita.
Non staremo mai bene, non saremo mai felici, ma si sa: la vita è salire e scendere, possedere e perdere, soffrire e gioire.
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io-pentesilea · 2 years ago
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Una relazione può finire.
L'amore può finire - evolversi, cambiare, mai estinguersi per quanto mi riguarda.
La passione può finire.
Ma ciò non toglie che l'età adulta imponga un addio - magari un ciao, un arrivederci...
Perché sparire senza concedere un ultimo confronto, un'ultima parola, un chiarimento innesca un comportamento autodistruttivo e autolesionista.
La speranza - inutile.
Come quando una persona cara sparisce nel nulla e non se ne hanno più notizie, e chi la ama continua a sperare che sia una sua libera scelta, che stia bene e che sia viva e vegeta.
Questo è il male che provoca chi, con un comportamento infantile e patetico, decide di non donarti nemmeno un addio.
Barbara
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avereunsogno-62 · 3 years ago
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Il fallimento è stato il mio migliore maestro: mi ha costretto a fermarmi e a considerare il mio comportamento autodistruttivo.
Mi ha dato la capacità di cominciare da capo con tutta la vitalità e l’entusiasmo che comporta un nuovo inizio. Accettando il fallimento mi sono liberato dalla lotta per superare il senso interiore di fallimento.
Accettare il fallimento non è sintomo di rassegnazione, ma di accettazione di sé.
Accettare il fallimento libera l’energia legata alla lotta per il successo e l’autoaffermazione, rendendo cosi possibile la crescita.
(Alexander Lowen)
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vaginosibatterica · 3 years ago
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Perché mangiare (oggi al mio quarto piatto di pennette circa) deve essere considerato un comportamento autodistruttivo? Bella Swan doveva gettarsi dai dirupi e fare gare clandestine in motocicletta per vedere il suo Edward ed essere così attenzionata al csm più vicino, e a me invece basta condire l'insalata? mi sembra ingiusto. Pure lo sento che sono giù.
Lo scrivo ovviamente perché vorrei farmi del risotto.
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Quando inizierai ad amarti, sceglierai di amare chi ti piace.
Prima ancora di imparare a leggere e a scrivere, il bambino apprende l’attaccamento e l’amore; l’amore che cerchiamo nella nostra vita da adulti è spesso la testimonianza di ciò che abbiamo vissuto da bambini.
Alcuni di noi sono rimasti bloccati in un modello relazionale sbagliato o addirittura autodistruttivo, così, nella ricerca del partner, ripropongono uno schema pre-modellato durante l’infanzia.
Lo schema distorce il concetto d’amore e a farne le spese è la vita di coppia.
L’Amore è la ciliegina, non la torta
Mi piace pensare alle relazioni romantiche come alla ciliegina sulla torta. La Torta è già bella e deliziosa da sola e la ciliegina aggiunge dolcezza e divertimento. In modo analogo, siamo belli e meravigliosi da soli e una relazione sana aggiungerà dolcezza e divertimento alla nostra vita.
Non tutti amano le mie analogie ma è così: quando ti senti solo, insoddisfatto o incompleto, cercherai un partner in grado di riempire i tuoi vuoti emotivi, un partner in grado di farti sentire amabile. Purtroppo, se pensi che il tuo partner potrà guarire le tue ferite emotive o colmare i tuoi vuoti interiori, non fai altro che predisporti a una dose maggiore di dolore.
A guarire le ferite emotive inflitte durante l’infanzia dovrai pensarci da sola grazie a un compagno prezioso, l’amor proprio. Certo, quando la situazione è più ingarbugliata l’amor proprio non arriva da solo o comunque non basta: in questi casi è meglio lasciarsi guidare da uno psicoanalista o psicoterapeuta.
Amiamo come siamo stati amati
L’amore che abbiamo appreso in tenera età condiziona ogni nostra relazione, amorosa, amicale o lavorativa. Le relazioni che intrecciamo sono la testimonianza del nostro vissuto infantile.
Spesso sono le sovracompensazioni a spingerci tra le braccia della persona sbagliata, tendiamo a ricercare il partner con una ferita interiore compatibile alla nostra, partner che non sono in grado di donarci amore in modo sano e così inciampiamo in storie sbagliate, una dopo l’altra.
Per esempio, se durante l’infanzia avete appreso un modello codipendente, probabilmente, finirete con un partner con problemi di dipendenza affettiva, problemi di salute (mentale ma anche fisica, dove dovete elargire le vostre cure)… la relazione dovrà farvi sentire utile, perché avete perso il concetto di amore come coronamento di una base già solida.
Come rompere gli schemi
I modelli appresi durante l’infanzia possono essere modellati o addirittura modificati profondamente. Tutti noi abbiamo tendiamo a ripetere determinati modelli comportamentali, non solo in ambito sentimentale. E’ difficile rompere uno schema una volta che si è radicato ma ciò non significa che non possiamo provarci e riuscirci. Imparare ad accettare se stessi e sentirsi una “persona degna d’amore” vi metterà sulla strada giusta per incontrare il partner con il quale istaurare un rapporto d’amore sano.
Per iniziare il vostro cammino dovreste vivere quella che gli psicoterapeuti chiamano esperienza emotiva correttiva. Per mettervi sulla buona strada, seguite questi piccoli consigli:
Introspezione:
Mettersi in contatto con se stessi
Molte persone, prima di cercare un partner, dovrebbero imparare ad amarsi e conoscersi più profondamente.
Riflettete sui vostri sentimenti, sulle emozioni che provate e che cosa ve le fa provare. Non basta dire “sono risentita” o “mi sento sola”… analizzate queste sensazioni. Un diario può essere uno strumento utile per iniziare a comprendersi e accettarsi.
Non crediate che sia facile riconosce i propri stati emotivi: in genere quando chiedo a qualcuno “come ti senti?” piuttosto che rispondermi con il nome di sensazioni, parte la similitudine “è come se…”. Imparate a dare un nome alle vostre emozioni, vi farà bene.
Analizzate le decisioni:
Attirate ciò che il vostro inconscio desidera
Vi farà capire che non siete vittima del destino, anzi: siete padroni della vostra vita e avete voce in capito! Riflettere sulle proprie decisioni vi aprirà gli occhi su quelli che sono i vostri reali desideri e bisogni.
Riflettete sulle esperienze che avete avuto, le decisioni che avete preso fino a questo momento…. aumentate la consapevolezza sul motore che muove il vostro comportamento.
La consapevolezza vi aiuterà a fare scelte diverse in futuro. Scelte più sane circa i rapporti da intrecciare.
Self compassion:
Non giudicatevi, non condannatevi
Perdonatevi gli errori commessi in passato, giudicarvi non servirà a nulla.
Autogiudicarsi severamente non solo è crudele ma innescherà nella vostra mente convinzioni negative sulla vostra persona.
La self compassion vi permettere di riconoscere i vostri bisogni e amarvi anche in tempi difficili come la fine di un rapporto, la solitudine e la paura. Quando vi parlate, fatelo con affetto, immaginate di star parlando a una vostra cara amica…. la giudichereste condannandola o provereste a consolarla?
Lavorate sui confini:
Tenete fuori abusi emotivi e verbali
Tracciate dei confini ben precisi oltre i quali, il partner o un amico, non dovranno mai spingersi. Il vostro confine dovrà tagliare fuori qualsiasi inizio di manipolazione, abuso emotivo o verbale. Aumentate le vostre aspettative e fissate nuovi standard. Quando iniziate una relazione, i confini sono indispensabili per tenere lontane le storie sbagliate.
Aver cura di sé:
Custodite il vostro bambino interiore
Pensate alla genitorialità, un tempo si pensava che essere genitori severi e intransigenti, impartire punizioni e un’educazione severa, potesse servire a tirare su figli sicuri e forti. Per fortuna quello che si pensava decenni fa oggi è stato del tutto sfatato: i metodi educativi più efficaci sono quelli che si basano sull’incoraggiamento e sull’accrescimento delle risorse personali.
Quando cessate di darvi le dovute cure, vi comportate con voi stessi proprio come farebbe un genitore di qualche generazione più vecchio. Volete essere davvero così retrogradi e severi?
Iniziate a tranquillizzare il vostro bambino interiore sulle paure che da anni si porta dentro. Siate buoni e gentili con lui, curatelo e accuditelo. Premiatelo e incoraggiatelo. Desiderate il meglio per lui!
Sostenetevi e regalatevi amore sano e incondizionato. Anche se sbagliate: accettate il fallimento e siate solidali con voi stessi.
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biglivio · 4 years ago
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Buongiorno...
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La vita non ha senso, questa è la convinzione principale di chi sperimenta la sensazione straziante del vuoto esistenziale, unita al peso dell’ingiustizia e a una sorta di disconnessione da ciò che li circonda. In genere sono persone riflessive, che indagano su argomenti rilevanti, come la morte o la mancanza di libertà, e che non riescono a separarsi dal profondo vuoto esistenziale che le risucchia sempre di più. Vuoto a cui la società contribuisce con i suoi messaggi improntati ai valori dell’individualità e della soddisfazione immediata. Ci sono anche persone che navigano nei piaceri con il solo scopo di anestetizzare la sofferenza. Ma neanche questo è sufficiente a riempire il vuoto. Sia per l’una che per l’altra, non esistono ragioni di vita. Niente le riempie, niente le soddisfa e finiscono per rimanere intrappolate in uno stato psicologico di sofferenza. Nella maggior parte dei casi, questa situazione porta a una depressione profonda o a un comportamento autodistruttivo. ©️L. Graziano
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elena192003 · 5 years ago
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Ho sempre creato una sorta di barriera tra me e gli altri, non so se per istinto o per carattere. Mi riparo dietro ad un muro, non lascio avvicinare mai nessuno, se non a distanza di sicurezza. Mi piace essere sicura: nonostante io sia la persona fondamentalmente più insicura del pianeta, mi piace avere certezze, sapere di contare ciecamente su qualcosa. Ecco, con le persone non puoi mai avere questo tipo di sicurezza, non puoi avere la tranquillità di svegliarti domattina con ancora accanto una determinata persona. È per questo che inizio a costruire dei muri dinnanzi a chiunque mi conosca. Non voglio essere ferita, non voglio sanguinare. Non voglio stare male; anche se ciò, in realtà, è quasi un paradosso, dato che questo mio comportamento difensivo non fa altro che stritolarmi e farmi stare letteralmente di merda. Questo mio "meccanismo di sopravvivenza" si rivela in realtà un "meccanismo autodistruttivo": a causa delle barriere che creo, nessuno mi conosce profondamente, e questo mi fa sentire sola. Mi fa rendere conto di non avere nessuno. Io non ho nessuno. Ed è solo colpa mia.
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myborderland · 5 years ago
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Il fallimento ha sempre avuto un effetto positivo su di me, è stato il mio migliore maestro: mi ha costretto a fermarmi e a considerare il mio comportamento autodistruttivo. Mi ha dato la capacità di cominciare da capo con tutta la vitalità e l’entusiasmo che comporta un nuovo inizio. Accettando il fallimento mi sono liberato dalla lotta per superare il senso interiore di fallimento. Accettare il fallimento non è sintomo di rassegnazione, ma di accettazione di sé. Accettare il fallimento libera l’energia legata alla lotta per il successo e l’autoaffermazione, rendendo cosi possibile la crescita.
Alexander Lowen
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iviaggisulcomo · 6 years ago
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Il fallimento ha sempre avuto un effetto positivo su di me, è stato il mio migliore maestro: mi ha costretto a fermarmi e a considerare il mio comportamento autodistruttivo. Mi ha dato la capacità di cominciare da capo con tutta la vitalità e l’entusiasmo che comporta un nuovo inizio. Accettando il fallimento mi sono liberato dalla lotta per superare il senso interiore di fallimento. Accettare il fallimento non è sintomo di rassegnazione, ma di accettazione di sé. Accettare il fallimento libera l’energia legata alla lotta per il successo e l’autoaffermazione, rendendo cosi possibile la crescita.
Alexander Lowen
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intersideraversor · 5 years ago
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Autodistruzione, un mostro autoimmune
Cos’è l’autodistruzione?
L’autodistruzione di una persona significa idee, emozioni e modelli comportamentali di natura distruttiva diretti verso se stessi. Essa è dunque, la tendenza, più o meno consapevole, a danneggiare se stessi.
Si tratta di un impulso negativo che tutti abbiamo dentro di noi, in maggior o minor misura, e che viene alla luce nelle persone autodistruttive.
Cosa comporta?
Il modello autodistruttivo può essere implementato in vari formati, incluso autolesionismo fisico, qualificandosi come tentativi di suicidio, dipendenze chimiche, disturbi alimentari; in alcuni casi, la scelta di sport estremi, comportamenti sessuali a rischio, la scelta del lavoro a rischio aumentato; comportamento provocatorio, auto-colpa attiva e auto-umiliazione.
Perché si manifesta?
Tuttavia, solo in alcuni casi, queste condotte si impongono e diventano tratti permanenti della personalità. Ciò succede quando vi è una grande componente di ira repressa: in realtà, questi impulsi aggressivi sono diretti verso qualcos’altro, ma, per qualche motivo, è impossibile esprimerli. A volte perché sono diretti a una persona amata, altre volte perché si temono le conseguenze del dargli voce. In questi casi, l’aggressività termina riversandosi su se stessi. È allora che l’individuo apprende a comportarsi come il suo peggior nemico e si configurano le personalità autodistruttive.
Quali sono i comportamenti che mette in atto chi soffre di questo disturbo li andremo ad analizzare nel prossimo articolo relativo a questo delicato argomento.
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pizzadoner · 6 years ago
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Programma di disintossicazione
Più di due mesi fa (non ricordo il giorno preciso, non sono stato a contarli) ho interrotto il mio rapporto con il tabacco. È dura, ma nemmeno troppo. Ho fatto un tiro di sigaretta un mese fa, ad una festa a cui avevo bevuto eccessivamente ed avevo perso il controllo della mia volontà. Sta andando bene, insomma. Poi sto cercando di disintossicarmi da internet e dai videogiochi. Purtroppo per me è molto difficile, dato che in famiglia ho un ludodipendente ed ogni volta che tento di smettere, le sue malsane abitudini si ripercuotono su di me. Anche se la principale fonte di dipendenza (Facebook) l'ho rimossa ad aprile, e di giochi sullo Smartphone non ne ho memorizzato uno da circa 4/5 anni. Quando sto con Anita tutto passa, forse perché sfogo tutto nel sesso e grazie all'amore che mi offre. Credo che sia una sindrome da abbandono la mia, o comunque qualcosa che implichi la fine di una relazione affettiva. Ho sfogato la mia frustrazione per rapporti finiti male nei videogiochi e nei blog. Ho barattato una dipendenza affettiva (ma anche sessuale) con una dipendenza da solitudine, agevolato in questo da un esempio autodistruttivo in famiglia e da altri esempi tutti intorno. L'abuso di thc e alcol che durava fino a due anni fa non ha mai creato (fortunatamente) nessuna dipendenza, ma era anch'esso dovuto a uno scarso autocontrollo. Io soffrivo per amore, quindi mi era concesso l'autodistruggermi. Anche l'intessere rapporti amorosi con più donne era un comportamento a rischio: non riuscivo a legare se non con persone che non avessero più problemi di me. Inutile dire che più che un altro amore, è stato l'aver introdotto un esempio positivo a cambiare le mie prospettive ed ambizioni, e a farmi migliorare.
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onnarcissismdisorder · 6 years ago
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Il Disturbo Antisociale di Personalità che cosa è?
Il Disturbo Antisociale di Personalità
Il disturbo antisociale di personalità può assumere varie forme: l’espressione del comportamento antisociale può cambiare in modo considerevole dall’essere subdolo, manipolativo e approfittatore fino all’attacco diretto.  Si caratterizza per un atteggiamento di disprezzo, inosservanza e violazione dei diritti delle altre persone e si manifesta con comportamenti di ostilità e/o aggressioni fisiche. L’inganno e la manipolazione sono le modalità comportamentali privilegiate di questo tipo di personalità. In molti casi, i comportamenti ostili e aggressivi possono comparire già durante l’infanzia e l’adolescenza. L’infanzia è di solito caratterizzata da piccoli furti, menzogne e scontri con chi rappresenta l’autorità. L’adolescenza è segnata generalmente da episodi di abuso di sostanze (marjuana, cocaina, eroina), gesti violenti nei confronti di persone e/o animali.
Una volta adulti questi soggetti sono incapaci di assumersi responsabilità, conservare un’occupazione e mantenere una relazione affettiva in maniera stabile. Il modo di rapportarsi agli altri è drasticamente connotato dalla superficialità e dalla mancanza di rispetto per i sentimenti e le preoccupazioni di chi li circonda. Elemento distintivo del disturbo antisociale è la mancanza del senso di colpa e rimorso per le azioni commesse. Le persone con questo disturbo possono, infatti, rimanere completamente indifferenti in seguito alla messa in atto delle proprie azioni di danneggiamento dell’altro.
La parola chiave per questo disturbo è “irresponsabile”, dal momento che gli individui sono tutti estremamente irresponsabili in ambito lavorativo, finanziario, familiare, o nell’impatto delle loro azioni sugli altri.
Questo tipo di problematica ha un’incidenza del 3% nei maschi e dell’1% nelle femmine. Come la maggior parte dei disturbi di personalità, il disturbo antisociale diminuisce con l’avanzare dell’età a partire dai 40-50 anni.
Caratteristiche psicologiche del Disturbo Antisociale di Personalità
È utile analizzare le caratteristiche psicologiche degli individui con disturbo antisociale di personalità in termini di visione di se stessi e degli altri, credenze intermedie e profonde, strategie di coping (affrontamento) ed emozioni principali:
Visione di se stessi: si considerano come solitari, autonomi e forti. Alcuni pensano di essere stati abusati o maltrattati dalla società e quindi giustificano la loro vittimizzazione nei confronti degli altri perché credono di essere stati a loro volta vittime. Altri pazienti possono assegnarsi un ruolo di predatore in un mondo di “cane mangia cane” in cui rompere le regole della società è normale, persino desiderabile
Visione degli altri: vedono gli altri in due modo differenti, come approfittatori e, quindi, meritano di essere sfruttati come ritorsione, o come deboli e vulnerabili, e quindi meritano di essere vessati
Credenze intermedie e profonde: “devo guardarmi le spalle”, “devo essere l’aggressore altrimenti sarò la vittima”, “gli altri sono tonti e deboli”, “gli altri sono sfruttatori e quindi devo approfittare di loro a mia volta”. I pazienti con disturbo antisociale di personalità credono di essere autorizzati a rompere le regole, considerate arbitrarie e volte a proteggere i “doveri” piuttosto che i “divieti”. Questa visione è in contrasto con quella degli individui con disturbo narcisistico di personalità che credono di essere così speciali e unici da essere sopra le regole – una prerogativa che credono tutti dovrebbero riconoscere facilmente e rispettare. Le credenze intermedie sono “prendilo prima di essere preso”, “è il tuo turno adesso”, “prendilo. Te lo meriti”. Le assunzioni sono “se non faccio pressione sugli altri, o li manipolo, li sfrutto, non avrò quello che merito”
Strategie di coping: le strategie principali sono di due tipi. La personalità antisociale attacca apertamente e aggredisce gli altri, oppure un tipo più sottile cerca di persuadere gli altri e, attraverso una manipolazione insidiosa e nascosta, li sfrutta o ne approfitta
Emozioni principali: quando presente, è essenzialmente la rabbia per l’ingiustizia perchè gli altri hanno quello che in realtà meriterebbero i pazienti antisociali oppure perchè si sentono ostacolati nel raggiungimento dei loro obiettivo
Sintomi della personalità antisociale. Come capire se una persona soffre di Disturbo Antisociale di Personalità:
Sé e altri:
Identificazione e ricerca di approvazione da parte di frequentazioni devianti (“non ho nulla in comune con le persone che hanno una vita corretta”)
Disprezzo degli altri, mancanza di empatia, assenza di rimorso, e insensibilità (“non ha senso preoccuparsi se si ferisce qualcuno”)
Evitamento dell’intimità e vulnerabilità (“se mi mostro a qualcuno, approfitterà di me”)
Ostilità e sospettosità verso il personale della giustizia criminale (“i poliziotti sono i veri criminali”)
Grandiosità e senso di diritto (“tutte le donne mi vogliono”)
Tentativo di dominare e controllare gli altri (“nessuno può dirmi cosa fare”)
Interazione con l’ambiente:
Ricerca del brivido e di eccitazione (“non c’è niente di più bello del brivido quando rubo”)
Sfruttamento o manipolazione delle situazioni o delle relazioni per tornaconti personali (“non ha senso lavorare full time se si può prendere la disoccupazione”)
Ostilità verso regole, regolamenti e leggi (“le leggi sono lì per ostacolarti, piuttosto che per aiutarti”)
Giustificare o minimizzare comportamenti pericolosi (“se non vendo droga ai miei vicini, lo farà qualcun altro”)
Atteggiamento volutamente lassista (“le cose si aggiusteranno da sole”)
Abbandonare di fronte alle avversità (“quando le cose sono difficili, rinuncio”)
Sottostimare le conseguenze negative (“non andrò mai in prigione per aver venduto droga perché conosco tutti i miei clienti”)
Il disturbo antisociale della personalità si distingue per i seguenti sintomi:
Gli elementi caratteristici del disturbo antisociale di personalità possono essere così riassunti:
Senso grandioso di autostima
Incapacità di accettare le norme sociali come regole del comportamento sociale
Irresponsabilità nei rapporti interpersonali
Incapacità a provare emozioni come il senso di colpa e la vergogna
Assenza di gratitudine e di rimorso
Frequente sperimentazione della rabbia, della noia e del disprezzo
Bisogno di stimolazione e tendenza alla noia
Incapacità di apprendere dall’esperienza
Mancanza di coscienza morale e di umana simpatia
Egoismo, incapacità di lealtà, insensibilità verso gli altri
Tendenza a essere indifferenti, cinici e sprezzanti nei confronti dei sentimenti altrui
Impulsività
Temperamento disinibito
Assenza di timore delle punizioni
Incapacità di imparare dall’esperienza e dalle punizioni
Tendenza a biasimare gli altri o a offrire plausibili razionalizzazioni per il loro comportamento
Incapacità di provare empatia, cioè di comprendere i sentimenti degli altri, in particolare di come gli altri si sentono per le conseguenze delle loro azioni
Incapacità di identificarsi con la vittima
Incapacità di provare sentimenti di colpa per gli effetti che le proprie azioni lesive producono sulle altre persone
Sfruttamento degli altri per il proprio tornaconto personale
Stile relazionale sado-masochistico fondato sul potere piuttosto che sul legame affettivo
Bassa tolleranza alla frustrazione
Basso evitamento del pericolo
Bassa dipendenza dalla ricompensa
Secondo il DSM–5 non è possibile fare diagnosi di disturbo antisociale della personalità prima dei 18 anni
Quali sono le cause del Disturbo Antisociale di Personalità?
Le cause del disturbo antisociale di personalità non sono note. Alcuni autori ritengono che al suo sviluppo concorrano fattori genetici e temperamentali altri invece ipotizzano l’intervento di un ambiente invalidante. In realtà è plausibile che vi sia un’interazione fra fattori: uno stile educativo disorganizzato, trascurante e abusante in concomitanza una precedente diagnosi disturbo della condotta e/o deficit di attenzione e iperattività (ADHD) può contribuire a una aumentata probabilità di incorrere a partire dai 18 anni in questo tipo di problematica.
Fattori di rischioAspetti principali
Storia di comportamenti antisociali
Un pattern di comportamenti devianti con inizio nell’infanzia fino all’età adulta
Personalità antisociale
Segni e sintomi della personalità antisociale, disturbo dissociativo di personalità e psicopatia
Pensieri antisociali (ragionamento criminale)
Atteggiamenti, valori e convinzioni che facilitano il comportamento antisociale e autodistruttivo
Frequentazioni antisociali
Frequentazioni strette o ricerca di approvazione da parte di amici antisociali; relativo isolamento rispetto a influenze prosociali
Famiglia/relazione di coppia
Legami familiari e di coppia che mancano di nutrimento e ignorano, rinforzano o modellano il comportamento antisociale
Scuola/lavoro
Bassi livelli di performance e di soddisfazione scolastica o lavorativa; atteggiamenti negativi verso la scuola e il lavoro
Attività piacevoli e ricreative
Bassi livelli di svago e soddisfazione in attività prosociali; intraprendere attività rischiose; divertimento tratto da attività antisociali
Abuso di sostanze
Abuso di alcool o droghe; atteggiamento positivo verso l’uso
Conseguenze del Disturbo Antisociale di Personalità
La tendenza delle persone con disturbo antisociale di personalità a non curarsi dei bisogni dell’altro, l’atteggiamento di totale indifferenza e l’assenza di rimorso pregiudicano gravemente la nascita di relazioni personali sincere con queste persone. Gli unici rapporti sviluppati sono basati sullo sfruttamento dell’altro finalizzato al raggiungimento dei propri scopi. A livello lavorativo la mancanza di disponibilità, le ripetute assenze ingiustificate e la tendenza a non rispettare le scadenze finanziare e le regole, possono portare questi soggetti a numerosi problemi legali.
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13-reasonsofsuicide · 3 years ago
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Bomba a innesco.
Due giorni fa,circa l’undici aprile,presi la decisione di lasciare una persona molto importante che faceva parte della mia vita. Sono tornato indietro e ho guardato dentro me stesso catalogano i motivi per cui la mia vita era andata così male.. e ci era responsabile di tutto ciò. Saltò fuori,che quella persona,ero io. Sono sempre stato io a prendere decisioni del cazzo,sono sempre stato io a far soffrire gli altri e incasinare la mia vita. Ero stufo di ricevere colpi e soffrire in silenzio.. e così,dopo tanto tempo,presi il coraggio di lasciarlo. Mi sono sentito vuoto. Non ho sentito nulla,ne piacere ne tristezza. Soltanto un grande e grosso vuoto nulla. La mattina successiva.. mi sembrava di aver vissuto un brutto incubo,come se le parole che avessi detto non fossero affatto reali. Non sapevo che fare. Sapete,dopo che una persona vi sta accanto per così tanto tempo.. dopo un po,ti senti perso.  Non sai come ricominciare. Non sai cosa fare,non sai come cercare un ‘’dopo.’’ Mi sono accorto della cazzata che ho fatto e sono corso da lui a scusarmi,e sapete una cosa? Sono felice che non se ne sia andato. Sono felice che sia ancora qua con me. Baciarlo dopo quella litigata,è stata la cosa più bella che mi potesse capitare dopo tanto,perché ho realizzato che lo amo davvero. Che io amo quella persona,nonostante tutto. Nonostante quanto avvolte mi ferisca,o io ferisca lui,la sua presenza mi rende felice. In tutto questo però,cazzo,ho dei seri problemi comportamentali perché mi auto-boicotto in continuazione quasi a star male se “non sta male” o se non ho qualcosa per cui preoccuparsi. Questo tipo di comportamento avrebbe bisogno di un serio affiancamento psicologico,perché se fosse stata un altra persona mi sarei ritrovato nella merda e da solo. Devo rimediare a questo mio problema autodistruttivo,perché in futuro potrebbe costarmi caro.
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mikei · 3 years ago
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12 nov
Il mio corpo sta morendo, anche la mia mente. Nonostante la consapevolezza del mio comportamento autodistruttivo non riesco a convertirlo in qualcosa di positivo. Finalmente sto andando via.
Io e l'abisso diverremo un tutt'uno
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