#alcolismo precoce
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divulgatoriseriali · 1 year ago
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Monografie seriali: Ezzedine sebai, il serial killer delle vecchiette
Ben Mohammed Ezzedine Sebai, noto come il serial killer delle vecchiette, fu un serial killer disorganizzato, alcolista edonista sessuale. Nato in Tunisia e immigrato in Italia, è noto come il serial killer delle vecchiette. Fatti ed eventi che lo contraddistinguono descrivono l’infanzia di un bambino dal carattere recalcitrante, indesiderato e stigmatizzato, allevato tra violenza e abusi, dalla…
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scienza-magia · 2 years ago
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Nuovo farmaco per la cura della dipendenza da alcool
Alcolismo, la dipendenza aumenta l'infiammazione del cervello. I farmaci attualmente approvati dalla Food and Drug Administration per il trattamento dell'artrite reumatoide e di altre condizioni infiammatorie potrebbero presto essere usati per curare l'alcolismo. L'alcolismo, ovvero la dipendenza dall'alcol, è una vera e propria piaga sociale. Secondo un rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità ogni giorno in Europa muoiono circa 800 persone a causa di questa malattia, in particolare soggetti di età compresa tra i 20 e i 24 anni. In Italia i decessi giornalieri sono in media 48, oltre 17mila ogni anno. Nella maggior parte dei casi essi avvengono per cancro (29%), cirrosi epatica (20%), malattie cardiovascolari (19%) e lesioni (18%). L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato l'allarme in merito alla correlazione fra alcolismo e neoplasie, in particolare il tumore al seno e al colon-retto. Secondo gli scienziati di tutto il mondo, infatti, non esistono quantità sicure di consumo di alcolici e il rischio zero è rappresentato esclusivamente dall'astensione. Sempre a detta dell'OMS servono politiche di prevenzione e di sensibilizzazione più marcate perché, per chi entra in questo circolo vizioso, uscirne non è affatto semplice. L'alcolista è un individuo che, non riuscendo a gestire il rapporto con le bevande alcoliche, precipita in una spirale infernale caratterizzata dal bisogno impellente di bere e dalla tolleranza, ossia la necessità di assumere quantitativi sempre più maggiori di alcol per provare uno pseudo effetto di benessere. Spesso all'alcolismo si associa il binge drinking, cioè il consumo esagerato ma periodico di alcolici con lo scopo di perdere il controllo. Le cause dell'alcolismo L'alcolismo è la conseguenza di una serie di fattori genetici e ambientali. Da un punto di vista genetico è stato da tempo appurato che i geni in grado di controllare il metabolismo dell'alcol sono responsabili di un aumento o di una diminuzione della probabilità di sviluppare la problematica. Inoltre un abuso precoce della sostanza sembra influenzare l'espressione genica che accresce a sua volta il rischio di dipendenza.
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Alcolismo, la dipendenza aumenta l'infiammazione del cervello. Solitamente l'alcolista è una persona fragile che inizia a bere per dimenticare i propri disagi o ferite del passato non ancora rimarginate. Ecco perché non sono da sottovalutare i traumi infantili o l'assenza di una famiglia sana durante l'adolescenza. È bene, infine, prestare attenzione ad altri elementi quali il sesso maschile, la depressione, la facilità di accesso agli alcolici, i dettami sociali e culturali. Alcolismo e infiammazione del cervello Uno degli aspetti peculiari dell'alcolismo è la relazione tra i cambiamenti nel cervello e quelli del comportamento; non a caso la dipendenza può alterare le vie di segnalazione cerebrali e tale modifica a sua volta è in grado di esacerbare la tendenza a bere. Gli scienziati dello Scripps Research Institute, con uno studio pubblicato su Brain, Behavior and Immunity, hanno ora scoperto nuovi dettagli sul ruolo del sistema immunitario in questo rapporto. Il team, guidato dalla professoressa di neuroscienze Marisa Roberto, è giunto alla conclusione che la molecola di segnalazione immunitaria interleuchina 1Beta (IL-1Beta) è presente a livelli più elevati nel cervello dei topi affetti da dipendenza da alcol. Inoltre il percorso di IL-1Beta assume un ruolo diverso in questi animali provocando l'infiammazione di alcune aree critiche del cervello note per essere coinvolte nel processo decisionale. «Questi cambiamenti flogistici cerebrali potrebbero spiegare l'impulsività che caratterizza gli alcolisti - ha affermato Roberto - inoltre i nostri risultati sono incredibilmente eccitanti perché suggeriscono un potenziale modo per trattare l'alcolismo con farmaci antinfiammatori esistenti mirati al percorso di IL-1Beta». Lo studio In passato sono stati scoperti numerosi legami tra il sistema immunitario e l'alcolismo, molti di questi incentrati proprio sulla molecola interleuchina 1Beta. Le persone con alcune mutazioni nel gene che codifica per IL-1Beta, ad esempio, sono più inclini a sviluppare la dipendenza. Nella nuova indagine i ricercatori hanno confrontato i topi alcol-dipendenti con gli animali che bevevano moderatamente o che non bevevano affatto. Dai risultati è emerso che i roditori del gruppo alcol-dipendente avevano una quantità doppia di IL-1Beta nella corteccia prefrontale mediale, un'area cerebrale deputata al controllo delle emozioni e dei sentimenti. Gli scienziati hanno poi voluto dimostrare che la presenza di IL-1Beta non solo era aumentata, ma appariva anche fondamentalmente diversa. Nei topi che non erano stati esposti all'alcol o che ne avevano assunto quantità moderate IL-1Beta ha attivato una via di segnalazione antinfiammatoria. A sua volta tale attivazione ha abbassato i livelli del neurotrasmettitore inibitorio acido gamma-aminobutirrico (GABA), una molecola di segnalazione nota per regolare l'attività neurale nel cervello. Al contrario negli animali alcol-dipendenti IL-1Beta ha attivato la segnalazione pro-infiammatoria e incrementato i livelli di GABA, contribuendo probabilmente ad alcuni dei cambiamenti nell'attività cerebrale associati all'alcolismo. Tali modifiche nella segnalazione di IL-1Beta nei roditori alcol-dipendenti persistevano anche durante l'astinenza. Attualmente i farmaci che bloccano l'attività di IL-1Beta sono già approvati dalla Food and Drug Administration per il trattamento dell'artrite reumatoide e di altre condizioni flogistiche. Sono necessari ulteriori approfondimenti per capire se tali medicinali possano essere utilizzati per curare l'alcolismo. Read the full article
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frontedelblog · 5 years ago
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Daniel Radcliffe e la maledizione di Harry Potter: “Il mio alcolismo è legato al personaggio del maghetto”
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Daniel Radcliffe  torna a parlare dei suoi problemi con l’alcol. E rivela che fu la fama precoce della saga a procurargli problemi: non riusciva a gestirla. E spiega: “Mi chiedevo se sarei rimasto per sempre il maghetto di Hogwarts”   Daniel Radcliffe si confessa e torna a parlare dei suoi problemi con l’alcol (GUARDA). Come altri bambini prodigio del cinema ha avuto difficoltà a gestire una fama precoce. L’effetto, per lui, è stato quello di rifugiarsi nell’alcol: “Mi chiedevo se sarei rimasto per sempre il maghetto di Hogwarts”. L’INCERTEZZA - Come spiega alla Bbc, l’attore ha vissuto momenti panico quando la saga di Harry Potter giungeva al termine: “Stava finendo l’avventura e non ero sicuro di cosa avrei fatto dopo”. Ci aveva lavorato per dieci anni, dagli 11 ai 21 anni, l’intera adolescenza e la prima età adulta: “Non ero a mio agio con me stesso, o con la versione sobria di me. Così bevevo”. ESSERE FAMOSI - Ma farsi vedere a quel modo lo metteva ancor più in difficoltà: “Se uscivo e mi ubriacavo la gente mi guardava con interesse e curiosità, perché non ero semplicemente una persona un po’ brilla, ero pur sempre il ragazzo di Harry Potter. Non mi piaceva essere osservato a quel modo, così bevevo di più, mi ubriacavo ancora. Per alcuni anni sono andato avanti così”. L’IMPORTANZA DELLA FAMIGLIA - In suo soccorso sono arrivati papà e mamma, che non bevono, ma che hanno avuto diversi parenti vittime di alcolismo. Però “alla fine sei solo tu a poter decidere di dire basta”. Cosa non facile. Ma anche nell’ambiente ha trovato solidarietà: “Ho incontrato persone meravigliose che mi hanno aiutato, altri attori che mi hanno dato consigli molto importanti”. NEMMENO UNA GOCCIA - Ne parla ora che il problema è alle spalle e non tocca più una goccia di alcol: “Bere non mi manca. Quando penso al caos che era la mia vita allora, sono felice di stare meglio”. IL DUBBIO - Insomma, Harry Potter è stato un tormento continuo: gli ha dato fama e problemi, anche se, ovviamente “sono molto affezionato al ruolo e agli anni che ho passato assieme ai miei amici e colleghi”. Resta un dubbio nella sua testa: “Se non fosse per Harry Potter sarei riuscito a diventare un attore? E oggi, le parti che mi vengono offerte mi arrivano perché sono stato Harry Potter o perché sono bravo?” IL TEATRO - Per questo si è voluto dedicare a ruoli impegnati e al teatro, a Londra, all’Old Vic di Londra, con Alan Cummings e Jane Horrocks in Endgame, di Samuel Beckett: “C’è poca tolleranza per chi si dà arie. Per un periodo sono stato a Los Angeles e credevo di impazzire. Non riesco a immaginare cosa possa significare crescere lì, soprattutto perché quando sei piccolo, o molto giovane, non sai esattamente chi sei e credi all’immagine che gli altri hanno di te. Non sempre hai la forza di rimanere fedele a ciò che sei. Alla fine devi farti delle domande esistenziali: cosa vuoi dalla vita? Ho capito che la mia passione è fare l’attore, che l’avrei fatto anche senza fama e senza soldi. Così vado avanti”. Manuel Montero Read the full article
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mariapaola-ramaglia · 7 years ago
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Molto interessante oggi il convegno "Per un nuovo welfare: sperimentare percorsi comuni pubblico-privato", svoltosi nell'originale e significativa location sede dell'associazione Ambiente Solidale. Interventi appassionati che hanno raccontato iniziative davvero lodevoli. Abbiamo parlato dell'innegabile periodo di crisi in cui viviamo, che è stata definita anche una crisi anche di felicità. Molto intenso e incisivo è stato anche l'intervento di Vincenzo De Luca (Presidente della Regione Campania), che ha parlato della sfida lanciata al Nord ai fini di uno stesso riparto di fondi tra i cittadini italiani e ha sottolineato di aver risanato il bilancio della sanità campana, ma ha anche fatto presente che dieci anni di crisi hanno raddoppiato il divario Nord-Sud. Qui da noi, infatti, ci sono più disoccupazione e più povertà, ma ciò non deve impedirci di combattere -ha continuato De Luca- a testa alta, recuperando la dignità di una classe dirigente "non chiacchierona nè stracciona", ma che possa competere sul piano dell'efficienza. Il Presidente della Regione Campania ha anche parlato di standard minimi non solo urbanistici, ma anche di civiltà, sociali e civili, da tenere come punti di riferimento. In un'ottica di concretezza, ha anche evidenziato come sia fondamentale parlare di esseri umani in carne e ossa, che hanno problemi oggi, a prescindere dalle riprese economiche che possano promettersi per il futuro. Le priorità che la Regione Campania si dà riguardano soprattutto l'emergenza educativa, l'utilizzo dei beni sequestrati alla camorra, la creazione di lavoro in quartieri a rischio, l'emergenza minori (disagi mentali, alcolismo sempre più precoce, disturbi alimentari ecc.), le famiglie, il cyber bullismo e il bullismo e i migranti. È necessaria una cooperazione con soggetti qualificati e bisogna attenersi a un principio di realtà. Inoltre, c'è bisogno di una cooperazione sul piano delle politiche sociali, perché il pubblico non può coprire tutto. Si è parlato di welfare, ma anche di bellezza, perché dalla bellezza dei nostri territori si può partire per ridare anche dignità alle persone che questi territori li abitano. Il messaggio della mattinata è stato a
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