#combustione biomasse
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arcobalengo · 1 year ago
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Abbattere e seppellire alberi per fermare il cambiamento climatico: l’idea di una startup sostenuta da Bill Gates
Un anno fa Merritt Jenkins si è trasferito da Boston a Twain Harte, in California, ai piedi della Sierra Nevada. Un mattiino si dirige verso un bosco di dieci acri nella Stanislaus National Forest. Qui la sua startup, Kodama Systems, sta perfezionando la sua macchina per la raccolta del legname, che pesa 17 tonnellate ed è lunga 7metri e mezzo. I taglialegna usano macchine del genere, per prendere tonnellate di alberi tagliati e detriti e trascinarle fuori dal bosco. La versione di Kodama è progettata per svolgere questo compito anche di notte, con meno persone, grazie a connessioni satellitari e camere avanzate a lidar (light detection and raging), le stesse utilizzate sulle auto a guida autonoma, per monitorare il lavoro da remoto. Non è facile. “Gli alberi hanno molte texture diverse”, dice Jenkins, 35 anni. “Ogni 3 metri il cammino è leggermente diverso”. Ma tagliare legna nell’oscurità non è la parte più intrigante dei programmi di Kodama, che ha raccolto 6,6 milioni di $ di finanziamenti dalla Breakthrough Energy di Bill Gates e da altri. Dopo avere tagliato gli alberi, Jenkins vuole seppellirli per contribuire a rallentare il cambiamento climatico e raccogliere compensazioni di carbonio che potrà poi vendere (e forse, un giorno, anche crediti d’imposta). L'idea è quella di piantare alberi per assorbire la CO2 dall’aria e poi vendere i crediti alle aziende, ai proprietari di jet privati o a chiunque altro abbia bisogno o voglia compensare le sue emissioni. Gli scienziati, però, sostengono che anche seppellirli possa ridurre il riscaldamento globale. Soprattutto nel caso di alberi che finirebbero altrimenti per bruciare o decomporsi, disperdendo nell’aria il carbonio che hanno immagazzinato. I giganteschi incendi divampati in California nel 2020 hanno evidenziato i rischi per l’aria, le proprietà e la vita posti dalle foreste troppo estese. “I cieli arancioni di San Francisco hanno rappresentato un punto di svolta”, afferma Jimmy Voorhis, head of biomass utilization and policy di Kodama. “Ora queste storie hanno un’eco diversa. L’allarme suona ancora più forte quest’anno, dopo che gli incendi in Canada hanno messo a rischio l’aria di New York, Washington e Chicago. Per affrontare il problema, lo Us Forest Service intende tagliare 70 milioni di acri delle foreste occidentali, soprattutto in California, nei prossimi 10 anni. In questo modo estrarrà più di un miliardo di tonnellate di biomassa secca. È consuetudine, dopo un disboscamento del genere, che i tronchi di dimensioni tali da essere di interesse commerciale finiscano alle segherie, mentre il resto viene in gran parte accatastato e bruciato in condizioni controllate. Kodama, invece, vuole seppellire gli avanzi in vasche di terra progettate per mantenere condizioni asciutte e senza ossigeno e proteggere il legno dalla putrefazione o dalla combustione. Oltre ai fondi raccolti da venture capital, Kodama ha già ricevuto sovvenzioni per 1,1 milioni di dollari dall’agenzia californiana che si occupa degli incendi boschivi. Altri si sono già impegnati ad acquistare i crediti di carbonio legati alle prime 400 tonnellate di alberi seppellite. Sul mercato, quei crediti dovrebbero fruttare 200 $ a tonnellata. Kodama conta di arrivare ad abbattere e seppellire più di 5000 tonnellate di alberi all’anno. L’idea di seppellire gli alberi sembra semplice e poco tecnologica, soprattutto se paragonata alle complesse tecnologie per la cattura del carbonio che vengono sviluppate per estrarre la CO2 dall’aria. Grazie all’Inflation Reduction Act approvato dai DEM nel 2022, società come Occidental Petroleum ed ExxonMobil potrebbero beneficiare di 85 $ di crediti d’imposta per ogni tonnellata di CO2 se riusciranno a perfezionare i sistemi per aspirare il gas direttamente dall’aria e trasferirlo tramite condutture, per poi iniettarlo nel sottosuolo. La legge incentiva alcuni di questi progetti con crediti d’imposta pari al 30% o più del capitale iniziale investito.
https://forbes.it/2023/08/04/kodama-systems-startup-abbatte-alberi-salvare-clima/
Non ho parole per commentare, se non che basta piantare nuovi alberi. Ma evidente non rende così tanto
https://www.science.org/doi/10.1126/science.aax0848
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notiziariofinanziario · 7 months ago
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Nell'ambito del G7 il nostro governo non ha mancato di promuovere il biocombustibile
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L’Italia ha organizzato un evento apposito per lanciare una comunicazione volta ad assicurare un futuro ai biocombustibili nel trasporto su strada. Una battaglia, questa, che l’esecutivo Meloni porta avanti dal marzo 2023, quando espresse voto contrario al divieto di vendita di nuove auto a combustione a partire dal 2035. Al governo italiano, su questo fronte, non difetta certo la coerenza: nonostante i ripetuti fallimenti a Bruxelles (con i biofuel espunti sia dalle norme volte alla decarbonizzazione dei mezzi leggeri che di quelli pesanti), l’Italia – sullo scacchiere internazionale – è alfiere di quel che si definisce “neutralità tecnologica”; una formula, questa, che rimanda solo al rifiuto di prediligere le tecnologie migliori per ogni settore – l’elettrico per i trasporti su strada e i limitati volumi sostenibili di biofuels ed e-fuels per i settori hard to abate – scegliendo quindi una via alla decarbonizzazione che tollera ogni inutile rallentamento, pur di non dispiacere a ENI e all’industria fossile. Ci sono però dei problemi, in questo approccio, che non sono confinabili al disappunto dei soliti ambientalisti catastrofisti, quelli che – contrariamente al governo – «credono» (sic) nel cambiamento climatico; e questi problemi hanno un enorme portato economico e occupazionale. Favorire il primato dei biofuel, tra le tecnologie a disposizione per la transizione, significa oggi manifestarsi come un ecosistema industriale poco attrattivo (per non dire ostile) all’elettrico, con il conseguente rischio di essere tagliati fuori dagli investimenti delle aziende dell’automotive impegnate nella transizione. Come peraltro avviene da anni. Il problema strutturale dei biocarburanti è rappresentato dalla loro non scalabilità: ovvero, se ne può produrre un quantitativo necessariamente molto limitato. La produzione su vasta scala di biomasse ha fatto emergere pratiche di land-grabbing, causato deforestazione (diretta o indiretta) di zone vergini ad alto assorbimento di carbonio e tensioni sui prezzi e sull’accessibilità dei beni alimentari, contesi tra il settore alimentare e quello energetico; nonché ha esposto a potenziali frodi lungo le supply-chain, dovuti agli incentivi riservati ai biofuels. Il tutto per coprire appena il 4% dei consumi energetici nazionali dei trasporti. Per questo i biofuel dovrebbero, al più, essere un’applicazione di nicchia. L’Italia è l’unico stato dell’Ue che partecipa alla Global Biofuel Alliance. I biofuel, ci si dice, sono la nostra chance per non essere succubi del primato cinese sull’auto elettrica. Ma la realtà è ben diversa: nel 2021, appena il 6% delle materie prime per la produzione di biodiesel era di origine nazionale – con il restante importato dall’estero – e solo un terzo del biodiesel immesso in consumo è stato raffinato in Italia. Guardando agli oli esausti di cottura – il principale feedstock impiegato in Italia – l’80% è di importazione cinese. Ed è proprio su queste materie prime – gli UCO cinesi – che la Commissione ha aperto un’investigazione su possibili frodi lungo le catene di approvvigionamento, come già evidenziato dal rapporto della Corte dei Conti UE. Ma perché, allora, non ce le produciamo da soli le biomasse? Ci sta provando Eni, la cui strategia di approvvigionamento in Africa, come previsto nel piano Mattei del governo, sembra essere al palo. La recente inchiesta sul campo di T&E sugli agri-hub in Kenya e Congo (dove si coltivano ricino, cotone e croton) fa emergere produzioni sin qui assai lontane dagli obiettivi industriali annunciati (nonché socialmente insostenibili). Il futuro del settore automotive è già indirizzato verso lo sviluppo dell’auto elettrica e difficilmente – a fronte dei miliardi già investiti – i carmaker faranno marcia indietro. E l’Italia non può certo candidarsi a nicchia europea dell’endotermico. Piuttosto che puntare sui biofuel per il trasporto stradale, dove l’elettrificazione è di gran lunga la soluzione più efficiente, commercialmente matura e pulita, sarebbe opportuno che li destinassimo alla decarbonizzazione del settore aereo di lunga distanza, dove difficilmente ci saranno valide alternative nel breve-medio termine (e dove il mercato saprà assorbirne la produzione). Read the full article
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powersol · 1 year ago
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Energie Rinnovabili: inesauribili e sostenibili
In un mondo in cui i combustibili fossili diventano sempre più costosi, ecco che entrano in gioco le energie rinnovabili, pronte a soddisfare la crescente domanda di energia da parte dell’uomo. L’energia rinnovabile corrisponde a tutte quelle fonti di energia non soggette ad esaurimento e con un limitato impatto ambientale. Le fonti di energia rinnovabile rispettano le risorse provenienti dal mondo naturale, non inquinano e non si esauriscono, perché sono in grado di rigenerarsi a fine ciclo. Al giorno d’oggi queste risorse, che producono un impatto ambientale minimo, si stanno sempre di più affermando come energia del futuro, un’energia pulita ed economica.
Il mercato oggi
Le prospettive di crescita del mercato delle energie rinnovabili sono significative e derivano dalla maggior consapevolezza, dalla presa di coscienza dei rischi ambientali da parte dei vari paesi europei. Oltre alla crescita dell’Europa, si stima che il Brasile diventerà il paese più green, ma il mercato principale per dimensioni sarà la Cina, seguita subito dopo dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti. Secondo le stime, sarà l’energia solare il settore trainante, soprattutto per quanto riguarda il settore industriale e quello commerciale. Per quanto riguarda l’Italia, il settore è in forte espansione, sia dal lato della produzione che da quello della domanda.
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Le fonti di energia non rinnovabile
Al contrario, le fonti di energia non rinnovabili sono quelle risorse che, oltre ad esaurirsi, non si riproducono naturalmente in breve periodo. Un esempio sono i combustibili fossili, il petrolio, il carbone, il gas naturale.
L’uso massiccio di queste fonti dipende dal fatto che esse sono meno costose da utilizzare ed estrarre e consentono una maggiore flessibilità, poiché è possibile produrre diversi tipi di energia. Il problema maggiore però, al di là della possibilità che si esauriscano in futuro, è la quantità di inquinamento atmosferico che producono. Infatti, il pianeta si sta trovando a combattere una crisi climatica importante e il primo passo da compiere per uscirne è quello di attuare un processo di “decarbonizzazione”, ovvero sostituire le fonti di energia non rinnovabile con quelle green. Nonostante questo, le energie non rinnovabili ricoprono un ruolo fondamentale nel nostro paese, per ragioni economiche ma anche energetiche: grazie al loro elevato potere energetico, sono ancora indispensabili per soddisfare il fabbisogno totale italiano.
Le principali fonti di energia rinnovabile
Concretamente, le principali risorse presenti sul nostro pianeta sono:
L’energia solare: è ottenuta dal sole e offre la possibilità di riscaldare o raffreddare case e ambienti di lavoro, convertendosi in energia elettrica grazie ai pannelli solari e agli impianti fotovoltaici. Questo tipo di energia presenta il minor impatto ambientale e numerosi campi di applicazione (solare fotovoltaico, solare termico, solare termodinamico). Secondo alcuni studi, l’energia solare che si propaga nel nostro pianeta potrebbe da sola soddisfare l’intero fabbisogno energetico dell’umanità: infatti, un giorno di irradiazione solare potrebbe compensare i consumi energetici per un anno.
L’energia eolica, un tipo di energia meccanica prodotta dalla massa d’aria spostata dal vento e successivamente convertita dalle pale eoliche e utilizzabile nelle abitazioni. Per esempio, la Danimarca nel 2015 è riuscita a coprire il 47% del suo fabbisogno energetico complessivo.
L’energia geotermica, un’energia pulita che sfrutta il calore della terra derivato da sorgenti termali, geyser e soffioni.
L’energia da biomasse, la prima fonte di energia utilizzata dall’essere umano, quella prodotta da qualsiasi componente di origine biologica (per esempio la legna da ardere). Deriva dai processi di combustione di alberi, piante, residui agricoli, industriali e rifiuti urbani.
L’energia idroelettrica, è rinnovabile solo se l’uomo non ne fa un uso smodato e corrisponde all’impiego di acqua per la generazione di energia. Al superamento di un dato dislivello, si può sfruttare la trasformazione del potenziale di masse d’acqua. La sua importanza strategica aumenterà all’avvicinarsi delle scadenze per gli obiettivi ambientali imposti dall’Europa. In Italia è la fonte di energia rinnovabile più importante e copre circa il 17% della produzione totale.
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aneddoticamagazinestuff · 8 years ago
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Accordi per l'ambiente o prese in giro?
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Accordi per l'ambiente o prese in giro?
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Paesi “ambientalisti”: il trucco c’è …e si vede
Nelle scorse settimane, gli USA sono saliti alla ribalta delle cronache ambientaliste. Prima la ratifica della COP21 mano nella mano con la Cina. Poi la sottoscrizione dell’accordo in Ruanda per la riduzione dei gas serra. Tutte iniziative che, al lettore o ascoltatore disattento, potrebbero far pensare ad un cambio di rotta delle politiche devastanti per l’ambiente che hanno caratterizzato i paesi nordamericani.
Ma se si guarda bene, ci si rende conto che niente è cambiato. Gli accordi di Parigi prevedono azioni per arginare l’innalzamento delle temperature a partire dal 2030. quelli sottoscritti in Ruanda, prevedono che gli USA scendano in campo non prima del 2019 (altri potranno farlo addirittura nel 2029, quando le misure promesse non serviranno più a molto). Ma anche se decideranno di agire per ridurre le emissioni di CO2, le politiche degli USA restano (per usare un eufemismo) poco chiare e trasparenti.
Il Clean Power Plan (CPP), che è alla base della strategia di lotta ai cambiamenti climatici avanzata dal presidente (uscente) Barack Obama, potrebbe non servire a molto. La legalità del CPP è stata contestata una coalizione di 28 Stati e decine di aziende e gruppi industriali e la vicenda è entrata nelle aule dei tribunali. Come se questo non bastasse, un folto gruppo di senatori di entrambi gli schieramenti ha avanzato la proposta bislacca (oltre che difficile da giustificare scientificamente), di escludere dal computo delle emissioni di gas serra prodotto dal Paese la CO2 emessa dalla combustione di biomasse per produrre finalizzata alla produzione di elettricità. La giustificazione addotta è che queste emissioni sarebbero riassorbite nel giro di 40 o 50 anni da nuovi alberi e nuove foreste piantate per sostituire quelle bruciate.
A promuovere questo stratagemma (che serve solo a ritardare le azioni sul rispetto degli accordi appena sottoscritti e ratificati) due senatori del Maine – Susan Collins, repubblicana, e Angus King, indipendente. Un simile stratagemma consentirebbe di ridurre “d’ufficio” le emissioni prodotte dal settore energetico e di innalzando di conseguenza il margine di emissioni consentite dagli altri settori.
Gli oppositori di questa misura sostengono che adottare questa politica ridurrebbe la spinta verso l’introduzione delle vere energie rinnovabili. Secondo le analisi del Partnership for Public Integrity basate sui dati della Public Enviromental Agency, l’Agenzia pubblica per l’ambiente, la generazione elettrica da biomassa sostituirebbe quella prodotta con il solare fotovoltaico di un 20 per cento.
I proponenti l’iniziativa non hanno pensato anche ai danni causati sulla gestione combinata del sistema idrico nazionale ed internazionale: le foreste svolgono un ruolo primario sulle riserve di acqua potabile (filtrando l’acqua, proteggendo il suolo e molto altro ancora). Disboscare tra 6 e 8 milioni di acri (cioè tra 2,43 e 3,23 milioni di ettari) di foresta potrebbe causare una accelerazione spaventosa dei danni alle riserve idriche del paese che in molti stati (come California e Colorado) già presentato criticità al limite della sopravvivenza.
C.Alessandro Mauceri
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universodonna-official · 4 years ago
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IL CAMBIAMENTO CLIMATICO
LE PAROLE CHIAVE PER CAPIRE IL FENOMENO E COMBATTERLO INSIEME Il cambiamento climatico é un tema di primaria importanza che da diversi anni viene messo in risalto soprattutto dalla comunità scientifica ma anche da alcuni politici e personaggi dello sport e dello spettacolo.Il clima della Terra sta cambiando, determinando variazioni del livello del mare, scioglimento dei ghiacciai e generale…
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kon-igi · 2 years ago
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PAPER BRIQUETTES o detto nella fiera e italica lingua BRICCHETTE DI CARTA
Gelo gli animi premettendo che si tratta di una pratica ILLEGALE - perlomeno qua da noi - perché
La carta deve essere riciclata (giustamente)
I fuochi di stufe e camini devono avvenire con combustione di biomasse vegetali vergini
La combustione di carta rilascia diossina, idrocarburi policiclici e benzopireni (cosa che peraltro avviene anche con legna, pellet etc)
Infatti prometto che se Putin riapre i rubinetti del gas (o se non arrivano gli zombie) io con le centinaia di brichette che si stanno essicando ci faccio una piramide accanto al contenitore della carta, in caso contrario vi vo nel culo a tutti perché tanto la gente quest’inverno si scalderà bruciando le ville dei ricchi col fuoco della rivoluzione e a me l’odore di carne bruciata non piace.
Ogni bricchetta bagnata pesa circa 1 kg e prevedo una perdita di peso di circa il 50% (vi dirò a fine essiccatura) ma in assenza di dati precisi sul potere calorifico della carta pressata posso solo dirvi che 100 chili di legna (faggio, robinia e quercia) io li pago 14 euro e quindi per equagliarne il peso dovrei pressare 200 bricchette.
La mia pressa bricchettatrice l’ho presa su Amazon a 25€ (la più economica) ma esistono decine di metodi più artigianali e a costo zero per preparare bricchette simili... basta avere pazienza e una temperatura esterna compatibile con la vita.
Fattori che al momento mi mancano.
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mezzopieno-news · 4 years ago
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DECOLLA IL PRIMO VOLO MERCI A EMISSIONI ZERO
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Per la prima volta nel mondo dell'aviazione commerciale, un volo cargo ha completato con successo il viaggio di andata e ritorno con carburante non inquinante.
Il primo volo merci a emissioni zero ha coperto il tratto tra Francoforte e Shanghai ed è stato effettuato dalla compagnia aerea Lufthansa Cargo con la collaborazione del fornitore di servizi logistici DB Schenker. Questo risultato è stato ottenuto grazie all’utilizzo di Sustainable Aviation Fuel (SAF), il carburante che abbatte le emissioni in tutto il suo ciclo di vita. "Siamo già più avanti di quanto si pensi nella protezione del clima nel settore trasporto aereo di merci. Lo abbiamo dimostrato con il primo volo merci CO2 neutrale della storia", ha dichiarato Jochen Thewes, amministratore di DB Schenker. "Con l'inizio del programma di volo estivo del 2021, DB Schenker offrirà un trasporto aereo a zero emissioni di gas serra come servizio regolare”.
Il Sustainable Aviation Fuel (SAF) è un cherosene sostenibile prodotto da biomasse come oli vegetali e da cucina riciclati. Il processo di produzione per questo carburante è il power-to-liquid (PtL) basato su elettricità rinnovabile, acqua e CO2. Utilizzando il SAF le emissioni di CO2 fossile di un volo sono completamente azzerate. Durante la combustione nel motore viene rilasciata solo CO2 precedentemente rimossa dall'atmosfera. DB Schenker e Lufthansa Cargo stanno inoltre realizzando un programma di rimboschimento per compensare le emissioni che derivano dalla produzione della biomassa, dalla lavorazione e dal trasporto del SAF. Ciò garantisce che i voli siano complessivamente neutri rispetto ai gas serra.
________________________
Fonte: Lufthansa; DB Schenker; IATA - 4 dicembre 2020
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pettirosso1959 · 3 years ago
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“Quindi mi state dicendo che le biomasse possono inquinare più del traffico urbano? Perdindirindina, chi lo avrebbe mai sospettato?!”
Scherzi a parte, chi si è informato spesso su queste tematiche sa che “inquinamento” è un parolone e non si parla solo di emissioni di gas serra. Per quanto le biomasse siano più “carbon neutral” dei combustibili fossili, emettono altro come, ad esempio, le polveri sottili.
Facendo un breve ripasso: il particolato atmosferico è composto da polveri sottili di diverse dimensioni e causa milioni di morti ogni anno. Le due frazioni di maggiore interesse, riguardante gli effetti sulla salute dell’uomo, sono il particolato con diametro inferiore a 10 e 2.5 micrometri, identificati come PM10 e PM2.5, rispettivamente. Il secondo è quello più pericoloso.
Detto questo, secondo uno studio riportato dal The Guardian, è stato dimostrato che, in generale, l’inquinamento da polveri sottili in UK è diminuito dal 1970 al 2020, ma diversamente da quanto si pensa, le emissioni causate da processi di combustione domestici (camini, cucina, ecc.) sono maggiori rispetto alle emissioni causate dal settore dei trasporti. Inoltre, mentre, quest’ultimo ha visto una riduzione delle emissioni di polveri sottili (sia PM10 che PM2,5) – grazie anche alle nuove normative sui trasporti – le case degli inglesi hanno emesso più di quanto non si facesse nel 2005.
In più, secondo lo studio, il 70% delle emissioni di PM2.5 “domestiche” nel 2020 è stato causato dall’uso della legna come combustibile e ha fatto lievitare le emissioni al 17% del totale contro il 13% emesso dai mezzi di trasporto.
Non è la prima volta che se ne parla. Solo ad Ottobre del 2021, il The Guardian ha pubblicato un altro articolo riguardante proprio i nuovi forni a legna “eco” che emettono circa 750 volte più polveri sottili rispetto ai moderni veicoli pesanti per il trasporto merci.
Ovviamente, il settore industriale ed edile rappresenta la maggiore fonte di inquinamento di polveri sottili (il 27% per il solo PM2.5), ma come definito da Gary Fuller, membro dell’Air Quality Expert Group: “molte persone vivono più vicino ai camini domestici che a sorgenti industriali o autrostrade” (ndr).
FONTI:
- The Guardian, “Wood burners emit more particle pollution than traffic, UK data shows” (https://www.theguardian.com/environment/2022/feb/15/wood-burners-emit-more-particle-pollution-than-traffic-uk-data-shows)
- GOV.UK, “Emissions of air pollutants in the UK – Particulate matter (PM10 and PM2.5)” (https://www.gov.uk/government/statistics/emissions-of-air-pollutants/emissions-of-air-pollutants-in-the-uk-particulate-matter-pm10-and-pm25)
- The Guardian, “‘Eco’ wood stoves emit 750 times more pollution than an HGV, study shows” (https://www.theguardian.com/environment/2021/oct/09/eco-wood-stoves-emit-pollution-hgv-ecodesign)
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pietroalviti · 5 years ago
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Frosinone, Ceccano, Cassino, inquinamento: anche per il CNR la maggior parte viene dai camini Almeno il 50% del PM10 è stato generato da combustione di biomasse, per cui, traffico a parte, il 50% degli sforamenti del 2020 sarebbero avvenuti comunque per le sole emissioni dovute alla combustione di biomasse.
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tmnotizie · 5 years ago
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SAN BENEDETTO – Il sindaco Pasqualino Piunti ha firmato l’ordinanza che, nel rispetto delle nuove prescrizioni impartite dalla Regione Marche, modifica il procedente provvedimento in materia di contenimento dell’inquinamento atmosferico. L’ordinanza entra in vigore il primo novembre prossimo e sarà valida fino al 15 aprile 2020 per riprendere il 1° novembre di ogni anno con scadenza 15 aprile dell’anno successivo.
L’ordinanza vieta tutti i giorni (e non soltanto in quelli feriali, com’era previsto nel precedente provvedimento) l’accensione degli impianti a biomassa solida (legna, cippato, pellet, carbonella, etc.), inclusi i caminetti tradizionali aperti e quelli moderni chiusi, nonché di quelli a carbone fossile, utilizzati per il riscaldamento degli ambienti interni o solo per la produzione di acqua sanitaria. Fanno eccezione gli impianti che abbiano una classe di qualità superiore alle 3 stelle, cioè producano emissioni inferiori a quelle stabilite dalla tabella inserita nell’ordinanza, e le unità immobiliari in cui non ci sono altri tipi di riscaldamento, autonomo o centralizzato.
Per le attività produttive di panificazione e ristorazione, é vietato utilizzare la combustione di biomasse legnose per la cottura dei cibi, in apparecchiature varie, salvo che tali apparecchiature siano dotate di idonei sistemi di abbattimento delle polveri sottili nei fumi, realizzati secondo le migliori tecnologie disponibili.
Il testo integrale  dell’ordinanza è disponibile sul sito www.comunesbt.it alla voce “atti amministrativi”.
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gobelluno · 6 years ago
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Feltre Rinnova: l’amministrazione comunale incontra rivenditori e impiantisti
Feltre Rinnova: l’amministrazione comunale incontra rivenditori e impiantisti
FELTRE– Sono stati circa una trentina i rivenditori e gli operatori del settore legato agli impianti di combustione a biomasse che hanno risposto all’invito dell’amministrazione comunale di Feltre per l’incontro che si è svolto stamane in municipio. Obiettivo della riunione, durante la quale il confronto è stato franco e ha toccato anche alcuni elementi di criticità, promuovere il più possibile…
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aneddoticamagazinestuff · 8 years ago
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Accordi per l'ambiente o prese in giro?
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Accordi per l'ambiente o prese in giro?
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Paesi “ambientalisti”: il trucco c’è …e si vede
Nelle scorse settimane, gli USA sono saliti alla ribalta delle cronache ambientaliste. Prima la ratifica della COP21 mano nella mano con la Cina. Poi la sottoscrizione dell’accordo in Ruanda per la riduzione dei gas serra. Tutte iniziative che, al lettore o ascoltatore disattento, potrebbero far pensare ad un cambio di rotta delle politiche devastanti per l’ambiente che hanno caratterizzato i paesi nordamericani.
Ma se si guarda bene, ci si rende conto che niente è cambiato. Gli accordi di Parigi prevedono azioni per arginare l’innalzamento delle temperature a partire dal 2030. quelli sottoscritti in Ruanda, prevedono che gli USA scendano in campo non prima del 2019 (altri potranno farlo addirittura nel 2029, quando le misure promesse non serviranno più a molto). Ma anche se decideranno di agire per ridurre le emissioni di CO2, le politiche degli USA restano (per usare un eufemismo) poco chiare e trasparenti.
Il Clean Power Plan (CPP), che è alla base della strategia di lotta ai cambiamenti climatici avanzata dal presidente (uscente) Barack Obama, potrebbe non servire a molto. La legalità del CPP è stata contestata una coalizione di 28 Stati e decine di aziende e gruppi industriali e la vicenda è entrata nelle aule dei tribunali. Come se questo non bastasse, un folto gruppo di senatori di entrambi gli schieramenti ha avanzato la proposta bislacca (oltre che difficile da giustificare scientificamente), di escludere dal computo delle emissioni di gas serra prodotto dal Paese la CO2 emessa dalla combustione di biomasse per produrre finalizzata alla produzione di elettricità. La giustificazione addotta è che queste emissioni sarebbero riassorbite nel giro di 40 o 50 anni da nuovi alberi e nuove foreste piantate per sostituire quelle bruciate.
A promuovere questo stratagemma (che serve solo a ritardare le azioni sul rispetto degli accordi appena sottoscritti e ratificati) due senatori del Maine – Susan Collins, repubblicana, e Angus King, indipendente. Un simile stratagemma consentirebbe di ridurre “d’ufficio” le emissioni prodotte dal settore energetico e di innalzando di conseguenza il margine di emissioni consentite dagli altri settori.
Gli oppositori di questa misura sostengono che adottare questa politica ridurrebbe la spinta verso l’introduzione delle vere energie rinnovabili. Secondo le analisi del Partnership for Public Integrity basate sui dati della Public Enviromental Agency, l’Agenzia pubblica per l’ambiente, la generazione elettrica da biomassa sostituirebbe quella prodotta con il solare fotovoltaico di un 20 per cento.
I proponenti l’iniziativa non hanno pensato anche ai danni causati sulla gestione combinata del sistema idrico nazionale ed internazionale: le foreste svolgono un ruolo primario sulle riserve di acqua potabile (filtrando l’acqua, proteggendo il suolo e molto altro ancora). Disboscare tra 6 e 8 milioni di acri (cioè tra 2,43 e 3,23 milioni di ettari) di foresta potrebbe causare una accelerazione spaventosa dei danni alle riserve idriche del paese che in molti stati (come California e Colorado) già presentato criticità al limite della sopravvivenza.
C.Alessandro Mauceri
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paoloxl · 6 years ago
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Dopo la straordinaria assemblea nazionale del 17 novembre scorso a Venaus, tantissime realtà che ogni giorno si battono contro le grandi opere inutili e dannose e per la giustizia ambientale promuovono l’assemblea che si svolgerà il 26 gennaio prossimo a Roma, facendo appello a tutti coloro che nel nostro paese hanno a cuore la sicurezza dei territori, la tutela dell’ambiente e un corretto utilizzo delle risorse pubbliche.
Vogliamo costruire insieme a tutti coloro che vorranno la grande manifestazione nazionale che ci vedrà scendere in piazza a roma il 23 marzo!
Qui di seguito trovate l’appello che convoca l’assemblea. Ci vediamo a Roma!
Appello per una nuova assemblea nazionale dei comitati e dei movimenti contro le grandi opere inutili e imposte, per la giustizia ambientale. 
Verso la mobilitazione nazionale di Roma del 23 marzo.
Roma, 26 gennaio, Sapienza, aula 1 Facoltà di Lettere Università la Sapienza (Piazza Aldo Moro 5), ore 13,30
A tutti i comitati, i movimenti, le associazioni e i singoli che da anni si battono contro le grandi opere inutili e imposte e per una nuova stagione di giustizia ambientale e la salvaguardia del Pianeta.
Ci siamo ritrovati a Venezia lo scorso settembre, poi ancora a Venaus, in Val Susa e in molti altri luoghi, da nord a sud, dando vita ad assemblee che hanno raccolto migliaia di partecipazioni. Siamo le donne e gli uomini scesi in Piazza lo scorso 8 dicembre a Torino, a Padova, Melendugno, Niscemi, Firenze, Sulmona, Venosa, Trebisacce e in altri luoghi.
Tutte e tutti abbiamo accolto una sfida, quella di portare a Roma il prossimo 23 marzo la nostra voce ed un nuovo messaggio. Un messaggio che ribadisca la necessità di farla finita con il modello di sviluppo legato alle grandi opere inutili e dannose: una tragedia per l’ambiente, un furto di denaro pubblico per interessi di pochi, una manna per i corrotti, con progetti e cantieri che, in barba alla volontà popolare, vengono imposti manu militari, reprimendo il dissenso.
Porteremo le nostre valutazioni sul “governo del cambiamento“ che mentre tergiversa sull’analisi costi benefici del TAV in Val di Susa, ha fatto chiara retromarcia su tutte le altre opere e gli altri territori: Il TAV 3° Valico, il TAP, le Grandi Navi ed il MOSE a Venezia, l’ILVA a Taranto,le autorizzazioni a cercare idrocarburi nello Ionio, in Adriatico, in Sicilia ed il rischio di rilascio di numerose concessioni on shore, Il MUOS in Sicilia e così via.
Dovremo esprimere un punto di vista chiaro su ciò di cui il nostro Paese ha davvero bisogno, facendola finita con le grandi opere inutili, per avviare un percorso unanime e virtuoso di programmi concreti a favore delle vere necessità del popolo e dei territori, mettendo al primo posto la cura e la messa in sicurezza del territorio, le bonifiche, piccole opere necessarie a vivere meglio ed in grado di dare lavoro diffuso e garantito, buona sanità, servizi adeguati, scuola pubblica ed università libere e sganciate dai modelli aziendalisti, sanità e pensioni decorose, una corretta politica sull’abitare e di inclusione della popolazione migrante con pari diritti e dignità.
L’ultimo rapporto IPCC indica che le emissioni vanno ridotte subito, altrimenti nel 2040 avremo già superato la soglia di sicurezza del riscaldamento globale di 1,5°C.
Affronteremo la crisi climatica che è collegata al modello di sviluppo attuale che ha già fatto troppi danni. Assistiamo ai continui fallimenti delle COP governative (l’ultima a Katowice, in Polonia, pochi mesi fa) e siamo consapevoli che solo un grande movimento può cambiare il corso di questa catastrofe climatica che si aggrava di anno in anno.
Molto si può e si deve fare!
Solo rinunciando da subito al carbone, agli inceneritori, alla combustione di biomasse, alla geotermia elettrica, agli agrocombustibili; solo riducendo drasticamente l’uso delle fonti fossili, del gas anch’esso climalterante; solo praticando con rigore e decisione l’alternativa di un modello energetico autogestito dal basso, in opposizione a quello centralizzato e di mercato, abbandonando progetti di infrastrutture inutili e dannose, finanziando interventi dai quali potremo trarre benefici immediati (messa in sicurezza idrogeologica e sismica dei territori , riconversione energetica, educazione e ricerca ambientali), si potrà finalmente cominciare a dare priorità alla lotta degli effetti climalteranti, cessando così di contrapporre salute e lavoro come invece è stato fatto a Taranto.
E’ urgente imporre un cambio di rotta rispetto all’attuale paradigma energetico e produttivo, per il diritto al clima ed alla giustizia climatica, per favorire cooperazione e sviluppo scientifico al servizio del valore d’uso.
E’ urgente garantire il diritto all’acqua pubblica, una nuova Strategia Energetica Nazionale riscritta senza interessi delle lobbies, la messa a soluzione delle scorie nucleari, la riduzione delle spese militari, il disarmo nucleare.
Sosteniamo che questa transizione ecologica indispensabile la debbano pagare i detentori di capitale, i grandi gruppi finanziari, le élite che negli ultimi anni hanno approfittato della crisi per arricchirsi riservando alle persone e ai territori solo la ricetta dell’austerità e la distrazione di massa della guerra tra poveri, mettendo l’uno contro l’altro, alimentando la disinformazione.
Assieme al NO , la nostra piazza sarà capace di trasmettere l’urgente necessità di cambiamento della società a fronte del modello capitalistico che distrugge convivenza ed ecosistema.
Siamo consapevoli che ad oggi nessun governo, tanto meno quello in carica, ha mostrato di avere le condizioni per poter realizzare quello che vogliamo e che necessita per far sopravvivere il pianeta.
A fronte delle emergenze reali che chiamiamo in causa, chi ha il potere è impegnato a soffiare sul fuoco del razzismo, del sessismo e dell’autoritarismo, alimentando, con costante opera di manipolazione mediatica, nuove forme di desolidarizzazione ed oscurantismo.
Discuteremo di come costruire un movimento, uno spazio pubblico aperto che in tante e tanti stiamo cercando per trasformare la società, il modo in cui si guarda alla vita dei territori, per decidere insieme il nostro futuro, per iniziare un cammino di giustizia ambientale, che non può più aspettare.
La manifestazione di Roma, il prossimo 23 marzo, sarà un passo importantissimo in questa direzione. Prepariamolo assieme!
I comitati contro le grandi opere inutili e i movimenti per la giustizia ambientale.
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svediroma · 7 years ago
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Energia, ambiente e società: la prossima grande crisi globale? / Energy, environment and society: the next big global crisis?
Dato che siamo in una situazione sempre più critica per quanto riguarda il futuro del nostro pianeta, questa volta abbiamo deciso di dedicare la nostra puntata di radio Un'anno di volontà per commentare la situazione attuale in cui ci troviamo come abitanti del pianeta Terra, all'attuale situazione di consumo e spreco di energia e alle possibili alternative per contribuire alla cura dell'ambiente.
Poiché si tratta di un problema che si sviluppa da molto tempo e le conseguenze sono e possono essere davvero devastanti, ci sono diverse persone che dedicano il loro tempo alla ricerca e alla diffusione della realtà in cui ci troviamo e, soprattutto, di possibili soluzioni e alternative a livello tecnico, sociale e politico per porre fine a questo problema prioritario.
Per questo vorrei condividere con voi un breve riassunto di una classe insegnata da mio padre, che sta sviluppando il suo lavoro di ricerca in Ingegneria ambientale ed Energia, svolta nelle strade di Madrid come metodo di protesta contro i tagli all'educazione e con l'intenzione di sensibilizzare chiunque fosse interessato, come solleva lui, alla prossima grande crisi globale?
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Since we are in an increasingly critical situation regarding the future of our planet, this time we decided to dedicate our radio episode Un’anno di volontà to comment on the current situation in which we find ourselves as inhabitants of the Earth, the current situation of consumption and waste of energy and possible alternatives to contribute to the care of the environment.
Since it is a problem that has been developing for a long time and the consequences are and can be really devastating, there are several people who dedicate their time to research and spread the reality in which we find ourselves and, above all, possible solutions and technical, social and political alternatives to put an end to this priority problem.
For this reason I would like to share with you a brief summary of a class taught by my father, who is developing his research work in Environmental Engineering and Energy, carried out in the streets of Madrid as a method of protest against cuts to education and with the intention of sensitizing anyone who was interested, as he suggests, of the next big global crisis?
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Energia, ambiente e società: la prossima grande crisi globale?
                                                                                   Fernando Gutiérrez Martín
Fino al diciannovesimo secolo, l'energia disponibile per le società umane era limitata a forme di energia solare appena `approdata´; con la rivoluzione industriale abbiamo iniziato a usare in modo massiccio un'energia che raggiunse la Terra `milioni di anni´ fa: analizzeremo le possibili conseguenze di questa situazione completamente nuova nella storia dell'umanità, così come le strategie di risposta dal punto di vista della tecnologia, dell'ambiente e della società.
Attraverso la fotosintesi, le piante verdi usano la radiazione solare per trasformare la CO2 dall'atmosfera in `carboidrati´; il processo si chiude con la decomposizione della materia organica, ad eccezione di una piccola parte che sfugge al ciclo formando depositi fossili nel corso di molte migliaia di anni. La combustione di carbone, petrolio e gas naturale attualmente restituisce oltre 7000 MtonC/anno, insieme ad altri sottoprodotti, con un aumento della concentrazione di oltre lo 0,5% all'anno. La CO2 e altri gas a `effetto serra´ hanno forti bande di assorbimento nello spettro di radiazione terrestre, causando cambiamenti di temperatura come confermato da modelli, studi di paleo-climatologia e gli impatti osservati. Al giorno d'oggi, la catena di cause ed effetti è ben nota, così come le possibili strategie di risposta relative all'uso di energia, sviluppo e demografia (i tre fattori decisivi all'origine del problema).
Le strategie comprendono la promozione di fonti alternative e la riduzione dell'uso dell'energia in tutti i settori e paesi, in un modo `ambizioso, equo e vincolante´. La diversificazione energetica comprende l'energia nucleare, i combustibili leggeri e le biomasse, nonché le energie rinnovabili non di combustione (come solare, eolica, idroelettrica, geotermica e marina). Tuttavia, il nucleare è un'opzione poco attraente, se non è in grado di risolvere i problemi di base della sicurezza, della gestione dei rifiuti e della proliferazione atomica. Il metano e la biomassa hanno indubbi vantaggi, ma sono probabilmente una soluzione parziale in quanto non eliminano sufficientemente le emissioni e competono con altri usi chiave delle piante. Le nuove energie rinnovabili hanno un grande potenziale, sebbene la produzione sia limitata dalla sua diluizione e variabilità, quindi richiedono un elevato dispiegamento di materiali e strutture per la generazione, la trasmissione e lo stoccaggio, come impianti di supporto, linee elettriche, batterie o idrogeno.
Tutto ciò rende necessario agire in modo complementare sulla domanda di energia, attraverso modelli di efficienza, risparmio e consumo. L'efficienza energetica ha a che fare con diverse opzioni tecniche nell'industria, negli edifici e nei trasporti, che spesso portano ad altri vantaggi; tuttavia, ci sono limiti termodinamici a questi miglioramenti, così come un altro fatto forse meno noto: l'uso di `elementi esotici´ in molte tecnologie all'avanguardia può strangolare il loro massiccio dispiegamento e influire sugli impatti del ciclo di vita (ad esempio terre rare, batterie di litio e celle a combustibile con metalli preziosi). Per tutto ciò, oltre alla semplice ottimizzazione di processi, prodotti e servizi, sono necessarie nuove visioni di Storia e Politica, che siano in grado di svelare i conflitti contenuti nel mito dello `sviluppo sostenibile´.
All'interno delle nuove politiche, temi come la popolazione, i bisogni umani e i modelli di comportamento costituiscono il tema centrale. Ciò implica il cambiamento delle regole del gioco, poiché il grande problema del capitalismo verde è la sua logica espansiva, mentre l'ambiente comprende solo le grandezze assolute (come mostrato dall'equazione I = PAT); quindi, le politiche nel contesto della `sostenibilità´ sono molto più di una semplice `ingegneria ambientale´ che agisce solo a livelli di produzione con un grande apparato tecno-logico. La teoria dei giochi evidenzia il meccanismo perverso con cui le decisioni redditizie per il pianeta sono negative per il `sottosistema economico´, come viene proposto, e quindi sono impopolari. La sostenibilità è quindi una proprietà complessa, poiché unisce ampie esigenze di conflitto permanente; ci manca anche una teoria ecologica dello stato democratico in grado di affrontare questo tipo di dilemma e questa è forse la mancanza più urgente che dobbiamo affrontare con tutta la nostra forza, intelligenza ed entusiasmo.
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Sestri Levante: come sarà smaltito il materiale ligneo depositato sul litorale dalla mareggiata Il materiale potrà essere prelavato da privati per la combustione in impianti termici civili, essere inviato ad impianti per il trattamento di biomasse o anche essere bruciato direttamente sull’arenile.
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blogcity · 8 years ago
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Il pellet sta provocando un disastro ambientale: lo rivela uno studio inglese „Da tanti considerata un’alternativa “green” ai classici metodi di riscaldamento domestico, il pellet potrebbe, in realtà, inquinare, quanto o più del carbone. A dimostrarlo è una ricerca del Royal Institute International of Affairs che pone un’altra luce sugli effetti dell’utilizzo delle biomasse per il riscaldamento. “ Il pellet sta provocando un disastro ambientale: lo rivela uno studio inglese „ Utilizzare il legno degli alberi tagliati per riscaldarsi non è mai una buona idea secondo i ricercatori visto che i vecchi alberi tagliati vengono sostituiti con piccole e giovani piante impossibilitate a produrre la stessa quantità di ossigeno, ma non solo. I nuovi alberi, per necessità dell’industria, vengono eliminati prima che si sviluppino nella loro interezza con il risultato di squilibrare il sistema. Ogni albero tagliato, per produrre combustibili come il pellet, secondo i ricercatori, abbatte la quantità di carbonio assorbita con un danno notevole per l’ambiente visto che la CO2 viene rilasciata nuovamente nell’ambiente attraverso le stufe. Risale al 2015, invece, un’altra ricerca del Ministero della Salute, le Arpa regionali e l’Enea che ha sottolineato come la combustione delle biomasse come il pellet provochi il rilascio nell’ambiente di particolato, ossidi di azoto e composti organici volatili in grado di provocare significativi danni alla salute con malattie respiratorie e cancro. La notizia su ScienzeNotizie “
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