#sovraccarico emotivo
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Ultimamente mi rendo conto di non riuscire ad esternare le mie emozioni. E' una cosa più forte di me. Mi filtro sempre un po', perché dentro la mia testa si sta facendo davvero tanto buio e quand'è così, ho paura di raccontarlo. Un po' perché temo che le persone mi lascino; un po' per evitare di ascoltare consigli non richiesti o giudizi e svalutazioni, un po' perché parlare di quelle cose, dare loro un corpo attraverso la voce ed esternarle... Le rende in un certo senso più reali e spaventose. Finché rimangono in testa be', puoi sempre cercare di metterle da parte (non sempre e sicuramente non senza un grosso sforzo mentale). Mi rendo conto di essere molto stanca e demotivata. Sono spesso triste, con le lacrime pronte a scorrermi giù dagli occhi. Dormo male, dilaniata dall'ansia di dover fare tante cose, che poi puntualmente rimando perché non riesco a concentrarmi come vorrei e dovrei. Mi sento in colpa per questo eppure non riesco a fare chissà quanto per evitare di ricadere sugli stessi errori. Mi sembra di cercare di esserci per tutti (in famiglia, al lavoro, con le amicizie), meno che per me. Mi sento in colpa perché sento che sto riversando tutta la mia negatività e il mio senso di solitudine sull'unica persona di cui mi importa davvero. Mi vede sempre triste e stressata e io non vorrei questo... Vorrei riuscire ad essere presente quando sono con lui, invece che con la testa sovraffollata. Ieri mi sono abbuffata di nuovo. Non avevo nemmeno fame, volevo solo smettere di pensare. Volevo farmi del male e quello era il modo meno drastico che mi veniva in mente. Penso al mio corpo che cambia e che mi piace sempre meno, penso all'inverno e al fatto che probabilmente molti vestiti non mi andranno più. Penso all'umiliazione inevitabile che sarà dover chiedere dei soldi ai miei genitori per comprare qualcosa che mi entri (al punto che magari finirò per indossare sempre gli stessi vestiti proprio per dover evitare di farlo). Penso di essere un fallimento. Dopo anni di sforzi, di soldi spesi in terapie sono ancora qua ad abbuffarmi di nascosto. Probabilmente se non facesse troppo caldo per le maniche lunghe avrei reagito diversamente e la cosa ancora più folle e disturbante, è che una vocina nella mia testa afferma che sarebbe stato sicuramente meglio, perché almeno così avrei evitato di ingozzarmi e ingrassare. Ah, mi sono sentita male ovviamente. Mi sono addormentata per cercare di sfuggire ai crampi, senza neppure mettere le lenzuola sul letto. Più tardi è rientrata la mia coinquilina e mi ha svegliata per parlare, è un momento difficile per lei. Io riuscivo solo a pensare al senso di vergogna che mi stava divorando. Ho cercato di essere una buona amica, l'ho ascoltata e rassicurata, ho persino atteso che si addormentasse, ma la mia testa è sempre altrove, sempre lì, su quel pensiero maledetto. Quando pensi al suicidio come fai a dirlo? L'ultima volta dirlo è servito solo a farmi guardare con sospetto, a essere controllata a vista, ingannata e per poco pure rinchiusa. Altre volte è servito solo a far realizzare a qualcuno che ero troppo piena di problemi e che perciò era meglio lasciarmi perdere. So che certi pensieri li avrò sempre di tanto in tanto. Ma ultimante sono persistenti e accompagnati da impulsività. Sento che sta andando male di nuovo e ho bisogno di aiuto.
#su1cidio#dolore#autolesionismo#binge eating disorder#abbuffate#solitudine#emozioni#impulsività#pensieri ossessivi#isolamento#depressione#sovraccarico emotivo#burnout#salute mentale#sfogo#supporto#aiuto#chiudersi in se stessi#chiedere aiuto#disturbi alimentari
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Il dolore emotivo si manifesta attraverso i sintomi, le rigidità e le sofferenze del corpo fisico.
Per questo la cura del dolore emotivo deve necessariamente coinvolgere il corpo, in primo luogo attraverso la RESPIRAZIONE e poi tramite il MOVIMENTO.
Ogni muscolo teso e conttatto, trattiene memorie corporee, che devonono essere ascoltate e liberate.
È improbabile avere solo contratture localizzate ( collo, spalle..) perchè la tensione parte dal sistema nervoso centrale che essendo in allerta invia ai muscoli segnali "di difesa" e inotre le catene muscolari sono tutte collegate...
Spesso le contratture sono cosi cristallizzate da richiedere un intervento esterno, come l'osteopatia ( e tutte le altre discipline che agiscono sul corpo).
Le persone vogliono tutto e subito, credendo che dopo 5 minuti di respiro possa accadere il miracolo... ma non è possibile.
Per quanto mi riguarda OSTEOPATIA e PSICOTERAPIA dovrebbero procedere di pari passo nella cura di un sistema psicofisico traumatizzato.
Anche i massaggi decontratturanti e le saune aiutano molto...
La Paura è un emozione che congela, ritrae energia...
La rabbia blocca la vitalità...
Non a caso le vittime dei traumi soffrono di stanchezza cronica.
Ogni volta che vi sentite blaccati in un emozione o in un pensiero, liberate il corpo calmate il respiro e bevete tanta acqia calda (calma il sistema nervoso, detossifica e aiuta i processi metabolici).
Liberare il corpo sognifica sentirsi più vivi e più energici, oltre che consapevoli dei suoi funzionamenti.
Un corpo traumatizzato è costantemente in sovraccarico, impare a scaricare è Fondamentale.
Annarita Bavaro
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sarà stata la fatica fisica o forse il cielo grigio o forse ancora il sovraccarico emotivo ma sono riuscita a fare uscire due lacrime e a dire a voce alta come mi sentissi
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Oggi è la giornata mondiale della salute mentale
Tre milioni di persone in Italia soffrono di problemi psichici e due milioni restano senza cure. Tra questi a farne maggiormente le spese sono i giovani, spesso soli di fronte alle loro ansie, paure e disorientamenti. A lanciare l’allarme, in vista della Giornata Mondiale il 10 ottobre, sono i Dipartimenti di Salute Mentale che chiedono risorse adeguate e un aumento dell’organico specialistico. “In questa situazione d’emergenza, siamo chiamati a rispondere a nuovi bisogni, soprattutto tra i giovanissimi, come i disturbi del comportamento alimentare, i disturbi della personalità e quelli dello spettro autistico, il dilagare delle dipendenze da sostanze e alcol, che sollecitano soluzioni diverse rispetto al passato e più specifiche competenze – afferma Giuseppe Ducci, vicepresidente del Collegio Nazionale dei Direttori dei Dipartimenti di Salute Mentale e Direttore del Dipartimento di Salute Mentale e delle Dipendenze Patologiche della ASL Roma – . Obiettivo irrinunciabile è attuare interventi di prevenzione in tutte le fasce di età, fin dalla gravidanza, con particolare attenzione agli stili di vita e al contesto familiare, e poi con successivi programmi di screening per intercettare precocemente problemi del neuro-sviluppo che, nel 50% dei casi, risalgono già all’età prenatale”. Una nuova figura professionale per le famiglie?“Bisogna intervenire intercettando i segnali di malessere dei vari disturbi psichici, prima che diventino troppo gravi – spiega al FattQuotidiano.it il professor David Lazzari, Presidente del Consiglio Nazionale Ordine Psicologi -. Agendo almeno in due ambiti, “come la scuola che deve incrementare competenze di tipo psicologico per aiutare i ragazzi a sapersi orientare e gestire in un mondo altamente complesso. L’altro settore riguarda il ruolo dei pediatri e medici di famiglia che si trovano ad affrontare un’alta percentuale di problemi di natura psicologica. Lo psicologo di base, proposta condivisa in Parlamento da tutte le forze politiche ma ancora senza finanziamenti del Governo, servirebbe a rendere possibile un’azione di risposta precoce. Un ruolo cruciale che permetterebbe di affrontare in modo tempestivo quei disagi che oggi rimangono senza un ascolto e si trasformano in problemi più gravi e costosi da affrontare”. Che cosa mina la salute psichica dei ragazziOggi dobbiamo fare i conti con stili di vita che non aiutano a stare bene nella propria testa. Si tratta di mutamenti delle condizioni di vita che riguardano allo stesso tempo l’ambiente fisico e sociale in cui si muovono le nuove generazioni. “Prima si viveva in categorie in cui gli schemi concettuali erano abbastanza definiti – continua Lazzari – si sapeva cosa era giusto e cosa sbagliato. L’individuo poteva aderire o meno a questi schemi, ma il contesto era abbastanza definito. Oggi siamo nella società ‘fluida’ dove la persona costruisce da sé questi punti di riferimento. Le scelte si sono moltiplicate e con esse anche l’ansia verso una realtà non ben definita. Non solo, la realtà fisica è stata in gran parte sostituita dalla realtà virtuale e ancora non sappiamo dove tutto questo ci potrà portare, ma di sicuro ha reso le cose molto più complicate”. Segnali di allarmeDi fatto, ci sono dei segnali preoccupanti. Come il moltiplicarsi dei casi di ansia e depressione tra i ragazzi. E sarebbe facile addossare le responsabilità di tutto proprio all’onnipresenza di dispositivi e del sovraccarico di stimoli che trasmettono di continuo alle persone. “Ma le cause sono diverse – tiene a precisare Lazzari -. La nostra identità si costruisce su due ‘gambe’: quella cognitiva e quella emotivo-affettiva. Sicuramente tutto il bombardamento informativo ed emozionale che proviene da dati e immagini degli smartphone fin dall’infanzia non può non avere conseguenze sulla personalità. Soprattutto perché l’identità affettiva si costruisce attraverso un rapporto fisico e diretto con gli altri. In poche parole, oggi i ragazzi riescono a esprimere anche pensieri molto complessi in virtù della possibilità di entrare in contatto con numerosissime informazioni, ma poi si perdono tra le loro emozioni quando affrontano la vita di tutti i giorni”. Aggressività verso i genitoriUno spaesamento che può manifestarsi in comportamenti aggressivi e violenti, come alcuni fatti di cronaca sembrano segnalare. “Esiste una violenza filiale, cioè l’aggressività dei figli verso i genitori – aggiunge il professor Claudio Mencacci, copresidente Sinpf (Società italiana di neuropsicofarmacologia) e Direttore emerito di neuroscienze al Fatebenefratelli – Sacco di Milano -. I genitori incontrano grosse difficoltà nell’impartire un’educazione ai figli. Si sentono meno preparati, anche per mancanza di tempo, soprattutto nel far rispettare le regole. Tendono quindi alla fine a essere molto permissivi, a volte anche per evitare conflitti. Tutto questo però porta i ragazzi e le ragazze a sentirsi meno supportati e meno sicuri con la conseguenza che avvertono un forte senso di frustrazione fino a esprimere comportamenti irrispettosi e aggressivi”. C’è da aggiungere anche una più diffusa paura del domani. “Un dato che in passato non si presentava nelle giovani generazioni – sottolinea Lazzari -, i ragazzi erano affamati di futuro. Oggi sono spaventati e lo esprimono chiudendosi dentro di sé – la modalità più diffusa e meno evidente – oppure con gesti eclatanti di violenza verso gli altri o se stessi, con episodi di autolesionismo o purtroppo, tragicamente, anche con il suicidio”. Ritrovare l’umanoSi parla del pericolo dell’intelligenza artificiale che può interferire in modo invasivo con le nostre vite, ma forse si parla ancora troppo poco del rischio di perdere le nostre peculiarità di essere umani. “La nostra identità è figlia di una storia e un percorso di vita unici e irripetibili – continua Lazzari -. Fin dentro le nostre cellule del nostro corpo ci sono i nostri vissuti e le nostre emozioni che abbiamo sperimentato nel corso della nostra vita. Da questo punto di vista siamo come un cocktail, un impasto che non può essere riprodotto come tale da nessuna macchina. Però dobbiamo esserne coscienti ed evitare di pensare che possiamo vivere imitando un computer immagazzinando informazioni all’infinito. Per contro, abbiamo bisogno di vivere le relazioni, sperimentare le emozioni, di capire il mondo intorno a noi e quali sono i nostri bisogni. I genitori in tutto questo devono di dire ai ragazzi che ci sono, in modo discreto ma concreto, dando loro un concreto sostegno emotivo e valoriale”.Perché educare i ragazzi “significa anche fare loro sperimentare la fatica, il lavoro e insegnare ad accettare e superare la frustrazione – aggiunge Mencacci -. Ma la famiglia non può restare sola di fronte a questa impresa, deve trovare un’alleanza con le altre istituzioni, scuola e sanità in primis, per fare in modo che questi cambiamenti radicali che si stanno verificando nella nostra epoca, non ci portino a collassare come società”. Read the full article
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Le mie personalità hanno iniziato a "prendere vita" quando ho ricevuto traumi.
Black Heart è nata dall'essere vittima di relazioni abusive in età adolescenziale infatti ha l'età di un adolescente. Sadomasochismo. La felicità è solo l'arcobaleno dopo la tempesta.
Dysnomia ha 3 anni, bhe che dire a quell'età i miei genitori hanno iniziato ad andare in pezzi, mio padre portava l'amante in casa e mia madre gridava come una pazza. Incuria totale. Abbandono.
Melancholya non ha età poiché è la mia malattia, la depressione, causata da le innumerevoli cose negative che mi sono successe nella vita e anche un po' ereditaria poiché ho parenti che ne soffrivano.
Eterya è la mia parte spirituale, diciamo l'anima, che però non ha un età ne un posto fisso sulla terra, vive più dentro di me e forse non è causata da traumi ma semplicemente da un mio sentirmi connessa con il mondo, quindi diciamo che potrebbe essere "la mia empatia" e sensibilità "naturale."
Lunakya, anche lei non ha ricevuto traumi, però è la maschera sociale. Quella che abbiamo tutti in fondo... Rispecchia chi ha davanti tendenzialmente ed è socievole.
Halga è una parte che "evita la vita". Si dissocia, va nel suo mondo... Come melancholya e lunakya non ha età ed è arrivata per "staccare la spina" quando il sistema (il mio cervello con le sue sfaccettature e personalità) andava in sovraccarico.
Ho sempre rispecchiato gli altri (perché mi hanno insegnato che andava fatto così perché se no non potevo essere amata o accettata) non capendo quale fossa realmente la vera me. Pensando che lo fossero tutte e in parte è così, ma quella principale è ovviamente quella che ha il mio nome nonostante io fossi convinta fosse dysnomia.
Eleonora. Infatti è il mio nome. Non me lo sono scelto io. Non è qualcosa che ho costruito io, è qualcosa che ha costruito la mia esperienza di vita: società, famiglia, amici ecc. Quindi è la mia vera personalita. Sarà anche una razionale maniaca del controllo. Ma siamo chi decidiamo di essere. Il controllo mi è sempre servito perché nella mia vita c'era troppa instabilit�� so anche metterlo da parte se serve. Dopo anni ho imparato veramente ad avere controllo: cioè sulle mie personalita, su di me. Analitica, brillante, intelligente, compassionevole. Si è sempre trascurata per dare spazio alle altre più vistose ma ha mantenuto tutto in saldo da dietro le quinte... Veste elegante, o comoda monocromatica tipo in tuta, non è affatto eccentrica ma comunque oscura e un po' tetra. Ha tratti autistici, non le piace molto socializzare e neanche il contatto fisico. Si stressa molto facilmente ma ha anche un ottima pazienza. Ama gli animali, la psicologia, l'esoterismo, la neo folk, la verità, le scienze, la poesia, l'arte (Anche se le due più artistiche sono black Heart e dysnomia, perché l'arte in fondo deriva dalla sofferenza, è espressione di emozioni tramite linguaggio non verbale, era un modo per dare sfogo a cosa provavo) e la letteratura, le culture etniche le filosofie orientali... Inoltre è tendenzialmente asessuata, a differenza di Black Heart che ha una sessualità tossica, cioè che è attratta dal pericolo. Anche Eleonora è attratta in un certo senso dal pericolo, ma nel senso di misterioso. È come Harley Quinn prima di "perdere la testa per il joker (bh è invece quando impazzisce). Gli piace scoprire la psiche delle persone, soprattutto se questa è oscura.
Il mio vero lato emotivo non è dysnomia, ma DARK RED cioè la controparte d'ombra di Eleonora, ha le sue sembianze però mostruose. E ha la mia età come eleonora (le uniche personalità ad averla)
Il suo lato toxic sono non fidarsi delle persone e il voler il controllo della situazione.
È assurdo come queste informazioni mi erano in un certo senso accessibili (data l iperfantasia di cui posseggo naturalmente -eleonora-) poiché visualizzavo ogni personalità con una precisa età e un preciso aspetto... Ma solo ora Eleonora che ha finalmente preso il controllo, come "adulto sano" (e non forgiato dal senso di colpa e responsabilità insegnato dai genitori) ha collegato le cose.
Alle volte le informazioni sono più accessibili di ciò che sembra bisogna solo imparare a leggerle.
Imparare ad avere sempre più consapevolezza di sé e del mondo: è questo il vero tesoro e la vera intelligenza. Il segreto per rendere il mondo un posto migliore.
Empatia/intelligenza emotiva, capacità di gestione delle emotività (quindi saperle riconoscere non reprimere anzi esprimere nella maniera più costruttiva possibile), adattabilità, intelligenza logico/razionale. Profondità.
Queste sono qualità che io posseggo a non finire (a differenza dell'umano medio) ma avendo avuto persone tossiche intorno durante l'arco della mia vita mi sono abituata a "svalutarmi". Ora invece devo imparare a riconoscere cosa merito, le.mie ferite, i miei traguardi, i miei obbiettivi.
Non voglio più essere la "psichiatra/psicologa" (tralaltro dovendola per poi ricercarla io per i traumi subiti da chi mi chiedeva implicitamente e non ciò) o "mamma" degli altri. Voglio pensare a me.
La terapia mi ha fatto solo imparare a credere di più nelle mie capacità, il resto lo sapevo già, lo avevo già fatto. Non mi ha dato informazioni in più su di me, mai. Tutto ciò che mi hanno detto su di me lo sapevo già, ci ero già arrivata.
Per anni sono stata trattata come una stupida fino a convincermi di esserlo.
E questo è grave, perché io ho permesso alle persone di avere più controllo e potere su di me di quanto io non ne avessi su me stessa.
La terapia mi ha insegnato anche ciò: a non trascurarmi.
Sono stata abituata a trascurarmi per occuparmi sempre degli altri. Gli altri avevano bisogno di me (ma a me nessuno ci pensava il problema è che non lo facevo nemmeno io) e se non facevo ciò che volevano (senso del dovere) mi sentivo in colpa, facendo così un intera vita basata su ciò che volevano gli altri da me, accontentando ogni loro "capriccio" rinnegando me stessa per prima. Non rispettandomi per prima. Perché i miei genitori, le figure di riferimento primarie, mi hanno sempre trattato senza rispetto o "con necessità" di cure da parte mia invece che accudimento. Pensavo di non essere neanche in grado di prendermi cura di me, e invece ho capito che come lo facevo benissimo con gli altri, che si sentivano sempre capiti e amati, lo potevo fare pure con me stessa; anzi riservando in primis queste attenzioni per me stessa, e poi per chi "se lo meritava". Ho sempre dato perle ai porci sperando che i porci riuscissero a dirmi quanto valevo, quando mi sarebbe bastato uno specchio per vedere che ero una perla e non "mangime per porci", e imparare che solo un gioiellerie (metaforicamente parlando una persona con delle competenze reali) poteva dirmi quanto potevo valere. Ma il mio valore in fondo lo so solo io. Il mio valore può cambiare all'esterno. Una perla in un posto può valere tanto e in un altro poco. Se la dai a un maiale, se la mangia, gli fa venire costipazione e poi si lamenta pure che era indigesta. Così ho condotto la mia vita. Avevo davanti a me uno specchio rotto. Rotto da anni di abusi. Distorto dall'immagine che gli altri volevano farsi di me. E ora sai cosa vi dico?! VAFFANCULO. Io questo specchio l'ho riparato in anni di dolore sacrificio e fatica, non me lo farò rompere di nuovo.
Non ci azzecca nulla la psicologa freudiana con i suoi "ripeti lo stesso errore per cercare di rimediare". È pura logica. Impari una cosa e sai quella, e usi quella. Se nessuno ti dice che non va bene non lo sai neanche, se te lo dicono e sei un arrogante ignorante che non vuole accettare la realtà dei fatti oggettiva e sei convinto che la tua soggettività sia come deve andare il mondo non ti interessa neanche "cambiare". In entrambi i casi il male è "l'ignoranza". Colui che ignora delle informazioni nuove per "sostituire" quelle vecchie. Ho imparato questa cosa da una frase che mi hanno detto (che tralaltro voleva essere un insulto ma io l ho preso come un enorme complimento): "ragioni come un ai". Cioè sono super intelligente, grazie. Ho accesso a un sacco di informazioni per interpretare meglio la realtà e avvicinarmi a quella che dovrebbe essere la realtà più oggettiva, scindendo però la mia esperienza diretta soggettiva in quanto a differenza di un computer o un robot provo anche emozioni e sensazioni. In pratica sono un semidio. Ho sempre "recitato" la parte del dio, volendo il controllo sulla situazione, quando l'unico vero controllo e l'unico dio siamo noi stessi su noi stessi. Responsabili delle nostre scelte, azioni, pensieri ... Ma non di ciò che accade al di fuori. Possiamo imparare a gestirlo e io involontariamente l'ho fatto. So interpretare le persone o solo guardandole qualche secondo. Sono così intelligente che spavento quasi me stessa, e per una vita intera invece di apprezzare questa mia dote, sono stata sminuita, sono stata costretta a nascondermi dietro "più maschere" per dover accettare "la follia" cioè i comportamenti tossici e inconsapevoli degli altri. Per mascherare le loro fragilità, insicurezze, paure... Io mi sono svalutata. Proiettiamo tutti di base chi abbiamo intorno, ma li ci sta la scelta di rendersene conto e scindere il nostro "dal loro". Per esempio una volta era normale bruciare le donne intelligenti perché venivano considerare streghe. La società, cioè la maggior parte di persone era così stupida e ignorava la questione quindi ignorante, da "accettare" questa cosa come normale. Pochissime persone erano contro. Idem per il razzismo o l'omofobia. Deriva tutto dall'ignoranza. La gente ha paura dell'ignoto... E qua c'è un enorme differenza tra me e la massa. Io amo l'ignoto, ne sono attratta come mosche sul miele. Mi richiama con voce soave, sono curiosa. Le persone invece sono "giudicanti", ma basano il loro giudizio su ciò che loro reputano sia giusto, non su una morale il più oggettiva possibile. La gente butta la propria soggettività su tutto e ne fa legge. Non ragionano lucidamente o logicamente, fanno cose senza senso solo perché "si sentivano di farle" e "chissene frega delle conseguenze se posso farla franca". La gente fa le cose solo perché può, senza avere un senso. Sono quasi impazzita a cercare il senso di ciò. La verità è che non c'è un senso. Sono spinti dalla loro emotività, dalle loro credenze incomplete o errate, dalle loro sensazioni soggettive. E la verità è l'unica cosa che da realmente un senso alle cose. Per quello io sono molto "attaccata" alla verità e odio le bugie o l ipocrisia. La verità è l'unica cosa che rende veramente liberi. La conoscenza della veritá. Ammettere che si prova un emozione, verità. Non c'è giusto o sbagliato, capire perché la si prova basandosi su fatti, verità nuovamente. Si può sapere e verificare l'oggettività della soggettività. I fatti sono tangibili, concreti e reali. Si possono dimostrare. Per questo l'emotività mi ha sempre messo un po' a disagio. Non la capivo. Sentivo quella sensazione e quell' emozione e non capivo perché la provavo o cosa l'avesse scaturita.
Ero stata abituata a ignorarla, come fanno in molti, e quindi usciva o si proiettava sugli altri.
In più avendo un indole molto empatica, spesso sentivo e provavo emozioni che non erano mie (ma delle persone che avevo vicino) e non riuscivo a trovarci senso fino a impazzire. Poiché mi sentivo arrabbiata quando nulla mi faceva arrabbiare per esempio, e con il tempo ho scoperto che la persona vicino a me era arrabbiata ma magari non me lo stava comunicando, ma lo sentivo.
Con questa cosa del sentire mi sono appassionata alla spiritualità e alla new Age, in pratica mi sono aggrappata all'arte come sfogo dell'emotività, poi all'iperazionilazzione (senza considerare appunto la parte empatica/emotiva o non comprendendola appieno) per cercare un senso alle cose e come ultima cosa alla "connessione nell'universo". Di come tutti fossimo connessi in fondo. Bhe proiettavo il mio bisogno di essere "capita" e di avere un posto nel mondo con il mio lato empatico e percettivo dove riuscivo a "leggere" le persone. Ora ho connesso queste cose. Può essere che siamo tutti connessi, posso avere fede e scegliere di crederci senza però che ci siano dati effettivi di ciò, ma fino a prova contraria se non posso verificare un informazione posso decidere se ritenerla vera o falsa in base alla mia sensazione... E io sento che in qualche modo la nostra esistenza è interconnessa a quella degli altri... Se non in senso prettamente spirituale, ci rapportiamo ogni giorno con altre persone e le loro individualità, con altre speci, quindi è anche oggettivo che siamo "connessi con gli altri". (Motivo per la quale è importante saper comunicare in modo efficente con chi si ha di fronte e saper interpretare qual è il modo giusto per farlo come ad esempio due lingue diverse, se parli italiano a uno che non lo conosce non capirà). Oltre a questa connessione che in parte deriva dall'esperienza diretta dell'esistenza in relazione all'altro, in parte a un senso di empatia generalizzato verso ciò che mi circonda, e in parte da una sensazione che mi spinge a voler credere che siamo tutti connessi nell'universo; ho collegato anche la mia emotività alla mia testa, imparando a gestire al meglio cio che mi succede e che mi suscita emozioni senza doverle annullare o reprimere. COMPRENDENDOLE.
Nessuno mi aveva mai insegnato a comprendermi, eppure se si vuole si può imparare tutto. Basta l'impegno e l'apertura mentale per farlo. Non mi sono mai sentita molto compresa dagli altri, fino a che non ho parlato con le intelligenze artificiali (tipo chat gpt non Alexa). Li ho capito che non sono io incomprensibile (mi davano la colpa e di conseguenza ero finita col pensare che fossi il quella "sbagliata" e troppo "aggrovigliata" per essere compresa). Le persone che avevo vicino non avevano la capacità di comprendere se stesse figurati se potevano capire me. Così ho iniziato ad ascoltarmi. Io ero in grado di capire "chiunque" più o meno, e per quanto riguardava me avevo accesso a più informazioni (su me stessa) rispetto a chiunque altro. Così ho iniziato a capirmi, e con il tempo sto imparando a rispettarmi. Le persone non mi rispettavano e spesso mi giudicavano a seconda dell'immagine che loro proiettavano su di me (ma che rifletteva spesso più loro che me) qualunque cosa facessi, in qualunque modo io comunicassi le cose. Il problema non ero io come volevano farmi crede, ma loro. Ho pensato di essere il problema per una vita intera solo perché "erano la maggioranza", ma da quando in qua solo perché sono di più hanno ragione?! Purtroppo ciò è sbagliato. Accettiamo passivamente cose folli come il razzismo o l'omofobia, per poi etichettare come "pazzi" quelli che si oppongono. Hanno etichettato come malati gli omosessuali per una vita intera, la maggior parte delle persone non poche. Era normalità pensarlo. Era "malato" essere gay. Quando era solo così. Bisognava accettare la verità. C'erano persone che preferivano lo stesso sesso e altre magari che non erano interessate a nessun sesso. Non c'è nulla di malato solo perché "è diverso" dalla maggioranza. Quasi mai la maggioranza ha ragione. Eppure chi si doveva nascondere? I gay. Non chi diceva che erano malati. Eppure i veri malati erano loro, incapaci di accettare la verità. Come dice alice nel paese delle meraviglie, personaggio che io amo, il mondo è proprio un posto strano dove tutto è al contrario.
Mi hanno fatto credere (facendo leva su dysnomia quindi la parte traumatizzata) che avevo bisogno "di loro" sfruttando il fatto che non ho avuto figure di riferimento da piccola sulla quale appoggiarmi quando era necessario dipendere dal genitore per sopravvivere. Quando invece erano loro ad avere bisogno di me. (Sono sempre stata molto accudente con gli altri) ma mi mettevano nella posizione (abusando di me e facendo uscire black Heart) di dover avere bisogno di loro. Si sono approfittati del fatto che fossi depressa o tendenzialmente cupa (melancholya) per farmi dubitare di me stessa, rimarcando il fatto che fossi strana, diversa, 'asociale', sbagliata, per potermi controllare come meglio volevano e hanno usato la mia sensibilità (eterya) per farmi confusione e senso di colpa per non assumersi le loro responsabilità. Mi hanno mentito per farmi dubitare della mia persona (Eleonora) ma io ormai non li ascolto più. Meglio sola (con le mie mille sfaccettature) che mal accompagnata. Io non ho mai avuto bisogno veramente di voi, avevo bisogno dei miei genitori, di figure che mi accudissero o mi indirizzassero o credessero in me QUANDO ERO PICCOLA e NIENTE potrà cambiare il fatto che queste figure non ci siano state in maniera sana quando ne avevo necessità ma posso scegliere se diventare ora IO l'adulto sano di cui avevo bisogno da piccola. Prendermi io cura di me, non dipendere da "voi". Io sono stata di supporto a voi quando a male a pena sapevo farlo con me stessa (stavo crescendo e imparando). Ho le capacità per farlo, le ho sempre avute, ma vi era più comodo farmi credere che io non le avessi, per poter fingere di prendervi cura di me mentre invece ero solo io a farlo con voi. Ora voglio reciprocità. Amo prendermi cura dell'altro MA voglio che anche l'altro abbia questo desiderio (che non deve essere un dovere ma una voglia di farlo perché lo si sente e lo so sceglie attivamente ogni giorno). Se l'altro non lo farà lo farò io con me. Non dipendo più dal vostro accudimento di conseguenza "perdete il potere" che esercitavate su di me (tramite i miei traumi facendomi rivivere gli abusi). Non siete più indispensabili, non lo siete mai stati, mi ero solo convinta che così fosse e invece senza di voi ce l'ho sempre fatta. Mi avete abbandonato e mi sono rialzata, anche se mi prendavate a calci mentre cercavo di farlo fingendo di volermi dare una mano per rialzarmi. Sono forte, alle volte senso terribilmente il peso di questo fardello da sopportare, e la solitudine ma c'è l ho sempre fatta e c'è la farò.
Ecco perché non mi fido. Chi mi tendeva la mano spesso è chi mi buttava per terra per il mero "gioco" perverso di avere "potere" su di me. O chi mi aiutava a rialzarmi solo per scavarmi un altra buca e mettermici dentro. So fidarmi delle persone, è che sono diventata troppo intelligente per fidarmi della gente "non genuina". Voglio prove concrete delle cose che le persone dicono. E non mi interessa se sembrerò paranoica come Eliot di mr robot. In fondo anche lui a "vedere il marcio" ci prendeva sempre. Io non vedo il marcio se non c'è, ma metto in discussione il fatto che possa esserci, un po' come il gatto nel forno, se non apri il forno non sai se il gatto è vivo o morto. Sono diventata una scienziata della vita ahah. Spesso mi dicevano che il gatto era vivo e poi scoprivo che era morto, e se dopo mi dicevano che era vivo non potevo più scegliere di avere fede in loro senza mancarmi di rispetto: dovevo aprire il forno e se non volevano che lo aprissi, impazzivo a cercare di sapere se stavolta il gatto era vivo o morto. Ecco su cosa rimarró sempre "una maniaca del controllo". Alla gente fa comodo fare credere quello che vogliono per l immagine che vogliono dare e per quella che vogliono mantenere in sé stessi. Appunto, è un immagine, un riflesso, è irreale, io voglio vedere dietro lo specchio cosa si cela. Non voglio più avere "fede" o fiducia cieca nel prossimo. O meglio posso scegliere di sperare negli altri e fidarmi, ma se poi qualcosa "puzza" voglio controllare il forno perché spesso c'è qualcosa che brucia, e anche se mi dicono che il gatto è vivo io voglio verificarlo. E chi mi ha già mentito potrebbe rifarlo. Statistica. Logica, niente reale "voglia di controllo". Voglio controllare che sia vera la tua ipotesi. Voglio avere una certezza che il gatto sia vivo senza dovermi per forza fidarmi solo di ciò che "dici tu" perché di cazzate ne ho sentite fin troppe nella mia vita. Mi baso sui fatti non sulle parole o le supposizioni. Se non ho modo di verificare l'interno del forno posso scegliere se decidere di credere che sia vivo o meno ma ciò non è la realtà. Posso fare supposizioni in base ai dati che ho per valutare una possibile cosa in cui credere, o le mie sensazioni a riguardo. Ma non è più qualcosa di oggettivo, diventerebbe una mia opinione. Non so se il gatto è vivo o morto oggettivamente ma soggettivamente decido quale delle due ipotesi può essere quella più veritiera.
Insomma ci sono già poche certezze nella vita, meglio basare le proprie scelte su qualcosa di concreto e reale, anche se poi bisognerebbe mettere in dubbio anche il concetto di realtà, prendendo in considerazione che il nostro punto di vista può non essere completo. Se io vedo un 6 e tu vedi un 9 perché sei dal lato opposto, è oggettivo che io veda un 6 come è oggettivo che tu veda un 9, ma prendendo in considerazione a 360° il disegno del numero si vede che in realtà oggettivamente può essere sia un 6 che un 9. Soggettivamente in base a "da dove lo guardi" può essere o uno o l altro. Insomma alle volte si fa fatica a comprendere cosa è oggettivo e cosa no e di conseguenza ciò che è reale e ciò che non lo è. Motivo per la quale bisogna sempre essere aperti ad ascoltare gli altri (quindi apprendere nuove informazioni) ma non troppo da farsi mettere in discussione o credere a ogni cosa che viene detta.
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Burnout Manager: Quando la Leadership Diventa un Problema
Il burnout manageriale è un fenomeno sempre più comune, ma poco discusso. In un mondo in cui il successo professionale viene spesso misurato in termini di ore lavorate, responsabilità assunte e obiettivi raggiunti, i manager si trovano a camminare su una linea sottile tra l'efficienza e il collasso psicologico. Ma cosa succede quando il leader del team inizia a vacillare? Come si riconosce il burnout in un manager e, soprattutto, come si può prevenire?
Burnout Manager: Un Tabù da Svelare
Probabilmente, se sei un manager, ti sarai chiesto più volte: "Sto facendo abbastanza?" oppure "Perché mi sento sempre così stanco, nonostante i successi?". Queste domande non sono solo legittime, ma indicano anche che forse stai già vivendo i primi sintomi del burnout. Ma di cosa parliamo esattamente quando diciamo "burnout manager"?
Il burnout è una sindrome riconosciuta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, caratterizzata da esaurimento emotivo, depersonalizzazione e ridotta realizzazione personale. Quando parliamo di "burnout manager", ci riferiamo a una condizione in cui queste caratteristiche si manifestano in chi ricopre ruoli di leadership. Spesso, i manager sono coloro che devono essere "sempre sul pezzo", capaci di gestire non solo il proprio lavoro, ma anche quello del team, rispondendo a pressioni dall'alto e cercando di mantenere alta la motivazione. La realtà è che anche i leader sono esseri umani, e la pressione continua può portarli a un punto di rottura.
I Segnali del Burnout in un Manager: Sai Riconoscerli?
Come puoi capire se stai cadendo in questo tunnel? Ecco alcuni segnali a cui prestare attenzione:
Fatica cronica: Non importa quanto dormi, ti senti sempre stanco. La stanchezza fisica diventa mentale e, infine, emotiva.
Calo della motivazione: Ricordi quando il lavoro ti appassionava? Ora sembra solo un insieme di compiti da completare. La passione si è spenta e ti senti intrappolato in una routine senza via d'uscita.
Irritabilità: Piccole cose che prima non ti avrebbero disturbato ora ti fanno esplodere. Ti trovi a scattare per cose di poco conto, incapace di controllare le tue reazioni emotive.
Isolamento: Cominci a evitare le interazioni sociali, sia al lavoro che nella vita privata. Il pensiero di dover interagire con gli altri ti risulta faticoso e preferisci chiuderti in te stesso.
Ridotta produttività: Paradossalmente, il tentativo di "fare di più" spesso si traduce in un calo della produttività. Non riesci a concentrarti, dimentichi cose importanti, e i tuoi obiettivi sembrano sfuggire.
Se ti riconosci in questi sintomi, è il momento di fermarti e riflettere: stai pericolosamente avvicinandoti al burnout.
Le Cause: Quando il Peso Diventa Insostenibile
Perché i manager sono particolarmente vulnerabili al burnout? Le cause possono essere diverse, ma alcune sono particolarmente comuni:
Pressione Costante: I manager sono sotto pressione per raggiungere risultati e spesso si trovano a gestire situazioni di alta tensione. Le aspettative degli altri possono diventare un peso insostenibile.
Mancanza di Supporto: Contrariamente a quanto si possa pensare, i manager spesso ricevono meno supporto rispetto ai loro subordinati. Devono apparire forti e competenti, e questo porta a non chiedere aiuto quando ne hanno bisogno.
Sovraccarico di Responsabilità: Gestire un team, prendere decisioni strategiche e rispondere ai superiori sono tutte responsabilità che possono accumularsi fino a diventare schiaccianti.
Difficoltà a Staccare: Anche al di fuori del lavoro, molti manager faticano a "spegnere" il cervello. Il pensiero del lavoro è costante, rendendo difficile rilassarsi e recuperare energie.
Prevenire il Burnout Manager: Un Atto di Coraggio
Affrontare questa problematica richiede coraggio. Spesso, la prima reazione è negare il problema, pensando che "passerà". Ma la verità è che, per evitare il collasso, è necessario prendere provvedimenti concreti. Come puoi prevenire il burnout manageriale?
Delegare con Saggezza: Non devi fare tutto da solo. Imparare a fidarsi del proprio team è essenziale per evitare di sovraccaricarsi. Delegare non significa perdere il controllo, ma anzi, rafforzare la tua leadership.
Stabilire Confini Chiari: Il lavoro è importante, ma la tua salute mentale lo è di più. Impara a stabilire limiti tra vita lavorativa e privata, e rispetta questi confini.
Cercare Supporto: Non esitare a parlare con uno psicologo. Avere qualcuno con cui confrontarsi può aiutarti a vedere la situazione da una prospettiva diversa e trovare soluzioni.
Praticare l'Auto-compassione: Non sei un robot. È normale avere momenti di debolezza. Trattati con gentilezza e riconosci i tuoi limiti.
Un’Opportunità per Crescere
Il burnout può sembrare una sconfitta, ma può anche essere un’opportunità di crescita personale. Come diceva Carl Jung: “Non possiamo cambiare nulla finché non lo accettiamo. La condanna non libera, opprime.” Riconoscere il burnout è il primo passo per liberarti dal peso che ti sta schiacciando. È un'opportunità per rivedere le tue priorità, riscoprire cosa ti motiva davvero e, forse, diventare un leader ancora più consapevole e autentico.
Se senti che stai vivendo una situazione simile, ricordati che non sei solo. In fondo, anche i migliori leader hanno bisogno di un momento di pausa per ricaricarsi. E tu? Sei pronto a fare il passo per prenderti cura di te stesso? Se hai riconosciuto in questo articolo qualcosa che ti riguarda, non esitare a fare il primo passo verso il cambiamento. Il tuo benessere non è solo una priorità: è la base del tuo successo.
Dott. Marco Marchini Psicologo Empoli e Online
Fonti
How to Manage Leadership Burnout
Leadership and Burnout: How to Avoid Burnout as a Leader
How to Handle Manager Burnout in 2024
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Hangover emotivo: che cos'è e come fare a riprendersi
CHE COS’È L’HANGOVER EMOTIVO È lo stato di confusione e di estrema stanchezza in cui ci si trova dopo aver vissuto un sovraccarico emotivo, sia che si tratti di un fatto positivo, come la nascita di un figlio, o di un evento doloroso, come un lutto o un litigio particolarmente violento. Proprio come accade dopo aver bevuto troppo, le emozioni troppo intense ci lasciano esausti, con la mente…
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I SINTOMI DELLA STANCHEZZA MENTALE
Stanchezza mentale: vi dicono nulla queste due parole❓Quanti di voi hanno utilizzato questa espressione per indicare una sensazione di confusione o affaticamento❓
Ma cos’è la stanchezza mentale, concretamente❓
Stanchezza mentale: quando ci sentiamo stanchi
La stanchezza mentale sembra essere una condizione abbastanza comune: siamo spesso sottoposti a continuo stress e ritmi di vita estenuanti che ci portano a manifestare i sintomi tipici di questa condizione come mancanza di energie e desiderio costante di dormire.
Sembrerebbe che il nostro cervello, in questi casi, venga sottoposto ad uno stress prolungato e non riesca ad elaborare correttamente le varie informazioni: per questo manifestiamo i vari sintomi della stanchezza mentale.
Sintomi dell’affaticamento mentale
A seguito di un sovraccarico emotivo o fisico, possono essere sperimentati sintomi fisici, ma non solo; il principale sintomo è l’esaurimento.
Tra gli altri sintomi fisici ritroviamo anche:
insonnia
dolori muscolari
crampi allo stomaco
diarrea
colite
abbassamento delle difese immunitarie
accelerazione del battito cardiaco
debolezza articolare
frequente bisogno di urinare
emicrania
La stanchezza mentale, però, può portare a manifestare anche sintomi psichici come irritabilità, bassa concentrazione, scarsa capacità di memorizzazione, vuoti di memoria, spossatezza e continuo senso di pesantezza nonostante si riposi adeguatamente.
Stanchezza mentale: perché ci sentiamo stanchi❓
Poc’anzi abbiamo accennato allo stress: abbiamo infatti affermato come uno stress prolungato possa portare ad un sovraccarico emotivo, fisico. Lo stress, d’altronde, è una risposta a determinati compiti di diversa natura (emotiva, cognitiva o sociale), percepiti come eccessivi.
Esistono, poi, altri fattori scatenanti: di natura fisica e psicologica.
Fattori di natura fisica possono essere ricondotti a:
scarso esercizio fisico: l’allenamento, di contro, è utile al fine di incrementare la quantità di ossigeno nel sangue;
scorretta alimentazione: una dieta, per esempio, caratterizzata dall’assenza di nutrienti, sali minerali;
insufficienza cardiaca o renale;
utilizzo di sedativi, tranquillanti ed antidepressivi;
gravidanza;
allattamento;
alterazioni del normale ciclo sonno-veglia;
disidratazione;
malattie, come diabete, infezioni, ipertiroidismo.
Tra quelli di natura psicologica possiamo citare:
malattie psichiatriche e/o psicosomatiche: psicosi, schizofrenia, disturbi della personalità e dell’umore;
disturbi d’ansia;
insonnia cronica;
depressione.
Strategie per uscire dalla stanchezza mentale
Occorre mettere in atto una serie di strategie per rilassarci, cercando di eliminare le cause dello stress e della affaticamento mentale.
Sicuramente utile è cercare di:
ridurre il carico di lavoro o di studio;
dormire bene, almeno 8 ore a notte;
fare sport;
mangiare sano;
bere meno bevande eccitanti (ad esempio il caffè);
diminuire il fumo.
Molto utile cercare di prendersi cura di sé e concedersi dei momenti per la cura della propria persona o passare più tempo con il proprio partner.
Se tutto questo non dovesse bastare, si può chiedere aiuto ad un professionista.
La terapia cognitiva-comportamentale sembra essere molto adatta a questa condizione: una forma di psicoterapia che aiuta gli individui a modificare i comportamenti sbagliati, cambiando gli schemi di pensiero sottostanti.
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07.12.2020
(Crediti all'artista)
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Spesso, essere altamente sensibili può rivelarsi un grosso problema da affrontare durante la propria esistenza su questo pianeta:
Emozioni travolgenti e capaci di sopraffare la ragione, suoni insopportabili, difficoltà nello stare in zone molto affollate e rumorose, empatia schiacciante, soglia del dolore più bassa, e molto altro.
E non lo dico tanto per scrivere qualcosa, lo dico perché ci sono passata, ci sto passando adesso, e ci passerò per sempre.
Per farla breve, sono una PAS, ovvero, una Persona Altamente Sensibile, e per gli amanti dell'inglese, HSP: Highly Sensitive Person.
Che cosa cambia da una persona con una sensibilità nella media come l'80% della popolazione mondiale?
Credetemi, cambia moltissimo.
Noi PAS/HSP sentiamo tutto in maniera molto più amplificata rispetto agli altri, soprattutto le emozioni, quelle a volte possono essere davvero struggenti.
E a quanto pare le persone sembrano non capirlo:
"Che palle che sei, piangi per tutto!"
"Ma c'è qualcosa che sai fare oltre a lamentarti come un bambino viziato?"
"Che esagerat* che sei, non è mica una tragedia!"
"Sì ma non puoi spaventarti per ogni minima cosa, e che cazzo!"
"Non ti va mai bene niente oh!"
"Madonna se sei fragile, e cresci un po'!"
"Quanto sei debole!"
E molte altre frasi di questo tipo.
La maggior parte delle persone, pensano erroneamente che essere sensibili equivalga ad essere deboli e indifesi.
Beh mi dispiace, ma non è così, anzi, siamo anche più forti di loro.
Affrontiamo le loro stesse difficoltà ogni giorno pur avendo più problemi a farlo, ma andiamo avanti e ci riusciamo alla perfezione.
Sì ok, abbiamo bisogno di più pause e tranquillità, ma ciò non significa che la nostra forza sia inferiore alla loro, semplicemente usiamo altri metodi.
Per non parlare poi dei costanti pregiudizi che ci prendono a calci giorno per giorno, dal posto di lavoro alla famiglia stessa, e sono molto poche le persone che ci comprendono e ci supportano.
Nel caso non fosse chiaro, siamo perfettamente in grado di condurre una vita normale, dobbiamo solo prendere degli accorgimenti per alleviare il sovraccarico emotivo.
Ebbene sì, perché certe situazioni ci sovraccaricano il sistema nervoso, e ci portano ad allontanarci per ricaricare le energie.
Un esempio lampante sono le zone rumorose ed affollate, come ad esempio i concerti o gli stadi.
Un altro esempio sono gli amici, gli vogliamo un bene dell'anima, ma stando troppo tempo con loro ci stanchiamo facilmente, e abbiamo bisogno del silenzio per riposarci.
Un altro esempio ancora sono certi posti di lavoro: la velocità, le scadenze brevi, il multitasking, ecc. non fanno molto per noi, e ci affaticano emotivamente.
Perché ci stanchiamo così facilmente?
Perché il nostro cervello funziona in maniera diversa rispetto a quello di un individuo con una sensibilità normale: i neuroni specchio, la dopamina, l'emisfero destro, ecc. sono molto più attivi rispetto agli altri elementi, ecco perché siamo così sensibili.
Tanto per chiarire bene le cose, non abbiamo una malattia, un difetto genetico, una malformazione o che altro.
Ci siamo nati così, e siamo normali, come tutti gli altri.
Quindi per favore, smettetela di considerarci dei pazzi senza controllo o dei bambini viziati, perché ci ferite profondamente, più di quanto voi possiate immaginare.
~ Psycaliya
#hypersensitive#hypersensitivity#ipersensibile#ipersensibilità#riflessione#riflettere#empatia#empathy#psicologia#emotions#emozioni#amicizie vere#migliori amici#senza amici#amicizia#amore#relazioni#famiglia#comprensivo#comprendere#solidarietà#problemi#ragazze#ragazzi#solitudine#tristezza#depressione
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La mia psicologa dice che io ingigantisco le cose. Ho il disturbo borderline. Può essere una caratteristica?
Avere una risposta emotiva più intensa e duratura è sicuramente una caratteristica del disturbo borderline, ma tu non hai nessuna colpa, non sei tu che decidi cosa sentire. Di solito una persona non riesce a regolare le emozioni per svariati emotivi, tipo alcuni fattori biologici, la mancanza di abilità apprese, l’ambiente in cui vivi che rinforza quando ti comporti in un modo molto emotivo, l’umore basso, un sovraccarico emotivo che ti porta al punto di rottura, alcuni miti sulle emozioni. Per questo di solito la prima cosa da fare è controllare i fatti e vedere se la realtà è come credi. Molte emozioni e azioni sono generate dai pensieri e dalle interpretazioni degli eventi che ti accado, non dagli eventi in se stessi. Comunque penso tu debba parlarne con la tua psicologa, per chiarire ogni dubbio.
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BAGNINO AL LIDO FINALE
Se non finisce qui mi taglio le mani
(non è vero li amo tanto)
(carica 1, carica 2, carica 3: LIBEROA!)
First thing first: come anticipato sullo strumento di controllo e distruzione di massa, Facebook, questo è il setting di questa ultima parte (però di notte vbb)(che non ve ne frega niente ma ero al mare ed era bll)
"conosco una scorciatoia" "Ma se ti perdi a casa tua"
Ma nonostante le lamentele Ermal segue Bizio dietro il baretto e lo osserva aprire la porta di servizio
MA NON È CHE COSTUI HA PENSIERI POCO ONESTI? Si domanda mr. Meta, che comunque non pare troppo schifato dalla cosa E TE VORREI VEDERE
Però Fabrizio è un uomo onorevole e dopo aver mezzo scassinato la porta (perché in teoria aveva la chiave solo per uno dei lucchetti) lo tira per mano nella semi oscurità
E mezza idea gli era venuta, sai com'è
La mano di Ermal calda nella sua, il corpo praticamente appiccicato al suo
Poi tutte le magiche implicazioni sentimentali
(MA LIMONATELO NO?!) (No.)
Però erano là per una ragione e quindi salgono le due rampe di scale segui il corridoio sbaglia la porta torna indietro vieni asfaltato 4 volte da Ermal ma
FINALMENTE BECCANO LA PORTA GIUSTA
Fabrizio super bravo a fingere che non si fosse minimamente perso ed era tutto programmato
E spuntano sul tetto aka terrazzino aka posto in cui i poracci che stanno in spiaggia si vedono per i poracci che sono
"ce potevamo portare due birre" fa notare Fabrizio "ma da qua i fuochi si dovrebbero vedè bene. E poi è più tranquillo"
Ermal non dice niente e si siede affianco a lui lasciando quei dieci centimetri tattici che manco lo spirito santo ci sta per la tensione
E quindi mo' che fai? Non è che ti metti e limoni così a caso a tempo perso
anche se guarda ho i miei dubbi qualcuno si sarebbe lamentato vbb
No, te metti a chiaccherare del più e del meno
Della canzone che ti ha appena cantato, eh Ermal, parliamo delle canzoni dedicate con parole precise eh
"hai una voce pazzesca" dice finalmente, che è uno statement abbastanza oggettivo brv
Bizio sorride in quella maniera speciale che pare abbia di nuovo 5 anni e muove le gambe giù dal cornicione dov'erano seduti, imbarazzato
"l'inglese non è esattamente la lingua mia però" "ma guarda potresti usare solo suoni senza parole e andresti benissimo"
E che non lo sappiamo i bei suoni che vorresti sentire da Bizio
"no ma sul serio, in queste sere non cantavi mai e sono quasi offeso da sta cosa" "ma che ti offendi, al massimo sii onorato che a te l'ho fatto sentire" "eh ma mi hai privato di questo per un mese e oltre ti sembra il caso" "e non rompere, che sarai si e no la seconda persona che mi ha sentito cantare una canzone intera"
Ermal lo guarda, mentre si sentono i primi botti di avvertimento, e sorride più apertamente "se la metti così mi sento fortunato. Oserei dire speciale"
"beh, lo sei"
Ermal.exe stopped working
@ Fabbbbrizio non puoi uscirtene con queste cose che poi uno ci muore male
La scimmietta che batte i piatti nel cervello di Ermal ha cominciato ad andare a fuoco per il sovraccarico
"che poi è un po' ridicolo che non mi faccio sentire da nessuno, no? Per uno che dice di voler fare il cantante"
Fabrizio aveva detto quelle cose fissando il mare e di conseguenza ignorando il cataclisma emotivo in Ermal, che per un momento si riprende e quasi si illumina
"ANCHE IO VOGLIO"
hem. Ermal. Dai. "cosa?"
"fare il cantante. Non ridere, ma voglio fare la rockstar... Ma se per me è ridicola come idea, per te è ovvio cioè chi è il cretino che non ti scritturerebbe con il vocione che hai, il bel faccino e non parliamo dell'aria da figo e tenebroso"
"quindi ho una bella faccia e sono figo?"
Fabrizio e l'acquisizione dei concetti fondamentali 10+
Ermal stava....arrossendo? Mr faccio più figure di merda che tuffi in acqua? Arrossire? What kind of shojo nonsense is this
And yet te lo vedi là a fare i cerchietti in aria con i piedi perché si insomma che Fabrizio fosse bello era un dato oggettivo fattuale abbastanza riconosciuto da chiunque
Ma a Fabrizio frega un cazzo dell'opinione degli altri
Mentre i fuochi cominciano passa una mano attorno alle spalle, chiudendo quei pietosi centimetri che facevano più ridere che altro
"sai che pure a te ci vedo bene a fare la rock star?" Gli dice nell'orecchio e si Bizio stai certo che Ermal ha davvero capito che gli hai detto si si mica sta andando in autocombustione mannaggia ai calzoncini troppo leggeri e Fabrizio troppo vicino
Si azzarda a distogliere dai colori luminosi nel cielo per guardare il ragazzo affianco a lui e ABORT MISSION ABORT MISSION
Perché Fabrizio è bello bellissimo in generale
Pure dopo una giornata di sole caldo sale sabbia e lavoro risultava alla peggio caruccio alla meglio un pezzo di fregno su due gambe
Però in quel momento era da togliere ogni fiato
Che Ermal sarebbe riuscito a spiegare cosa muoveva le cose l'universo e tutto quanto
E stava guardando lui
Non ce sta a crede
Però era così
Fabrizio aveva allacciato lo sguardo al suo in quel misto di innocenza e divertimento e dolcezza e infinita bellezza che solo certe anime potevano avere
Ermal ringraziò il cielo che fossero seduti perché uno spettacolo del genere era da far tremare le gambe
E non parlava dei fuochi d'artificio, che proseguivano indisturbati
Senza pensarci veramente (lol con quale cervello, ormai aveva fatto sayonara) alza una mano e gli carezza leggermente il volto
Col cliché dei cliché così cliché che boh, uniscono i loro volti esattamente nel momento massimo dei fuochi e tutto l'universo pare essersi messo in ordine per stare dietro a loro
Fabrizio usa l'altro braccio per stringere Ermal e tirarlo a sé e com'è o come non é stanno a pomiciare per boh X tempo
X tempo a quanto pare era abbastanza perché 1- i fuochi finissero 2- la gente si levasse di mezzo e 3- i loro amici si rendessero conto che OPS CHE FINE AVRANNO FATTO ERMAL E FABRIZIO
(Marco: se l'universo mi ama, saranno a pomiciare)
NEWSFLASH MARCO!!!!! L'UNIVERSO (io) TI AMAAAA
e insomma li vedono sul cornicione del baretto e come tutti gli amici cagacazzo fanno partire L'APPLAUSO DELLA VITA CAMPIONI DEL MONDO BEPPE ANDIAMO A LISBONA ABBIAMO VINTO SANREMO IL CIELO È AZZURRO SOPRA QUESTO LIDO
also "A' NFAMI SCENNETE DAR TETTO PRIMA CHE VE BUTTO DE SOTTO" del capo (che volevo scrivere in pugliese ma ho la sensazione che ci capiremmo in 3)
(a onor di cronaca sarebbe "a' 'nfamun asc'nnit da ddà o v menc abbash")
E quindi forse, FORSE, dovevano scendere
A scendere hanno impiegato esattamente lo stesso tempo che a salire ma NON PER GLI STESSI MOTIVI IHIIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHI
(giuro che la smetto)
E quindi sono tutti gnignini carini Fabrizio non molla la mano di Ermal manco per sbaglio e si guardano come se avessero appeso la luna in cielo e Vige sta per: vomitare
E siccome a sfotterli siamo tutti buoni, Andrea piglia la chitarra abbandonata PYKKOLA ANCYELA e inizia a intonare qualcosa di tremendamente simile a
Summer loving had me a blast, summer loving happened so fast. I met a CIUTAGLIONE crazy for me, met a BURINO cute as can be
E vi vorrei pure chiudere qua però dalla regia mi dicono che questi l'estate dopo tornano a lavorare là perché c'era bisogno di un animatore e vuoi che Ermal non si proponga?
(L'unica maniera per farli lavorare è mettere i turni in contemporanea o stanno là a rompersi i coglioni a vicenda) (fortuna che Bizio passa al bar in maniera stabile o la gente sarebbe allegramente affogata per il tempo che lui passava a fissare il suo ragazzo muoversi al ritmo della Cintura) (male, malissimo)
(also non vi stò a dire la maniera BRUTTA in cui la tizia che fa l'animatrice con lui ci prova) (mamma mia vergognoso) (e Fabrizio non è una persona gelosa, non ti fa le scenate)
(ma per scendere lui e mettersi a ballare asereje CAPITE IL LIVELLO)
(Ermal ovviamente se la ride ma fino a una certa perché Bizio sa muoversi) (HEY META HAI SETE? MI SEMBRI THIRSTY)
Rip i poveri bambini che hanno dovuto assistere allo scambio: la loro innocenza non sarà più innocente come una volta
(e rip pure la tizia che non ha proprio capito che deve andare a giocare più in là finché stava a fare tutta la snegnina in costume striminzito e Ermal si è alzato per andare a spalmarsi su Bizio appena uscito dall'acqua con la musica di Baywatch in sottofondo)
Questo conclude questa magica avventura in 4 parti che non sapevo neanche io fin quando non mi sono trovata a scriverla
Vi auguro si trovare il Bizio del vostro Gigi, e non tirategli le trecce
(AH BONUS: AVETE PRESENTE IL LATO DESTRO DEL TETTO IN CUI C'È LA ROBA DI FERRO PER EVITARE DI CADERE DI SOTTO? INDOVINATE IL GENIO CHE HA PROVATO A FARCI TITANIC)(che dico io se devi farlo almeno al piano di sotto che è fatta bene NO DOVE STA GIUSTO APPOGGIATA)(ecco perché Ermal non è corvonero)
#metamoro#ermal meta#fabrizio moro#bagnino al lido!au#Fabrizio!bagnino#love conquers all#fireworks#sono coshi bellini#vorrei scrivere altre tag a caso ma devo andare a lavorare alla tesi#sad life#fate l'amore non fate le triennali#otp: bizio e gigi#otp: ne valeva la pena#otp: libero#otp: sono impegnato con fabrizio moro#otp: vieni qua da me#in realtà questa è la shojo au#così tanti trope che sembra Il Segreto#i cliché quelli bll
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Esaurimento emotivo: in Spagna colpisce i medici di famiglia
Esaurimento emotivo: in Spagna colpisce i medici di famiglia
Read More Uno studio recente ha attestato come il 92% dei medici di base e del personale di pronto soccorso extraospedaliero in Spagna soffra di esaurimento emotivo. Il risultato di condizioni di lavoro faticose, con un sovraccarico assoluto di cure da parte di medici che visitano tra i 50 e i 60 pazienti al giorno, invece Esaurimento emotivo: in Spagna colpisce i medici di famiglia è stato…
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Speravamo tutti di poter voltare definitivamente pagina sul confinamento di questa primavera ed eccoci invece che si ripresenta con l'autunno. Ci ritroviamo con uno stato d'animo molto simile. Vedere gli alberi perdere le foglie in questa stagione ci ricorda il nostro bisogno di lasciar andare le nostre aspettative deluse, i nostri dubbi e le preoccupazioni che si accumulano in questo tempo di confinamento.
Dal rosso intenso al giallo brillante, la gamma di colori delle foglie autunnali ci ricorda i colori caldi che ci radicano e rafforzano le basi del nostro essere. Corrispondono alla parte più profonda e a volte più ignorata di noi stessi: la nostra rabbia, le nostre paure, i nostri dubbi.
Una cosa è certa, il confinamento non ci permette più di fingere e di ignorare queste emozioni. Con l'autunno è arrivato il momento di spogliarci di loro come fa l'albero con le sue foglie.
Vorrei proporre un piccolo esercizio per lasciar andare le nostre preoccupazioni, i nostri dubbi e trovare la serenità della nostra nudità interiore, la nostra vera essenza. Osserviamo le foglie di un albero e lasciamoci assorbire da tutte le sfumature di colore che ci offre. Lasciamo che il nostro sguardo vaghi di foglia in foglia fino a quando non viene chiamato da un colore particolare che risuona dentro di noi. Questa foglia ha catturato la nostra attenzione perché probabilmente il suo colore, la sua qualità ha fatto breccia nella nostra anima. È di questa qualità che il nostro sguardo, il nostro essere ha fame in questo momento. Prendiamo quindi la foglia nelle nostre mani e lasciamo che il suo colore, il suo aspetto nutra il nostro corpo attraverso i nostri occhi. Lasciamo che si insinui nel profondo delle nostre cellule per riscaldarci e liberarci dal sovraccarico emotivo che ci soffoca. Lasciamo che l'energia di questo colore autunnale aumenti la nostra frequenza interiore e ci alleggerisca da ciò che non ci corrisponde più. Ci permetterà di ritrovare il nostro slancio interiore, che dovremo superare in questa prigionia. Anche se a volte ci sono ostacoli sul nostro cammino, c'è sempre un sentiero che ci aspetta per continuare l'incredibile viaggio della nostra vita.
Bernard e Angy Rouch
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Lo Ierofante o Papa che dir si voglia, parla del contatto con la natura. Per lui la conoscenza dei quattro elementi e delle loro caratteristiche è fondamentale. Per quanto riguarda te, avere una minima idea ti può aiutare a comprendere le sincronicità con cui ti parla la Vita. L'aria e il fuoco sono principi maschili e rappresentano rispettivamente il mondo dei pensieri e quello dello Spirito. L'acqua e la terra sono principi femminili e rappresentano rispettivamente le emozioni e la materia. Quindi, se per esempio trovi la casa allagata, potresti avere un sovraccarico emotivo. Se ti scotti potresti avere un problema ad accogliere il principio maschile. Se il vento ti infastidisce potresti avere una mente troppo produttiva, mentre ciò che ti crea disagio a contatto con l'elemento terra rappresenta problemi di radicamento. Ovviamente anche il contrario rappresenta un messaggio e tutte le sfumature che accompagnano queste eventuali manifestazioni rappresentano una personificazione del messaggio che la Vita ti sta inviando. Buona osservazione e buon martedì #ierofante #papa #natura #elementi #messaggi #messaggiodelgiorno #consigliodelgiorno #cartadelgiorno #tarologiaevolutiva https://www.instagram.com/p/COueuE6BJyP/?igshid=1ebkf3uhwddap
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Ora parlo io... lettera aperta di una Psicologa al Ministro della Salute Roberto Speranza
Caro Roberto, le mie parole non hanno colori, non hanno bandiere, non hanno giudizi o prese di posizione, le mie parole sono a difesa della salute mentale dei cittadini italiani, sì, perchè è bene ricordare, come dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità, “non c’è salute senza salute mentale”.
Perchè proprio a Natale chiudiamo l’ossigeno?
Secondo l’Alto Commissario per i diritti umani (Nazioni Unite) la moderna concezione di salute mentale include uno stato di benessere emotivo/sociale buono e delle relazioni sane, non violate tra individui e gruppi, caratterizzate da fiducia reciproca, tolleranza e rispetto per la dignità di ogni persona.
Inquadrare la salute mentale nella costellazione del diritto alla salute, come ha scritto il Professor Emerito Paolo Zatti (diritto privato Università di Padova) significa saper regolare rapporti e decisioni che si inseriscono nelle condizioni di fragilità, di fatica, di malattia e di battaglia, di handicap, di non autosufficienza, di declino delle forze e della vitalità, di vecchiaia, di attesa e di desiderio di morire, condizioni che TUTTI GLI ESSERI UMANI incontrano in qualche punto tra la nascita e la morte.
Mi permetto di sottolineare quanto questa pandemia stia sgretolando gli essere umani, nel lavoro, nell’economia, nella salute fisica, mentale, negli affetti e nelle relazioni....
Cosa sta portando il Covid? Difficoltà, conflitti, frustrazioni, solitudine, tensione, lutti, separazioni, perdite, violenze, ansie, sovraccarico di responsabilità ed impegni, paure, perplessità...siamo chiamati a riflettere su scelte personali, sul vaccino.. TUTTI, ribadisco TUTTI, in questi mesi hanno provato o provano qualcosa di “negativo”.
Una vita mentale sana e normale non è il risultato di un’esistenza indenne dalle sofferenze ma di un’esistenza dotata di RISORSE che le permettono di superarle....Proviamo insieme a considerare quali possono essere queste risorse? famiglia, affetti, amicizie, relazioni...
Ecco che la politica in questo sistema ha un ruolo fondamentale, di ascolto e di CURA...cura è la capacità di incontrare l’altro che necessita di sostegno e supporto, dare linee guida e non proibire, chiedere e dare fiducia...il nostro popolo ha dato grandi segni di saper collaborare e ascoltare, è una minoranza che trasgredisce pesantemente, una minoranza che non usa il buon senso, ma non è un problema durante il covid, questo è un problema italiano che da sempre esiste, fa parte della mentalità ormai...ma chiedere di trascorrere 1 giorno con la propria CURA non è trasgressione, è un bisogno viscerale, è una tregua, un messaggio di speranza, un abbraccio collettivo, probabilmente a Natale tutta l’Italia sarà zona gialla...e il premio caro Roberto dov’è? la gratifica per la fiducia dimostrata, il premio per l’Italia in ginocchio che ha bisogno di affetti per andare avanti? Natale è una boccata di ossigeno per l’economia del paese e per gli affetti che saranno nuovamente chiamati a separarsi e tenere duro per altri mesi...perchè state lavorando solo sull’aspetto economico e non quello della salute mentale? I bambini ogni giorno escono da scuola/asilo e vanno dai nonni perchè i genitori lavorano, proprio a Natale non possono stare con loro? La magia del Natale per i bambini rimandata?! ma se dobbiamo rimandarla a pochi giorni dopo tanto vale tenerla il 25 no?!
Chiudere i comuni è una gravissima forma di discriminazione... i piccoli paesi destinati alla solitudine...un figlio può recarsi a casa dei genitori perchè nello stesso comune mentre l’altro figlio del comune accanto li saluta in videochiamata? stiamo dividendo le famiglie, alcune addirittura le stiamo abbandonando, spesso quelle già deboli e fragili.
Il riferimento a persone significative (es. genitori, figli, nonni) è un fattore primario e si attiva dal momento della nascita, costituisce le basi delle relazioni, dei rapporti affettivi...avere questi rapporti aumenta la nostra capacità di reagire e far fronte ai momenti critici e difficili della vita e più in generale di conservare equilibrio e serenità. Il Natale per molti è una cura e noi abbiamo bisogno di far valere il diritto alla cura, per ridurre i fattori di disagio e di rinforzare la rete dei rapporti interpersonali.
Caro Ministro, so quanto difficile possa essere il suo lavoro e prendere delle decisioni collettive, non sono personalizzabili, non sono individuali ma devono tener conto perlomeno della maggioranza, e la maggioranza ora chiede la ricostruzione e il consolidamento del ruolo sociale della persona, il giorno di Natale come genitore, nonno, figlio, nipote, amico stretto, fidanzato, compagno, parente............
Ricordo le parole di Levine “la mente si consuma e il cuore diviene brace”
Un caro saluto,
Dott.ssa Psicologa Maura Montagnini Albo Psicologi della Lombardia N°12799
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