#ci vuole il maglione
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pgfone · 4 months ago
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Questa mattina il vero porno sono 15.2 gradi.
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lumioluna · 15 days ago
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il mio piccolo cane che zampetta seguendomi per tutta la casa. il sole che si riversa sul pavimento in salotto anche se ci sono 9 gradi. il cappuccino che stamattina ho quasi fatto cascare sul tappeto in cucina. i bimbi incappucciati che si inseguono per strada, contenti perchè oggi non c'è scuola. l'odore del sugo che sto preparando per pranzo, che ribolle lento lento. il bucato pulito e fresco che ho da poco appeso sullo stendino. il suono della musica che stanno riproducendo i miei vicini a volume giusto un po' troppo alto, adesso è...stevie wonder! il maglione appena un po' consumato che indosso sempre in casa, ormai intriso del mio profumo preferito. la nonna che mi chiama appena prima di pranzo, perchè sa che oggi sono da sola e vuole assicurarsi che io mangi bene e abbastanza. il libro che ho lasciato aperto sul divano e che riprenderò più tardi. buona domenica :)
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anomaliahh · 2 years ago
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🇮🇹┆Laid Bare {ꜰʟᴜꜰꜰ}
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▹ 𝐩𝐚𝐢𝐫𝐢𝐧𝐠: Lust!Sans x Fem!Reader
▹ 𝐡𝐞𝐚𝐝𝐞𝐫 𝐜𝐫𝐞𝐝𝐢𝐭: bones_on_skin on Instagram & Twitter
▹ 𝐬𝐭𝐲𝐥𝐞: one-shot
▹ 𝐓𝐖: molestia
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Lust era già da qualche minuto che si guardava nello specchio del camerino, con la cassa toracica in bella mostra. Non sapevi bene cosa volesse sistemarsi, a te pareva che andasse benissimo già così. D'un tratto fece illuminare di colpo i suoi occhi, abbozzando un piccolo ghigno, per poi farli tornare normali in un lampo e facendo sparire anche quel sorriso. Notasti che guardò il tuo riflesso nello specchio, eri seduta su un morbido e peloso pouf bianco dietro di lui. C'eravate solo voi due, lui faceva entrare soltanto te nel suo camerino, prima di uno spettacolo.
《Ti deve piacere molto quella maglia, mh?》
Esordì lo scheletro. Tu ti guardasti: indossavi un semplice maglione oversized di un rosa pastello piuttosto chiaro le cui larghe maniche ti superavano di poco i gomiti. Era abbastanza scollato ma sotto ci avevi abbinato una maglietta beige a maniche lunghe che contribuiva a nascondere ancora di più il tuo corpo. Eri letteralmente il contrario di Lust, pensasti.
《Beh, sì... perché?》
《Era la stessa che indossavi anche quella sera...》
《Quella sera?》
Il tuo sguardo si fece a dir poco confuso.
《La prima volta che ci siamo incontrati!》
Realizzasti poco dopo a cosa si riferisse e non riuscisti a non arrossire per la vergogna al solo pensiero.
《Ah, ti prego, non me lo ricordare... è stato così imbarazzante...》
Mormorasti mentre ti torturavi le maniche di quel maglione. Una domanda però ti sorse spontanea.
《...aspetta, ma come fai a-》
《Tesoro, eri l'unica che poteva entrare in uno strip club con un maglione del genere. Sembra più una coperta che un vestito!》
Ridacchiasti e anche lui sorrise divertito, girando per un attimo la testa verso di te.
《Sì, in effetti hai ragione, però... non so, mi fa sentire bene stare qui dentro... mi fa stare bene nascondermi...》
Mormorasti, spostando lo sguardo verso un punto indefinito del pavimento, con uno strano sorriso sulle labbra. Un sorriso un po' malinconico forse, per quella tua sensazione così in contrasto con il pensiero comune del tuo universo. Lust si limitò a guardarti attraverso lo specchio, con lo sguardo di chi sapeva cosa volesse dire.
《Hai ragione, dovrebbero guardare solo chi vuole essere guardato...》
Da fuori si iniziò a sentire la musica del palco partire e alzarsi pian piano sempre di più, riempiendo tutto il locale. Lust fece comparire in un attimo, da sotto le sue costole, una strana sostanza rosa semi-rigida che si estendeva fin dentro i suoi pantaloni, imitando un corpo umano. Si allargò un po' l'elastico dei pantaloni e guardò all'interno, da dove fuoriusciva un piccolo bagliore, per poi risistemarsi.
《...come me, per esempio~!》
Si voltò in modo teatrale, con un largo sorriso stampato in volto. Non era il suo naturale sorriso, lo conoscevi ormai, era semplicemente già entrato nelle vesti dell'attore. In un attimo si era già messo di nuovo la sua canottiera corta e il suo lungo gilet. A quel punto ti alzasti e gli sorridesti.
《Allora io vado...》
《No, aspetta!》
Si avvicinò a te mettendoti una mano sulla spalla prima che potessi fare qualsiasi passo.
《Vieni dietro le quinte, è più sicuro...》
Non riuscisti a capire a pieno il significato di quella frase, né perché fuori o nel locale potesse essere pericoloso, ma ti fidasti di lui ovviamente. Era la persona di cui sapevi di poterti fidare ciecamente, inoltre sembrava sempre sapere o nascondere qualcosa che ti era sconosciuto.
Così ti prese per mano e ti guidò dietro le quinte del palco. La sua presa era stranamente delicata, sembrava quasi avesse paura di toccarti o di farti male e questo sicuramente stonava con il personaggio di lui che tutti si immaginano ma, per qualche motivo, ti rese felice. Eri a conoscenza di molte cose di Lust che tutti gli altri ignoravano, tra cui anche quel piccolo particolare, e questo ti faceva sentire speciale, quasi onorata.
Tuttavia, prima di finire con l'arrossire a causa di quei pensieri, decidesti di distrarti guardandoti in giro. Il dietro le quinte di quel palco era davvero... strano, particolare. Sembrava quasi tutto un altro universo rispetto al mondo che avevi sempre conosciuto: qualcuno stava in un angolo a fumare, un paio di ballerine invece stavano provando e riprovando le mosse del loro spettacolo mentre altre si facevano delle foto, infine c'era perfino qualche tecnico in pausa che stava schiacciando un pisolino. Lì erano tutti concentrati su loro stessi, a differenza della gente che vedevi fuori e, in effetti, ti sentivi un po' più tranquilla.
《Allora?》
Lust richiamò la tua attenzione.
《Meglio qui, mh~?》
Annuisti con un sorriso.
《Sì, c'è proprio un'atmosfera diversa qua dietro...!》
《Già... beh, adesso è meglio che vada, il mio pubblico mi aspetta~!》
《Stendili come sempre~!》
Indossò uno dei suoi soliti sorrisi da palcoscenico e ti guardò per qualche altro secondo, il tempo necessario per far comparire dei piccoli cuori nelle sue pupille e far brillare i suoi occhi di un rosa acceso. Era pronto.
《Non sbirciare, eh~》
Ti salutò con un occhiolino e sparì dietro il piccolo corridoio che conduceva sul palco. Subito dopo si alzarono grida, applausi e complimenti, seguiti dalla voce all'altoparlante del locale che annunciava l'entrata in scena di Lust.
Lui non voleva che tu guardassi i suoi spettacoli, non gli piaceva per qualche motivo, e a te andava benissimo così. In fondo anche tu preferivi vederlo senza una maschera.
Anche se, in realtà, una volta l'avevi l'avevi visto esibirsi, almeno per un po'. La prima volta che avevi messo piede in quel posto ed anche la prima volta che vi eravate incontrati, come aveva accennato lui poco fa nel camerino.
Ed è proprio con quei pensieri che la tua testa non poté fare a meno di tornare a quei momenti.
• • •
Non sapevi esattamente come avevi fatto a farti trascinare in quello strip club. Un attimo prima eri fuori con il tuo gruppetto di amici, l'attimo dopo sei lì dentro. Così impari a non prestare attenzione alle conversazioni ed estraniarti sempre dagli altri, pensasti. Fatto sta che adesso eri bloccata davanti il bancone di un bar con un drink che non volevi bere, circondata da migliaia e migliaia di persone e mostri sudati, urlanti e fin troppo su di giri, il tutto scandito da una musica così assordante da far venire il mal di testa. Non era decisamente un posto per te quello. Avresti voluto uscire il prima possibile ma non potevi certo abbandonare la tua compagnia in quel momento, sapevi che se l'avessi fatto avrebbero finito per escluderti definitivamente ed erano le uniche persone con cui uscivi ogni tanto. Non potevi perderle.
Anche se, in realtà, c'era rimasto ben poco di loro lì con te. Una ragazza era sparita da tempo nei bagni, altri erano andati a ballare non si sa dove. Eri rimasta solo in compagnia di un tuo amico completamente ubriaco che, nonostante quello, continuava ad ordinare da bere e blaterare cose senza senso ed una tua amica che era impegnata a parlare e provarci spudoratamente con qualcuno seduto accanto a lei. Tu eri lì in mezzo, a rigirarti quel drink fra le mani osservandone i colori e le bollicine che si muovevano, sperando che il tempo passasse in fretta.
Ad un tratto sentisti anche una mano, o meglio una zampa felpata, toccarti il fondoschiena. Quel contatto ti fece sobbalzare e girare all'istante verso lo sconosciuto che ti aveva toccata: era un mostro piuttosto alto dalle sembianze di un ghepardo con una giacca di pelle nera che, appena incrociò il tuo sguardo, ti fece l'occhiolino con un sorrisetto ammiccante. Non sapevi minimamente come reagire ma sapevi che nel tuo universo era praticamente un complimento ed anzi, sarebbe stata una disgrazia se nessuno avesse voluto toccarti, così abbozzasti un sorriso, timido e poco convinto. Lui per tua fortuna sparì subito dopo tra la folla e tu ti fiondasti immediatamente sul drink, adesso ti era stranamente comparsa un po' di voglia di bere.
Dopodiché cercasti di concentrarti su altro, finendo con lo sguardo sul palco. C'era uno scheletro senza maglietta che stava ballando e facendo acrobazie attorno ad un palo a ritmo di musica. Aveva l'aria decisamente stanca ma allo stesso tempo sembrava che non potesse farne a meno, come se fosse dipendente da qualcosa. Tuttavia non fu proprio la decisione migliore posare gli occhi su di lui in quel momento visto che dopo poco tirò fuori la lingua e si abbassò i pantaloni. Non vedesti niente, distogliesti lo sguardo in un lampo, completamente rossa in volto per la vergogna. Eri pronta ad ordinare un altro drink se solo la tua amica a fianco, che aveva notato tutto, non ti avesse interrotta prima di parlare.
《Hey, ti piace Lust, mh~?》
Domandò con un sorrisetto beffardo.
《C-chi?》
La guardasti confusa e ancora un po' imbarazzata.
《Lo scheletro che balla, è la star di questo posto!》
《Ah... beh, assolutamente no! Perché dovrebbe? Non lo conosco neanche!》
《Beh... forse perché ha una bella dote~?》
Sogghignò distanziando i due indici fra loro per indicare una certa misura. Ci mettesti qualche secondo per realizzare a cosa alludesse.
《N-no, no, non mi interessa, davvero!》
《Eh? Come non ti interessa? Andiamo, non fare la timida, guarda che a me puoi dirlo~!》
《Te lo dico io perché non le interessa, la tua amica è ancora una verginella!》
Si intromise sghignazzando lo sconosciuto con cui stava parlando prima lei. La tua amica lo guardò per poi guardare di nuovo te in cerca di conferme.
《Cosa? Possibile?》
Avresti voluto sprofondare in quel preciso istante. Avevi fatto di tutto per non far uscire fuori quell'argomento con te come protagonista e ci eri sempre riuscita... fino ad ora. Maledisti in silenzio quello sconosciuto.
《E-ecco... io... i-insomma...》
《Oh cazzo (t/n), dobbiamo assolutamente rimediare! E abbiamo l'occasione giusta davanti agli occhi!》
《E-eh-?!》
《Sì sì, e pago io, non ti preoccupare!》
Fu così che, a spettacolo finito, fosti trascinata davanti la porta di una delle camere al piano di sopra. Erano le stanze private dove potevi passare del tempo da sola con le star del locale o con chi volevi tu e la tua amica l'aveva prenotata per un'ora intera con Lust. Avevi provato a dissuaderla dal farlo, ma era stato tutto inutile e adesso non potevi certo tirarti indietro dopo tutto quello che aveva dovuto sborsare. Dalle altre stanze vicine si potevano udire gemiti, mugolii e urla ovattate che contribuivano a farti sentire tremendamente a disagio. Guardasti la tua amica e lo sconosciuto che, poco lontano da te, stavano cercando di incitarti ad entrare gesticolando. Non si sarebbero persi per niente al mondo quel tuo momento. Non potevi fare più niente, ormai eri costretta ad andare in fondo a questa cosa. Deglutisti a vuoto, cercando inutilmente di ingoiare anche tutta l'ansia che avevi. Prendesti un bel respiro e, ancora per niente convinta, bussasti.
《Avanti, ti sto aspettando da un po'~!》
Ecco, adesso avevi fatto scocciare pure Lust che stava solamente facendo il suo lavoro, pensasti. Quella serata non poteva andare peggio.
Spinta dalla pressione che sentivi entrasti subito, ritrovandoti davanti lo scheletro che avevi visto ballare sul palco, seduto sul letto matrimoniale al centro della stanza. Per tua fortuna aveva tutti i vestiti addosso, fatta eccezione per un gilet lungo rosa dalla pelliccia di un azzurro brillante, appoggiato all'attaccapanni in un angolo della camera. Esitasti qualche secondo per poi chiuderti la porta alle spalle.
A quel punto vi guardaste per qualche secondo, in silenzio. Non sapevi minimamente cosa dire o cosa fare. Alla fine fu lui a prendere l'iniziativa e parlare.
《Hai freddo, dolcezza?》
Domandò alzandosi dal letto e avvicinandosi a te. Ci provasti a sostenere il suo sguardo per più di due secondi, ma fallisti miseramente. Quelle sue luminose pupille rosa e quel suo sguardo così sicuro ti mettevano troppo in soggezione. Nessuno ti aveva mai guardata in quel modo.
《Non preoccuparti, adesso ci riscalderemo un po'~》
Ti sorrise maliziosamente accarezzandoti una guancia. Quel tocco ti fece rabbrividire e in risposta riuscivi soltanto a stringere il tuo maglione rosa pastello, nervosa. Il tuo sguardo vagava freneticamente dal parquet bianco alle pareti rosso bordeaux, cercando invano di scappare. Tuttavia non potevi certo fermarlo o andartene, in teoria eri entrata lì per quello. Inoltre i due fuori che stavano aspettando di sentire qualcosa per poter esultare non ti avrebbero di certo lasciata uscire facilmente, per non parlare di Lust. Gli avresti fatto buttare un'ora di lavoro ed era davvero un sacco di tempo, avrebbe avuto tutte le ragioni per arrabbiarsi.
Eri così presa da tutti questi pensieri e dall'ansia di quello che sarebbe potuto accadere di lì a poco che quasi non sentisti la voce dello scheletro.
《Hey, tutto bene?》
《U-uh?》
Il suo tono di voce era cambiato, non era più provocante come prima, ora era normale e tranquillo, anzi quasi preoccupato. Fu quel suo cambio a darti la forza per guardarlo e notasti subito che le sue pupille non erano più di un rosa brillante ma erano diventate bianche. Anche il suo sguardo era cambiato, adesso era molto più rassicurante. Sembrava una persona totalmente differente insomma.
《E-ecco... sì, c-cioè... insomma, heh...》
Lui ti osservò per qualche altro secondo, per poi allontanare la mano dal tuo viso. Evidentemente aveva capito che non volevi essere lì, anche se alla fine era abbastanza palese.
《Perché sei venuta qui?》
《Amici...》
Riuscisti a dire soltanto, portando lo sguardo sulle tue scarpe.
《M-mi dispiace...》
Aggiungesti mormorando.
Dovevi sembrare davvero patetica ai suoi occhi, pensasti. Lui invece abbozzò un piccolo sorriso intenerito.
《Capisco... quindi ti hanno costretto loro a venire qua, mh?》
Annuisti.
《Già, non hanno voluto sentire ragioni...》
《Beh, sei stata fortunata, piccola! Se non vuoi stare qui puoi uscire, tranquilla》
Ti sorrise e anche tu ricambiasti, decisamente felice e grata che lui avesse compreso la situazione. Lust si allontanò da te, andando verso il letto. A quel punto il tuo primo istinto sarebbe stato quello di andartene ma ti bloccasti prima ancora di fare qualsiasi movimento.
《...n-non posso》
《Eh?》
Si voltò guardandoti interrogativo.
《Non posso andarmene così... l-loro hanno pagato questa stanza, insistito così tanto e poi-》
《Sono qui fuori, mh?》
Annuisti nuovamente. Lui sospirò.
《Beh, allora... direi di dargli quello che vogliono sentire~》
Si avvicinò di nuovo a te, sotto il tuo sguardo confuso. Non avevi idea di cosa volesse fare ma, a differenza di prima, adesso non avevi paura di lui. Ti mise una mano sulla spalla e ti spostò delicatamente da davanti la porta. Per un attimo pensasti che volesse uscire fuori a parlare con i tuoi amici e stavi per fermarlo ma, invece, si fece comparire improvvisamente da sotto le sue costole una strana sostanza dello stesso rosa delle sue pupille che si estendeva fin dentro i suoi pantaloni neri. Ricreava la forma di un bacino umano anche se sembrava più morbido e gelatinoso. Ti affascinò molto, non avevi idea che uno scheletro del genere potesse avere anche quei poteri e ti domandasti a cosa potessero servirgli. Tuttavia la risposta non tardò ad arrivare.
Si accarezzò la parte del corpo appena creata, i suoi occhi si accesero di nuovo di un rosa brillante e notasti che anche i suoi zigomi si fecero leggermente rossi. Infine schiuse la bocca per far uscire un gemito di piacere.
《A-ah~》
E poi continuò, aggiungendone altri, alcuni più acuti e forti e altri meno. Sembravano tutti tremendamente realistici e abbastanza femminili. Tu sussultasti per la sorpresa diventando subito rossa come un pomodoro e ti allontanasti all'istante, guardando altrove, completamente in imbarazzo. Ti chiedesti come facesse a replicare certi versi così bene ed in modo così naturale senza fare niente di eccitante, inutile dire che per te sarebbe stato impossibile.
Il suo "concerto" erotico durò per un po' di tempo, minuti che ti sembrarono interminabili, e alla fine si concluse con un orgasmo -ovviamente finto, anche se nessuno fuori avrebbe potuto intuirlo-. Riprese fiato e, con il tempo di un battito di ciglia, le sue pupille erano già tornate bianche e il rossore sparito dal suo viso. A quel punto ti guardò con un sorriso divertito.
《Adesso non dovrebbero darti più fastidio~》
Annuisti velocemente, ancora un po' rossa in viso.
《S-sì, grazie...!》
Tuttavia eri davvero troppo interessata a toglierti le curiosità che ti erano frullate per la testa in quei momenti, quindi trovasti il coraggio di continuare.
《Però... come hai fatto a... i-insomma...》
Ti schiaristi la voce e iniziasti a gesticolare con le mani nel tentativo di far capire quello che volevi dire. Ti imbarazzava anche soltanto pronunciare la parola "gemiti" a voce alta. Non sapevi davvero come, proprio tu, fossi potuta nascere in un universo del genere.
Lust ti guardò per qualche secondo, probabilmente godendosi la scena di te totalmente imbarazzata che cercavi inutilmente di dire determinate cose, per poi scoppiare a ridere genuinamente divertito.
《Torna sempre utile saper fingere qui, piccola!》
Dopodiché il suo sorriso si affievolì, diventando un po' più serio.
《Non sai mai chi ti capita...》
Percepisti un velo di amarezza nella sua voce e nel suo sguardo, ma sparì subito dopo. Ti sentisti quasi in dovere di cambiare argomento.
《E... posso toccarla...?》
Domandasti timidamente, indicando la pancia gelatinosa che si era creato poco fa e che c'era ancora. Era da quando l'avevi vista la prima volta che ti eri chiesta come fosse fatta.
《Eh?》
Lui sembrò confuso e un po' spiazzato da quella domanda, come se non ci fosse abituato. Ti guardò per poi abbassare lo sguardo sul suo bacino artificiale.
《Ah, c-certo, guarda che sono qui apposta eh~!》
Disse ridacchiando e avvicinandosi a te. Voleva sembrare sicuro ma in realtà si notava che era anche leggermente imbarazzato.
《Grazie...!》
Lo toccasti con un dito, premendo delicamente e, per tua sorpresa, al tatto quella strana sostanza rosa era molto meno gelatinosa di quello che sembrava. Anzi, era abbastanza rigida anche se molto morbida, tuttavia era davvero liscissima tant'è che il tuo dito scivolò subito sulla sua pelle. Lo sentisti rabbrividire a quel tocco e quando alzasti lo sguardo su di lui lo scopristi intento a trattenere una risatina.
《Mh- pfft-》
Vedendo quella sua buffa espressione ti si allargò un piccolo sorrisetto beffardo sul volto.
《Soffri il solletico per caso...?》
《Z-zitta, e non dirlo a nessuno, intesi?! Ne va della mia reputazione!》
Ridacchiasti, in effetti quelle reazioni e quelle espressioni non si addicevano per niente al personaggio di lui che ti eri immaginata la prima volta che l'avevi visto.
《Va bene, va bene, non lo dirò a nessuno, tranquillo~》
Gli sorridesti dolcemente, allontanando la mano.
《Ma adesso... che facciamo per tutto il tempo che ci rimane?》
《Beh, tu forse saprai un sacco di cose su di me, ma io non so neanche il tuo nome!》
Disse mettendosi a sedere sul letto e allungando la mano verso una bottiglia di vino già aperta sul comodino.
《Direi che hai un bel po' di cose da raccontare... e un sacco di tempo a disposizione~》
Si versò un po' della bevanda in uno dei due calici che erano vicino alla bottiglia.
Ti sedesti a fianco a lui e passaste il resto della vostra ora a farvi domande e parlare di un sacco di cose diverse. Alla fine quell'esperienza, contro tutte le tue aspettative, si rivelò davvero una bella serata.
• • •
Quando riapristi gli occhi venisti accecata dalla brillante luce del camerino di Lust. Ti guardasti intorno un po' confusa e ancora frastornata dal risveglio, l'ultima cosa che ricordavi è che eri dietro le quinte del palcoscenico mentre adesso eri nuovamente seduta sul morbido pouf del camerino.
《Finalmente ti sei svegliata, cominciavo a darti per morta~》
Lust richiamò la tua attenzione. Ti guardava seduto sulla poltroncina davanti lo specchio, con il gomito appoggiato sulla piccola scrivania dove teneva qualche trucco e la testa sorretta dal palmo della mano. Notasti che le sue pupille erano ancora a forma di cuore, la cosa ti fece sorridere. Le trovavi davvero belle.
《Te l'ho sempre detto di non addormentarti così in giro... poi potresti ritrovarti con uno sconosciuto in tutt'altro posto!》
Ti rimproverò con un sorriso, indicando prima sé stesso e poi il camerino.
《Cavolo, scusa, devo essermi appisolata mentre aspettavo che finisse lo spettacolo... quanto ho dormito...?》
Mormorasti stropicciandoti un occhio. Quel gesto però ti fece notare che Lust aveva messo il suo gilet sopra di te come fosse una coperta, per tenerti al caldo. Non riuscisti a non arrossire lievemente a quel pensiero, era stato davvero carino da parte sua.
《Per un bel po', visto anche che il mio spettacolo è finito! È piena notte adesso...》
Sbarrasti gli occhi a quell'informazione.
《C-che?! Oddio, ma allora devo tornare a casa...!》
Ti affrettasti ad alzarti, prendendo il gilet di Lust.
《Ti accompagno》
Si alzò anche lui per poi avvicinarsi a te, tu gli restituisti il suo gilet.
《Grazie...》
Ti sorrise e solo in quel momento le sue pupille tornarono al loro normale bianco. Lui ti offrì un suo braccio, che tu abbracciasti, e in un attimo vi ritrovaste davanti la porta di casa tua. Ormai ti eri abituata al teletrasporto, per fortuna, anche se le prime volte furono davvero... tragiche.
《Eccoci qua~》
Lasciasti il suo braccio.
《Già, grazie mille ancora, per tutto!》
《Figurati...》
Vi guardaste per qualche attimo. Il silenzio attorno a voi creava una strana atmosfera intima e quasi romantica. Al buio poi le pupille di Lust sembravano brillare ancora di più, illuminandogli di poco gli zigomi. Furono proprio i suoi occhi a trattenerti lì invece di entrare in casa, non avevi mai fatto caso al modo in cui ti guardava. Non avresti saputo spiegarlo, ma era come se volesse abbracciarti, proteggerti solo con lo sguardo. Sentivi i suoi occhi addosso, ma in un senso positivo, diverso da come facevano tutti gli altri abitanti di quell'universo. Nel senso che lui osservava qualsiasi lineamento del tuo viso come se volesse memorizzarne ogni dettaglio, per ricordarti anche quando te ne saresti andata o nei momenti in cui non fossi stata insieme a lui. Come se volesse portarti dentro di sé per tutta la giornata.
《(T/n)...》
Il tuo cuore saltò un battito non appena lui pronunciò il tuo nome. Ti prese una mano, delicatamente.
《È da tempo che... insomma...》
Distolse lo sguardo, decisamente imbarazzato. Sembrava stesse cercando parole che non trovava o che non sapeva come fare a tirare fuori. Era la prima volta da quando vi conoscevate che lo vedevi in quello stato. Di solito eri tu quella imbarazzata, insicura ed impacciata dei due. Il tuo cuore cominciò ad accelerare pian piano i battiti ad ogni secondo che Lust passava a decidere cosa dire.
Alla fine cambiò idea.
《No, ecco... non sono bravo con le parole, heh...》
Abbozzò un sorriso nervoso e finalmente riportò lo sguardo su di te. Avvicinò di poco il viso al tuo portando una mano sulla tua guancia.
《Posso...?》
Sussurrò guardandoti negli occhi, il suo pollice sfiorò le tue labbra. Ci mettesti qualche secondo per realizzare tutta quella situazione, nel mentre le tue guance si fecero così calde che avrebbero potuto andare a fuoco. E proprio a causa di quei tuoi secondi di silenzio Lust iniziò a dubitare della tua risposta e la sua tipica sicurezza cominciò ad abbandonarlo.
《L-lo so lo so, forse sarebbe stato più romantico e spettacolare se l'avessi fatto e basta, però-》
Non gli desti modo di continuare perché lo baciasti prima che potesse dire qualsiasi altra cosa. Non volevi che si allontanasse, che cambiasse idea o che ti lasciasse, per niente al mondo. Lui inizialmente sbarrò gli occhi sorpreso ma subito dopo ti strinse a sé, ricambiando quel bacio tanto dolce quanto pieno d'amore e desiderio.
Sapevi che le sue labbra avevano baciato mille altre persone prima di te, ma eri sicura che a nessuna l'avevano chiesto prima. Fu quello che rese quel bacio così unico e vero, solo vostro. Un bacio con il quale Lust riuscì a dirti tutto quello che non era riuscito a dire prima.
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13 notes · View notes
susieporta · 2 days ago
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Ho un’infiammazione all’anca, accertata da una risonanza. L’ortopedico mi fa stendere sul fianco che non mi duole e invece di toccarmi l’anca, come annunciato, mi tocca il pube. Io faccio un salto. Dice che pube e anca sono collegati, deve controllare. (Senza neppure avvertire?) Poi mi fa togliere il maglione e restare in piedi in canottiera, per controllare la mia postura. Guardati il seno, mi dice. (Dall’alto?) Cosa vedi? (Cosa vuoi che veda? La stessa cosa che vedo da quando avevo 13 anni). Rispondo che non mi sembra il metodo migliore per controllare la postura. Non vedi che un seno è più in fuori? No, rispondo, forse mi serve uno specchio. E comunque credo che sia più facile guardare la linea delle spalle, non dall’alto, ma di fronte a uno specchio. Lui si avvicina. Guardati il seno, guardalo, non vedi la curva?, dice disegnandola a pochi millimetri dalla pelle. Prenditelo fra le mani, dice, e fa il gesto, stringendosi il petto fra le dita. Io mi rifiuto e dico solo che non è il metodo utile per me. Che credo sia più utile mettermi nella postura corretta e far sentire al mio corpo quali muscoli tirano, come mi accadeva a pilates - quando non avevo prima un braccio rotto, poi una trocanterite, e ancora lo praticavo. Lui si avvicina per aggiustarmi la postura. Dovrei vederti nuda, senza reggiseno, ma non posso. Guardami, dice, anche se non sono un bello spettacolo.
Da allora, continuo a pensarci. Non ho mai avuto paura, neppure per un istante. Persone entravano e uscivano dalla stanza e in ogni caso non avvertivo alcuna minaccia. Non mi sono neanche resa conto per davvero di quel che stava succedendo, o meglio: sono stata in dubbio, mi sono detta che forse ero io, che era semplicemente un modo amichevole e un po’ confidenziale di esercitare la professione.
Mi sono indispettita dopo, a casa, e con me: perché in quello studio avevo sempre sorriso. Il punto è che nello studio di un medico sono io la parte fragile, bisognosa, sono io quella che ha un problema da risolvere e si affida, sono io il corpo (dolorante) che può essere toccato e spogliato e guardato. E quindi istintivamente avevo cercato di arrivare alla soluzione - capire come si guarisce - senza mai dire: adesso basta, hai esagerato. Senza dire: credi che sia scema? Ho tollerato.
Ma da allora ci penso.
Penso al ginecologo che quando ero all’università, e gli ho chiesto se aveva senso lavare gli indumenti con Napisan, mi ha chiesto se andavo a letto con i miei compagni di casa, quelli con cui condividevo la lavatrice. Penso al ginecologo che, in un mio periodo da single quando ero già adulta, mi ha detto che il fastidio che avevo e per il quale lo avevo consultato era legato al senso di colpa (per che cosa avrei dovuto sentirmi in colpa?), e che bastava fare un po’ di sesso con qualcuno per scacciarlo: tanto, una come te ne trova quanti ne vuole.
Penso che ho 46 anni e sono stanca di queste forme sottili di abuso che certi medici ultrasessantenni neppure riconoscono. O le riconoscono e credono di farmi fessa?
È una forma di manipolazione che mi indigna, perché mi sottrae intelligenza. Ecco la ragione per cui continuo a pensarci. Non accetto che mi venga sottratta intelligenza.
Lo scrivo qui, a due giorni dal 25 novembre.
Rosella Postorino
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seoul-italybts · 21 days ago
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[✎ ITA] VOGUE Japan : Questo È Solo l'Inizio per JIN dei BTS | 24.10.24⠸
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VOGUE Japan - dicembre 2024
__ 25° ANNIVERSARIO __
INTERVISTA di YUI SUGIYAMA, EMI KAMEOKA, MASAYO UGAWA, ASA TAKEUCHI
Questo è solo l'inizio per JIN dei BTS
“Mi sento veramente me stesso quando faccio ridere il prossimo”
ORIGINALE JPN | Twitter / X
In quanto membro della band da record dei BTS, JIN è uno dei volti più noti e riconosciuti in Asia. Con il suo ammiccante senso dell'umorismo—non per nulla, il suo soprannome è ‘Worldwide Handsome’—e la sua voce inconfondibile, il 31enne sta rapidamente diventando un'icona globale a pieno titolo. Dopo che, quest'estate, è stato congedato dal servizio militare – obbligatorio in Corea del Sud -, è ora nel pieno delle sue promozioni soliste. In onore di questo suo entusiasmante nuovo capitolo, VOGUE JAPAN ha incontrato JIN per fare il punto della situazione, filmare un photoshoot esclusivo e scoprire che cosa aspetta ora la nostra star.
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Un carattere solare Dopo il congedo dall'esercito sud-coreano, a giugno, la fama di JIN non ha fatto che crescere, anche grazie alle tante apparizioni a varietà nonché sul canale YouTube dei BTS. Nella foto, JIN indossa un lavorato a maglia firmato Sacai, che unisce le caratteristiche di una camicia ed un maglione in un solo capo.
──C'è qualche differenza nel tuo approccio alle performance e produzione musicale in quanto solista, rispetto a quando ti esibisci con i BTS?
JIN: Quando lavoro come solista devo occuparmi di tutto da solo. Ciò vuol dire che ho più libertà e posso fare quello che voglio, ma allo stesso tempo non posso che sentirmi un po' sotto pressione. Quando sono in gruppo, anche dovessi avere alcune mancanze, sono tranquillo perché so che ci sono gli altri membri con me, quindi posso rilassarmi di più.
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Enorme sensualità JIN è noto per il suo senso dell'umorismo ma anche per la sua grande dedizione al lavoro, e fa sempre del suo meglio per rendere felici le/gli ARMY. Qui lo vediamo indossare un completo cardigan e pantaloncini di Gucci, accompagnati da un cravattino in crÃape
──Che cos'è che ti rende più felice nella vita, e qual è la cosa che consideri più importante nel tuo lavoro?
JIN: Ciò che ha più importanza nella mia vita è la felicità. Le persone che mi rendono più felice in assoluto sono i miei fan, le/gli ARMY. Siamo fonte di gioia l'uno per le/gli altrə. Non posso fermarmi, devo continuare a fare ciò che faccio per loro (ride).
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Uno stile personale unico JIN indossa un completo pantaloncini e cardigan più un paio di calzettoni al polpaccio, tutte creazioni facenti parte della collezione Gucci Resort 2025; Jin è il nuovo Global Ambassador del brand. “Sono davvero felice di poter accogliere JIN come nostro nuovo Global Brand Ambassador”, ha dichiarato il direttore creativo Sabato de Sarno. “Il suo calore ed affabilità sono davvero magnetici, ed il suo stile è semplicemente unico.”
──Quand'è che ti senti più “te stesso”? Quali pensi siano i tuoi punti di forza, e cosa ti piace di te?
JIN: Mi sento veramente me stesso quando riesco a far ridere il prossimo. Quando qualcuno sorride per merito mio, la cosa mi fa sentire vivo. I miei punti di forza? Immagino potremmo dire che uno sia il mio viso! (ride) Ovviamente ci sono tante altre persone più affascinanti di me, ma mi piace il mio viso.
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Potenziale sconfinato JIN indossa una giacca con risvolti a punta di Yohji Yamamoto. Degne di nota le tasche asimmetriche—design, questo, che si sposa perfettamente con la sua personalità spiritosa.
──Che tipo di persona ammiri maggiormente?
JIN: Le persone cui cerco di ispirarmi sono coloro che danno il massimo in ciò che fanno. Ho incontrato persone di tutti i tipi, nel corso della mia vita, ed ognuna di loro si è sempre dimostrata profondamente dedita e fiera del proprio lavoro. È un aspetto che invidio molto, vorrei essere come loro. È un modo di vivere che rispetto tantissimo.
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Alla ricerca di nuovi modi in cui sbocciare Con l'andare degli anni, JIN ha imparato a comprendersi meglio. Qui lo vediamo indossare una tuta firmata Gucci. Elegante, ma dinamica ed audace!
──Quest'anno, 『VOGUE JAPAN』 festeggia il suo 25° anniversario! Intorno al 2016-2017, quando tu avevi 25 anni, i BTS hanno iniziato ad ottenere fama globale. Qual è il ricordo che ti è rimasto più impresso di quel periodo? Quale consiglio daresti adesso al te stesso di allora?
JIN: Quando avevo 25 anni, ero talmente carico di lavoro che spesso me ne lamentavo. Vorrei poter dire al me stesso di allora che ragionare così non è di alcun aiuto, ma, in ogni caso, non credo avrebbe fatto molta differenza. Crescendo, ovviamente, il mio modo di pensare è cambiato. Sono sicuro che tra 10 anni avrò di nuovo una cosetta o due da dire al me stesso di adesso (ride).
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“Il mio punto di forza? Immagino potremmo dire che sia il mio viso!” “Ovviamente ci sono tante altre persone più affascinanti di me, ma mi piace il mio viso”, ci dice JIN ridendo. Indossa un lavorato a maglia giallo, abbinato a pantaloncini dello stesso colore, tutte creazioni di Sacai.
──In precedenza, hai menzionato che cerchi sempre di vivere alla giornata e di evitare lo stress. Cosa fai per il tuo benessere mentale e come cerchi di rendere sia la tua vita privata che quella lavorativa il più soddisfacenti possibile?
Inoltre, sappiamo che hai tanti hobby, come la cucina, il tennis, i videogiochi e la pesca—ci sono forse altri hobby o attività che ti piacerebbe provare, in futuro?
JIN: In passato, ero sempre piuttosto stressato, ma più di recente ho imparato a lasciarmi andare e a vivere giorno per giorno, quindi non sono più così teso. Ormai sono abituato a lavorare [in studio e sul palcoscenico], quindi sono più sereno e rilassato. Le mie passioni mi aiutano a sbollire un po'. Non saprei cos'altro provare, immagino col tempo lo scoprirò. Tutti i miei hobby attuali sono attività che ho iniziato per caso o grazie al lavoro, quindi spero di trovare altre passioni con l'andare del tempo (ride).
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Un eroe in continua evoluzione JIN è assolutamente soave in giacca di cotone e pantaloni abbinati firmati Yohji Yamamoto. “Con l'andare del tempo, la mia resistenza fisica non potrà che diminuire, ma anche allora intendo lavorare tanto sodo quanto sto facendo adesso”, confida.
──Qual è il tuo obiettivo principale, al momento?
JIN: Il mio sogno è rendere i membri dell'ARMY felici. Se le/gli ARMY sono felici, posso anche continuare a lavorare fino allo sfinimento. Ora come ora, sto lavorando alla realizzazione di quel sogno.
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JIN x VOGUE Japan - dicembre 2024
__ Domande & Scatti EXTRA __
04. 11. 2024 | Twitter / X | Articolo
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──Negli 11 anni dopo il vostro debutto, i BTS sono diventati alcuni tra gli artisti più famosi al mondo. Che tipo di gruppo vorresti che foste nei prossimi 5-10 anni? E in che modo tu vorresti maturare personalmente?
JIN: Vorrei che il tempo non passasse mai. Anche quando sarò vecchio e con i capelli grigi, voglio lavorare tanto sodo quanto sto facendo adesso. Voglio assicurarmi che le/gli ARMY continuino a trarre gioia nel vedermi. Non so per quanto ancora potrò farlo, ma voglio fare del mio meglio.
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──Che cos'è che ti ha ispirato maggiormente, negli ultimi tempi?
JIN: Il blu. Quando vedo questo colore, penso a cose vivaci e positive
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──Come descriveresti il tuo stile?
JIN: Ciò che sto indossando ora, è questo il mio stile.
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──Interagisci con l'ARMY non solo durante i concerti, ma anche attraverso diverse piattaforme – come Weverse, Instagram, X ecc. Come abbiamo visto quest'anno alla BTS FESTA, trovi sempre nuovi modi per intrattenere le/i tue/oi fan. Qual è l'aspetto che ti piace di più di questi scambi con il fandom? E che cosa significano le/gli ARMY per te?
JIN: Mi piacciono le sorprese! Mi piace riceverne, ma sono ancor più felice quando riesco a sorprendere il prossimo e vedere le reazioni. Ultimamente, trovo più difficile farmi venire nuove idee. Se non dovessero venirmene più tante, spero il pubblico capirà che non è semplice ideare sempre trovate nuove ed inaspettate. Ma voglio continuare a sorprendervi!
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──Se si presentasse l'occasione per un viaggio in Giappone, cosa ti piacerebbe fare?
JIN: Mi piacerebbe fare due passi in città di notte. Trovo che il Giappone sia bellissimo, la sera.
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──Qual è stata l'ultima volta che hai riso e perché?
JIN: Rido tutti i giorni, quindi non saprei dire di preciso quand'è stata l'ultima volta. Sto ridendo anche ora, mentre parliamo (ride). Sono felice!
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⠸ ENG: © Ashley Ogawa Clarke | ITA : © Seoul_ItalyBTS ⠸
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daniela--anna · 7 months ago
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Con sto tempo pazzerello, ci vuole il maglione oltre all'ombrello ...😆🤦
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whateverpeoplesayiwas · 9 months ago
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Consumo
Fa strano pensare
A come sia sofferente
Vivere in un mondo di consumo
Lo sai che puoi amare
Anche senza dirlo a nessuno?
Un mondo che ci vuole perdenti o vincitori
Una vita che non fa nulla per dare a tutti i mezzi migliori
Un uomo che ama gli animali ma non i suoi successori
Perché dopotutto siamo animali
Ma solo per scelta a posteriori
Se non si vive per consumare
Chi vive per rimanerne fuori?
È così bello avere da fare
Uccidere per consumare
E sentirsi superiori
Superiori
Superiori per scappare
Superiori per dare un senso al catrame
Che siamo e subiamo ogni giorno sperando in un finale
Assolutamente buono mai banale
Superiori per non osservare quelle macchie
Di sangue sulle mani perfino del cardinale
Superiori perché abbiamo sconfitto la natura ma non riusciamo a toglierci la dicitura di animale
Una drogata bestia che consuma
Che non riesce a vivere, senza voler essere piuma
E feroce
Intelligente
E cafone
Tante, troppe caratteristiche in contraddizione
Per essere credibilmente viventi
Mi chiedo
Perché tu voglia questo
Pensi che condividendo l'ennesimo amplesso
Registrato e costruito ad ogni segmento
Tu possa dissociarti da ogni presentimento?
Pensi che il tuo fiore, fotografato senza amore, con il coltello dietro il maglione
Possa dimostrare il tuo successo?
Pensi che la tua macchina, costruita al costo di più di una vita umana
Possa farti sentire meglio?
Consuma
Non ci pensare
Perché se ti guardassi allo specchio
Non vedresti nulla
Se non il riflesso
Della persona
che avresti potuto essere
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soisbelle-et-soistriste · 10 months ago
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Oggi è Lunedì 5 Febbraio 2024.
Marco è uscito da poco ed io sono già vestita, oggi jeans e maglione.
Sto bevendo acqua calda e limone, oggi inizio di nuovo la keto.
Sì perché a differenza delle altre volte, sento proprio che il mio corpo è al limite della sopportazione, ciò con cui lo alimento lo avvelena e pertanto io felice di essere di nuovo in keto.
Anzi fammi stampare la dieta.
Pensandoci non c'è niente e nessuno che possa influire o influenzare le mie scelte, anzi sono davvero contenta di essere arrivata a questa consapevolezza.
Per quanto riguarda Marco, ieri/oggi mi è sembrato più dolce del solito e poi sono stata troppo contenta che abbiamo dipinto.
Penso sia una skill bloccata la sua, quindi sono anche felice di aver toccato un tasto probabilmente mai toccato.
E poi mi ha parlato un sacco di cose sue, cioè ma in generale cose sue, credo sia positivo l'ho visto un po' come un modo di farsi conoscere.
L'unica cosa è che purtroppo un po' mia croce e delizia che sono empatica, quindi è più forte di me lo avverto se qualcosa non va ed è palese che qualcosa non vada.
(Scoparci è sempre bello tbh.)
Oggi è uscito alle 9 appunto, qualcosa non va. Sono sincera non ho ben capito cosa, ovvero sì la frasetta l'ho compresa, ma il meccanismo proprio no. Quindi niente ovviamente mi sono messa a disposizione qualora volesse parlarne. Anche i giorni passati alla fine a quanto pare altro non erano che uno strascico di questa situazione di cui di fatto non mi parla.
Cioè a parte capire bene il meccanismo del problema no, proprio non mi parla di come si sente lui in merito al problema. Cioè fondamentalmente, non c'è alcun tipo di supporto né pratico né emotivo che io possa dargli.
Questa cosa che si fa andar bene tutto mi devasta.
Ieri a pranzo è stato un po' difficile lo ammetto.
Non ricordo che con Gabriele fosse così difficile, anzi. Devo dire che quando andavamo fuori era sempre bello, seppur purtroppo scontato. Fatto sta che problemi di comunicazione non ce ne stavano.
E su questo uomini più grandi di te battono 1-0 per uomini della mia stessa età, che nel frattempo è arrivata a 28 anni.
Io sono molto positiva di mio, ma vorrei invitarmi un attimo a vedere la bigger picture.
Domani è un mese che ci frequentiamo e devo davvero ammettere che sto bene. Mi fa sentire che gli piaccio e che comunque c'è un reale interesse. Quando vuole sa essere dolce tanto e poi abbiamo fatto già un sacco di cose stra carine insieme.
Ha comunque questo limite emotivo ed essendo la mia un tipo di comunicazione prettamente basata sulle sensazioni, diventa a dir poco challenging fare dei discorsi. Tutto rimane molto leggero a livello di argomenti e ti devo dire che sono proprio in difficoltà.
Pensandoci anche le mie amicizie sono come me, tutte basate sul come ci si sente, su che sviluppi portiamo avanti con l'obiettivo di essere felici, di crescere banalmente.
Nota a mio sfavore sicuramente ogni tanto amplifico le cose rendendole più profonde di ciò che non siano realmente.
Alla fine possiamo parlarci chiaro per favore? Lui vuole leggerezza, è uscito da 12 e direi anche 13 anni di relazione cioè sei distrutto e per carità io non mi aspetto l'anello al dito o altro, ma sicuramente noto in lui un grandissimo livello di superficialità e 0 voglia di pensare x2.
Ciò che fa lo fa per se stesso, per il suo benessere ed è così per tutti gli esseri umani, con la differenza che quando sei in due il tuo benessere passa anche per il benessere dell'altro.
Sto dando più di ciò che ricevo? Non lo so davvero.
Quello che so è che però, non sono tranquilla. Lui è tranquillo sicuramente, ma io no.
Ci stiamo conoscendo quello è vero per carità, non posso pensare che dopo a malapena un mese mi dica ah no vieni a conoscere X e Y miei amici da una vita dove Y è la migliore amica della mia unica e storica ex, oppure ah sì si sposano ora chiedo di farti venire al matrimonio oppure non so, usciamo con A B e C miei amici di sempre così te li presento. Sì ma presento in che veste poi?
Mi rendo purtroppo conto che se alcune cose io le farei, non è per forza detto che gli altri le farebbero e mi scoccia dover dare adito al principio del non doversi aspettare nulla in cambio e del non siamo tutti uguali.
Mi dispiace proprio tanto.
Poi è vero, le cose si costruiscono con calma e per carità è giusto, però sarebbe bello essere rassicurati.
Ad esempio basiamoci sul principio che mi ha detto che non dice nulla che lui non sente di dire, non fa nulla che non si sente di fare. Questo è un bene perché è sempre vero e sincero, ma quando non ti dice mai che sei bella, che sei vestita bene, che stai bene, che gli piace qualsiasi cosa random non so di te. Come devo interpretarlo? Penso che non mi abbia neanche invitata a cena fuori.
Poi vabbe non dipingiamolo come un escremento perché non lo è, dico solo che mancano delle attenzioni appunto tipiche di chi pensa x2.
Non è cattivo, è solo sfiduciato, appesantito. E giammai lungi da me dover appesantirlo maggiormente. Già a pranzo gli giravano i coglioni che ho rimarcato come fosse sparito, per Dio ma comunica no? Parla chiaro, dimmi guarda io non sono sparito, avevo i cazzi miei e ti ho risposto così però è tutto ok.
Sta cercando di guarire ed io lo capisco e so che dovrei viverla con più serenità, centrata su di me, libera di esprimermi. Cerco troppo di compiacerlo sicuramente (mio difetto quando qualcuno mi interessa), dovrei essere un po' più io e dare meno importanza alla figura che proietto su di lui.
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lilsadcactus · 2 years ago
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Sono andata alla cena con quel ragazzo. Doveva passarmi a prendere alle 18:30 e volevo vestirmi come al solito, un maglione grosso e pantaloni che ho da 15anni tutti strappati, poi alle 18 ho detto mh, se invece mi metto qualcosa di più elegante? O meglio ancora slutty? Ha vinto la gonna nera lunga anfibi e una camicia verde taglio 70s e il chiodo, mi sono anche truccata. Quindi arrivano i miei e sorpresi mi chiedono se sto uscendo e con chi? Non ti vestivi così bene da un bel po’!
Un ragazzo mi ha invitato a cena fuori e ora i miei lo conoscono come “sushi”
Ok, cose che non mi son mai capitate prima:
Arriva, parcheggia e scende dalla macchina per presentarsi. Di solito sono io che salgo e subito si va a un bar a bere per poter avere qualcosa di cui parlare.
Durante il viaggio ho tirato fuori subito un paio di topic che potevano finire in una specie di lite o rovinare il mood della serata, lui invece ha risposto sinceramente e abbiamo parlato sul serio di quelle cose, tra cui politica, omofobia, sessismo; “subito ai punti importanti, eh? Mi piace!” Io basita
Arrivati al ristorante ha aperto la porta per me… qui ho capito che i miei standar sono davvero bassi, esageratamente bassi, perché non me l’aspettavo per niente
Turns out che era il suo compleanno ed io tipo???? Bro??? Ma perché invita a cena m e il giorno del suo compleanno? Pazzesco. Mi dice che dopo cena dovrebbe prendere il pullman per Monaco che festeggia coi suoi amici al Oktoberfest. Abbiamo parlato e mangiato e riso e ho passato una serata tanto bella, non ci ha mai provato come chiunque altro… nonostante il vino bevuto. Mi ha accompagnato a casa e siamo rimasti a parlare un attimo fino a quando ho ricordato che ormai si erano fatte le 23 e qualcosa e il suo pullman partiva verso quell’ora. Mentre scendevo ha detto “forse preferirei rimanere qui a parlare con te…” ma l’ho interrotto perché non volevo intromettermi nel suo viaggio, possiamo rivederci quando vuoi e sono scappata ahaha
Per un po’ ci siamo tenuti la mano a tavola… era dal 2015 che non avevo un primo appuntamento che non finisse (o iniziasse) con sesso…
Quindi Sushi ed io abbiamo continuato a parlare e oggi mi ha scritto che vuole rivedermi intanto sabato per andare a Monza a una mostra jappo
Ed io continuo a chiedermi mi fido? Ci provo? Faccio lo sforzo? O lascio stare perché se non è lui un bastardo manipolatore come i miei ex magari ora sono io la bastarda pezza di merda incapace di aprire nuovamente il mio cuore alle possibilità della vita??
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umi-no-onnanoko · 2 years ago
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Mancarsi per amarsi ancora
Ho sempre pensato che tu non debba rinchiuderti in casa con me, non dobbiamo stare appiccicati come delle sanguisughe uno all'altra prosciugandosi delle nostre energie, ma uscire con i nostri amici, svagarci, restare anche giorni senza vederci negli occhi, sfiorarci le mani, baciarci, e ci mancheremo e ci ritroveremo di nuovo insieme come la prima volta tremendamente innamorati.
Certo è pur sempre vero che sento la necessità di averti accanto, soprattutto nei momenti più difficili, senta il bisogno di sognarti, di sorridere e abbracciare il cuscino quando non sei con me, perché comunque mi piace sentirti vicino, sentirti addosso in un certo qual modo.
Vagare per la casa a piedi scalzi e una tua camicia, in estate, o in ciabatte e un tuo maglione, in inverno, è un abitudine che non potrei mai perdere per sentirti più vicino, per portarti con me nelle mie giornate.
Hanno il tuo calore, hanno la tua fragranza e sono tutti pieni del tuo amore per me.
Quando poi torni a casa e ci ricongiungiamo te li restituisco tutti stropicciati, magari macchiati di rossetto o di lacrime e tu ridendo ed arruffandomi i capelli, mentre io sto già mettendo il broncio, ma in realtà sorrido in cuor mio, mi dici che posso tenerli per me che tanto l'armadio è grande e ne hai altri da poter indossare e così sai che mi fai sorridere, ma certo a te questo non basta amore mio, perché ogni volta che ne hai occasione ti avvicini al mio orecchio per sussurrarmi quanto tu mi trovi bella ed anche sexy in quella mise per poi baciarmi il collo e farmi arrossire.
E quando siamo lontani perché hai da finire qualche progetto di lavoro non posso che attivare il mio lato un po' troppo geloso, o forse no?, e preoccuparmi anche di sapere quando potresti tornare o quanto meno di sapere che stai bene e mi sento una mamma apprensiva e non mi stupirei se prima o poi per scanzonarmi mi risponderai con : " sì mamma" invece che si amore.
Mi piace però pensare che quando ci manchiamo possiamo tuttavia stare bene con noi stessi ugualmente, perché non è e non deve essere scontato lo stare bene con noi.
Parlo per me ci ho messo davvero molto prima di accettare la mia compagnia, quindi mi rende fiera sapere che sebbene tu non sia presente io riesca ad avere comunque una buona giornata, a convivere con i miei pensieri, a lavorare per la realizzazione dei miei progetti ed al contempo tu faccia lo stesso per quanto ti concerne.
Sapere che stare con gli amici, i collaboratori, i colleghi, la famiglia non ci impedisca o limiti il nostro rapporto è bello e maturo come gesto, perché vuol dire che possiamo godere a pieno anche di altri momenti, di altri pensieri, di altre persone, di altri momenti importanti, anche se non condivisi insieme, perché penso che occorrano anche quelli per crescere, migliorare e maturare come persone.
Ed è ancora più bello ritrovarsi, sempre noi, ma a volte diversi, sempre noi, ma più maturi, consapevoli, felici.
Poi che dire, mi sai sorprendere, mi scrivi piccolo messaggi dove mi ribadisci come io sia importante, quanto io cambi la tua vita, come ti ti senta fortunato; mi abbracci mentre studio portandomi la mia bevanda calda preferita, mi accarezzi i capelli perché sai che mi rilassa, vediamo un programma tv insieme sebbene tu sia stanco dal lavoro, mi fai trovare la cena pronta quando torno a casa dalle lezioni nonostante tu per primo ammetta di non essere un gran cuoco, e sai quanto io apprezzi questo gesto ugualmente perché ciò per me vuol dimostrare ancora di più quanto mi ami e quanto tu ti stia impegnando per conquistarmi anche se dovresti sapere bene che sono tua dato che è così e che i i segni ci sono tutti.
Anche stando lontani cerchiamo e troviamo insieme le soluzioni ai problemi, ci diamo la forza per affrontare ogni giornata insieme, ogni cena assieme, le nostre discussioni fino a tardi facendo mezzanotte passata anche solo a parlare o a fare l' amore, anche se per noi l'amore non è necessariamente solo quello fisico sotto le lenzuola perché dimmi quante volte abbiamo fatto l'amore anche solo con uno sguardo o con le parole?
Mancarsi per poi appartenersi ancora, mancarsi per volersi ancora, mancarsi per amarsi.
-umi-no-onnanoko (@umi-no-onnanoko )
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corallorosso · 3 years ago
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Anni fa, a una manifestazione pubblica ho sentito parole che non dimenticherò mai, parole dure, di una tristezza infinita, di un dolore senza fine. Era la testimonianza di Pietro Bartolo, che per anni è stato il medico in prima linea nel soccorso ai migranti a Lampedusa, ma che troppo spesso ha dovuto esaminare i loro corpi senza vita, quando era troppo tardi per salvarli. Queste parole non sono per voi, amici di questa pagina che siete sensibili ed empatici sul tema dell’immigrazione. Ma lo dovrebbero leggere gli altri, quelli che si sentono meglio dei migranti, e non hanno capito che se ci sono loro sui barconi e non noi, è solo perché siamo nati dalla parte fortunata del mondo e non dobbiamo trovarci di fronte a scelte così atroci, come questo padre, che purtroppo, non potrà più trovare pace. “Quando il barcone si era rovesciato, erano finiti tutti in acqua. Erano più di ottocento. Lui era un ottimo nuotatore e aveva messo il piccolo di nove mesi sotto il maglione, sul suo petto. Poi con una mano aveva afferrato la moglie e con l’altra il figlio di tre anni. Aveva cominciato a nuotare a dorso senza fermarsi. Cercando di rimanere disperatamente a galla. Aspettando i soccorsi che non arrivavano. Un’attesa estenuante. A un certo punto aveva sentito il fiato mancargli all’improvviso, le onde che diventavano sempre più alte e la corrente sempre più forte. Aveva dovuto compiere una scelta. Una scelta definitiva, dalla quale sapeva che non sarebbe più potuto tornare indietro. Sospeso tra la vita e la morte, aveva dovuto pensare, calcolare, valutare e poi decidere. Se avesse continuato a nuotare, sarebbero finiti tutti e quattro sott’acqua, morti, annegati. Così alla fine lo aveva fatto: aveva aperto la mano destra e aveva lasciato quella di suo figlio. Lo aveva visto scomparire, lentamente, per sempre. Mentre me lo raccontava non smetteva di piangere e non riuscivo a smettere nemmeno io. Non ho avuto la freddezza necessaria per reagire e controllarmi. Mi sono sentito sconfitto. Un medico non dovrebbe farsi veder piangere, ma a volte non ce la faccio. Non si può restare freddi davanti a tanto strazio. Ciò che tormentava quell’uomo era che pochi minuti dopo era arrivato l’elicottero a salvarli: «Se avessi resistito solo un altro poco, adesso mio figlio sarebbe qui con noi. Non me lo perdonerò mai». In mare si muore, non possiamo fare finta di non saperlo, non possiamo chiudere gli occhi. “E chi oggi vuole erigere muri e respingere i profughi non si comporta tanto diversamente da quei collaboratori di Hitler che la filosofa Hannah Harendt definì «uomini banali». Chi lascia morire in mare migliaia di bambini o consente che vivano in condizioni disumane nei campi profughi di confine non esprime meno crudeltà di loro." (Pietro Bartolo, Lidia Tilotta, Lacrime di sale: La mia storia quotidiana di medico di Lampedusa fra dolore e speranza, Mondadori 2016). (Vittoria Straface)
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pillowbook76 · 3 years ago
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Dal tramonto all’alba.
Iniziare a trovare anche qui luoghi gestiti da persone belle.
Tornare a godersi un cineforum estivo e farsi divorare dalle zanzare.
Dimenticare che ci vuole il maglione di lana la sera.
Svegliarsi con ancora il sapore della genziana e una luce bellissima.
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animafolle81 · 3 years ago
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lL principe azzurro non esiste, mia cara Cenerentola.
Ma ci sono gli Uomini. Quelli con le spalle larghe e i piedi ben piantati per terra che non ti lascerebbero sola nella tempesta nemmeno per andare a prendere l’ombrello perché anche in quel caso ti porterebbero con se. Quelli silenziosi perché conoscono il valore delle parole, soprattutto di quella data. Gli uomini che sanno sorprenderti che a volte ci vuole davvero poco per farci sentire una vera principessa. Gli uomini che sanno condurre e portarti lì dove non avresti mai creduto di poter andare. Gli uomini con gli occhi poggiati sulle tue labbra e le mani strette dietro la tua nuca. Risolti e risoluti: sicuri al punto di sembrare sfacciati. Che sanno di terra arsa e di un mare in tempesta di quelli da guardare avvolta in un maglione sulla spiaggia ma verso cui senti irrefrenabile la voglia di annegarci. Gli uomini che sanno aspettare. Fermare il tempo o più semplicemente trovarlo per stare con te. Quelli che si mettono in macchina nel cuore della notte. Quelli che sanno mancare oltre che baciare. Quelli a cui è data l’intelligenza di saper scegliere e scelgono te, senza mezze misure perché non ci sono scorciatoie fra me e te. Gli uomini di talento che non temono la fatica e nemmeno il peccato. Gli uomini che non hanno paura di perdere prima di tutto se stessi e poi il tutto che hanno tra le mani. Gli uomini che ti guardano come a nessun altro è dato fare perché l’anima se la prende chi è in grado di vederla. Quelli che non sentono irrefrenabile il desiderio di tradirsi con la gente, di mentirsi o peggio ancora di compiacersi affogando nel proprio rassicurante ego. Quelli che “le favole non dicono ai bambini che i draghi esistono, perché i bambini lo sanno già. Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti”e loro sono lì accanto a te mentre tu cerchi di sconfiggere i tuoi.
Perché ora senza cavalli e senza castelli e senza orchi e senza matrigne ciò che davvero conta è questo. Qualcuno che lotti non per te. Ma con te.
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dead-words · 4 years ago
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"Cari mamma e papà,
perdonatemi, scusate il poco preavviso, so che avete già preparato tutto, ma io domani non posso venire a pranzo da voi perché stasera m’ammazzo. So di darvi un immenso dolore, un dispiacere inconsolabile, uno strazio infinito, però vabbe’, non ne farei una tragedia se per una volta non vengo a pranzo.
Tranquilla mamma: prima di suicidarmi mangio. No mamma, non il solito panino. Mi faccio la carne, ok?
Scusatemi se sono così sbrigativo, ma trovo ridicolo e irritante dovervi scrivere questa lettera per spiegarvi il mio gesto. Non occorre
essere depressi per suicidarsi, basta essere vivi. È più che sufficiente. Voglio dire, quello che faccio è normale, spiegarlo è inutile, didascalico e pleonastico. Perché mi suicido? Per lo stesso motivo per cui lo fanno tutti! Per lo stesso motivo per cui lo farete anche voi: perché si soffre. E quindi ci si suicida, è normale. Logico. Consequenziale. Tutto nella vita ti spinge al suicidio. Il suicidio è la vera morte naturale dell’essere umano.
Ecco perché trovo così sciocche le lettere d’addio dei suicidi, compresa questa: non c’è nulla da spiegare, niente da capire, è tutto così ovvio! Piuttosto, chi sceglie di continuare a vivere dovrebbe delle spiegazioni. Chi sceglie di continuare a vivere, ogni giorno dovrebbe scrivere una lettera per spiegare il perché del suo insano gesto. Sarei curioso di leggerne un paio. Lo dico senza ironia. Cosa li spinge? Secondo me non hanno veramente voglia di vivere. Secondo me non gli piace veramente. Secondo me sono solo condizionati dalla pubblicità. Lo ero anch’io, del resto. Siamo bombardati ogni giorno da messaggi di speranza! Film, libri, canzoni; e politici, intellettuali, leader religiosi, sopravvissuti, figure edificanti ed esempi socialmente positivi: tutti che ci dicono che la vita vale sempre la pena di essere vissuta, anche se sei uno storpio handicappato o un deportato nei campi di concentramento, o uno storpio handicappato deportato in un campo di concentramento dove per giunta piove sempre; ci dicono che c’è della poesia nelle piccole cose, come nel sorriso di un bambino, anche se si tratta di una paresi; ci dicono che si può fare
sesso anche da anziani, anzi a maggior ragione perché con il decubito aumentano i buchi e si possono provare nuove posizioni, sciatica e osteoporosi permettendo.
Ma tutto questo ottimismo è solo spam, pubblicità ingannevole, una strategia di marketing per promuovere la vita ai nostri occhi e renderci facilmente suggestionabili e creduloni, per poi fregarci. Io per esempio questa settimana sono stato ingannato per l’ennesima volta, a causa del pensiero positivo nel quale galleggiamo. Sono caduto vittima di una truffa on line: ho acquistato su un sito settecento bicchieri mezzi pieni, erano in offerta, sembrava vantaggioso; poi però quando me li hanno consegnati ho scoperto che quei bicchieri erano mezzi vuoti. Inoltre erano comunissimi bicchieri di carta. E ciò che li riempiva per metà era un liquame denso, non potabile, dal colore putrido e l’odore nauseabondo. Bastardi loro, e coglione io che ci sono cascato.
Ma ora sono stanco di rimanere deluso dalle cose e farmi prendere in giro da chi parla di un futuro migliore, da chi dice di credere nella ripresa, o di vedere il lato positivo della cosa. A proposito, ma è arrivato anche a voi il conguaglio per la luce in fondo al tunnel? Ma avete visto quant’è!?! Almeno di giorno potevano spegnerla! Il governo ci invitava a vederla, ma non ci avevano mai detto che era a carico nostro… Io poi, lo sapete, sono sempre stato contrario anche al tunnel: scavarlo ha avuto un impatto sul territorio disastroso, per non parlare delle conseguenze sociali. E tutto questo perché? Solo per accecarci con una luce, e poi farcela anche pagare.
Ma questa è solo la beffa; il danno è la vita. Sì, quella vita che ci hanno voluto vendere a tutti i costi, quella vita che ci hanno fatto credere fosse bella, potesse cambiare e fosse un valore; quella vita che voi mi avete regalato convinti di farmi un dono, in realtà è una merda. È banale, noiosa, ripetitiva, e troppo corta – questo nella migliore delle ipotesi. Se ti dice anche male, la vita è violenta, tragica e dolorosa. E in entrambi i casi, la vita è cancerogena. Lo so che quando mi avete donato la vita ero piccolo, ma avreste fatto meglio a donarmi semplicemente un maglione – magari lì per lì non avrei gradito, è difficile che un neonato possa apprezzare un maglione, specie se di lana quella che punge, avrei pianto, ma semplicemente perché un neonato non capisce niente, piange per qualunque cosa, e comunque mi pare che io abbia pianto lo stesso appena venuto al mondo e ricevuto il dono della vita, quindi perciò ecco, col senno di poi, se piuttosto che la vita voi mi aveste donato un maglione, io oggi vi ringrazierei. Non ve ne
sto facendo una colpa, sia chiaro: avete ricevuto anche voi lo stesso regalo dai vostri genitori, che a loro volta lo avevano ricevuto dai loro, e così via, era tradizione, convinti di fare una cosa gradita; siamo tutti vittime del marketing da generazioni.
Ci rifilano la vita come fosse una cosa meravigliosa, la rendono accattivante distribuendola come contenuto premium del sesso – che è sempre un ottimo traino e un incentivo efficace – e la estraggono a sorte per spacciarla come una fortuna; ma tutto questo solo perché ci vogliono vendere i loro prodotti. Perché la vita è un colossale pacchetto: sottoscrivendola compri anche tutto il resto  – detersivi, merendine, automobili, etc. Noi pensiamo di essere vivi, e invece siamo solo dei consumatori – della vita, e dei suoi gadget.
Ma io adesso me ne tiro fuori. Ne ho abbastanza, sono stanco. Non m’importa cosa penseranno gli altri di me e del mio gesto, tanto
anche questa millenaria campagna contro il suicidio è solo marketing, “pubblicità progresso”: condannano il suicidio perché temono che la roba gli resti tutta sugli scaffali dei supermercati o degli store digitali, per non parlare del magazzino; perché lo sanno che il suicidio è l’alternativa a tutto questo.
Vorrei tranquillizzarvi: non vi sto chiedendo soldi. Mi sono fatto due conti, e il suicidio me lo posso permettere. Anzi, sul lungo periodo risparmio pure. Vi dirò di più: per un reddito medio come il mio, con il tasso d’inflazione attuale, e visto anche il mio impatto ambientale, il suicidio è l’unica scelta di vita sostenibile.
E non ho paura di morire: in fondo, cosa ne sappiamo noi della morte? Nulla, tranne che nessuno è mai tornato indietro a lamentarsi – né ne ha scritto male sui forum. Di questi tempi, non è poco. Data la vostra natura ansiosa, desidero anche tranquillizzarvi sul fatto che la mia non è una decisione impulsiva. Ho pensato spesso al suicidio, ultimamente. Ho previsto e pianificato ogni cosa – tranne, come vi sarete accorti, questa lettera.
La scelta più difficile da prendere è stato il come ammazzarmi. Questo è il vero problema di un suicida, ciò per cui gli altri dovreb-
bero aiutarlo e stargli vicino. Perché quando si passa dalla teoria del suicidio alla pratica, ecco che cominciano i problemi, le complicazioni, i “vorrei ma non posso”; allora il suicidio si trasforma nell’ennesima impresa frustrante, deludente, incline al compromesso; il suicida si deprime, si avvilisce, vede tutto nero, e si vuole suicidare. E ci risiamo daccapo.
Perché tutti i metodi per suicidarsi sono dolorosi, spiacevoli (ma come, uno si ammazza proprio per smettere di soffrire!) e soprattutto poco pratici, specie per uno poco pratico come me. Voglio dire: dove la trovo io una pistola? Io non ce l’ho, qui nessuno ce l’ha, e non è così facile procurarsene una. Non siamo mica in Texas, o in Colorado. Cosa dovrei fare, andare negli Stati Uniti e fregarla a uno studente?
Per favore, restiamo logici.
Le corde non si trovano più, qui in zona l’ultimo tappezziere ha chiuso mesi fa e nessuno sa più dove trovarne; le uniche, anche su Internet, sono quelle per legarsi a letto, sì insomma, quelle sexy, ma non vorrei scadere nel grottesco. E poi per impiccarsi tocca avere una certa manualità, che io non ho. Neanche a letto. Restiamo pratici.
Anche le lamette non si trovano più, o meglio, adesso fanno quelle apposta per non tagliarsi. Potrei sempre radermi i polsi a morte. Ma restiamo seri.
Pure le buste di plastica sono cambiate: adesso fanno quelle ecologiche, in bioplastica, ottenute dall’amido di mais, e che puzzano di dado da cucina. Tu c’infili la testa dentro per soffocarti – ci ho provato… e quelle cazzo di buste si rompono! Si rompono sempre! Ennesimo danno provocato alla razza umana dal buonismo e dal politically correct…
Di veleni ne mangiamo, beviamo e respiriamo tutti i giorni e in gran quantità, ma sono ancora vivo. Di buttarmi al fiume non se ne
parla: d’accordo morire, ma di bagnarmi, prendere freddo e beccarmi la toxoplasmosi in quello schifo me lo risparmio volentieri. Il gas costa un botto, più di quello è che rischio di far fare a tutto il palazzo – che per altro non coinvolgerei nella mia decisione, non sono un esibizionista. Sotto alla metro non mi ci butto, soffro di claustrofobia. E le finestre, i balconi o le terrazze non posso, non riesco, soffro anche di vertigini.
Inoltre tutti questi sistemi non sono sicuri, possono fallire; e io rischio di restare ancora vivo, ma invalido vegetale, cioè peggio di
adesso. Insomma rischio di fare anche una figuraccia, di quello che manco è stato capace di togliersi la vita. Che poi non dovrebbe essere così difficile; eppure…
C’è solo un modo, possibile e sicuro, con il quale suicidarmi: vivere. Dico sul serio. È lento, e dolorosissimo; ma inesorabile e infallibile. La vita è un suicidio omeopatico, ma senza scampo: nessuno è mai sopravvissuto alla vita.
E lo so che questa mia ultima affermazione la interpreterete come un “la vita va avanti, la vita non muore mai”, e ne ricaverete un messaggio positivo e perbene, di speranza. Perché ormai siete corrotti e vedete il bene dappertutto.
È anche per questo che stasera, come ogni sera, io mi suicido."
-?
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megmacgillivray · 4 years ago
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rage
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 «Sai cosa potremmo fare? Qualche allenamento assieme. Di Cheers, dico. Sono una delle cose che preferisco fare, e secondo me ci coordineremmo benissimo.» ammicca appena, anche se poi gli sorge il dubbio «Hai già un ruolo?»
«Faccio la base perché Priscilla è una nana» e lo dice proprio con l’aria di chi vorrebbe tanto fare la flyer. «Però magari possiamo fare qualcosa insieme io e teee!!!» ed è super contenta nel dirlo. «Tanto Clarisse» la sua capitana ��è solo contenta se mi alleno un po’ di più! E poi almeno eviterei alcuni allenamenti che facciamo con i Serpeverde» e storce anche il nasino al pensiero «menomale che c’è B, se no io mi ammazzerei piuttosto che andare al campo» drammatica as always.
E quando sente degli allenamenti con Serpeverde, reclina il capo di lato «Perché, li fate sempre assieme?» sconvolto. «Noi siamo quasi sempre per conto nostro. E non sei - contenta? Cioè. Non ti piacciono?» i Serpeverde? Gli allenamenti condivisi? Non specifica poi troppo. Però assottiglia lo sguardo, e fa una cosa che ancora non è che sappia fare così bene. Ma a Maegan tiene. E allora ci prova. Cerca di concentrarsi sull`altra, per un momento. Di abbassare qualsiasi scarsa difesa mentale lui abbia, e di cercare di sfiorare così, tacitamente, le emozioni dell`altra. Cerca di capire quale sia la predominante, ora che parlano di allenamenti, perché il storcere il naso e la drammaticità non gli piacciono se con l`altra. Non sa cosa potrebbe o non potrebbe trovare, ma cerca di spingersi addosso quanto l`altra provi. Vuole capire, ovvio.
Serra un po’ le labbra una contro l’altra e si prende qualche secondo prima di rispondere all’ultima domanda posta dal Tasso « non ce l’ho con tutte» le studentesse verdeargento «è che ho avuto un incontro spiacevole con una di loro.» e va a prendere un altro morso si muffin, senza aggiungere molto di più, ma con quella rabbia, che nonostante il tempo passato non si è affievolita del tutto.
La sfiora di proposito, e ciò nonostante non sembra riuscire a schermarsi in fretta, o del tutto, da quanto gli arriva addosso. La sente infilarsi sottopelle, e spingere fra le sue, di emozioni, adesso. La accoglie con la mascella che si stringe. Il petto che trattiene un respiro, per un istante, e gli occhi che si chiudono un momento. Sente quella rabbia mischiarsi a ciò che prova lui, e lasciargli addosso un sentore di amaro che viene espresso, a parole, da un tono che sembra terribilmente contrariato «Cosa ti ha detto?» la domanda, forse, esce piu` veloce, diretta, del solito. Lo sguardo la cerca, ancora, perché non vuole lasciar andare il discorso. Cosa le ha detto. Come se anche una parola sbagliata, verso Maegan, fosse un`offesa a lui stesso.
Non cerca lo sguardo dell’amico, e quindi non coglie nemmeno tutti quei piccoli movimenti che fa non appena anche lui riesce a percepire quella rabbia latente dentro la piccoletta. Si limita a mordersi un pochino il labbro inferiore e chiudere leggermente i pugnetti. «Non ha detto molto.» e ora guarda finalmente il Tasso con quell’espressione un po’ indecifrabile sul volto «Mi ha disarmata e poi bruciato il maglione»
Abbandona la presa, perdendo la concentrazione sulle emozioni altrui, e tornando semplicemente ad aggrapparsi a quanto di generico ha attorno. Inspira. Espira. E quando poi sente cosa la Serpeverde le ha fatto, rimane in silenzio per un istante. E adesso la rabbia che sente è solo ed esclusivamente sua. Pizzica allo stesso modo, perché è una di quelle emozioni che generalmente non è in grado di provare così spesso. Ma ci sono sempre le prime volte. Inspira. Espira. Segue lo sguardo di Maegan vagare altrove. PROVA ad allungare la mano piu` prossima a CERCARE di sfiorare piano piano quella altrui. E` un tocco delicato, se concesso, e che evidentemente sta chiedendo il permesso. Perché sì, ha notato che la corvonero è migliorata coi contatti, ma insomma. «Spero tanto si rompa una gamba facendo qualche stupida acrobazia.» e il Tassorosso che augura male a qualcuno è una visione.
Nonostante non trovi il suo sguardo, Emile trova la sua mano. La MacGillivray si limita ad avvicinarla quasi impercettibilmente verso quella dell’altro, senza fare di più, come se gli desse appunto il permesso per quel contatto fisico, senza però muovere di più la sua manina e tranquilla nel “subire” il tutto. Torna a puntare le iridi chiari su di lui solo quando augura che la Serpeverde in questione si rompa una gamba, con un sorrisetto grato e un semplice «Anche io» e non aggiunge altro. godendosi semplicemente la sensazione di rabbia che piano piano scivola via.
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goodbearblind · 4 years ago
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Da incorniciare ❤️❤️❤️
Paolo Longarini racconta:
"Sono quasi arrivato in ufficio quando sento il telefono squillare.
Irene Cell.
Cavolo, l'ho lasciata a scuola dieci minuti fa, penso a uno sciopero improvviso, una chiusura straordinaria, altalene che si sono appena rotte, a possibili tsunami, apocalissi incombenti, satelliti in rotta di collisione, la fine della realtà così come la conosciamo.
Ansioso?
No, perchè?
Non avevo collegato l'auricolare, quindi lascio momentaneamente alla guida Nostro Signore, e la sua tendenza a sovrasterzare, e rispondo.
"Tesoro, tutto bene?"
Una voce decisamente diversa dalla mia piccolina.
"Sono la dirigente scolastica della scuola di sua figlia" - pausa lunga quanto il passaggio dall'usare ossa di parenti come pettini fino alla scomparsa del Don Bairo, poi riprende - "prima di chiamarmi tesoro, almeno mi inviti a cena."
Trattengo legioni di vaffanculo ma mi calmo all'istante.
"Ci sto, però paga lei con i soldi ottenuti dal furto del cellulare di mia figlia. Immagino vada tutto bene, perchè mi chiama, Irene ha dimenticato qualcosa?"
"No, anzitutto non si preoccupi, va tutto benissimo, Irene è qui vicino a me, avrei bisogno di parlarle. Con una certa urgenza."
Occacchio.
Preside.
Certa urgenza.
Sono fottuto.
Uh.
Stavolta sto dall'altra parte del cazziatone, ok, posso affrontarlo.
Chiamo per avvertire del ritardo e torno indietro.
Con la spavalderia di quello che ha visto più uffici del preside che supermercati, busso ed entro.
Scena.
Una signora con capelli raccolti a crocchia, maglione grigio Eternit su gonna nera Era Una Così Brava Persona, occhiali dalla montatura rosa e diamantati, sciarpa con più colori di quanti un uomo possa mai conoscerne. Rughe come piovessero, ma nei punti giusti, in quelli dove riconosci una bella vita.
Irene è seduta davanti alla scrivania, non si volta verso di me, non ha lo sguardo basso. Tre stagioni di Lie To Me non possono mentire, il suo corpo sta dicendo
"Ho fottutamente ragione io."
Tutto questo dura pochi attimi, interrotti dal mio porgerle la mano sorridendo.
"Salve, sono il papà di Irene, cosa è successo?"
A pagina 3 del manuale della Brava Preside c'è il capitolo "Abbassare gli occhiali quel tanto da ottenere uno sguardo deciso", quindi parla.
"Preferirei lo raccontasse lei."
Ok, ci sto. Se ha sbagliato, giusto che paghi, se ha ragione, tutto finirà uscendo da quella porta, giochiamo secondo le tue regole.
La guardo e chiedo di iniziare. lo fa.
Non vedeva l'ora. E' incazzata come quando una bimba avanti a lei di un solo passo le fregò l'ultimo Rarity in offerta.
"Dopo che sei andato via" - parte a razzo - "non hanno aperto subito il cancello, sono rimasta fuori a chiacchierare con le altre. Quando ha suonato, c'è stata la solita corsa per entrare" - guarda la signora - "come se la scuola dovesse scappare da un momento all'altro o avessero messo un numero chiuso. Comunque, aspetto che i lemmings si ammazzino per entrare per primi e, intanto, faccio come te, mi guardo intorno" - adesso guarda me - "hai presente i due papà di quel ragazzino di terza?"
Li ho presenti sì.
La dimostrazione di come, anche quando pensi di essere bravissimo a nasconderti o a non far capire nulla, ti stai solo illudendo. Ogni mattina fanno una tenerezza infinita nel cercare di non far vedere cosa ci sia tra loro, più uno che l'altro. Una mano che sfiora l'altra per un attimo, il movimento della testa che vorrebbe poggiarsi su una spalla ma si ferma in tempo, la distanza tra due fianchi quasi inesistente, un abbraccio senza cingersi.
E come si guardano quando il ragazzino sparisce dentro il portone.
Certo che li ho presenti.
Metà delle mamme li invidiano ricordando quella passione.
"Sì, certo, che è successo?"
"Ecco, di solito vanno via insieme, oggi erano con due macchine, uno dei due, per salutare l'altro, lo ha baciato."
"Quindi?"
"Niente, erano bellissimi, ho alzato un pollice sorridendo."
"Non capisco ancora."
"Mentre entravo, sono passata vicino a una signora" - adesso la voce cambia e diventa ringhiante - "che li ha chiamati con una brutta parola" - punta un dito verso la preside - "che non ripeterò! Nemmeno adesso! Siete i grandi, avete sicuramente capito quale. Dicevo, questa signora dice che sono degli schifosi" - pausa - "parolaccia, e gli dovrebbe essere impedito di mostrarsi davanti alle scuole."
"E tu?" - ma già intuivo.
"Io mi sono fermata e le ho urlato una brutta cosa..." - adesso abbassa la testa.
Guardo la preside.
"Cosa ha detto?"
"Ha detto che se ci fosse una legge così stupida la prima a dover essere cacciata sarebbe lei e la sua faccia da stronza."
Evita di sorridere!
Pensa a Jar Jar. Ricorda le umiliazioni da bambino. Pensa alla Bombazzi che la faceva girare come fosse allenata da Guardiola ma a te non è arrivata mai, pensa a come ti hanno trattato da Leonix.
Non basta, sto sorridendo. E lo faccio orgoglioso.
Riprendiamo in mano la situazione, sono dentro un ufficio e sono stato richiamato per questo.
Serio.
Molto serio.
Dannatamente serio, direi anche incazzato.
Raduno a me le legioni infernali e parlo.
"Senta, non venga a dirmi che sarà punita per questo perchè..."
Non arrivo nemmeno alla e di Senta. la preside ha un sorriso migliore, o peggiore, del mio.
"Non ci penso nemmeno. La signora ha, come può immaginare, alzato un putiferio prendendosela con Irene, spalleggiata da alcune amiche presenti, sarà contento di sapere che loro erano quattro e le persone dalla parte di sua figlia tutto il piazzale" - mano sul petto - "me compresa. Mi perdoni se l'ho fatta preoccupare, dovevo solo far vedere di aver fatto qualcosa per la parolaccia, tutto qui."
Mi tende la mano. E' calda. la stringo e mi trovo anche l'altra a circondare la mia.
"Sia fiero di lei."
Lo sono.
Usciamo dall'ufficio. Lei con il suo zainetto, io col mio.
"Sei arrabbiato per la parolaccia?"
"Sì, ti avrei preferito più creativa. Stronza è banale, su."
"Ero arrabbiata... davvero non ce l'hai con me?"
La guardo negli occhi e vedo la donna che sta diventando.
Mondo, ti sto consegnando una ragazza che non meriti.
"Irene, hai fatto benissimo, non bene, benissimo. I signori che hanno detto?"
"Nulla, sono andati via."
"Spero solo stiano bene."
"Papo, non potevo ignorare... la signora è stata davvero cattiva e ho visto le altre dire di sì alle sue cattiverie..."
"Irene, come dice la canzone, chi sei tu?"
"Un gatto."
"E un gatto...?"
"Padroni non ne ha."
"Tranne mamma. Fila in classe, forza."
E sorride.
E con lei il mondo.
Irene ha 12 anni.
Lo ha capito lei.
Non ci vuole molto, su."
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