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Anteprima della Commedia Lirica "La Badessa nel Bosco": Un Viaggio Storico nel Monferrato al Chiostro di Santa Maria di Castello
Il 15 novembre 2024, presso il Circolo Culturale "I Marchesi del Monferrato" di Alessandria, va in scena "La Badessa nel Bosco," una commedia lirica tratta dal racconto di Cinzia Montagna e musicata dal Maestro Roberto de Mattia.
Il 15 novembre 2024, presso il Circolo Culturale “I Marchesi del Monferrato” di Alessandria, va in scena “La Badessa nel Bosco,” una commedia lirica tratta dal racconto di Cinzia Montagna e musicata dal Maestro Roberto de Mattia. Il Circolo Culturale “I Marchesi del Monferrato” ospita, il 15 novembre 2024 alle ore 17:00, l’anteprima della commedia lirica “La Badessa nel Bosco”, un’opera ispirata…
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I sensi della volgarità. La volgarità dei sensi. Su «Lingua volgare» di Paola Maritati
«Lingua volgare» verrà presentato per la prima volta a Lecce il 21 aprile prossimo, alle ore 19, presso la Biblioteca Bernardini di Lecce.
Si tratta del libro d’esordio, il primo libro di Paola Maritati, di cui cerco di dare, una mia opinione e spiegazione, a partire dal titolo. Interpreto la scelta di «Lingua volgare» in due modi, il primo è inerente al fatto che qui ci si riferisce a una lingua “diretta”, “sconcia”, volgare appunto, afferente a un linguaggio che noi utilizziamo quotidianamente quando vogliamo essere il più diretti possibile. Quindi queste poesie sono poesie che nascono da situazioni reali e le affrontano in maniera esplicita, diretta.
«Lingua volgare», in battuta parallela, è anche un richiamo alla lingua delle origini. Quando Dante Alighieri decide di realizzare le sue opere dove si parla di lingua, dove si affronta la tematica della scrittura in lingua volgare, decide di utilizzare la lingua volgare e fa diventare questa scelta una scelta politica. La Commedia è scritta in volgare, è l’opera a cui lui crede di affidare il suo messaggio per i posteri, l'opera percepita da lui stesso come più importante. Non è la stessa scelta che è stata fatta per esempio da Petrarca che ha scritto in latino molta della sua scrittura anche poetica («Africa», «De Vita Solitaria», «Secretum»).
Dante fa questo passo in avanti, che è quello di scrivere la Divina Commedia in volgare, ed è anche con lo spirito di questo esperimento dantesco che va colto il riferimento di questo titolo, «Lingua volgare», la raccolta di poesie ideata e scritta da Paola Maritati, uscita numero quarantuno della collana di poesia di Musicaos Editore. È quindi un'esordiente con uno sguardo alla contemporaneità e allo stesso tempo rivolta alle origini. Un altro discorso della lingua volgare è un richiamo allo stesso canzoniere di Francesco Petrarca, che si intitolava «Rerum Vulgarium Fragmenta», cioè ‘frammenti di cose scritte in volgare’, o ‘frammenti di cose volgari’, perché lo stesso Petrarca riteneva che le poesie, il «Canzoniere» a cui lui ha lavorato per tutto il corso della sua vita, fossero in realtà una raccolta di cose e meno importanti rispetto alla sua scrittura poetica, filosofica, trattatistica in latino. Il fatto quindi di utilizzare questo aggettivo “volgare” come per riferirsi a qualcosa di poco importante, perché l’utilizzo dell’aggettivo volgare “all'origine”, significa esplicitare “immediatamente comprensibile”.
“Immediatamente comprensibile”, lingua volgare perché “lingua del volgo”, quindi quando Dante scrive in lingua volgare scrive la lingua del volgo, del popolo, e quando Petrarca decide di definire le sue poesie “rerum vulgarium”, sa che sta utilizzando il linguaggio del volgo, sappiamo bene a posteriori quanto questo linguaggio del volgo nella scrittura di Petrarca e nella scrittura di Dante abbia fondato la letteratura e la lingua italiana.
Nella lingua italiana è avvenuta una cosa, grazie a Dante e grazie a Petrarca, straordinaria, ovvero sia la lingua italiana al contrario delle altre letterature, ha raggiunto il suo apice, il suo picco, all'inizio della propria storia. Difficilmente riusciremo a raggiungere i vertici raggiunti dalla poesia di Petrarca, che ha tracciato una strada “lirica” nella produzione della letteratura italiana, e allo stesso modo da Dante, che ha approntato una strada poetico lirica di poesia che parla anche della quotidianità, della politica, che affronta i fatti accaduti nella cronaca trasfigurandoli in un pensiero politico, filosofico e religioso. Queste due linee date da Petrarca e da Dante sono nate in una lingua volgare decisa, fortemente voluta; è quella che poi ha "vinto", ed era questa linea poetica che racconta la lirica dell’io, quindi quella petrarchesca, insieme a poesie che raccontano le cose quotidiane, la politica, le cose che accadono nella società.
L’illustrazione di copertina di «Lingua volgare» è opera di Andrea Moriero, raffigura un pesce, ha le pinne, anche se somiglia un po’ a un uroboro che si morde la coda. Mordendosi compie un cerchio al cui interno ci sono le corde di una lira, un antico strumento musicale per cantare qualcosa che in teoria non è cantabile, quella lingua sommersa dei pesci che non emettono suoni. Questa raccolta, «Lingua volgare» di Paola Maritati, ha la coerenza interna di un canzoniere, per lingua e tematiche.
«Lingua volgare» è la raccolta poetica esemplare dello stupore che genera la realtà e diviene verso in una scrittura dalla cifra stilistica tracotante, dal discorrere ripido. L’esordio poetico di Paola Maritati si muove in un terreno polisemantico dove la tenzone è accesa, brillante, tra poesia aulica e verso sconcio, nella ricerca continua di un punto di equilibrio in una forma che fa suoi alcuni modi della poesia italiana delle origini, per arrivare a spingersi in zone ipermoderne, invettive. «Le persone che hanno molta immaginazione naturalmente sono spinte a parlare ad alta voce», scriveva Pietro Verri, «… vi è però un che di scurrile in questo modo di esprimersi».
Qui c’è una voce alta, dal tono “in levare”, che delinea personaggi archetipici, protagonisti di filastrocche per adulti e rime del disincanto, dove gli hashtag sono segnavia e allo stesso tempo indizi di smarrimento, tendono la mano nella costruzione di un filo rosso che coniuga modalità antiche e moderne, per poi ritrarsi lasciandoci un quadro organico, coerente. «Lingua volgare» è poesia che ci riporta all’istante immediato di una vita «qui e ora», con una radicalità da medioevo contemporaneo, sacro e profano, tra trivialità e ironia, sarcasmo e irrisione, con echi poetici dai Limerick, Rodolfo Wilcock e «Carmina Burana».
Luciano Pagano
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LXIV. GLOBALIZZAZIONE LUNARE
Mi piace pensare alla globalizzazione lunare
come alla prima forma, quella vera,
che unica sarebbe dovuta restare.
Luna,
s o g n o p o p o l a r e
ovunque uguale e disponibile da ammirare,
a portata di occhi,
di tutti i tipi
grandi piccoli poveri e ricchi.
Luna globale,
l ’ o r i g i n a l e.
Neanche nei migliori negozi te la puoi comprare.
Che cazzo ci siamo globalizzati a fare
#noglobal #luna #globalizzazionelunare #originales #scrivocomeparlo
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Paola Maritati, nata nel 1985 a Galatina, vive a Nardò. Laureata in scenografia teatrale e cinematografica all’Accademia di Belle Arti di Lecce, lavora nel teatro come scenografa, costumista e progettista teatrale. Firma progetti in campo sociale e artistico, collabora con varie cooperative impegnandosi maggiormente sui problemi legati all’immigrazione e alla lotta di genere sul territorio Pugliese. Appassionata d’arte, politica e fantascienza, attualmente lavora presso l’Accademia Mediterranea dell’Attore di Lecce come Social Media Manager. Ha due figli, Cosimo e Alice.
“Lingua volgare”, Paola Maritati (Musicaos Editore, Collana Poesia, 41) | formato 12,7x20,3cm, pagina 182, prezzo €15,00, ISBN 9791280202796
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E' morto oggi a Roma il regista Beppe Menegatti, marito di Carla Fracci
E' morto il regista Beppe Menegatti, aveva 95 anni. Il decesso dopo un peggioramento delle ultime ore, questa mattina poco prima delle 7: era stato ricoverato in ospedale lo scorso 12 settembre. Al momento del decesso era vicino al regista il figlio Francesco. Regista teatrale sulle orme di Luchino Visconti, Eduardo De Filippo e Vittorio De Sica, di cui è stato collaboratore, autore di lavori originali che hanno unito danza, prosa e canto, il nome di Beppe Menegatti resterà per sempre legato a quello di sua moglie, di cui è stato anfitrione e mentore: Carla Fracci (1936-2021), considerata una delle più grandi ballerine del XX secolo e incoronata dal 'New York Times' come "prima ballerina assoluta". Per lei ha curato decine di regie di spettacoli di danza. Beppe e Carla sono stati uniti da un matrimonio lungo 54 anni e dalla loro unione è nato nel 1969 il figlio Francesco, che fino all'ultimo in ospedale è stato accanto all'amato padre. La regina della danza mondiale e il regista si erano sposati nel 1964. Si erano incrociati per la prima volta nella sala prove della Scala e fu un colpo di fulmine per entrambi. "Ero l'ultimo di una fila di persone che entravano - ha raccontato Menegatti - in testa c'era Luchino Visconti, poi il coreografo Léonide Massine, quindi il compositore Franco Mannino e la costumista Lila De Nobili e poi io che portavo la borsa a Visconti. Lila si gira e dice: 'Luchino, non potrebbe essere questa qua la ragazza per la parte di Silvestra?'. E indica una fanciulla seduta per terra con i calzerotti rossi. Era Carla". Nato come Giuseppe Menegatti a Firenze il 6 settembre 1929, fin da giovanissimo segue gli spettacoli del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e oltre che ad appassionarsi alla lirica, decide di intraprendere la strada di regista. Si iscrive all'Accademia nazionale d'arte drammatica "Silvio D'Amico" a Roma, che gli riconosce una borsa di studio. Al termine degli studi, Beppe Menegatti viene ingaggiato da Luchino Visconti nel 1954-56, che lo incarica come aiuto regista in diversi spettacoli teatrali. Lavora poi con Vittorio De Sica, Eduardo De Filippo, Luigi Squarzina, sempre in teatro, e in seguito in proprio come regista sia nel campo della prosa che in quello della lirica. Numerose le sue regie di opere liriche nei più importanti teatri del mondo. Prima di dedicarsi completamente alla lirica e alla danza, nella seconda metà degli anni '60, Menegatti ha curato la regia delle pionieristiche rappresentazioni assolute in Italia di autori del 'teatro dell'assurdo' come Samuel Beckett, "Tutti quelli che cadono" e "Commedia", con un gruppo di noti attori fra i quali Paola Borboni, Lidia Alfonsi e Virgilio Gazzolo. Spronato da Visconti, Menegatti già agli inizi degli anni '60 si occupa del teatro di danza ("Il balletto del festival dei Due Mondi", 1962), interesse che diventa primario grazie al matrimonio con Carla Fracci. Per esaltare la versatilità interpretativa della celebre moglie, si dedica all'ideazione di balletti drammatici, trovando spunti sia nella letteratura teatrale ("The Macbeths", 1969; "Il gabbiano", 1970; "Mirandolina", 1983, "Il lutto si addice ad Elettra", 1995), sia in quella operistica ("Il vespro siciliano, 1992) sia in biografie di personaggi storici che riadatta in drammaturgie ("Nijinskij memorie di giovinezza", 1989; "Alma Mahler G. W.", 1994; "Zelda, riservami un valzer", 1998). Menegatti ha poi coadiuvato Carla Fracci nella direzione del corpo di ballo dell'Arena di Verona nel 1996-97. Nella convinzione di non perdere di vista il balletto narrativo, in quegli anni Menegatti ha costruito (con l'ausilio di diversi coreografi) frammenti di balletti che si credevano scomparsi, ha rintracciato partiture musicali rare e preziose con spirito di archeologo, ha consultato vecchi libri come fonti di scorci storici e di atmosfere che poi ha raccolto in vere e proprie sceneggiature a passo di danza con interventi di prosa. Di recente, nel 2021, è stato consulente per il film biografico sulla Fracci, diretto da Emanuele Imbucci e liberamente ispirato all'autobiografia 'Passo dopo passo' a cura di Enrico Rotelli. Read the full article
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Tempesta.
Luce in tempesta.
Già, tempesta.
"We are such stuff as dream are made on" scriveva Shakespeare nell'omonima commedia.
E sì, la luce in tempesta ci fa sognare perché c'evoca l'onirismo di cui noi stessi siamo intrisi.
La luce in tempesta di John Riley è uno steccato.
Icastico steccato, per come suo biancore staglia grafismi con veemente perentorietà.
In mirabile balenico contrasto con la densa corruscazione di sfondo e letto erboso.
Una prova di vibrante potenza espressiva.
La luce in tempesta di Erich Frey è una candida linea.
Linea da lago, di cui stempera abbacinazione.
Ancora gravidi sopra, i nembi.
Ma la tempesta è giù, con le corrugate saette che - più nervose delle spume - irrorano battigia.
Una prova di lirica, profonda, sensibilità.
Tempesta e luce.
Rivestono parole, John ed Erich.
Sublimi forgiatori in forma di concetti, loro.
All rights reserved
Claudio Trezzani
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Tiberio Ferracane - U’ pisci spada
Uno dei tre singoli che coronano il libro dell’artista torinese dedicato a Domenico Modugno
La vita italiana nelle canzoni di Domenico Modugno. A 30 anni dalla sua scomparsa, l'artista torinese ci regala un libro, tre brani a corredo e un progetto che approderà ad un disco.
«La mia scelta di interpretare “U’pisci spada” rientra in un progetto ampio che si inserisce nella presentazione del libro “Mister Volare, 20 anni di vita italiana attraverso le canzoni di Domenico Modugno” - Paola Caramella editrice - e che terminerà nella produzione di un disco a lui dedicato. La potenza lirica e l’accompagnamento essenziale (nel disco del 1954 si accompagna con la sola chitarra) mi ha convinto ad affrontare questo brano con il solo utilizzo della mia voce per meglio esprimere la drammaticità di questa storia d’amore tra due pesci spada, in cui la femmina viene arpionata e il maschio pur di starle accanto si lascia catturare e morire con lei.» Tiberio Ferracane
“U’ pisci spada”, lato B della “Donna riccia”, è un brano di Domenico Modugno del 1954 che esce per l’etichetta RCA italiana. Rientra in quella cultura popolare e da cantastorie che tanto ha pervaso soprattutto l’inizio carriera di Modugno. La lingua utilizzata è il siciliano, ma di certo fu scritto nel dialetto vernacolo sanpietrano che tanto assomiglia a quello messinese. Mimmo racconta che la storia è vera ed è accaduta davanti alla costa calabrese. Dice altresì che è la prima sua canzone che ha cantato in pubblico.
“U’ pisci spada” è uno dei tre brani che arricchiscono il progetto editoriale di Tiberio Ferracane intitolato “MISTER VOLARE – 20 anni di vita italiana attraverso le canzoni di Modugno” edito da Paola Caramella. Un pamphlet asciutto e incisivo che attraverso lo strumento dell’intervista, ci restituisce pagine dense di storia, episodi, ritratti e aneddoti, facendoci assistere come fossimo a teatro in prima fila alla crescita, alla maturazione e alla consacrazione di Domenico Modugno, intrecciando le sue canzoni con i ricordi, i momenti salienti, le sfide affrontate dalla sua famiglia.
Il libro contiene anche 3 tracce pianoforte-voce cantate e suonate da Tiberio Ferracane a cui si può accedere con un codice QR dedicato. I brani sono “U’ pisci spada”, “Tu si na cosa grande” e “Vecchio Frack”.
Il libro è disponibile sul sito www.paolacaramella.it e presso tutte le principali librerie e online.
Tiberio Ferracane è un cantautore e interprete, compositore e musicista, insegnante di musica e canto, specializzato in musica e dislessia.
Nasce a Torino nel gennaio del 1964. Figlio di siciliani profughi dalla Tunisia, che agli inizi del ‘900 erano emigrati in quella terra, dividendosi tra agricoltori e operai, per costruire la ferrovia.
Si diploma in organo elettronico e perfeziona in organo liturgico, si diploma inoltre come autore di testi alla scuola di Mogol (C.E.T.).
Dal 2013 a oggi è presidente, socio fondatore oltre che responsabile ed insegnante, nei laboratori musica e canto dell’Associazione Un Mondo in 3D. Doposcuola DSA-BES. www.unmondoin3d.com
Autore e interprete di spettacoli di “teatro-canzone” quali:
"Marisa tra le nuvole" commedia d'amore, sogno e trasformismo. "Il sale sulle note" viaggio tra le maggiori scuole della canzone d'autore e la cucina regionale. "Ritratti d'Autore" monografie dei più grandi Cantautori e interpreti della canzone d'Autore. “Metti una sera al cinema”
LAVORI DISCOGRAFICI: Album, “Tiberio Ferracane” (2006) – Cantautore Singolo, “L’uomo senza memoria” (2007) – Cantautore Album, “Tiberio Ferracane” (2008) Edizioni Notebook - Cantautore Singolo, Cosa Rimarrà Di Me (2008) Edizioni Notebook - Cantautore Album, “Che cosa rimarrà di noi” (2009) Edizioni Notebook - Cantautore Album, “Metti una sera al cinema” (2016) – Interprete Album, “Magaria” (2022) Edizioni Moovon – Cantautore – Interprete
Contatti social
Faebook: https://www.facebook.com/Tiberio-Ferracane-146415408805544 Instagram: https://www.instagram.com/tiberioferracane Youtube: https://www.youtube.com/user/MrTiberioferracane Spotify artista: https://spoti.fi/33pOQyY Spotify playlist libro Mister Volare: https://t.ly/PSlE
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Caro Frank. Una lettera a un medico su Porcile
A cura di Andrea Montaguti
20/04/2023 Carissimo Frank,
è da molto tempo che volevo provare a scrivere una lettera, per cimentarmi in uno stile nuovo, ed ho scelto te perché nonostante tu abbia un carattere comico e grottesco, sei un medico preciso e puntuale, dalla fisionomia longilinea e marcata, serio e colto - senza nulla togliere agli altri due tuoi fratelli e al tuo maggiordomo - dai tanti interessi, tra cui l’opera lirica e il teatro. E non posso non dirtelo, ma il teatro oggi è veramente qualcosa di straordinario!
Avresti mai pensato che anche chi soffre di disturbi psichiatrici possa essere un attore?
Lo so che ti sembrerà una sciocchezza, per la tua mentalità raffinata e, se mi permetti, anche un filino superficiale, ma oggi ci si impegna a sensibilizzare le nuove generazioni al teatro e alle diversità, senza prepotenza, ma con sensibilità e fantasia.
Non a caso lo spettacolo di Porcile di Pier Paolo Pasolini (Si! Hai capito benissimo: proprio lo stesso Pasolini che ha diretto Maria Callas nel film Medea. Non te l’aspettavi? Non me l’aspettavo nemmeno io!) qui a Bologna, con la regia di Nanni Garella, ha visto la collaborazione con Arte e Salute. Tu che sei un medico, un chirurgo e appassionato di psicologia, non puoi rimanere indifferente a questi nuovi percorsi. Potresti scoprire un mondo da indagare, da studiare. Non ti alletta l'idea di individuare quali sono i processi e gli effetti che esercita l’ arte teatrale su chi soffre di determinate patologie?
Mi spiego meglio. Il progetto Arte e Salute nasce nel 2000 in collaborazione con il Dipartimento di salute mentale dipendenze patologiche di Bologna, una struttura alternativa agli ospedali psichiatrici, che ha lo scopo di restituire l'autonomia e l'identità dei pazienti e un senso di appartenenza alla comunità; c'è anche chi è riuscito ad intraprendere una carriera lavorativa. Con pazienza riescono a portare in scena un copione complesso come può essere Porcile, con contenuti pesanti e fastidiosi (non voglio rovinarti la sorpresa, ti inoltro il copione, lo leggerai un po' alla volta e poi deciderai se andarlo a vedere. No! Non è come il Tabarro di Puccini!), il tutto condito in un linguaggio alto, senza far trapelare la natura del titolo dell'opera, ma è lo spettatore o lettore stesso che ci arriva. È un testo molto interessante anche da come è infarcito una conversazione tra il padre di Julian (il protagonista) e il suo rivale. Questo passaggio, dal mio punto di vista, è uno dei migliori: emerge la vera natura dell'uno e dell'altro e una sottile tortura psicologica, talmente fine che ti lascia a bocca aperta.
Penso di aver fatto anche io un "porcile", scrivendoti questa lettera! Una dei miei lavori più brutti!
Ho provato a farti capire che tutti possono avere una possibilità nella vita, ma nonostante tu sia un personaggio allegro, come Pasolini, sei più testardo di una porta in legno massello: avrai riso per tutta la lettura, ma se ti volti puoi vedere Erika. Sì quella ragazza che hai accolto in casa tua, ma che come il protagonista di questa opera, è scioccata e preferisce rinchiudersi nel suo mondo fatto di ricordi e fantasie.
Hai mai pensato di usare una tua commedia, per aiutarla? Farle interpretare un tuo personaggio? Chissà. Potresti scoprire qualcosa che non sai e restituire una vita più felice. Perché non ci provi? Sei o non sei Frank Saux, il più grande commediografo di Catabulle, oltre che l'uomo più buono e generoso che io abbia mai creato tra tutti i miei cinquanta e passa personaggi?
Detto questo ti saluto e ti ricordo ancora il nostro appuntamento di mercoledì per discutere degli ulteriori sviluppi sul mio lavoro.
Andrea Montaguti
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Claudia Rankine
https://www.unadonnalgiorno.it/claudia-rankine/
Claudia Rankine, poeta e scrittrice statunitense nata in Giamaica, insegna poesia all’Università di Yale ed è rettrice dell’Accademia dei poeti americani.
Collabora con il Guardian, il New York Times e il Washington Post.
Voce innovativa e provocatoria della poesia contemporanea, è autrice di cinque raccolte, tra cui la pluripremiata opera poetica Citizen: una lirica americana, del 2014, che le è valso il National Book Critics Circle Award, il PEN Center USA Poetry Award, il Los Angeles Times Book Prize e il Forward Prize.
Nata a Kingston, il 15 settembre 1963, a sette anni si è trasferita con la famiglia a New York.
Laureata in Arte al Williams College nel 1986, ha conseguito un master in poesia alla Columbia University nel 1993. L’anno successivo ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie dal titolo Nothing in Nature Is Private.
La sua commedia Detour/South Bronx è stata presentata per la prima volta nel 2009 al Foundry Theatre di New York.
Con i fondi ottenuti dal MacArthur Grant, vinto nel 2016, ha dato vita al Racial Imaginary Institute, un collettivo che affronta attraverso vari linguaggi artistici il tema del razzismo.
La sua ultima fatica, del 2020, è Just Us. Una conversazione americana, in cui, assemblando conversazioni, invettive, poesie e immagini, affronta le dinamiche razziste della contemporaneità dando spazio a voci e tesi altrui, in particolare quelle dei bianchi offuscati dai loro stessi privilegi.
Il suo lavoro spesso attraversa i generi seguendo movimenti mentali selvaggi e precisi. Mostra il rapporto fra l’io e la società, l’atomizzazione e la solitudine dell’individuo, la politica e la socialità dei gruppi umani.
Apporta un prezioso contributo su razza, differenza e politica, ponendo domande difficili e intavolando discussioni necessarie. Straordinario e brillante è il suo modo di interrogarsi sulla lingua, la cultura e la storia che hanno plasmato l’America.
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Gloria di Albanese convince il pubblico di Cagliari
(ANSA) – CAGLIARI, 11 FEB – Il Teatro Lirico di Cagliari punta su “Gloria” di Francesco Cilea, per l’apertura della nuova stagione di lirica e balletto. E affida la regia ad Antonio Albanese. Su libretto di Arturo Colautti, dalla commedia La Haine di Victorien Sardou, è stata proposta ieri sera nel nuovo allestimento del Lirico. Operazione riuscita, confermata anche dagli applausi finali per…
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To Rome With Love
To Rome With Love
24.04.2018
TITOLO: To Rome With Love
ATTORI: Woody Allen, Alec Baldwin, Roberto Benigni, Penélope Cruz, Judy Davis, Jesse Eisenberg, Greta Gerwig, Ellen Page, Antonio Albanese, Alessandra Mastronardi, Ornella Muti, Alison Pill, Flavio Parenti, Riccardo Scamarcio, Alessandro Tiberi, Fabio Armiliato
REGISTA: Woody Allen
ANNO: 2012
GENERE: Commedia
DURATA: 111 minuti
PAESE: USA
TRAMA: Il film ci…
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Dante, l'incredibile attacco dalla Germania: "Arrivista e plagiatore"
Il Dantedì? Ce lo si può benissimo risparmiare. Nel pieno dei festeggiamenti per l’autore della Divina Commedia, arriva dalla Germania un lungo e articolato attacco della Frankfurter Rundschau contro Dante, l’Italia e le celebrazioni dantesche. Il giornale di Francoforte non ha usato mezze misure: la sferzata è approdata in prima pagina e in due paginoni interni, in pieno Dantedì. A firmare è lo scrittore e commentatore Arno Widmann (fondatore dello storico quotidiano TAZ, nonché traduttore di Eco e Malaparte), che elenca in un infastidito articolo di fondo i numerosi “capi di accusa”.
C’è ben poco da festeggiare secondo il giornale tedesco, punto di riferimento degli intellettuali tedeschi engagé: in Italia si celebra oggi nient’altro che un poeta medievale «anni luce dietro a Shakespeare», egocentrico e arrivista, che ha poco a che fare con la nascita della lingua italiana. Ricordando che il 25 marzo è la ricorrenza nazionale dantesca, Widmann commenta che «l’Italia lo loda perché ha portato la lingua alle altezze della grande letteratura: si è costruito la lingua per la sua opera e da questa lingua è nata la lingua dei suoi lettori e poi dell’Italia». Ma subito precisa, con un tono beffardo che percorre tutto l’articolo, che questa è una sintesi che veniva ammannita agli scolari di 60 anni fa.
Ma quale padre della lingua italiana: Dante come poeta lirico è stato preceduto dai trovatori di Provenza, e quindi in realtà «la prima lirica in madrelingua italiana fu scritta in provenzale». Anche Brunetto Latini, maestro e amico di Dante, avrebbe scritto il suo Tr��sor in francese non tanto perché in quel momento era esiliato in Francia, quanto «perché sapeva che avrebbe avuto più lettori». Dove, in Italia? Peccato che il commentatore della Rundschau non osi chiarire; non esce dal suo giochino di allusioni malevole e rimandi fuorvianti. E non si accorge della trave nel proprio occhio: quello di Brunetto Latini era lingua d’oil e non francese. Nato ben dopo l’italiano, il francese verrà imposto per legge nel 1539 con un successo tanto scarso che ancora durante la Rivoluzione del 1789 si faticava a trovare chi traducesse le leggi nelle 23 parlate locali.
La stessa Commedia, insinua Widmann, in fondo non è originale: lo studioso spagnolo Asín Palacios nel 1919 affermò che si basava su un poema mistico arabo in cui si narra l’esperienza dell’ascesa al Cielo. Certo, tutti i dantisti l’hanno smentito, ma è solo orgoglio ferito: «Vedevano minacciata l’originalità del loro eroe Dante». Infine arriva sarcasticamente l’invito a «non fare un torto a Dante, sottovalutando la sua spregiudicata ambizione», perché in realtà «potrebbe aver sognato, col suo viaggio cristiano nell’Aldilà, di fare un colpaccio ai danni del poema arabo». Questa ci mancava: Dante plagiatore.
Dell’acredine della Frankfurter Rundschau viene gratificato anche il povero T.S. Eliot, autore di un famoso saggio su Dante e reo di equipararlo a Shakespeare. E non manca una pennellata di germanico protestantesimo: l’amore tra uomo e donna come via di elevazione spirituale non ci arriva dal rapporto tra Dante e Beatrice, dice Widmann, bensì «da Lutero e dalla Riforma». Un’allusione biografica assai trasparente per i lettori tedeschi: è noto infatti che Martin Lutero abbandonò l’ordine domenicano, commissionò la fuga rocambolesca di un gruppo di monache da un convento (vennero nascoste tra barili di acciughe) e ne sposò una, Katharina von Bora, di leggendaria bruttezza, fondando una numerosa famiglia nello stesso monastero in cui l’ex frate aveva portato il saio.
L’attacco tedesco ai festeggiamenti nostrani del Dantedì è quantomeno inatteso, se si pensa che la Germania, come scriveva il grande storico William Shirer, «all’inizio dell’età moderna era ancora un bizzarro coacervo di circa 300 Stati», e di innumerevoli parlate locali: da anni si cerca di ovviare alla disomogeneità linguistica e ortografica sfornando sempre nuove leggi, le famigerate Rechtsschreibreformen (le ultime nel 1996, 2006, 2011, 2017-2018), mentre il tedesco non è neppure riconosciuto ufficialmente come lingua dello Stato e un altro autorevole giornale come Die Zeit chiede di smettere con le riforme «altrimenti non si capirà più che errori devono correggere le nostre scuole». Un Dante tedesco, se ci fosse, sarebbe d’aiuto. Glielo possiamo prestare noi. Perché Dante non è italiano, è mondiale.
di Rita Monaldi e Francesco Sorti - la Repubblica
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DIVINA COMMEDIA
La Comedìa, o Commedia, conosciuta soprattutto come Divina Commedia, è un poema allegorico-didascalico di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di endecasillabi in lingua volgare fiorentina. Sarebbe poi possibile anche ritrovare altri due significati nell'opera maggiore di Dante: il significato morale (che i lettori devono sforzarsi di trovare) e quello anagogico (significato profondamente spirituale).
DANTE ALIGHERI
Dante Alighieri, o Alighiero, battezzato Durante di Alighiero degli Alighieri e anche noto con il solo nome Dante, della famiglia Alighieri (Firenze, tra il 21 maggio e il 21 giugno 1265 – Ravenna, notte tra il 13 e il 14 settembre[1] 1321), è stato un poeta, scrittore e politico italiano. Il nome "Dante", secondo la testimonianza di Jacopo Alighieri, è un ipocoristico di Durante; nei documenti era seguito dal patronimico Alagherii o dal gentilizio de Alagheriis, mentre la variante "Alighieri" si affermò solo con l'avvento di Boccaccio.
È considerato il padre della lingua italiana; la sua fama è dovuta alla paternità della Comedìa, divenuta celebre come Divina Commedia e universalmente considerata la più grande opera scritta in lingua italiana e uno dei maggiori capolavori della letteratura mondiale.[3] Espressione della cultura medievale, filtrata attraverso la lirica del Dolce stil novo, la Commedia è anche veicolo allegorico della salvezza umana, che si concreta nel toccare i drammi dei dannati, le pene purgatoriali e le glorie celesti, permettendo a Dante di offrire al lettore uno spaccato di morale ed etica.
Importante linguista, teorico politico e filosofo, Dante spaziò all'interno dello scibile umano, segnando profondamente la letteratura italiana dei secoli successivi e la stessa cultura occidentale, tanto da essere soprannominato il "Sommo Poeta" o, per antonomasia, il "Poeta". Dante, le cui spoglie si trovano presso la tomba a Ravenna costruita nel 1780 da Camillo Morigia, è diventato uno dei simboli dell'Italia nel mondo, grazie al nome del principale ente della diffusione della lingua italiana, la Società Dante Alighieri, mentre gli studi critici e filologici sono mantenuti vivi dalla Società dantesca.
Parliamo di un argomento questa volta diverso che penso che tutto il mondo lo conosce,anzi ne sono sicura parliamo della divina commedia un genere letterario classico ma anche bellissimo, come dire adoro la divina commedia fin dalla prima volta che l'ho studiata, non e facile da leggere perchè il genere e classico e anche decisamente complicato ma devo dire che la storia e bellissima, parliamo di tre canti importanti il paradiso, il purgatorio e infine l'inferno tre cantiche fantastiche bellissime, anche se l'inferno e il mio canto preferito tra tutti e tre che adoro tantissimo,infatti ho anche preso il libro e l'ho letto tutto quanto devo dire che e davvero grande ma consiglio di leggerla perchè parliamo alla fine di una commedia italiana molto famosa e molto importante, parliamo di uno scrittore come Dante Aligheri una persona fuori dal comune che non puoi non conoscere, parliamo di qualcuno che con la sua scrittura ha creato un opera bellissima che fino adesso ogni volta che la leggi rimani sconvolta, infatti e anche uno dei motivi per cui ogni anno a scuola si studia perchè non puoi non conoscere la divina commedia e impossibile e non puoi non conoscere Dante Aligheri, diciamo che e tra le cose importanti che devi sapere dell'Italia, posso dirvi che il libro e molto consigliato invece se non avete voglia di leggerlo perchè puo capitare non e facile da leggere e ci vuole molta pazienza, vi consiglio di ascoltare la divina commedia recitata da Roberto Benigni, il mondo in cui la recità e qualcosa che non si può spiegare, quando lo senti tene innamori subito rimani estasiata e vi fa anche piangere quindi vi consiglio di ascoltarla se non vi va di leggerla, poi alla fine e solo un mio consiglio se vi può magari interessare.
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"TwinsSebastiani Eventi" - DANTE IN MUSICA VITA NUOVA E COMMEDIA - 03.07.2021 - “DANTE IN MUSICA: VITA NUOVA E COMMEDIA” ALL’ABBAZIA DI SANT’URBANO CON I SOLISTI DELL’ACCADEMIA D’ARTE LIRICA DI OSIMO. L’Accademia d’Arte Lirica di Osimo prosegue nel suo... https://www.twinssebastiani.it/dettaglio.php?id=6490
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Parola di Dante 167/365
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"Quando colui che tutto 'l mondo alluma
de l'emisperio nostro sì discende,
che 'l giorno d'ogne parte si consuma […]"
Dal francese "allumer", "allumare" ricorre già nella lirica del Duecento col significato di 'ardere', 'infiammare', specie con significato metaforico in riferimento al fuoco amoroso. Nella "Commedia" il verbo ricorre cinque volte, esclusivamente nel "Purgatorio" e nel "Paradiso", soprattutto in connessione con la grande tematica della luce, che domina il mondo paradisiaco e ne plasma potentemente il lessico. Nell’occorrenza del canto XX del Paradiso, "allumare" ha il significato di 'rischiarare con la propria luce': "colui che tutto 'l mondo alluma" è il sole, che dà luce a tutto l'universo.
#alighieri#dante#dante alighieri#anno dantesco#la parola di dante#parola di dante#dante 700#dante700#Instagram
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RETROSPETTIVA di MAURO MOLINARI “TEXTURES - Racconti e trame per un immaginario gentile”
Comunicato stampa
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
RETROSPETTIVA di MAURO MOLINARI
“TEXTURES - Racconti e trame per un immaginario gentile”
Ciclo di opere ispirate ai motivi tessili con opere del 1994 - 2007
a cura di Sandro Bongiani
Preview: 4 dicembre 2020
dal 5 dicembre 2020 al 14 marzo 2021
L’evento partecipa alla giornata del contemporaneo
promossa da AMACI
Associazione dei Musei d'Arte Contemporanea Italiani
#GiornataDelContemporaneo
S’inaugura sabato 5 dicembre 2020, alle ore 18.00, la mostra Retrospettiva “TEXTURES - Racconti e trame per un immaginario gentile”, dedicata a Mauro Molinari, con 72 opere dal 1994-2007, che cerca di fare il punto sulle proposte tessili e immaginative dell’artista romano. In questa retrospettiva l’autore ci introduce nel mondo del linguaggio simbolico, nei racconti e tra le trame di un immaginario gentile dove ogni cosa sottesa racchiuse un senso, anche se possiamo percepirlo soltanto come una suggestione “appena trascritta” con il procedimento antico dei tessuti e carte utilizzate, rievocando lontani richiami per divenire suggestioni poetiche di una realtà sempre più evocativa e immaginaria.
Il percorso di Mauro Molinari, in circa un cinquantennio di lavoro, è contrassegnato da cicli diversi, come quelli dedicati all’informale, alla poesia visiva, ai libri d’artista, alla reinterpretazione degli antichi motivi tessili e nell’ultimo quindicennio al racconto della realtà urbana. Una lunga e appassionata ricerca contrassegnata da momenti diversi, tra filo, trama, intreccio e contrappunto, con un’attenzione assidua sulla presenza che apre un varco nel tempo e sul vuoto spaziale in un intreccio di momenti e tempi diversi alla ricerca della relazione e dell’equilibrio per manifestarsi. Alla fine, l’intreccio diviene filo conduttore di storie e di significati che si dipanano in un viaggio carico di suggestioni e vibrazioni poetiche suggerite per frammenti di senso.
A partire dagli anni 90, i motivi tessili rielaborati come segni, frammenti e presenze simboliche di forme naturali, vegetali e persino araldiche prendono forma fantastica su carte e tele, su preziosi libri d’artista, teatrini, abiti di carta, scarpe, cravatte e anche paramenti liturgiche, paliotti e pianete.
Sandro Bongiani nella presentazione in catalogo scrive: “Un universo assai complesso dettato da una specifica motivazione alla ricerca dell’invenzione creativa e dell’interpretazione fantastica. Il tutto avviene in circa 15 anni di lavoro con una pittura lieve e insostanziale che si deposita sulla pelle velata e fragile della carta per divenire sfuggente apparizione.
Libri teatro di carta dipinta su tessuto, libri oggetto, libri giocattolo, libri a rilievo da aprire e libri d’artista non sfogliabili che purtroppo non possiamo mai aprire, nelle sue mani tutto diventa favola e racconto ordito tra filamenti e trame di apparizioni che si stabilizzano nello spazio provvisorio della pittura, in un tempo sospeso e precario in cui l’immaginazione s’incarna alla ricerca dell’invenzione. Da questo incanto nascono presenze assorte nate tra le trame e i vagiti di remoti tessuti per divenire delicati racconti poetici di una realtà tutta contemporanea.
Una lunga e proficua stagione creativa “tessile” in cui l’artista è intento a indagare in modo assiduo un possibile recupero della memoria e a svelare le simbologie e i grovigli della vita con una verve visionaria in cui le coordinate del tempo e dello spazio si dilatano e perdono le loro abituali caratteristiche logiche in vista di nuove associazioni e traiettorie. La traccia di un suggerimento di memoria può ora finalmente distendersi tra la fragile carta e i brani di tessuto reale e divenire “ordito gentile”, trama e frammento di racconto che si libera dalle costrizioni in una narrazione a più livelli di lettura che s’intersecano e convivono. Solo in questo modo i frammenti del passato possono prendere forma e divenire materia lirica in rapporto alla vita, in un succedersi cadenzato e assorto di accadimenti e di intrecci allusivi che emergono da un tempo remoto per divenire contemporaneità e soprattutto essenza concreta di assoluto”.
BIOGRAFIA
Mauro Molinari Nato a Roma, vive a Velletri (RM). La sua ricerca artistica si è svolta per cicli che vanno dai registri informali degli anni ’60 alla pittura scritta e alle geometrie modulari del ventennio successivo. Nel 1974 personale alla galleria d’Arte Internazionale di Roma, pres. S. Giannattasio. Nel 1975 le sue opere sono presenti alla X Quadriennale di Roma. Dal 1974 all’81 partecipa alle rassegne internazionali sul disegno della Fundació Joan Miró di Barcellona. Nel 1979 personale alla galleria Il Grifo di Roma , pres. D. Micacchi. Nel 1982 personale alla galleria Il Luogo di Roma, pres. M. Lunetta e C. Paternostro. Nel 1983 e 1985 partecipa all’International Drawing Biennale di Cleveland. Nel 1987 personale alla galleria Incontro d’Arte di Roma, pres. I. Mussa. Negli anni ’90 si dedica alla rielaborazione pittorica dei motivi tessili avviando un ciclo che dura più di 15 anni. Nel 1995 nasce la collana di Orditi & Trame, di cataloghi editi in proprio. Il primo illustra la mostra itinerante promossa dalla Tessitura di Rovezzano e presentata a Roma alla galleria Pulchrum, pres. L. de Sanctis. Nel 1998 personale allo Spazio de la Paix e alla Biblioteca Cantonale di Lugano, pres. A. Veca. Dal 2000 al 2014 partecipa ai Rencontres Internationales di Marsiglia. Dal 2000 al 2008 collabora con la rassegna internazionale Miniartextil che si tiene a Como ogni anno. Nel 1999-2000 crea il ciclo Stellae Errantes sculture dipinte ispirate ai tessuti sacri, che è stato ospitato in numerosi musei italiani in occasione del Giubileo. Nel 2001 personali alla galleria Il Salotto di Como e al Museo Didattico della Seta di Como, pres. M. De Stasio. Nel 2001 personale al Museo dell’Infiorata di Genzano, pres. C. F. Carli. Nel 2002 personale al Museo S. Maria di Cerrate Lecce, pres. L. Caramel. Nel 2003 sala personale al Musèe de l’Impression sur Ètoffes di Mulhouse, pres. L. Caramel. Nel 2004 personale a Oman Caffè di Como, pres. L. Caramel. Nel 2005 esposizione allo Spazio Mantero di Como e al Salons de l’Hôtel de Ville di Montrouge, pres. L. Caramel. Nel 2006 Salone d’Arte Moderna di Forlì, pres. F. Gallo, e sala personale al Museo di Palazzo Mocenigo di Venezia, pres. L. Caramel. Nel 2007 personale alla Fondazione Venanzo Crocetti di Roma, pres. C. F. Carli e C. Paternostro. Nel 2008 sala personale alla VI Triennale Internazionale di Tournai, e personale alla Biblioteca Angelica di Roma, pres. E. Di Raddo. Dal 2008 sviluppa un ciclo pittorico dove è centrale la figurazione, che si pone come naturale evoluzione del suo percorso creativo. Nel 2009 personale alla galleria Renzo Cortina di Milano, pres. A. Veca. Nel 2010 personale al Museo Carlo Bilotti di Roma, pres. A. Arconti e L. Canova. Dal 2011 al 2016 e 2019 partecipa al Festival del Libro d’Artista di Barcellona, pres. E. Pellacani. Nel 2012 e 2015 Galleria Gallerati Roma primo e secondo progetto mixed media. Nel 2013 due personali alla galleria Baccina Techne di Roma, pres. G. Evangelista e personale allo Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno, pres. G. Bonanno. Nel 2014 personale allo Spazio COMEL di Latina, pres. M. Cozzuto e a Roma presso il Municipio Roma III, Aula Consiliare, pres. G. Evangelista. Nel 2016 Dante e i Papi nella Divina Commedia Fondazione Pescabruzzo a cura di Giorgio Di Genova, donazione delle opere. Dal 2014 al 2019 Artisti per Nuvolari Casa Museo Sartori Castel d’Ario (MN). Nel 2017 Museo Jean Lurçat Angers Francia, donazione bozzetto originale. Personale Spazio Medina e AF CasaDesign pres. F. Farachi. Antologica 1990/2006 Museo Diocesano e Sala Angelucci Velletri, pres. Sara Bruno e Claudia Zaccagnini, donazione di sei sculture. Nel 2018 donazione di un’opera al costituendo museo di arte contemporanea SAmac di Benevento, Antologica 2007/2017 Tibaldi Arte Contemporanea Roma a cura di Carlo Fabrizio Carli. Nel 2019 il Museo Comunale di Praia a Mare ha acquisito l’opera “White and Brown. Nel 2020 Retrospettiva “Textures - Racconti e trame per un immaginario gentile” , Ciclo di opere ispirate ai motivi tessili con opere del 1994 - 2007 - Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno a cura di Sandro Bongiani
Studio: Interno 5, via Paolina 25, 00049 Velletri (RM) Italia, info: cell. 328 6947561 www.facebook.com/mauro.molinari.73 e-mail: [email protected] web: www.mauromolinari.it sito web storico: www.caldarelli.it/molinari.htm
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY - SALERNO
COLLEZIONE BONGIANI ART MUSEUM
http://www.collezionebongianiartmuseum.it
Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00
http://www.collezionebongianiartmuseum.it/sala.php?id=14
http://www.collezionebongianiartmuseum.it/sala.php?id=89
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Storia Di Musica #54 - Fabrizio De Andrè, Le Nuvole, 1990
Sono passati vent’anni dalla sua scomparsa, ma sembra ieri. In questo periodo ho pensato a Fabrizio De Andrè per due motivi, che in modi diversi l’avrebbero fatto intimidire, lui timido di natura. Il primo motivo è sapere la sua risposta al fatto che il Ministro che indossa sempre divise militari lo ha messo nel suo Pantheon musicale. Il secondo, più importante e vivo, è il sapere la sua risposta all'immenso amore, l’ammirazione e la gratitudine che una nazione intera gli hanno tributato in questi venti anni, con tantissime strade, piazze e addirittura scuole a lui dedicate. Io voglio ricordarlo con questo disco della sua maturità artistica, tra i suoi più grandi. Esce nel settembre del 1990 a ben sei anni da quell'esperimento pazzo ma straordinario che fu Crêuza de mä del 1984, pensato, scritto e suonato insieme a Mauro Pagani. Quel disco cantato in genovese e in dialetto ligure segnò fortemente il panorama musicale europeo, dando un impulso decisivo nella riscoperta, a quei tempi all'inizi, delle musiche regionali. Per questo ritorno musicale De Andrè richiama Pagani, ma cerca anche un appiglio ai suoi lavori di fine anni ‘70, quelli che nacquero dopo il rapimento in Sardegna insieme alla compagna Dori Ghezzi. Le Nuvole prende spunto dalla lettura della commedia di Aristofane e si divide in due sezioni distinte e precise. Il lato A si apre con la suggestiva title track, un tappeto sonoro delicato e sentimentale dove le voci di due donne, Lalla Pisano e Maria Mereu, interpretano un testo che parla della natura e delle forme delle nuvole del cielo. Si passa poi a Ottocento, un pezzo scherzoso “falsamente colto” (parole di Fabrizio) che si rifà all’opera lirica, con scherzi musicali, intramezzi pianistici e persino un passaggio di canto jodel. Don Raffaè è una delle canzoni dell’ultimo periodo più famose di De Andrè: scritta con Massimo Bubola per il testo, è cantata in napoletano (cosa che De Andrè sperimentò già nel 1978 per Avventura A Durango) e racconta la situazione carceraria e il controllo delle organizzazioni malavitose negli istituti penale. Raffaele Cutolo, noto boss della Camorra, scrisse a De Andrè per sapere se gli autori si fossero a lui ispirati, ma De Andrè non ha mai ufficialmente fornito indicazioni. La canzone, che nel ritornello omaggia O’ Cafè di Roberto Murolo, fu registrata in duetto dai due e ripresa in diversi album. Uno dei momenti clou dell’intera sua carriera è La Domenica Delle Salme, lunghissimo brano che si basa sull’esecuzione di Giugno (da Le Stagioni op.37a) di Pëtr Il'ič Čajkovskij da parte del pianista Andrea Carcano. Su di essa un testo profondissimo, che parla di paure, rigurgiti razzisti, e velate critiche al mondo della musica di quel periodo. La seconda parte, in continuazione con Crêuza de mä riprende il dialetto genovese in Mégu Megún scritta con Ivano Fossati: il titolo Medico Medicone è un racconto di un malato verso l’incapacità del suo medico, colpevole di volerlo far alzare dal letto. Nuovamente in napoletano per la rilettura di La Nova Gelosia, di un anonimo del XIX secolo, che allude simbolicamente alla nuova persiana (la gelosia) che impedisce all'amato di guardare la sua amata. 'Â çimma è una delle sue canzoni più sensazionali: parla della preparazione della cima alla genovese, sontuoso piatto della tradizione ligure sulla cui preparazione si narrano molte leggende legate alle streghe, correlate al processo lungo e laborioso di preparazione del piatto. Chiude il disco capolavoro Monti Di Mola, dedicata alla amatissima Sardegna: Monti Di Mola è il nome dialettale sardo di chiamare la Costa Smeralda. Cantata in gallurese con la collaborazione del gruppo musicale sardo dei Tazenda narra la storia d’amore fantastica tra un giovane uomo e un'asina bianca che si incontrano una mattina su questi monti. L'intero paese arriva persino ad organizzare il loro matrimonio, matrimonio che però alla fine non si riesce a realizzare, ma non per la differenza di specie quanto piuttosto per un problema legato alle pratiche burocratiche: secondo i documenti ufficiali, i due risultano essere parenti stretti. Il disco vende 350 mila copie e arriva nelle più alte posizioni della classifica italiana. Rimane uno dei suoi dischi più intimi e favolosi, con una poetica diversa dai primi grandi capolavori del periodo fine ‘60-inizio’70, ma vibranti e pieni di idee. Idee che solo un gigante, seppur timido, sapeva esprimere con tale eleganza e dolcezza.
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L’Elisir d’amore I: quanto è bella, quanto è cara
[Ma nel declino oramai inesorabile della civiltà occidentale noi continuiamo imperterriti a occuparci di opera lirica, la cosa più occidentale che ci sia, tanto per predisporre un riparo contro l’angustia del mondo]
L’Elisir d’Amore (ovvero “il giardino fiorito”, come scriveva Savinio), primo grande successo di Gaetano Donizetti da Bergamo, quest’uomo grande che ha avuto una vita segnata dalla tragedie familiari proprio nei momenti di maggior successo, spesso trattato con sufficienza dai colleghi più acclamati che lo ritenevano un operista “commerciale”.
Scritto in due settimane per rispettare le consegne, una settimana solo per adattare il libretto, l’altra per comporre la musica, alla prima dell’Elisir al Teatro della Cannobiana in Milano seguirono 32 repliche consecutive. Si tratta di una commedia romantica che ha per oggetto un filtro d’amore (l’elisir): lasciate ogni tristezza o voi ch’entrate.
Si parte:
Paesaggio campestre. Entrano in scena dei contadini che intonano un canto festoso mentre la fittavola Adina legge in disparte un libro d’amore su Tristano e Isotta (la fittavola era una specie di padroncina alle cui dipendenze lavoravano i braccianti). Fra i contadini c’è Nemorino, un giovane un po’ ingenuo ma sinceramente innamorato della sua padroncina, innamorato di lei e della sua estrazione, della sua istruzione, della sua ipostasi platonica.
Nemorino Quanto è bella, quanto è cara! Più la vedo, e più mi piace... ma in quel cor non son capace lieve affetto ad inspirar. Essa legge, studia, impara... non vi ha cosa ad essa ignota... Io son sempre un idiota, io non so che sospirar. Chi la mente mi rischiara? Chi m'insegna a farmi amar?
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Lei dal canto suo non lo fila di striscio ed esortata dai contadini racconta rapita la storia d’amore fra Tristano e la regina Isotta, da lui concupita grazie a un filtro d’amore.
Adina «Della crudele Isotta il bel Tristano ardea, né fil di speme avea di possederla un dì. Quando si trasse al piede di saggio incantatore, che in un vasel gli diede certo elisir d'amore, per cui la bella Isotta da lui più non fuggì.»
(Elisir di sì perfetta, di sì rara qualità, ne sapessi la ricetta, conoscessi chi ti fa!)
«Appena ei bebbe un sorso del magico vasello che tosto il cor rubello d'Isotta intenerì. Cambiata in un istante, quella beltà crudele fu di Tristano amante, visse a Tristan fedele; e quel primiero sorso per sempre ei benedì.»
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[L’aria di Adina di rara bellezza con quei violini che si alzano leggeri come venticelli di primavera, rendiamo grazie a Donizetti]
Ma mentre Nemorino è ancora rapito dal racconto e già una lampadina sembra accedersi nella sua mente con bagliore di tungsteno, ecco che entra una fanfara militare capeggiata dallo spocchioso Belcore che si mette a fare la corte alla civettuola signorina...
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