#codici manoscritti
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Mostre / Alla Capitolare di Vercelli "Contemporanei codici. Avicenna 1000 anni dopo"
Mostre / Alla Capitolare di Vercelli "Contemporanei codici. Avicenna 1000 anni dopo"
Redazione Inaugura il 21 novembre a Vercelli la mostra temporanea Contemporanei codici. Avicenna 1000 anni dopo, evento che chiude un 2024 ricco di esperienze, eventi e iniziative al Museo del Tesoro del Duomo, raccontando, in modo nuovo, anche la Biblioteca Capitolare. In questo caso gli occhi sono puntati sul codice che conserva i canoni di Avicenna, medico e filosofo musulmano che ha…
#Arte#Biblioteca Capitolare di Vercelli#codici#codici manoscritti#codici miniati#manoscritti#medicina#medicina araba#Medioevo#mostre#Museo del Tesoro del Duomo e Archivio Capitolare di Vercelli#Vercelli
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Recensione di I labirinti di Notre-Dame di Barbara Frale. A cura di Alessandria today
Un viaggio nei misteri della cattedrale di Parigi fra storia, enigmi e intrighi sotterranei
Un viaggio nei misteri della cattedrale di Parigi fra storia, enigmi e intrighi sotterranei. Titolo: I labirinti di Notre-DameAutrice: Barbara FraleGenere: Thriller storicoCasa editrice: Newton Compton EditoriAnno di pubblicazione: 2022 (prima edizione) Breve riassunto della trama:Il romanzo si svolge nell’atmosfera solenne e misteriosa della cattedrale di Notre-Dame a Parigi. La vicenda…
#ambientazione storica#architettura gotica#Architettura Religiosa#Atmosfere Cupe#Barbara Frale#Cattedrale di Notre-Dame#Codici segreti#Colpi di scena#Complotti religiosi#Contesto parigino#Contesto Storico#cultura medievale#Documenti d’archivio#enigmi da risolvere#Fede e razionalità#I labirinti di Notre-Dame#Influenza del passato#Intrighi ecclesiastici#intrigo internazionale#leggende antiche#Manoscritti antichi#Medioevo#mistero medievale#narrativa d’autore#Notre-Dame#Parigi#personaggi complessi#potere e conoscenza#poteri occulti#Recensione libro
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INAH ACQUISISCE IMPORTANTI CODICI AZTECHI SULLA FONDAZIONE DELLA LORO CAPITALE
INAH ACQUISISCE IMPORTANTI CODICI AZTECHI SULLA FONDAZIONE DELLA LORO CAPITALE Secondo i ricercatori dell'Instituto Nacional de Antropología e Historia del Messico, alcuni antichi codici manoscritti rinvenuti a Città del Messico contengono un'ampia raccolta di informazioni e conoscenze sugli Aztechi, scritta nella loro lingua madre, inclusi i dettagli sulla fondazione della loro capitale, le loro conquiste e la loro caduta per mano degli Spagnoli. Il governo messicano ha recentemente...
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Svelare Leonardo: la più grande retrospettiva online
Svelare Leonardo è la più grande retrospettiva online dedicata al genio del Rinascimento, ideata per propone al pubblico i codici e i manoscritti assieme ai contributi artistici e scientifici di Leonardo da Vinci. In questa esposizione online vengono ripercorse tutte le tappe della sua vita, sfatando miti che continuano a essere alimentati da una conoscenza sommaria dell’artista. Vi ritroverete…
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Qualche esperto di filologia slava e manoscritti e codici?
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Quesito Carissimo Padre Angelo, mi chiamo Camilla, è da un po' di tempo che sto approfondendo il tema sull'amicizia santa tra uomo e donna come quella della Beata Diana degli Andalò e del Beato Giordano di Sassonia o come anche quella tra San Francesco di Sales e Santa Giovanna Francesca de Chantal o tra San Francesco d'Assisi e Santa Chiara. Mi chiedo: è possibile che Dio unisca due anime spiritualmente, a favore della sua Chiesa ma rimanendo sempre nella purezza assoluta, dove c'è solo un vincolo di fraternità e di aiuto reciproco? E laddove sorga un'amicizia del genere sarebbe giusto portarla avanti? Ed è vero che il Signore talvolta predispone tali anime a conoscersi tramite visioni, come per esempio nel caso di Santa Giovanna Francesca de Chantal? E come si esprime la Chiesa nei confronti delle amicizie sante? Grazie mille per i chiarimenti e per l'attenzione prestatami. Risposta del sacerdote Cara Camilla, 1. si tratta di una santa amicizia. L'amicizia in se stessa è una cosa molto buona. Quando è santa, è di un valore ancora più alto. 2. Va precisato che, se è santa, è del tutto pura. È testimoniato dalla purezza della loro vita, come si evince anche degli esempi luminosi che hai riportato. 3. Questi santi erano perfettamente signori di se stessi e delle proprie emozioni. In loro agiva in modo particolare l'ultimo frutto dello Spirito Santo che è chiamato: “dominio di sé” (Gal 5,22), Alcuni codici al posto di dominio di sé scrivono: modestia, continenza e castità. Queste parole dicono tutto. 4. Il biblista Albert Vanhoye scrive: “L'ultimo termine greco di questa serie, tradotto dominio di sé, può riferirsi specialmente alla continenza, dominio di sé in materia di sessualità. Aggiungendo poi la castità, molti manoscritti favoriscono questa interpretazione” (Lettera ai Galati, p. 138). 5. Questa relazione tra i santi, prima ancora di essere amicizia spirituale, era un'autentica direzione spirituale. Il beato Giordano, primo successore del Santo padre Domenico nella guida del nostro Ordine, gli era succeduto anche nella direzione spirituale alla beata Diana degli Andalò. 6. Nelle sue lettere alla beata Cecilia continua per scritto la direzione spirituale che prima faceva di presenza. In una lettera scrive: “Fra Giordano dell'Ordine dei predicatori, servo inutile, alla carissima Diana sorella in Cristo, augura di deliziarsi nella gioia e nelle delizie del paradiso. Ecco, carissima: guidato dalla grazia di Dio, accompagnato e ugualmente seguito dalle preghiere tue e delle mie figlie, sono giunto bene a Parigi sano e salvo. E ora ho cura di mandarti la presente lettera, perché almeno dai saluti di essa ti venga un certo conforto dal momento che ti è stata tolta per un po' di tempo la mia presenza fisica e il mio colloquio di persona e qualunque consolazione ad essere legata”. 7. Nella direzione spirituale è una cosa abbastanza normale che si instauri una paternità spirituale e che ci sia anche un certo affetto spirituale da parte del sacerdote e un senso di riconoscenza e di affetto da parte della persona che fruisce del suo ministero. La parola "paternità spirituale" dice tutto. 8. È vero che talvolta il Signore stesso a suggerire un particolare sacerdote come confessore e direttore spirituale. Così è successo per Santa Margherita Maria Alacoque nei confronti del padre Claudio de la Colombière, e così avvenne anche per Santa Faustina Kowalska con Don Sopocko. 9. È una cosa del tutto logica che il direttore spirituale possa chiedere preghiere alla persona che dirige, soprattutto se la considera santa. È cosa del tutto logica che chieda anche qualche sacrificio perché certi problemi possano essere risolti, che spieghi quali siano questi problemi e che poi ne dia riscontro. Ad esempio, il beato Giordano conclude una sua lettera alla beata Diana in tal modo: “Prega per me. Saluta le consorelle, figlie carissime nel Signore, ed esorta a pregare per gli studenti di Parigi, pe
rché Dio apra i loro cuori e siano disposti alla conversione, e coloro che hanno formulato propositi di buona volontà, siano attivi nel praticarli e con la perseveranza crescano in vista della vita eterna”. 10. In un'altra lettera apre il suo animo alla beata Diana e le racconta quanto segue: “Già da lungo tempo predicavo agli studenti di Padova, e vedendo poco, anzi quasi nessun frutto, preso dalla tristezza stavo pensando di ritornarmene. Ed ecco che improvvisamente il Signore si è degnato di scuotere il cuore di molti, infondendo la sua grazia... Già dieci sono entrati nell’Ordine, tra essi vi sono due figli di grandi conti tedeschi, dei quali uno era gran preposito e aveva varie dignità e molte ricchezze. L’altro invece aveva molte rendite ed era veramente nobile di stirpe e di animo” (Vanzan P., Lettere ad anime consacrate, pp. 33-34). Uno dei due potrebbe essere Sant'Alberto magno, entrato nell'Ordine a Padova, proprio a seguito di una predicazione di maestro Giordano. 11. Per questo San Giovanni Bosco, pur ricordando che ognuno è libero di cambiare confessore e direttore spirituale, diceva che non è male tenere presente anche il legame di paternità spirituale che ad un certo momento viene troncato e che può causare anche un certo dispiacere al confessore, che a quella persona ha dedicato il suo tempo, le sue preghiere e i suoi sacrifici. Ti benedico, ti auguro ogni bene e ti ricordo nella preghiera. Padre Angelo
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I cristiani non si distinguono dagli altri uomini né per territorio, né per lingua, né per modo di vestire. Non abitano mai città loro proprie, non si servono di un gergo particolare, né conducono uno speciale genere di vita. La loro dottrina non è dovuta ad un'intuizione geniale o alle elucubrazioni di spiriti perdono dietro a vane questioni. Essi non professano, come tanti altri, dottrine umane insegnate insegnate dall'uno o dall'altro caposcuola. Sono sparpagliati nelle città greche o barbare secondo che a ciascuno è toccato in sorte. Si conformano alle usanze sociali nel vestire, nel cibo, nel modo di comportarsi; e tuttavia nella loro maniera di vivere manifestano il meraviglioso paradosso, riconosciuto da tutti, della loro società spirituale. Abitano ciascuno nella propria patria, ma come immigrati che hanno il permesso di soggiorno. Adempiono tutti i loro doveri di cittadini eppure portano il peso della vita sociale con interiore distacco. Ogni terra straniera per loro è patria ed ogni patria terra straniera.
Tratto da: Lettera a Diogneto (testo di ignoto risalente probabilmente alla seconda metà del II secolo), a cura di M. Perrini, Brescia, La Scuola ed., 1984; p.49.
#Lettera a Diogneto#cristiani#cristianesimo#antichità#II secolo dC#lettere#epistole#passato#storia#storia antica#immigrati#immigrazione#testi#manoscritti#codici antichi#religione#religioni#religiosità#citazioni
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"Historie Alexandri Magni Macedonis - Storie di Alessandro Magno" di Quinto Curzio Rufo
“Historie Alexandri Magni Macedonis – Storie di Alessandro Magno” di Quinto Curzio Rufo
Le Historiaedi Quinto Curzio Rufo ci sono giunte in un considerevole numero di manoscritti, una settantina, che datano dall’epoca carolingia fino al sec. XV: tutti quanti discendono da un archetipo comune che si presentava già incompleto. Cinque i codici più antichi, e maggiormente affidabili, risalenti al sec. IX: redatti in minuscola carolingia, per le loro affinità possono raggrupparsi in…
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Bologna è l’antico capoluogo dell’Emilia-Romagna e una delle mete più amate dai turisti stranieri. I primi insediamenti risalgono agli Etruschi e ai Celti, fino a quando diventò un comune libero sotto il dominio dei Romani. Nel corso dei secoli, l’evoluzione intellettuale, favorì la penetrazione delle idee illuministe e ad oggi, Bologna, è una delle poche città che ancora vive di rendita, con un passato glorioso che ha investito molto nel futuro. Il Palazzo dei Congressi, il quartiere fieristico, insieme a tutte le altre strutture ricettive e le aziende, rendono Bologna un importante centro nevralgico. La città di Bologna, ad oggi, è un importante nodo di comunicazioni ferroviarie e stradali, oltre a essere un’importante area per il settore elettronico, alimentare e meccanico. Bologna, adagiata su dolci colline, è una delle destinazioni preferite in Italia dai turisti stranieri e non: rimarrete positivamente impressionati dalla sua vitalità, dal suo patrimonio culturale e dalla sua storia. Questa città farà breccia nel vostro cuore e non vi lascerà più! Dall’alto, Bologna, appare come una vasta distesa di tetti rossi, i quali danno vita ad una tavolozza di colori che armoniosamente si mischiano tra loro. Bologna è una città che va visitata a piedi o in bicicletta in modo da poter godere pienamente della bellezza del luogo. Inoltre, Bologna, è conosciuta come la città dei portici: si contano circa 38 km di portici nel perimetro cittadino, ma il numero sale a 53 se consideriamo anche quelli fuori dal centro. I portici, eleganti ed antichi, fungono tutt’ora da ampliamento dello spazio cittadino ed il più lungo è sicuramente quello di San Luca. I musei di Bologna da visitare assolutamente A Bologna sono oltre cinquanta i musei che conservano il patrimonio e la preziosa ricchezza della città. L’Istituzione Bologna musei, attraverso le sue collezioni, racconta la storia di questa antica città, dai primi insediamenti preistorici, fino alle dinamiche scientifiche, artistiche ed economiche della società contemporanea. Sono moltissimi, infatti, i musei di Bologna che raccontano il percorso di questa città, articolato su temi differenti. Di grande interesse, inoltre, sono le collezioni storiche di anatomia ed ostetrica, le opere militare del Muse Poggi, le cere anatomiche, così come i manoscritti del giovane Mozart e gli unici strumenti del Museo Internazionale e Biblioteca della musica. Avrete la possibilità di costruire un percorso personalizzato, sulla base delle vostre preferenze e sorprendervi, minuto dopo minuto, nei più famosi musei di Bologna. MAMbo Bologna Il MAMbo, nato nel 2007, è il Museo d’Arte Moderna di Bologna, il quale comprende anche Museo e Casa Morandi, Museo per la Memoria di Ustica, Villa delle Rose e Residenza per artisti Sandra Natali. Il MAMbo di Bologna è in continuo aggiornamento e rinnovamento ed è molto famoso in quanto ripercorre la storia del secondo dopoguerra ad oggi. Questo museo nacque come un’entità totalmente indipendente nella seconda metà degli anni Novanta sotto la presidenza di Lorenzo Sassoli de Bianchi, noto per essere un grande collezionista d’arte ed innovatore. Grazie al lavoro e all’impegno di De Bianchi, il museo è riuscito a posizionarsi in un preciso ruolo culturale, non solo a Bologna ma in Italia. In questo modo, dunque, il MAMbo di Bologna, è riuscito ad acquisire un nuovo ruolo: non solo quello di spazio espositivo, ma di vero e proprio crocevia sperimentale ed informativo per giovani artisti emergenti. All’interno dell’edificio, spesso, vengono organizzate interessanti mostre monografiche dedicate a famosi artisti italiani e stranieri. Il MAMbo di Bologna possiede, inoltre, un importante dipartimento educativo atto a far avvicinare i visitatori alle forme di espressione del nostro tempo. Molto recentemente, nel 2016, il MAMbo di Bologna ha ospitato, nel mese di luglio, la mostra di David Bowie dedicata interamente al cantautore britannico. La mostra è stata tra le più visitate nel 2016 in Italia. Museo Civico Archeologico di Bologna Il Museo Civico Archeologico di Bologna ha sede nel Palazzo Galvani e nasce dall’antica fusione di due musei: l’Universitario, erede della “Stanza delle Antichità” dell’Accademia delle Scienze fondata da Luigi Ferdinando Marsili, ed il Comunale, arricchitosi della collezione del pittore Pelagio Palagi. Questo museo è altamente rappresentativo della storia locale di Bologna, dalla preistoria all’età romana e la sua collezione di antichità egizie è fra le più famose in Italia. Dal 2011 il Museo Civico Archeologico di Bologna è parte dell’Istituzione Bologna Musei, un importante organismo che, attraverso le sue collezioni, racconta l’intera storia dell’area metropolitana bolognese. L’area disciplinare del museo ha lo scopo di valorizzare il patrimonio archeologico della città, grazie anche all’ausilio di programmi e convenzioni con altri enti ed istituzioni. Museo della Musica di Bologna Tra i più importanti musei di Bologna vogliamo ricordare quello della musica. Esso è stato inaugurato nel 2004 e ha sede proprio nel centro storico di Bologna, più precisamente presso Palazzo Sanguinetti. Le sale di questo storico museo sono davvero splendide: sono accuratamente affrescate e custodiscono una delle raccolte più prestigiose per il repertorio di musica a stampa dal Cinquecento al Settecento. Oltre a questa esposizione, il Museo della Musica di Bologna, ospita una ricostruzione fedele del laboratorio del celebre liutaio Otello Bignami. Oltre ad una sala per eventi, laboratori didattici, un bookshop e postazioni multimediali. Palazzo Poggi a Bologna Palazzo Poggi a Bologna venne costruito nel XVI sotto le direttive di Pellegrino Tibaldi, autore anche degli affreschi interni. All’interno del palazzo è possibile ammirare la preziosa collezione dell’Istituto delle Scienze, composta da sale tematiche, la sala dedicata all’arte d’Oriente e l’aula Carducci. Nel corso del Settecento fu aggiunta al palazzo la famosa “Aula Magna”, ossia l’originale biblioteca dell’Istituto delle Scienze; più tardi, inoltre, venne innalzata la cosiddetta “Torre della Specola”. La peculiarità del Museo di Palazzo Poggi consiste nell’essere la ricomposizione delle collezioni dell’antico Istituto di Scienze, il quale operò in maniera pratica fino al 1799. Da ricordare è sicuramente La Quadreria, ossia un’importante collezione di circa 700 ritratti di uomini illustri dal Medioevo fino ai primi anni del Novecento. Il nucleo più ricco consiste in 403 dipinti di teologi, cardinali e scienziati e risale al lascito testamentario del cardinale bolognese Filippo Maria Monti. Negli anni l’istituto ha anche raccolto una serie di collezioni pittoriche, come la wunderkammer di Ferdinando Cospi e la collezione di Ulisse Aldrovandi. Museo Civico Medievale di Bologna Gli appassionati di storia non potranno non fare un salto al Museo Civico Medievale di Bologna. Questo museo ha sede presso l’antico Palazzo Ghisilardi ed espone principalmente testimonianze medievali della città stessa. Potrete ammirare una serie di antiche sculture e materiali risalenti al Trecento e Cinquecento, importanti testimonianze dell’epoca rinascimentale che risalgono ad importanti artisti, quali Jacopo della Quercia, Francesco del Cossa, Vincenzo Onofri. Il museo, inoltre, conserva antiche opere di età longobarda: un’acquamanile di bronzo, la statua di Bonifacio VIII in rame e legno, il piviale della Basilica di San Domenico. Un’interessante raccolta di codici e libri, poi, testimonia la tradizione della miniatura. Bologna: un mix di cultura, shopping e cucina “Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po’ molli, col seno sul piano padano”, così la definisce Francesco Guccini in una sua canzone. Se siete amanti della storia, Bologna è la città che va per voi: ve ne innamorerete perdutamente! La sua storia è lunga secoli ed è nota per la sua arte, per le moltissime attività culturali, così come per l’ottima cucina. Bologna è sicuramente uno dei centri culturali più attivi in Italia, con una popolazione mediamente giovane grazie alla presenza di moltissimi studenti. Queta città, infatti, possiede un importante primato: ospita la più antica università dell’Occidente, ossia la Alma Mater Studiorum fondata nel 1088. Qui hanno studiato molti personaggi noti come per esempio papa Alessandro VI, Michelangelo Antonioni, Pascoli, Copernico e molti altri. Ancora oggi questo importante ateneo è meta di moltissimi visitatori ed è un centro culturale davvero attivo. Famosissimo a Bologna è anche il Quadrilatero: una volta era conosciuto come il Mercato di Mezzo, ovvero un luogo avvenivano i più importanti scambi commerciali. Le vie centrali di questa zona, pur ospitando negozi moderni e alla moda, ci riportano alla mente il fascino di un tempo. Bologna, infatti, è la città più ricca d’Italia e basta dare uno sguardo alle vetrine dei negozi che costeggiano i suoi portici di marmo per rendersene conto. Se siete di bocca buona, a Bologna troverete moltissime alternative soddisfacenti: i tortelli sono sicuramente il pezzo forte della gastronomia bolognese, ma non dimentichiamoci delle lasagne, assolutamente imperdibili, della pasta fresca all’uovo, disponibile in moltissimi formati. Insomma, la città di Bologna è uno dei tesori più preziosi d’Italia dove potrete gustare piatti deliziosi della cucina italiana, ma anche immergervi in un bagno culturale non di poco conto: non solo musei e antichi edifici, anche eleganti e graziosi portici che rendono Bologna davvero unica nel suo genere. Concedetevi una rilassante passeggiata sotto il portico più lungo del mondo fino alla Basilica di San Luca: una camminata un po’ impegnativa, ma una volta in cima potrete godere di un panorama davvero mozzafiato. https://ift.tt/2VBWFf3 Musei di Bologna: i più belli da visitare Bologna è l’antico capoluogo dell’Emilia-Romagna e una delle mete più amate dai turisti stranieri. I primi insediamenti risalgono agli Etruschi e ai Celti, fino a quando diventò un comune libero sotto il dominio dei Romani. Nel corso dei secoli, l’evoluzione intellettuale, favorì la penetrazione delle idee illuministe e ad oggi, Bologna, è una delle poche città che ancora vive di rendita, con un passato glorioso che ha investito molto nel futuro. Il Palazzo dei Congressi, il quartiere fieristico, insieme a tutte le altre strutture ricettive e le aziende, rendono Bologna un importante centro nevralgico. La città di Bologna, ad oggi, è un importante nodo di comunicazioni ferroviarie e stradali, oltre a essere un’importante area per il settore elettronico, alimentare e meccanico. Bologna, adagiata su dolci colline, è una delle destinazioni preferite in Italia dai turisti stranieri e non: rimarrete positivamente impressionati dalla sua vitalità, dal suo patrimonio culturale e dalla sua storia. Questa città farà breccia nel vostro cuore e non vi lascerà più! Dall’alto, Bologna, appare come una vasta distesa di tetti rossi, i quali danno vita ad una tavolozza di colori che armoniosamente si mischiano tra loro. Bologna è una città che va visitata a piedi o in bicicletta in modo da poter godere pienamente della bellezza del luogo. Inoltre, Bologna, è conosciuta come la città dei portici: si contano circa 38 km di portici nel perimetro cittadino, ma il numero sale a 53 se consideriamo anche quelli fuori dal centro. I portici, eleganti ed antichi, fungono tutt’ora da ampliamento dello spazio cittadino ed il più lungo è sicuramente quello di San Luca. I musei di Bologna da visitare assolutamente A Bologna sono oltre cinquanta i musei che conservano il patrimonio e la preziosa ricchezza della città. L’Istituzione Bologna musei, attraverso le sue collezioni, racconta la storia di questa antica città, dai primi insediamenti preistorici, fino alle dinamiche scientifiche, artistiche ed economiche della società contemporanea. Sono moltissimi, infatti, i musei di Bologna che raccontano il percorso di questa città, articolato su temi differenti. Di grande interesse, inoltre, sono le collezioni storiche di anatomia ed ostetrica, le opere militare del Muse Poggi, le cere anatomiche, così come i manoscritti del giovane Mozart e gli unici strumenti del Museo Internazionale e Biblioteca della musica. Avrete la possibilità di costruire un percorso personalizzato, sulla base delle vostre preferenze e sorprendervi, minuto dopo minuto, nei più famosi musei di Bologna. MAMbo Bologna Il MAMbo, nato nel 2007, è il Museo d’Arte Moderna di Bologna, il quale comprende anche Museo e Casa Morandi, Museo per la Memoria di Ustica, Villa delle Rose e Residenza per artisti Sandra Natali. Il MAMbo di Bologna è in continuo aggiornamento e rinnovamento ed è molto famoso in quanto ripercorre la storia del secondo dopoguerra ad oggi. Questo museo nacque come un’entità totalmente indipendente nella seconda metà degli anni Novanta sotto la presidenza di Lorenzo Sassoli de Bianchi, noto per essere un grande collezionista d’arte ed innovatore. Grazie al lavoro e all’impegno di De Bianchi, il museo è riuscito a posizionarsi in un preciso ruolo culturale, non solo a Bologna ma in Italia. In questo modo, dunque, il MAMbo di Bologna, è riuscito ad acquisire un nuovo ruolo: non solo quello di spazio espositivo, ma di vero e proprio crocevia sperimentale ed informativo per giovani artisti emergenti. All’interno dell’edificio, spesso, vengono organizzate interessanti mostre monografiche dedicate a famosi artisti italiani e stranieri. Il MAMbo di Bologna possiede, inoltre, un importante dipartimento educativo atto a far avvicinare i visitatori alle forme di espressione del nostro tempo. Molto recentemente, nel 2016, il MAMbo di Bologna ha ospitato, nel mese di luglio, la mostra di David Bowie dedicata interamente al cantautore britannico. La mostra è stata tra le più visitate nel 2016 in Italia. Museo Civico Archeologico di Bologna Il Museo Civico Archeologico di Bologna ha sede nel Palazzo Galvani e nasce dall’antica fusione di due musei: l’Universitario, erede della “Stanza delle Antichità” dell’Accademia delle Scienze fondata da Luigi Ferdinando Marsili, ed il Comunale, arricchitosi della collezione del pittore Pelagio Palagi. Questo museo è altamente rappresentativo della storia locale di Bologna, dalla preistoria all’età romana e la sua collezione di antichità egizie è fra le più famose in Italia. Dal 2011 il Museo Civico Archeologico di Bologna è parte dell’Istituzione Bologna Musei, un importante organismo che, attraverso le sue collezioni, racconta l’intera storia dell’area metropolitana bolognese. L’area disciplinare del museo ha lo scopo di valorizzare il patrimonio archeologico della città, grazie anche all’ausilio di programmi e convenzioni con altri enti ed istituzioni. Museo della Musica di Bologna Tra i più importanti musei di Bologna vogliamo ricordare quello della musica. Esso è stato inaugurato nel 2004 e ha sede proprio nel centro storico di Bologna, più precisamente presso Palazzo Sanguinetti. Le sale di questo storico museo sono davvero splendide: sono accuratamente affrescate e custodiscono una delle raccolte più prestigiose per il repertorio di musica a stampa dal Cinquecento al Settecento. Oltre a questa esposizione, il Museo della Musica di Bologna, ospita una ricostruzione fedele del laboratorio del celebre liutaio Otello Bignami. Oltre ad una sala per eventi, laboratori didattici, un bookshop e postazioni multimediali. Palazzo Poggi a Bologna Palazzo Poggi a Bologna venne costruito nel XVI sotto le direttive di Pellegrino Tibaldi, autore anche degli affreschi interni. All’interno del palazzo è possibile ammirare la preziosa collezione dell’Istituto delle Scienze, composta da sale tematiche, la sala dedicata all’arte d’Oriente e l’aula Carducci. Nel corso del Settecento fu aggiunta al palazzo la famosa “Aula Magna”, ossia l’originale biblioteca dell’Istituto delle Scienze; più tardi, inoltre, venne innalzata la cosiddetta “Torre della Specola”. La peculiarità del Museo di Palazzo Poggi consiste nell’essere la ricomposizione delle collezioni dell’antico Istituto di Scienze, il quale operò in maniera pratica fino al 1799. Da ricordare è sicuramente La Quadreria, ossia un’importante collezione di circa 700 ritratti di uomini illustri dal Medioevo fino ai primi anni del Novecento. Il nucleo più ricco consiste in 403 dipinti di teologi, cardinali e scienziati e risale al lascito testamentario del cardinale bolognese Filippo Maria Monti. Negli anni l’istituto ha anche raccolto una serie di collezioni pittoriche, come la wunderkammer di Ferdinando Cospi e la collezione di Ulisse Aldrovandi. Museo Civico Medievale di Bologna Gli appassionati di storia non potranno non fare un salto al Museo Civico Medievale di Bologna. Questo museo ha sede presso l’antico Palazzo Ghisilardi ed espone principalmente testimonianze medievali della città stessa. Potrete ammirare una serie di antiche sculture e materiali risalenti al Trecento e Cinquecento, importanti testimonianze dell’epoca rinascimentale che risalgono ad importanti artisti, quali Jacopo della Quercia, Francesco del Cossa, Vincenzo Onofri. Il museo, inoltre, conserva antiche opere di età longobarda: un’acquamanile di bronzo, la statua di Bonifacio VIII in rame e legno, il piviale della Basilica di San Domenico. Un’interessante raccolta di codici e libri, poi, testimonia la tradizione della miniatura. Bologna: un mix di cultura, shopping e cucina “Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po’ molli, col seno sul piano padano”, così la definisce Francesco Guccini in una sua canzone. Se siete amanti della storia, Bologna è la città che va per voi: ve ne innamorerete perdutamente! La sua storia è lunga secoli ed è nota per la sua arte, per le moltissime attività culturali, così come per l’ottima cucina. Bologna è sicuramente uno dei centri culturali più attivi in Italia, con una popolazione mediamente giovane grazie alla presenza di moltissimi studenti. Queta città, infatti, possiede un importante primato: ospita la più antica università dell’Occidente, ossia la Alma Mater Studiorum fondata nel 1088. Qui hanno studiato molti personaggi noti come per esempio papa Alessandro VI, Michelangelo Antonioni, Pascoli, Copernico e molti altri. Ancora oggi questo importante ateneo è meta di moltissimi visitatori ed è un centro culturale davvero attivo. Famosissimo a Bologna è anche il Quadrilatero: una volta era conosciuto come il Mercato di Mezzo, ovvero un luogo avvenivano i più importanti scambi commerciali. Le vie centrali di questa zona, pur ospitando negozi moderni e alla moda, ci riportano alla mente il fascino di un tempo. Bologna, infatti, è la città più ricca d’Italia e basta dare uno sguardo alle vetrine dei negozi che costeggiano i suoi portici di marmo per rendersene conto. Se siete di bocca buona, a Bologna troverete moltissime alternative soddisfacenti: i tortelli sono sicuramente il pezzo forte della gastronomia bolognese, ma non dimentichiamoci delle lasagne, assolutamente imperdibili, della pasta fresca all’uovo, disponibile in moltissimi formati. Insomma, la città di Bologna è uno dei tesori più preziosi d’Italia dove potrete gustare piatti deliziosi della cucina italiana, ma anche immergervi in un bagno culturale non di poco conto: non solo musei e antichi edifici, anche eleganti e graziosi portici che rendono Bologna davvero unica nel suo genere. Concedetevi una rilassante passeggiata sotto il portico più lungo del mondo fino alla Basilica di San Luca: una camminata un po’ impegnativa, ma una volta in cima potrete godere di un panorama davvero mozzafiato. Bologna è una città bella ed accogliente dove coesistono bellezze architettoniche, storiche e gastronomiche oltre a numerosi musei da visitare.
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Dalla biblioteca di Yale spunta un prezioso codice medievale perduto da secoli con vite di santi e testi inediti: a studiarlo è ora l'Università di Pisa
Dalla biblioteca di Yale spunta un prezioso codice medievale perduto da secoli con vite di santi e testi inediti: a studiarlo è ora l'Università di Pisa
Redazione Non se ne avevano più notizie da quasi tre secoli, ma adesso, grazie al lavoro di un gruppo interdisciplinare di studiosi dell’Università di Pisa, la reale identità di quello che oggi è conosciuto come manoscritto Beinecke MS. 1153 è stata finalmente svelata. Si tratta di un prezioso manoscritto un tempo appartenente alla diocesi di Luni e protagonista, a partire dalla seconda metà del…
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#Beinecke Rare Book and Manuscript Library#codici manoscritti#Enrica Salvatori#Gianni Bergamaschi#libri#Luni#manoscritti#Paolo Pontari#studi#Università di Pisa#Yale University
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Esplorate con noi i tesori digitali delle biblioteche italiane che aderiscono al progetto: “Internet Culturale”
Correva l’anno…2005, precisamente il 22 di marzo, quando veniva inaugurato Internet Culturale, il portale che doveva essere il perno di un ideale “sistema informativo delle biblioteche italiane“, risultato principe del progetto intergovernativo BDI&NTC (Biblioteca Digitale Italiana e Network Turistico culturale) e punto di accesso unico e integrato al patrimonio informativo nazionale, dai cataloghi alle collezioni digitali.
Come spesso capita nel mondo concreto, le cose si muovono a una velocità inferiore di quella prevista dal mondo ideale, ma lentamente anno dopo anno, raccolta dopo raccolta, versione dopo versione il progetto ha preso una forma stabile, generando un sito accogliente e ricco di informazioni.
Internet Culturale consente di esaminare un patrimonio di notevoli dimensioni. In particolare nella sezione dedicata ai contenuti digitali è possibile visualizzare oltre dodici milioni di “oggetti" provenienti da biblioteche, archivi e dalle istituzioni culturali italiane che progressivamente hanno aderito al programma di condivisione delle risorse, ma non pensiate che questo si traduca in un’eccessiva complessità di utilizzo. Il motore “di ricerca semplice” è ben progettato per rispondere ai quesiti per “parola significativa” e nella ricerca avanzata (si accede dal simbolo + sotto il tasto “Esplora”) una serie di funzioni e campi guidano la nostra analisi fino a produrre risultati molto puntuali.
Risultati che possono essere ulteriormente migliorati se si utilizza l’opzione “raffina la ricerca”, che consente di applicare una serie di filtri come: autore, tipo di documento, dati di pubblicazione, soggetto e molti altri.
Per aiutarci a impostare una ricerca corretta è stato prodotto un filmato, riferito alla versione precedente del sito, ma valido in quasi tutte le sue parti anche con l’ultima release.
youtube
Per incominciare a prendere confidenza con i materiali messi a disposizione vi consigliamo di provare ad entrare direttamente nelle collezioni cliccando su: “Le collezioni della biblioteca digitale”. Da qui potrete facilmente filtrare la vostra ricerca per disciplina e/o tipologia di materiale.
Per stimolare la vostra curiosità vogliamo suggerirvi qualche raccolta particolarmente allettante. Partiamo da: “Manifesti Cinematografici Dal Secondo Dopoguerra Agli Anni Settanta Del Novecento”, che comprende oltre diecimila manifesti di film italiani e stranieri, capolavori come Casablanca, Via col vento, Fronte del porto, illustrati dai nomi più importanti della cartellonistica cinematografica italiana dell’epoca, Anselmo Ballestrer, Alfredo Capitani, Gigi Martinati, Cesselon, Olivetti, Ciriello, Brini, Nistri, Longi, De Seta.
Gli amanti della musica classica e operistica non possono farsi sfuggire “Archivio Dei Periodici Musicali Italiani”, due secoli di riviste d’informazione di argomento musicale e musicale/teatrale tra le più significative della nostra nazione come “Rivista musicale italiana”, “Rivista teatrale melodrammatica”, “Scena Illustrata “ e “Teatri, arti e letteratura”.
Chi può rimanere indifferente alla semplice perfezione dei “Manoscritti del Hortus Pisanus”, un piccolo gioiello formato da sette codici, provenienti dalla Biblioteca del Giardino de Semplici della citta di Pisa, che in gran parte conservano ancora la legatura originaria in pergamena con impresso sul piatto anteriore, a ferri e oro, lo stemma granducale dei Medici e all’interno l’antico numero di inventario; tutti contengono preziose tavole acquerellate con disegni di piante, fiori, animali e prospetti di giardini.
E che dire di quasi seicentomila immagini che documentano un importante spaccato della storia del cinema e del costume. L’archivio “Angelo Frontoni” ci accompagna direttamente sui luoghi delle riprese con immagini in bianco e nero e a colori : fotografie di grande bellezza e interesse che documentano il lavoro del set e dei suoi protagonisti; la macchina fotografica si sofferma su attori, registi, tecnici, seguendoli durante le riprese e nei momenti di relax.
Per finire concediamoci di sfogliare uno dei 233 esemplari rimasti al mondo, conservato nella biblioteca Universitaria di Padova, delle prima raccolta “First Folio” delle opere di William Shakespeare, Comedies, histories, & tragedies, pubblicata a Londra in formato in folio da Edward Blount e Isaac Jaggard nel 1623, sette anni dopo la morte del drammaturgo.
Che dire oltre? Buona ricerca e buona lettura.
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filologia italiana: I manoscritti perduti
Oggi ho deciso di occuparmi di una materia che non mi appartiene.
Come mai? Ovvio, perché la trovo divertente e interessante!
Parliamo un po’ di filologia o per meglio dire storia della filologia così da non uscire troppo dalla mia comfort- zone.
Partirò dall’ inizio del duecento e mi fermerò in quei punti che ritengo più interessanti.
Intanto se il Duecento è inteso come il secolo di passaggio dalla scuola siciliana a quella toscana, di omogeneizzazione linguistica si parlerà per quanto riguarda il volgare siciliano. Cosa accade nello specifico?
Le poesie siciliane vengono private del loro volgare!
Infatti abbiamo diversi manoscritti toscani che ne fanno da testimoni.
Opere da ricordare sono:
il Codice vaticano in quanto senza, la produzione poetica precedente Dante ci sarebbe ignota;
Il Chigiano per quanto riguarda Cecco Angiolieri.
Il trecento non fu toccato da interessi filologici se non per Dante Alighieri che occupa un posto di rilievo nella filologia italiana!
A lui fu inoltre dedicata la “filologia dantesca”, corso che viene impartito oggi nelle varie università italiane.
Ma come mai Dante acquisì un ruolo di così alto rilievo? Perchè ai momenti della filologia italiana interessano l'allestimento di edizioni dantesche: per queste sento di elencarvi il Boccaccio, Pio Ranja (per il De Vulgari Eloquentia) e Michele Barbi (per la Vita Nova).
I MANOSCRITTI PERDUTI DI DANTE
Sembrerà assurdo ma non rimane ad oggi alcuna opera autografa di Dante! Tutto quello che abbiamo oggi corrisponde ad uno studio sapiente dei vari codici.
La filologia dantesca è detta filologia della copia, per i problemi di restauro testuale.
Ma il problema maggiore lo diede la DIVINA COMMEDIA (Divina nominata da Boccaccio)
Dato che essa ebbe una larghissima diffusione il testo dovrebbe essere ricostruito dal confronto di 800 CODICI!
Per quanto riguarda la Vita Nova, il Convivio e il De Monarchia parliamo di una tradizione meno ricca: le edizioni furono preparate con la metodologia di tipo lachmanniano: della Vita Nova abbiamo 40 codici, lo stesso del Convivio e del De Monarchia 18. Diverso è il De Vulgari Eloquentia con solo 3 codici.
PETRARCA: ODIO PER DANTE?
Il Petrarca è l'iniziatore della filologia umanistica. Egli era stimolato dall'indagine di antichi codici della letteratura latina antica, classica e cristiana.
Per lui la letteratura volgare non era degna di ricevere le stesse attenzioni (proprio l'opposto di Dante che attraverso il Convivio e il De Vulgari Eloquentia fece una promozione importante della lingua volgare proclamandola una lingua nobile).
Nella biblioteca di Petrarca appare solo un codice in volgare: la COMMEDIA di Dante che gli fu donata da Boccaccio ma a quanto pare non proprio amata dal poeta.
BOCCACCIO: AMORE A PRIMA VISTA PER DANTE ALIGHIERI
Se Petrarca non tollerava l'idea dell'analisi dei codici in volgare, altro pensava Boccaccio che assume l'obiettivo di edizione e diffusione di un'opera in volgare.
Allestisce di Dante un’opera completa (tranne le rime “minori”) chiamata trattatello in laude di Dante al quale segue la Vita Nova, una silloge di 15 canzoni e la Commedia.
Insomma ben due diversi modi di pensare quelli di Petrarca e Boccaccio...
Nel prossimo articolo dedicherò del tempo in particolare alla filologia petrarchesca e di Boccaccio oltre che dedicare un articolo completo di letteratura sul pensiero filosofico e letterario di Dante riguardo la lingua volgare con un'analisi del Convivio e del De Vulgari Eloquentia.
BIBLIOGRAFIA:
Bentivogli e Vecchi Galli “Filologia italiana” Bruno Mondadori 2002
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MERCOLEDI 04 GENNAIO 2023 - ♦️🔸SANT'ANGELA DA FOLIGNO🔸♦️ Angela da Foligno (Foligno, 1248 – Foligno, 4 gennaio 1309) è stata una mistica e terziaria francescana italiana, beatificata nel 1693 da papa Innocenzo XII e canonizzata per equipollenza da papa Francesco il 9 ottobre 2013. Angela nacque in una famiglia di Foligno, si sposò in giovane età e trascorse una vita "selvaggia, adultera e sacrilega"[2]. Dopo una giovinezza della quale non conosciamo praticamente nessun particolare, Angela si convertì tramite una confessione al cappellano del vescovo in una data che gli studiosi collocano all'incirca verso il 1285. Dopo la morte del marito, dei figli e della madre, entrò nel Terz'ordine Francescano nel 1291 (altra data ipotetica), vivendo sull'esempio di Francesco d'Assisi in penitenza e nella radicale imitazione di Gesù Cristo, meditando soprattutto la sua Passione, come fece Margherita da Cortona e più tardi Camilla da Varano, ossia la clarissa suor Battista. Angela da Foligno morì il 4 gennaio 1309, come è scritto in uno dei diversi codici manoscritti del Liber[3] e venne da sempre venerata con il titolo di Beata e Magistra Theologorum, ossia Maestra dei Teologi, perché in vita attorno a lei si era raccolto un Cenacolo di figli spirituali, tra i quali si annovera Ubertino da Casale. Il suo corpo riposa a Foligno nella chiesa di San Francesco e santuario di Santa Angela. Da Il Santo del Giorno Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia Sicilia Terra di Tradizioni #Tradizioni_Barcellona_Pozzo_di_Gotto_Sicilia #Sicilia_Terra_di_Tradizioni Rubrica #Santo_del_Giorno (presso Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia) https://www.instagram.com/p/Cm_yh0us7pd/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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antichità /XXIV
Ogni tanto uso il mio tempo per studiare. Anticamente qui in monastero c’era una grande biblioteca che racchiudeva testi di preghiera, opere di studio e qualche libro di poesia. Generazioni e generazioni di monaci li avevano copiati, studiati e utilizzati, trasmettendo a noi futuri il patrimonio del passato. Ma da tempo di quei testi è rimasto proprio poco: molto si è perduto o col tempo si è disperso, topi e muffa l’hanno fatta da padroni e molti altri libri sono stati dimenticati sui loro scaffali polverosi.
Da qualche giorno invece ho pensato di riallacciare il contatto col passato. Il mio tempo è in bilico tra tradizione e tradimento, col rischio di cadere in un ossequioso perpetuare cose morte, oppure, d’altro canto, di cambiare arditamente. Io invece credo che ci sia dato di mediare: quante volte noi moderni illuminati ci siamo sentiti piccoli a confronto coi giganti medievali, maestri del sapere capaci d’intuire l’infinito. Eppure camminando nella storia quante volte è toccato ai successori di fare un passo avanti, portando a compimento ciò che chi li ha preceduti aveva a volte solo pensato!
È talmente interessante questo gioco del sapere che non si può stare a guardare. Nella sgualcita biblioteca conservata ci sono più copie di uno stesso libro. Sono tre manoscritti - due più grandi e uno più piccino – in pergamena; risalgono all’epoca in cui re Carlo regnava forte in mezza Europa, sognando un’unità che non si ebbe poi mai più a realizzare. Testimoniano un’enciclopedia particolare: il sapere naturale è organizzato in un disegno de-finito, con un po’ di teologia fa scoprire l’in-finito.
Le mie dita scorrono sulle pagine ruvide dei codici, ogni giorno ne riscopro l’odore di antico, scruto le lettere per trascrivere il testo di Rabano, indago la pergamena alla ricerca del passaggio di frequentatori medievali. Confronto il testo dei tre libri e mi sorprende la differenza di parole: quanta vita nel passaggio, quanti uomini han mediato, copiando e ricopiando, le parole dell’autore! Uno solo è il testo vero, ma ogni copia ha una ragione.
Affronto, in compagnia di questi libri, molte delle mie giornate. A cosa serve? È una valida obiezione. Nel mio mondo solitario conta poco ormai il passato, senza nessuno a cui narrarlo. Nel mondo più veloce dei nostri anni – quello che corre fuori, lontano da qui – in pochi si prendono ancora la briga di sostare intorno alle parole.
Ma come si fa a non sorprendersi nemmeno di fronte all’oro di queste miniature, ai minuscoli segni che un semplice uomo, proprio come me, ha consegnato a queste pagine ingiallite, unico segno del suo passaggio nella Storia?
Ora capisco perché amo questi fogli. Il compito di noi che coltiviamo le parole è illuminare gli angoli di buio, gli spazi ormai caduti nell’oblio. Riportare l’attenzione su ciò che pare a tutti decisamente poco funzionale, ma che pure ha sempre un nome.
Da: quaranta giorni (continua)
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Il canto di Sant'Erasmo nerlla rassegna Cathedralis Memoria sabato 22 maggio
Locandina Interno Cattedrale Cattedrale di GaetaCattedrale di Gaeta Riprende finalmente in presenza un appuntamento culturale nella cattedrale di Gaeta sabato 22 maggio alle ore 18.00 presso il duomo di Gaeta, torna la rassegna Cathedralis Memoria, percorsi di Fede, Storia e Arte. L’incontro, aperto al pubblico nel rispetto delle disposizioni anti-contagio, sarà incentrato sul canto in onore di Sant’Erasmo tratto da un libro corale del 1570. All’indomani del concilio di Trento, il Capitolo Cattedrale di Gaeta commissiona a un frate domenicano originario di Fondi, Vincenzo Pontano, una serie di libri corali di grosse dimensioni; tale corpus, oggi conservato nell’archivio capitolare, consta di 28 codici. I manoscritti su pergamena, in parte ornati, talvolta miniati, dotati di straordinarie coperte in legno, pelle e borchie metalliche, sono un tesoro di arte e cultura, oggetto di studio sotto molti punti di vista: storico, musicologico, codicologico, liturgico, paleografico e artistico in genere. L’appuntamento “Lætetur Mater Ecclesia” prende il titolo dall’incipit dell’antifona del primo salmo dei primi vespri del patrono Sant’Erasmo (la cui festa era allora distinta da quella di San Marciano). Il manoscritto è inserito nel codice denominato L.C. M. III: illustrerà il libro corale dal punto di vista codicologico don Gennaro Petruccelli, direttore dell’archivio dell’arcidiocesi di Gaeta; sulla figura di Vincenzo Pontano interverrà Gennaro Tallini del Centro di Ricerca “Al Segno di Fileta”; la composizione e produzione a livello locale di un ufficio proprio in onore dei santi sarà esposta da Nicola Tangari dell’Università di Cassino e del PIMS. Antifone, salmodia e cantico dei primi vespri dell’ufficio di Sant’Erasmo saranno eseguiti dal Coro dell’Arcidiocesi, diretto da don Antonio Centola. Gli interventi organistici saranno curati da Michele D’Agostino, organista dell’Abbazia di Montecassino. Per l’occasione il liber choralis L M tertius sarà esposto in una teca in cattedrale e saranno proiettati alcuni fogli grazie alla digitalizzazione del Centro di dematerializzazione dell’ufficio per i beni culturali ecclesiastici dell’arcidiocesi di Gaeta. L’incontro sarà trasmesso in diretta streaming sui media diocesani, gode del patrocinio del Pontificio Istituto di Musica Sacra, ed è realizzato in collaborazione con Ali Ribelli Edizioni. Read the full article
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Avete mai provato ad immaginare una biblioteca in grado di racchiudere e conservare tutto il sapere umano, prodotto in millenni di storia? Come potrebbe essere un posto simile? Un edificio a più piani pieno di scaffali, colmi di libri e documenti, o una mega sala con dei supercomputer? Niente affatto, l’Arctic World Archive è quanto di più diverso da tutto ciò si possa pensare.
Arctic World Archive: la “biblioteca-bunker” a prova di Apocalisse
Global Seed Vault
Circa dieci anni fa, nell’arcipelago norvegese delle Svalbard, venne costruito il Global Seed Vault, una banca mondiale dei semi, in cui sono custoditi i semi di circa 1,5 milioni di specie vegetali terrestri. Il motivo dietro questa mastodontica impresa? Preservare la flora del nostro pianeta da eventuali catastrofi naturali e umane. Con lo stesso scopo, è stato costruito l’Arctic World Archve, un archivio mondiale che si propone di conservare e preservare tuttò ciò che è stato prodotto dall’intelletto umano sino alla data odierna, vale a dire: manoscritti, libri, documenti, trattati, film, composizioni musicali, opere d’arte, segreti militari e password. Ma perché qualcuno dovrebbe prendersi la briga di accettare una simile sfida? La ragione sta nel voler consegnare alle generazioni future secoli di poesia, letteratura, storia e scienza, qualora vi fosse un cataclisma o arrivasse la tanto temuta ‘fine del mondo’.
Un’operazione ambiziosa e titanica resa possible grazie ad una particolare tecnologia, che consente la conservazione di tutti i dati su supporti analogici durevoli nel tempo e resistenti ad attacchi informatici. Si tratta di pellicole fotosensibili, prodotte da Piql, compagnia norvegese specializzata nella conservazione di film, che si è dedicata alla preservazione dei dati. Come illustrato da Rune Bjerkestrand, fondatore di Piql (società fondata nel 2002):
«Scriviamo i dati su pellicola come fossero grandi codici QR. È come scolpirli nella pietra».
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Tutti i dati raccolti verranno anche salvati in formato digitale e inviati attraverso una speciale stampante per pellicole, “con un sistema di trasferimento dati controllato”. Ogni informazione trasferita su film non sarà più modificabile e risulterà ‘inespugabile’ da parte di attacchi informatici da remoto. Piql afferma inoltre la resistenza agli sbalzi di temperatura, mentre la durata garantita varia dai 500 ai 1.000 anni.
L’arcipelago delle Svalbard
Il luogo in cui si trova l’Arctic World Archive è vicino a quello che custodisce il Global Seed Vault: si tratta di un’ex-miniera di carbone, scavata all’interno di 300 metri in una montagna sull’isola di Spitsbergen. Un vero e proprio deserto di ghiaccio che somiglia alla landa desolata in cui vivono gli Estranei di Game of Thrones, al di sopra della Barriera. Ma perché è stato scelto proprio l’arcipelago delle Svalbard? Ovviamente, non a caso. Questo è ritenuto uno dei luoghi più sicuri al mondo, a metà tra la Norvegia e il Polo Nord, grazie ad un trattato firmato il 9 febbraio del 1920 (circa 100 anni fa) questa zona è demilitarizzata ed è al riparo da qualsiasi attacco terroristico o nucleare. Ad oggi il Trattato di Svalbard conta 46 firmatari, inclusi Stati Uniti, Russia e Cina. Inoltre, date le particolari condizioni climatiche del luogo, le Svalbard sono perfette per la conservazione di semi e di dati, al di sotto del permafrost. La temperatura al di sotto di zero gradi Celsius è quella più adatta per la preservazione delle pellicole contenenti informazioni.
Il fine dell”Arctic World Archive
L’Arctic World Archive è nato con lo scopo e la speranza che enti, istituzioni, governi e centri di ricerca di tutto il mondo mettano a disposizione i loro documenti più importanti in modo da tramandarli a chi verrà dopo di noi. Ovviamente, anche i privati possono richiedere il versamento su pellicola fotosensbile di quanto da loro ritenuto importante. Ma qui sta la differenza tra il Global Seed Vault e l’Arctic World Archive: difatti, mentre il primo è stato creato da volontari come una non-profit, il secondo ha scopo di lucro. Ciò significa che chiunque voglia far memorizzare e conservare i propri dati (sia esso un ente o un privato) dovrà pagare. Il costo di una simile operazione rimane sconosciuto, ma le cifre saranno sicuramente poco abbordabili.
Il concetto su cui si basa quella che è stata ribattezzata “Doomsday Library” (“Biblioteca dell’Apocalisse”) è che nei libri risiedono secoli di sapere, ricerca e coscienza dell’umanità intera, dunque garantire la loro sicurezza e la loro fruibilità da qui ai prossimi mille anni è un imperativo assoluto.
Visti gli effetti dei cambiamenti climatici e il rischio di attacchi nucleari, l’ipotesi di una ‘fine del mondo’ non è poi così remota. Ma, in caso di guerre, epidemie, migrazioni di massa, cataclismi naturali e catasfrofi nucleari, chi sarà riuscito a sopravvivere potrà costruire una nuova civiltà grazie ai semi delle piante e ai documenti conservati in quelle che vengono definite le “banche mondiali dell’Apocalisse”.
L’inaugurazione e le recenti acquisizioni
L’Arctic World Archive è stato inaugurato il 27 marzo del 2017: i primi due Paesi a contattare la struttura che ospita l’archivio, ossia la Store Norske (gestita dalla Norvegia), sono stati il Brasile e il Messico che hanno depositato le proprie dichiarazioni d’indipendenza, le loro costituzioni e altri documenti di rilevanza storico-culturale.
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Un paio di mesi fa, attorno alla fine di febbraio 2018, è stato annunciata la collaborazione tra Piql e la Biblioteca Apostolica Vaticana: il Vaticano ha richiesto ed autorizzato che alcuni dei volumi custoditi nella prestigiosa biblioteca siano memorizzati su queste speciali pellicole e conservati nell’Arctic World Archive. Tra le opere prescelte vi è un manoscritto della Divina Commedia di Dante Alighieri. A proposito di questa collaborazione, Rune Bjerkestrand, CEO di Piql, ha dichiarato:
“Posizionato lontano dalle instabilità del resto del mondo, riteniamo che l’Arctic World Archive sia il luogo più sicuro del pianeta dove conservare informazioni e dati insostituibili. Siamo onorati della fiducia accordataci per la protezione di veri e propri tesori del patrimonio dell’Italia e della Biblioteca Apostolica Vaticana”.
Ma il Vaticano non è l’unico ad aver preso contatti con Piql, difatti il 22 febbraio del 2018 presso l’Arctic World Archive sono state depositate: alcune delle foto storiche dell’archivio Alinari; parte della collezione operistica posseduta dalla Fondazione Museo Renata Tebaldi e appartenuta alla soprano e una versione digitalizzata del celebre Urlo di Edvard Munch, conservato presso il Museo Nazionale Norvegese.
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Non sappiamo se effettivamente tra un millennio le pellicole di Piql saranno ancora presenti ed intatte, ma speriamo che nel 3018 nessuno vi abbia dovuto far ricorso.
Carmen Morello
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