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Ora parlo io... lettera aperta di una Psicologa al Ministro della Salute Roberto Speranza
Caro Roberto, le mie parole non hanno colori, non hanno bandiere, non hanno giudizi o prese di posizione, le mie parole sono a difesa della salute mentale dei cittadini italiani, sì, perchè è bene ricordare, come dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità, “non c’è salute senza salute mentale”.
Perchè proprio a Natale chiudiamo l’ossigeno?
Secondo l’Alto Commissario per i diritti umani (Nazioni Unite) la moderna concezione di salute mentale include uno stato di benessere emotivo/sociale buono e delle relazioni sane, non violate tra individui e gruppi, caratterizzate da fiducia reciproca, tolleranza e rispetto per la dignità di ogni persona.
Inquadrare la salute mentale nella costellazione del diritto alla salute, come ha scritto il Professor Emerito Paolo Zatti (diritto privato Università di Padova) significa saper regolare rapporti e decisioni che si inseriscono nelle condizioni di fragilità, di fatica, di malattia e di battaglia, di handicap, di non autosufficienza, di declino delle forze e della vitalità, di vecchiaia, di attesa e di desiderio di morire, condizioni che TUTTI GLI ESSERI UMANI incontrano in qualche punto tra la nascita e la morte.
Mi permetto di sottolineare quanto questa pandemia stia sgretolando gli essere umani, nel lavoro, nell’economia, nella salute fisica, mentale, negli affetti e nelle relazioni....
Cosa sta portando il Covid? Difficoltà, conflitti, frustrazioni, solitudine, tensione, lutti, separazioni, perdite, violenze, ansie, sovraccarico di responsabilità ed impegni, paure, perplessità...siamo chiamati a riflettere su scelte personali, sul vaccino.. TUTTI, ribadisco TUTTI, in questi mesi hanno provato o provano qualcosa di “negativo”.
Una vita mentale sana e normale non è il risultato di un’esistenza indenne dalle sofferenze ma di un’esistenza dotata di RISORSE che le permettono di superarle....Proviamo insieme a considerare quali possono essere queste risorse? famiglia, affetti, amicizie, relazioni...
Ecco che la politica in questo sistema ha un ruolo fondamentale, di ascolto e di CURA...cura è la capacità di incontrare l’altro che necessita di sostegno e supporto, dare linee guida e non proibire, chiedere e dare fiducia...il nostro popolo ha dato grandi segni di saper collaborare e ascoltare, è una minoranza che trasgredisce pesantemente, una minoranza che non usa il buon senso, ma non è un problema durante il covid, questo è un problema italiano che da sempre esiste, fa parte della mentalità ormai...ma chiedere di trascorrere 1 giorno con la propria CURA non è trasgressione, è un bisogno viscerale, è una tregua, un messaggio di speranza, un abbraccio collettivo, probabilmente a Natale tutta l’Italia sarà zona gialla...e il premio caro Roberto dov’è? la gratifica per la fiducia dimostrata, il premio per l’Italia in ginocchio che ha bisogno di affetti per andare avanti? Natale è una boccata di ossigeno per l’economia del paese e per gli affetti che saranno nuovamente chiamati a separarsi e tenere duro per altri mesi...perchè state lavorando solo sull’aspetto economico e non quello della salute mentale? I bambini ogni giorno escono da scuola/asilo e vanno dai nonni perchè i genitori lavorano, proprio a Natale non possono stare con loro? La magia del Natale per i bambini rimandata?! ma se dobbiamo rimandarla a pochi giorni dopo tanto vale tenerla il 25 no?!
Chiudere i comuni è una gravissima forma di discriminazione... i piccoli paesi destinati alla solitudine...un figlio può recarsi a casa dei genitori perchè nello stesso comune mentre l’altro figlio del comune accanto li saluta in videochiamata? stiamo dividendo le famiglie, alcune addirittura le stiamo abbandonando, spesso quelle già deboli e fragili.
Il riferimento a persone significative (es. genitori, figli, nonni) è un fattore primario e si attiva dal momento della nascita, costituisce le basi delle relazioni, dei rapporti affettivi...avere questi rapporti aumenta la nostra capacità di reagire e far fronte ai momenti critici e difficili della vita e più in generale di conservare equilibrio e serenità. Il Natale per molti è una cura e noi abbiamo bisogno di far valere il diritto alla cura, per ridurre i fattori di disagio e di rinforzare la rete dei rapporti interpersonali.
Caro Ministro, so quanto difficile possa essere il suo lavoro e prendere delle decisioni collettive, non sono personalizzabili, non sono individuali ma devono tener conto perlomeno della maggioranza, e la maggioranza ora chiede la ricostruzione e il consolidamento del ruolo sociale della persona, il giorno di Natale come genitore, nonno, figlio, nipote, amico stretto, fidanzato, compagno, parente............
Ricordo le parole di Levine “la mente si consuma e il cuore diviene brace”
Un caro saluto,
Dott.ssa Psicologa Maura Montagnini Albo Psicologi della Lombardia N°12799
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Lettere di un adolescente nella fase 2 -emergenza covid-
Sapete cosa NON mi e’ successo in questi mesi?
- NIENTE MONDO CIRCOSTANTE: Tu mamma potevi uscire per andare a fare la spesa, in farmacia, le emergenze e poi sei rientrata persino al lavoro, ma io no, io circondato in 4 mura! all’inizio sembrava quasi un sogno, finalmente a casa da scuola a fare ciò che voglio indisturbato nella mia camera...in poco tempo quel sogno si è trasformato in un incubo, le 4 mura erano strette e soffocanti, ogni rumore era condiviso con il resto della famiglia, non potevo urlare, non potevo cantare nè ascoltare la mia musica ad alto volume, sempre con cuffie e auricolari per cercare un pizzico di privacy...il silenzio mai”
- NIENTE FACCIA A FACCIA: Tu mamma potevi affacciarti al balcone e chiacchierare con la vicina, incontravi cassiere, farmacisti, e poi anche i colleghi, vedere di persona la paura nei loro occhi e i sorrisi sulle loro bocche...io no,all’inizio sembrava nuovamente un sogno, cellulare e tablet da usare come voglio e quando voglio, senza restrizioni e limiti?! wow! in poco tempo un incubo, tutti i miei contatti si sono trasformati in robot, le connessioni vacillanti e voci che andavano e venivano, sguardi sempre fissi o che andavano a scatti, e pochi alla volta perchè vedersi con tutta la classe o la compagnia è stato impossibile.
- EMOZIONI NEGATE: Dove sono finite tutte le emozioni che era mio diritto provare? come potevo provare felicità senza condividere i baci con la mia “amica”, le stupidaggini in bicicletta con gli amici, le ricreazioni a scuola, la vittoria nelle partite...e l’amore? l’euforia? la sorpresa? mi sono accorto che tutte le emozioni positive da solo non riuscivo a viverle, ho bisogno degli altri...così è stato più facile vivere la tristezza, la malinconia, la paura, l’ansia e la rabbia...si perchè anche voi genitori avevate queste preoccupazioni: il lavoro, i soldi, la paura del contagio, gestire i nonni, la scuola e gli insegnanti, noi figli...mi sono accorto di avere dentro di me molte emozioni negative che non pensavo di poter vivere tutte insieme e mi sono sentito solo
- NIENTE DIVERTIMENTO: anche tu mamma non ti sei divertita è vero, ma so bene che i tuoi sabati sera sono in famiglia con papà e le domeniche a pranzo con i nonni, ti manca l’amica per bere il caffè ed il corso di zumba...però io mamma avevo bisogno di andare alle feste di compleanno, alla festa di carnevale in oratorio, al parco sulle panchine con gli amici, fare biciclettate e rincorrerci senza senso per un’ora, di andare agli allenamenti, alla partita per provare a vincere e poi uscire a festeggiare con tutta la squadra, avevo bisogno di andare a scuola, lamentarmi dei compiti e prendere in giro gli insegnanti, persino simulare un mal di testa per non farmi interrogare, avevo bisogno di vedere la mia “amica” e provare la pelle d’oca solo a tenerci per mano...dovevo fare tutto questo perchè sono i miei scopi di vita!
Ma ora ho deciso di non restare chiuso in queste emozioni negative, io rivoglio tutte le altre...non voglio restare nelle 4 mura perchè tanto mi ci sono abituato e adattato, posso uscire e non voglio sprecare questa opportunità...rivoglio la mia vita, gradualmente lo so, ma un pezzo alla volta tornerò ad essere quello che ero ed avevo...voglio ACCETTARE che questo periodo sia stato una esperienza, voglio ACCETTARE perchè non sempre le cose si scelgono e non posso continuare ad arrabbiarmi e sfogarmi con la mia famiglia, loro non c’entrano nulla, anzi soffrono quanto me anche se sembra sempre di meno.
A = attività, attenzione al rispetto delle regole, amici, amore, ascolto
C = confronto, collaborazione, compagnia, creatività
C = contribuisco a far sparire il virus rispettando le regole
E = educazione, equilibrio, emozioni da ritrovare, etica
T = tempo e spazi da gestire e rispettare
T = toccasana (fare ciò che ora posso fare, anche se limitato, è tutto ciò che può far ritrovare me stesso)
A= abbattere tutte le paure, i contagi e il virus
Dott.ssa Montagnini Maura
Psicologi della Lombardia N° 12799
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Sindrome da Burnout: sintomi, cause e possibili soluzioni
La Sindrome da Burnout è un effetto patologico dato da un lungo processo e fattori di stress sul luogo di lavoro. Colpisce tutte le categorie che lavorano a contatto con le persone, assistenza sociosanitaria in primis. (OSS-operatori socio sanitari). Un accumulo di energie che rischiano di non essere scaricate e bruciare dall’interno (burnout = bruciare).
E’ un insieme di sintomi da ascoltare, da osservare, campanelli d’allarme da non sottovalutare:
- stanchezza fisica ed emotiva che conduce a scarso interesse per il lavoro, scarsa concentrazione ed attenzione, porta a rimandare i compiti da svolgere o dimenticarsene
- frustrazione, ridotto senso di realizzazione e scarsa autostima che sfocia in aggressività e rabbia
- sintomi psicosomatici: ansia (tachicardia, respirazione alterata, rigidità muscolare, emicranie, tic nervosi, bruciori di stomaco, gastriti, disturbi sonno-veglia, insonnia... per alleviare i dolori si rischia di assumere troppi farmaci che peggiorano la situazione o farsi consolare da alcol e sostanze tossiche
Le cause più frequenti sono le strutture mal gestite:
- sovraccarico del lavoro e mansioni non competenti: mole di lavoro, mansioni oltre l’orario di lavoro, richiesta di servizi extra, turni inadeguati, lavori non di competenza (es.pulizie, somministrazione farmaci...)
- mancato riconoscimento emotivo e retributivo: contratti precari, inadeguati, paghe e retribuzioni non corrette, lavoro nero, sfruttamento, non riconoscimento di scatti di livello
- mancato affiancamento di personale adeguato: assenza o incompetenza del personale (psicologi, coordinatori, supervisori) per verificare le situazioni di disagio tra colleghi, disaccordi, maltrattamenti tra il personale che finiscono per comprometterne il buon lavoro e dimenticare l’obiettivo comune “il paziente”, sportelli di ascolto ed equipe psicologiche
Possibili soluzioni a livello interpersonale:
- attenzione ai campanelli d’allarme (segnali emotivi e fisici-psicosomatici) e attenzione all’uso/abuso di farmaci o sostanze per star meglio (è solo un trattamento locale e momentaneo ma non duraturo!)
- essere positivi e “staccare la spina” (non fuggire dalla situazione stressante ma circondarsi anche di molte altre positività), trovare tempo per sè e non pensare solo al lavoro (il lavoro occupa 1/3 della giornata, 1/3 viene speso per riposare e dormire, il restante terzo deve essere speso per sè, per scaricare le energie accumulate (attraverso lo sport, hobbies, interessi fisici e/o mentali)
- non isolarsi e non sentirsi soli, circondarsi di amici e famigliari, anche on line si possono trovare conforto e sostegno. è importante sapere che non si è gli unici a provare certe situazioni ma, molte persone condividono e vi comprendono (la pagina “Angeli chiamati Oss” su facebook nasce proprio per creare una grande famiglia, comprendere il sistema malfunzionante per poter lottare e apportare cambiamenti significativi)
- impariamo ad osservarci e capirci, ad utilizzare la nostra empatia non per soffrire ma per portare positività agli altri, ricordiamoci che nel lavoro sociale l’obiettivo è il bene dell’utente (se voi siete sereni anche l’utente lo sarà e questo sarà per voi motivo di gratifica personale). Quando manca la gratifica esterna dobbiamo essere in grado di cercarla altrove, anche nelle piccole cose. Analizziamo i nostri punti deboli ed accettiamoli, non siamo “supereroi” ma umani, non facciamoci spaventare dalle nostre debolezze e trasformiamole in punti di forza per aiutare gli altri
- cercare le figure competenti che sul lavoro possono ascoltarci (responsabili, coordinatori, persone di riferimento, supervisori, psicologi) puntando l’attenzione sulla carenza di equilibri interni al personale che necessita di attenzione prima che si ripercuota sulla struttura (far capire che non si tratta di una banale lamentela ma qualcosa di più profondo su cui fare attenzione)
- utilizzare metodi gentili nei confronti delle persone che lavorano con noi, non giudicare o criticare il lavoro degli altri ma cercare di capirlo, aiutare i nuovi arrivati, facilitare il lavoro e non mettere in difficoltà gli altri (non perdete di vista che abbiamo scelto di lavorare nel sociale quindi con equipe di persone che non possiamo scegliere, ma con cui dobbiamo avere un rapporto sereno e costruttivo), condividiamo il nostro lavoro invece di fare una gara per vedere se anche gli altri possono arrivarci da soli, noi siamo soggetti a stress ma ricordiamoci che anche noi stessi potremmo essere fonte di stress per gli altri (evitiamolo!!!), impariamo a chiedere sempre “per favore”, a dire “grazie” e fare sorrisi...il lavoro deve avere risvolti piacevoli e leggeri
- ricordiamoci di “formarci” e tenerci aggiornati su nuove tecniche e conoscenze; la conoscenza ci permette di poter essere più sicuri di quello che stiamo facendo e avere competenza, aumenta la nostra autostima e ci rende più forti
- impariamo ad avere fermezza e farci rispettare, non accettare di essere sfruttati, attenerci alle mansioni che siamo tenuti a fare e ciò per cui abbiamo studiato, “il lavoro nobilita l’uomo”, attraverso il lavoro si cresce, si diventa migliori e si eleva la dignità.
Dott.ssa Montagnini Maura
CONTATTI: Pagina fb: psicologo on-line Dott.ssa Montagnini Maura Profilo fb: Psicologa Montagnini Maura email: [email protected]
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Perche’ gli OSS (operatori socio sanitari) sono un pò “psicologi”
Sembra un titolo molto azzardato lo ammetto, sono Psicologa e so benissimo che il percorso di studi di un Oss è differente dal mio, ma devo riconoscere che il loro lavoro a stretto contatto con gli utenti è, e deve essere ricco di psicologia.
Proviamo a sentirci per un attimo la persona che mette piede in una struttura per ricevere assistenza socio sanitaria (giovane, adulto, anziano non fa differenza). Sto lasciando la mia vita alquanto dolorosa per andarmene incontro ad una nuova, qualcosa di sconosciuto in cui rischio di perdere me stesso e i miei famigliari, indifeso in un unico pensiero: “so quando entro ma non so quando esco”, ho paura e mi sento in crisi.
Ora proviamo ad immaginarci Oss, per scelta, per vocazione, per dare tutto me stesso agli altri...non sono Dio, nè psicologo, nè infermiere, ne’ medico, non ho il compito di guarire le persone o dar loro l’immortalità, ma ho il compito di farli sentire “Persone” e non ammalati e specialmente “senza via di uscita”.
Un Oss deve mettere in campo tutte le sue risorse, non solo abilità manuali (che dobbiamo comunque riconoscere essere “toste”) ma anche e soprattutto psicologiche, di forte costanza ed empatia... “se cadi tutti possono allungarti un braccio ma non tutti possono aiutarti a non aver paura di alzarti” ecco perche’ un Oss a differenza dei famigliari, non nutrendo un attaccamento affettivo/emotivo con l’utente, può trasmettere fiducia, sicurezza e conforto attraverso la propria lucidità.
Un Oss può ASCOLTARE in silenzio senza giudicare una malattia e un comportamento, sa se ad una persona piace parlare o restare in silenzio, sa se dare una parola di conforto o basta uno sguardo....
Un Oss SA che gli utenti non sono tutti uguali ma che tutti hanno il diritto di sentirsi accettati e rispettati, nel loro bisogno di salvezza, di sicurezza e di protezione....
Un Oss può OSSERVARE per capire i bisogni fisiologici degli utenti e, proprio come uno psicologo, può provare ad individuare il problema, che ricordiamo esistere anche quando non è esplicito ed evidente...da qui può chiamare persone di competenza specifica e collaborare alla buona riuscita del caso attraverso il canale dell’equipe.
Un Oss è tutto questo e molto di più...è necessario riconoscere il loro ruolo, che va oltre il concetto di “lavoro”, è tra le occupazioni più stressanti perchè sì, lavorano con le persone, ma loro stessi per primi sono “persone”, anche loro con le loro umane debolezze e non, in quanto Oss, costretti ad essere supereroi.
Dott.ssa Maura Montagnini Albo Psicologi della Lombardia N°12799 www.psicologia-online-brescia.it Pagina Facebook: Psicologo on-line Dott.ssa Montagnini Maura Profilo Facebook: Psicologa Montagnini Maura
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Dott.ssa Psicologa Montagnini Maura
Sorridere rende felici…
Che tu sia una persona, in questo particolare momento della tua vita, felice o triste, sicuramente conosci il sorriso…
Il sorriso è indispensabile per stare psicologicamente bene, per affrontare la giornata e perché No, affrontare la vita!
Sorridere allevia il dolore e ci rende sereni… scientificamente il sorriso rilascia la serotonina (ormone della felicità), estrogeni, dopamina e ossitocina che regolano i nostri stati d'animo!
La risata è una delle sensazioni più piacevoli che esprimiamo, per affrontare la vita in modo sano e positivo, gentile e altruista, e come sempre, pensare agli altri ci fa stare bene!
Secondo uno studio, quando sorridiamo a qualcuno, nel 50% dei casi la persona ci restituisce il sorriso…quindi siamo già a metà strada per la felicità!
Esiste “l'ipotesi del feedback facciale”..se ci sforziamo di sorridere quando non vi è motivo, ciò è sufficiente a sollevare il nostro stato d'animo. Quindi sorridiamo, quando siamo fuori casa, ad un collega, alla cassiera del supermercato, al benzinaio..ma regaliamo un sorriso anche a noi stessi, quando guidiamo, quando facciamo la doccia..ogni sorriso vale un punto in serenità e gioia!
L'emozione genera un'espressione facciale ma anche l'espressione facciale genera un'emozione!
Senza contare che dare un sorriso significa esprimere all'altro che può fidarsi di noi!
“Un giorno senza sorriso è un giorno perso” Chaplin.
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Sorridere rende felici...
Che tu sia una persona, in questo particolare momento della tua vita, felice o triste, sicuramente conosci il sorriso...
Il sorriso è indispensabile per stare psicologicamente bene, per affrontare la giornata e perché No, affrontare la vita!
Sorridere allevia il dolore e ci rende sereni... scientificamente il sorriso rilascia la serotonina (ormone della felicità), estrogeni, dopamina e ossitocina che regolano i nostri stati d'animo!
La risata è una delle sensazioni più piacevoli che esprimiamo, per affrontare la vita in modo sano e positivo, gentile e altruista, e come sempre, pensare agli altri ci fa stare bene!
Secondo uno studio, quando sorridiamo a qualcuno, nel 50% dei casi la persona ci restituisce il sorriso...quindi siamo già a metà strada per la felicità!
Esiste "l'ipotesi del feedback facciale"..se ci sforziamo di sorridere quando non vi è motivo, ciò è sufficiente a sollevare il nostro stato d'animo. Quindi sorridiamo, quando siamo fuori casa, ad un collega, alla cassiera del supermercato, al benzinaio..ma regaliamo un sorriso anche a noi stessi, quando guidiamo, quando facciamo la doccia..ogni sorriso vale un punto in serenità e gioia!
L'emozione genera un'espressione facciale ma anche l'espressione facciale genera un'emozione!
Senza contare che dare un sorriso significa esprimere all'altro che può fidarsi di noi!
"Un giorno senza sorriso è un giorno perso" Chaplin.
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