#chiudersi in se stessi
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#ti amo#amare#amore#frasi amore#sera#abbassare#muri#frasi tumblr#frasi#frasi e citazioni#aprirsi#chiudersi in se stessi#frasi immagini
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Ultimamente mi rendo conto di non riuscire ad esternare le mie emozioni. E' una cosa più forte di me. Mi filtro sempre un po', perché dentro la mia testa si sta facendo davvero tanto buio e quand'è così, ho paura di raccontarlo. Un po' perché temo che le persone mi lascino; un po' per evitare di ascoltare consigli non richiesti o giudizi e svalutazioni, un po' perché parlare di quelle cose, dare loro un corpo attraverso la voce ed esternarle... Le rende in un certo senso più reali e spaventose. Finché rimangono in testa be', puoi sempre cercare di metterle da parte (non sempre e sicuramente non senza un grosso sforzo mentale). Mi rendo conto di essere molto stanca e demotivata. Sono spesso triste, con le lacrime pronte a scorrermi giù dagli occhi. Dormo male, dilaniata dall'ansia di dover fare tante cose, che poi puntualmente rimando perché non riesco a concentrarmi come vorrei e dovrei. Mi sento in colpa per questo eppure non riesco a fare chissà quanto per evitare di ricadere sugli stessi errori. Mi sembra di cercare di esserci per tutti (in famiglia, al lavoro, con le amicizie), meno che per me. Mi sento in colpa perché sento che sto riversando tutta la mia negatività e il mio senso di solitudine sull'unica persona di cui mi importa davvero. Mi vede sempre triste e stressata e io non vorrei questo... Vorrei riuscire ad essere presente quando sono con lui, invece che con la testa sovraffollata. Ieri mi sono abbuffata di nuovo. Non avevo nemmeno fame, volevo solo smettere di pensare. Volevo farmi del male e quello era il modo meno drastico che mi veniva in mente. Penso al mio corpo che cambia e che mi piace sempre meno, penso all'inverno e al fatto che probabilmente molti vestiti non mi andranno più. Penso all'umiliazione inevitabile che sarà dover chiedere dei soldi ai miei genitori per comprare qualcosa che mi entri (al punto che magari finirò per indossare sempre gli stessi vestiti proprio per dover evitare di farlo). Penso di essere un fallimento. Dopo anni di sforzi, di soldi spesi in terapie sono ancora qua ad abbuffarmi di nascosto. Probabilmente se non facesse troppo caldo per le maniche lunghe avrei reagito diversamente e la cosa ancora più folle e disturbante, è che una vocina nella mia testa afferma che sarebbe stato sicuramente meglio, perché almeno così avrei evitato di ingozzarmi e ingrassare. Ah, mi sono sentita male ovviamente. Mi sono addormentata per cercare di sfuggire ai crampi, senza neppure mettere le lenzuola sul letto. Più tardi è rientrata la mia coinquilina e mi ha svegliata per parlare, è un momento difficile per lei. Io riuscivo solo a pensare al senso di vergogna che mi stava divorando. Ho cercato di essere una buona amica, l'ho ascoltata e rassicurata, ho persino atteso che si addormentasse, ma la mia testa è sempre altrove, sempre lì, su quel pensiero maledetto. Quando pensi al suicidio come fai a dirlo? L'ultima volta dirlo è servito solo a farmi guardare con sospetto, a essere controllata a vista, ingannata e per poco pure rinchiusa. Altre volte è servito solo a far realizzare a qualcuno che ero troppo piena di problemi e che perciò era meglio lasciarmi perdere. So che certi pensieri li avrò sempre di tanto in tanto. Ma ultimante sono persistenti e accompagnati da impulsività. Sento che sta andando male di nuovo e ho bisogno di aiuto.
#su1cidio#dolore#autolesionismo#binge eating disorder#abbuffate#solitudine#emozioni#impulsività#pensieri ossessivi#isolamento#depressione#sovraccarico emotivo#burnout#salute mentale#sfogo#supporto#aiuto#chiudersi in se stessi#chiedere aiuto#disturbi alimentari
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Ciao sono nata in Italia ma il mio italiano fa comunque schifo è incomprensibile. Vorrei migliorare il mio lessico la scrittura e quando parlo ho problemi.
Come posso migliorare? Dovrei avere un tutor?
Ciao!
Da quello che hai scritto non mi sembra che tu abbia grossi problemi, anzi. Vivi sempre in Italia, giusto? Lo sai che noi stessi siamo i primi a non parlare correttamente la nostra lingua, a metterci dentro errori e via dicendo...
Quello che posso suggerirti è di provare a lavorare sulla punteggiatura quando scrivi, e anche quando parli: non ti ho ascoltata e non ti conosco, per cui non so se sia questo il problema, ma non preoccuparti se devi prenderti delle pause per pensare prima di esprimerti. Abbiamo preso la brutta abitudine di fare tutto di corsa, sembra che non abbiamo mai tempo per nulla, invece ne siamo pieni e finiamo anche con l'avanzarlo... Quindi davvero, non preoccuparti.
Per migliorare il lessico (ma anche il tuo parlato/scritto) leggi (dai giornali, ai libri, alle riviste, alle poesie... lo so a scuola ce ne fanno leggere molte, ma ce ne sono di più belle: cerca anche quelle straniere tradotte, prova a capirne le sfumature e cerca di capire se tu avresti usato parole differenti); se non ti piace leggere, guarda serie tv o film anche storici, o documentari (non tutti sono noiosi... prova con argomenti che sono di tuo interesse, anche video su youtube vanno bene). Se trovi parole complesse o sconosciute, cercane il significato sul dizionario e usale in un paio di frasi. Studia la grammatica anche se è noiosissima: diventa curiosa sul perché qualcuno abbia usato quelle parole, quella punteggiatura, quel tempo verbale invece che un altro. Trova gli errori dei giornalisti, per esempio: non per qualcosa, ma per ricordarti di ciò che sai tu. Da quello che ho capito con questo blog, a scuola non ci insegnano molte cose in maniera diretta, ma solo in maniera indiretta: le apprendiamo con la pratica, vivendo, interagendo con gli altri e aprendoci ai nostri errori, che, come detto, ci stanno. Italians are imperfect beings! :P. Ah, vale anche aprire il dizionario a caso e leggere le definizioni di un paio di parole ogni tanto, e provare ad usarle sia in alcune frasi di prova che mentre parli. La decisione finale è la tua, ma non credo che tu abbia bisogno di un tutor: credo che tu possa ancora concederti del tempo, no? Prova a scrivere un diario giornaliero, anche poche parole su quello che hai fatto o inventando storie di poche righe, magari appunto usando parole nuove. Tra un mese dimmi come va, se è cambiato qualcosa oppure no. E poi decidi. :)
Continua a provare ad esprimerti, non chiuderti. Non convincerti di non essere capace di fare qualcosa: questo è il blocco più grande che ci possa essere. Sei tu che ti controlli, e se ti convinci di qualcosa, sarà difficile non seguire quella tua convinzione inconsciamente. Le tue paure e insicurezze prenderanno il sopravvento e ti bloccherai, trovando solo conferme sulle tue incapacità. In poche parole, se ti convinci di non essere abbastanza brava a comunicare o di essere incomprensibile (specialmente se per qualsiasi motivo qualcuno te lo ha detto e tu hai iniziato a crederci), finirai davvero per non esserlo perché l'ansia di voler comunicare al meglio ma non sapere come farlo (in realtà lo sai, ma magari hai smesso di fidarti di te), ti saboterà fino a farti balbettare o avere dubbi su qualsiasi cosa. Tante volte le persone si chiudono nelle loro paure, e nel chiudersi ci chiudono fuori a nostra volta. Non sempre hanno ragione però. Non aver paura di essere te stessa, di prenderti del tempo, di parlare a modo tuo con le tue sfumature. Chi vuole aspettarti ti aspetta comunque. Gli altri, lasciali andare. E datti tempo anche tu. ...Forse mi sono lasciata prendere dal momento qui, ti chiedo scusa se ho detto qualcosa che non dovevo o che non c'entra con la tua situazione. Ma succede che ciò che non va sul piano emotivo si rifletta sul piano comunicativo. Siamo esseri complessi...
In bocca al lupo!
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Evidentemente la soluzione giusta è chiudersi in se stessi e portarsele dentro le cose
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Quella voglia di chiudersi a lavorare per se stessi, zero emozioni, zero legami, solo rabbia e spingersi su per risalire.
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ci siamo scelti
tra un’infinità di prime volte insieme
e spazi vuoti da riempire,
tu con la tua spontaneità sempre pronta a stupirmi
io con le mie parole che spesso ti sanno cullare.
unici ed infiniti,
proprio come numeri primi
che possono essere divisi solo uno, per una persona sola
(io per te, tu per me)
o per se stessi
proprio come noi quando cadiamo giù
e ci spezziamo soli per non volerci spezzare in due.
proprio come numeri primi,
infiniti e indivisibili,
non abbiamo fine se mi baci
quando mi tieni tanto stretto nei tuoi occhi
da rendere i miei solo uno specchio per la tua bellezza.
tu che sei la prima persona della mia vita
con cui vorrei aver sempre torto
e vorrei darti sempre ragione
anche se sono un dannatissimo testone,
tu che sei la prima persona che mi apre dentro ma solo per poi chiudersi in me,
tu che sei la prima persona che è la mia poesia e fa di me poesia,
tu che sei l’intera mia voce del cuore quando resto in silenzio,
tu
l’unica eterna mia luce,
il mio numero primo,
la prima,
la prima vera,
la primavera.
ed io che mi sento così matto ogni volta ti ho accanto
da pensare che se amare te è follia
non vorrei mai guarire da questa malattia.
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Le parole sbagliate portano all’insicurezza e al chiudersi in se stessi.
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Nuove paure
Preoccupazioni
Burocrazia
Non vedete?
Sono tutti modi per allontanarci dal vero motivo per cui siamo qui.
Che non è essere felici e gaudenti, ma EVOLVERE.
Costruire corpi sottili
Rinforzare l’aura e il centro magnetico
Ritrovare il senso di compassione
Comprendere che tutto è un grande show dove ognuno recita una parte
Comprendere che vittima e carnefice, in un certo punto della spirale, si sovrappongono
Espandere il nostro centro
Sapere morire bene
Attaversare la porta del Bardo senza paura
Quanto tempo dedichi a tutto questo?
Io non credo che sia nemmeno cosi importante conoscere se stessi.
Perché darsi cosi importanza?
Perché me stesso dovrebbe essere piu importante dello studio di altro?
Non ho mai creduto in questo.
Esistono delle tecniche e delle leggi che se applicate, ci fanno funzionare bene e ci fanno realizzare le cose menzionate sopra.
È per tutti lo stesso.
Solo all’inizio c’e’ da diversificare un po’ , ma poi la via e’ una.
L’obiettivo e’ uno e la coscienza e’ una.
Tutte queste faccende, che ogni giorno pagliono aumentare il livello di difficoltà e di perdita di tempo ed energia, sono strumenti oscuri nel senso che esortano a restare nell’ombra.
Ombra del Se’.
Ma anche ombra di qualcos’ altro, sinceramente…
In ogni caso, ritrovate subito il Centro
Ridate la giusta importanza a queste faccende e a queste paure
Il divino che dimora in noi deve essere nutrito per non spegnersi ( ricordatevi Luca 8-18)
Ora più che mai, non pensate proprio a risparmiare anzi!
Pensate a donarvi , a condividere a spargere energia ancora di più
Chiudersi adesso sarebbe un errore fatale.
Continuate incessantemente a cercare e a lavorare e poi non vi dovrete preoccupare più di nulla e vedrete che anche le cose materiali si risolveranno da sole .
_Dott.ssa Claudia Crispolti
LAy Hoon art
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Quando, al termine di una relazione, ci vengono sbattuti in faccia nostri comportamenti o situazioni che erano presenti sin dall'inizio, di cui abbiamo parlato noi per primi e che erano stati compresi e accettati per tutta la durata del rapporto, è difficile non pensare che, ora che la relazione è finita, non vengano usati per deresponsabilizzarsi e fare ricadere su di noi tutte le colpe.
Perché se una cosa era così grave da essere un motivo di rottura, sarebbe stata altrettanto grave da non fare nemmeno iniziare la storia, credo.
Del resto, è più facile far passare l'altra persona per stronza piuttosto che riconoscere di averla illusa di essere amata per tutto il tempo...
Quando veniamo lasciati o portati a lasciare, sicuramente abbiamo anche le nostre responsabilità ma, nella maggior parte dei casi, sono molto inferiori a quelle che ci vengono attribuite. In una situazione abbiamo reagito male, abbiamo detto o fatto cose di cui ci pentiamo? Ci sta e dobbiamo metterci in discussione, scavare a fondo dentro di noi perché la prossima volta non ricapiti. Ma cosa ci ha portato fino a quel punto? Che responsabilità ha l'altra persona per averci spinto oltre il limite? Sono domande che dovremmo farci prima di gettarci la croce addosso e sentirci gli unici responsabili perché, in ogni caso, l'esito di una relazione è sempre responsabilità di tutti gli attori coinvolti. Anche se la nostra reazione sarebbe dovuta essere migliore, questo non cancella l'azione che l'ha provocata!
Addossare tutte le colpe all'altra persona, nel caso non si parli di violenza fisica o psicologica, può essere dannoso per l'autostima e la sicurezza di chi viene investito dalle accuse ma, sicuramente, è altrettanto dannoso per chi elude le proprie responsabilità, visto che avrà la certezza di ripetere gli stessi comportamenti e di ottenere, con ogni probabilità, esiti simili nelle altre relazioni che instaurerà in futuro.
Inoltre, chi effettua questo meccanismo accusatorio\autoassolutorio, si sentirà sempre vittima di un mondo crudele, perderà la fiducia nel prossimo perché tanto sono tutti stronzi e finirà per chiudersi ed isolarsi o vivere di tante avventure più erotiche che romantiche, precludendosi la possibilità di avere il rapporto di coppia stabile e soddisfacente a cui tanto anela e riversando le sue attenzioni sui figli o sugli animali da compagnia, oppure si accontenterà di una relazione insoddisfacente, cercando fuori dal rapporto altre gratificazioni. In nessuno dei casi, però, potrà dirsi felice, realizzato e soddisfatto e questo solo perché non si è assunto la propria parte di responsabilità.
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Ventotene, ormai solo un vago ricordo.
Lungi dal trasformare il post in un cahier de doleances, inteso lagnanza, l’orizzonte che si profila con il traguardo del rinnovo del parlamento europeo, sembra più una via crucis, con e per le socialdemocrazie in affanno e la sinistra, non solo italiana, in fase catatonica.
Il 2024, sarà - con molte probabilità, il de profundis dell’Europa del manifesto di Ventotene, con gli ultras e i capi bastone della destra “normalizzata���, mi si permetta il termine, “revisionata e dal volto umano”, che faranno scempio dell’idea di Europa unita e democratica.
Le paure, roccaforte del modus operandi delle destre Europee, segneranno il passo e prevarranno sull’idea (ahimè) minoritaria dell’Europa libera, attraverso – invero lo stanno già facendo, strategie di consenso, linguaggi (soprattutto televisione, posto che pochissimi leggono), similitudini, rapporti con l’universo dei valori cristiani.
Le roccaforti che hanno presa sull’elettorato, si badi bene, anche giovanile (causa il bombardamento mediatico della Mediaset generation in Italia), ad eccezione dei giovani che protestano per l’ambiente, ma, in quanto giovani e senza lavoro sono derisi e dileggiati dall’elettorato di destra, poiché ritenuti non produttivi e, marginalizzati perché non attrattivi dal e nel contesto consumistico (non producono reddito), sono le medesime dal tragico ventennio, del quale oggi ne riviviamo una revisione: le teorie complottiste delle forze oscure per attuare una sostituzione etnica in Europa, i valori tradizionali messi in pericolo dalle lotte per l’affermazione dei diritti civili, la centralità della propria “cultura nazionale” che deve avere luogo ed esibirsi in un luogo ancestrale ed eletto, impermeabile a qualsivoglia mescolanza possibile.
Le parole d’ordine sono quindi, chiudersi in se stessi e realizzare la Fortezza Europa contro il nemico invisibile che, viene reso veritiero dalla saggia manipolazione delle paure condivise dell’elettorato.
Se non è vero, è verosimile, recita un adagio.
Viene da chiedersi, cosa accadrà dopo, appena il manifesto di Ventotene sarà un flebile ricordo, relegato a utopia di un ex confinato.
E, inevitabilmente, vengono in mente le fantasie distopiche dei romanzi di K. Burderkin e R. Harris. Immaginazioni che prendono spunto dai progetti del Lebensraum, dello spazio vitale di italica memoria e dal Neue Ordnung.
Perché adesso, non dopo, si deve ribattere, consci che la rassegnazione è la stura a scenari dove le democrazie dal “volto più umano”, saranno solo la messa in scena di democrature in salsa ungherese
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2O22
La fine dell'anno è sempre un ottimo momento per fermarsi qualche momento, guardarsi indietro e prepararsi per un nuovo inizio.
Per quanto mi riguarda, ci sono stati problemi di salute e docce fredde, riflessioni e viaggi, che hanno reso questo 2022 un anno cardine per la mia crescita personale.
Mi sono appassionato alle lingue (quest'anno ho dedicato un po' di tempo allo spagnolo e al rumeno), ho fatto un bellissimo viaggio in Romania (da visitare, è un paese stupendo), ho rallentato un po' sullo sviluppo videogiochi (ma la passione rimane) e dedicato molto tempo alla riflessione e all'introspezione.
Tra tutte le cose che sono successe, però, c'è stato un filo conduttore che non è mai mancato, ovvero Haruki Murakami. Ho cominciato a leggere Norwegian Woods esattamente il primo gennaio, mentre al momento sto leggendo L'assassinio del commendatore. Erano anni che un autore non mi appassionava in tal modo.
Per questo, mi sembrava opportuno partire da alcune sue citazioni accuratamente selezionate (tra quelle che ho raccolto nel corso delle mie letture) e intrecciarle con quello che ho imparato quest'anno.
Per rafforzare i concetti ho aggiunto anche collegamenti a episodi rilevanti di The Happiness Lab, un meraviglioso podcast sulla crescita personale a cui mi sono appassionato in quest'ultima parte dell'anno.
1. Le emozioni si accumulano dentro il corpo e si induriscono
Allora le emozioni si accumulano dentro il corpo e si induriscono. E quando molte emozioni si sono indurite muoiono dentro il nostro corpo. Quando questo succede, c'è poco da scherzare. (Reiko parlando di Naoko, Norwegian Woods)
Le emozioni sono burrascose, spontanee e spesso trattate come ospiti scomodi, se non perfino nemici. Il sistema di difesa più semplice è quello di chiudersi, sopprimere le emozioni e fare affidamento unicamente sul ragionamento. Ma questa è una ricetta per l'infelicità e il disastro, c'è poco da scherzare.
Le emozioni negative sono estremamente importanti, un segnale d'allarme che indica che qualcosa non va. È importante processarle e accettarle. Fortunatamente, infatti, anche se non possiamo controllare le emozioni, possiamo controllare il modo in cui reagiamo. Questo approccio fa tutta la differenza del mondo, come insegna il Buddha.
2. Io do tutto il tempo necessario alle cose ritenute noiose
Le cose che non annoiano, stancano presto, mentre quelle apparentemente noiose non stancano mai. Credimi, è così. Nella mia vita io do tutto il tempo necessario alle cose ritenute noiose, ma non ne do nessuno a quelle effimere, che prima o poi ti stancano. La maggior parte delle persone non sa distinguere tra questi due aspetti. (Ōshima, Kafka sulla spiaggia)
Nella vita di tutti i giorni sembra impossibile stare un attimo fermi, intrappolati come siamo nell'efficienza a tutti i costi. Fermarsi un momento per riflettere, passare del tempo con la nostra famiglia, fermarsi a contemplare la bellezza che ci circonda: tutte queste sembrano attività noiose, a volte persino perdite di tempo. Eppure in realtà sono proprio queste le attività che donano ricchezza e felicità alla nostra vita.
3. Siamo esseri umani, non progressioni geometriche
Siamo esseri umani, non progressioni geometriche. (Protagonista, Dance dance dance)
A volte restiamo delusi da noi stessi, magari ci impegniamo al massimo ma le cose vanno comunque storte. Non siamo in grado di cambiare? Invece di andare avanti, facciamo passi indietro? Molto probabilmente no, dobbiamo solo ricordare che non si migliora velocemente e in modo lineare. Ci sono sempre alti e bassi, anche per i migliori. L'importante è non perdere coraggio e avanzare a piccoli passi ma con costanza.
4. Il tempo lavora in modi misteriosi
È meglio non decidere tutto prima. Il tempo lavora in modi misteriosi. A volte cose che sembravano assolutamente sicure cambiano nel modo più inaspettato. (Protagonista, Dance dance dance)
Avere il controllo dà sicurezza. Tuttavia, il tempo lavora in modi misteriosi e il futuro è imprevedibile, per cui bisogna essere pronti a tutto. Questo però non deve generare ansia, perché l'incertezza nasconde anche grandi opportunità. Basta sapersi adattare al corso degli eventi come l'acqua si adatta agli ostacoli che incontra lungo il suo percorso.
5. Anche lavare spesso il pigiama può essere un metodo per fronteggiare gli imprevisti
In questa vita incerta, non si può mai sapere quando accadrà qualcosa. Anche lavare spesso il pigiama può essere un metodo per fronteggiare gli imprevisti. (Tengo, 1Q84)
Proprio perché le incertezze generano ansia, un sistema efficace per ritrovare il giusto stato mentale è eseguire un rituale. Non importa che sia riconosciuto o meno, basta che sia importante per noi. E usare al meglio questo potere può aiutarci a ritrovare la pace mentale anche nei momenti più difficili.
6. Dove ci sono speranze, ci sono ostacoli
Dove ci sono speranze, ci sono ostacoli. (Aomame, 1Q84)
È normale incontrare ostacoli, ce ne sono tanti e ne affronteremo altrettanti in futuro. Ma questo è dovuto proprio al fatto che agiamo e abbiamo speranze per un futuro migliore. Possiamo imparare a vedere questi ostacoli come sfide per dare il meglio di noi piuttosto che come inconvenienti.
7. Le buone notizie di solito vengono riferite a bassa voce
[...] è molto importante stare in silenzio con le orecchie tese per non lasciarsi sfuggire il minimo rumore. Le buone notizie di solito vengono riferite a bassa voce. (Creta, L'uccello che girava le viti del mondo)
Quest'anno è stato duro per molti, tra le conseguenze del Covid, la guerra in Ucraina, la crisi energetica e climatica. Tuttavia, nonostante tutto il male che c'è nel mondo, non bisogna mai scordarsi che ci sono anche tante persone che fanno del bene e che lavorano assiduamente per rendere il mondo un posto migliore. Anche se fanno meno rumore.
8. Se non ci fosse il cuore, si vagherebbe senza fine
È una cosa estremamente imperfetta. Però lascia delle tracce. E noi possiamo ritrovarle, seguirle. Come si seguono le impronte lasciate sulla neve. – E portano da qualche parte, quelle tracce? – A noi stessi, – risposi. – Così funziona il cuore. Se non ci fosse il cuore, si vagherebbe senza fine. (Protagonista e bibliotecaria, La fine del mondo e il paese delle meraviglie)
Come già detto prima, le emozioni sono importanti. Sono come il vento per una barca a vela, dobbiamo imparare ad ascoltarle e seguirle, in tal modo ci porteranno lontano. A opporcisi, invece, non si ottiene nulla.
9. Tutto il nostro mondo ha acquistato grandezza e profondità
Quando a Ōshima viene chiesto se la musica può cambiare le persone, lui risponde così:
Si sperimenta qualcosa, e questo a sua volta produce dentro di noi qualcosa. È una specie di reazione chimica. Poi, in seguito, esaminando noi stessi, ci accorgiamo che tutto il nostro mondo ha acquistato grandezza e profondità. A me è capitato. È raro, ma succede. Come innamorarsi. (Ōshima, Kafka sulla spiaggia)
Queste parole esprimono perfettamente quel che succede quando un'opera ci tocca nel profondo. Può essere la musica, un film, una serie TV o anche un videogioco. Alcune di esse possono regalare un'esperienza tanto forte e bella da lasciarti il segno (e renderti più felice!).
A parte l'ovvia influenza che ha avuto Murakami su di me quest'anno, ci sono due videogiochi in particolare che mi hanno colpito profondamente.
Nier Automata, diventato il mio gioco preferito di sempre, è una vera opera d'arte. Il tipo di narrazione sfrutta al meglio il medium videoludico, proponendo diversi finali che concorrono a tessere una trama dalle molte sfaccettature. La storia è molto profonda e cupa, interrogandosi sul terrore esistenziale e sullo scopo della vita, ma lascia trasparire infine un barlume di speranza. I personaggi sono molto interessanti e il mondo creato è semplicemente stupendo. In un videogioco, non credo di aver mai sentito un forte senso di nostalgia come mi succede quando torno nell'accampamento della Resistenza. Complice anche la colonna sonora magistrale, senza dubbio. È un gioco che ho amato moltissimo. È talmente ricco e intrigante che non penso di averlo giocato appieno, tanto preso come al solito nel finire in fretta i videogiochi per smaltire il sempre più lungo backlog. Tuttavia, secondo me è un'esperienza che va assaporata con calma, per cui non vedo l'ora di trovare il tempo per riviverla.
A Short Hike, un brevissimo ma inteso gioco indie che ti colpisce nel profondo. È incredibile pensare come in tre ore scarse questo piccolo capolavoro riesca a prenderti così tanto. I dialoghi sono semplici ma brillanti, i personaggi giusto abbozzati ma comunque pieni di carisma, il mondo piccolo ma ricco di luoghi da esplorare. La storia stessa è estremamente semplice ma riesce a commuoverti lo stesso. Anche questa è un'esperienza che vorrei rivivere con più calma e attenzione.
Tutte le esperienze che ho vissuto quest'anno sono raccolte qui.
A. Era come se il cielo stesso si fosse polverizzato
Una delle cose che più amo di Murakami sono le descrizioni vivide e affascinanti, per cui non ho resistito nel raccogliere alcune delle mie preferite:
I gioielli che indossavano, piccoli ma preziosi, come pipistrelli vampiro assetati di sangue cercavano ardentemente un barlume di luce per lanciare riflessi. (1Q84)
Ci fu un silenzio. Un silenzio che somigliava a una lastra di pietra su cui non fosse stato ancora inciso nessun carattere. (1Q84)
Il cielo era di un azzurro intenso, come se fosse stato scavato fino in fondo da una lama affilata. (La fine del mondo e il paese delle meraviglie)
[...] la neve cadeva tanto fitta da rendere difficile la respirazione. Era come se il cielo stesso si fosse polverizzato e stesse crollando a terra. (La fine del mondo e il paese delle meraviglie)
Postscriptum
Per concludere, auguro a tutti un nuovo anno pieno di sfide e esperienze indimenticabili! Nella speranza di rafforzare questo augurio, eccolo in tutte le lingue che conosco:
Felice anno nuovo!
Happy New Year!
¡Próspero año nuevo!
Un An Nou fericit!
明けましておめでとう
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“Vivere per davvero significa vivere per gli altri.”
Il modo più appagante di vivere è aiutare e arricchire la vita degli altri.
Non chiuderti in te stesso e nei tuoi desideri, donati invece al prossimo e la tua vita risplenderà di felicità.
— Bruce Lee
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L'individualismo mi sta tanto sul cazzo.
La cultura che incita in modo barbaro il vivere da soli senza aver bisogno di relazioni umane, idem.
Ok,prima di invadere la vita di qualcuno bisogna stare bene con sé stessi perché se no ci si scarica addosso bagagli emotivi e psichici devastanti e non se ne esce più,chiarissimo.
Ma stare bene da solo non è dover vivere in solitudine, che è peggio.
Sinceramente non capisco come possa essere visto positivamente vivere in solitudine(il che implica STARE SOLI per anni della tua vita,magari pure nei momenti peggiori, e non stare a ricaricarsi dalla vita sociale/chiudersi/essere selettivi).
È una roba che ti cambia e che quando non hai più modo di aggrapparti al "passerà" perché sei ormai molto vecchio,ti distrugge.
Mi chiedo come siamo arrivati a questo punto, perché legarsi è diventato da deboli.
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Fa strano pensare che tutte le cose che credevo di non superare alla fine le ho superate. Non parlo di successo nè fama, ma parlo di emozioni, sentimenti.
La fine di una relazione è sempre dura, che tu venga lasciato o che tu sia lasciato.
Nei primi mesi non fai altro che pensarci, pensarci, pensarci. Non fai altro che rimuginare, non fai altro che ripensare ai bei ricordi, alle cose che andavano bene, ai momenti in cui non ti rendevi conto che pian piano stava tutto crollando a pezzi.
Nei primi mesi non fai altro che piangere. Piangi per ciò che credi di aver perso, piangi per ciò che sareste potuti essere, piangi per tutti i ricordi che avreste potuto creare ma che ormai non potete più avere.
Nei primi mesi ti mancano le sue chiamate, i suoi messaggi, le frasi stupide che ti diceva, le mani nei capelli, sul volto, sulla schiena, sul seno.
Nei primi mesi credi che forse restare insieme non era così sbagliato.
I mesi successivi, però, anche se a stento, realizzi che la vostra separazione era la cosa giusta. Non c’era motivo di stare insieme se non eri più felice.
Nonostante questo ti arriva un messaggio e ci caschi, e credi che le cose possano tornare quelle di prima, che tu possa essere felice nonostante le complicazioni. Ma tempo qualche mese e torni alla realtà, e ti separi di nuovo.
La separazione riporta ai primi mesi della rottura. Ti riporta alla luna di miele che vivevi, dove non vedevi niente se non il tuo amore riflesso. Ritorni ad uno stato di malinconia dove ti manca, ma questa volta sai che non funzionerà.
Ti dai altri mesi di tempo, vi scambiate due messaggi, vi vedete un paio di volte; ma quando vi abbracciate non senti più il cuore che batte. Quando ci abbracciate non senti più il calore nel petto, le farfalle nello stomaco, la tua anima che si scioglie grazie al calore che ti porta. Tutto ciò che provi è freddezza; ti rendi conto che non provi più nulla e sei solo legata al ricordo che hai di voi in un passato ormai lontano.
Passano altri mesi e ogni tanto ci pensi, alla vostra relazione. Ogni tanto ci pensi ai mesi di tira e molla. Ogni tanto ci pensi a tutte le lacrime versate, i pianti interrotti, i singhiozzi smorzati e il dolore al petto.
Ogni tanto ci pensi a quanto tu avessi paura che venissi dimenticata.
Però pensi anche a quanto, in realtà, non ha più importanza.
Ormai non importa più essere dimenticati, non importa più essere speciali, non importa più essere accarezzati da mani apparentemente calde.
Non importa più perché ora stai bene. Ora stai bene e sai che le rotture fanno parte della vita, e per quanto possano fare male ti insegnano sempre qualcosa. E no, l’insegnamento non è chiudersi in se stessi per evitare di essere feriti, ma è amare e farsi amare. Lasciare che le persone possano conoscere il tuo cuore, affezionarsi e vivere.
L’insegnamento è che dopo una rottura non ci si dimentica, non si cancellano i ricordi, ma semplicemente si impara a convivere con essi, gioiosi o dolorosi che siano. Si impara a convivere con essi e a prenderli per quello che sono: ricordi. Ricordi che ti hanno fatto stare bene, male, e che contribuiscono a creare la persona che sei oggi. Sono ricordi che vivono nel passato e nel passato rimangono. Sono ricordi che non possono cambiare ma che ti accompagnano per tutta la vita, e questo non significa che siano dietro di te, a tenerti d’occhio come se fossi una preda e loro un predatore; ma sono lì con te e ti accompagnano, ti scaldano e ti fanno andare avanti.
È normale soffrire dopo una rottura ed è normale credere di essere senza uscita, all’inizio. Ma la verità alla quale spesso non si crede dopo essersi appena lasciati, è che tutto passa. E passa davvero. Non vuol dire che sarà facile e che dovrai eliminare tutti i ricordi, foto, video, memorie di voi per poter superare questa fase, ma prima o poi passa e potrai ripensare al passato, rileggere messaggi o riguardare delle foto senza la lacrima che ti scende dal viso, senza pensare “ma se…”. Ripenserai o riguarderai queste cose quasi forse con un sorriso, e penserai che stavi bene, sì, ma certe relazioni sono fatte per avere una fine.
Tutto passa, ma bisogna darsi tempo e ascoltarsi.
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Youth mental health, il 28 febbraio round-table promosso da Il Circolo
Di Pietro Nigro La Round Table on Navigating Youth Mental Health, promossa da Il Circolo con Italian Medical Society e Dottore London si terrà il 28 febbraio all'Istituto Italiano di Cultura. Youth mental health, il 28 febbraio round-table promosso da Il Circolo All’indomani del periodo di pandemia Covid, la salute mentale dei ragazzi adolescenti, costretti a chiudersi in casa per mesi, a tenersi in contatto con la scuola e con gli amici solo attraverso la tecnologia (cellulari e pc) è diventata più fragile. L’insicurezza che ne consegue diventa di difficile gestione sia per i giovani stessi che difficilmente tendono ad aprirsi anche con quelle persone adulte che sarebbero in grado di aiutarli, sia per gli stessi genitori che, proprio in conseguenza di ciò, faticano a capire come gestire la situazione difficile che i loro figli stanno affrontando. Ed è proprio dall’esigenza di fare chiarezza su un tema così delicato, e per essere d’aiuto, nasce la Round Table on Navigating Youth Mental Health, promossa da Il Circolo Italian Cultural Association in collaborazione con Italian Medical Society of Great Britain e Dottore London. Mercoledì 28 Febbraio a partire dalle 18.30 presso l’Istituto Italiano di Cultura di Londra (in Belgrave Square), ci sarà una serata dedicata a questo argomento così attuale e delicato, rivolta essenzialmente alle famiglie in cui c’è almeno un ragazzo adolescente che ha bisogno di essere preso per mano e accompagnato in maniera amorevole e intelligente fuori dal tunnel in cui sente di trovarsi, senza riuscire ad intravedere una via d’uscita. Ne abbiamo parlato con Simona Spreafico, Presidente de Il Circolo, piccola charity molto attiva nella comunità italiana, perché ha come scopo quello di divulgare la cultura italiana in UK. “Stiamo cercando di raccogliere fondi, ma dopo la Brexit, dopo il Covid, è un lavoro molto difficile… Cerchiamo di raccogliere fondi destinati a borse di studio per aiutare i giovani, i ricercatori o per promuovere la cultura italiana in UK… Il tema della mental health è molto delicato, ci abbiamo dedicato l’edizione 2023 di un concorso letterario rivolto a ragazzi dai 18 anni in su, che organizziamo ogni anno, da tre anni”. Il concorso si chiama Match Point: nato nel 2022 col suo titolo originale, nel 2023 è diventato Match Point-Di cosa hai paura, mentre l’edizione 2024 (aperta lo scorso 20 Febbraio) sarà Match Point-Futuro o no? Una possibilità, per chi partecipa, di aprirsi al mondo ed esprimere ciò che ha dentro, con il desiderio, il bisogno e la possibilità di chiedere aiuto. E per fare le cose sul serio, sia Italian Medical Society of Great Britain che Dottore London hanno messo in campo alcuni tra i loro nomi migliori, che hanno subito sposato volontariamente l’iniziativa e porteranno il loro significativo contributo alla roundtable: Chiara Colonnelli e Francesca Tagliente (Consultant Child and Adolescent Psychiatrists) e Virginia Veruma (Specialist Clinical Psychologist). A moderare la serata Lorenzo Gragnani, Presidente di Italian Medical Society of Great Britain, e Stefano Di Rico, Youth Mental Health Campaigner e YoungMinds Activist. “L’evento – ci spiega Di Rico – è rivolto ai genitori di bambini piccoli e adolescenti. L’attuale sistema di supporto per la salute mentale nel Regno Unito non è adatto allo scopo, con i giovani che aspettano settimane, se non mesi, per ricevere supporto. Questo evento avrà lo scopo di esaminare cosa possono fare i genitori per sostenere i propri figli, individuare i segnali e accedere al supporto”. “In più – aggiunge Simona - abbiamo stanziato due borse di studio di 2000,00 pounds l’una, che sono state assegnate il 7 dicembre nell’ambito della premiazione de Il Circolo Youth Mental Health Award tenutasi in Ambasciata in concomitanza con la premiazione di Italy Made Me. Le studentesse premiate si chiamano Luisa Fassi ed Eleonora Aiello e saranno presenti anche loro il 28 Febbraio. Sponsorizziamo anche lo spettacolo teatrale Hide and Seek, saremo lì il 19 Marzo con Stefano Di Rico e Luisa Fassi (che come ricercatrice si occupa di social media) con una Q&A session”. Insomma, tanta carne al fuoco per non perdere di vista l’obiettivo finale: non smettere mai di parlare di un problema così delicato che attanaglia i più giovani, per trovare il modo di aiutarli, per non farli sentire soli. Riuscire ad aprire una breccia nell’animo degli adolescenti è un compito davvero arduo, i giovani tendono a parlare molto tra loro, nella loro sfera sociale (dove però si parte tutti alla pari) e pochissimo con la generazione più adulta, che forse qualche strumento in più per aiutarli è in grado di trovarlo. La serata sta registrando molte adesioni, quasi sold-out, ma chi vuole partecipare può ancora andare sulla pagina web https://www.ilcircolo.org.uk/events/round-table-on-navigating-youth-mental-health/ e compilare il form. La partecipazione è gratuita. Ne vale davvero la pena. ... Continua a leggere su
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Oggi il rischio è quello di cadere nella tentazione di considerare la vita più o meno importante in base alle visualizzazioni, cioè in base a come viene vista, da chi viene vista e quanti la vedono con rischio che la nostra vita diventi un’ininterrotta prestazione, che fa salire l’ansia e non lascia mai tranquilli; personalmente la definisco: “sindrome da podio”💪👏.
Se invece (ri)scoprissimo che abbiamo un valore in noi stessi, un “segreto” posto nel profondo del cuore, un “porto sepolto” dove abita la serenità, l’apertura agli altri, la compassione… Se scoprissimo, cioè, che nel nostro cuore, nel segreto più complice e intimo della nostra vita, ci aspetta Dio, che è il nome che noi cristiani diamo all’amore… se ci ricordassimo di tutto ciò, la vita non sarebbe molto più bella?
Bisogna allora trovare il coraggio di “chiudersi nella propria stanza” e stare da soli con sé stessi, per ritrovare questa sintonia, questa voce interiore, che è la voce del Padre, che ama ciascuno senza badare alle visualizzazioni…
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