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Alessandria: Storie alessandrine e memorie di vite al Museo della Gambarina. Un incontro culturale per scoprire la storia di Paolo Desana attraverso parole e musica
Alessandria, 26 novembre 2024 – Il Museo Etnografico della Gambarina accoglie un nuovo appuntamento della rassegna letteraria "Storie alessandrine: un libro, tante vite", un’iniziativa culturale di grande rilievo organizzata dall’Associazione Alessandria
Alessandria, 26 novembre 2024 – Il Museo Etnografico della Gambarina accoglie un nuovo appuntamento della rassegna letteraria “Storie alessandrine: un libro, tante vite”, un’iniziativa culturale di grande rilievo organizzata dall’Associazione Alessandria in Pista in collaborazione con numerose realtà culturali della città. L’incontro, curato da Albino Neri e Mauro Remotti, vedrà la presentazione…
#Albino Neri#Alessandria in Pista#Alessandria today#Amici del Museo Gambarina#Andrea Desana#associazioni culturali Alessandria#Carlo Fortunato#circoli culturali#Circolo Provinciale della Stampa#Cultura alessandrina#cultura e tradizioni#cultura locale.#Denominazioni di Origine Controllata#Dialoghi letterari#Edizioni Remedios#eventi culturali Alessandria#eventi Museo Gambarina#eventi novembre 2024#Google News#Identità Culturale#incontri letterari#Italia Nostra Alessandria#italianewsmedia.com#lager nazisti#libri Alessandria#Marco Caramagna#Mauro Remotti#memoria e tradizione#Memoria storica#Museo C’era una volta
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Sottolineare che, guardando i dati elettorali degli ultimi anni, si evince che dove il livello culturale è inferiore stravince la destra non è classismo, ma dato di fatto
Dirlo non vuol dire che chiunque voti a destra sia uno stupido ignorante, ma che i dati dimostrano che meno sei scolarizzato, più è alta la possibilità che tu sia vittima di una propaganda fatta di fake news, populismo, negazionismo, complottismo e promesse irrealizzabili
Una volta la massa votava sinistra? Si, perché i circoli politici erano anche e soprattutto circoli culturali, dove si formava una coscienza civile. Oggi sono poco più che centri di propaganda. Negli anni '60 l'operaio aveva la speranza di far studiare i propri figli, di farli laureare. Avere una cultura era un valore, qualcosa a cui ambire
Quello che dobbiamo chiederci è quando è cambiata questa cosa, quando l'operaio ha smesso di ambire al volere il figlio laureato, a vedere nella cultura il mezzo per migliorare la propria condizione (spoiler: inizia con b e finisce con erlusconismo)
Oggi sembra che mostrare cultura sia un problema, sia classista, sia guardare gli altri dall'alto al basso. Ci stiamo facendo un autogol spaventoso
Con la retorica del "radical chic" e del "comunista col rolex" sono riusciti a infilarci nella testa che sentirci culturalmente superiori sia sbagliato, di essere classisti non più interessati al popolo, che mostrare la propria cultura sia un vezzo deprecabile
Ricordiamoci che cultura non è necessariamente avere una laurea o ottenerla con 2 anni di anticipo, ma leggere, informarsi, partecipare alla vita civica, avere una coscienza civile
Chiunque può averne accesso, se lo desidera
Il problema sta proprio lì: il desiderarlo, il volerlo
@lamiki_e su Threads
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🔥 È NATA L’ASSOCIAZIONE DI “PASSAGGIO AL BOSCO”: UNO STRUMENTO METAPOLITICO E ORGANIZZATO PER LA “GUERRIGLIA CULTURALE”…
Costituitasi legalmente e già riconosciuta come Ente del Terzo Settore, l’associazione di “Passaggio al Bosco” spiega le vele, per radicare e diffondere - in ogni ambito e con ogni mezzo - la cultura identitaria.
🔴 Riconosciuta, comunitaria e operante
Pur essendo “burocraticamente” strutturata, ha anzitutto il compito di assolvere una funzione vitale, il cui scopo risiede nella volontà di andare oltre le contingenze orizzontali: essere la Comunità umana e metapolitica dei nostri autori, dei nostri collaboratori e dei nostri lettori. Non un contenitore vuoto per la raccolta di finanziamenti pubblici, ma un organismo vivente e pensante.
🔴 Fare rete, strutturarsi, agire metapoliticamente
La nostra Associazione - organizzata, libera e militante - ha il compito di operare trasversalmente, di fare rete, di valorizzare le esperienze, di moltiplicare le risorse e di creare nuovi spazi d’azione. Essa organizza presentazioni librarie, convegni, conferenze, seminari, gruppi di studio, cicli di Formazione, aperitivi letterari, mostre e momenti condivisi. Non solo: ha la facoltà di costituire circoli e strutture sui vari territori, coinvolgendo menti e mondi paralleli; di relazionarsi con le realtà politiche e culturali, innescando sinergie e contatti; di inaugurare collaborazioni con le istituzioni, partecipando a bandi, richiendo patrocini, proponendo eventi o lanciando progetti.
🔴 Cosa fatta capo ha
L’Associazione - edificata sulla base di una strategia decennale di lunga visione - ha già portato a termine molti eventi su scala nazionale, contribuendo alla realizzazione di progetti concreti. Tra questi, la nascita della prima “biblioteca identitaria” italiana, con la custodia di 15mila volumi e 5mila riviste, per la creazione di un archivio permanente - consultabile e accessibile - che possa qualificare la nostra “area” e trasmettere il nostro patrimonio ideale.
🌲 PER ADERIRE E DARCI UNA MANO:
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Bolzano: Via della Mostra. Fonte: mapio.net Questo modello di tipo internazionalistico di protezione delle minoranze cede il passo all’indomani del
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Il mito di Cuba è morto
Cuba è ben altro che il “paradiso socialista” oggi è diventato il simbolo dei danni del comunismo: non porta l’emancipazione delle masse, ma la loro repressione sistematica Oggi è un relitto che galleggia nel mare dei ricordi, un’ isola detenuta nel tempo, nei ricordi di qualche intellettuale di sinistra, con i capelli argentati. Nei loro Circoli culturali, persiste un aggrapparsi al mito di…
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Villa Nunes Vais, Firenze - Pian dei Giullari
L'iconica decorazioni a losanghe bianche, rosse e blu incorniciate da colonne tortili rende immediatamente riconoscibile la villa.
Recentemente ristrutturata dopo anni di abbandono fu residenza di campagna del fotografo e animatore di circoli culturali Maurio Nunes Vais (1856 - 1932).
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Torna il Maggio dei Monumenti
Con più di 300 eventi torna la storica manifestazione del Maggio dei Monumenti, la cui 30esima edizione è dedicata al tema “Le acque di Napoli”: dal 3 maggio al 2 giugno aperture straordinarie, spettacoli, incontri, laboratori, performance e una mostra diffusa articolata in cinque sezioni attraverso la città, offriranno ai cittadini e ai tanti turisti attesi la possibilità di scoprire storie e nuovi luoghi, di muoversi attraverso strade e quartieri seguendo narrazioni inedite. Le parole del sindaco di Napoli “Il Maggio dei Monumenti è un appuntamento fisso e atteso della programmazione culturale del Comune di Napoli, divenuto ormai di respiro nazionale. Sulla scia degli scorsi anni, anche quest’anno abbiamo voluto cogliere l’occasione per raccontare Napoli attraverso il suo bagaglio secolare, arricchendo così l’offerta in un periodo di piena affluenza. L’obiettivo è che cittadini e turisti si approprino pienamente dei luoghi e dei monumenti: il fine ultimo è contribuire a farli conoscere e valorizzarli” dichiara il Sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. Il calendario Il calendario del Maggio dei Monumenti è strutturato in modo da coinvolgere pubblici differenti per età e interessi, e le iniziative che lo compongono mirano alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico, paesaggistico e monumentale. “Trasversalità delle proposte, pubblici differenti, coinvolgimento della cittadinanza e attivazione di nuove collaborazioni. Il Maggio dei Monumenti è un’occasione importante per la città, che con la sua natura composita testimonia l’impegno dell’amministrazione comunale nella valorizzazione e promozione della cultura. Cultura che ha trovato la propria casa presso Palazzo Cavalcanti, sede di alcuni degli eventi in calendario oltre che hub produttivo nel corso dell’intero anno” afferma il Coordinatore delle politiche culturali del Comune di Napoli. Il tema del Maggio dei Monumenti 2024 Dopo l’edizione 2022 dedicata alla terra, e quella 2023 all’aria, il Maggio dei Monumenti 2024 sarà dedicato all’acqua quale elemento a partire dal quale riscoprire e attraversare la città: dal mare alle sorgenti, dalle fontane ai bacini artificiali, dagli acquedotti alle piogge, dai fiumi sotterranei agli abissi. L’acqua assume la forma di ciò che la contiene ma allo stesso tempo modifica, incide, scava, agisce sui luoghi e sulle idee che essa tocca. Elemento fisico, dunque, ma anche simbolico, che ha ispirato miti, leggende, canzoni, romanzi: e allora sirene, guarracini, palombari, uomini-pesce, mostri marini, pescatori, pozzari ci guideranno attraverso gli spazi e i monumenti di Napoli, città sulle acque e città d’acqua. La dimensione reale, storica, filosofica e fantastica si intreccia e si dipana nelle sezioni che comporranno il Maggio dei Monumenti 2024, coinvolgendo anche tanti enti pubblici e privati - tra cui ABC, Stazione Zoologica Anton Dohrn, Istituto Italiano per gli Studi Storici, Università di Napoli Federico II, Società di Storia Patria, MANN, Museo di Capodimonte, Palazzo Reale, Gallerie d’Italia -, la Fondazione Napoli Novantanove e gli istituti scolastici della città con il progetto “La scuola adotta un monumento”, i circoli nautici, i musei privati, le associazioni e altre realtà del territorio, che hanno risposto con entusiasmo e generosità all’appello del Comune. Immagini di copertina: Ufficio Stampa Comune di Napoli Read the full article
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Bari. Nuovo modello di condominio sociale diffuso per persone in condizioni di elevata marginalità sociale promosso dall'Assessorato al welfare
Bari. Nuovo modello di condominio sociale diffuso per persone in condizioni di elevata marginalità sociale promosso dall'Assessorato al welfare. L'assessorato al Welfare rende noto che è in fase di avvio il condominio sociale diffuso "Insieme a casa", riservato alle famiglie in emergenza abitativa assegnatarie delle abitazioni a Bari vecchia e finanziato con fondi PNRR - Missione 5 "Inclusione e coesione" - Componente 2 "Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore" - Sottocomponente 1 "Servizi sociali, disabilità e marginalità sociale", Investimento 1.3.1 - Housing First). Il progetto sarà presentato domani, martedì 30 gennaio, alle ore 18, in strada Santa Teresa delle Donne 8, nella sede della cooperativa sociale Lavoriamo Insieme, vincitrice del bando: saranno l'assessora al Welfare Francesca Bottalico e l'equipe della cooperativa a illustrare i contenuti dell'avviso e, contestualmente, a occuparsi della raccolta dei bisogni e dell'avvio del percorso di accompagnamento alle famiglie interessate. L'obiettivo dell'amministrazione comunale è quello di realizzare un nuovo modello innovativo di housing first in favore di persone e nuclei familiari in condizioni di elevata marginalità sociale, previsto per la prima volta all'interno di immobili di proprietà comunale in cui, nei mesi scorsi, sono stati effettuati lavori di ristrutturazione e di efficientamento energetico, che hanno interessato il rifacimento dei lastrici solari, la riqualificazione degli impianti idraulici ed elettrici, il rifacimento di alcuni servizi igienici, la tinteggiatura delle pareti e piccoli interventi di manutenzione. I beneficiari del servizio sono stati individuati dal Servizio sociale professionale del Comune di Bari: nei loro confronti sarà attivato un progetto personalizzato (PAI) volto a favorire percorsi di autonomia che spaziano dal sostegno al pagamento delle utenze all'accompagnamento ai servizi del territorio, dall'individuazione di percorsi formativi e pre-professionalizzanti al sostegno ai minori presenti nelle famiglie. "Dopo aver completato tutto l'iter amministrativo, possiamo finalmente partire con la co-progettazione assieme alle 11 famiglie baresi individuate per il progetto - commenta Francesca Bottalico -. Questa sperimentazione si aggiunge alle altre che, in questi anni, hanno dato vita a una vera e propria rete di co-housing, intervento sperimentale trasformato in un'azione di programmazione sociale importante, con il coinvolgimento di oltre 800 persone. La particolarità di questo modello innovativo di condominio sociale diffuso, rivolto a persone e nuclei familiari in condizioni di elevata marginalità sociale, sta nel fatto che per a prima volta interessa un immobile comunale, ristrutturato e reso efficiente dal punto di vista energetico grazie alla collaborazione dell'assessorato al Patrimonio. Le attività di co-housing che si intendono realizzare comprendono: - la valutazione dei bisogni e delle risorse delle persone al fine di definire le attività di accompagnamento attraverso un percorso multidimensionale; - attività di segretariato e orientamento per l'accesso a servizi, programmi e prestazioni; - un lavoro di equipe integrato e finalizzato alla definizione, condivisione e monitoraggio di un progetto di accompagnamento personalizzato per ciascuno dei beneficiari; - attività di affiancamento e accompagnamento flessibile degli educatori, anche attraverso il lavoro sul territorio e all'interno delle reti di prossimità; - la micro-mappatura del territorio finalizzata a individuare potenziali risorse e spazi comunitari da attivare, in funzione della presa in carico permanente di persone specifiche (parrocchie, circoli ricreativi e culturali, condomini solidali, etc.); - il sostegno e l'accompagnamento ai servizi del territorio, con l'individuazione di percorsi formativi e pre-professionalizzanti e il supporto ai minori dei nuclei familiari; - il servizio di portierato sociale nonché la vigilanza sul rispetto delle regole da parte degli ospiti della struttura; - attività di affiancamento e accompagnamento nell'espletamento di pratiche amministrative e sanitarie; - l'individuazione di reti solidali in termini di risorse e spazi comunitari in favore dei beneficiari; - la segnalazione di gravi guasti e disfunzioni rilevanti delle strutture e delle infrastrutture, la promozione e la gestione di assemblee condominiali periodiche, il controllo della pulizia delle aree comuni, degli spazi pertinenziali interni ed esterni agli immobili; - l'educazione ambientale volta ad assicurare il rispetto della pulizia e dell'igiene. Sarà l'ETS partner di progetto, la cooperativa sociale Occupazione e solidarietà, a garantire l'assistenza delle figure professionali necessarie per un buon esito del percorso sperimentale: - 1 coordinatore - due assistenti sociali - 1 psicologo - 1 educatore professionale - 3 operatori sociali. L'importo disponibile per la realizzazione del progetto e la gestione delle attività di co-housing è pari a € 210.000 (comprensivo di IVA, se dovuta). Le risorse a titolo di co-finanziamento, messe a disposizione dall'ETS partner per l'implementazione del progetto, ammontano a € 24.400.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Qual è lo scopo della letteratura?
Commento all'articolo apparso su Il post dal titolo: "Storia tossica della letteratura italiana".
Una critica puntuale ed estesa all’articolo in oggetto non è alla mia portata perché non ho letto il 99% dei libri citati e per incapacità argomentativa: non sono un critico, non ho studiato in quella direzione, non ho probabilmente abbastanza strumenti culturali.
Voglio prendere spunto dall’articolo per raccontare due cose, secondo me, urgenti.
Lo scopo, uno scopo della letteratura e dell’arte. Qual è lo scopo della letteratura? Può essere quello di insegnare dei valori?
A prima vista viene da rispondere di sì, è proprio quello lo scopo della letteratura. D’altronde sentiamo dire spesso che leggere rende intelligenti, amplia gli orizzonti, che leggere è necessario e che chi non legge è limitato.
Se seguiamo questo principio allora è corretto dire che alcuni libri sarebbero da non leggere perché insegnano le cose sbagliate. Non continuo lungo questa pericolosa china, suggerisco solo, in primo luogo, che le “cose sbagliate” non vuol dire nulla: secondo chi? Quando? Rispetto a cosa? E in secondo luogo, viene da censurare i libri pericolosi. È la diretta conseguenza. Non può, in alcun modo, esserci alcun tipo di censura, nell’arte.
Un’altra sfumatura di questo principio è, invece, più specifica: cosa ne sa Dante, cosa ne sa Omero o cosa ne sa Dostoevskij di cosa sia giusto? Sembra una domanda oziosa, me ne rendo conto, ma invece è una domanda cruciale. Prima di tutto va capito e fatto proprio il concetto che gli autori sono persone, non sono ideali né persone straordinarie o particolarmente virtuose. Scrivere bene non significa essere migliori, buoni, eticamente inattaccabili, qualsiasi cosa vogliano dire queste parole. Quindi va scardinato completamente il principio per cui un libro bello sia stato per forza scritto da una persona eccezionale.
E poi, cosa diavolo gliene frega a Dante, a Omero, a Dostoevskij di te? Di noi? Indipendententemente dall’universalità del messaggio che può o no passare da un’opera, uno scrittore scrive soprattutto per sé (se non esclusivamente per sé). I problemi personali più urgenti di un uomo di 3000, 2000, 1000 o anche solo 100 anni fa sono tutti suoi; non dico neanche “diversi”. Non c’entra granché la quantità di tempo passato. Dante non aveva il problema del traffico o internet ma la cosa più rilevante, qui, non è che sono passati 7 secoli ma il semplice e fondamentale punto che Dante è Dante. È una persona, singola, specifica. Punto. Come può una persona, di qualsiasi portata sia il suo intelletto, poter parlare a tutti? Rendiamoci conto della sciocchezza di una tale pretesa.
Lo scopo della letteratura è darci strumenti interpretativi. È prendere in mano un libro e usarlo come specchio per ricavarci tutto o niente, ma il risultato sarà sempre e solo una cosa personale e intima.
E qui arriviamo al secondo argomento urgente di cui vorrei parlare. La responsabilità, sia di chi è dalla parte di chi fa la cultura e da parte di chi usufruisce della cultura. Chi fa cultura ha una specifica, enorme responsabilità, secondo me: essere onesto. Onesto con sé stesso per quanto riguarda la produzione, cioè niente libri raffazzonati creati scopiazzando concetti terzi, niente libri furbi, fatti solo per la vendita o per solleticare la pancia di un pubblico vasto e passivo, niente artifici; se non hai nulla da scrivere in modo onesto non scrivere. Onesto, inoltre, nella promozione vasta, larga, aperta della cultura. Senza censure etiche, senza filtri classisti con la puzza sotto il naso, senza quei circoli chiusi e autoriferiti che non fanno altro che allontanare dalla cultura invece di stuzzicare quante più persone possibili.
E poi, porca miseria, smettetela di credere che i lettori sia un branco di pecoroni da dover guidare e istruire!
Infine la dannatissima responsabilità personale. Ti aspetti che un libro ti insegni come vivere? Ti aspetti che un libro non ti disturbi mai, non ti offenda mai, non ti provochi mai? Ti aspetti che un libro ti suggerisca i principi e le opinioni secondo cui vivere? Non meriti di leggerne neanche uno, di libro. Assumiti la tua responsabilità. Quali libri leggi, come li leggi, che impatto hanno su di te, cosa combini nel mondo dopo aver letto quei libri. Non esistono libri offensivi, problematici, sbagliati, stupidi, inutili. Esistono i libri che prendi in mano e che decidi di leggere, esiste solo il tuo modo di approcciarti ai libri.
Ok, esempio idiota: pubblicano le memorie di un pazzo omicida razzista folle e violento. Quell’assassino ti offende, ti disturba, ti angoscia. Puoi decidere di comprare quel libro. Puoi decidere di non comprarlo. Puoi decidere di non parlarne. Puoi decidere di farlo uscire dalla tua vita. Puoi decidere qualsiasi cosa, ma è responsabilità tua, di nessun’altro.
Demandare questa responsabilità è la vera morte della cultura.
Ecco perché l’articolo è problematico.
Dice, sul finale: “le figure esemplari della letteratura italiana, proprio per la loro potenza, non offrano solo un riflesso dei tempi in cui sono state scritte, ma abbiano via via modellato l’immaginario collettivo continuando a perpetuare cliché, tossicità, giustificazioni alla violenza di genere.”
Ma noi abbiamo visto che non funziona così. “Le figure esemplari della letteratura italia […] abbiano modellato l’immaginario collettivo” è una frase senza senso.
Prendiamo Delitto e castigo. So che non è un classico italiano ma il problema è più generale. Il problema non sta nella tossicità della cultura italiana. Sta nella concezione della cultura stessa.
Raskolnikov uccide una vecchia usuraia facendo un favore a molte persone. La sorella si concede in sposa a un nobile orribile per ottenere soldi da dare al fratello. Lo stesso Raskolnikov si pente e si consegna alla polizia. Svidrigajlov molesta ragazzine, uccide la moglie e si uccide.
Che fare? Possiamo leggere Delitto e castigo o è problematico per gli esempi proposti?
Concludo con un commento particolarmente azzeccato.
“Certo, ma la verità qual è? Che i femminicidi dell'anno scorso erano assidui lettori di Boccaccio o che la quasi totalità degli uomini non trucida le donne nonostante Boccaccio?”
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Sabato 16 dicembre 2023, al Circolo Ilva Bagnoli di Napoli, si celebrerà il primo Natale Subacqueo Flegreo, con l’alto patrocinio del Comune di Napoli e della Diocesi di Pozzuoli. Una cerimonia che vuole trasmettere un messaggio di pace e coesione sociale partendo dal profondo del mare, un luogo che è la nostra casa, la nostra madre, e garantisce la vita su questo Pianeta. L’evento, promosso da Marevivo, Circolo Ilva Bagnoli, Centro Studi Interdisciplinare Gaiola, Associazione “Scugnizzi a vela”, Lega Navale Italiana di San Giovanni e Pozzuoli, ASD “Percorsi sport”, prevede il posizionamento simbolico di un presepe che rappresenta la Sacra Famiglia sui fondali di Porto Paone-Nisida, grazie all’aiuto dei sommozzatori delle Forze dell’Ordine (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Guardia Costiera e Vigili del Fuoco) e della Protezione Civile Regione Campania Sant’Erasmo. La mattinata inizierà alle ore 10.00 al Circolo Ilva Bagnoli con la benedizione e sistemazione della sacra immagine nella sua teca originale e proseguirà, dopo la santa messa, alle ore 11.00 con una processione dal pontile canottaggio, in direzione Nisida, fino al Porto Paone, dove i subacquei si immergeranno per la posa del presepe. «Questo evento è frutto delle sinergie di molti attori che hanno collaborato con la volontà di realizzare un gesto simbolico e altamente significativo. È da tempo che volevamo esprimere questa idea che unisce la comunità flegrea: pace come bene mondiale, e fra le persone, e coesione sociale per reagire coralmente ai problemi che affliggono questo territorio. Ci auguriamo che il senso di questo messaggio venga accolto da tutti coloro che, a vario titolo, esercitano poteri e responsabilità sul destino di questo zona e ne ispiri i comportamenti», dichiara Giovanni Capasso, storico delegato Marevivo Napoli e Presidente del Circolo Ilva. La cerimonia ha raccolto l’adesione di numerosi altri partner associativi, culturali e imprenditoriali, tra i quali: ABC- Acqua Bene Comune, Associazione Circoli Nautici della Campania, Sea Point, Centro Sub Campi Flegrei, Centro Sub Pozzuoli, Blu Shark, ISFORM, D.S.T. Accademy, oltre che l’entusiastica adesione dei giovani sub dell’area flegrea.
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Sergio Borsato - “Tiocfaidh ar là”
Il nuovo singolo estratto dall’ultimo disco di inediti del cantautore veneto
Tiocfaidh ar là è una frase in gaelico che significa "verrà il nostro giorno", riferendosi al giorno in cui l'Irlanda sarà nuovamente unita e libera dall'ingerenza britannica. È diventato lo slogan non ufficiale del movimento repubblicano irlandese.
La frase è stata per la prima volta pronunciata da Bobby Sands, membro della PIRA che fu il primo di dieci detenuti repubblicani a morire durante lo sciopero della fame del 1981 nel Carcere di Maze, nella località di Long Kesh.
Con queste premesse il cantautore veneto continua a dar voce al suo nuovo disco di inediti dal titolo “Liberi e Forti” uscito lo scorso 17 marzo firmato dalla direzione artistica di Massimo Priviero e il featuring del chitarrista Riki Anelli, registrato dall’ingegnere del suono Francesco Matano presso lo Studio Musica per il Cervello.
«La Vita è come una nuvola, arriva, precipita, si dissolve, evapora e ritorna, in un continuo divenire» Sergio Borsato
Dicono del disco:
«Sergio Borsato sposa a pieno un concetto roots e americano di pensare al folk e alla sua narrazione. La parola si fa melodica dentro ampie aperture (anche in minore) e questo per cullare la storia, quella degli uomini, delle loro guerre…Culla di memoria, un atto resistente per la canzone d’autore di oggi… soprattutto di oggi…» BravOnLine
«Un disco di grande folk che all’America deve tutto ma anche un disco di bellissimi ricami melodici di quel suono roots acustico che va vissuto più che ascoltato». ExitWell
«Un disco impegnato, impegnativo, morbidissimo nella quiete delle sue melodie di grandi route americane, origine prima che arriva alla mente sin da un primo ascolto personale». MeiWeb
«La memoria è tutto. Nella memoria c'è la traccia del nostro vivere quotidiano, della nostra storia... e la canzone d'autore alla memoria deve tanta sua tradizione, alla storia così come a quel certo modo partigiano di mantenere in vita tutto questo». SevenNews
Sergio Borsato nasce in Svizzera nel 1962. Figlio di immigrati veneti, trascorre la sua infanzia in parte con i nonni paterni, a Cartigliano - un ridente paesino della campagna veneta alle porte di Bassano del Grappa situato sulle sponde del fiume Brenta - e in una piccola cittadina svizzera vicino a Zurigo. A 6 anni inizia a suonare l'armonica a bocca e a 10 il padre gli regala la prima chitarra, una sei corde spesso a cinque... Pink Floyd, Eagles, America, Crosby e gli italiani De Andrè, Bubola, De Gregori, Guccini, Bertoli, Vasco lo accompagnano. Inizia a scrivere la prime canzoni nel 1978, all'età di 16 anni. A 18 anni inizia a frequentare circoli filologici locali e, a Bassano del Grappa, conosce e frequenta il poeta scomparso Gino Pistorello con il quale inizia un interscambio di idee linguistiche e culturali. Prende coscienza che il Veneto è una lingua di trasferimento e di appartenenza e inizia a scrivere le prime canzoni in coiné Veneta. Collabora con vari gruppi musicali locali e nel 1986-87 si avvicina a gruppi che perseguono finalità autonomiste e indipendentiste ed è in questo ambiente che nascono le prime idee musicali. Borsato riesce comunque a destare l'attenzione degli addetti ai lavori. Nel 1999 inizia il suo primo tour musicale che lo porta in 15 città, pubblicando in seguito l'album "live tour 1999". Nel 2001 con la nuova casa di produzione musicale indipendente Daigo Music Italia srl dà vita al primo grande progetto discografico "La strada bianca". La scelta dei musicisti ricade su nomi di maggior prestigio nazionale ed internazionale quali Andrea Braido alle chitarre (Vasco Rossi, Eros Ramazzotti, Mina, Celentano, etc), Massimo Varini, alle chitarre (Nek, Laura Pausini, etc), Davide Ragazzoni alla batteria (Branduardi), Stefano Olivato al basso (Patty Pravo), oltre ad una serie di musicisti molto bravi tra i quali Marco Fanton (chitarre) e Alessandro Chiarelli (violino). Nel 2003 Sony Music Italia, ascoltato l'album, avvicina l'artista e decide di distribuirlo in tutta Italia e all'estero con un contratto in esclusiva: Germania, Svizzera, Francia, Stati Uniti, etc. L'album, che desta molto interesse anche da parte della stampa internazionale, viene recensito tra l'altro su America Oggi, il piú importante quotidiano americano dedicato agli italiani all'estero, oltre che su varie testate nazionali. Rai 2, nel settembre 2004, lo vuole come ospite al Follia Rotolante Tour, nella tappa di Lido degli Estensi. Il primo singolo dell'album "La strada bianca" viene programmato da numerose emittenti radiofoniche italiane. Nel 2008 è fra gli autori “Freedom” programma di Rai 2 interamente dedicato alla musica, in onda in seconda serata. Nel 2022, dopo circa 15 anni di pausa, Borsato ritorna con un nuovo singolo, “La bambina di Kiev”, mentre il 2023 è iniziato con la pubblicazione di “BIRKENAU - Unter dem blau”, di “Liberi e forti” title track del nuovo album uscito lo scorso 17 marzo e di “Tiocfaidh ar là” in diffusione radiofonica dal 9 giugno 2023.
Etichetta: Multiforce
Facebook: https://www.facebook.com/sergio.borsato/
Instagram: https://www.instagram.com/sergioborsatoofficial/
Sito Web: www.sergioborsato.com
l’altoparlante - comunicazione musicale
www.laltoparlante.it
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Chiusura del CineFestival "Immersi nelle storie" 2024: un viaggio tra cinema, emozioni e riflessioni
Un’edizione che ha esplorato il significato di "tornare a casa" attraverso il linguaggio della Settima Arte
Un’edizione che ha esplorato il significato di “tornare a casa” attraverso il linguaggio della Settima Arte. Si è appena conclusa la sesta edizione del CineFestival Immersi nelle storie, organizzata dall’Associazione di cultura cinematografica e umanistica La Voce della Luna di Alessandria, in collaborazione con la FICC (Federazione Italiana Circoli del Cinema) e con il patrocinio del Comune di…
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Blaise Pascal, matematico del Seicento
Uno degli studiosi più noti ed amati dei Seicento francese… Blaise Pascal nacque il 19 giugno 1623 a Clermont-Ferrand, in Francia, da una famiglia di ottima condizione sociale. Il padre, Etienne Pascal, lo iniziò agli interessi scientifici e facendogli frequentare le riunioni dei circoli culturali parigini, poi si trasferì con i figli a Rouen, in Normandia, poiché era stato nominato Commissario del re per le imposte. Da piccolo Blaise mostrò precocemente le sue straordinarie doti di intelligenza e, a soli sedici anni, scrisse un Trattato delle coniche, purtroppo in seguito andato perduto, queste prime prove intellettuali divennero fondamentali per gli studi successivi. In particolare, l'assiduo studio della geometria lo portò ad elaborare il teorema che porta il suo nome, concernente l'esagono inscritto in una conica qualsiasi, oltre ad essere considerato uno dei padri della robotica e del calcolo computazionale, grazie a una serie di risultati raggiunti a soli diciotto anni. La passione per il calcolo e il desiderio di allargare le potenzialità di quest'ultimo, infatti, lo spinsero a progettare la prima macchina calcolatrice, anche per aiutare il padre che, oberato di lavoro, aveva bisogno di eseguire dei calcoli in maniera più rapida. Parallelamente agli interessi scientifici e filosofici, Pascal coltivò un intenso spirito religioso e un'intensa riflessione teologica, tanto da essere considerato uno dei più grandi pensatori cristiani degli ultimi quattro secoli. La prima conversione di Pascal si fa risalire al 1646, anno che vide un grave peggioramento della sua incerta salute, ciò lo spinse a mettere sulla carta le sue riflessioni, che parlano delle sue esperienze sull'esistenza del vuoto e del timore da questo procurato. Del 1648 rimase celebre l'esperimento che Blaise fece effettuare dal cognato il 19 settembre, dove dimostrò che la pressione dell'atmosfera sulla colonna di mercurio di un barometro torricelliano diminuisce con l'aumentare dell'altitudine. Intanto, sua sorella Jacqueline prese la strada del convento e nel 1652 divenne monaca, entrando nel convento femminile di Port-Royal, istituto già noto per la famosa scuola di logica a cui anche Pascal aderì. Tormentato da forti cefalee, Pascal, su consiglio dei medici, dovette osservare un regime più mondano, lasciando momentaneamente perdere l'intenso studio. A seguito dei contatti con la sorella Jaqueline, lo studioso ebbe una nuova crisi mistica che si risolse nella notte del 23 novembre quando, dopo un'intensa esperienza religiosa, scrisse il Memoriale. Nel gennaio del 1655 Pascal si recò a Port-Royal, dove lavorò alla Conversione del peccatore e, tra il gennaio del 1656 ed il marzo del 1657 scrisse le Provinciali, raccolte poi in volume, per difendere Port-Royal dalla accuse degli antigiansenisti, mettere in ridicolo la morale dei Gesuiti e di criticarne a fondo i presupposti filosofico-teologici. Al 1658 risalgono gli importanti Scritti sulla Grazia, dove rivela una gran conoscenza teologica mentre, in parallelo, continuando a lavorare al progetto di una Apologia del Cristianesimo, mai terminata, infatti i frammenti furono poi raccolti nei Pensieri, pubblicati per la prima volta nel 1669. Dopo un lungo ritiro nell'eremo di Port-Royal, Blaise Pascal morì il 19 agosto 1662, a soli trentanove anni. Read the full article
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Felicia ‘Fe’ Montes
https://www.unadonnalgiorno.it/felicia-fe-montes/
Felicia “Fe” Montes è un’artista Xicana molto attiva nella lotta per l’emancipazione delle donne indigene.
Utilizza l’arte come strumento educativo e sociale. È una delle più eminenti rappresentanti dell’attivismo di nuova generazione che recrimina il proprio spazio culturale utilizzando tecniche contemporanee per far sopravvivere la tradizione e la dignità di popolazioni native che rischiano di scomparire.
Ha contribuito a fondare e dirigere i collettivi artistici femminili, Mujeres de Maiz, In Lak Ech e il mercato online per il movimento, Urban Xic.
I suoi lavori fanno parte della collezione permanente del Los Angeles County Museum of Art. La documentazione delle sue performance viene conservata nell’archivio del Woman’s Building, LA.
Nata il 29 novembre 1975, vive e lavora a Los Angeles. Si è laureata in belle arti all’UCLA con master al CSUN e all’Otis College of Art & Design.
Attiva in prima linea per le rivendicazioni femminili delle popolazioni native, crea opere che aspirano al cambiamento sociale e spirituale.
Ha lavorato con i principali centri artistici e sociali di Los Angeles, tra cui Self Help Graphics, Proyecto Pastoral e United Farm Workers. Ha organizzato eventi culturali con i movimenti zapatisti, Peace & Dignity Journeys e La Red Xicana Indigena.
Si è esibita in centinaia di meeting, conferenze, università e partecipato a tante proteste portando la sua voce e il suo contributo artistico.
Nel 2011 ha scritto il libro Ten Fe che contiene le sue poesie e performance. I suoi versi compaiono nell’antologia Fleshing the Spirit e nella pubblicazione annuale di arte e poesia Mujeres de Maiz, sin dal 1997. Un suo saggio è contenuto nel libro Rushing Waters, Rising Dreams e in un’antologia di Third Woman Press.
Ha inciso un album di floetry e hip-hop e creato una linea d’abbigliamento che porta il suo nome, FE. Utilizza ogni mezzo artistico e sociale per sensibilizzare e creare consapevolezza nelle donne delle popolazioni native.
Ogni suo lavoro, multimediale, performance o installazione, si concentra su mobilità, genere, cultura e rituali ed è sempre basato sul senso di comunità.
Ha insegnato nelle scuole pubbliche di Los Angeles e tenuto corsi di studi Xicana presso l’UC Santa Barbara e l’East Los Angeles College. È anche docente e oratrice in varie università tra cui la UCLA, UT San Antonio, UC Davis e altre.
Studia e pratica la medicina tradizionale messicana e azteca/messicana, oltre danze, canti e tradizioni indigene.
È anche una facilitatrice qualificata di circoli di conversazione e co-formatrice per la rete nazionale Compadres.
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Le guerre cominciano in tempo di pace nelle periferie delle città, mentre voi ve ne state nei vostri circoli culturali a discutere di poesia.
-M.M.
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Discobolo Lancellotti: la statua contesa
La statua del Discobolo Lancellotti deve tornare in Germania. A rivendicare la statua marmorea è il direttore della Gliptoteca di Monaco di Baviera sulla base di un evento accaduto alla fine degli anni Trenta. Il ministro della Cultura Sangiuliano non ci sta e risponde con toni molto piccati. Da esempio di classicismo... Il discobolo è una delle statue più famose realizzate da Mirone di Eleutere, scultore vissuto in Grecia la cui attività è databile tra il 480 e il 440 a.C. Specializzato nella lavorazione del bronzo, Mirone rappresenta il passaggio dell'arte greca dal periodo preclassico al classico. Con molta probabilità, l'artista fuse il blocco di bronzo prima di scolpirlo per ricavarne una statua che rappresentava un atleta nudo nel momento di massima chiusura prima di lanciare il disco. La torsione alla quale è sottoposto il tronco dell'atleta cattura quel momento in cui si raccolgono le forze e si prende slancio prima del lancio. I critici dell'epoca, a partire da Cicerone, ne apprezzarono la maestria nella rappresentazione della simmetria corporea e del ritmo del gesto, un po' meno l'espressione giudicata troppo neutra per il momento. L'opera creata da Mirone è andata perduta, quelle che possiamo ammirare oggi sono delle copie realizzate nei secoli successivi in marmo. Il Museo Nazionale Romano ne conserva una versione frammentaria, detta di Castelporziano, mentre una versione integra in stile più adrianeo, come dimostra il trattamento della testa e i capelli lunghi, è detta Townley ed è conservata presso il British Museum. La versione più nota e apprezzata è detta Lancellotti, realizzata, sempre in marmo, nel II secolo d.C. Una versione che colpì enormemente sia Napoleone, sia Hitler. ... a simbolo della razza ariana Scoperta nel 1781 presso Villa Palombara, sul colle Esquilino a Roma, il Discobolo Lancellotti fece parte per lungo tempo della collezione della famiglia Lancellotti (da cui deriva il nome) che la conservò presso il Palazzo Massimo Lancellotti. L'opera divenne subito molto famosa all'interno dei circoli culturali europei soprattutto grazie al suo ottimo stato di conservazione. Non a caso fu una delle prime opere a far parte delle spoliazioni napoleoniche, nel 1797, compiute al termine della Campagna d'Italia. L'opera fu acquisita dal condottiero attraverso il Trattato di Tolentino stipulato con lo Stato Pontificio. Con il Congresso di Vienna e l'opera di Antonio Canova, il Discobolo fece ritorno in Italia tornando in possesso della famiglia Lancellotti. Nel 1938, durante la sua visita a Roma, Adolf Hitler fu colpito dalla bellezza del Discobolo e la volle per sé. Nella bellezza e nella perfezione della statua marmorea, alta 156 cm, il Fuhrer vedeva l'incarnazione del mito della razza ariana. Nonostante l'opposizione del Consiglio superiore delle Scienze e delle Arti, l'opera fu acquisita ugualmente dopo una trattativa imposta tra il generale Göring e il principe Lancellotti. Il prezzo "concordato" fu di 5 milioni di lire. Accontentare l'alleato tedesco era una priorità per Mussolini il quale riuscì, grazie all'intercessione del ministro degli Esteri Galeazzo Ciano, a superare il divieto di esportazione che incombeva sulle opere, come il Discobolo, notificate alle Belle Arti. La statua del Discobolo contesa dalla Germania Giunto in Germania, il Discobolo fu sistemato nella Gliptoteca di Monaco di Baviera dove rimase per tutta la durata della Seconda Guerra Mondiale. Con la fine delle ostilità, lo storico dell'arte Rodolfo Siviero, particolarmente impegnato nel recupero delle opere d'arte italiane trafugate, riuscì a convincere gli Alleati che l'acquisizione del Discobolo era stata illegale, frutto dell'alleanza tra i due regimi. Così, nonostante le numerose proteste delle autorità tedesche, nel 1948 l'opera fece ritorno in Italia insieme ad altri 28 capolavori trafugati dai nazisti nel periodo tra il 1937 e il 1943. Dal 1953 il Discobolo si trova nel Museo Nazionale Romano. Dopo tanti anni, la Germania torna a reclamare il Discobolo Lancellotti. Il direttore della Gliptoteca di Monaco di Baviera porta a sostegno della sua richiesta l'acquisto a suo tempo effettuato da Hitler. Secondo l'opinione legale dello Stato bavarese, scrive il direttore tedesco, il rimpatrio dell'opera ha violato la legge. La risposta alla lettera inviata al direttore del Museo Nazionale Romano è stata data dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il quale ha espresso il suo più totale dissenso. In realtà, fa notare il ministro, la Germania dovrebbe ancora restituire la base settecentesca. In copertina foto di djedj da Pixabay Read the full article
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