#castello nella neve
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Introduzione
Rossana è una candela, un camino, una cura, magma, lava, dragonessa, una rosa selvatica, un albero di cacao, una musica un teatro, una principessa ribelle, un diamante, un arcobaleno, un umore, un colore, l'iridescenza, un fuoco d'artificio, una stella nella notte, un raggio di sole, la luce nel buio, la luminosità nell'oscurità.
§candela
Rossana è una candela accesa che illumina una camera buia; è una candela decorata in un luogo grigio; è una candela fiammante in mezzo all'acqua; è una candela con un calore in un stanza fredda con delle finestre rotte che fanno entrare umidità a causa delle stagioni portando muffa
§camino
Rossana è un camino logorato di una casaccia o capanno o un rifugio di una famiglia grande e povera con i topi e gli insetti in inverno con uno o due strati d'abbigliamento soffrendo il freddo, è un camino piccolo di una casa piccola con una famiglia piccola e un piccolo cane a natale tutti con 4 o 5 strati d'abbigliamento, è un camino grande di una casa grande con due piani con una famiglia grande e un grande cane a natale con un solo strato d'abbigliamento, è un camino gigante di un castello con una famiglia piccola ma con tanti ospiti e un cavallo a natale vestiti leggeri ed eleganti per il caldo
§cura
Rossana è una cura naturale fatta di frutta ed erbe con il rapporto degli elementi contro il cibo spazzatura ed i farmaci, è una cura artistica fatta di sensi contro la mancanza di sensi ed arte, è una cura motoria fatta di danza e sport contro i blocchi motori
§magma
Rossana è il magma incandescente del sottosuolo come il sangue caldo nel corpo contro l'acqua del cielo come la pelle fredda del corpo, è il magma che sale in un vulcano attivo come la rabbia negli esseri emotivi contro la neve che scende in una montagna passiva, è il magma dell'attrazione sessuale contro la castità
§lava
Rossana è la lava luminosa di un vulcano nell'oscurità della notte, è la lava bollente nel freddo di una montagna, è la lava di fuoco nella neve.
§drag
Rossana è una draghetta che abita in una grotta grande sottoterra e vive nella costa, è una draghessa che abita in una grotta media e vive in pianura, è una dragonessa che abita in una grotta piccola sopraterra e vive in montagna, è una draghetta in un isola magica, è una draghessa sapiens dei quattro elementi che va in una scuola mista, è una dragonessa divina con tutti gli elementi che vive nell'universo
§rosa (fiore)
Rossana è una rosa selvatica multi-petali di multicolore nata in un edificio lineare e grigio, è una rosa selvatica osservata da tutti contro l'indifferenza, è una rosa selvatica che una persona vuole accarezzare ma si punge con le spine poi tocca i punti giusti e c'è la in mano
§albero di cacao
Rossana è un albero di cacao in Africa tra gli africani contro un grattacielo, è un albero di cacao che da gioia a tutto il mondo contro la tristezza mondiale, è un albero di cacao come un essere vivente pieno di frutti amari ma buoni
§musica
Rossana è una musica mista fatta di tante emozioni e tanti sentimenti e non solo suoni, è una musica multipla contro la musica monotona e la discriminazione musicale, è una musica di tante origini, è una musica con personalità
§teatro
Rossana è un teatro in cui siamo tutti spettatori : siamo tutti stelle che guardano il cosmo, luci cittadine nelle strade buie che guardano i passanti, umani passivi che guardano altri umani attivi;  è un teatro greco-romano che con la sua forma ad orecchio ascolta il mondo umano; è un teatro naturale della montagna che innalza il protagonista e scende il pubblico
§principessa ribelle
Rossana è una principessa ribelle che scappa dal suo regno, è una principessa ribelle che rivoluziona il suo regno, è una principessa ribelle che combatte per il suo regno
§diamante
Rossana è un diamante che riflette la luce creando una scia di colori, è un diamante grezzo sottoterra che nessuno vede ma la natura conosce, è un diamante lavorato in laboratorio che tutti vedono nella vetrina di un negozio ma nessuno può toccare tranne gli addetti e il compratore
Rossana è un arcobaleno che crea un ponte tra la mente e il cuore, è un arcobaleno dopo la tempesta o un temporale o una pioggia abbondante, è un arcobaleno tra il passato e il futuro, è un arcobaleno contro il grigio delle nuvole
Rossana è un umore positivo su uno negativo, è un sorriso dopo un pianto abbondante, è una risata dopo un lamento, è una coccola dopo un dolore, è un abbraccio dopo una separazione,
Rossana è un colore arancio fiamma contro l'azzurro metallo, un colore rosso fuoco contro il ciano ghiaccio, è un colore rosa, è un colore fucsia elettrico, è un colore viola, un colore blu elettrico contro un giallo
Rossana è l'iridescenza del futuro umano universale, è l'iridescenza dell'anima di ognuno di noi, è l'iridescenza naturale dell'universo, è l'iridescenza del meta-verso bioecologico
Rossana è un crepuscolo astronomico mattutino che dalla scura notte inizia ad esserci luce, crepuscolo nautico mattutino che intermedia come una transizione con la prima stella nel cielo, crepuscolo civile mattutino che spegne le luci delle città per accogliere la luce naturale; crepuscolo civile serale che accende le luci della città creando l'inquinamento luminoso nell'oscurità e luminosità naturale, crepuscolo nautico serale che intermedia creando una linea verde, crepuscolo astronomico serale da la buona notte con l'ultimo raggio di Sole.
Rossana è un fuoco d'artificio in cielo nella sera rumoroso ed abbagliante come la folla in festa, è un fuoco d'artificio in acqua nella sera, è un fuoco d'artificio in terra nella sera
Rossana è una stella nella notte che crea una costellazione e che rientra in un sistema della nostra galassia o un'altra galassia, è una stella spettacolare in un palcoscenico enorme nella notte più speciale, è una stella nella sera vista da tutti perché è la prima ha brillare
Rossana è un raggio di Sole quando è nuvoloso, è un raggio di Sole all'alba dopo una notte gelida, è un raggio di Sole in una caverna di stalactiti
Rossana è la luce nel buio
Rossana è la luminosità nell'oscurità.
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danzameccanica · 11 months ago
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Il fascino di Dark Medieval Times è perfettamente descritto nella sua copertina: primitiva, scarna, essenziale, con momenti di incertezza artistica ma incredibilmente d’effetto e di efficacia. Il debut dei Satyricon vede una band già ben conscia delle proprie abilità di composizione; un songwriting perfetto che riesce ad eseguire una variazione sul tema degli Enslaved e di Burzum. Il black metal proposto è organizzato in lunghi riff melodici, epici e malinconici; le chitarre scarne e taglienti vanno ad evocare in modo grezzo e ruvido paesaggi lontani ed eroi morti in battaglia mentre il suono caldissimo della batteria li colloca hic et nunc nel racconto. Già col demo The Forest is my Throne si avvertiva una qualità rara della produzione dei brani registrati rispetto ai propri connazionali. L’abilità di Satyr di imparare fin da subito le lezioni folk-acustiche di Lemarchand (aka Håvard Jørgensen che prenderà poi posto in casa Ulver), e di mescolarle in un contesto ventoso, invernale, oscuro ed intimo.
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"Walk the Path of Sorrow" vede addirittura un intro dei connazionali When. I Satyricon hanno 14-15 anni ed è incredibile e impensabile come una generazione così giovane possa citare l’immediata generazione precedente che ha a che fare con un genere musicale totalmente diverso – per quanto non in conflitto. E si sente chiaramente dall’intro apocalittico, usato perfettamente fino al suo massimo climax quando, qui, nei Satyricon, si scatena l’inferno. "Dark Medieval Times" sfoggia riff lunghi e folk, che non stonerebbero nel debut dei Finntroll se qui non fosse presente un’aura più cupa e meno giocosa. Perfino quando partono i flauti si ha l’idea di sentir suonare e cantare la natura più fredda piuttosto che una taverna di ubriaconi. Satyr e Frost suggellano questo patto sanguigno col quale ora e sempre sono e saranno i Satyricon.
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Come le chitarre acustiche accompagnano puntualmente quelle distorte è il sintomo che in Norvegia, subito dopo il 1993 c’era il bisogno di continuare a descrivere la bellezza e il mistero della natura, della vegetazione, dell’inverno. A distanza di più di vent’anni, quando sento i sussurri sui fischi del vento al minuto 3:30 non posso non fare a meno di pensare a boschi innevati col blizzard addosso. "Min Hyllest til Vinterland" è un remake del demo che non fa che amplificare questa sensazione di immersione nella natura ghiacciata e silente. "Into the Dark Mighty Forest" vede dei lievi synth accompagnare l’alternarsi fra chitarre acustiche e overdrive, fra sussurri e grida, in un meravigliosa altalena di emozioni, dolci e violente. "The Dark Castle in the Deep Forest" è la prova stilistica che Dark Medieval Times si colloca fra Det som Engang Var e Under a Funeral Moon: il primo per la struttura malinconica dei brani, il secondo per la produzione ridotta all’osso. Le tastiere non si comportano come negli Emperor dove a volte diventano protagoniste, ma qui diventano un legante per le varie sonorità regalando spessore al resto della strumentazione. Le chitarre acustiche sono preponderanti per la prima volta in questo genere di metal; i Satyricon ci dicono che questo sottogenere così violento e misantropo in realtà ha altre sfaccettature, più intime, solitarie e di contemplazione. La capacità evocativa di Dark Medieval Times ha degli eguali solo nel quasi coetaneo Bergtatt. Certo, il messaggio di Burzum è molto simile ma qui l’utilizzo di altri strumenti e di altri mezzi ci mette in contatto diretto con gli alberi, con la neve, con le rocce del nord e gli spiriti che abitano quegli spazi… ma d’altronde, se l’ascoltatore osserva bene la copertina, il losco maniero sembra mostrare un’altra inquadratura dello stesso castello di Det Som Engang Var, con gli stessi alberi e la stessa nebbia. La solitudine e la considerazione della natura, il suo studio fin dal profondo e giù nelle radici riesce a creare questo incredibile manifesto.
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jacopocioni · 10 months ago
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Le storie delle tre donne più illustri legate a Firenze
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La prima è Berta Di Lotaringia, contessa di Arles e marchesa di Toscana, nonché pronipote di Carlo Magno. Si unì in matrimonio con il conte lorense Teobaldo, da cui ebbe quattro figli. Rimasta vedova, nell’887 sposò Il marchese di Toscana Adalberto. Da questa unione nacquero altri due figli Guido e Lamberto che in seguito ereditarono il titolo del padre. Berta visse a Lucca che allora era la capitale del marchesato, entrò in contrasto con tutti i sovrani dell’epoca tra cui anche il califfo di Cordoba Al Mhuktafi. Per stabilire con lui un’alleanza e porre fine ai dissidi, gli inviò alcuni sfarzosi doni accompagnati da una lettera scritta su della seta bianca. La lettera ancora oggi è considerata un capolavoro dell’arte diplomatica. Insieme al marito contrastò Berengario impedendogli di essere consacrato re d’Italia. Secondo la donna il titolo sarebbe spettato invece a suo figlio Ugo, nato dalle sue prime nozze. Alla morte del marito fu fatta prigioniera e portata a Mantova insieme al figlio Guido. Così Berengario, riuscì a farsi incoronare re, ma tutti i feudatari della Toscana si ribellarono rifiutandosi di diventare vassalli di questo sovrano. Alla contesa si schierarono anche il vescovo di Lucca e Pietro II con tutti i canonici della cattedrale. La rivolta permise la liberazione di Berta e Guido, che così rientrarono trionfalmente a Lucca, intanto Guido riceveva la carica di marchese di Toscana. Ma i propositi di Berta e Guido non si erano spenti, volevano insorgere insieme a tutti i nobili e gli ecclesiastici contro l’odiato Berengario e finalmente far diventare Ugo sovrano d’Italia. Ma Berta non ebbe la soddisfazione di vedere il figlio incoronato, perché morì poco prima che il figlio ricevesse la carica. Venne dunque sepolta nel duomo di San Martino a Lucca dove ancora oggi è possibile vedere il suo sarcofago che la immortala nella sua bellezza, qualità che accostava ad un carattere determinato, grandi capacità intellettive e diplomatiche, non mancando però di essere sempre pietosa nei confronti di umili e bisognosi.
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La seconda donna da ricordare è sicuramente Matilde di Canossa, contessa di Firenze e marchesa di Toscana. Rimase talmente tanto nei cuori di fiorentini che per molto tempo le bambine del capoluogo vennero battezzate sia con il nome di Matilde, che con quello di Contessa, Contessina o Tessa. Matilde era nata a Mantova nel 1046, era figlia di Bonifacio di Canossa e Beatrice di Lotaringia ed era imparentata con gli Svevi. Portò con se la triste nomina di fattucchiera e porta sfortuna, nomina che si era guadagnata presso la famiglia del primo marito Goffredo il gobbo. La donna si rifugiò dunque in Toscana, presso la madre Beatrice. Rimasta vedova del suo secondo marito, il marchese di Toscana, ereditava dall’uomo titolo e possedimenti. Quando poi nel 1076 morì anche la madre, Matilde restò sovrana di grandi ed estesi possedimenti, che si estendevano dal Lago di Garda fino al Lazio. Nel frattempo aveva anche ereditato le terre del marito Goffredo, che era morto in un agguato di cui si sospetta fosse la mandante. Appoggiò Gregorio VII nella lotta contro l’imperatore Enrico IV, in quella che viene ricordata come la “lotta delle investiture”, continuando ad opporsi per tutta la vita contro l’imperatore suo cugino. Quando questi fu costretto a chiedere perdono al papa per ottenere la revoca della scomunica che lo avrebbe privato di tutti i suoi feudi e feudatari, la donna era presente. L’umiliante cerimonia  infatti si tenne proprio nel castello di Canossa dove il papa era ospite e dove per tre giorni Enrico IV fu costretto a fare anticamera in ginocchio sulla neve con in dosso le sole vesti di penitente. Proprio da questo fatto nasce il detto “andare a Canossa”, ovvero chiedere perdono in maniera umiliante. Ma la guerra con l'imperatore Enrico IV non era finita con la revoca della scomunica. Nel 1082 Matilde organizzò la resistenza dei fiorentini contro l'assedio che l’imperatore aveva posto alla città che si rifiutava di essere sua suddita e pagargli una ingente tassa. La contessa diede ordine di rinforzare la cerchia muraria che ancora oggi porta il nome di Matildea. Fece poi costruire il castello d’Altafronte oggi Palazzo Castellani, sede dell'Istituto e Museo di Storia della Scienza, che era situato proprio nell’omonima via di Firenze. Proprio da questo castello si racconta che Matilde facesse boccacce e sberleffi lanciando ingiurie al cugino assediante. Nel 1088 Matilde sconfisse di nuovo l’imperatore nella battaglia di Sorbara vicino Modena. In questa occasione scese in campo alla testa di una coalizione papale, ai suoi feudatari e agli abitanti di Bologna. Di nuovo nel 1092 assunse il comando di un’altra coalizione stavolta formata da feudatari tosco romagnoli. Anche in questa circostanza combatté in prima fila riportando un'altra vittoria sull’imperatore. Riuscì poi a liberare e a portare presso di sé la principessa russa Prassede moglie di Enrico IV, che era tenuta segregata dal marito in uno sperduto castello, convincendo la donna a denunciare il marito al Concilio di Piacenza, raccontando tutte le depravate pratiche sessuali a cui il consorte la sottoponeva. Poi si adoperò affinché tutte le corti europee venissero a conoscenza della cosa. A quarantadue anni nel 1088, Matilde si sposò con il diciannovenne Guelfo di Baviera, al quale aveva mandato una proposta scritta di suo pugno piuttosto audace. Organizzò poi una festa per il matrimonio che sarebbe dovuta durare ben centoventi giorni. Peccato che l’idillio durò poco. Infatti il suo sposo non riuscì ad adempiere ai suoi obblighi coniugali, forse a causa della grande differenza di età. Così Matilde stizzita cacciò il nuovo marito a calci e pugni umiliandolo davanti a tutti. Nuovamente fece sapere a tutte le corti europee della dubbia mascolinità dell’ uomo, tanto che venne ricordato come “Guelfo l’impotente”. A sessantanove anni nel 1115 Matilde muore, una bella età considerando che non si era mai trattenuta sia nel mangiare che nel bere. La salma fu sepolta prima a San Benedetto Po e poi traslata nel 1633 a Castel Sant'Angelo per poi arrivare a San Pietro dove ancora oggi riposa in un sepolcro scolpito dal Bernini. Sulla sua lapide campeggia il motto “Onore e Gloria d'Italia”.
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Gualdrada con l'Imperatore Ottone IV La terza donna eccellente è una fanciulla fiorentina poco conosciuta, si tratta di Gualdrada, una bella ed attraente ragazza figlia di Bellincion dei Berti un ricco mercante senza discendenze nobili. Nel 1170 l'imperatore Ottone III che si trovava in visita a Firenze, mentre era nella cattedrale di Santa Reparata, notò questa bellissima ragazza e chiese il permesso di baciarla. Il padre onorato gli diede il permesso, ma la ragazza si oppose stizzita, dicendo che: nessun uomo l’avrebbe baciata a meno che non si fosse trattato di suo marito. Il conte Guido dei Conti Guidi fu talmente colpito dalla virtù e dalla bellezza di questa ragazza, che  volle prenderla in moglie. I due si sposarono a San Pier Maggiore. Dalla coppia nacquero cinque figli. Questa unione suggellò anche un altro sodalizio, quello tra la nobiltà di origine feudale e la borghesia mercantile fiorentina alla cui il padre della sposa apparteneva. In seguito i Conti Guidi erediteranno a Firenze la proprietà dei Berti nel sesto di porta San Pietro. Qui avranno la loro dimora, vicino a quella di tante altre casate nobili,  famiglie come i Cerchi, i Donati, gli Adimari e gli Alighieri. Gualdrada è rimasto uno degli esempi di virtù femminili più famosi di Firenze, tanto che alla donna è stata dedicata una delle stanze di Palazzo vecchio, dov’è raffigurata insieme ad altre donne illustri del passato.
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Riccardo Massaro Read the full article
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stralcidivetta · 10 months ago
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La solitudine dello stambecco
Non ho mai tratto soddisfazione dalle compagnie. Anche in mezzo a molte persone sono sempre stato più comodo nel mio spazio. Ne ho tratto forza e concentrazione per arrivare dove volevo o allontanarmi da ciò che non volevo.
La natura è stata per me un enorme campo di gioco. Posso esprimermi al meglio senza timore o alcun compromesso. E' vera ed intima.
Da bambino passavo ore, ovunque. Su un albero o per i prati alpini. I sassi, il torrente, le trote e i miei piedi immersi. C'era un gran silenzio. Dentro c'era un gran casino.
Il senso di inadeguatezza era frutto della violenza. Quella che vorresti evitare ma devi per forza esserne vittima. Qualcun altro stava male e tu eri solo sulla sua strada, purtroppo. Ad 8 anni lo vidi in tutto il suo malessere. L'ho vissuto sulla mia pelle. Non sono bastate le lacrime a fermarlo. E non quelle silenziose ma quelle a singhiozzo. E' così è andata, nessuno potrà cambiarlo mai.
Se il rumore era troppo allora uscivo. Saltavo dal balcone dritto nel canneto di bamboo e su verso il bosco. La sotto l'occhio vigile della Grona ero al sicuro. Li le ferite si curavano col vento. I lividi venivano accarezzati dai prati. Tutto tornava in ordine.
Una volta all'anno per una settimana avevo una finestra di tempo dove evadere. Don Luca ci portava in montagna. Tutti noi ragazzi della piazza ( Morbegno ) senza neanche le scarpe giuste per l'ora di ginnastica a scuola andavamo in montagna.
Era la settimana più bella della mia vita. La notte prima ero insonne. Ricontrollavo mille volte lo zaino. Era rosso dell'invicta e aveva i buchi. Le spalline le avevo rimesse su con il nastro adesivo. Era di mia sorella e poi tocco a me. Rispetto a quelli che uso oggi era uno zaino molto diverso. Non vi erano dentro mezze corde, rinvii o pala artva e sonda. C'era il berretto, la borraccia, la bussola magnetica e il binocolo assieme ad un quadernetto e una matita faber castel.
La mattina della partenza correvo al bus. Partenza da via ferrante aporti. Non avevo molti amici. Parlavo poco. Avevo paura di ricevere altro male quando sarei stato scoperto. Con il pensiero salutavo mia mamma e mia sorella. Poi attendevo con ansia l'arrivo.
Una notte fummo portati in rifugio a dormire. Io non dormii. Sentivo oltre l'angolo della parete il vento. Andava e veniva con un ritmo costante,a volte più forte a volte meno forte. Come sulla grona.
Non aveva senso dormire. Scivolai piano giu dal letto a castello. Andando verso la porta del corridoio. Era tutto buio. Tutti dormivano. Riuscii ad uscire dalla porta principale passando per la zona mensa. Il chiarore della luna illuminava le foto di vecchi alpinisti in cordata e le guide negli scaffali. La stufa sbuffava le ultime scintille da un carbone ardente.
Infilati gli scarponi veloci ero fuori. Girando a sinistra c'era un enorme pietraia la risali di corsa. l'unica luce era quella della luna. Le pietre granitiche brilavano. Mi sentivo sulla luna. Alla fine della pietraia c'era un cumulo di neve. Probabilmente sopravvissuto grazie alla bassa esposizione del sole.
Feci un passo dentro e sprofondai. Decisi quindi di fermarmi su un sasso poco più avanti. Fu li in quel momento, illuminato dal chiarore della luna, forte ed in controllo sulla pietra davanti a me si mostrò lo stambecco.
Lo stambecco era solo fermo che paresse stesse ascoltando il vento. Il suo pelo che racchiudeva anni di vita, le sue zampe forti e pronte allo slancio e le corna alte. Era solo e nella sua solitudine aveva trovato la sua via in mezzo ai sassi. Nel freddo della notte. Era il re indiscusso della montagna e faceva di quei sassi il suo campo di gioco. Fino a poco prima erano solo sassi ora erano i sassi suoi quali lui poggiava. Perchè non importa la strada ma quello che sta nel cuore di chi la percorre.
In un lampo, saltò e corse velocissimo fino in fondo la pietraia per risalire sull'altro versante. Si fermò a guardarmi, forse infastidito ? non lo so ma schizzo via nel buio.
Era forse un niente. Ma la sua presenza la diceva lunga. La solitudine dello stambecco è quella che ti insegna a correre sui sassi per arrivare dove devi e non più a scappare. E' quella solitudine che nel buio della notte ti chiederà di essere paziente, di accettare la sofferenza ancora un pò. Ci sarà un altro giorno, forse peggiore o forse migliore. Non si sa con certezza. Ma per questo hai una pelliccia folta due corna dure e delle zampe veloci. Non ti occorre altro.
La vita può toglierti e darti tutto. Può farti sentire dalla stessa mano che ti ha accarezzato il dolore più estremo. Può farti sentire la fame e dopo la fame altra fame ancora senza fermarsi. Può continuare a farti cadere e lasciarti al freddo senza un senso ne una ragione vera. A volte ti va cosi e basta. Ti lascerà i lividi e gli incubi che non se ne andranno mai, perchè furono giorni di verità. Non andranno mai via sono la parte oscura di te. Però, è dentro il nostro cuore possiamo scegliere da che parte stare e credendoci fino in fondo senza mai arrendersi possiamo ritrovare la nostra serenità, quella che la violenza ha provato a toglierci. Quella che difenderemo sempre a costo di soffrire ancora .
Quella notte egli mi apparse per chiedermi di fare la mia, cosi scelsi e feci la mia promessa.
La promessa che qualunque sarebbe stata la notte avrei contato spòp sulle mie zampe, sulla pelliccia e sulle corna. Avrei trovato la mia via tra le rocce. Col tempo, senza fretta e solo, come lo stambecco.
Ora re indiscusso delle pietre. Libero dal male.
Grazie montagna.
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weirdjanuary · 1 year ago
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Di recente uscita, "Il circolo segreto dei misteri" è il secondo romanzo di Sarah Penner. Il primo, "Il segreto della speziale", è anche nella mia lista e questa potrebbe essere l'occasione giusta per recuperare questa autrice i cui romanzi mi ispirano molto!
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--- Sinossi. 1873. È una notte gelida e la neve cade copiosa sulla campagna appena fuori Parigi, avvolgendo tutto in un silenzio spettrale. Nascosto tra alberi secolari, c’è un castello abbandonato, dove sta per avere luogo una misteriosa seduta spiritica, condotta da Vaudeline D’Allaire, una medium di fama internazionale, capace di riportare a galla le inquietanti verità che si nascondono dietro gli ultimi istanti di vita delle vittime di omicidi e risalire così ai colpevoli. Accanto a Vaudeline c’è la sua assistente Lenna Wickes, una mente scientifica che apparentemente è venuta apposta da Londra per apprendere l’arte dello spiritismo, che in quegli anni sta affascinando la società vittoriana. In realtà Lenna è lì per scoprire come è morta sua sorella Evie, grande appassionata di misteri dell’occulto. Ma l’arrivo di una lettera listata a lutto richiama subito a Londra Miss Vaudeline: è stata infatti incaricata di fare luce sull’inquietante morte di un suo caro amico, il direttore della Società Londinese di Studi Spiritici, un rispettabilissimo club maschile. Quando Vaudeline e Lenna si presentano in città, gli eventi intorno a loro cominciano a vorticare e a deformarsi, e mentre il confine tra realtà e illusione diventa sempre più sfuggente, le due donne iniziano a sospettare di essere cadute in una trappola. Non sono solo in procinto di risolvere un crimine, ma forse vi sono invischiate loro stesse…
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lamilanomagazine · 1 year ago
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A Castello Masegra il palcoscenico per gli eventi culturali dell'Estate Sondriese
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A Castello Masegra il palcoscenico per gli eventi culturali dell'Estate Sondriese. In un cartellone estivo denso di appuntamenti, a Sondrio, fra intrattenimento e divertimento, un posto di rilievo è occupato dalla cultura con sette eventi, fra musica, cinema e teatro, ospitati in un'unica sede, Castello Masegra, in un'atmosfera che le calde serate renderanno ancora più suggestiva. «Vogliamo valorizzare sempre di più il nostro castello - ha detto l'assessore alla Cultura, Educazione e Istruzione Marcella Fratta in sede di presentazione -: questi eventi sono un modo per spingere i cittadini e i turisti in un luogo particolarmente coinvolgente, che riteniamo adatto a queste rappresentazioni. Ci auguriamo che questa nostra scelta possa riscuotere l'apprezzamento del pubblico». Gli spazi versatili dell'antico maniero che domina Sondrio ben si adattano a fare da scenario a questi spettacoli, oltre alla presenza di Cast e degli affreschi dell'Orlando Furioso. In caso di maltempo, è già definito il trasferimento  all'Auditorium Torelli, ma l'auspicio è di non dovervi mai ricorrere. Il primo appuntamento è per martedì 27 giugno, alle ore 21, con lo spettacolo teatrale "Cuore nella neve", trasposizione teatrale del romanzo storico di Giovanni Peretti di e con Marco Ballerini. Sullo sfondo della Prima guerra mondiale, un giovane soldato milanese scrive poesie d'amore alla sua amata, Luisa, tra un combattimento e l'altro, mentre la morte circonda le trincee. Due i film da vedere sotto le stelle, il 4 e l'11 luglio, alle ore 21.30: "Lunana: il villaggio alla fine del mondo", è una produzione del Bhutan che narra la vicenda di un giovane insegnante con il sogno di diventare un cantante; "Corro da te", interpretato da Pierfrancesco Favino e Miriam Leone, è una commedia di successo che tratta un tema delicato come quello della disabilità senza falsi moralismi. Il 7 luglio andrà in scena lo spettacolo teatrale "Di forme mutate in corpi nuovi", scritto da Roberta Devitiis che lo dirige con Gianluca Moiser, tratto dalla Metamorfosi di Ovidio. Storie di dei e di uomini raccontate attraverso le mutazioni dei corpi in forme nuove con attori, un musicista e danzatrici. I tre concerti in programma sono inseriti nel cartellone di prestigiose rassegne musicali come Ambria Jazz, "Le Altre Note" e "Alpi Sonanti", a comporre una proposta diversificata per generi e ambientazioni. Il 23 luglio, con "This is not a harp", Marcella Carboni, con la sua arpa elettroacustica, omaggia il jazz italiano contemporaneo, interpretando le musiche di Enrico Pieranunzi. Con lei si esibiscono Paolino Dalla Porta al contrabbasso, Stefano Bagnoli alla batteria e Gabriele Mirabassi al clarinetto. La musica partenopea sarà protagonista del concerto di Marina Bruno con l'ensemble "La Dirindina": dalle villanelle del XVI e XVII secolo alle tarantelle e alle moresche tipiche dell'Italia del Sud. L'appuntamento è per il 28 luglio. Infine, il 27 agosto, a chiudere il programma di "Sondrio Estate", la danza spagnola si fonde con il flamenco in "Pasion Flamenca", con il trio Brao-Palomares-Llanes, tre artisti che si esibiscono in tutto il mondo.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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bergfanteam · 3 years ago
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Il Castello nella Neve ed il lago ghiacciato
Il Castello nella Neve ed il lago ghiacciato
Testo e foto di Luciano Magni Berg Comincia sempre così!! Una ripida salita lungo il sentiero n°7 ed i suoi ventuno tornanti che, con pazienza conto per capire quando avranno fine… Ma poi l’altopiano di Fodara Vedla mi accoglie con tutto il suo fascino, con le sue vette che, come torri di un grande Castello sembrano volere proteggere chi arriva e vive in questo luogo… Ma torniamo alla realtà…
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vefa321 · 3 years ago
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✒️Il Senso compiuto
Tutti i colori del mondo negli occhi
❤️Rosso come il sole che corre ai ripari quando la sera tarda ad arrivare,
💙Blu come il cielo che scorre come il mare e si mischia come un velo, una vela amainata troppo presto.
💚Verde che brilla come un prato ubriaco di rugiada di primavera inoltrata.
💛Giallo come un fiore di campo scampato al becco di un uccellino distratto.
💗Rosa come le dita del bambino,
che sgrana la sabbia di un castello incantato.
Grigio come il fumo della legna che riscalda,
🤍Bianco come la neve che modella gli alberi di una veste nuova, come una luce che riflette senza pensare.
🖤Nero come l'inchiostro nato dal carbone che disegna vecchie storie su della carta sbiadita dalla troppa memoria.
🎨Colori che vestono le cose, che sono gli occhi dei ciechi, colori da toccare e sentire sotto le mani, per leggere leggeri i sensi ed i piaceri.
🎨Colori che danzano nella luce, alzando la polvere delle stelle.
🎨Colori che sono parole per chi non sa disegnare.
🎨Colori come i silenzi che parlano ai sensi, in un consenso muto che scandisce il rumore.
🌈Colori per coloro che non le possono vedere.
✒️Vivi di particolari, raccogli i dettagli
J.D
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licaliquor · 2 years ago
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Royal Vampire x Fem Reader
fantasy scenario x reader (serie)
enemies to lovers
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Era finalmente arrivato l’inverno,dai monti innevati e i ricordi d'infanzia delle fredde giornate trascorse a giocare con la neve,il periodo preferito della vampira figlia dei Veryliomov,la fanciulla più giovane della reggia e dalla bellezza più riservata e composta che si fosse mai vista. Mai creatura della notte dai lineamenti più particolari s’era incontrata aggirarsi nella antica villa della nobile famiglia. Eppure tanto era il suo fascino misterioso quanto il cattivo carattere di cui i familiari l’accusavano ogniqualvolta se ne presentasse l'occasione.
“Sii socievole” “Più sorridente mia cara” “Non si vedono abbastanza i tuoi canini,avanti” “Non puoi restare sempre in camera tua a leggere” La esortavano ad essere più conforme alla famiglia i suoi genitori,ormai quelle frasi le ripeteva spesso insieme a loro, accompagnate sempre da un suo tipico sguardo rivolto verso il cielo,le sapeva a memoria,semplicemente non voleva ascoltarli,non voleva essere come loro. Odiava quel mostrarsi perfetti davanti a tutti,perché nessuno di loro lo era. Osservava da anni i comportamenti della sua lunga stirpe,e non appena il loro falso ridere svaniva si palesavano sempre le persone più meschine con le quali ella avesse mai potuto offendere la sua vista. Avide,perfide,maligne e crudeli,così definiva le persone intorno a lei la giovane che poteva studiarne la vera natura d'ogniuno da vicino,ma solo le maschere che indossavano riuscivano a dar di loro i volti più splenditi nei dipinti di famiglia e nei frequenti balli. Lei non era come loro,e mai lo sarebbe stata,ma non sentirsi parte di ciò che inevitabilmente la circondava la rendeva anche sola,sola tra i parenti,sola nel reame,sempre sola in quella reggia e ancora sola in mezzo a tanta gente. Solo lei e le domestiche,entrate presto in buoni rapporti con la ragazza,sapevano quello che si nascondeva dietro a quelle finte cortesie pubbliche,ma nessuno aveva mai osato smascherare quel teatro d’attori nati da secoli prima la sua nascita.
“Medleys secondo te cosa c’è fuori i cancelli della nostra reggia?“ Chiese la giovane alla solita domestica, mentre pensierosa,seduta al centro del morbido letto a castello,guardava con occhi sognanti la finestra aperta.
“Mia cara,ahimè non posso esservi di alcun aiuto, dovrete farvi rivelare il segreto da vostro zio Ernald,è lui che è sempre in viaggio.” Rispose rammaricata la donna mentre spolverava qualche mensola della camera della ragazza.
“Oh no,io non voglio avere niente a che fare con quella gente…vorrà dire che continuerò a scoprire il mondo pagina dopo pagina se proprio devo.” Lo sguardo della ragazza si ricoprì in breve d'un velo di tristezza mentre seguiva il suo stesso consiglio afferrando uno dei suoi soliti libri,consapevole che se si fosse continuata a comportare così non l’avrebbero mai lasciata varcare i ferri degli slanciati cancelli della villa.
“Signorina seppur essa sia la sua famiglia non posso che concordare con lei,con tutto il rispetto.” Concluse quella breve conversazione la donna presa dalle pulizie.
"Ormai le loro maschere,i loro personaggi hanno talmente preso il sopravvento che in parte si sentono quello che fingono di essere perché hanno dimenticato il loro vero volto...come si riconoscono ancora allo specchio? Anzi come possono persino passare davanti uno specchio d'acqua senza restare terrificati?-" Pensò ad alta voce la ragazza interrompendosi subito all'udire di passi,ben noti a lei,che in lontananza avanzavano verso la sua stanza.
“Signorina,mi raccomando,devi essere in perfetta forma per il ballo in maschera di domani.” Esordì la padrona di casa irrompendo nella stanza della silenziosa dama,confermando a chi appartenessero i precedenti passi.
“Un altro ballo?”Domandò la figlia con aria esausta.
“Per i 3 secoli d’anniversario di me e tuo padre chiaramente.” Spiegò rapidamente la signora dai modi altezzosi.
“Ovviamente,come dimenticare un evento così importante,mi domando se ci sarà un ballo anche per il nostro nuovo gatto a questo punto...” Replicò con sarcasmo ella portandosi una mano alla fronte.
“Niente storie Y/n,lo sai.” Terminò bruscamente la discussione la donna sbattendo la porta alle sue spalle.
"Un ballo in maschera per gente che vive con la maschera sul viso,quale singolare ironia della sorte." Osservò la giovane tornata in compagnia solo della sua fedele domestica.
Eppure quel suo atteggiamento non poteva rallentare il divenire del tempo,e fu sera e fu mattina,e l'ora della celebrazione arrivò come un ospite in anticipo. Anche in quell'occasione non aveva intenzione,come era solita fare,di dare nell’occhio in alcun modo,nella speranza di restare in compagnia delle sue amate pagine e di fatto nel prepararsi aveva lasciato i capelli sciolti,tenuto i suoi gioielli giornalieri, indossato un vestito adeguato ma senza sfarzi,tulle o strati e delle comode scarpe che coperte dalla lunga veste nessuno avrebbe mai visto,soprattutto non essendo mai dell'umore per ballare. Uscì dalla sua camera serenamente sentendosi a suo agio in quelle semplici stoffe ma gli sguardi delle sue sorelle adornate di perle,dagli abiti pomposi e i guanti con orli in pizzo esprimevano un disappunto abituale per la giovane, come un’antica tradizione. Ricambiò quelle attenzioni non richieste non donando loro la soddisfazione nemmeno d'un suo sguardo, iniziando poi a scendere le scale che conducevano alla sala da ballo. Subito notò come le altre erano già in pista con i loro sorrisi più finti sul volto e le mani strette in quelle dei più nobiluomini della notte mascherati,mentre ella non appena ebbe adocchiato un tavolo in un angolino s’era confinata lì in cerca di pace eterna,preferiva morire che assistere ad un'altra serata simile,ma le danze erano cominciate e le regole erano chiare,doveva restare lì.
Aveva appena iniziato a sfogliare le prime pagine quando la coda dell'occhio della ragazza sembrava esser stata catturata da una presenza statica di fronte a lei,ignorò la figura sperando se ne andasse lasciandola indisturbata, ma di darle tregua quella sera non avevano proprio intenzione.
“Sono degno,forse,d’un ballo con voi?” La silouhette di quell'alta figura s'animò d'una persuasiva voce maschile facendole perdere il segno sulla carta e quasi spaventandola,in tutti i maestosi balli che erano stati organizzati lì nessuno le aveva mai chiesto di danzare con lei,non che le mportasse davvero ma non poté che sospettare di quell’invito improvviso. Sollevò lo sguardo dal libro,ancora aperto fra le mani,volgendolo verso lo sconosciuto,ma anche con la maschera era riuscita a riconoscere il vero volto del ragazzo che le porgeva la mano,non vi era inganno che riuscisse a soggiogarla,la giovane scopriva sempre chi vi era sotto la maschera. Allorché seppur forse un’impresa ardua,nei lineamenti nascosti dello straniero riconobbe presto Thomas Lyordiff,il primogenito dell’importante famiglia nobiliare e soprattutto il giovane vampiro più amato,cercato e corteggiato da tutte le dame,non di meno che una delle persone ch’ella meno sopportava alla vista.
Nonostante quell’incontro la rendesse incredula,ora,quel finto gentiluomo ricercato da tutte meno che da lei,dall'altezza notevole,la muscolatura slanciata,le ciocche corvine che incorniciavano le iridi rosse e la carnagiona pallida, era proprio lì,in attesa d'una sua risposta.
“No Thomas”Declinò il cortese invito con fare seccato la ragazza dalla scarsa pazienza.
“Con voi non vi è maschera che tenga,non è vero? Cosa mi ha tradito?… Voi già sapete chi sono eppure io non vi avevo mai notata prima d’ora…” Confessò il gentiluomo con ilarità d’animo,ma la giovane non prestò alcuna attenzione a quelle parole riponendo gli occhi sulle pagine,sperando nuovamente ch'egli semplicemente l'abbandonasse.
“Cosa leggete?” Chiese con curiosità invadente il ragazzo sedendo d’improvviso accanto ad ella che prontamente allontanò il libro dalle grinfie del vampiro, iniziando ad osservarlo con sempre più diffidenza,che intenzioni aveva? Tormentarla tutta la serata finché non le avesse concesso un ballo? Aveva decisamente sbagliato persona,chiunque la conoscesse sapeva che la sua fama da testarda la precedeva ad ogni suo passo.
“Nulla a cui voi possiate aspirare.” Rispose infastidita.
“Voi mi offendete,ho una gran cultura…”Replicò il giovane ottenendo dalla ragazza come risposta solo uno spostarsi da lì,con visibile esasperazione in volto,dirigendosi verso il giardino reale.
“Dove va così di fretta?”Le domandò seguendola,ma all'udire di quelle parole y/n affrettò solo il passo temendo potesse avvicinarsi.
“Come mai così diffidente?” Le chiese ancora palesandosi davanti,a pochi centimetri dal suo volto, bloccandole ogni via d'uscità in quel labirinto di siepi. Lo squadrò confusa di come quel trucco gli fosse riuscito e sempre meno fiduciosa si allontanò rapidamente dal suo corpo.
“Non sono abituata alla sincerità altrui." Rispose istivamente la ragazza, scrutandolo da lontano nell'oscurità del giardino dove ora erano soli.
"Per voi è necessaria una completa fiducia nel parter per accettare un ballo?" Le fece notare con sarcasmo il giovane che lentamente si riavvicinava a lei.
"No ma quando chi non sa accettare la mia risposta mi segue di notte nei giardini reali potrete concedermi dei dubbi sulle vostre intenzioni,non credete?" Ribatté sagacemente ella con aria quasi sfidante.
"Legge molto ma nessuno vi ha insegnato a non rispondere ad una domanda con un'altra domanda?" La incastrò il vampiro dall'espressione furba.
"Non ho più tempo da regalarle" Replicò dandogli poi le spalle in modo imprevedibile, sfuggendo dalla ragnatela ch'egli le stava tessendo intorno parola dopo parola.
"Mi permetta almeno di conoscere il volto della donna dall'animo più crudele ch'io abbia mai incontrato..." Insistette prendendosi gioco di lei,trattenendola per un polso.
La giovane si voltò con i nervi a fior di pelle.
"Alla gente piena di sé come voi basta il proprio di viso." Rispose contenendosi la ragazza,opponendo resistenza alla presa che il nobiluomo aveva ancora sul suo polso.
"Voi cederete. Cederete le vostre difese con me e cadrete nella mia ragnatela." Cercò di persuaderla e quasi costringerla Thomas,come a predirle un inevitabile profezia difronte alla quale avrebbe solo dovuto arrendersi e accettare il suo destino.
"Vi illudete,non sono una delle tante ragazze che vi divertite a rifiutare." Gli tenne testa la dama dall'intenso temperamento.
"Ma lo sarete." Concluse con quelle parole il discorso,lasciando la presa sulla ragazza che non perse occasione per scappare da quella pesante atmosfera.
L'indomani ancora travolta dall'accaduto non riusciva a lasciar andare la rabbia che aveva accumulato la sera precedente,ed era inutile leggere,dilettarsi con il piano o dedicarsi ad una qualsiasi arte,distrarsi non toglieva il ricordo dell'espressione di dominio del ragazzo dalla sua mente e facendo un profondo respiro si rassegnò,decidendosi poi a lasciare la camera ancora alla ricerca della pace che da ieri sperava d'ottenere.
"AAh"Gridò spontaneamente cadendo sulle scale,ma dove aveva la testa? doveva solo scendere i gradini,e come se la bottà non le avesse inflitto abbastanza dolore non appena si guardò intorno di fronte vi era proprio l'odiato protagonista dei suoi ricordi.
"Vi ho trovata finalmente." Esordì il giovane avendo riconosciuto alcuni tratti della ragazza.
"Voi." Replicò sul punto di perdere le staffe la vampira.
"I pensieri su di me vi tormentano al punto da non notare gli scalini forse?" Ricambiò quel brusco saluto infierendo.
"No ma ammetto che la voglia di praticarle della pura violenza fisica potrebbe essermi saltata in mente un paio di volte." Continuò il discorso la giovane afferando la mano ch'egli le porgeva per rialzarsi.
"Quindi confessate d'avervi tormentato l'animo?"Insistette con prontezza l'avversario.
"Vi prego. Risparmiatemi queste mere conversazioni." Replicò ella dall'aria disgustata una volta dopo esser tornata in piedi.
"Dovreste supplicarmi più spesso sà?"Controbattè ostinato ad una sua vincita il ragazzo.
"Si può sapere per quale motivo vi aggirate per casa mia questa mattina?" Domandò la dama con sincera perplessità in volto.
"Non mi ascoltate forse? Vi ho insegnato ieri a non rispondere mai ad una domanda con un'altra domanda." Le rinfacciò egli acquisendo punti in quel duello verbale.
"Rispondete."Ordinò la ragazza con estrema serietà.
"Se proprio mi pregate,volentieri. Vedete ieri avete perso un fermaglio per capelli e si da il caso che un ragazzo molto perspicace come me,avendolo precedentemente visto indosso ad una delle vostre sorelle,abbia riconosciuto che potesse appartenere solo alla vostra famiglia,così son venuto presto a cercare la legittima proprietaria per restituire l'oggetto e scoprire il volto di chi ha osato tenermi testa la scorsa notte." Espresse le sue volontà il Lyordiff fiero delle sue indagini.
"Oh ma per favore. Di quale perspicacia vi vantate? Sul fermaglio vi è letteralmente il nostro stemma,a chi altro poteva appartenere?" Lo smascherò nuovamente con sempre meno pazienza y/n.
"Quante altre volte dovrete smascherarmi ancora prima di concedervi a me?" La sfidò di nuovo il giovane.
"Vi smaschererò fin quando vi saranno inganni. In ogni caso,con permesso,la ringrazio di avermi riportato il fermaglio di famiglia e ora mi congedo." Lo salutò con freddezza la ragazza,continuando a scendere le scale.
"Il vostro volto non basta,rivelatemi il vostro nome." Tentò egli di fermarla per un polso come quella notte.
Ella si voltò ancora una volta,ma prima che potesse replicare la lontana voce della madre la fermò da qualsiasi parola stesse per emettere.
"Y/n! Hai sistemato quelle carte sul tavolo?!" La chiamò la donna iraconda.
"Arrivo!" Rispose lei sospirando.
"Quindi questo è il vostro nome...ma voi non sembrate una domestica,con tutto il rispetto." Confessò il ragazzo perplesso.
"Perché non lo sono,ci sono molte cose che non sapete di me." Lo abbandonò con queste ultime parole proseguendo verso la sua tutrice.
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dilebe06 · 2 years ago
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Tra drop, colpi di scena, rallentamenti e mafia...
Con l'arrivo dell'estate, del caldo e del richiamo del mare, la mia concentrazione nel vedere serie tv cala drasticamente. Il tempo è bello, fa caldo, ci sono esami da preparare...io non c'ho voglia di impegnare il cervello su " seguire trame" preferendo video random su YouTube.
Soprattutto quando vorresti disperatamente vederti - tra le nuove uscite - KinnPorsche o Tomorrow ma hai giurato che no! aspetterai che venga tutto tradotto!
Perciò da settimane, sono ferma sulle stesse due serie: Please Classmate e From Now, Showtime. Ma considero di finirli entrambi la prossima settimana.
EDIT: e così è stato.
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Tuttavia i giorni passati settimane passate non sono stati tutti da buttare.
Roba di cui parlare c'è:
ad esempio che oggi inizia la terza stagione di Umbrella Academy, l'unica serie occidentale che seguo. E @ili91-efp se non l'hai vista...recuperala perché merita assolutamente. Garantiamo io e la @veronica-nardi.
Oppure dell'ipotesi di una serie tv spin off di GOT su Jon Snow. Qualcosa su cui non sentivo minimamente la mancanza. Ora, potrei parlare per ore e ore su quanto l'idea di una serie tv dove Jon Snow - quello della serie tv poi - ci mostra quanto è bello vivere oltre la barriera mi attiri quanto l'immagine di un cane che urina nel deserto.
Io a Jon voglio bene. Seriamente. La serie tv ha massacrato il suo personaggio ma in fin dei conti gli sono affezionata parecchio. Ma con tutte le storyline lasciate aperte, con tutti i personaggi misteriosi abbandonati dalla serie, tra tutti i finali alla mentula canis che D&D hanno lasciato aperti... vogliono fare uno spin off su quella che per me è la storyline più noiosa e meno interessante di tutte. Che cosa esattamente c'è da vedere su Jon Oltre la barriera?
Ma uno spin off su Arya che viaggia per il mondo e magari arriva a Valyria? Un excursus su Dorne dopo la fine dei Martell? Un approfondimento su quel "terribile" consiglio ristretto presieduto da Bran? Cosa è successo alle città libere dopo la morte di Dany?
No. Jon Snow che costruisce igloo nella neve.
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Guarda, piuttosto come dice @veronica-nardi avrei preferito uno spin off su Bronn ed il suo castello. Ma comunque, l'unica cosa che potrebbe risvegliare il mio interesse su questo probabile spin off è se Jon torna a sud della Barriera.
Poi c'è il sogno della @veronica-nardi di un Jon che prende le armi e si ripiglia il trono di spade facendo valere la R+L ... ma quello è un sogno a occhi aperti.
Ah, la R+L ... lo senti il cuore che si sfracella sì?!
Approfitto del carattere allegro e gioviale di Jon Snow per parlare poi di Amensalism, drama taiwanese che io e Vero abbiamo droppato senza nessuna pietà.
Il collegamento tra quel musone di Jon Snow e questo drama non è causale, visto che il lead è interpretato dallo stesso attore di Attention, Love!
Prince Chiu - che Dio lo abbia in gloria - è strepitoso nel non avere espressioni e reagire alle vicende che gli capitano a tiro sempre con la stessa faccia impassibile. Raga' ci vuole abilità per questo!
Ovviamente interpreta sempre lo stesso personaggio psicopatico e sull'orlo della depressione...ma sono sicuramente le sue scarse doti attoriali a farne uno dei miei personaggi preferiti: vederlo in scena mi fa rivalutare tanti altri attori che ho forse accusato troppo frettolosamente di non saper recitare. Io lo vedo e mi piego dalle risate.
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Amensalism però ha l'aggravante di aver pure la protagonista non propriamente convincente. Idem i comprimari: con il risultato che il cast pare composto da cani che non aiuta ad immedesimarti nella storia.
Ma la storia appunto, come è?
Non è che si sia capito molto ma da quello che ho intuito, Amensalism parla di un bambino che muore e sulla strada per l'aldilà, Dio o chi per lui, gli propone di salvargli la vita in cambio di una persona a sua scelta. Il bambino fa il nome di una sua compagna di scuola - rea di averlo accusato ingiustamente di furto - che si rivelerà essere la lead. A quel punto, il bambino viene avvolto da fiori rossi che gli comprimono il cuore e che glielo stringeranno fino a fargli venire ictus ogni volta che è nelle vicinanze di qualcuno che muore. #nientedomandeplease
Stacco. Siamo nel presente e il bambino è diventato PrincePsyco, bodyguard dal superpotere di poter prevedere la morte delle persone. Ci viene detto che durante la crescita ha tentato di salvare vite usando il suo potere ma che ha sempre fallito.
Nel mentre la bambina maledetta dal mini lead è diventata un avvocato (senza arte). Seriamente, uno degli avvocati peggiori che io abbia mai visto. Ed ecco che incontra il lead in un bar. Prince Psyco riconosce subito la ragazza come quella che lui ha maledetto ed a metà della quarta puntata è già mezzo innamorato di lei. #ilperchérimarràunmistero
I due lead si conosceranno e faranno amicizia, fino al punto che uniranno le forze per salvare i morti che Prince Psyco prevede. E potrei essere una cagacazzi nel ricordare come quando Prince rivela alla protagonista i suoi poteri,quella, anziché portarlo in una clinica psichiatrica, gli crede immediatamente e proponga la collab in virtù di essere gli eroi dei poveri e salvare vite. Manco la tensione sanno fare.
Solo che c'è un problema: i due lead riescono a salvare la vita ad una persona di cui il lead aveva previsto la morte...ma si scopre che per par condicio si fa male la protagonista. Insomma, se salvano la vita ad una persona qualcun 'altro si farà male al posto suo. Non solo. Viene fuori - non ricordo assolutamente come - che per via della maledizione scagliata da piccoli, più Prince Psyco vive, meno vivrà la lead. #zanzanzaaaaaaaaaan
Il tutto questo bordello altre due cose: un serial killer che miete vittime perché sì e l'incidente che ha causato la morte dei genitori della lead e su cui la protagonista sta investigando.
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Lo so, detta così sta serie sembra una gran figata. Un super fantasy con una storia d'amore e morte travagliata e con un pizzico di investigazione.
Ma tenendo a mente le incredibili doti attoriali del cast, ho trovato la serie davvero difficile da gestire: una marea di cose che succedono senza motivo e sopratutto senza il mio minimo interesse. Ma poi troppe cose: serial killer, ictus, investigazioni, misteri... non sono riuscita a stargli dietro.
Oltre a questo, non è che i due lead fossero tutta sta attrattiva. La protagonista - forse per fare il paio con Prince Psyco - pareva bipolare. Mentre Prince, forse memore del suo ruolo in Attention, love! , ritirava fuori quel " vorrei stare con te. Ma non posso. E allora ti sto dietro ma non troppo." Roba da prenderlo a badilate nei denti.
Io e la vero abbiamo resistito per un pò...ma poi è stato più forte di noi e siamo state costrette a dropparlo per preservare la nostra sanità mentale: io di vedere Prince Psyco che angsta - male tra l'altro - perché non può stare con la lead, non me lo merito.
Ed è così che siamo sbarcate tra le rassicuranti braccia di Vincenzo. Big Boss per gli amici.
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Vincenzo è stata una boccata d'aria fresca: non solo perché rispetto ad Amentalist il cast è decisamente più preparato ma anche perché la sceneggiatura, scrittura, narrativa e TUTTO il resto, è decisamente meglio del drama taiwanese di cui sopra.
Senza andare troppo per lo specifico su questo drama e cercando di essere sbrigativa, le cose che mi hanno colpito sono:
L'Italia. Poiché Vincenzo è mezzo italiano, l'italia viene buttata nel mezzo della serie ogni tre per due...ed io ho adorato questa cosa. Il Bel Paese viene rappresentato sì stereotipato, ma in modo bello. Quasi celebrativo. Devo dire che mi sono sentita onorata di essere italiana.
Big Boss. Attore bravissimo e convincente, il buon Big Boss mi ha fatto tornare la fede nella professione attoriale dopo quella brutta prova di Prince Chiu e lo amerò sempre per questo. Egli riesce a dare espressione e caratterizzazione al suo personaggio passando da spietato mafioso a personaggio comico in mezza puntata. Stupendo.
La Lead. Questa protagonista è davvero interessante, divertente, tosta e stronza tutto nello stesso momento. Lei si allontana decisamente dalle solite lead tutte acqua e sapone pronte per la Santità salendo direttamente sul carro di Satana, come una Regina. Esattamente come Vincenzo - ma un pò meno - la lead è un personaggio grigio e sfaccettato e per questo diecimila volte più bella di qualsiasi altra lead.
I condomini. Una gabbia di matti che alla fine amera. Dal ex gangster ora dirigente di un agenzia di viaggi su mongolfiera per criminali che vogliono lasciare il paese, ad ex lottatori olimpici di sport da combattimento. Da agenti segreti in incognito ad hacker super inquietanti... i personaggi che ruotano attorno al condominio sono uno più caricatura dell'altro, ma proprio per questo l'ho trovati adorabili. Sono ovviamente caricaturali ma poiché tutta la serie è impregnata di sottile caricatorialità, i condomini sono la rappresentazione perfetta di tutto ciò.
Il genere. Vincenzo è un genere Commedia con Crime e Law ma credo che si sia mischiato il tutto in un modo esemplare. La serie fa ridere, tanto. Ma allo stesso tempo ha momenti di criminalità e botte e scene dove la legge la fa da padrone. Ed il tutto è mixato così perfettamente che non mi sono mai annoiata in 20 episodi da un ora a botta. Complimenti. Inoltre è tutto volutamente esagerato e comico cosicché sembra che la stessa serie si prenda per il culo da sola.
Qui per ricordare quando Vincenzo venne salvato dalla morte da un piccione e dai suoi amici.
Le azioni di Vincenzo. Vincenzo è uno stereotipo su gambe. Lui è un fenomeno: spara, combatte, intriga. E' bello, affascinante, astuto, ricco, saggio, ha il caz...o di un metro.[cit] E' sempre un passo avanti a tutti. Sa sempre tutto e risolve ogni cosa senza nessun problema. Questa caratterizzazione potrebbe essere fastidiosa poiché troppo perfetto, ma siccome è resa in modo divertente e allo stesso tempo volutamente epico, non mi ha dato fastidio ma anzi mi sono divertita parecchio.
Cosa che poi ho amato particolarmente è il modus operandi da mafioso di Vincenzo. Nel giro di 20 episodi avrà ammazzato almeno una decina di persone. Forse di più. E ho amato che le abbia uccise torturandole. Ora, non dico questo perché amo la tortura. Anzi. Ma se mi fai una serie con protagonista un mafioso che ammazza senza starci troppo a pensare, così mi deve rimanere. Perché ragazzi...è un attimo che a questi lead prendano la strada della santità e diventino dei Buoni Samaritani, tutti pace amore e buoni sentimenti.
6) Il burattino. Lo ammetto: quando è morto ho pianto. Il povero fratello di Babu era l'unico personaggio vagamente realistico della serie e quello più umano di tutti. Ed io l'ho amato per questo. Tantissimo. La sua bromance con Vincenzo - che certe volte, da certi sguardi pareva un BL - era così carina e commovente che ho davvero tifato per lui. Soprattutto mi piaceva la sua indecisione nell'uccidere suo fratello: forse non sarà stato il personaggio più intelligente della storia ma sicuramente è stato il migliore.
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Ma quindi è tutto oro?
No, manco per il caz..o.
Prima di tutto, non mi è piaciuta la storyline della mamma di Vincenzo. A me di questa donna - di cui non mi sconfinferava manco la caratterizzazione troppo remissiva - non mi è mai fregato nulla e quando è morta non ho provato niente se non un sentimento di liberazione perché finalmente si chiudeva la sua storyline. Io non so quale sia stato il mio problema con lei: la caratterizzazione? il fatto che c'erano personaggi più interessanti di lei? l'eccessiva storia drammatica che sfiorava il pietismo?
Altro dramma negativo sono stati i villain della storia. A parte la procuratrice - unico vero nemico con del cervello - Babu è stata una mezza delusione. Pareva un fenomeno tale da impegnare Vincenzo ma alla fine è risultato solo uno psicopatico violento senza un guizzo di astuzia. Vincenzo l'ha fregato in tutti i modi possibili e lui si è ritrovato a fare da pedina nel piano del suo nemico senza nemmeno rendersene conto.
Perché chiariamoci: uccidere la madre di Vincenzo è stata una stronzata. Se l'obbiettivo era eliminare Vincenzo o farlo tornare in Italia, l'assassino della madre come avrebbe potuto aiutare a raggiungere questo risultato? L'hanno ammazzata solo per farlo incazzare. Ma ai fini dei loro piani... si sono solo dati la zappa nei piedi da soli.
Concludendo Vincenzo è un drama da vedere. Perfetto per farsi intrattenere, offre una storia intrigante e carina con personaggi ben caratterizzati e volutamente caricati per strappare la risata e alleggerire il tutto. Super consigliato.
Voto: 8.3
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📜 C’era una volta … 👉🏻 #labellaelabestia In un paese molto lontano vive un mercante con sei figli e sei figlie. Un giorno la sua fortuna viene meno, la casa prende fuoco e a causa dei naufragi e dei pirati, il mercante perde le sue navi. Alla famiglia non resta che ritirarsi in una piccola casa in campagna, unico possedimento che resta al mercante. Tra tutti, l’unica che non si abbatte è Bella, la figlia più giovane e anche la più gentile. Affascinante, di buon cuore, generosa e sensibile. Dopo due anni, giunge una notizia: una delle navi del mercante è arrivata in porto. Lui corre a vedere portando con sè le mille richieste dei figli. L’unica a non appesantire il padre è Bella, chiede solo una rosa. Al porto le cose non vanno come previsto e il mercante torna a casa piu povero di prima. Sulla via del ritorno rimane intrappolato in una bufera di neve ma trova rifugio in un castello magico. Purtroppo, raccoglie una delle rose del giardino per Bella e un’enorme Bestia compare. Il mercante deve scegliere: o la morte o una delle sue figlie. 👍🏻 La storia è diversa dal cartone che conosciamo. Dettaglio che salta subito all’occhio è la mancanza dei personaggi come la teiera, l’orologio e il candelabro. Gli abitanti del castello sono stati semplicemente tramutati in statue. 👍🏻 La Bestia ha le sembianze di una cinghiale misto uomo. Nella fiaba comprare solo a cena. 👍🏻 Il castello è magico, in base alle finestre che apre, Bella può guardare un’opera italiana o vedere le strade di un’altra nazione. I pappagalli parlano con lei e le scimmie le fanno da corteo. 👍🏻 Nel libro viene raccontata anche la storia del padre di Bella e della Bestia. In particolare la fata narra come si è giunti alla trasformazione della Bestia e come ha risolto. 👍🏻 È una fiaba piena di intrecci, più storie si incrociano tra loro. 👍🏻 Ciò che mi ha colpito di più è la vittoria della riconoscenza sull’amore, proprio questo porterà la felicità là dove era venuta a mancare. 👍🏻 A fine libro c’è anche una seconda versione della fiaba. Simile alla prima ma in versione ridotta. ❓La vostra fiaba preferita? #storiemeravigliose #fiabe #fiabeillustrate #libriclassici https://www.instagram.com/p/Cj4_YPCsiln/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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persa-tra-i-miei-pensieri · 2 years ago
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Montesilvano Colle
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Il territorio in esame vanta nel tempo della presenza di terreno fertile argilloso, utile anche per realizzare mattoni cotti nelle fornaci. Ciò insieme all'agricoltura, alla presenza delle saline e alla rinomata liquirizia nei tempi recenti è la base dell'economia che regge e ha retto questi luoghi.
Vennero prima costruite le città alte, dove è situato il centro storico in cui sono presenti delle piccole porte (postierle) per rendere più semplice la fuga da una zona all'altra del borgo, e solo in tempi storicamente recenti grazie al turismo balneare vennero create le città sul mare.
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Durante la passeggiata panoramica attorno al borgo, che ha un singolo accesso che funge anche da uscita perché Montesilvano Colle è appunto una città circondata da selve, da boschi, si possono notare delle mura in mattoni sporgenti che corrispondono ai resti delle torri cittadine e si può notare come i muri erano realizzati mischiando mattoni a terra, sassi e fanghiglia dei fiumi.
Inoltre le torri di avvistamento delle varie città abruzzesi comunicavano a vista tra loro fino a raggiungere Rocca Calascio.
Nei documenti più antichi si parlava di un vero e proprio castello di Montesilvano colle e probabilmente ciò che ne rimane è la torre del campanile della Chiesa di San Michele Arcangelo.
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Nella Chiesa di San Michele Arcangelo è conservata una Madonna lignea sul trono intenta ad allattare il bambin Gesù, è un'opera esteticamente molto bella e costosa, ma i montesilvanesi grazie al guadagno derivante dall'agricoltura poterono commissionare la sua realizzazione. Inoltre ha un valore molto importante per la comunità perché tutti coloro che avessero bisogno di latte da dare ad un neonato venivano a pregare questa Madonnina.
Questa "scultura" lignea la si può datare tra il '400 e il '500 ed è diversa da altre Madonne sul trono, infatti il senso statico di immobilità sacra è presente solo nella parte inferiore, mentre nella parte superiore c'è dinamicità: Gesù si aggrappa al seno della Madre che con il suo viso pallido non guarda fisso davanti a sé ma in basso coloro che la pregano.
Una piccola chicca: le orecchie della Madonnina hanno i buchi quindi indossava anche degli orecchini.
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Della Chiesa della Madonna della Neve, dal culto della Madonna che fece nevicare ad Agosto e perciò importante per un popolo di agricoltori in quanto appunto si tratterebbe di una Madonna che controlla gli agenti atmosferici, ci rimane solamente la navata centrale con i resti di alcuni affreschi e le arcate che univano le navate.
In origine questa era una chiesa composta da tre navate e di fianco era situato un convento francescano che venne messo a ferro e fuoco. Mentre una delle navate poco dopo la sua costruzione si distrusse a causa della frana di quel punto del colle e l'altra venne distrutta dai montesilvanesi perché anch'essa danneggiata.
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Rievocazione storica e costumi medievali risalenti al 13° secolo:
Durante la visita abbiamo assistito ad alcune scene rievocative del Medioevo a Montesilvano Colle tra le quali:
- l'assalto dei briganti e l'uccisione degli stessi da parte dei cavalieri del Re;
- la verifica e la confisca delle armi che non potevano essere trasportate all'interno del borgo se appuntite, ma in seguito questa regola divenne più flessibile e venne concesso il possedimento e il trasporto delle armi per una difesa personale in quanto commercianti o agricoltori nel difendere i loro prodotti;
- l'ispezione dell'abbigliamento e delle armi dei fanti e dei cavalieri arruolatisi e lo stesso arruolamento di altri fanti.
Inoltre ci sono state descritte le armi utilizzate che si diversificavano in base a chi le possedesse tra armi ad appannaggio della cavalleria come le spade e armi dei fanti cioè di coloro che fino al giorno prima lavoravano nei campi e che venivano chiamati ad arruolarsi e combattere senza alcun addestramento, se non ciò che avevano imparato durante la battagliola, e con ciò che già possedevano, per esempio un attrezzo agricolo veniva utilizzato anche in battaglia per afferrare e levare gli scudi dei nemici così da permettere ad un compagno di ferire il nemico ad esempio con una lancia.
Stessa diversificazione valeva anche per l'abbigliamento, infatti i fanti spesso scendevano in battaglia con gli stessi abiti agricoli o con dei bambagioni cioè delle imbottiture fatte da strati di lino. Invece i cavalieri erano coperti dalla testa ai piedi di cotte di maglia oltre che da un elmo che copriva l'intera faccia a differenza dei fanti che avevano elmi che coprivano solo il capo e alcuni grazie a delle sporgenze laterali proteggevano anche le spalle.
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E concludiamo questa visita con la cena itinerante per i locali del paese: pasta, tranci di pizza, vino e pizza dolce abruzzese. Buon appetito!
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gregor-samsung · 4 years ago
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“ Caterina non si perdeva in fronzoli, parlava schietto e preciso, forava il timpano dell’interlocutore con discorsi sensati; questa schiettezza, unita al moto perpetuo, la rese scomoda, odiata e perseguitata. Nel 1856 un ordigno di potenza inaudita scoppiò nei pressi di Caterina che non fece una piega, si tappò le orecchie per non sentire, il naso per non odorare e la bocca per non proferire timido sproloquio. Nel 1900, non ancora a cavallo delle due guerre, Caterina subì un nuovo attentato: si trovava con la zia Canuta a trascorrere una lunga mezz’ora di relax in una campagna verde e assolata, distribuita su tutta la superficie visibile fino all’incrocio tanto agognato con il mitico orizzonte. D’improvviso un rumore di cavalli a piedi fece sobbalzare i corpi mingherli di Caterina e zia Canuta. I cavalli sembravano inferociti, quasi cinghiali, quasi leoni con la zampa ferita, i denti aguzzini fuori dal circolo della bocca bagnata da una bavetta che anticipava l’estasi di un pranzo di lì a poco succulento. I cavalli, zoccoli alla mano, si dirigevano baldanzosi contro le due donne che erano paralizzate dallo spavento, inchiodate a terra con i corpi ancora seduti, quasi tranquilli, stranamente posati in un momento cruciale e violento. Caterina fece una mossa azzardata, armò il torace e lo scaraventò contro gli equini che ancora oggi giacciono martoriati in una terra di nessuno: Canuta, vecchia e poco agile, perì in un disastro aereo pochi mesi dopo l’attentato. Nel 1921, finalmente, Caterina morì in circostanze a dir poco rocambolesche: un trattore, di cui giace matricola e numero di telaio negli archivi della motorizzazione incivile, sfuggito al controllo del capo trattorista, esplose nei pressi di una casupola abbandonata dove Caterina si incontrava, nei giorni da lei ritenuti dispari, con l’amante Rodolfo di Bisantropo. Il sellino, ancorato a dovere, si scollò dal trattore in fiamme e colpì uno dei testicoli di Rodolfo di Bisantropo che, imbastardito, fece fuoco su Caterina senza che il suo gesto abbia mai destato curiosità alcuna. Il corpo stralunato della giovane venne inumato in un cimitero privato sito a seicento metri di distanza dal luogo della sciagura aerea in cui perse la vita la zia Canuta. Rodolfo, superati vari momenti di shock, si rifugiò in un castello e fece alcuni dei suoi bagagli per prendere baracca e burattini e trasferirsi, pro tempore, in una mansarda fuori mano da dove, arraffati pochi oggetti ed alcuni bagagli, si diresse verso una palazzina a tre piani. Entrato nell’appartamento preparò alcuni dei bagagli a lui più congeniali e si trasferì in luogo sicuro, una baita alle pendici del monte da dove, bagagli alla mano, reperì altri oggetti misti e un bagagliaio ampio dove mettere alcuni degli oggetti reperiti. Venne l’inverno, la stagione era rigida, Rodolfo correva carico di bagaglio alla ragguardevole velocità del suono, alcuni lo vedevano, tutti lo rispettavano, altri ne ignoravano l’esistenza e tiravano dritti. Le campagne rigate di bianca neve caduta in nottata erano strette dalla morsa del gelo, nessuno usciva, nessuno si mostrava, tutto il circondario era deserto, dalle rade finestre sporgevano teste intriganti che spiavano i passi di Rodolfo, ma se Rodolfo avesse avuto un reale bisogno, se Rodolfo si fosse tuffato da par suo nel vortice dei sentimenti, nessuno lo avrebbe soccorso, alcuno avrebbe compatito un uomo la cui unica colpa era quella di essersi incontrato con Caterina in giorni apparentemente dispari. Ma i giorni non si spareggiano tra loro, se alcuni giorni fossero veramente dispari avrebbero qualche cosa di diverso da altri che scorrono insulsi sulla pelle rattrappita fatta uomo. Rodolfo non faceva caso a queste piccolezze, tirava dritto lui e dritti i suoi bagagli, unico fronzolo ereditato dal padre nella prima fase della giovinezza quando tutto attecchisce e troppo sembra vago. “
Antonio Rezza, Non cogito ergo digito (romanzo a più pretese), La nave di Teseo (collana i Delfini, n° 62), 2019; prima edizione: Bompiani, 1998. [ Libro elettronico ]
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nonchiamarmimacnamara · 4 years ago
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« mi tengo a te? »
« mmh » lo sguardo vaga dal suo bellissimo manico alla Corvonero, come se stesse valutando qualcosa di preciso « tu stai dietro » conclude così, senza nemmeno dare la scelta alla Corvonero sulla quale solleva lo sguardo. 
Sta già per allungare le mani verso la scopa che « ma come dietro? » okay lei pensava gliela prestassi proprio per fare un giro da sola. È un attimo confusa, ma non vuole rischiare che l’altro molli tutto e quindi dopo poco aggiunge « cioè come vuoi tu! » e mette anche le mani avanti che lei il giro lo vuole fare, da sola o con Seb è uguale a questo punto.
Nota quell`allungare la mani sulla sua Nimbus, un po` confuso in quel rimarcare un « dietro » e l`espressione interrogatoria, andando poi ad aggrottare ulteriormente le sopracciglia che forse forse ha capito - a scoppio ritardato, sì « pensavi me ne stessi qua a rompermi il gramo, scusa? » e sbuffa pure una mezza risata, con quel sorriso che va ad allargarsi al dire successivo « ecco » e tié, va pure a toccarti la fronte e spingere leggermente come volesse allontanare il suo musetto dalla sua bellissima scopa « come voglio io » nel mentre gli fa l`eco con un ghignetto tutto soddisfatto al poter aver completa scelta. E mentre va a mettersi il manico in mezzo alle gambe le lancia un`occhiatina « se vediamo che te la cavi e non caschi » occhiolino che, appunto, non preannuncia nulla di buono in contemporanea a quel ghignetto furbo « il prossimo giro te lo fai da sola. » 
Ed è chiaro che non si sono proprio capiti, perché Meg era già pronta a svolazzare da sola con Seb che le faceva ciao ciao con la manina da terra (?). « Ma nooo, mica a romperti il gramo eh! te ne stavi a vedere come sono brava » insomma potevi fare da giudice, allettante proposta. Maegan comunque decide che la scopa sua e la decisione è sua, ma quando le tocca la fronte Seb si prende un altro schiaffetto « ouu non toccare! » il tono è divertito comunque, e non riesce nemmeno a mettere il broncio visto che è troppo elettrizzata di farsi un giro in scopa sul Lago, anche se le tocca stare dietro. 
« seh, così poi morivi e magari mi graffiavi pure la scopa! » priorità. Il tono chiaramente sarcastico e divertito dalle sue stesse parole, andando a mordersi il labbro in quel trattenere le risate al "non toccare" che quasi quasi sarebbe pure tentato di allargare le molestie, ma l`altra mano è troppo impegnata a reggere la scopa quindi prova solo ad infilare l`indice nel fianco altrui - giusto per il gusto di infastidirla - e montare poi sulla scopa. 
Lo osserva mentre si mette la scopa tra le gambe e al “magari il prossimo giro te lo fai da sola” un altro grande sorriso è tutto per Seb, e con quella promessa di posiziona alle sue spalle e sopra il manico di scopa. E poi rimane un attimo incerta perché non sa dove posizionare le braccia, visto che a tenerle sul manico è un po’ scomoda « ma… » … « mi tengo a te? » sì lo sta chiedendo, quasi volesse chiedere il permesso per quel contatto fisico.
Imbarazzo zero a quella distanza che va ad accorciare ulteriormente, lo sguardo fisso davanti a sé ed un sorrisone sulle labbra mentre quella si posiziona. Non va nemmeno a rispondere a quel "mi tengo a te" perché si limita a dare una spinta contro il pavimento così da sollevarsi, un piccolo piegare le ginocchia mentre si spera che Meg colga il tutto e da qualche parte si attacchi. Un`accelerata dove sotto la concentrazione è palese ci sia tutta la felicità del caso nel sferzare l`aria, il sorrisone sulle labbra e gli occhi che vanno un po` a serrarsi in quel volare ad un metro appena dalla superficie dell`acqua, per poi sollevare un poco la schiena rallentando quel minimo che gli serve per girare la testolina e « bleaah non mi toccare! » e si scuote appena tenendo però attaccati alla scopa gambe e manine.
Maegan si posiziona proprio dietro l’altro e con il sedere già sulla scopa ed è incerta su come appoggiarsi, e anche un tantino imbarazzata. Seb ovviamente non collabora, anzi. Dà un spinta sul pavimento e Meg non aspettandoselo assolutamente appoggia le braccia sulla cosa più vicina a lei e quindi proprio sul secondino, in una specie di abbraccio da dietro. Non ha nemmeno il tempo di imbarazzarsi o altro che inizia anche ad accelerare e quindi si stringe involontariamente ancora di più all’altro finendo anche con una guancia appoggiata alla sua schiena. Chiude per un attimo gli occhi, un po’ perché tutto quel freddo che sferza sul viso la porta a farlo e un po’ per godersi la sensazione di volare in un giorno di neve. E poi rallentano un attimo e in tutto ciò Meg non ha detto nulla, si è limitata a fare un sorriso mezzo da ebete per tutto il tempo e al “non mi toccare” d’istinto si irrigidisce e dice « oh… ehm scusa » e così facendo si staccherebbe un pochino dall’altro, cercando anche di rimanere in equilibrio senza dover stare appicciata come una cozza a lui. 
Molestie a parte, si passa al vero contatto, al prendere il volo e ritrovarsela lì attaccata. Che poi a lui figurati se spiace - anzi, è pure più semplice volare in quel modo - ed infatti il fatto che lei non colga quel suo scherzare lo spiazza per un attimo, andando a girarsi di scatto mentre rallenta ulteriormente « ma sei scema? » proprio così, schietto schietto ma con tono bonario « stavo scherzando! » il tono allegro e un sorrisetto ad accompagnare, come la dovesse rassicurare per quell’mbarazzo-moment. [...]  Prendono un bel po` di quota nemmeno troppo veloce rispetto a quanto farebbe solo, e poi ancora con la solita sorpresa « TIENITI! » se già non si fosse attaccata a lui a mo` di cozza le tocca farlo, visto che lui va a compiere un dietro-front, così da ritrovarsi il castello proprio davanti; e rallenta nuovamente mettendosi dritto con la schiena per godersi il paesaggio un po` più a lungo, andando poi ad arrestarsi lì.
Felicità che per un attimo sfuma quando lui le dice in modo ironico di non toccarla, ma peccato che lei non la colga l’ironia e si è staccata in modo da non dare fastidio all’altro. “ma sei scema?” e lo guarda confusa « ah » stava scherzando « e che ne so ioo, pensavo parlassi sul serio » e salda un po’ di più la presa intorno alla vita dell’altro ma comunque non torna a spiaccicarsi tipo cozza sulla sua schiena. Perché adesso non è convinta lei di quel contatto così ravvicinato. Again la prende alla sprovvista e allora si ripete un po’ di nuovo la scena di prima: per istinto si aggrappa forte a lui, stringe ginocchia e cosce e chiude gli occhi per la velocità e i conseguenti fiocchi di neve negli occhi, visto che stanno virando verso l’alto. A quel “tieniti” lei si stringe ancora più forte a lui, manco si aspettasse di fare il giro della morte e va ad appoggiarsi completamente alla sua schiena, anche per bilanciare meglio il peso. La virata non se la aspetta e un « uuh » precede una risata. Si raddrizza insieme a Seb quando l’altro lo fa, ma non allenta il contatto fisico sta volta. Magari perché ha deciso così o magari perché ha solo paura che la prenda un’altra volta di sorpresa. [...] « Qual è il tuo ricordo più bello fino ad ora? » dice riportando lo sguardo verso il castello e con i fiocchi di neve che continuano a cadere e riempirli di puntini bianchi.
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Lo sguardo perso puntato sul castello come non volesse più muoversi da lì, va ad aspirare tutta l`aria in un respiro profondo che lo smuove un poco, dilatando le narici come volesse imprimere nella mente il ricordo, l`espressione serena dipinta sul volto: perché semplicemente è lì lontano da tutte le preoccupazioni, in compagnia di una personcina che, in qualche modo, lo fa un po` distrarre da tutto il resto. Si gode bene quella stretta che è chiaro apprezzi, andando pure ad appoggiare il suo braccio su quello altrui, le manine che vanno a toccarsi per una breve stretta che va a schiacciare contro il suo petto, il suo palmo sul dorso della mano di lei. Torna poi con il pugno sulla scopa, andando a ragionare su quella domanda che apprezza per tutta la spontaneità con la quale esce. Serra le labbra « quando mi hanno ammesso qua. » che potrebbe essere pure banale agli occhi altrui, ma nella sua voce non c`è ombra di dubbio. E` quello il ricordo più bello, al momento « il tuo? » girandosi verso questa e scambiandole pure un sorriso grato.
Se in un primo momento non sembrava volesse recuperare quel contatto fisico così ravvicinato si ritrova quasi obbligata a farlo, ma in realtà – stranamente – non la infastidisce così tanto. E forse è più questo a stranirla che il contatto in sé. Ma tant’è che è proprio in posizione koala tra tutti quegli accelerare e virare , e rimane così anche quando si fermano davanti allo spettacolo del Castello innevato che non fa altro che allargarle ancora di più il sorriso sul volto e involontariamente appoggiarsi un po’ di più sul Grifondoro. E sta bene. Così bene che quando questo le tocca la mano non la ritrae e nemmeno arrossisce, si limita a stringere un pochino le braccia intorno al corpo dell’altro. Una pressione molto leggera, ma percepibile. Non chiede niente a proposito della risposta del ragazzo, anche se non l’ha capita. Ma forse preferisce non capirle certe cose e basta. Lei sta ancora guardando il Castello ma quando sente la testa di lui girarsi verso di lei cattura il suo sguardo con quei grandi occhi blu, che tra il bianco della neve e il rossore del nasino sicuro risaltano, e gli rivolge di rimando un piccolo sorriso. Per rispondere torna a guardare il Castello « Forse quando sono arrivata e l’ho visto per la prima volta con le barche » il castello intende « per quello mi piace così tanto la Rimessa perché… beh mi ricorda sempre quel momento » e fa spallucce, quello è stato sicuramente il momento più magico di tutti. Anche se i ricordi belli stanno diventando tanti. Torna a guardare Seb facendogli un altro piccolo sorriso.
Forse si ferma un po` di più a scambiarle quel sorriso, catturando pure il suo viso in questo ricordo che di sicuro entrerà a far parte tra i più belli. Torna a voltare lentamente la testolina sul castello poi, accennando alla risposta con il capo in modo silenzioso [...] « scendiamo? » che quasi si sente in colpa ad interrompere tutta la magia del momento ma tant`è, lo dice con quel tono accomodante in un sussurro, andando a lanciarle un`altra occhiatina arricciando il labbro in un mezzo sorriso. 
« ancora cinque secondi e poi sì » gli dice con un sorriso grato. Perché sì lei sta un po’ congelando lì, e nonostante il calore da contatto fisico e la termica calda ormai sta un po’ battendo i dentini. Però ancora cinque secondi in cui guarda ancora il castello, chiude forte gli occhi e poi li riapre forte, proprio come se stesse fotografando il momento nella sua testa. Torna con lo sguardo verso Seb e annuisce sorridendogli, scendiamo.
[...]
 « alloooora » sorrisone divertito per tutta l`adrenalina che una picchiata come quella provoca, oltre ad un po` troppo entusiasmo « me la cavo bene, eh? » con tanto di strizzata d`occhio. Vai, gonfiaci l`ego ancora un po`.
 « sì dai non sei troppo male te lo concedo » dice divertita e ridacchiando un po’, che qui soddisfazioni complete non arriveranno mai. Cerca gli occhi di lui e quando li trova gli dice un altro « Grazie Seb » molto sentito, con sorriso speciale annesso.
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corneliaharris · 4 years ago
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No, non mi ami.
Non si è degnata di rispondere al biglietto anzi non l’ha proprio presa in considerazione come opzione e fino a qualche ora fa non pensava nemmeno di presentarsi a quell’incontro poi, però, ha prevalso la curiosità. È elegantemente in ritardo perché non aveva nessuna fretta di presentarsi ed è giusto che l’altro aspetti, almeno un po’. È ormai a pochi passi dal Serpeverde «Christian?» mormora con tono interrogativo, gli occhi che si assottigliano appena e rimane così, in attesa di qualcosa perché alla fine è l’altro che ha voluto incontrarla. Lei non ha nulla da dire.
Tutto per un secondo si fa silenzioso e ovattato al sentir pronunciare il suo nome mentre il suo viso arrossisce. Si volta. La vede, li, in piedi di fronte a lui, gli occhi socchiusi come a scrutarlo, «c..c..ciao Nell» accenna un sorriso, come se non avesse mai sorriso prima in vita sua, come se si fosse dimenticato come fare. Si stacca dal cornicione e fa un passo, forse un po’ troppo lungo verso Cornelia, la guarda per un secondo negli occhi e poi si distanzia un pochino per lasciarle il suo spazio «sono contento tu sia venuta…» sono le poche parole che sempre tremolanti gli escono dalla sua bocca, non per il freddo, quello ormai non lo sente più, ma per l’agitazione «… avevo bisogno di parlarti, e volevo farlo… beh… da soli ecco…» prende fiato, sembra che qualcuno abbia tolto tutto l’ossigeno dalla terra.
Inevitabilmente un sopracciglio si alza a sentir quel soprannome perché lui non l’ha mai chiamata così ma non dice niente, abbozzando solo un cenno del capo quasi come se volesse ricambiare il saluto senza scomodare le parole. Osserva quel sorriso e probabilmente anche il lieve rossore sul suo viso ma niente di tutto ciò scalfisce l’espressione piatta che ha sul viso. Solo il passo un po’ troppo lungo di Chris la smuove, facendola indietreggiare di un mezzo passo perché ha decisamente bisogno del suo spazio. «Non nego a nessuno la possibilità di parlarmi» Al contrario del Serpeverde, non si mostra affatto agitata ma rimane completamente distaccata da lui e quasi anche dalle parole che l’altro le rivolge. «Beh, sono qui» invitandolo sottilmente a parlare visto che sono lì per questo ma nonostante quelle tre parole non lo incalza, semplicemente aspetta.
«Beh..»  abbassando leggermente il capo e lo sguardo  «innanzitutto devo chiederti scusa, mi sono allontanato da te e per nessun motivo apparente… non so nemmeno io spiegarti il perché… credo solo di essermi spaventato da un tipo d sentimento che forse era più grande di me, qualcosa che non avevo mai provato» si azzittisce un secondo guardandola come a cercare di captare qualcosa «non credo ci siano parole per descrivere quanto il mio comportamento non sia stato corretto nei tuoi confronti e poi per cosa?» si gira leggermente a sinistra verso il cornicione sbattendo le mani su di esso mentre la neve poggiata sopra fa un balzo cadendo dallo stesso «per perderti senza motivo» abbassa il capo nella direzione opposta a quella di Cornelia come a nascondersi, si volta quindi di nuovo verso di lei avvicinandosi leggermente, la guada dritta negli occhi, i suoi sono lucidi «Harris» (...)  «non voglio perderti…» un secondo di silenzio «non posso perderti…» … «tu sei … meravigliosa» la bocca gli si riempie mentre pronuncia quella parola «e sei.. bellissima…» le dice portando la sua mano ad una ciocca di capelli di Cornelia e sistemandogliela dietro all’orecchio.
Le sue scuse non causano in lei grandi reazioni sebbene finisca a mordicchiarsi l’interno della guancia «Sai Christian» usa volutamente il nome intero per creare  una certa distanza tra loro «Io le scuse le posso anche accettare ma non cambia tutto il resto» ed esita un attimo prima di continuare «Avevi mille opzioni ed hai scelto la peggiore, ti sei allontanato senza motivo e soprattutto senza nemmeno mezza spiegazione» dice la sua, non si trattiene affatto ma il tono resta assolutamente controllato «Ed io ho provato, non ho lasciato perdere alla prima ma davanti a me c’era un muro e quasi sembravo io ad essermi immaginata cose» e ‘sta volta il tono le esce vagamente ironico ma un attimo dopo è già tornato quello di sempre. «Ti ci sono voluti quasi quattro mesi per capirlo?»  Quando usa il cognome è lei ad essere presa alla sprovvista e la mascella le si indurisce appena «Non credi che sia già successo?» domanda  ‘sta volta si aspetta davvero una risposta ma comunque procede nel suo chiedere «Non credi sia decisamente tardi?» il secondo interrogativo è decisamente più retorico. Della sfilza di complimenti non sembra essere lusingata, lo guarda solamente mentre il sopracciglio destro si alza appena quasi come se gli stesse chiedendo se è serio. Ma è quando l’altro prova a sistemargli una ciocca dietro l’orecchio che reagisce per la prima volta, scostando il viso dalla sua mano e impedendogli, di fatto, quel gesto. Indietreggia appena «Christian, per favore» moderata nel chiedere ma non per questo meno categorica perché con lui quella confidenza è svanita mesi fa.
«tu non puoi pensarlo davvero?» gli esce con la voce rotta e gli occhi lucidi quasi in lacrime mentre la mano in aria si abbassa lentamente «ho sbagliato lo so, ma dammi la possibilità di rimediare» prende fiato mentre una lacrima gli attraverso la guancia. «tu sei tutto ciò di più bello che c’è in me… tu tiri fuori la parte migliore di me» enfatizza la parola “migliore” mentre la dice nel frattempo gesticola con le mani «lo vedi come sono, lo vedi … con te è diverso, sei l’unica in grado di calmarmi, sei l’unica in grado di farmi ragionare» le mani rallentano, la sinistra si abbassa mentre la destra si alza leggermente verso di lei «tu sei la mia luce nell’oscurità…» le dice mentre un’atra lacrima gli accarezza il volto «non andartene» la voce è soffocata, le parole non bastano e lei probabilmente non attenderà ancora molto prima di andarsene… la mano verso di lei afferra quella di Cornelia e con non troppa forza la tirerebbe verso di se, e non esiterebbe un attimo a far si che le sue labbra incontrassero quelle della corvina, mente ancora una lacrima scenderebbe sulla guancia bagnando anche quella di Cornelia.
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«Non funziona così» riguardo alla possibilità «Non puoi fare quello che vuoi e poi tornare, scusarti e allora tutto torna come prima» nuovamente con quel tono moderato «Non potrebbe essere così nemmeno se lo volessi» e sottilmente gli sta pure dicendo che tra le altre cose lei non vuole tornare a quelli che erano prima.  «Non devo essere io la tua parte migliore» seria nel dirlo, cercando pure i suoi occhi «Sei tu che devi esserlo, provarci e smettere di comportarti come un ragazzino maleducato» ed è la prima volta che quella patina d’indifferenza lascia le sue parole. La frase da ciccocalderoni Perugina (?) riguardo a lei come la sua luce nell’oscurità le fa uscire uno spontaneo «Per Cosetta, Christian» vagamente sconvolta «Possiamo essere compagni di classe» commenta «Smettere d’ignorarci» che sarebbe comunque molto di più rispetto al rapporto che hanno adesso. Ma ha appena pronunciato quelle parole quando l’altro afferra la sua mano e non ha i riflessi abbastanza pronti per divincolarsi da quella stretta almeno fin quando quello non si avvicina decisamente troppo alle sue labbra ed è quindi con un colpo secco che la sua mano sfugge da quella altrui e lei compie un balzo all’indietro. «CHRISTIAN» ed è la prima volta che la voce le si alza «Vedi?» arrabbiata anche se cerca velocemente di ricomporsi «A te interessa solo quello che vuoi tu, non ascolti, non rispetti gli altri…» un elenco dei difetti altrui «Te l’ho detto un attimo fa» riferendosi alla reazione al suo tentativo di spostarle una ciocca «Ma a te non interessa» lo ripete con grande sicurezza «A te andava di baciarmi e allora al gramo quello che penso e voglio io, no?» retorica mentre lo sguardo si fa ancora più duro e la braccia si stringono al petto. 
 «Non è così…» gli risponde lui alzando leggermente il tono di voce mentre le lacrime che fino a quel momento ha trattenuto escono una dopo l’altra bagnandogli volto «io ho interesse solo per quello che vuoi tu… come puoi non capire quanto ti amo» silenzio. Gli occhi sono sbarrati e lucidi mentre gli escono quelle parole dalla bocca, lo ha detto davvero. 
«Ah no?» replica alzando pure il sopracciglio destro in attesa di una spiegazione perché sarebbe proprio curiosa di ascoltarlo. Non che ci speri troppo comunque. Lui le piange davanti e lei invece che intenerirsi s’irrigidisce terribilmente mentre le braccia si stringono al petto con più forza ma è forse la frase successiva che la lascia completamente senza parole. La bocca si schiude in una “o” di sorpresa mentre le palpebre sbatacchiano con fare palesemente sconvolto pur non spostandosi mai dal viso del ragazzo. Lei comunque, in un primo momento, tace e non fa niente per colmare quel silenzio imbarazzante che si è creato.
«No, non mi ami» sentenzia infine, con tono duro «Probabilmente non sai nemmeno che cosa significhi» e nemmeno lei perché sono piccoli ancora «Mi sembri più un bambino a cui hanno tolto il gioco e adesso lo rivuole ad ogni costo» ed è chiaro che quella sia una metafora «Saresti disposto a tutto per riaverlo ma non perché t’interessa davvero del gioco ma perché hai deciso che lo vuoi e basta» 
Il volto che non lascia trasparire niente e la voce che è tornata neutra, come se stesse costatando solo un dato di fatto. Un attimo ancora e poi muove due passi all’indietro «Io rientro» perché per lei la conversazione può dirsi conclusa. E se non fermata, muoverebbe il capo in un cenno di saluto e girerebbe i tacchi, dirigendosi a grandi passi verso il Castello.
Le parole di Cornelia sono sempre più affilate, paragonare il suo sentimento ad un bambino viziato, questo è troppo anche per lui «come puoi dire che non ti amo, che ne sai tu di quello che provo tutti i giorni guardandoti entrare in aula o vedendoti passare per i corridoi» si ferma un secondo a prendere respiro, il tono è sempre elevato «credevo fossi diversa, io una seconda possibilità te l’avrei data» ed è in quel momento che lo sguardo di Christian cambia, le lacrime smettono di scendere, mentre la ferita si apre sempre più nel suo petto si volta lentamente dandole le spalle. Sente la voce di Cornelia dirgli che rientra al castello ma lui non si muove di li, non fa un cenno, un movimento, niente, rimane impassibile.
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fotopadova · 4 years ago
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Bella e senz’anima una città da salvare – La mia Venezia
di Gianni Berengo Gardin (testo raccolto da Andrea Plebe) dal settimanale Specchio
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                 Traghetto di Punta della Dogana, Venezia 1960 © Gianni Berengo Gardin/Contrasto
(Si tratta di una scena molto veneziana, un servizio di traghetto da Punta della Dogana a San Marco, che ora non esiste più. Ci sono due vogatori che frenano, che stanno fermando la gondola, e una serie di personaggi dell’epoca, in piedi e seduti, che mi affascinavano molto.)
 Mi sono sempre sentito veneziano anche se purtroppo la città di oggi non appartiene più ai veneziani e, quando mi capita di tornarci, cosa che avviene comunque abbastanza spesso, sento una stretta al cuore.
A Venezia ho dedicato otto libri fotografici: il primo, “Venise des saisons” realizzato in poche settimane e pubblicato nel 1965 con testi di Giorgio Bassani e Mario Soldati, è stato molto importante per me, una tappa fondamentale nella mia carriera di fotografo. In quelle fotografie ho raccontato la Venezia di tutti i giorni, e poi Burano, Murano, Torcello: Venezia dei veneziani, con l’acqua alta, la pioggia e la neve, con le sue cerimonie e i bambini che giocano. Oggi sarebbe impensabile fotografarla così, forse soltanto durante la stagione morta, quando i turisti si diradano, oppure durante questa pandemia, quando è apparsa anche troppo deserta.
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                         Neve in Piazza San Marco, Venezia 1960 © Gianni Berengo Gardin/Contrasto
(Questa fotografia è stata scattata dal Museo Correr, che ero andato a visitare. Era nevicato, e sul bianco della neve i colombi risaltavano di più. Volevo fotografare Piazza San Marco e la visita al Museo era in realtà una scusa per potermi affacciare dalla finestra. Poi ho avuto il colpo di fortuna della ragazza che è passata nella piazza, correndo, e ho scattato.)
Quando ero bambino, ricordo interminabili partite a calcio nella piazzetta dei Leoni, a fianco della Basilica di San Marco, che è chiusa su tre lati e quindi perfetta per il gioco: oggi non si possono più fare, occupata com’è dal turismo di massa. Non sappiamo quando l’emergenza sanitaria finirà, ma credo che dopo, gradualmente, torneremo alle abitudini che siamo stati costretti ad abbandonare nell’ultimo anno.
Dico sempre che sono nato per caso a Santa Margherita Ligure, perché è lì che mio padre Alberto, venezianissimo, incontrò mia madre Carmen, svizzera, che dirigeva l’Hotel Imperiale, un grande albergo di lusso. Lui era un vogatore della Canottieri Bucintoro ed era venuto in Liguria per partecipare a una gara: conobbe mia madre in albergo e scoccò il colpo di fulmine.
A Venezia, alla Giudecca, i miei nonni avevano una tintoria di pellame, poi hanno aperto un negozio di perle e di vetri di Murano, gestito da due delle sorelle di mio padre, Olga e Lina. I nonni abitavano dietro la bottega e la casa aveva un’altana, un terrazzino in legno, affacciato su San Marco, sul quale giocavo.
A Venezia ho passato le estati tra il 1939 e il 1941, andando a fare i bagni al Lido, e poi ci sono tornato a vivere con i miei genitori, nel Dopoguerra: lì ho frequentato il liceo scientifico Benedetti, in Fondamenta Santa Giustina a Castello, e soprattutto il Cinema Pasinetti e il Circolo Fotografico La Gondola, dove ho fatto tante conoscenze importanti.
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                                   Acqua alta a San Marco, 1960 © Gianni Berengo Gardin/Contrasto
(Questa fotografia della piazza l’ho scattata dall’alto, dalla Basilica di San Marco. Mi ero sistemato in mezzo ai cavalli. Ci ero salito apposta, perché immaginavo che con l’acqua alta si sarebbero potute verificare delle situazioni interessanti. Così quando ho visto quelle due persone, da sole, camminare nella piazza, è nato quello scatto.)
 Abbiamo abitato in Campo della Guerra, dietro la chiesa di San Zulian, fino a quando mi sono sposato e sono andato a vivere con Caterina al Lido, dove ho abitato fino al 1965 prima del trasferimento a Milano.
Per un certo periodo, prima di dedicarmi completamente alla fotografia, ho lavorato anch’io nel negozio di famiglia: il nome era scritto sull’insegna, a mosaico. Il mosaico è rimasto ma il nome non c’è più: al posto della bottega c’è un bar. Allora c’erano tre negozi di quel genere in tutta Venezia, mentre oggi sono migliaia; il nostro aveva goduto una certa notorietà, anche perché lo scrittore inglese Frederick Rolfe, più noto come Baron Corvo, aveva scritto in un suo libro che lì si trovavano le perline più belle di Venezia. La casa dei nonni, invece, con il tempo è diventata un albergo.
A Venezia non ho più parenti, ma per fortuna ho ancora amici e, quando mi è capitato di tornarci per realizzare il libro “La più gioconda veduta del mondo. Venezia dalla finestra” sono stato ospite di Renato Padoan, per vent’anni Sovraintendente ai Monumenti di Venezia, all’ultimo piano di Palazzo Erizzo Bollani sul Canal Grande. Lì aveva abitato nella prima metà del Cinquecento Pietro Aretino, che così aveva raccontato ciò che vedeva, la Pescheria, il Ponte di Rialto che allora era di legno, il Fondego dei Tedeschi.
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Venezia, il Lido,coppia, 1959 © Gianni Berengo Gardin/Contrasto
(Era una domenica piovosa, molto brutta. Mi è capitato di incontrare questa coppia di sposi, lui in bici, lei con il bambino sul passeggino accanto. Lui e lei sono separati, ciascuno guarda il mare per proprio conto. Mi è sembrato il simbolo di un matrimonio che, con il passare del tempo, non va più bene, anche se magari non era così per quella coppia.)
 Se oggi realizzassi un altro libro su Venezia, dovrei farlo sugli aspetti negativi del turismo di massa, che ha ucciso la città. Negli anni scorsi mi sono già impegnato per documentare l’invasione delle grandi navi e il loro impatto su Venezia. Oggi i negozi sono pieni di oggetti che arrivano dall’altra parte del mondo, di maschere che non sono una tradizione veneziana, di frotte di turisti, scaricati dai pullman, persone che “devono” venire a vedere Venezia, ma che non la amano. Abitavo in una città di 145 mila abitanti, ora sono ridotti a 40 mila e quando si vota difficilmente riescono a ottenere quello che vogliono, perché pesano molto di più i voti degli abitanti della terraferma. I veneziani che hanno una visione diversa non riescono purtroppo ad avere voce in capitolo sulle scelte che li riguardano.
Oggi vivo gran parte del mio tempo a Camogli, in una casa nel verde che guarda il mare e, pur amando ancora molto Venezia, so che non potrei più abitarci.
Però è indubbio il richiamo che la città continua ad esercitare: Venezia è di una bellezza unica e appunto piena di contraddizioni. Nel corso dei secoli ha affascinato scrittori, poeti e pittori, lì ho cominciato a fotografare, tra calli e campielli, spazi brulicanti di vita e angoli nascosti e silenziosi, e non posso sottrarmi al suo potere. Per questo invito chiunque voglia visitarla per prima cosa a rispettarla e a cercare di entrare in sintonia con la sua vera anima, quella che si stenta a vedere dietro la cortina del turismo mordi e fuggi. Venezia va rispettata, curata e amata per poter essere consegnata alle nuove generazioni: non possiamo sottrarre loro una simile bellezza.
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Il maestro del bianco e nero Gianni Berengo Gardin, nato a Santa Margherita Ligure il 10 ottobre 1930, è cresciuto e ha studiato a Venezia, la sua vera città d’origine. Inizia a dedicarsi alla fotografia negli anni ’50 del ‘900. Con i suoi scatti in bianco e nero ha raccontato la società italiana del dopoguerra.
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