Tumgik
#ci vuole il maglione
pgfone · 2 months
Text
Tumblr media Tumblr media
Questa mattina il vero porno sono 15.2 gradi.
169 notes · View notes
anomaliahh · 1 year
Text
Tumblr media
🇮🇹┆Laid Bare {ꜰʟᴜꜰꜰ}
Tumblr media
▹ 𝐩𝐚𝐢𝐫𝐢𝐧𝐠: Lust!Sans x Fem!Reader
▹ 𝐡𝐞𝐚𝐝𝐞𝐫 𝐜𝐫𝐞𝐝𝐢𝐭: bones_on_skin on Instagram & Twitter
▹ 𝐬𝐭𝐲𝐥𝐞: one-shot
▹ 𝐓𝐖: molestia
Tumblr media
Lust era già da qualche minuto che si guardava nello specchio del camerino, con la cassa toracica in bella mostra. Non sapevi bene cosa volesse sistemarsi, a te pareva che andasse benissimo già così. D'un tratto fece illuminare di colpo i suoi occhi, abbozzando un piccolo ghigno, per poi farli tornare normali in un lampo e facendo sparire anche quel sorriso. Notasti che guardò il tuo riflesso nello specchio, eri seduta su un morbido e peloso pouf bianco dietro di lui. C'eravate solo voi due, lui faceva entrare soltanto te nel suo camerino, prima di uno spettacolo.
《Ti deve piacere molto quella maglia, mh?》
Esordì lo scheletro. Tu ti guardasti: indossavi un semplice maglione oversized di un rosa pastello piuttosto chiaro le cui larghe maniche ti superavano di poco i gomiti. Era abbastanza scollato ma sotto ci avevi abbinato una maglietta beige a maniche lunghe che contribuiva a nascondere ancora di più il tuo corpo. Eri letteralmente il contrario di Lust, pensasti.
《Beh, sì... perché?》
《Era la stessa che indossavi anche quella sera...》
《Quella sera?》
Il tuo sguardo si fece a dir poco confuso.
《La prima volta che ci siamo incontrati!》
Realizzasti poco dopo a cosa si riferisse e non riuscisti a non arrossire per la vergogna al solo pensiero.
《Ah, ti prego, non me lo ricordare... è stato così imbarazzante...》
Mormorasti mentre ti torturavi le maniche di quel maglione. Una domanda però ti sorse spontanea.
《...aspetta, ma come fai a-》
《Tesoro, eri l'unica che poteva entrare in uno strip club con un maglione del genere. Sembra più una coperta che un vestito!》
Ridacchiasti e anche lui sorrise divertito, girando per un attimo la testa verso di te.
《Sì, in effetti hai ragione, però... non so, mi fa sentire bene stare qui dentro... mi fa stare bene nascondermi...》
Mormorasti, spostando lo sguardo verso un punto indefinito del pavimento, con uno strano sorriso sulle labbra. Un sorriso un po' malinconico forse, per quella tua sensazione così in contrasto con il pensiero comune del tuo universo. Lust si limitò a guardarti attraverso lo specchio, con lo sguardo di chi sapeva cosa volesse dire.
《Hai ragione, dovrebbero guardare solo chi vuole essere guardato...》
Da fuori si iniziò a sentire la musica del palco partire e alzarsi pian piano sempre di più, riempiendo tutto il locale. Lust fece comparire in un attimo, da sotto le sue costole, una strana sostanza rosa semi-rigida che si estendeva fin dentro i suoi pantaloni, imitando un corpo umano. Si allargò un po' l'elastico dei pantaloni e guardò all'interno, da dove fuoriusciva un piccolo bagliore, per poi risistemarsi.
《...come me, per esempio~!》
Si voltò in modo teatrale, con un largo sorriso stampato in volto. Non era il suo naturale sorriso, lo conoscevi ormai, era semplicemente già entrato nelle vesti dell'attore. In un attimo si era già messo di nuovo la sua canottiera corta e il suo lungo gilet. A quel punto ti alzasti e gli sorridesti.
《Allora io vado...》
《No, aspetta!》
Si avvicinò a te mettendoti una mano sulla spalla prima che potessi fare qualsiasi passo.
《Vieni dietro le quinte, è più sicuro...》
Non riuscisti a capire a pieno il significato di quella frase, né perché fuori o nel locale potesse essere pericoloso, ma ti fidasti di lui ovviamente. Era la persona di cui sapevi di poterti fidare ciecamente, inoltre sembrava sempre sapere o nascondere qualcosa che ti era sconosciuto.
Così ti prese per mano e ti guidò dietro le quinte del palco. La sua presa era stranamente delicata, sembrava quasi avesse paura di toccarti o di farti male e questo sicuramente stonava con il personaggio di lui che tutti si immaginano ma, per qualche motivo, ti rese felice. Eri a conoscenza di molte cose di Lust che tutti gli altri ignoravano, tra cui anche quel piccolo particolare, e questo ti faceva sentire speciale, quasi onorata.
Tuttavia, prima di finire con l'arrossire a causa di quei pensieri, decidesti di distrarti guardandoti in giro. Il dietro le quinte di quel palco era davvero... strano, particolare. Sembrava quasi tutto un altro universo rispetto al mondo che avevi sempre conosciuto: qualcuno stava in un angolo a fumare, un paio di ballerine invece stavano provando e riprovando le mosse del loro spettacolo mentre altre si facevano delle foto, infine c'era perfino qualche tecnico in pausa che stava schiacciando un pisolino. Lì erano tutti concentrati su loro stessi, a differenza della gente che vedevi fuori e, in effetti, ti sentivi un po' più tranquilla.
《Allora?》
Lust richiamò la tua attenzione.
《Meglio qui, mh~?》
Annuisti con un sorriso.
《Sì, c'è proprio un'atmosfera diversa qua dietro...!》
《Già... beh, adesso è meglio che vada, il mio pubblico mi aspetta~!》
《Stendili come sempre~!》
Indossò uno dei suoi soliti sorrisi da palcoscenico e ti guardò per qualche altro secondo, il tempo necessario per far comparire dei piccoli cuori nelle sue pupille e far brillare i suoi occhi di un rosa acceso. Era pronto.
《Non sbirciare, eh~》
Ti salutò con un occhiolino e sparì dietro il piccolo corridoio che conduceva sul palco. Subito dopo si alzarono grida, applausi e complimenti, seguiti dalla voce all'altoparlante del locale che annunciava l'entrata in scena di Lust.
Lui non voleva che tu guardassi i suoi spettacoli, non gli piaceva per qualche motivo, e a te andava benissimo così. In fondo anche tu preferivi vederlo senza una maschera.
Anche se, in realtà, una volta l'avevi l'avevi visto esibirsi, almeno per un po'. La prima volta che avevi messo piede in quel posto ed anche la prima volta che vi eravate incontrati, come aveva accennato lui poco fa nel camerino.
Ed è proprio con quei pensieri che la tua testa non poté fare a meno di tornare a quei momenti.
• • •
Non sapevi esattamente come avevi fatto a farti trascinare in quello strip club. Un attimo prima eri fuori con il tuo gruppetto di amici, l'attimo dopo sei lì dentro. Così impari a non prestare attenzione alle conversazioni ed estraniarti sempre dagli altri, pensasti. Fatto sta che adesso eri bloccata davanti il bancone di un bar con un drink che non volevi bere, circondata da migliaia e migliaia di persone e mostri sudati, urlanti e fin troppo su di giri, il tutto scandito da una musica così assordante da far venire il mal di testa. Non era decisamente un posto per te quello. Avresti voluto uscire il prima possibile ma non potevi certo abbandonare la tua compagnia in quel momento, sapevi che se l'avessi fatto avrebbero finito per escluderti definitivamente ed erano le uniche persone con cui uscivi ogni tanto. Non potevi perderle.
Anche se, in realtà, c'era rimasto ben poco di loro lì con te. Una ragazza era sparita da tempo nei bagni, altri erano andati a ballare non si sa dove. Eri rimasta solo in compagnia di un tuo amico completamente ubriaco che, nonostante quello, continuava ad ordinare da bere e blaterare cose senza senso ed una tua amica che era impegnata a parlare e provarci spudoratamente con qualcuno seduto accanto a lei. Tu eri lì in mezzo, a rigirarti quel drink fra le mani osservandone i colori e le bollicine che si muovevano, sperando che il tempo passasse in fretta.
Ad un tratto sentisti anche una mano, o meglio una zampa felpata, toccarti il fondoschiena. Quel contatto ti fece sobbalzare e girare all'istante verso lo sconosciuto che ti aveva toccata: era un mostro piuttosto alto dalle sembianze di un ghepardo con una giacca di pelle nera che, appena incrociò il tuo sguardo, ti fece l'occhiolino con un sorrisetto ammiccante. Non sapevi minimamente come reagire ma sapevi che nel tuo universo era praticamente un complimento ed anzi, sarebbe stata una disgrazia se nessuno avesse voluto toccarti, così abbozzasti un sorriso, timido e poco convinto. Lui per tua fortuna sparì subito dopo tra la folla e tu ti fiondasti immediatamente sul drink, adesso ti era stranamente comparsa un po' di voglia di bere.
Dopodiché cercasti di concentrarti su altro, finendo con lo sguardo sul palco. C'era uno scheletro senza maglietta che stava ballando e facendo acrobazie attorno ad un palo a ritmo di musica. Aveva l'aria decisamente stanca ma allo stesso tempo sembrava che non potesse farne a meno, come se fosse dipendente da qualcosa. Tuttavia non fu proprio la decisione migliore posare gli occhi su di lui in quel momento visto che dopo poco tirò fuori la lingua e si abbassò i pantaloni. Non vedesti niente, distogliesti lo sguardo in un lampo, completamente rossa in volto per la vergogna. Eri pronta ad ordinare un altro drink se solo la tua amica a fianco, che aveva notato tutto, non ti avesse interrotta prima di parlare.
《Hey, ti piace Lust, mh~?》
Domandò con un sorrisetto beffardo.
《C-chi?》
La guardasti confusa e ancora un po' imbarazzata.
《Lo scheletro che balla, è la star di questo posto!》
《Ah... beh, assolutamente no! Perché dovrebbe? Non lo conosco neanche!》
《Beh... forse perché ha una bella dote~?》
Sogghignò distanziando i due indici fra loro per indicare una certa misura. Ci mettesti qualche secondo per realizzare a cosa alludesse.
《N-no, no, non mi interessa, davvero!》
《Eh? Come non ti interessa? Andiamo, non fare la timida, guarda che a me puoi dirlo~!》
《Te lo dico io perché non le interessa, la tua amica è ancora una verginella!》
Si intromise sghignazzando lo sconosciuto con cui stava parlando prima lei. La tua amica lo guardò per poi guardare di nuovo te in cerca di conferme.
《Cosa? Possibile?》
Avresti voluto sprofondare in quel preciso istante. Avevi fatto di tutto per non far uscire fuori quell'argomento con te come protagonista e ci eri sempre riuscita... fino ad ora. Maledisti in silenzio quello sconosciuto.
《E-ecco... io... i-insomma...》
《Oh cazzo (t/n), dobbiamo assolutamente rimediare! E abbiamo l'occasione giusta davanti agli occhi!》
《E-eh-?!》
《Sì sì, e pago io, non ti preoccupare!》
Fu così che, a spettacolo finito, fosti trascinata davanti la porta di una delle camere al piano di sopra. Erano le stanze private dove potevi passare del tempo da sola con le star del locale o con chi volevi tu e la tua amica l'aveva prenotata per un'ora intera con Lust. Avevi provato a dissuaderla dal farlo, ma era stato tutto inutile e adesso non potevi certo tirarti indietro dopo tutto quello che aveva dovuto sborsare. Dalle altre stanze vicine si potevano udire gemiti, mugolii e urla ovattate che contribuivano a farti sentire tremendamente a disagio. Guardasti la tua amica e lo sconosciuto che, poco lontano da te, stavano cercando di incitarti ad entrare gesticolando. Non si sarebbero persi per niente al mondo quel tuo momento. Non potevi fare più niente, ormai eri costretta ad andare in fondo a questa cosa. Deglutisti a vuoto, cercando inutilmente di ingoiare anche tutta l'ansia che avevi. Prendesti un bel respiro e, ancora per niente convinta, bussasti.
《Avanti, ti sto aspettando da un po'~!》
Ecco, adesso avevi fatto scocciare pure Lust che stava solamente facendo il suo lavoro, pensasti. Quella serata non poteva andare peggio.
Spinta dalla pressione che sentivi entrasti subito, ritrovandoti davanti lo scheletro che avevi visto ballare sul palco, seduto sul letto matrimoniale al centro della stanza. Per tua fortuna aveva tutti i vestiti addosso, fatta eccezione per un gilet lungo rosa dalla pelliccia di un azzurro brillante, appoggiato all'attaccapanni in un angolo della camera. Esitasti qualche secondo per poi chiuderti la porta alle spalle.
A quel punto vi guardaste per qualche secondo, in silenzio. Non sapevi minimamente cosa dire o cosa fare. Alla fine fu lui a prendere l'iniziativa e parlare.
《Hai freddo, dolcezza?》
Domandò alzandosi dal letto e avvicinandosi a te. Ci provasti a sostenere il suo sguardo per più di due secondi, ma fallisti miseramente. Quelle sue luminose pupille rosa e quel suo sguardo così sicuro ti mettevano troppo in soggezione. Nessuno ti aveva mai guardata in quel modo.
《Non preoccuparti, adesso ci riscalderemo un po'~》
Ti sorrise maliziosamente accarezzandoti una guancia. Quel tocco ti fece rabbrividire e in risposta riuscivi soltanto a stringere il tuo maglione rosa pastello, nervosa. Il tuo sguardo vagava freneticamente dal parquet bianco alle pareti rosso bordeaux, cercando invano di scappare. Tuttavia non potevi certo fermarlo o andartene, in teoria eri entrata lì per quello. Inoltre i due fuori che stavano aspettando di sentire qualcosa per poter esultare non ti avrebbero di certo lasciata uscire facilmente, per non parlare di Lust. Gli avresti fatto buttare un'ora di lavoro ed era davvero un sacco di tempo, avrebbe avuto tutte le ragioni per arrabbiarsi.
Eri così presa da tutti questi pensieri e dall'ansia di quello che sarebbe potuto accadere di lì a poco che quasi non sentisti la voce dello scheletro.
《Hey, tutto bene?》
《U-uh?》
Il suo tono di voce era cambiato, non era più provocante come prima, ora era normale e tranquillo, anzi quasi preoccupato. Fu quel suo cambio a darti la forza per guardarlo e notasti subito che le sue pupille non erano più di un rosa brillante ma erano diventate bianche. Anche il suo sguardo era cambiato, adesso era molto più rassicurante. Sembrava una persona totalmente differente insomma.
《E-ecco... sì, c-cioè... insomma, heh...》
Lui ti osservò per qualche altro secondo, per poi allontanare la mano dal tuo viso. Evidentemente aveva capito che non volevi essere lì, anche se alla fine era abbastanza palese.
《Perché sei venuta qui?》
《Amici...》
Riuscisti a dire soltanto, portando lo sguardo sulle tue scarpe.
《M-mi dispiace...》
Aggiungesti mormorando.
Dovevi sembrare davvero patetica ai suoi occhi, pensasti. Lui invece abbozzò un piccolo sorriso intenerito.
《Capisco... quindi ti hanno costretto loro a venire qua, mh?》
Annuisti.
《Già, non hanno voluto sentire ragioni...》
《Beh, sei stata fortunata, piccola! Se non vuoi stare qui puoi uscire, tranquilla》
Ti sorrise e anche tu ricambiasti, decisamente felice e grata che lui avesse compreso la situazione. Lust si allontanò da te, andando verso il letto. A quel punto il tuo primo istinto sarebbe stato quello di andartene ma ti bloccasti prima ancora di fare qualsiasi movimento.
《...n-non posso》
《Eh?》
Si voltò guardandoti interrogativo.
《Non posso andarmene così... l-loro hanno pagato questa stanza, insistito così tanto e poi-》
《Sono qui fuori, mh?》
Annuisti nuovamente. Lui sospirò.
《Beh, allora... direi di dargli quello che vogliono sentire~》
Si avvicinò di nuovo a te, sotto il tuo sguardo confuso. Non avevi idea di cosa volesse fare ma, a differenza di prima, adesso non avevi paura di lui. Ti mise una mano sulla spalla e ti spostò delicatamente da davanti la porta. Per un attimo pensasti che volesse uscire fuori a parlare con i tuoi amici e stavi per fermarlo ma, invece, si fece comparire improvvisamente da sotto le sue costole una strana sostanza dello stesso rosa delle sue pupille che si estendeva fin dentro i suoi pantaloni neri. Ricreava la forma di un bacino umano anche se sembrava più morbido e gelatinoso. Ti affascinò molto, non avevi idea che uno scheletro del genere potesse avere anche quei poteri e ti domandasti a cosa potessero servirgli. Tuttavia la risposta non tardò ad arrivare.
Si accarezzò la parte del corpo appena creata, i suoi occhi si accesero di nuovo di un rosa brillante e notasti che anche i suoi zigomi si fecero leggermente rossi. Infine schiuse la bocca per far uscire un gemito di piacere.
《A-ah~》
E poi continuò, aggiungendone altri, alcuni più acuti e forti e altri meno. Sembravano tutti tremendamente realistici e abbastanza femminili. Tu sussultasti per la sorpresa diventando subito rossa come un pomodoro e ti allontanasti all'istante, guardando altrove, completamente in imbarazzo. Ti chiedesti come facesse a replicare certi versi così bene ed in modo così naturale senza fare niente di eccitante, inutile dire che per te sarebbe stato impossibile.
Il suo "concerto" erotico durò per un po' di tempo, minuti che ti sembrarono interminabili, e alla fine si concluse con un orgasmo -ovviamente finto, anche se nessuno fuori avrebbe potuto intuirlo-. Riprese fiato e, con il tempo di un battito di ciglia, le sue pupille erano già tornate bianche e il rossore sparito dal suo viso. A quel punto ti guardò con un sorriso divertito.
《Adesso non dovrebbero darti più fastidio~》
Annuisti velocemente, ancora un po' rossa in viso.
《S-sì, grazie...!》
Tuttavia eri davvero troppo interessata a toglierti le curiosità che ti erano frullate per la testa in quei momenti, quindi trovasti il coraggio di continuare.
《Però... come hai fatto a... i-insomma...》
Ti schiaristi la voce e iniziasti a gesticolare con le mani nel tentativo di far capire quello che volevi dire. Ti imbarazzava anche soltanto pronunciare la parola "gemiti" a voce alta. Non sapevi davvero come, proprio tu, fossi potuta nascere in un universo del genere.
Lust ti guardò per qualche secondo, probabilmente godendosi la scena di te totalmente imbarazzata che cercavi inutilmente di dire determinate cose, per poi scoppiare a ridere genuinamente divertito.
《Torna sempre utile saper fingere qui, piccola!》
Dopodiché il suo sorriso si affievolì, diventando un po' più serio.
《Non sai mai chi ti capita...》
Percepisti un velo di amarezza nella sua voce e nel suo sguardo, ma sparì subito dopo. Ti sentisti quasi in dovere di cambiare argomento.
《E... posso toccarla...?》
Domandasti timidamente, indicando la pancia gelatinosa che si era creato poco fa e che c'era ancora. Era da quando l'avevi vista la prima volta che ti eri chiesta come fosse fatta.
《Eh?》
Lui sembrò confuso e un po' spiazzato da quella domanda, come se non ci fosse abituato. Ti guardò per poi abbassare lo sguardo sul suo bacino artificiale.
《Ah, c-certo, guarda che sono qui apposta eh~!》
Disse ridacchiando e avvicinandosi a te. Voleva sembrare sicuro ma in realtà si notava che era anche leggermente imbarazzato.
《Grazie...!》
Lo toccasti con un dito, premendo delicamente e, per tua sorpresa, al tatto quella strana sostanza rosa era molto meno gelatinosa di quello che sembrava. Anzi, era abbastanza rigida anche se molto morbida, tuttavia era davvero liscissima tant'è che il tuo dito scivolò subito sulla sua pelle. Lo sentisti rabbrividire a quel tocco e quando alzasti lo sguardo su di lui lo scopristi intento a trattenere una risatina.
《Mh- pfft-》
Vedendo quella sua buffa espressione ti si allargò un piccolo sorrisetto beffardo sul volto.
《Soffri il solletico per caso...?》
《Z-zitta, e non dirlo a nessuno, intesi?! Ne va della mia reputazione!》
Ridacchiasti, in effetti quelle reazioni e quelle espressioni non si addicevano per niente al personaggio di lui che ti eri immaginata la prima volta che l'avevi visto.
《Va bene, va bene, non lo dirò a nessuno, tranquillo~》
Gli sorridesti dolcemente, allontanando la mano.
《Ma adesso... che facciamo per tutto il tempo che ci rimane?》
《Beh, tu forse saprai un sacco di cose su di me, ma io non so neanche il tuo nome!》
Disse mettendosi a sedere sul letto e allungando la mano verso una bottiglia di vino già aperta sul comodino.
《Direi che hai un bel po' di cose da raccontare... e un sacco di tempo a disposizione~》
Si versò un po' della bevanda in uno dei due calici che erano vicino alla bottiglia.
Ti sedesti a fianco a lui e passaste il resto della vostra ora a farvi domande e parlare di un sacco di cose diverse. Alla fine quell'esperienza, contro tutte le tue aspettative, si rivelò davvero una bella serata.
• • •
Quando riapristi gli occhi venisti accecata dalla brillante luce del camerino di Lust. Ti guardasti intorno un po' confusa e ancora frastornata dal risveglio, l'ultima cosa che ricordavi è che eri dietro le quinte del palcoscenico mentre adesso eri nuovamente seduta sul morbido pouf del camerino.
《Finalmente ti sei svegliata, cominciavo a darti per morta~》
Lust richiamò la tua attenzione. Ti guardava seduto sulla poltroncina davanti lo specchio, con il gomito appoggiato sulla piccola scrivania dove teneva qualche trucco e la testa sorretta dal palmo della mano. Notasti che le sue pupille erano ancora a forma di cuore, la cosa ti fece sorridere. Le trovavi davvero belle.
《Te l'ho sempre detto di non addormentarti così in giro... poi potresti ritrovarti con uno sconosciuto in tutt'altro posto!》
Ti rimproverò con un sorriso, indicando prima sé stesso e poi il camerino.
《Cavolo, scusa, devo essermi appisolata mentre aspettavo che finisse lo spettacolo... quanto ho dormito...?》
Mormorasti stropicciandoti un occhio. Quel gesto però ti fece notare che Lust aveva messo il suo gilet sopra di te come fosse una coperta, per tenerti al caldo. Non riuscisti a non arrossire lievemente a quel pensiero, era stato davvero carino da parte sua.
《Per un bel po', visto anche che il mio spettacolo è finito! È piena notte adesso...》
Sbarrasti gli occhi a quell'informazione.
《C-che?! Oddio, ma allora devo tornare a casa...!》
Ti affrettasti ad alzarti, prendendo il gilet di Lust.
《Ti accompagno》
Si alzò anche lui per poi avvicinarsi a te, tu gli restituisti il suo gilet.
《Grazie...》
Ti sorrise e solo in quel momento le sue pupille tornarono al loro normale bianco. Lui ti offrì un suo braccio, che tu abbracciasti, e in un attimo vi ritrovaste davanti la porta di casa tua. Ormai ti eri abituata al teletrasporto, per fortuna, anche se le prime volte furono davvero... tragiche.
《Eccoci qua~》
Lasciasti il suo braccio.
《Già, grazie mille ancora, per tutto!》
《Figurati...》
Vi guardaste per qualche attimo. Il silenzio attorno a voi creava una strana atmosfera intima e quasi romantica. Al buio poi le pupille di Lust sembravano brillare ancora di più, illuminandogli di poco gli zigomi. Furono proprio i suoi occhi a trattenerti lì invece di entrare in casa, non avevi mai fatto caso al modo in cui ti guardava. Non avresti saputo spiegarlo, ma era come se volesse abbracciarti, proteggerti solo con lo sguardo. Sentivi i suoi occhi addosso, ma in un senso positivo, diverso da come facevano tutti gli altri abitanti di quell'universo. Nel senso che lui osservava qualsiasi lineamento del tuo viso come se volesse memorizzarne ogni dettaglio, per ricordarti anche quando te ne saresti andata o nei momenti in cui non fossi stata insieme a lui. Come se volesse portarti dentro di sé per tutta la giornata.
《(T/n)...》
Il tuo cuore saltò un battito non appena lui pronunciò il tuo nome. Ti prese una mano, delicatamente.
《È da tempo che... insomma...》
Distolse lo sguardo, decisamente imbarazzato. Sembrava stesse cercando parole che non trovava o che non sapeva come fare a tirare fuori. Era la prima volta da quando vi conoscevate che lo vedevi in quello stato. Di solito eri tu quella imbarazzata, insicura ed impacciata dei due. Il tuo cuore cominciò ad accelerare pian piano i battiti ad ogni secondo che Lust passava a decidere cosa dire.
Alla fine cambiò idea.
《No, ecco... non sono bravo con le parole, heh...》
Abbozzò un sorriso nervoso e finalmente riportò lo sguardo su di te. Avvicinò di poco il viso al tuo portando una mano sulla tua guancia.
《Posso...?》
Sussurrò guardandoti negli occhi, il suo pollice sfiorò le tue labbra. Ci mettesti qualche secondo per realizzare tutta quella situazione, nel mentre le tue guance si fecero così calde che avrebbero potuto andare a fuoco. E proprio a causa di quei tuoi secondi di silenzio Lust iniziò a dubitare della tua risposta e la sua tipica sicurezza cominciò ad abbandonarlo.
《L-lo so lo so, forse sarebbe stato più romantico e spettacolare se l'avessi fatto e basta, però-》
Non gli desti modo di continuare perché lo baciasti prima che potesse dire qualsiasi altra cosa. Non volevi che si allontanasse, che cambiasse idea o che ti lasciasse, per niente al mondo. Lui inizialmente sbarrò gli occhi sorpreso ma subito dopo ti strinse a sé, ricambiando quel bacio tanto dolce quanto pieno d'amore e desiderio.
Sapevi che le sue labbra avevano baciato mille altre persone prima di te, ma eri sicura che a nessuna l'avevano chiesto prima. Fu quello che rese quel bacio così unico e vero, solo vostro. Un bacio con il quale Lust riuscì a dirti tutto quello che non era riuscito a dire prima.
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
【 Navigation post┆Masterlist 】
13 notes · View notes
lilsadcactus · 2 years
Text
Sono andata alla cena con quel ragazzo. Doveva passarmi a prendere alle 18:30 e volevo vestirmi come al solito, un maglione grosso e pantaloni che ho da 15anni tutti strappati, poi alle 18 ho detto mh, se invece mi metto qualcosa di più elegante? O meglio ancora slutty? Ha vinto la gonna nera lunga anfibi e una camicia verde taglio 70s e il chiodo, mi sono anche truccata. Quindi arrivano i miei e sorpresi mi chiedono se sto uscendo e con chi? Non ti vestivi così bene da un bel po’!
Un ragazzo mi ha invitato a cena fuori e ora i miei lo conoscono come “sushi”
Ok, cose che non mi son mai capitate prima:
Arriva, parcheggia e scende dalla macchina per presentarsi. Di solito sono io che salgo e subito si va a un bar a bere per poter avere qualcosa di cui parlare.
Durante il viaggio ho tirato fuori subito un paio di topic che potevano finire in una specie di lite o rovinare il mood della serata, lui invece ha risposto sinceramente e abbiamo parlato sul serio di quelle cose, tra cui politica, omofobia, sessismo; “subito ai punti importanti, eh? Mi piace!” Io basita
Arrivati al ristorante ha aperto la porta per me… qui ho capito che i miei standar sono davvero bassi, esageratamente bassi, perché non me l’aspettavo per niente
Turns out che era il suo compleanno ed io tipo???? Bro??? Ma perché invita a cena m e il giorno del suo compleanno? Pazzesco. Mi dice che dopo cena dovrebbe prendere il pullman per Monaco che festeggia coi suoi amici al Oktoberfest. Abbiamo parlato e mangiato e riso e ho passato una serata tanto bella, non ci ha mai provato come chiunque altro… nonostante il vino bevuto. Mi ha accompagnato a casa e siamo rimasti a parlare un attimo fino a quando ho ricordato che ormai si erano fatte le 23 e qualcosa e il suo pullman partiva verso quell’ora. Mentre scendevo ha detto “forse preferirei rimanere qui a parlare con te…” ma l’ho interrotto perché non volevo intromettermi nel suo viaggio, possiamo rivederci quando vuoi e sono scappata ahaha
Per un po’ ci siamo tenuti la mano a tavola… era dal 2015 che non avevo un primo appuntamento che non finisse (o iniziasse) con sesso…
Quindi Sushi ed io abbiamo continuato a parlare e oggi mi ha scritto che vuole rivedermi intanto sabato per andare a Monza a una mostra jappo
Ed io continuo a chiedermi mi fido? Ci provo? Faccio lo sforzo? O lascio stare perché se non è lui un bastardo manipolatore come i miei ex magari ora sono io la bastarda pezza di merda incapace di aprire nuovamente il mio cuore alle possibilità della vita??
11 notes · View notes
umi-no-onnanoko · 2 years
Text
Mancarsi per amarsi ancora
Ho sempre pensato che tu non debba rinchiuderti in casa con me, non dobbiamo stare appiccicati come delle sanguisughe uno all'altra prosciugandosi delle nostre energie, ma uscire con i nostri amici, svagarci, restare anche giorni senza vederci negli occhi, sfiorarci le mani, baciarci, e ci mancheremo e ci ritroveremo di nuovo insieme come la prima volta tremendamente innamorati.
Certo è pur sempre vero che sento la necessità di averti accanto, soprattutto nei momenti più difficili, senta il bisogno di sognarti, di sorridere e abbracciare il cuscino quando non sei con me, perché comunque mi piace sentirti vicino, sentirti addosso in un certo qual modo.
Vagare per la casa a piedi scalzi e una tua camicia, in estate, o in ciabatte e un tuo maglione, in inverno, è un abitudine che non potrei mai perdere per sentirti più vicino, per portarti con me nelle mie giornate.
Hanno il tuo calore, hanno la tua fragranza e sono tutti pieni del tuo amore per me.
Quando poi torni a casa e ci ricongiungiamo te li restituisco tutti stropicciati, magari macchiati di rossetto o di lacrime e tu ridendo ed arruffandomi i capelli, mentre io sto già mettendo il broncio, ma in realtà sorrido in cuor mio, mi dici che posso tenerli per me che tanto l'armadio è grande e ne hai altri da poter indossare e così sai che mi fai sorridere, ma certo a te questo non basta amore mio, perché ogni volta che ne hai occasione ti avvicini al mio orecchio per sussurrarmi quanto tu mi trovi bella ed anche sexy in quella mise per poi baciarmi il collo e farmi arrossire.
E quando siamo lontani perché hai da finire qualche progetto di lavoro non posso che attivare il mio lato un po' troppo geloso, o forse no?, e preoccuparmi anche di sapere quando potresti tornare o quanto meno di sapere che stai bene e mi sento una mamma apprensiva e non mi stupirei se prima o poi per scanzonarmi mi risponderai con : " sì mamma" invece che si amore.
Mi piace però pensare che quando ci manchiamo possiamo tuttavia stare bene con noi stessi ugualmente, perché non è e non deve essere scontato lo stare bene con noi.
Parlo per me ci ho messo davvero molto prima di accettare la mia compagnia, quindi mi rende fiera sapere che sebbene tu non sia presente io riesca ad avere comunque una buona giornata, a convivere con i miei pensieri, a lavorare per la realizzazione dei miei progetti ed al contempo tu faccia lo stesso per quanto ti concerne.
Sapere che stare con gli amici, i collaboratori, i colleghi, la famiglia non ci impedisca o limiti il nostro rapporto è bello e maturo come gesto, perché vuol dire che possiamo godere a pieno anche di altri momenti, di altri pensieri, di altre persone, di altri momenti importanti, anche se non condivisi insieme, perché penso che occorrano anche quelli per crescere, migliorare e maturare come persone.
Ed è ancora più bello ritrovarsi, sempre noi, ma a volte diversi, sempre noi, ma più maturi, consapevoli, felici.
Poi che dire, mi sai sorprendere, mi scrivi piccolo messaggi dove mi ribadisci come io sia importante, quanto io cambi la tua vita, come ti ti senta fortunato; mi abbracci mentre studio portandomi la mia bevanda calda preferita, mi accarezzi i capelli perché sai che mi rilassa, vediamo un programma tv insieme sebbene tu sia stanco dal lavoro, mi fai trovare la cena pronta quando torno a casa dalle lezioni nonostante tu per primo ammetta di non essere un gran cuoco, e sai quanto io apprezzi questo gesto ugualmente perché ciò per me vuol dimostrare ancora di più quanto mi ami e quanto tu ti stia impegnando per conquistarmi anche se dovresti sapere bene che sono tua dato che è così e che i i segni ci sono tutti.
Anche stando lontani cerchiamo e troviamo insieme le soluzioni ai problemi, ci diamo la forza per affrontare ogni giornata insieme, ogni cena assieme, le nostre discussioni fino a tardi facendo mezzanotte passata anche solo a parlare o a fare l' amore, anche se per noi l'amore non è necessariamente solo quello fisico sotto le lenzuola perché dimmi quante volte abbiamo fatto l'amore anche solo con uno sguardo o con le parole?
Mancarsi per poi appartenersi ancora, mancarsi per volersi ancora, mancarsi per amarsi.
-umi-no-onnanoko (@umi-no-onnanoko )
7 notes · View notes
daniela--anna · 5 months
Text
Tumblr media
Con sto tempo pazzerello, ci vuole il maglione oltre all'ombrello ...😆🤦
1 note · View note
whateverpeoplesayiwas · 7 months
Text
Consumo
Fa strano pensare
A come sia sofferente
Vivere in un mondo di consumo
Lo sai che puoi amare
Anche senza dirlo a nessuno?
Un mondo che ci vuole perdenti o vincitori
Una vita che non fa nulla per dare a tutti i mezzi migliori
Un uomo che ama gli animali ma non i suoi successori
Perché dopotutto siamo animali
Ma solo per scelta a posteriori
Se non si vive per consumare
Chi vive per rimanerne fuori?
È così bello avere da fare
Uccidere per consumare
E sentirsi superiori
Superiori
Superiori per scappare
Superiori per dare un senso al catrame
Che siamo e subiamo ogni giorno sperando in un finale
Assolutamente buono mai banale
Superiori per non osservare quelle macchie
Di sangue sulle mani perfino del cardinale
Superiori perché abbiamo sconfitto la natura ma non riusciamo a toglierci la dicitura di animale
Una drogata bestia che consuma
Che non riesce a vivere, senza voler essere piuma
E feroce
Intelligente
E cafone
Tante, troppe caratteristiche in contraddizione
Per essere credibilmente viventi
Mi chiedo
Perché tu voglia questo
Pensi che condividendo l'ennesimo amplesso
Registrato e costruito ad ogni segmento
Tu possa dissociarti da ogni presentimento?
Pensi che il tuo fiore, fotografato senza amore, con il coltello dietro il maglione
Possa dimostrare il tuo successo?
Pensi che la tua macchina, costruita al costo di più di una vita umana
Possa farti sentire meglio?
Consuma
Non ci pensare
Perché se ti guardassi allo specchio
Non vedresti nulla
Se non il riflesso
Della persona
che avresti potuto essere
1 note · View note
Text
Oggi è Lunedì 5 Febbraio 2024.
Marco è uscito da poco ed io sono già vestita, oggi jeans e maglione.
Sto bevendo acqua calda e limone, oggi inizio di nuovo la keto.
Sì perché a differenza delle altre volte, sento proprio che il mio corpo è al limite della sopportazione, ciò con cui lo alimento lo avvelena e pertanto io felice di essere di nuovo in keto.
Anzi fammi stampare la dieta.
Pensandoci non c'è niente e nessuno che possa influire o influenzare le mie scelte, anzi sono davvero contenta di essere arrivata a questa consapevolezza.
Per quanto riguarda Marco, ieri/oggi mi è sembrato più dolce del solito e poi sono stata troppo contenta che abbiamo dipinto.
Penso sia una skill bloccata la sua, quindi sono anche felice di aver toccato un tasto probabilmente mai toccato.
E poi mi ha parlato un sacco di cose sue, cioè ma in generale cose sue, credo sia positivo l'ho visto un po' come un modo di farsi conoscere.
L'unica cosa è che purtroppo un po' mia croce e delizia che sono empatica, quindi è più forte di me lo avverto se qualcosa non va ed è palese che qualcosa non vada.
(Scoparci è sempre bello tbh.)
Oggi è uscito alle 9 appunto, qualcosa non va. Sono sincera non ho ben capito cosa, ovvero sì la frasetta l'ho compresa, ma il meccanismo proprio no. Quindi niente ovviamente mi sono messa a disposizione qualora volesse parlarne. Anche i giorni passati alla fine a quanto pare altro non erano che uno strascico di questa situazione di cui di fatto non mi parla.
Cioè a parte capire bene il meccanismo del problema no, proprio non mi parla di come si sente lui in merito al problema. Cioè fondamentalmente, non c'è alcun tipo di supporto né pratico né emotivo che io possa dargli.
Questa cosa che si fa andar bene tutto mi devasta.
Ieri a pranzo è stato un po' difficile lo ammetto.
Non ricordo che con Gabriele fosse così difficile, anzi. Devo dire che quando andavamo fuori era sempre bello, seppur purtroppo scontato. Fatto sta che problemi di comunicazione non ce ne stavano.
E su questo uomini più grandi di te battono 1-0 per uomini della mia stessa età, che nel frattempo è arrivata a 28 anni.
Io sono molto positiva di mio, ma vorrei invitarmi un attimo a vedere la bigger picture.
Domani è un mese che ci frequentiamo e devo davvero ammettere che sto bene. Mi fa sentire che gli piaccio e che comunque c'è un reale interesse. Quando vuole sa essere dolce tanto e poi abbiamo fatto già un sacco di cose stra carine insieme.
Ha comunque questo limite emotivo ed essendo la mia un tipo di comunicazione prettamente basata sulle sensazioni, diventa a dir poco challenging fare dei discorsi. Tutto rimane molto leggero a livello di argomenti e ti devo dire che sono proprio in difficoltà.
Pensandoci anche le mie amicizie sono come me, tutte basate sul come ci si sente, su che sviluppi portiamo avanti con l'obiettivo di essere felici, di crescere banalmente.
Nota a mio sfavore sicuramente ogni tanto amplifico le cose rendendole più profonde di ciò che non siano realmente.
Alla fine possiamo parlarci chiaro per favore? Lui vuole leggerezza, è uscito da 12 e direi anche 13 anni di relazione cioè sei distrutto e per carità io non mi aspetto l'anello al dito o altro, ma sicuramente noto in lui un grandissimo livello di superficialità e 0 voglia di pensare x2.
Ciò che fa lo fa per se stesso, per il suo benessere ed è così per tutti gli esseri umani, con la differenza che quando sei in due il tuo benessere passa anche per il benessere dell'altro.
Sto dando più di ciò che ricevo? Non lo so davvero.
Quello che so è che però, non sono tranquilla. Lui è tranquillo sicuramente, ma io no.
Ci stiamo conoscendo quello è vero per carità, non posso pensare che dopo a malapena un mese mi dica ah no vieni a conoscere X e Y miei amici da una vita dove Y è la migliore amica della mia unica e storica ex, oppure ah sì si sposano ora chiedo di farti venire al matrimonio oppure non so, usciamo con A B e C miei amici di sempre così te li presento. Sì ma presento in che veste poi?
Mi rendo purtroppo conto che se alcune cose io le farei, non è per forza detto che gli altri le farebbero e mi scoccia dover dare adito al principio del non doversi aspettare nulla in cambio e del non siamo tutti uguali.
Mi dispiace proprio tanto.
Poi è vero, le cose si costruiscono con calma e per carità è giusto, però sarebbe bello essere rassicurati.
Ad esempio basiamoci sul principio che mi ha detto che non dice nulla che lui non sente di dire, non fa nulla che non si sente di fare. Questo è un bene perché è sempre vero e sincero, ma quando non ti dice mai che sei bella, che sei vestita bene, che stai bene, che gli piace qualsiasi cosa random non so di te. Come devo interpretarlo? Penso che non mi abbia neanche invitata a cena fuori.
Poi vabbe non dipingiamolo come un escremento perché non lo è, dico solo che mancano delle attenzioni appunto tipiche di chi pensa x2.
Non è cattivo, è solo sfiduciato, appesantito. E giammai lungi da me dover appesantirlo maggiormente. Già a pranzo gli giravano i coglioni che ho rimarcato come fosse sparito, per Dio ma comunica no? Parla chiaro, dimmi guarda io non sono sparito, avevo i cazzi miei e ti ho risposto così però è tutto ok.
Sta cercando di guarire ed io lo capisco e so che dovrei viverla con più serenità, centrata su di me, libera di esprimermi. Cerco troppo di compiacerlo sicuramente (mio difetto quando qualcuno mi interessa), dovrei essere un po' più io e dare meno importanza alla figura che proietto su di lui.
0 notes
corallorosso · 3 years
Photo
Tumblr media
Anni fa, a una manifestazione pubblica ho sentito parole che non dimenticherò mai, parole dure, di una tristezza infinita, di un dolore senza fine. Era la testimonianza di Pietro Bartolo, che per anni è stato il medico in prima linea nel soccorso ai migranti a Lampedusa, ma che troppo spesso ha dovuto esaminare i loro corpi senza vita, quando era troppo tardi per salvarli. Queste parole non sono per voi, amici di questa pagina che siete sensibili ed empatici sul tema dell’immigrazione. Ma lo dovrebbero leggere gli altri, quelli che si sentono meglio dei migranti, e non hanno capito che se ci sono loro sui barconi e non noi, è solo perché siamo nati dalla parte fortunata del mondo e non dobbiamo trovarci di fronte a scelte così atroci, come questo padre, che purtroppo, non potrà più trovare pace. “Quando il barcone si era rovesciato, erano finiti tutti in acqua. Erano più di ottocento. Lui era un ottimo nuotatore e aveva messo il piccolo di nove mesi sotto il maglione, sul suo petto. Poi con una mano aveva afferrato la moglie e con l’altra il figlio di tre anni. Aveva cominciato a nuotare a dorso senza fermarsi. Cercando di rimanere disperatamente a galla. Aspettando i soccorsi che non arrivavano. Un’attesa estenuante. A un certo punto aveva sentito il fiato mancargli all’improvviso, le onde che diventavano sempre più alte e la corrente sempre più forte. Aveva dovuto compiere una scelta. Una scelta definitiva, dalla quale sapeva che non sarebbe più potuto tornare indietro. Sospeso tra la vita e la morte, aveva dovuto pensare, calcolare, valutare e poi decidere. Se avesse continuato a nuotare, sarebbero finiti tutti e quattro sott’acqua, morti, annegati. Così alla fine lo aveva fatto: aveva aperto la mano destra e aveva lasciato quella di suo figlio. Lo aveva visto scomparire, lentamente, per sempre. Mentre me lo raccontava non smetteva di piangere e non riuscivo a smettere nemmeno io. Non ho avuto la freddezza necessaria per reagire e controllarmi. Mi sono sentito sconfitto. Un medico non dovrebbe farsi veder piangere, ma a volte non ce la faccio. Non si può restare freddi davanti a tanto strazio. Ciò che tormentava quell’uomo era che pochi minuti dopo era arrivato l’elicottero a salvarli: «Se avessi resistito solo un altro poco, adesso mio figlio sarebbe qui con noi. Non me lo perdonerò mai». In mare si muore, non possiamo fare finta di non saperlo, non possiamo chiudere gli occhi. “E chi oggi vuole erigere muri e respingere i profughi non si comporta tanto diversamente da quei collaboratori di Hitler che la filosofa Hannah Harendt definì «uomini banali». Chi lascia morire in mare migliaia di bambini o consente che vivano in condizioni disumane nei campi profughi di confine non esprime meno crudeltà di loro." (Pietro Bartolo, Lidia Tilotta, Lacrime di sale: La mia storia quotidiana di medico di Lampedusa fra dolore e speranza, Mondadori 2016). (Vittoria Straface)
36 notes · View notes
pillowbook76 · 3 years
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Dal tramonto all’alba.
Iniziare a trovare anche qui luoghi gestiti da persone belle.
Tornare a godersi un cineforum estivo e farsi divorare dalle zanzare.
Dimenticare che ci vuole il maglione di lana la sera.
Svegliarsi con ancora il sapore della genziana e una luce bellissima.
© reserved - Please don’t remove captions or photos - Thanks
18 notes · View notes
animafolle81 · 3 years
Text
lL principe azzurro non esiste, mia cara Cenerentola.
Ma ci sono gli Uomini. Quelli con le spalle larghe e i piedi ben piantati per terra che non ti lascerebbero sola nella tempesta nemmeno per andare a prendere l’ombrello perché anche in quel caso ti porterebbero con se. Quelli silenziosi perché conoscono il valore delle parole, soprattutto di quella data. Gli uomini che sanno sorprenderti che a volte ci vuole davvero poco per farci sentire una vera principessa. Gli uomini che sanno condurre e portarti lì dove non avresti mai creduto di poter andare. Gli uomini con gli occhi poggiati sulle tue labbra e le mani strette dietro la tua nuca. Risolti e risoluti: sicuri al punto di sembrare sfacciati. Che sanno di terra arsa e di un mare in tempesta di quelli da guardare avvolta in un maglione sulla spiaggia ma verso cui senti irrefrenabile la voglia di annegarci. Gli uomini che sanno aspettare. Fermare il tempo o più semplicemente trovarlo per stare con te. Quelli che si mettono in macchina nel cuore della notte. Quelli che sanno mancare oltre che baciare. Quelli a cui è data l’intelligenza di saper scegliere e scelgono te, senza mezze misure perché non ci sono scorciatoie fra me e te. Gli uomini di talento che non temono la fatica e nemmeno il peccato. Gli uomini che non hanno paura di perdere prima di tutto se stessi e poi il tutto che hanno tra le mani. Gli uomini che ti guardano come a nessun altro è dato fare perché l’anima se la prende chi è in grado di vederla. Quelli che non sentono irrefrenabile il desiderio di tradirsi con la gente, di mentirsi o peggio ancora di compiacersi affogando nel proprio rassicurante ego. Quelli che “le favole non dicono ai bambini che i draghi esistono, perché i bambini lo sanno già. Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti”e loro sono lì accanto a te mentre tu cerchi di sconfiggere i tuoi.
Perché ora senza cavalli e senza castelli e senza orchi e senza matrigne ciò che davvero conta è questo. Qualcuno che lotti non per te. Ma con te.
19 notes · View notes
dead-words · 4 years
Text
"Cari mamma e papà,
perdonatemi, scusate il poco preavviso, so che avete già preparato tutto, ma io domani non posso venire a pranzo da voi perché stasera m’ammazzo. So di darvi un immenso dolore, un dispiacere inconsolabile, uno strazio infinito, però vabbe’, non ne farei una tragedia se per una volta non vengo a pranzo.
Tranquilla mamma: prima di suicidarmi mangio. No mamma, non il solito panino. Mi faccio la carne, ok?
Scusatemi se sono così sbrigativo, ma trovo ridicolo e irritante dovervi scrivere questa lettera per spiegarvi il mio gesto. Non occorre
essere depressi per suicidarsi, basta essere vivi. È più che sufficiente. Voglio dire, quello che faccio è normale, spiegarlo è inutile, didascalico e pleonastico. Perché mi suicido? Per lo stesso motivo per cui lo fanno tutti! Per lo stesso motivo per cui lo farete anche voi: perché si soffre. E quindi ci si suicida, è normale. Logico. Consequenziale. Tutto nella vita ti spinge al suicidio. Il suicidio è la vera morte naturale dell’essere umano.
Ecco perché trovo così sciocche le lettere d’addio dei suicidi, compresa questa: non c’è nulla da spiegare, niente da capire, è tutto così ovvio! Piuttosto, chi sceglie di continuare a vivere dovrebbe delle spiegazioni. Chi sceglie di continuare a vivere, ogni giorno dovrebbe scrivere una lettera per spiegare il perché del suo insano gesto. Sarei curioso di leggerne un paio. Lo dico senza ironia. Cosa li spinge? Secondo me non hanno veramente voglia di vivere. Secondo me non gli piace veramente. Secondo me sono solo condizionati dalla pubblicità. Lo ero anch’io, del resto. Siamo bombardati ogni giorno da messaggi di speranza! Film, libri, canzoni; e politici, intellettuali, leader religiosi, sopravvissuti, figure edificanti ed esempi socialmente positivi: tutti che ci dicono che la vita vale sempre la pena di essere vissuta, anche se sei uno storpio handicappato o un deportato nei campi di concentramento, o uno storpio handicappato deportato in un campo di concentramento dove per giunta piove sempre; ci dicono che c’è della poesia nelle piccole cose, come nel sorriso di un bambino, anche se si tratta di una paresi; ci dicono che si può fare
sesso anche da anziani, anzi a maggior ragione perché con il decubito aumentano i buchi e si possono provare nuove posizioni, sciatica e osteoporosi permettendo.
Ma tutto questo ottimismo è solo spam, pubblicità ingannevole, una strategia di marketing per promuovere la vita ai nostri occhi e renderci facilmente suggestionabili e creduloni, per poi fregarci. Io per esempio questa settimana sono stato ingannato per l’ennesima volta, a causa del pensiero positivo nel quale galleggiamo. Sono caduto vittima di una truffa on line: ho acquistato su un sito settecento bicchieri mezzi pieni, erano in offerta, sembrava vantaggioso; poi però quando me li hanno consegnati ho scoperto che quei bicchieri erano mezzi vuoti. Inoltre erano comunissimi bicchieri di carta. E ciò che li riempiva per metà era un liquame denso, non potabile, dal colore putrido e l’odore nauseabondo. Bastardi loro, e coglione io che ci sono cascato.
Ma ora sono stanco di rimanere deluso dalle cose e farmi prendere in giro da chi parla di un futuro migliore, da chi dice di credere nella ripresa, o di vedere il lato positivo della cosa. A proposito, ma è arrivato anche a voi il conguaglio per la luce in fondo al tunnel? Ma avete visto quant’è!?! Almeno di giorno potevano spegnerla! Il governo ci invitava a vederla, ma non ci avevano mai detto che era a carico nostro… Io poi, lo sapete, sono sempre stato contrario anche al tunnel: scavarlo ha avuto un impatto sul territorio disastroso, per non parlare delle conseguenze sociali. E tutto questo perché? Solo per accecarci con una luce, e poi farcela anche pagare.
Ma questa è solo la beffa; il danno è la vita. Sì, quella vita che ci hanno voluto vendere a tutti i costi, quella vita che ci hanno fatto credere fosse bella, potesse cambiare e fosse un valore; quella vita che voi mi avete regalato convinti di farmi un dono, in realtà è una merda. È banale, noiosa, ripetitiva, e troppo corta – questo nella migliore delle ipotesi. Se ti dice anche male, la vita è violenta, tragica e dolorosa. E in entrambi i casi, la vita è cancerogena. Lo so che quando mi avete donato la vita ero piccolo, ma avreste fatto meglio a donarmi semplicemente un maglione – magari lì per lì non avrei gradito, è difficile che un neonato possa apprezzare un maglione, specie se di lana quella che punge, avrei pianto, ma semplicemente perché un neonato non capisce niente, piange per qualunque cosa, e comunque mi pare che io abbia pianto lo stesso appena venuto al mondo e ricevuto il dono della vita, quindi perciò ecco, col senno di poi, se piuttosto che la vita voi mi aveste donato un maglione, io oggi vi ringrazierei. Non ve ne
sto facendo una colpa, sia chiaro: avete ricevuto anche voi lo stesso regalo dai vostri genitori, che a loro volta lo avevano ricevuto dai loro, e così via, era tradizione, convinti di fare una cosa gradita; siamo tutti vittime del marketing da generazioni.
Ci rifilano la vita come fosse una cosa meravigliosa, la rendono accattivante distribuendola come contenuto premium del sesso – che è sempre un ottimo traino e un incentivo efficace – e la estraggono a sorte per spacciarla come una fortuna; ma tutto questo solo perché ci vogliono vendere i loro prodotti. Perché la vita è un colossale pacchetto: sottoscrivendola compri anche tutto il resto  – detersivi, merendine, automobili, etc. Noi pensiamo di essere vivi, e invece siamo solo dei consumatori – della vita, e dei suoi gadget.
Ma io adesso me ne tiro fuori. Ne ho abbastanza, sono stanco. Non m’importa cosa penseranno gli altri di me e del mio gesto, tanto
anche questa millenaria campagna contro il suicidio è solo marketing, “pubblicità progresso”: condannano il suicidio perché temono che la roba gli resti tutta sugli scaffali dei supermercati o degli store digitali, per non parlare del magazzino; perché lo sanno che il suicidio è l’alternativa a tutto questo.
Vorrei tranquillizzarvi: non vi sto chiedendo soldi. Mi sono fatto due conti, e il suicidio me lo posso permettere. Anzi, sul lungo periodo risparmio pure. Vi dirò di più: per un reddito medio come il mio, con il tasso d’inflazione attuale, e visto anche il mio impatto ambientale, il suicidio è l’unica scelta di vita sostenibile.
E non ho paura di morire: in fondo, cosa ne sappiamo noi della morte? Nulla, tranne che nessuno è mai tornato indietro a lamentarsi – né ne ha scritto male sui forum. Di questi tempi, non è poco. Data la vostra natura ansiosa, desidero anche tranquillizzarvi sul fatto che la mia non è una decisione impulsiva. Ho pensato spesso al suicidio, ultimamente. Ho previsto e pianificato ogni cosa – tranne, come vi sarete accorti, questa lettera.
La scelta più difficile da prendere è stato il come ammazzarmi. Questo è il vero problema di un suicida, ciò per cui gli altri dovreb-
bero aiutarlo e stargli vicino. Perché quando si passa dalla teoria del suicidio alla pratica, ecco che cominciano i problemi, le complicazioni, i “vorrei ma non posso”; allora il suicidio si trasforma nell’ennesima impresa frustrante, deludente, incline al compromesso; il suicida si deprime, si avvilisce, vede tutto nero, e si vuole suicidare. E ci risiamo daccapo.
Perché tutti i metodi per suicidarsi sono dolorosi, spiacevoli (ma come, uno si ammazza proprio per smettere di soffrire!) e soprattutto poco pratici, specie per uno poco pratico come me. Voglio dire: dove la trovo io una pistola? Io non ce l’ho, qui nessuno ce l’ha, e non è così facile procurarsene una. Non siamo mica in Texas, o in Colorado. Cosa dovrei fare, andare negli Stati Uniti e fregarla a uno studente?
Per favore, restiamo logici.
Le corde non si trovano più, qui in zona l’ultimo tappezziere ha chiuso mesi fa e nessuno sa più dove trovarne; le uniche, anche su Internet, sono quelle per legarsi a letto, sì insomma, quelle sexy, ma non vorrei scadere nel grottesco. E poi per impiccarsi tocca avere una certa manualità, che io non ho. Neanche a letto. Restiamo pratici.
Anche le lamette non si trovano più, o meglio, adesso fanno quelle apposta per non tagliarsi. Potrei sempre radermi i polsi a morte. Ma restiamo seri.
Pure le buste di plastica sono cambiate: adesso fanno quelle ecologiche, in bioplastica, ottenute dall’amido di mais, e che puzzano di dado da cucina. Tu c’infili la testa dentro per soffocarti – ci ho provato… e quelle cazzo di buste si rompono! Si rompono sempre! Ennesimo danno provocato alla razza umana dal buonismo e dal politically correct…
Di veleni ne mangiamo, beviamo e respiriamo tutti i giorni e in gran quantità, ma sono ancora vivo. Di buttarmi al fiume non se ne
parla: d’accordo morire, ma di bagnarmi, prendere freddo e beccarmi la toxoplasmosi in quello schifo me lo risparmio volentieri. Il gas costa un botto, più di quello è che rischio di far fare a tutto il palazzo – che per altro non coinvolgerei nella mia decisione, non sono un esibizionista. Sotto alla metro non mi ci butto, soffro di claustrofobia. E le finestre, i balconi o le terrazze non posso, non riesco, soffro anche di vertigini.
Inoltre tutti questi sistemi non sono sicuri, possono fallire; e io rischio di restare ancora vivo, ma invalido vegetale, cioè peggio di
adesso. Insomma rischio di fare anche una figuraccia, di quello che manco è stato capace di togliersi la vita. Che poi non dovrebbe essere così difficile; eppure…
C’è solo un modo, possibile e sicuro, con il quale suicidarmi: vivere. Dico sul serio. È lento, e dolorosissimo; ma inesorabile e infallibile. La vita è un suicidio omeopatico, ma senza scampo: nessuno è mai sopravvissuto alla vita.
E lo so che questa mia ultima affermazione la interpreterete come un “la vita va avanti, la vita non muore mai”, e ne ricaverete un messaggio positivo e perbene, di speranza. Perché ormai siete corrotti e vedete il bene dappertutto.
È anche per questo che stasera, come ogni sera, io mi suicido."
-?
49 notes · View notes
megmacgillivray · 4 years
Text
rage
Tumblr media
 «Sai cosa potremmo fare? Qualche allenamento assieme. Di Cheers, dico. Sono una delle cose che preferisco fare, e secondo me ci coordineremmo benissimo.» ammicca appena, anche se poi gli sorge il dubbio «Hai già un ruolo?»
«Faccio la base perché Priscilla è una nana» e lo dice proprio con l’aria di chi vorrebbe tanto fare la flyer. «Però magari possiamo fare qualcosa insieme io e teee!!!» ed è super contenta nel dirlo. «Tanto Clarisse» la sua capitana «è solo contenta se mi alleno un po’ di più! E poi almeno eviterei alcuni allenamenti che facciamo con i Serpeverde» e storce anche il nasino al pensiero «menomale che c’è B, se no io mi ammazzerei piuttosto che andare al campo» drammatica as always.
E quando sente degli allenamenti con Serpeverde, reclina il capo di lato «Perché, li fate sempre assieme?» sconvolto. «Noi siamo quasi sempre per conto nostro. E non sei - contenta? Cioè. Non ti piacciono?» i Serpeverde? Gli allenamenti condivisi? Non specifica poi troppo. Però assottiglia lo sguardo, e fa una cosa che ancora non è che sappia fare così bene. Ma a Maegan tiene. E allora ci prova. Cerca di concentrarsi sull`altra, per un momento. Di abbassare qualsiasi scarsa difesa mentale lui abbia, e di cercare di sfiorare così, tacitamente, le emozioni dell`altra. Cerca di capire quale sia la predominante, ora che parlano di allenamenti, perché il storcere il naso e la drammaticità non gli piacciono se con l`altra. Non sa cosa potrebbe o non potrebbe trovare, ma cerca di spingersi addosso quanto l`altra provi. Vuole capire, ovvio.
Serra un po’ le labbra una contro l’altra e si prende qualche secondo prima di rispondere all’ultima domanda posta dal Tasso « non ce l’ho con tutte» le studentesse verdeargento «è che ho avuto un incontro spiacevole con una di loro.» e va a prendere un altro morso si muffin, senza aggiungere molto di più, ma con quella rabbia, che nonostante il tempo passato non si è affievolita del tutto.
La sfiora di proposito, e ciò nonostante non sembra riuscire a schermarsi in fretta, o del tutto, da quanto gli arriva addosso. La sente infilarsi sottopelle, e spingere fra le sue, di emozioni, adesso. La accoglie con la mascella che si stringe. Il petto che trattiene un respiro, per un istante, e gli occhi che si chiudono un momento. Sente quella rabbia mischiarsi a ciò che prova lui, e lasciargli addosso un sentore di amaro che viene espresso, a parole, da un tono che sembra terribilmente contrariato «Cosa ti ha detto?» la domanda, forse, esce piu` veloce, diretta, del solito. Lo sguardo la cerca, ancora, perché non vuole lasciar andare il discorso. Cosa le ha detto. Come se anche una parola sbagliata, verso Maegan, fosse un`offesa a lui stesso.
Non cerca lo sguardo dell’amico, e quindi non coglie nemmeno tutti quei piccoli movimenti che fa non appena anche lui riesce a percepire quella rabbia latente dentro la piccoletta. Si limita a mordersi un pochino il labbro inferiore e chiudere leggermente i pugnetti. «Non ha detto molto.» e ora guarda finalmente il Tasso con quell’espressione un po’ indecifrabile sul volto «Mi ha disarmata e poi bruciato il maglione»
Abbandona la presa, perdendo la concentrazione sulle emozioni altrui, e tornando semplicemente ad aggrapparsi a quanto di generico ha attorno. Inspira. Espira. E quando poi sente cosa la Serpeverde le ha fatto, rimane in silenzio per un istante. E adesso la rabbia che sente è solo ed esclusivamente sua. Pizzica allo stesso modo, perché è una di quelle emozioni che generalmente non è in grado di provare così spesso. Ma ci sono sempre le prime volte. Inspira. Espira. Segue lo sguardo di Maegan vagare altrove. PROVA ad allungare la mano piu` prossima a CERCARE di sfiorare piano piano quella altrui. E` un tocco delicato, se concesso, e che evidentemente sta chiedendo il permesso. Perché sì, ha notato che la corvonero è migliorata coi contatti, ma insomma. «Spero tanto si rompa una gamba facendo qualche stupida acrobazia.» e il Tassorosso che augura male a qualcuno è una visione.
Nonostante non trovi il suo sguardo, Emile trova la sua mano. La MacGillivray si limita ad avvicinarla quasi impercettibilmente verso quella dell’altro, senza fare di più, come se gli desse appunto il permesso per quel contatto fisico, senza però muovere di più la sua manina e tranquilla nel “subire” il tutto. Torna a puntare le iridi chiari su di lui solo quando augura che la Serpeverde in questione si rompa una gamba, con un sorrisetto grato e un semplice «Anche io» e non aggiunge altro. godendosi semplicemente la sensazione di rabbia che piano piano scivola via.
13 notes · View notes
goodbearblind · 4 years
Text
Da incorniciare ❤️❤️❤️
Paolo Longarini racconta:
"Sono quasi arrivato in ufficio quando sento il telefono squillare.
Irene Cell.
Cavolo, l'ho lasciata a scuola dieci minuti fa, penso a uno sciopero improvviso, una chiusura straordinaria, altalene che si sono appena rotte, a possibili tsunami, apocalissi incombenti, satelliti in rotta di collisione, la fine della realtà così come la conosciamo.
Ansioso?
No, perchè?
Non avevo collegato l'auricolare, quindi lascio momentaneamente alla guida Nostro Signore, e la sua tendenza a sovrasterzare, e rispondo.
"Tesoro, tutto bene?"
Una voce decisamente diversa dalla mia piccolina.
"Sono la dirigente scolastica della scuola di sua figlia" - pausa lunga quanto il passaggio dall'usare ossa di parenti come pettini fino alla scomparsa del Don Bairo, poi riprende - "prima di chiamarmi tesoro, almeno mi inviti a cena."
Trattengo legioni di vaffanculo ma mi calmo all'istante.
"Ci sto, però paga lei con i soldi ottenuti dal furto del cellulare di mia figlia. Immagino vada tutto bene, perchè mi chiama, Irene ha dimenticato qualcosa?"
"No, anzitutto non si preoccupi, va tutto benissimo, Irene è qui vicino a me, avrei bisogno di parlarle. Con una certa urgenza."
Occacchio.
Preside.
Certa urgenza.
Sono fottuto.
Uh.
Stavolta sto dall'altra parte del cazziatone, ok, posso affrontarlo.
Chiamo per avvertire del ritardo e torno indietro.
Con la spavalderia di quello che ha visto più uffici del preside che supermercati, busso ed entro.
Scena.
Una signora con capelli raccolti a crocchia, maglione grigio Eternit su gonna nera Era Una Così Brava Persona, occhiali dalla montatura rosa e diamantati, sciarpa con più colori di quanti un uomo possa mai conoscerne. Rughe come piovessero, ma nei punti giusti, in quelli dove riconosci una bella vita.
Irene è seduta davanti alla scrivania, non si volta verso di me, non ha lo sguardo basso. Tre stagioni di Lie To Me non possono mentire, il suo corpo sta dicendo
"Ho fottutamente ragione io."
Tutto questo dura pochi attimi, interrotti dal mio porgerle la mano sorridendo.
"Salve, sono il papà di Irene, cosa è successo?"
A pagina 3 del manuale della Brava Preside c'è il capitolo "Abbassare gli occhiali quel tanto da ottenere uno sguardo deciso", quindi parla.
"Preferirei lo raccontasse lei."
Ok, ci sto. Se ha sbagliato, giusto che paghi, se ha ragione, tutto finirà uscendo da quella porta, giochiamo secondo le tue regole.
La guardo e chiedo di iniziare. lo fa.
Non vedeva l'ora. E' incazzata come quando una bimba avanti a lei di un solo passo le fregò l'ultimo Rarity in offerta.
"Dopo che sei andato via" - parte a razzo - "non hanno aperto subito il cancello, sono rimasta fuori a chiacchierare con le altre. Quando ha suonato, c'è stata la solita corsa per entrare" - guarda la signora - "come se la scuola dovesse scappare da un momento all'altro o avessero messo un numero chiuso. Comunque, aspetto che i lemmings si ammazzino per entrare per primi e, intanto, faccio come te, mi guardo intorno" - adesso guarda me - "hai presente i due papà di quel ragazzino di terza?"
Li ho presenti sì.
La dimostrazione di come, anche quando pensi di essere bravissimo a nasconderti o a non far capire nulla, ti stai solo illudendo. Ogni mattina fanno una tenerezza infinita nel cercare di non far vedere cosa ci sia tra loro, più uno che l'altro. Una mano che sfiora l'altra per un attimo, il movimento della testa che vorrebbe poggiarsi su una spalla ma si ferma in tempo, la distanza tra due fianchi quasi inesistente, un abbraccio senza cingersi.
E come si guardano quando il ragazzino sparisce dentro il portone.
Certo che li ho presenti.
Metà delle mamme li invidiano ricordando quella passione.
"Sì, certo, che è successo?"
"Ecco, di solito vanno via insieme, oggi erano con due macchine, uno dei due, per salutare l'altro, lo ha baciato."
"Quindi?"
"Niente, erano bellissimi, ho alzato un pollice sorridendo."
"Non capisco ancora."
"Mentre entravo, sono passata vicino a una signora" - adesso la voce cambia e diventa ringhiante - "che li ha chiamati con una brutta parola" - punta un dito verso la preside - "che non ripeterò! Nemmeno adesso! Siete i grandi, avete sicuramente capito quale. Dicevo, questa signora dice che sono degli schifosi" - pausa - "parolaccia, e gli dovrebbe essere impedito di mostrarsi davanti alle scuole."
"E tu?" - ma già intuivo.
"Io mi sono fermata e le ho urlato una brutta cosa..." - adesso abbassa la testa.
Guardo la preside.
"Cosa ha detto?"
"Ha detto che se ci fosse una legge così stupida la prima a dover essere cacciata sarebbe lei e la sua faccia da stronza."
Evita di sorridere!
Pensa a Jar Jar. Ricorda le umiliazioni da bambino. Pensa alla Bombazzi che la faceva girare come fosse allenata da Guardiola ma a te non è arrivata mai, pensa a come ti hanno trattato da Leonix.
Non basta, sto sorridendo. E lo faccio orgoglioso.
Riprendiamo in mano la situazione, sono dentro un ufficio e sono stato richiamato per questo.
Serio.
Molto serio.
Dannatamente serio, direi anche incazzato.
Raduno a me le legioni infernali e parlo.
"Senta, non venga a dirmi che sarà punita per questo perchè..."
Non arrivo nemmeno alla e di Senta. la preside ha un sorriso migliore, o peggiore, del mio.
"Non ci penso nemmeno. La signora ha, come può immaginare, alzato un putiferio prendendosela con Irene, spalleggiata da alcune amiche presenti, sarà contento di sapere che loro erano quattro e le persone dalla parte di sua figlia tutto il piazzale" - mano sul petto - "me compresa. Mi perdoni se l'ho fatta preoccupare, dovevo solo far vedere di aver fatto qualcosa per la parolaccia, tutto qui."
Mi tende la mano. E' calda. la stringo e mi trovo anche l'altra a circondare la mia.
"Sia fiero di lei."
Lo sono.
Usciamo dall'ufficio. Lei con il suo zainetto, io col mio.
"Sei arrabbiato per la parolaccia?"
"Sì, ti avrei preferito più creativa. Stronza è banale, su."
"Ero arrabbiata... davvero non ce l'hai con me?"
La guardo negli occhi e vedo la donna che sta diventando.
Mondo, ti sto consegnando una ragazza che non meriti.
"Irene, hai fatto benissimo, non bene, benissimo. I signori che hanno detto?"
"Nulla, sono andati via."
"Spero solo stiano bene."
"Papo, non potevo ignorare... la signora è stata davvero cattiva e ho visto le altre dire di sì alle sue cattiverie..."
"Irene, come dice la canzone, chi sei tu?"
"Un gatto."
"E un gatto...?"
"Padroni non ne ha."
"Tranne mamma. Fila in classe, forza."
E sorride.
E con lei il mondo.
Irene ha 12 anni.
Lo ha capito lei.
Non ci vuole molto, su."
16 notes · View notes
merrowloghain · 4 years
Photo
Tumblr media
17.12.76 Bagno dei Prefetti - Hogwarts
N: « Gnn » mugugna allargando le labbra in orizzontale. « Ho scoperto la parola » e picchietta sulla porta, giusto per far capire che si sta riferendo a quella necessaria per aprirla. « Dai andiamo che devo lavarmi » esclama, sempre apatico, e rimarcando l’ovvio, dal momento che tutti possono accertarselo standogli vicino. « Vermicoli morti » dice poi, quasi solenne, aspettando che la porta si apra. E se non vuole andare prima lei, entra lui, senza problemi di galanteria.
M: Lui le apre la porta, dopo quel dire che è davvero strano, e mentre va a precederlo, la destra si appoggia quasi casualmente sull`impugnatura della bacchetta «Credevo non volessi più parlarmi, o quasi.» glielo dice sinceramente, voltandosi praticamente subito per non rimanere troppo senza nulla da guardare. Il bagno oramai lo conosce, alla festa di Ciaran c`erano entrambi, ma ciò non toglie che è un`occhiata superficiale quella che dona al luogo, tornando con le iridi grigio-verdi, su di lui «Cambiato idea?» domanda, in tono neutro.
N: « Gnn » le risponde così « volevi che scoprissi la parola.. ed eccoci » dice, sorridendole in modo furbo. E visto che lui non ha alcun tipo di problema, ecco che slaccia il fiocco, facendo scivolare a terra il mantello, dopo che ha lasciato la borsona con dentro le cose per lavarsi e cambiarsi. Porta quindi le mani ai fianchi, e tira via il maglione, che è tipo più peso di cinque kili. E lo alza, senza esibirsi troppo, con la canotta che esce dai pantaloni e si alza pure quella, palesando un addominale, secco, ma che si sta amplificando nella sua massa muscolare. Ci vuole poco, a quest’età, anche se i cambiamenti possono essere pochi. Si toglie quindi il maglione, e lo fa cadere, producendo pure rumore. La canotta, si riabbassa comunque, lasciando visibili solo le spalle più larghe dello standard dei suoi coetanei. « Che ci facevi l’altro giorno con quelli di classe mia?» chiede ora, riferendosi al gioco della bottiglia.
M: Lui comincia a spogliarsi, e lei in tutta risposta va a sedersi a bordo vasca spizzandolo solo di tanto in tanto, più interessata a tirare fuori dalla sacca il suo pacchetto di Merlino`s sgualcito, andandosene ad accenderne una tenendola tra indice e medio della destra chiusi a forbice sul filtrino, con le unghie curate e laccate di nero a condurre la sigaretta alle labbra e fare un paio di tiri, mentre la mancina porta il fiammifero runico acceso alla punta della stessa, infiammandola ad intermittenza in concomitanza con ogni tirare di fiato. Ripone il tutto, incrociando le gambe così da mostrare le ginocchia ossute tra gli spacchi dei jeans aderenti, inclinando il busto all`indietro, con la mancina a sorreggere la posa mentre la destra allontana la Merlino`s dalla bocca, assieme ad una voluta blu di fumo. Tace, ora lo guarda ma in viso, ignorando vestiti a terra o addominali in vista «Sembrava qualcosa di diverso. In questo posto si muore di noia, almeno quello faceva passare il tempo.»
X: Lui, in quel box chiuso sale lentamente sulla tavoletta abbassata del WC, mentre la mano libera e nonché la dominante non fa altro che recuperare il proprio catalizzatore impugnandolo, permettendo alla mente di focalizzarsi sul bersaglio, o meglio, sui bersagli. Saranno due. Ha già previsto le complicanze del caso, sarà decisamente più complicato colpire entrambi nello stesso preciso momento, ma crede nelle sue capacità di riuscita. E’ lì che la mente focalizza i due, sollevandosi al contempo in piedi per far spuntare appena un ciuffo scuro di capelli e poter avere una piccola visuale sulla situazione dei due. Ed è lì che li può vedere, memorizza le loro posizioni, la loro vicinanza, i loro movimenti e crea con la mente l’immagine di una corda, non troppo spessa e aggrovigliata su se stessa da grandi fili che non vogliono essere realmente potenti. Una corda che li avvolge di colpo, senza che nessuno dei due se ne possa realmente accorgere, legandoli, imprigionandoli uno contro il corpo dell’altro. La bacchetta fuoriesce dal box, verso l’alto, mentre il polso va rivoltarsi nella creazione un piccolo nodo per far sì che quel « Incarceràmus. » pronunciato ad alta, e sicura, voce termini il suo gioco ed esaudisca il tutto. O almeno, ci spera, con tutte le complicanze del caso. Uscirebbe, comunque, da quel bagno scivolando giù dalla tavoletta, che l’incantesimo fosse o no riuscito con una piccola risata che non riesce nemmeno a controllare.
N: Muove poi le gambe per togliersi gli stivali, dopo che si è tolto le bacchette e averle messe a terra, perché sì, non gli servono. Sbottona pure il bottone dei pantaloni, e la ascolta comunque. « Se ti annoi, vattene » ecco, semplice no? Ma resta quindi col bottone slacciato, anche perché ecco un incanto che lo porta ad avvicinarsi alla Merrow seduta. Si avvicina perché avvinghiato in effetti, e non ci sarebbe da stupirsi se la testa della Grifondoro a questo punto, si trovasse vicinissima a quella zona ancora nascosta. Ma Niall non si preoccupa, anzi, inclina il capo verso il basso e inizia a sghignazzare. Il suo equilibrio è sicuramente precario, e il fatto che si sbilanci, forse volutamente verso la vasca riempita e piene di bolle.. beh. Che stia cercando di cadere, insieme a lei, nell’acqua è proprio chiarissimo. Uno sguardo ai box, e nulla di più, solo risate.
M: Al suo invito lei rialza gli occhi al cielo, vocalizzando esasperata «Ma non ti rompi mai ad essere così respingente?» ah, il bue che da del cornuto al? All`incarceramus. Perchè quello lo sente, ed il fumo che segue l`incanto alle sue spalle è solo giallo ed argento, con qualche striatura d`indaco, prima che la sigaretta le cada a terra e rotoli nella vasca, proprio mentre si vede caracollare addosso il corpo di Niall. E Merlino è Gramo davvero, e deve solo ringraziare d`essere più alta della media, dato che non finisce premuta sulla sua "bacchetta di Platano", ma si ritrova a schiaffare la guancia sinistra contro l`addome contratto del ragazzo, le braccia bloccate dalle corde ed un «UHF!» che le sfugge in un contrarsi d`espressione nel ritrovarsi troppo vicina, troppo costretta, con quell`odore di sudore che le si spalma addosso ed una risata di sottofondo. Peccato che non riesca a voltarsi per individuare chi sia stato, non ora almeno, data la posa ed il suicidio di Niall verso la vasca piena d`acqua. Verso. Cui. Affondano. Di male in peggio. Segue per forza di cose il movimento, impattando oltre il pelo d`acqua ancora appiccicata così al Serpeverde. E` un dimenarsi feroce quello che applica lei, dopo aver trattenuto il fiato giusto in tempo per evitarsi l`annegamento, tentando d`allentare le corde quanto basta a sgusciare via da lui, via da quella stretta, e riemergere magari, con un prendere d`aria rumoroso e violento.
X: Lui rimane con il catalizzatore ancora in mano, facendo piccoli e lenti passi che lo portano lì al bordo vasca dove può godere della scena che si ritrova davanti mentre loro finiscono sempre più in basso, sempre più in contatto con l’acqua. Una risata davvero fragorosa la sua, che porta la vicinanza del catalizzatore appena sotto il mento e l’appoggio del gomito sul braccio opposto, il busto appena inarcato all’indietro e un leggero ciondolare del corpo per perdere il tempo necessario alla loro risalita verso l’alto. Di certo non affondano, non possono annegare contando che le corde faranno in modo di slegarsi e finire nel nulla, quel che è certo però è che tornando verso l’alto lo troveranno ancora lì, fermo e immobile, in piedi a bordo vasca ancora sorridente e divertito dalla scenetta che lui stesso ha provato a creare – con Niall che poi ha facilitato la cosa – ritrovandosi per prima cosa a spostare le iridi cristalline su Merrow facendole un rapido occhiolino prima di passare a Niall, con lo sguardo, e infine prendersi la panoramica di entrambi con un passetto indietro pronunciando un «E ora che ho fatto il TimoCupido della situazione, vi lascio soli a cincischiare. »
Tumblr media
N: E lui non si imbarazza di certo, e ridendo si lancia dentro l’acqua, senza aver timore di annegare o altro. L’Acqua è il suo elemento, e di certo non muore dentro una vasca, profonda o meno che sia. Ci pensano comunque le corde a slacciarsi, e quindi risale, con l’unica novità che pure i suoi pantaloni iniziano a galleggiare. Sì, si sono tolti sotto l’acqua, ma comunque non è un suo problema. Riemerge quindi, con l’acqua che viene portata via dal volto con un gesto della mano, e osserva e sente Xavier che ride. « No dai » cerca di fermarlo sì « vieni a lavarti » gli dice, avvicinandosi al bordo della vasca. « E poi lei si annoia » come a dire che se ne andrà ben presto. « … insieme » e questa, viene detta un po’, come una piccola parola chiave, con una complicità e un tono di voce, quasi dolce, e gli occhi che guardano proprio Xavier.
M: Riemerge quindi, con quel riprendere fiato nervoso, le mani che s`alzano e vanno a togliersi con entrambi i palmi l`acqua dal viso, scivolando poi all`indietro per portare i capelli via dalla visuale. Il trucco rimane perfetto ed impeccabile, magicamente reso tale, puntando quindi le iridi grigio-verdi sul colpevole. Niente popò di meno che «Xavier!?» occhiolino che riceve da lui, lei con la mascella molle e l`aria ingramata «Ma io ti ammazzo, brutto co**ione!» però lui continua a ridere e lei semplicemente rimane con un broncio un po` più morbido, completamente zuppa da testa ai piedi, ancora immersa nell`acqua della vasca. Sbuffa, il Prefetto fa un passo all`indietro, ma lei sta già mettendo le mani sul bordo per issarsi con uno scrosciare d`acqua reso enorme dai tessuti che hanno guadagnato litri che l`appesantiscono come un Erumpent «TimoCupido sto ca**o.» replica mentre lo guarda lateralmente in cagnesco, sentendo in ritardo le parole di Niall sul lavarsi. Si ghiaccia sul posto, osservando prima Xavier e poi il Terzino, con quel maglione che oramai le ricade addosso stile sacco di iuta, facendola somigliare ad un animale randagio lasciato sotto il temporale al ciglio della strada. E` vero che la Loghain si stava annoiando eh, ma a quell` "insieme" che pronuncia il terzino, la fronte le si aggrotta pesantemente, ed è uno strano sguardo preoccupato che rivolge in direzione del Prefetto, sgocciolando acqua e sapone da ogni fibra che continua ad avere addosso «Ma vi siete fatti di sviante?!» ma "insieme" COSA!? Avrebbe bisogno di strizzarsi i vestiti, che un Arefacio magari non basta ad asciugare tutto quel disastro, ma invece incrocia le braccia sotto il seno, fissando entrambi in cagnesco.
Penso spesso è l'inizio di tutto questo penso spesso è l'inizio di tutto questo penso spesso alla fine di tutto ma tu puoi darmi di più
X: Il richiamo fa volgere il capo verso di loro, a quell’invito che non può non ignorare. Ed è appunto quel ‘insieme’ di Niall a farlo ridere a crepapelle contrastando alla grande quel modo quasi dolce di rivolgersi, per poi osservare la reazione di Merrow e arricciare il naso ancora di più per poter aumentare la risata. Risata fragorosa con quella vena tipicamente presa da qualche gene non di certo francese. « Eddai, sta scherzando. » Niall. Rivolgendosi alla Grifondoro, passando lentamente lo sguardo su di lei per poter osservare il suo maglione sgocciolante d’acqua e poi passare verso l’alto in direzione dei suoi capelli, capace in tutto questo di fermare la propria camminata verso l’uscita e rimanere lì con loro. « Una bella doccia mi servirebbe, puzzo maledettamente. » e non ha problemi a riferirselo da solo e, in caso, agli altri due. Sia mai che vogliano avvicinarsi a lui e sentire l’odorino di ormoni che sprizza da tutti i pori. « Ma preferisco una doccia calda in solitaria. » e tante altre cose in solitaria, mentre le iridi cristalline passano dalla Loghain a Niall. « Se si annoia, non farla annoiare. » e c’è un altro occhiolino che parte in direzione del serpeverde e finisce, in realtà, verso la Loghain quasi come se con questo volesse stuzzicarla, permettendo alle labbra di trattenere un sorriso mentre la lingua passa rapidamente sull’inferiore sino a raggiungere il palato in uno scocco rumoroso.
N: E lui è ben più pacifico, anche perché si trova dentro l’acqua, quindi sembra ancor di più un fattone. Ma non per questo non serve le parole degli altri, e non osserva le loro reazioni. Ci resta un po’ male in effetti per quello che vuole fare Xavier, ovvero lasciarlo lì, ma per ora non dice nulla. Lo sente ridere, e anche lui tende le labbra, ma è quando parla di doccia da solo che « se te ne vai, vengo anche io » gli dice, recuperando i pantaloni bagnati e lanciandoli dove ha messo pure il maglione sudato. Non gli interessa più, in alcun modo, di Merrow, che infatti non parla di lei, e nemmeno la osserva poi troppo. La sua reazione è così, piena di ira, che lui non ha voglia di amplificarla. Sempre placido, sembra lui ora quello che si sta annoiando, oltre che sembrar uno che c’è rimasto male per qualcosa. Non dice nulla, e capisce anche che ha poco potere sull’uno e sull’altra. E se è nell’acqua, tanto vale rimanerci. Muove le gambe sotto l’acqua, e tira fuori un boxer bianco a righe blu, che cerca di lanciare proprio verso Merrow, o forse verso Xavier. Insomma verso loro due. « Noia » ecco sì, ma se ne sta a mollo, felice e contento.
Tumblr media
M: «Certo, doccia in solitaria. Dillo che ti manca Tristan.» e con una noncuranza incredibile, andrebbe ad afferrare il bordo inferiore del maglione, mentre si volta per dare le spalle ad entrambi e sfilarselo di dosso con un rumore di scialaquio tipico d`un cencio fradicio, frustando il tessuto verso il basso, rivelando così la schiena bianca ed esile, affusolata, coperta per la gran parte dai capelli che le si appiccicano alla pelle nivea. Si piega un poco in avanti per afferrare il maglione e cominciare ad attorcigliarlo per strizzarlo via da quell`acqua che però risulta davvero troppa, rivelando una collana di vertebre bianche ed un poco visibili in quella curva appena accennata, ed il gancetto del reggiseno nero, che appena le tocca girarsi, sarà visibile ad entrambi. Insomma, niente che Niall non abbia già visto negli spogliatoi, ma no, Xavier esulava da tale visione e quindi, eccola lì: addome piatto, allenato, con un ombelico piccolo ed a mandorla, magra e con la curva della vita stretta che accentua una femminilità che tiene sempre nascosta, al pari del seno rinchiuso dalle coppe scure e tenute su dalle bretelline fini. Clavicole sporgenti, collarino ancora addosso e jeans così aderenti e bagnati «Si ecco. Andatevene così qui ci resto io e voi mufloni andate a fare i gemellini Troll da un`altra parte.» Getta il maglione a terra, cominciando a sfilarsi gli anfibi per poterli rovesciare sopra la vasca a levare l`acqua accumulata con quel tuffo in piscina. Un`occhiata di fuoco verso Xavier e quell`invito a non farla annoiare, a cui risponde piccata «Se nemmeno te ci riesci, cosa pretendi da lui.» sorriso sghembo e poco gioioso, ma comunque parzialmente divertito. Peccato che sia in quel momento che vede i boxer di Niall galleggiare a pelo d`acqua, prima di vederli lanciati tra lei ed il Prefetto Serpeverde. Pietrificata. Guarda Xavier, guarda i boxer, rimane incurvata in avanti con sti benedetti anfibi in mano stile velociraptor cristallizzato, ed è un aprire di bocca incredulo che le fa vocalizzare una sorta di pigolio strozzato. Noia? Lei ha raggiunto una colorazione magmatica. Molla gli anfibi a terra con un tonfo e si raddrizza «Devi proprio andare?» chiede a Xavier con un tono quasi supplice, forse dimentica del fatto che potrebbe tranquillamente, o quasi, andarsene di là indenne. Eppure è un chiaro: "Non osare lasciarmi da sola con lo strambo". Che sguazza. Felice.
Il tuo sguardo mi uccide mi ricordi lo Stato sei la cosa giusta ma per l’uomo sbagliato  
Noi che proviamo a fuggire da qua sembrava un film ma era pubblicità amami sottovoce se no ti rubano l'idea
X: La frase di Merrow non passa alquanto inosservata e per quanto potrebbe persino non ribattere ecco che non si fa mai perdere l’occasione. Spalanca appena le braccia prima di farle cozzare entrambe lungo i propri fianchi. « Oh, Tristan mi manca sempre quando non sono con lui. » teatrale il modo con cui viene pronunciato, approfittandosi di una parte che non è proprio sua, risultando però reale tanto da non riuscire a comprendere se stia scherzando o meno. Perché, sta scherzando o no? Flettendo le sopracciglia per dar modo a quella frase di essere più che reale, mentre la mano libera finisce nella tasca della tuta beccandosi così l’uscita di Niall nei suoi riguardi. « Sì, allora dillo che volevi farti un bagno con me. » ammiccando divertito in sua direzione, non volendo per forza di cose catturare quel dispiacere e noia che vengono subito dopo mostrate proprio per non aver accettato di far parte di quella scenetta che si stava godendo esternamente. 
Il problema avviene dopo però perché Niall passa automaticamente inosservato quando la Loghain sceglie di utilizzare i modi babbani per risolvere una questione che poteva velocemente essere risolta – o più o meno – con il catalizzatore. Ed ecco che finisce per osservare la sua spina dorsale visibile in quella posizione che, di spalle, assume permettendo agli occhi di agganciarsi a quel ferretto del reggiseno che man mano finisce sempre più in mostra nell’istante in cui lei si volta. E non vorrebbe realmente rimanere lì immobile con lo sguardo, ma forse colto alla sprovvista o decisamente impreparato, resta fermo. Le iridi cristalline dunque sono proprio in direzione del suo seno ricoperto dalle coppe scure del reggiseno. Osserva la sua pelle bianca e scivola, involontariamente, verso il basso passando per la curva dei suoi fianchi sino a risalire pian piano, dalle bretelline del reggiseno al suo collo nudo. Trattiene il respiro in tutto ciò senza nemmeno rendersene conto, mentre l’espressione rimane in ogni caso piuttosto impassibile, dove sono solo gli occhi a muoversi e cambiare direzione sino a raggiungere il volto di lei.
 Dove qui, sarà rapida l’occhiata e il contatto visivo dei suoi occhi grigio-verdi prima di spostarli rapidamente altrove proprio dove quei boxer finiscono all’aria e lui, con un rapido movimento, si spinge in avanti con la mancina – sfilandola dalla tasca – tentando dunque di agganciarli alle dita. « Hop. » presi. Si spera. E in qual caso « Okay che ti sei emozionato, Bro, ma non farlo notare così tanto. » e lo prende – bonariamente – in giro, dove la risata è piuttosto naturale. Il pantalone comunque finisce sotto il proprio braccio. Quel che fa poi è un « Accio maglione Loghain. » pronunciando scandendo bene le parole, la formula, immaginandosi dunque di richiamare il maglioncino bagnato di lei e… correre. Perché corre. Oh, se corre. Con i muscoli ancora semi-riscaldati. E corre davvero, davvero, veloce. Riusciranno realmente a recuperarlo presi entrambi alla sprovvista? Lo troveranno dopo aver svoltato i vari angoli del castello? Saranno entrambi così rapidi? Certo, Niall è semplicemente senza boxer ma ha tutto l’altro vestiario, la Loghain dovrà trovare altri modi per non uscire in reggiseno. E che vuole fare? Uscire in reggiseno o coprirsi?
E invece restiamo freddi due stanze, due letti ti asciughi i capelli io fumo confetti
N: Assiste alla scena che ha di fronte con Merrow che tira in ballo cose dette da sempre e pure Tristan. Sente la replica, e sospira leggermente. Che sia geloso del rapporto che il prefetto ha con l’altro Serpeverde? Chi lo sa. E gli replica anche in merito all’altro. « Se fossimo rimasti negli spogliatoi, l’avremmo fatto » dice, parlando del bagno insieme eh. Osserva, restando in silenzio, non intromettendosi per nulla in quel discorso tra gli altri due, e notando poi la svestizione di lei. Eh sì, la Grifondoro si sta proprio spogliando, e lui beh, sarebbe scemo a non guardare. Infatti guarda, con gli occhietti chiari di nuovo sul suo corpo, ma senza essere troppo invadente. Ovviamente non dice nulla, la guarda, e sospira. Non guarda nemmeno Xavier che fa la statua, ma insomma, può capire da quel silenzio che anche lui sta facendo la stessa cosa che sta facendo Niall. Lamentele, Grifolagnerie, e insomma, tutti i piccoli spregi che Merrow fa a Xavier, gli arrivano come suoni molto noiosi. E lancia quindi il boxer, con il prefetto che lo blocca e lo provoca. « E non mi ci stava più dentro » e ridacchia, inclinando il capo verso il basso, con il corpo che resta comunque coperto da acqua e schiuma. E dopo questa cosa, Xavier prende la rincorsa, con il maglione di Merrow. E che dovrebbe dire o fare ora? beh, nulla, e quindi fa il bagnetto, perché puzza e ne ha davvero bisogno.
Che spreco disumano non baciarci da un po’
Se non sentiamo male non ci sentiamo vivi prende bene quando vieni e sorridi
Vieni qui che giochiamo mentre fuori diluvia
Non mi passerai mai come l’ultimo tiro fai più scena del crimine.
M: Sbuffa, spazientita nel sentire quanto gli manchi Delation che, anche se non è lì con loro, praticamente aleggia stile boxer di Niall prima di venir tirati. Non sembra fregarle qualcosa del desiderio dell`uno o dell`altro di fare il bagnetto assieme, piuttosto concentrata a strizzarsi il maglione che si, potrà asciugare con l`arefacio dopo che magari ha levato quei due tre litri d`acqua che lo infradiciano. Però si gira, getta il tessuto a terra e rimane un paio d`istanti interdetta nel rendersi conto solo ora che ha lo sguardo di entrambi addosso.
E se Niall la guarda con superficialità e quasi abitudine, è Xavier ad attirare tutta la sua attenzione, beccandosi un`occhiata che sembra neutra poichè sostenuta dall`espressione del viso completamente impassibile, peccato però che il tempo si sospenda d`un paio di battiti. Perchè a lei viene la pelle d`oca ad essere guardata a quella maniera, senza contare che è già parecchio a disagio, ritrovandosi bloccata nella posa per quello strano istinto di fuga o immobilità che in lei, con lui, finisce sempre nella seconda opzione. E lei lo guarda a sua volta, risalendo con le iridi grigio-verdi al suo volto, in quel brevissimo scambio di sguardi che distoglie in fretta a sua volta, dando un colpetto di tosse veloce a schiarirsi le corde vocali, deglutendo a vuoto subito dopo mentre l`impegna a rovesciare acqua nella vasca con gli anfibi. 
Boxer lanciati appunto, con quell`uscita di Niall che le fa sbuffare l`accenno d`una risata, se non fosse che lei non ci sta già più capendo niente, con l`espressione marmorea e la testa leggera, tant`è che nemmeno fa niente nel vedere come lui si sia conquistato il proprio maglione con quell`accio, sbarrando gli occhi a rallentatore prima di vederlo correre via. E Xavier se ne va, e lei rimane come un baccalà ferma, rimanendo a fissare la porta qualche istante di troppo, stile crup quando l`umano si nasconde «Ma...» leggero e roco verso Niall, pur senza guardarlo «Ma siamo scemi?» loro, mica lui che è scappato con il suo bottino. Sospira, l`espressione che si liquefà in una di morte, e passi ciondolanti vengono fatti in direzione della vasca «Senti, ho voglia di annegare in acqua per cinque minuti. Se vengo lì tieni la tua Selma lontana da me, hm?» che tanto oramai l`hanno capito che non si piacciono, no? Circa. Quindi semplicemente si sbottona i jeans, faticando non poco per levarsi quella sorta di seconda pelle, per poi lasciarla tutta rovescia sul bordo della vasca, scivolando all`interno della stessa con le gambe lunghissime e nude, calzini tolti assieme ai pantaloni, intimo total black e semplicissimo. Sparirebbe sotto il pelo dell`acqua per qualche momento, risalendo come un piombino in centro , portandosi i capelli all`indietro e respirando un po` più irregolare. Forse le ci voleva una nuotata nelle acqua gelate del Lago Nero. 
Prende male quando vieni e sorridi Possiamo fare bella storia bella Storia bella storia bella
Tumblr media
13 notes · View notes
hektorflaherty · 4 years
Text
«E lo sai perché? Perché lo pensi davvero.»
Tumblr media
Per il resto tace, senza ancora toccare né marshmallow né altro, famelico piuttosto delle motivazioni del malumore altrui e lo si vede, dall`espressione insondabile ma ferma e dalla lingua passata sulle labbra, per umettarle. «E quindi hai fatto la permalosa per una settimana intera» perché così l`ha interpretata lui «Solo per questo?» Per un `banale`, Roberts? Il sopracciglio ovviamente l`ha già inarcato, l`unico movimento percepibile all`interno di quel cipiglio stranamente composto. «Non è che tu ti sia comportata tanto meglio» ah no?
«Ho fatto la permalosa perché io i miei amici non li faccio sentire inferiori. O banali.» E stavolta, punta lo sguardo dritto in quello del ragazzo, quasi a sfidarlo. È chiaro che Cheryl in quel ‘amici’ includa anche Hektor. Ora, vorrebbe solo capire se lei stessa è, o meno, inclusa fra gli amici del Grifondoro. Altrimenti non avrebbero tanto da discutere, o no?
Sorvola disinvolto su tutto quanto, lasciando all`altra il privilegio di parlare, che lui non pare intenzionato a riaprire bocca tanto presto, anche perché finalmente azzera la distanza fra le proprie labbra e il collo della tazza, prendendo giusto un sorso caldo. Tira poi un sospiro macchiato d`impazienza e ripulisce con la manica eventuali rimasugli di cioccolato, la gola che intanto si schiarisce «Mi hai evitato» snocciola, di nuovo «E` questo il punto.» Gli occhi si sollevano nuovamente, posizionandosi dove s`è seduta l`interlocutrice, pungenti come aculei. «Se hai un problema, se sei arrabbiata con loro o quel bolide che ti pare, i tuoi amici» e sottolinea «Li eviti a vita o ci vai a parlare per sistemare le cose?» C`è dello scherno, forse una punta di presunzione, con i tratti che già provvedono ad affilarsi più del solito, più di quanto non siano già di natura.
«Questo è vero.» Che l’ha evitato «Perché non avrei saputo cosa dirti.» Confessa lei, senza abbassare lo sguardo, che è fiero e puntato negli occhi del ragazzo. Cosa avrebbe potuto dirgli? O meglio, cosa di non banale avrebbe potuto dirgli? «E la cosa più brutta...» Comincia ancora, qualche minuto dopo, quasi abbia avuto difficoltà nel trovare le parole giuste ad esprimere quel che ha provato. «... È che non posso pretendere delle scuse da te.» Stavolta, una lieve smorfia le deforma i lineamenti eleganti, e lo sguardo corre verso la tazza ormai vuota, abbandonata poco lontano da lei. Le mani, al contempo, si stringono in pugni stretti, tanto che le nocche sbiancano. «E lo sai perché? Perché lo pensi davvero.» O forse si sta sbagliando? Si mordicchia piano il labbro, quasi arrossendo per la spontaneità di quella confessione, gettata lì fra loro, in quel luogo dove -fortunatamente- sono soli, e nessuno può vederli.
«Ho fatto il Figlio di Morgana, vabbè» almeno la decenza e il coraggio di ammetterlo ce li ha «Però se fossi stata chiara fin da subito, tipo» … «Un “ehi, Hektor, sei una testa di Bolide” sarebbe bastato, senza fare tutta quella scenetta e cercare anche di farmi cadere giusto per dispetto.» Ha finito? «Un`offesa l`avrei preferita, avremmo parlato subito, che magari è stato tutto un enorme malinteso perché io dico sempre la prima cosa che mi passa per la testa» vomita parola dopo parola, con il naso che si arriccia man mano, e così anche le labbra, facendolo somigliare ad un ibrido fra un cucciolo ferito e un leone pronto ad attaccare alla prima occasione buona «E invece no.» Niente mediazioni, niente chiarezza, solo «E tu sai che cosa mi dà più fastidio, però?» Sarcasmo, sarcasmo ce n`è dovunque, ma in risposta a quel `perché lo pensi davvero` soprattutto. «Che dici di non sapere che cosa dirmi» e la cita, più o meno, nelle motivazioni che gli ha dato «Ma quello che `penso davvero` sì, eh!?» … «Quello lo sai, voi sapete sempre tutto!» C`è bisogno di dire che non ci crede? Perlomeno, dopo quel plurale gratuito, sembrerebbe aver finito, anche perché scatta in piedi, scavalca la panca e abbandona la sua razione di cioccolata fumante così com`è, a metà. Il massimo che fa è preoccuparsi di recuperare il catalizzatore e congedarsi con un frettoloso «E visto che le cose stanno così, è inutile parlarne.» Il maglioncino e la cravatta ammucchiati sulla panca non vengono degnati di uno sguardo, mentre il tredicenne gira sui tacchi e tenta di tagliare la corda, avviandosi a grandi falcate verso l`uscita. 
Incassa colpo dopo colpo perché, dopotutto, non riesce a far altro, in quella situazione. Ogni parola le muore in gola e senza che ne possa fare a meno, il respiro regolare viene rotto da qualche singhiozzo, ed è tardi per coprirsi il viso, visto che si accorgerà di star piangendo forse da qualche minuto. Le lacrime salate scivolano come rivoli di pioggia contro la pelle marmorea della secondina, percorrendo il contorno della sua mascella e del suo collo. Colta da un tremore improvviso, tenta di strofinarsi via quelle gocce dal viso con la manica del maglione, di non rendersi ridicola e di non mostrarsi ancor più debole di quel che effettivamente è. «Io…» Inizia lei, ma ancora una volta le parole le muoiono in gola, mentre scoppia definitivamente a piangere. «… Io non voglio offenderti, lo capisci o no?» Quando lo vede alzarsi, però, lei è più rapida: si affretta a mettersi in piedi e si piazza davanti la porta della cucina, tagliandogli la strada e impedendogli di lasciarla sola: sa bene che, se non avessero chiarito in quel preciso istante, non lo avrebbero probabilmente fatto più. «Dillo.» Quello che pensa e che evidentemente lei non sa. E stavolta il tono risulta fermo e risoluto, mentre si appoggia contro la porta in legno, le gambe ancora barcollanti.
Tumblr media
Le lacrime che vede scorrere lungo le guance altrui hanno il grande difetto di far ritrovare il Grifondoro con le spalle contratte e l`espressione stranamente indurita, forse preso in contropiede, perché in effetti non è questo l`effetto che voleva ottenere, né comprende il punto della situazione, tutto ciò che sa è che «Stai dicendo cose senza senso, Roberts» E` chiaro che da tutto ciò non otterranno niente di buono, sicuramente non la soluzione ai loro problemi e così, chissà se per questo motivo o dell`altro, il tredicenne si rimette in piedi e fa per dileguarsi, prima di ritrovarsi con la strada sbarrata dalla Corvonero, piantata esattamente dinanzi alla porta. Si ferma, dunque, ad un soffio da lì, poggiando il peso sulle suole degli anfibi sgualciti e sul metro e cinquantotto con cui svetta al di sopra del corpicino altrui. «Merlino Gramo» farfuglia, con la gestualità di un animale braccato e le labbra tutt`ora atteggiate in una smorfia «Senti, non ne ho voglia adesso, okay?» Sempre retorico, s`intende, sebbene là dietro il non detto aleggi abbondantemente. Non ha voglia di sprecare altro fiato, non ha voglia di dire cose che non pensa, di fare bolidate e non ha voglia di peggiorare ulteriormente la situazione, quindi «Levati di lì e fammi uscire» catalizzatore ancora nella mancina che, manco a dirlo, si alza, andando a sfiorare con la punta la gola altrui «Adesso.» Che, in fondo, la bionda dovrebbe saperlo meglio di lui: non si può ragionare con uno che non vuole starti a sentire.
Si ritrova la bacchetta dolorosamente puntata alla gola, e il suo silenzio non è dovuto ora alla paura d’esser effettivamente schiantata, ma quanto più dal fatto che lui scelga deliberatamente di andar via, piuttosto che rimanere con lei a parlare, e a cercare di salvare quel poco che è rimasto. Deglutisce piano, restando per qualche altro istante con il legno freddo a contatto con la propria gola. Lo sguardo vitreo e quasi scolorito resta puntato in quello del ragazzo, quasi speri di trovare tracce di esitazione, ma non scorge niente di quel che s’aspetta e quindi, lentamente, muove qualche passo verso sinistra, lasciando che la bacchetta scivoli lungo il suo collo, fino a ritrovarsi puntata solamente contro la porta di legno.
Se ne sta lì, con la bacchetta che sfiora la pelle altrui, tanto delicata nel tocco quanto minacciosa, e se l`espressione è davvero simile a quella di una bestia zoppicante tenuta sotto tiro, gli occhi blu del tredicenne rimangono lame ferme e taglienti, almeno finché il passaggio non viene liberato, consentendogli di lasciar svanire lentamente quell`intimidazione, riponendo il catalizzatore nella fondina. Non fiata, né cerca di motivare tutta quell`irruenza, sebbene lì dietro ci siano delle ragioni ben più che giustificate –quella di non sputarle addosso per capriccio qualcosa che non pensa veramente, ad esempio– tutto ciò che fa è distogliere lo sguardo e spalancare la porta, varcando l`uscita senza più guardarsi indietro o dare l`idea di voler recuperare i pezzi abbandonati. Se ne va, silenzioso e con passo spedito. 
12 notes · View notes
dorothymacgillivray · 4 years
Text
[T] «Vuoi provare?».
A quella richiesta piuttosto risponde con un «Ehhh?» Forse perchè alla fine i tredici anni li ha compiuti da poco e una sigaretta è ancora vista come qualcosa quasi di proibito. Gli occhi dalle iridi grigie, al momento risaltate dal loro reale colore sia per la pioggia che per quel maglione, passano velocemente dalla sigaretta a Tristran. Alla fine sta valutando. Ma considerato che le cose le deve sapere da sè e che è stata accusata di essere "poco rock" ecco che usa la carta della sfida personale. «Ok, dà qua.» Che siamo un po’ lunatici. E se Tristran le offrisse la Merlino’s, inizialmente la studierebbe valutando ancora e ancora manco c’avesse un aggeggio di dubbia provenienza. E dubbioso è anche il modo in cui la porta alle labbra senza avere la minima idea di come aspirare. Potrebbe anche fare la parte della forte, ma le riesce male visto come il fumo le finisce dritto in gola. Il tutto condito da una serie di colpi di tosse abbastanza fastidiosi che si susseguono. «Ma che è sta..» sta cosa? Giusto perchè è nelle condizioni di valutare. La restituirebbe quindi al Grifondoro con il naso arricciato in una smorfia, l’altra mano a coprirsi la bocca che non ha finito lo spettacolo. «Poi mi dici cosa ci trovi di» coff «speciale.»
Sbatte le palpebre, poiché forse non s’aspettava di riuscire a convincere subito una signorina come la MacGillivray, salvo poi allungarle la sigaretta con indosso un sorriso soddisfatto «Tutto apposto? Pari raffreddata» le fa il verso, il maledetto, ridacchiando della sua tosse almeno finché non deve fermarsi a tossicchiare a propria volta per via del suo malanno. Il karma «Così» scrolla le spalle, semplicemente, intanto che si riprende la sua preziosa Merlino`s. Con il mento le fa cenno verso il filtro, nel punto in cui le loro labbra si sono poggiate «Quello era un bacio indiretto» fa notare, scioccamente «Adesso sei contagiata dai miei germi» assume un tono ironicamente drammatico, prima di tirare su col naso.
Tumblr media
«Sì, ma non te la tirare troppo.» Lo mette in guardia. Sì, tanto perchè non si tratta di un Tristran convincente ma di una Dorothy curiosa. O questo comunque si deve dare a vedere. Al suo dire sul bacio inizialmente rimane immobile a pensare, perchè effettivamente non ci aveva fatto neppure caso, seppur si tratti di una cavolata. «Seh, il bacio del dissennatore.» E non si capisce chi sia il dissennatore tra i due, quindi tutto rimane a libera interpretazione. Ma nonostante il sorrisetto beffardo, la mano si porta istintivamente al medaglione che rimane piazzato sempre lì, pendente al centro del petto, e potrebbe sembrare un fare sovrappensiero. «Ew.» Di tutta risposta alla costatazione dei germi, ma poi sfila con la mano libera un fazzoletto dalla tasca. Un po’ spiegazzato, ma pur sempre pulito, e glielo porge. «Fidati, fai meglio a soffiarlo prima che qualcuno faccia la mia stessa fine.» Consiglio spassionato.
«Okay, okay» mani che vengono sollevate a mostrare i palmi, in segno d’arresa, seppur con l’aria di uno che si vanterà di questa cosa per tutta la sua vita. E poi ridacchia piano, sembrando apprezzare il paragone con il Dissennatore «Ma il mio mantello è più figo» puntualizza ironico, dando un colpetto col pollice sulla sigaretta per scrollare la cenere oltre il parapetto. In silenzio, i suoi occhi seguono tanto il movimento di Dorothy sino al medaglione, quanto il recupero del fazzoletto. Scuote il capo tra sé e sé, per qualche strana ragione divertito da quel gesto «’azie per questo... er... nobile pegno, milady!» lo accetta, buffoneggiando come suo solito, e dà finalmente fiato alle trombe soffiandosi rumorosamente il naso.
«Vedi che so essere magnanima?» Con ovvietà «Quindi mi aspetto altrettanto» ah, no, non vuole essere assolutamente un avvertimento di favori a vicenda. Ma poi, un’idea le arriva come un lampo, tanto che un po’ si illumina lo sguardo. «Ma quel passaggio segreto, alla fine? Lo hai trovato? Io in giro non ho beccato niente.»
Reprime un brivido, ma siccome è cocciuto non ne vuole proprio sapere di ammettere il suo reale malessere, continuando a mimare noncuranza e a sfumacchiare tra una tirata di naso e l’altra. Ma il fumo magico delle Merlino’s non mente mai, cominciando a tingersi d’una preoccupante cupa sfumatura di grigio-blu «Mh, quello...» si schiarisce la gola «L’abbiamo cercato pure noi, ma per adesso ancora niente» conclude riguardo al sotterraneo segreto, abbozzando una smorfia.
Scrolla le spalle in un’altrettanta smorfietta, constatando che non sono stati bravi entrambi nelle ricerche. Non dice nulla, o almeno, per qualche istante sta in silenzio e lo osserva e basta. Ma gli occhi sono catturati anche dal fumo che cambia da tinte blu a grigie. E così, con aria di dubbia interpretazione, continua con quello studio per poi cambiare postazione. Abbandona quel lato del ponte per dirigersi tranquillamente in quello di Tristran, poggiando la schiena al parapetto e trovandosi alla sua destra. «Non devi fingere per forza, sai?» Pare irremovibile. E benchè la sua espressione dia semplicemente un’aria rilassata, il fare è serio. Serio e pacato come il tono. Per il resto non dà troppe spiegazioni, preferendo vedere la reazione del rosso-oro e studiarne la sincerità, ove ce ne fosse.
La lascia avvicinarsi, e ciò che sente gli scava nella fronte qualche rughetta di sincera perplessità «... fingere? Cioè?» poi viene colto dal dubbio, peccato sia quello errato «No, ma guarda che il sotterraneo non l’ho trovato davvero, eh» ribadisce con una risatina.
Lei rimane immobile e senza accennare a troppa ironia in risposta. Anzi, possibilmente scuote il capo, visibilmente poco convinta. «No, Tristran.» Secco, e questa volta gira pure il busto poggiandosi con la spalla sinistra contro il parapetto, poco intenzionata a cambiare discorso. «Non intendevo quello.» Poi sospira appena, immaginando forse di dover essere più chiara? Ma qui è poco magnanima, vuole che sia lui a fare uno sforzo e aprirsi sinceramente.
Il sorriso colerebbe comunque via dalle sue labbra, presto in contropiede dall’espressione finale di Dorothy «Mi sa che non ho capito, allora» ammette in un borbottio. Però si è fatto almeno un’idea «Vabè» rassegnato, spegne la sigaretta contro il parapetto e farebbe per buttarla nel fiume.


Si deve stringere nelle spalle, constatato che non sarà quella, la volta in cui sarà sincero. Ma non tanto con lei, piuttosto con se stesso. Questo è ciò che percepisce e così lancia questa volta uno sguardo non insistemente sulla sua figura, ma al di sotto di loro, dove sta il fiume. Pensierosa, conclude il tutto con un quasi sussurrato «Non importa.»
#pontesospeso #tristran #secondoanno
11 notes · View notes