#catalogazione
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storiearcheostorie · 10 months ago
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Lucca, digitalizzati i codici della fondo Lucchesini
LUCCA – La collezione della Biblioteca Statale di Lucca, 22 preziosi codici appartenenti al fondo Lucchesini,  è ora on line. Il catalogo di questi Tesori è stato realizzato da Internet culturale, portale curato e diretto dall’Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane che consente l’accesso al patrimonio delle stesse biblioteche. La maggior parte dei codici che fanno…
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falcemartello · 2 years ago
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"Il più bello esemplare di fascista in cui ci si possa oggi imbattere (e ne raccomandiamo agli esperti la più accurata descrizione e catalogazione) è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dare del fascista a chi fascista non è".
Leonardo Sciascia
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Per oggi è tutto (per fortuna), la giornata del 25 Aprile finisce qui. Buonanotte!
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abr · 2 years ago
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"Il più bello esemplare di fascista in cui ci si possa oggi imbattere (e ne raccomandiamo agli esperti la più accurata descrizione e catalogazione) è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dare del fascista a chi fascista non è".
Leonardo Sciascia
dedicato ai medioman un tot al chilo, tipo - uno a caso - Paolo Berizzi.
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gregor-samsung · 2 years ago
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“ Invece di seguire il programma di austerità del suo predecessore Hoover, il presidente del New Deal, come ha notato Barbara Spinelli su «la Repubblica», «aumentò ancor più le spese federali. Investì enormemente sulla cultura, la scuola, la lotta alla povertà». Purtroppo, aggiunge la Spinelli, «non c’è leader in Europa che possegga, oggi, quella volontà di guardare nelle pieghe del proprio continente e correggersi. Non sapere che la storia è tragica, oggi, è privare di catarsi e l’Italia, e l’Europa». Già: addirittura una «catarsi». Ma è proprio quello che ci vorrebbe. Roosevelt, infatti, non mise solo i disoccupati a scavare buche e a riempirle, come tanto spesso si dice. Tre dei più importanti progetti della Works Progress Administration, i più singolari, innovativi e duraturi, furono quelli compresi nel cosiddetto Progetto Federale numero 1, altrimenti noto come Federal One, che sponsorizzò per la prima volta piani di lavoro per insegnanti, scrittori, artisti, musicisti e attori disoccupati. Il Federal Writers’ Project, il Federal Theatre Project e il Federal Art Project misero al lavoro per qualche anno più di ventimila knowledge workers (come li chiameremmo oggi), tra i quali c’erano Richard Wright, Ralph Ellison, Nelson Algren, Frank Yerby, Saul Bellow, John A. Lomax, Arthur Miller, Orson Welles, Sinclair Lewis, Clifford Odets, Lillian Hellman, Lee Strasberg (il fondatore del mitico Actors Studio) ed Elia Kazan. Non si trattò di elemosina: checché. Oltre a produrre opere d’arte (migliaia di manifesti, disegni, murales, sculture, pitture, incisioni...), gli artisti plastici e figurativi vennero impiegati nella formazione artistica e nella catalogazione dei beni culturali, e crearono e resero vivi anche un centinaio di community art centres e di gallerie in luoghi e regioni in cui l’arte era completamente sconosciuta. In tre anni, nella sola New York, più di dodici milioni (12.000.000!) di persone assistettero agli spettacoli teatrali incentivati dal Federal Theatre Project. Quanto al Writers’ Project, che costò ventisette milioni di dollari in quattro anni, produsse centinaia di libri e opuscoli, registrò storie di vita di migliaia di persone che non avevano voce e le classificò in raccolte etnografiche regionali, ma soprattutto, con le American Guide Series, contribuì a ridare forma all’identità nazionale degli Stati Uniti, che la Grande Depressione aveva profondamente minato, fondandola su ideali più inclusivi, democratici ed egualitari. E scusate se è poco. Tuttavia anche lì, e anche allora, non mancavano i sostenitori dell’idea che la cultura è un lusso e, soprattutto, un lusso di sinistra. Dal maggio del 1938, sotto la guida di due «illuminati statisti» come Martin Dies e J. Parnell Thomas, la Commissione della Camera contro le attività antiamericane non smise di accusare i tre progetti di essere al soldo di Mosca e non si arrese fino a quando non furono fermati. Poi, venne la guerra e molti sogni si infransero. Ma intanto, con quel solido lavoro culturale alle spalle, le fondamenta di una nuova consapevolezza di sé e di una nuova idea di futuro erano comunque gettate. E da lì, dall’idea di fondo della necessità dell’intervento statale per vivificare la cultura e modificare così la specializzazione produttiva di un Paese, partirà, già durante la guerra, un altro liberale illuminato, Vannevar Bush, consigliere di Roosevelt, per elaborare il famoso rapporto Science: the Endless Frontier, che rappresenta un po’ il manifesto della politica culturale e scientifica – e a ben vedere anche economica – che avrebbero seguito gli Stati Uniti nei successivi decenni fino a Barack Obama. “
Bruno Arpaia e Pietro Greco, La cultura si mangia, Guanda (collana Le Fenici Rosse), 2013¹ [Libro elettronico]
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fashionbooksmilano · 1 year ago
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Emilio Federico Schuberth
Moda e media ai tempi della dolce vita
Dorothea Burato
Electa, Milano 2023,128 pagine, 17,2x24cm, ISBN 9788892824317
euro 24,00
email if you want to buy : [email protected]
Il volume è l’esito di una approfondita ricerca sulla figura dello stilista di origini napoletane attivo a Roma a partire dagli anni Quaranta. Emilio Federico Schuberth si impone sul territorio nazionale e internazionale grazie soprattutto al sapiente uso di strategie di promozione del suo marchio attraverso il medium cinematografico e quello televisivo. Nel panorama della moda italiana, che si afferma a partire dal dopoguerra, Schuberth rappresenta una voce fuori dagli schemi: il suo atelier è stato una tappa obbligata per le dive del cinema, le soubrette del varietà e le donne più eleganti del jet set internazionale. Schuberth veste le più grandi dive del cinema, come Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Martine Carol, Valentina Cortese, Alida Valli, Anna Magnani, Bette Davis e Gloria Swanson, sia dentro che fuori dallo schermo, recita in alcuni film e partecipa a trasmissioni televisive di grande popolarità come Carosello, Il Musichiere e La via del successo. Nel volume la storia dello stilista-star viene raccontata attraverso quattro macro-sezioni: la prima è dedicata alla biografia del sarto, fino ad oggi poco indagata; la seconda alla ricognizione del proficuo rapporto che Schuberth ha instaurato con il mondo del cinema in venti anni di attività, dalla partecipazione come attore in alcuni film, alla promozione del proprio marchio grazie alle più famose dive del cinema; la terza si focalizza sul lavoro di Schuberth come stilista al servizio del grande schermo; la quarta sezione è dedicata alle esperienze nell’ambito radiotelevisivo e all’uso strategico che lo stilista fa del neonato medium televisivo promuovendo le sue creazioni anche al pubblico di massa. Chiude il volume l’analisi del filmato promozionale Vedette 444, brillante analogia tra la creazione di moda e l’industria meccanica cui prende parte anche Schuberth. Il materiale dell’archivio CSAC, nello specifico i figurini del Fondo Schuberth e le fotografie del Fondo Publifoto Roma, si è rivelato uno strumento di studio fondamentale per la ricostruzione dell’attività del sarto in oltre due decenni di attività e ha fornito un ricco repertorio di immagini e documenti per il libro. Ne è testimonianza l’album dei figurini di moda, in chiusura del libro, con una selezione di materiale particolarmente rappresentativo della vivacità e varietà che ha caratterizzato l’attività dell’atelier di Schuberth nei decenni centrali del Novecento. Il volume è il quarto di una serie di pubblicazioni e iniziative in collaborazione tra la casa editrice Electa e CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma. Lo studio, e il prezioso lavoro di riordino e catalogazione di cui questa pubblicazione offre testimonianza, ha dato a CSAC l’opportunità di catalogare e digitalizzare tutti i bozzetti e le fotografie del sarto in modo da rendere fruibile il patrimonio del fondo all’esterno.
02/11/23
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rpallavicini · 2 years ago
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Fascisti rossi
“Il più bello esemplare di fascista in cui ci si possa oggi imbattere (e ne raccomandiamo agli esperti la più accurata descrizione e catalogazione) è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dar del fascista a chi fascista non è”.Leonardo Sciascia Sì, cari Piddini, cari centri sociali eccetera eccetera parlava di voi, esattamente di voi
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fridagentileschi · 1 year ago
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Quel manipolo di "rossi" che soffoca Wikipedia
Chi propone voci storiche contrarie alla vulgata di sinistra è sbattuto fuori senza troppe cerimonie: alla faccia della conclamata neutralità
Catalogare il mondo e metterlo a disposizione dell'umanità, ecco il sogno che Diderot e gli Illuministi volevano realizzare con l'Encyclopédie, un progetto che avrebbe messo in seria discussione il sapere e le autorità tradizionali
Quasi tre secoli dopo, sono le Enciclopedie a capitolare di fronte ad una nuova sfida, altrettanto ambiziosa e ancora più rivoluzionaria, che affida la catalogazione e la diffusione della conoscenza non più a una ristretta élite di dotti intellettuali, ma a una vasta massa di volonterosi dilettanti. Stiamo ovviamente parlando di Wikipedia, l'enciclopedia virtuale in cui si è imbattuto chiunque abbia un minimo di familiarità con Internet. Più simile alla Biblioteca di Babele immaginata da Borges che alla Enciclopedia Treccani elaborata da Gentile, Wikipedia è una delle poche realtà efficienti e gratuite che da oltre un decennio sono un saldo punto di riferimento nel caotico mare magnum della Rete, che ha inghiottito corazzate che sembravano inaffondabili come Second Life o Myspace e progetti simili come l'enciclopedia multimediale della Microsoft Encarta o quella lanciata da Google chiamata Knol e totalmente dimenticata.
Concepita nel 2001 da Jimmy Wales, un utopista smanettone appassionato di Ayn Rand, e da uno scettico dottorando in filosofia all'Università dell'Ohio, Larry Sanger, Wikipedia prende il nome da un termine hawaiano, wiki, che significa veloce; sin dall'inizio si offre come piattaforma di contenuti prodotti e curati da chiunque ne avesse accettato le regole fondamentali, conosciute come i Cinque Pilastri: niente ricerche originali, punto di vista neutrale, verificabilità delle fonti, e due comandamenti che riecheggiano quelli di Steve Jobs: be bold, ovvero «sii audace», e «ignora tutte le regole». In questo caso, la differenza sta nel fine, che non è, come per Apple, il profitto mascherato da raffinatezza, ma la catalogazione e la diffusione di tutto lo scibile umano senza scopo di lucro.
Il successo è immediato, e supera ogni rosea previsione: aperta a tutti e con la neutralità dell'informazione come requisito fondante, Wikipedia si diffonde a macchia d'olio, diventando la prima enciclopedia al mondo per mole di informazioni e lettori, mentre progetti di ben altre ambizioni e solidità innalzano bandiera bianca, come l'Encyclopedia Britannica, che nel 2012 ha rinunciato alla versione cartacea, o la nostra Treccani, che ha addirittura abdicato al suo ruolo guida, rimandando i suoi lettori online ad alcune voci di Wikipedia. Oggi, la libera enciclopedia del web è pubblicata in 285 lingue, comprese quelle morte come il latino, o artificiali come l'esperanto e il klingoniano, noto solo agli aficionados di Star Trek. La sola versione in lingua inglese, se stampata, oggi occuperebbe 2000 volumi come quelli di un'enciclopedia classica, con un indice superiore ai quattro milioni di voci, quasi tutte attendibili, grazie al lavoro costante dei collaboratori e degli amministratori, volontari eletti dalla comunità e preposti al controllo delle singole voci.
Alla storia di questo progetto è dedicato un brillante saggio: Wikipedia, di Emanuele Mastrangelo ed Enrico Petrucci, edito da Bietti (pagg. 394, euro 16). Oltre a descrivere accuratamente la storia di Wikipedia, il libro getta qualche ombra sugli amministratori della versione in italiano, che, invece di essere gelosi custodi della neutralità del sapere, sono zelanti vestali del politicamente corretto.
Come ha provato sulla propria pelle uno degli autori, chi non si conforma alla vulgata resistenziale, anche se è un ricercatore laborioso e affidabile, viene inesorabilmente espulso dalla comunità dei collaboratori italiani. Un piccolo ma agguerrito manipolo di amministratori fa catenaccio contro le forze oscure della reazione in agguato, vigilando contro la pubblicazione di versioni che possano anche lontanamente mettere in dubbio l'egemonia culturale della sinistra, vedi le voci sull'Attentato di via Rasella (derubricato a Fatti di via Rasella), per non parlare della Guerra civile in Italia 1943-45, realtà inconcepibile per chi conosce soltanto la gloriosa ribellione del popolo italiano contro la sanguinaria tirannide.
I gendarmi della memoria agiscono come la psicopolizia descritta da Orwell in 1984, impegnata a riscrivere la storia; ma i nostalgici degli Anni Settanta, che, per fortuna, sopravvivono quasi solo su Internet, non sono gli unici colpevoli, dato che sarebbe facile impegnarsi a contrastarli con successo, come dimostrano i due autori. Purtroppo, anche in Rete, come sui grandi giornali e nelle televisioni nazionali, la cultura, se non è allineata, non interessa quasi a nessuno: è talmente noiosa�.
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sanlupo · 7 days ago
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Ci sono due che si stanno scannando nell'ufficio di catalogazione send help
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enkeynetwork · 21 days ago
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afnews7 · 2 months ago
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Il Patrimonio Culturale lasciato da Luca Boschi va al popolo!
Periodicamente rompo le scatole al buon Pier Luigi Gaspa (grazie!) per sapere a che punto siamo (anche perché si tratta ovviamente di molto materiale e variegato assai)… Ordunque, Pier Luigi dixit: “… per quanto riguarda il patrimonio culturale di Luca, è in via di catalogazione da parte della Biblioteca delle Nuvole di Perugia, alla quale è stato via via donato, anche per seguire un’indicazione…
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carmenvicinanza · 3 months ago
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Amanda Nguyen
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Di grande ispirazione è la storia di Amanda Nguyen, prima vietnamita ad andare nello spazio e attivista per i diritti umani.
A soli 25 anni è stata l’artefice dell’approvazione della Legge sui diritti delle sopravvissute alle aggressioni sessuali e dato il via al movimento contro la violenza e feticismo sulle donne asiatiche in America.
Nominata per il Nobel per la Pace nel 2019 e Donna dell’Anno 2022 per la rivista Time, è stata annoverata tra le 100 migliori pensatrici del pianeta da Foreign Policy.
Il suo nome completo è Amanda Ngoc Nguyễn ed è nata il 10 ottobre 1991. Sin da bambina ha desiderato andare nello spazio.
Laureata a Harvard, ha fatto uno stage alla NASA e condotto ricerche sugli esopianeti presso il Center for Astrophysics di Harvard & Smithsonian.
Era ancora una studentessa quando, nel 2013, ha subito una violenza sessuale.
Determinata a non lasciare che la sua aggressione facesse deragliare il suo obiettivo di entrare alla NASA dopo la laurea, aveva optato per la catalogazione del suo kit di stupro (le prove di un reato sessuale). Successivamente, ha scoperto che la sua scelta di rimanere anonima le dava solo sei mesi per agire prima che lo stato distruggesse il kit, rendendo impossibile qualsiasi futura azione legale.
Invece di arrendersi a una legge che di fatto le negava giustizia, ha deciso di impegnarsi e lottare per un cambiamento, per se stessa e per le sopravvissute di tutto il mondo, dedicandosi completamente alla difesa dei diritti delle vittime di violenza.
Ha messo su una potente campagna virale attraverso la quale è riuscita a raccogliere in breve tempo centomila firme per promuovere un decreto che ella stessa aveva redatto, il Sexual Assault Survivors’ Rights Act che Barack Obama ha firmato nel 2016 che prevede, tra le altre cose, il diritto di avere le prove di un kit di stupro conservate senza accusa per tutta la durata della prescrizione.
Ha prestato servizio come vice collegamento della Casa Bianca per il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti prima di decidere di dedicarsi a tempo pieno alla no profit Rise che aveva creato nel 2014 per proteggere e sostenere le vittime di abusi.
Ha ideato eventi di grande impatto come una sfilata di moda durante la New York Fashion Week al MoMA, con modelle sopravvissute ad aggressioni sessuali e dato vita alla mostra What Were You Wearing? – Come eri vestita?, in cui sono esposti gli indumenti indossati da tante donne al momento dello stupro.
Ospite d’onore della Marcia delle Donne di Washington del 2017 contro le politiche discriminatorie di Trump, l’anno seguente è stata tra le protagoniste della campagna We the Future che mirava a sensibilizzare decine di migliaia di scuole medie e superiori degli Stati Uniti.
Intanto, la sua faccia e il suo impegno rimbalzavano sulle copertine delle maggiori riviste del pianeta e veniva ospitata nei più importanti talk show.
Il sogno di andare nello spazio non l’ha mai abbandonata e nel 2021 è diventata scienziata astronauta presso l’International Institute of Astronautical Sciences, dove ha condotto ricerche sulla salute delle donne.
Nel 2024, Blue Origin ha annunciato che sarà la prima vietnamita a volare nello spazio in una missione New Shepard.
Tanti sono stati i premi ricevuti in riconoscimento del suo lavoro, la sua storia compare nell’antologia del 2022 We Are Here: 30 Inspiring Asian Americans and Pacific Islanders Who Have Shaped the United States pubblicata dallo Smithsonian Institution e Running Press Kids.
Sta lavorando per far approvare dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite una risoluzione che estenda a livello globale i princìpi della legge di cui è artefice per garantire un accesso più equo al sistema di giustizia sociale che va dall’assistenza medica al diritto di avere un’istruzione. 
Dopo aver riscritto la legge ha scritto la sua storia nel libro Saving Five: A Memoir of Hope che vedrà la luce in marzo 2025. Un tributo alla resistenza, una celebrazione della guarigione attraverso l’azione e un grido che risuona per cambiare il mondo.
Da attivista a astronauta il cammino di Amanda Nguyen è piastrellato di impegno e determinazione.
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quartopiano · 6 months ago
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gianlucacrugnola · 7 months ago
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Cemento Atlantico - Danza Negra
Il desiderio irrefrenabile di viaggiare senza tregua, a tutti noto come “Wanderlust”, in un contesto clinico assume il termine di “Dromomania”. Azioni e abitudini contemporanee subiscono spesso una catalogazione ritrovandosi associate a sindromi o patologie di calcolo (pseudo)scientifico. La dromomania è davvero tale? Si tratta di una fuga dissociativa o di un sentimento necessario ai fini…
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sardies · 7 months ago
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La Asl Sassari apre “La biblioteca che accoglie”
Sassari. Con la digitalizzazione e catalogazione di tutti i libri, il progetto della Biblioteca che Accoglie diventa realtà all’interno della Asl di Sassari. Si è concluso in questi giorni il progetto che ha visto impegnati un gruppo di utenti del Dipartimenti di Salute mentale in un corso di formazione sui temi della catalogazione, che li ha visti partecipare anche ad una serie di percorsi di…
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fashionbooksmilano · 11 months ago
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Emilio Federico Schuberth
Moda e media ai tempi della dolce vita
Dorothea Burato
Electa, Milano 2023, 128 pagine, 17x24cm, ISBN 97888284317
euro 24,00
Il volume è l’esito di una approfondita ricerca sulla figura dello stilista di origini napoletane attivo a Roma a partire dagli anni Quaranta. Emilio Federico Schuberth si impone sul territorio nazionale e internazionale grazie soprattutto al sapiente uso di strategie di promozione del suo marchio attraverso il medium cinematografico e quello televisivo. Nel panorama della moda italiana, che si afferma a partire dal dopoguerra, Schuberth rappresenta una voce fuori dagli schemi: il suo atelier è stato una tappa obbligata per le dive del cinema, le soubrette del varietà e le donne più eleganti del jet set internazionale. Schuberth veste le più grandi dive del cinema, come Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Martine Carol, Valentina Cortese, Alida Valli, Anna Magnani, Bette Davis e Gloria Swanson, sia dentro che fuori dallo schermo, recita in alcuni film e partecipa a trasmissioni televisive di grande popolarità come Carosello, Il Musichiere e La via del successo. Nel volume la storia dello stilista-star viene raccontata attraverso quattro macro-sezioni: la prima è dedicata alla biografia del sarto, fino ad oggi poco indagata; la seconda alla ricognizione del proficuo rapporto che Schuberth ha instaurato con il mondo del cinema in venti anni di attività, dalla partecipazione come attore in alcuni film, alla promozione del proprio marchio grazie alle più famose dive del cinema; la terza si focalizza sul lavoro di Schuberth come stilista al servizio del grande schermo; la quarta sezione è dedicata alle esperienze nell’ambito radiotelevisivo e all’uso strategico che lo stilista fa del neonato medium televisivo promuovendo le sue creazioni anche al pubblico di massa. Chiude il volume l’analisi del filmato promozionale Vedette 444, brillante analogia tra la creazione di moda e l’industria meccanica cui prende parte anche Schuberth. La ricerca, che incrocia materiale d’archivio con documenti audiovisivi e testimonianze di diversa origine, porta alla luce una figura imprescindibile per la conoscenza dello sviluppo del settore della moda che dal dopoguerra in avanti ha fatto la fortuna del Paese. Il materiale dell’archivio CSAC, nello specifico i figurini del Fondo Schuberth e le fotografie del Fondo Publifoto Roma, si è rivelato uno strumento di studio fondamentale per la ricostruzione dell’attività del sarto in oltre due decenni di attività e ha fornito un ricco repertorio di immagini e documenti per il libro. Ne è testimonianza l’album dei figurini di moda, in chiusura del libro, con una selezione di materiale particolarmente rappresentativo della vivacità e varietà che ha caratterizzato l’attività dell’atelier di Schuberth nei decenni centrali del Novecento. Lo studio, e dunque questa pubblicazione su Emilio Federico Schuberth, rappresentano quello che è il senso profondo di CSAC, ovvero la relazione imprescindibile fra le diverse forme d’arte, in cui si inserisce a pieno titolo anche la moda oltre che il cinema, e la comunicazione. Una visione inclusiva che abbraccia diversi saperi per fotografare il presente e il nostro passato recente. Il volume è il quarto di una serie di pubblicazioni e iniziative in collaborazione tra la casa editrice Electa e CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma. Lo studio, e il prezioso lavoro di riordino e catalogazione di cui questa pubblicazione offre testimonianza, ha dato a CSAC l’opportunità di catalogare e digitalizzare tutti i bozzetti e le fotografie del sarto in modo da rendere fruibile il patrimonio del fondo all’esterno.
25/01/24
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lamilanomagazine · 7 months ago
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Verona, il Museo di Storia Naturale ospita la mostra dedicata ad Azzurra Pantano
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Verona, il Museo di Storia Naturale ospita la mostra dedicata ad Azzurra Pantano Fotografie, raccolta di campioni sul campo e classificazione di piante da Italia, zona mediterranea ed Europa. E' stata un'esistenza dedicata allo studio delle forme di vita del mondo vegetale quella di Azzurra Carrara Pantano, la prima botanica veronese a cui il Museo di Storia Naturale di Verona dedica, fino al 14 luglio 2024, una speciale esposizione temporanea. La mostra, a cura di Giorgia Volpe e Sebastiano Andreatta, è organizzata in occasione della manifestazione Giardini Aperti a Veronetta e oltre, in programma il 25 e 26 maggio 2024. Nell'atrio del museo sono allestiti pannelli che raccontano la vita di Azzurra Pantano, la sua attività di botanica all'interno del Museo di Storia Naturale e il risultato della catalogazione digitalizzata dei campioni veronesi del suo erbario. È presente inoltre un approfondimento sulla pubblicazione Il verde e la città, curata nella sua parte botanica dalla Pantano, che illustra gli alberi di viali e giardini veronesi. Accanto ai pannelli, i visitatori possono ammirare nelle vetrine alcuni dei campioni dell'erbario di Azzurra Pantano, generalmente non esposti al pubblico, e diverse foto scattate dalla stessa botanica. L'esposizione La prima botanica veronese: l'erbario di Azzurra Carrara Pantano si inserisce nella serie di mostre temporanee del Museo di Storia Naturale Collezioni in mostra periodicamente allestite nell'atrio d'ingresso, dove vengono proposti - a rotazione - anche alcuni pezzi delle collezioni di studio normalmente non visibili al pubblico. I visitatori possono così conoscere parte dei quasi cinque milioni di esemplari che costituiscono le collezioni normalmente destinate ai ricercatori e agli esperti di settore. Tutte le informazioni sul sito dei Musei civici.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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