#cadere's opinions
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cadere-art · 2 months ago
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Firewatch by Campo Santo
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Firewatch is an adventure game where you play as a fire lookout in some remote lookout tower in a national park or other. It's also kind of a murder mystery. I really enjoyed playing this game, though I felt like I didn't all quite understand how things made sense or connected to one another when I got to the end. I am partially blaming this on playing while I was pretty brain fogged from a cold.
The soundtrack for Firewatch is great. The environmental effects are very good, and the smoke and darkening skies from the worsening nearby fire really help set the mood as the plot goes along. The game is short and feels like a rather tight narrative, with memorable characters and genuine tension. It was really fun to play.
Question for those who played under the cut with big spoilers, bc I just didn't get it:
What was the deal with the research station? Was it just faked by the hermit guy who killed his son? Why did it have such good equipment then? I didn't get it.
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tikvin · 7 months ago
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For the other durges you showed a while ago, which ones accepted/denied Baal? If they denied him do they have specific reasons for why?
Well this will be long, lol. I have full descriptions of my durges I plan to post separately for each, but I'll try to cut a lot to just accommodate to the question.
Some of them aren't that close to this matter, plus I'm waiting for evil epilogue to be added, I also have a bit of a soft spot for resisting durges because of that one camp scene in act 2, so most of them are resisting durges, just differ by smaller details like what quests they do/dont and who of PCs and NPCs dies and they kill during travels.
So, sorry for my boring durges :D
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Eshra - I think you can already guess.
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Vice is close to accepting Bhaal, because it likes Minthara a lot (even though it didn't initially sided with her) and she's is a bad influence. It already got the slayer form, also the first to consume the astral tadpole so far. How it will all end? Who knows, Vice loves Minthara and it's a novel concept for it, hence the drow is able to sway it's opinions, but Vice also likes to have a control over it's own body. So Vice is on precipice
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Evann is THE evil Bhaalspawn™ 100%. With this one, I will tell for sure, they're a cruel evil bitch-bastard, but probably doesn't fully realize that their actions are considered cruel. For them it's pure curiosity and pursuit of fun, they are not concerned when they first have the urges. Probably remembers more than other Durges. Probably had relationships with Gortash.
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Jericho is the one who was terrified and disgusted from the very start. I think it was easier for her to resist, because she is a wild magic sorcerer (who I headcanon to be masterful before amnesia) and she had to be careful from the very beginning. She's skittish, in constant internal panic, a coward when it comes to perspective of getting back her memories. She was the one who tried to fix everyone else's problems just to not face her own. She had a lot of growth during the travels and now researches bhaalspawn to prevent anything happening.
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With Cadere (who will later rename themselve as Ithildin) is absolutely out of question, they will not be accepting Bhaal, simply because... Karlach. You see, that's a Karlach kisser in front of you, and with all anguish that this whole shit caused to her they just cannot allow that to happen. Cadere was indifferent at the start, which caused quite a few deaths, but Karach energy just rubbed on them and they did the ol switcheroo
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Thana is all about freedom. Bhaal is out of question. Freedom for herself, freedom for everyone else, freedom!!! She probably planned to defy Bhaal somehow even before the tadpole.
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Thalissa - No. No Bhaal, we're having fun kicking devils' asses in hell. Has hots for both Wyll and Karlach, and their righteous do-gooder demeanor rubs on her. Not completely tho, she's quite bloodthirsty on her own, which is why she's most likely going with them to hell to justly kill shit without consequences. At least if Karlach won't sacrifice herself for Orpheus. I planned more than one play through with her, so it's undecided, maybe she will have one game where she's evil, who knows
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Mortis is very power hungry, even though their overall demeanor is quite chill. They might not go completely towards Bhaal but they're sure are tempted to kill Isobel...
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Jago - was a simple person, but not dumb. No Bhaal. Much like Thana, he wanted freedom, and he teared and ripped and clawed for it. He wasn't very caring for others, but he got what he wanted, without hurting too much people.
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gregor-samsung · 2 years ago
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“ I russi usano il pronome di terza persona plurale, onì, « essi », « loro », quando parlano genericamente di coloro che comandano: una classe remota e misteriosa, da cui non si aspettano niente di buono. Un atteggiamento simile, tipico di una società poco democratica e poco amalgamata, si ritrova in Italia; « loro » fanno i propri comodi, calpestano i diritti della povera gente per conseguire i loro obiettivi, per vincere le loro battaglie, e se agli uomini politici si attribuisce l'avidità di denaro, la voglia di arricchirsi, agli uomini dell'industria e della finanza, che già sono ricchi, si attribuiscono altri giuochi altrettanto riprovevoli, volontà di potere, lusso eccessivo, indifferenza per la pena della povera gente. Ho detto che la distinzione fra buoni e cattivi è un fatto di cultura, e dipende da fattori molteplici, educazione, ambiente, tradizioni; possiamo constatare che la globale condanna di tutta una classe dirigente, di tutti coloro che comandano, attesta una cultura piuttosto rozza, e porta a un generale appiattimento. Se tutti sono cattivi, se tutti violano le norme e calpestano i princìpi, cade l'interesse a scoprire i singoli trasgressori, e quando qualcuno cade nella rete, la condanna della pubblica opinione è distratta, perché comunque tutti immaginavano che anche quel tale, come i suoi simili, fosse un poco di buono; le sue colpe si perdono sullo sfondo della colpevolezza universale. L'arresto e la condanna di Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, suscitarono sorpresa piuttosto che indignazione; sorpresa non per gli addebiti che gli erano mossi, ma per il fatto che un uomo così importante non godesse di impunità; vi fu comunque chi affermò in quei giorni che i banchieri erano tutti uguali, e che Calvi non era peggiore degli altri; era stato solo meno abile, più maldestro. C'era anche chi era convinto che Calvi fosse caduto perché gli altri potenti, invece di mantenere verso di lui la consueta omertà, lo avevano lasciato cadere; le ragioni per le quali aveva perso l'appoggio dei potenti incuriosivano più delle sue malefatte. Costruttori edili, petrolieri, grandi manager del settore pubblico sono stati denunciati, arrestati, condannati nella generale indifferenza; già si sapeva che i costruttori edificavano palazzi senza le necessarie autorizzazioni, che i petrolieri pagavano i partiti o i generali della Guardia di finanza, che i manager del settore pubblico maneggiavano fondi neri a beneficio dei partiti che li avevano nominati; o meglio, non lo si sapeva, ma lo si immaginava. La condanna globale finisce pertanto col diventare una generale assoluzione; si condanna la classe e si assolvono gli individui. “
Piero Ottone, Affari & Morale, Milano, Longanesi (collezione Il Cammeo n° 163), 1988¹; pp. 62-64.
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ammmbeeer · 2 years ago
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e quindi?
Un testo sull’ ADHD: contesto; fatti; metafora.
contesto. Sono una persona che sta arrivando ai trenta attraverso gli alti e i bassi della vita, dapprima affrontati in autonomia e poi anche no. Per curiosità qualche mese fa ho prenotato un appuntamento allo sportello per la diagnosi dell’ADHD nell’adulto del mio comune. Non è una cosa che si fa su due piedi come andare a fare due passi, lo riconosco, ma mi interessava avere un verdetto. Ho presentato i fatti onestamente, ho portato esempi pro e contro, ho compilato i questionari facendo attenzione a non essere in stati alterati di sorta (anche se la curiosità di come risponderei a prefrontale disattivata è sempre molto forte). Dopo alcuni incontri tra cui un colloquio con i familiari per l’anamnesi remota, la psichiatra ha sottoscritto la sua opinione professionale: secondo gli attuali criteri diagnostici ho (more on this phrasing later, or never) l’ADHD. Se sembra di no è perché ho praticato masking e altre tecniche di compensazione inconsciamente sin dall’infanzia. La diagnosi non mi ha cambiato la vita, arrivare fino a qui non si può fare senza conoscere il contenuto del tuo barattolo; ma avere un’etichetta standard ha comunque delle conseguenze. Ad esempio, la mia università ha acquisito il certificato, permettendomi di richiedere certe accommodations, e ho potuto fare il punto della mia carriera accademica considerando i miei talloni d’Achille e i miei punti di forza. Per la terapia farmacologica bisogna aspettare le liste d’attesa della diagnostica per immagini; speravo fosse prima solo per spuntarla dalla lista delle cose da provare. Negli anni, il mio disagio (i non-abbastanza-sintomi che erano di disagio agli altri) era prima passato sotto ai radar (erano altri tempi) e poi considerato una conseguenza di certe vicissitudini — invece pare fosse vero il contrario: la mia condizione mi ha permesso di attraversare quelle vicissitudini relativamente incolume. Insomma, “è intelligente ma non si applica” avrebbe dovuto essere “sta processando e digerendo cose senza nemmeno rendersene conto, sarebbe giusto che ci mettesse perfino di più a imparare a leggere l’ora” e via discorrendo. La diagnosi non mi ha stravolto la vita come altre diagnosi cliniche invece potrebbero fare, ma insomma in realtà un poco me l’ha cambiata. Mi ha aperto diverse possibilità positive e negative; ne ho parlato con chi so che mi vuole bene; non ne faccio una malattia, anzi ne parlo tranquillamente, e mi osservo sotto nuove prospettive. fatti. Nel pomeriggio di oggi ci siamo trovati per un aperitivo, tra conoscenze ed amici. I rapporti tra di noi si sono tesi e rilassati per varie ragioni nei mesi scorsi; ora non c'erano, che io sappia, screzi attivi. Siamo in questo bar, tre coppie (etero) e io. La discussione parte e va e fa i soliti giri, tra mandare in vacca argomenti seri e prendere seriamente le vaccate - sempre mantenendo toni civili, mai mettendola davvero sul personale tranne che per esempi contingenti, eccetera. I chihuahua, i film della Dreamworks, il concetto di product target nel consumismo, le video reaction su youtube, very controversial opinion tipo "sono innaturali in modo diverso, ma l'omosessualità è più innaturale della pedofilia" (concetto che non condivido e su cui ho strabuzzato gli occhi abbastanza da far cadere il silenzio, argomento che ho affrontato sul momento e che non voglio affrontare qui), innato egoismo umano, egoismo funzionale e comunità e i miei strali contro l'assurda e falsa equivalenza "il tempo è danaro" — giusto per dare un'idea del botta e risposta tra me e due ragazzi. Il terzo e la sua fidanzata erano in disparte, provati dalla giornata; un'altra ragazza non partecipava attivamente alla conversazione ma ascoltava e reagiva; la terza, mia amica più dell'altra, interagiva a random - o mandando in vacca, o rimanendo nei binari, o ricordandomi che sono io che ragiono in modo strano. I due esausti ci hanno lasciati; la conversazione si è tranquillizzata mentre ci spostavamo in un altro locale; ad un certo punto, aspettando le ordinazioni, o dopo che erano arrivate, o non lo so [beshtia la memoria alla mercé delle emozioni] per qualche motivo logico che c'entrava con la conversazione, ho tirato fuori l'ADHD. E arriviamo al punto. Uno dei due ragazzi rimasti, non quello fidanzato con la mia amica, mi chiede: "E quindi? Cioè - cos'è che io posso fare e tu no?" Ho riposto "ma no ma niente, non è il cosa ma il come", la mia amica ha portato l'esempio di quando l'anno scorso a 10 minuti da una deadline e col documento pronto invece di inviarlo stavo mettendomi a fare le pulizie, l'altra, che penso ne studi, ha parlato delle attività neuronali atipiche, e poi ho continuato il discorso con lei sul mio masking precoce e sulle mie fortune al riguardo. Eppure ora, a ripensarci, sto fremendo. Ultimamente mi succede spesso: somatizzo con tremori agli intercostali. "Cos'è che io posso fare e tu no?" Non ho il dono della telepatia. Non posso sapere le sue intenzioni dietro alla domanda e ho imparato a non proiettare. Ma poi ho anche imparato che se ho delle sensazioni sulle situazioni, è perché effettivamente contesto e comunicazione non verbale mi hanno trasmesso certe cose. Quindi, consapevole di non poter sapere come è stata pensata, posso però dire che per come l'ho ricevuta io si poteva parafrasare così: "Voglio che tu mi dia un esempio concreto della tua condizione. Non ci sono cose che io posso fare e tu no, quindi la tua etichetta è insulsa." E questa cosa mi sta dando tantissimo fastidio. Ripeto: non è quello che ha detto. Ripeto: la conversazione è proseguita pacificamente. Tuttavia, ripeto: è stato un metaforico pugno nello stomaco che mi si è conficcato nel cervello. Anche perché poco dopo un altro commento è stato: "La gente non dovrebbe sapere se ha una malattia, se no poi si giustifica e basta." Sì, non ha specificato malattia mentale. Sì, perplessità a pacchi. Però non tanto quanto il fastidio che mi ha dato la prima domanda. Quindi ho cercato di capire. Non mi interessa capire perché lui l'abbia detta, perché in quel modo, perché non qualcos'altro. Ho cercato di capire come mai quella frase abbia dato fastidio a me. E credo di averlo capito: la metafora. nasci con una particolare combinazione di geni per cui i tuoi muscoli a parità di zuccheri consumati e acido lattico prodotto, sviluppano meno forza. per compensare bruciano più zuccheri e fanno più acido lattico — in soldoni, lo stesso movimento rende più affaticati durante e più indolenziti poi. per trent'anni vivi nel tuo corpo; sai che deve fare più attenzione al riscaldamento e allo stretching, devi per forza portarti dietro del cibo se vuoi fare una corsetta per scaricare lo stress, sei estremamente consapevole dei tuoi limiti e hai imparato delle modalità per aggirarli. per curiosità vai da un luminare dei muscoli, che dopo le dovute analisi e procedure diagnostiche ti dice che in effetti si tratta di una forma di X: l'esercizio fisico aiuta, e certi integratori, e si può valutare di passare col servizio sanitario nazionale un aiuto alla deambulazione, per evitare affaticamenti non necessari, e... fino ad ora è andato tutto bene, ora è meglio tenere d'occhio la situazione. E mentre corri per strada ma col pulsiossimetro sapendo che poi ti aspetta quel defaticamento lì perché oggi hai mangiato più questo che quello — tutta roba che facevi anche prima ma a sentimento, ora con più consapevolezza — mentre corri incontri un tizio che conosci. lo saluti, gli dici che ora non sgarri con i minuti eheh, avendo X le cose vanno fatte con criterio e lui ti dice "Ma tanto un oro nella corsa alle paralimpiadi lo puoi prendere esattamente come io posso prendere un oro nella corsa alle olimpiadi, no? e poi se non lo sapevi che era X magari salivi sul podio alle olimpiadi! forse era meglio non saperlo"
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lunamagicablu · 2 years ago
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Le persone con cui passiamo il nostro tempo ci influenzano, e di conseguenza influenzano ciò che attiriamo nella nostra vita. Se stiamo con persone positive, che hanno di noi un'opinione elevata e molto affetto, ci aiutano ad attrarre situazione favorevoli e altre persone positive. Se stiamo con persone che non ci apprezzano, che ci denigrano o aspettano il peggio da noi, il loro sguardo ci fa cadere in dimensioni di realtà più basse e faticose. Ci impediscono di realizzare i nostri sogni.
Georgia Briata
www.ilgustodellanima.it                           
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 The people we spend our time with influence us, and consequently influence what we attract into our lives.If we are with positive people, who have a high opinion of us and a lot of affection, it helps us to attract favorable situations and other positive people.If we are with people who don't appreciate us, who denigrate us or expect the worst from us, their gaze makes us fall into lower and more tiring dimensions of reality. They prevent us from realizing our dreams.
Georgia Briata - Scrittrice
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primepaginequotidiani · 5 months ago
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giuseppelaporta · 16 years ago
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Personaggi, Creature e Simbolismi raffigurati nel Pulpito Romanico di Ferrazzano, Federico II e la maestria di Alfano Da Termoli.
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La Regione Molise, sin dal primo istante della sua nascita, così come nella precedente parte di secolo, ha dimostrato di possedere una lunga lista di misteri accumulatisi con il tempo, man mano che le migliori menti erudite del passato, ponevano questa circoscrizione giuridica sotto la loro ‘’lente d’ingrandimento’’, quando s’imbatterono in sempre più copiose scoperte o riscoperte nell’ambito dell’archeologia antica e medievale, constatando sempre più della enorme variegatura che presentava non soltanto la storia insediativa del Molise in sé, ma della enorme familiarità artistica e culturale che tale territorio aveva nei confronti delle vicine regioni attualmente contigue, come la Campania, Puglia ed Abruzzo.
Nella nostra opinione, per quanto di modesta rilevanza ma di dovuta formulazione, il concetto di ‘’isolamento’’ che postularono i tanti eruditi che qui misero piede ed occhi nel corso delle loro ricerche, era dettato dalla stessa decadenza dell’ultima età contemporanea che subirono molte regioni meridionali, tra cui proprio il Molise, che finì per sigillarsi in questa giurisdizione politica e sociale, che poco ha comunicato e poco comunica con le vicine regioni italiane, il che spiegherebbe grossomodo come mai ancora in questi anni ci sia bisogno di incentivare ed ampliare lo sguardo su molte questioni culturali del nostro territorio, per vari settori e anche per varie epoche specifiche, ma dove ormai, l’unica cultura tradizionale che la gente locale percepisce come sua unica entità, è proprio quella sub-cultura collegata all’ultimo ‘800 e ‘900, dove le grandi realtà del Regno e delle sue contee, provincie e feudi, erano ormai degradate a piccoli sobborghi diruti, modeste regioni e rovine infestate e spoliate delle loro vesti marmoree, utili più ai minuti abitanti della natura come loro dimora, che non ai ricchi signori del tempo, parodia degli antichi reali, cosa che dunque spinse la critica storica italiana a definire la nostra come un’area artistica di tipologia minore, riprendendo le parole della storiografa Luisa Mortari, argomento quello dell’entità di un’importanza historica di una produzione artistica, molto discusso nel vecchio secolo, in cui il fuoco di questa dinamica artistica viene spesso associato ai grandi centri contemporanei che sono sopravvissuti alla ghigliottina dei secoli e della labilità politica e demografica, facendo cadere tutto ciò che è considerato ‘’alla periferia’’ di tali fuochi nel grosso calderone delle modeste botteghe locali e prive d’inventiva, unico rifacimento di qualcosa di già visto e mai sperimentato, che per fortuna pare sia un concetto volto quasi al suo crepuscolo.
Di recente i nostri viaggi e sopralluoghi per la terra molisana, ci hanno condotto in una bellezza, che nella gioventù dei nostri avi, non potevamo di certo immaginare, o quantomeno comprendere.
Siamo giunti nel Comune di Ferrazzano, che con la sua mole, si arrocca e cinge a guisa della sua splendida chiesa matrice dedicata al culto della Vergine Maria Assunta in cielo, una basilica suggestiva, che nel suo sagrato è guardata da una croce viaria, come quasi ogni luogo di culto della Contea di Molise e della Capitanata, e del cui uso e ambito storico abbiamo già avuto modo di discutere in tante occasioni.
L’aspetto odierno configurato dal tempio non è di certo quello ch’ebbe in origine, vista la sua fondazione medievale tra XI e XII secolo, non escludendo la presenza di fasi più antiche come dimostrano alcuni elementi strutturali dell’edificio, con molti rifacimenti ed ampliamenti tra i secoli XIII, XIV e XV, certamente incentrati in molti accadimenti, dalle dotazioni alle ricostruzioni per causa accidentale dopo la distruzione causata da uno o più sismi, e anche eventi atmosferici inaspettati.
L’impianto attuale, tra i vari cuci-scuci e ristrutturazioni, viene certamente dall’opera del Mastro Ludovico da Pescopennataro (XVIII sec.), il quale ne eseguì una rivoluzione degli interni e parzialmente degli esterni, in pieno stile barocco, dandole la conformazione finale ad aula che vediamo ancora oggi, sin dalla sua riconsacrazione nell’anno 1730, ad un anno dal completamento del cantiere, che ancora doveva vedere finita l’alzata della torre campanaria, crollata nel 1658 a causa di un fulmine, ma che in verità cedette per annosi problemi strutturali.
Sebbene della vecchia basilica resti poco, tra i molti dettagli dei portali, lunette e colonnine, c’è un particolare del suo arredo liturgico davvero singolare, unico e molto enigmatico, che rimanda ad un passato di questa terra che nel tempo è andato a disgregarsi, ovviamente si sta parlando del pittoresco Pulpito romanico di Ferrazzano, posizionato al lato destro del presbiterio, che fa capolino negli occhi d’ogni passante che staziona per la larga navata, come un antico urlo di storia che affiora dalle pietre della chiesa matrice, volenteroso di poterla raccontare e preservare nonostante le impervie strade del tempo.
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Questo prezioso arredo si mostra oggi con un ricco carme micro-architettonico, che nella totalità strutturale è inscritto in una struttura detta ‘’a cassa’’, sorretto nei quattro vertici da colonne munite di plinto classico, del medesimo marmo bruno rossastro, a carattere misto, sia omogeneamente cilindriche, ottagonali e tortili come nel caso dello schema retrostante.
La struttura continua verticalmente su una doppia coppia di capitelli ‘’a crochets’’, decorati da figure zoomorfe ed antropomorfe centrali, costeggiate dai getti di acanto spinoso contorto in un ricciolo nelle punte, ma anche di altre tipologie fitomorfe più semplici e massicce, tipiche delle influenze di matrice gotica, il tutto terminante con i tre paramenti a cassa, sorretti da tre archetti, due dei quali trilobi e decorati da una cornice ‘’a palmetta casauriense’’.
Gli abachi dei capitelli sono alquanto semplici anche se dimostrano in più punti di non essere stati portati a compimento, e di aver subito molteplici danni al seguito di un urto, probabilmente registratisi nelle cause che fanno evidenziare in maniera palese un riassemblaggio del registro superiore, come si evince dalle interruzioni dei tralci floreali, delle firme non terminate o cancellate come si può leggere su di uno ‘’…HOC OPUS F…’’, e anche nel contrasto tra i due corpi sovrapposti, nel cui primo troviamo, come grande evidenziatrice di detta suddivisione cronologica, una cornice che cinge il piano, alternata a girali fruttificati e piccoli individui intrecciati al loro interno, originati dalle bocche di mascheroni sputa-racemi posti agli spigoli.
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La cosa più complessa di questa opera d’antica mano, è la immensa simbologia che essa porta su di se, che sembra balzare in maniera bivalente tra gli elementi del sacro e del profano, portandoci a molte riflessioni sulla ricerca di una o più chiavi di lettura possibili sul suo conto, visto soprattutto che nella storia dell’arte e dell’architettura nulla è dato dal caso, e non sempre ha la spiegazione più semplice, ma come in questo caso, ci ha condotti a dover approfondire numerose ricerche d’archivio e a chiedere un parere ai più disponibili.
Partendo proprio dai personaggi sopracitati, che troviamo nel primo capitello di destra, essi sono stati il particolare che più ci ha colpito di tutta la costruzione, soprattutto per la finezza dei dettagli e per le caratteristiche ‘’tipiche’’ con cui sono stati eseguiti sulle quattro facce, e che sembrerebbero avere un simbolismo univoco, o apparentemente unito da una filologia ricercata ed arcana per una mente contemporanea.
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La prima figura che accoglie il passante, è quella di un fiero Re, dalla grande corona tricuspidata, con una posa benedicente ‘’alla greca’’, recante nella mano sinistra un manoscritto, circondato poi, nella faccia sinistra da un dromedario dai dettagli impeccabili, a destra da un uomo che uccide una creatura alata dalla lunga coda, e nel suo retro da una fanciulla che si regge con la mano le lunghe vesti, e al contempo dona un fiore, una rosa canina forse, seguendo le principali infiorescenze del panorama simbologico del romanico centro-meridionale.
Certo abbiamo avuto non poche difficoltà per postulare determinate ottiche in corrispondenza di una ‘’traduzione’’ d’un così articolato rompicapo, che nel passato magari avrebbe dato minor filo da torcere ai fedeli che ivi esercitavano la loro fede.
Tanto per gettare le prime basi, ci siamo concentrati sulla figura del barbuto Re, che troneggia nella parte riferibile come soggetto di questo significato nascosto, e quasi immediatamente si era interposta anche da parte del clero locale, la possibilità, pressoché tradizionale, di vedervi la leggendaria figura del Re Bove, una storia folkloristica che si sviluppò nell’alto Molise in tempi remoti, che vede come protagonista un Re, che pur di sposarsi con una sua congiunta di cui era invaghito, scenderà a patti con Lucifero.
La leggenda prevede che questo Re avrebbe dovuto costruire molteplici chiese in un tempo esiguo, e che nella sua ricca enumerazione faccia capolino proprio la basilica matrice di Ferrazzano, com’anco pensano generalmente gli eruditi locali, seppure come già abbiamo avuto modo di esporre, l’antica favola sia più recente di quanto non ci si aspetti, visto che in realtà risiede nelle ricerche del canonico ferrazzanese Francesco De Sanctis (XVII secolo) che nel suo ‘’Notizie Istoriche della Terra di Ferrazzano (1699)’’ in epoca Ferentino del Sannio, descrive il pulpito in questo modo;
‘’il Pergamo fa qualche buona figura con pietre lavorate composte con non dispregevole disegno, situato sopra quattro colonnette, che sebbene siano di pietre del paese, con tuttociò rilevano colori diversi, e rimantengono lo lustrore, i capitelli sono con vari, ed intrecciati lavori rilevati, e contornati, ed in uno di esse vi è la figurina d’un Re anche con la corona in testa seduto in trono, dicono essere del Re fondatore della Chiesa, la quale all’uso di que’ tempi non era in perfetta simetria, e consiste nella nave di mezzo di proporzionata lunghezza, e larghezza, gli archi che divideano la nave di mezzo dall’altre due in cui eran le cappelle, eran diseguali, ed incorrispondenti, la soffitta con travatura scoperta…’’.
Il De Sanctis proseguiva nei confronti di detto re come di seguito;
‘’Quindi per dare qualche notizia della fondazione della nostra Chiesa Arcipretale, è necessario che mi avvalga della Tradizione del Volgo favolosa in quanto al nome del Fondatore; essendoché da vecchi Cittadini, così di Ferrazzano, come di altre convicine terre è precorsa sempre voce, che un certo Re Bove avesse edificato sette Chiese nella nostra Provincia, e che una riguardasse l’altra, e tutte dedicate alla gran Madre di Dio; la prima sarebbe quella nel feudo di Monteverde della giurisdizione della Terra di Mirabello, la seconda la nostra di Ferrazzano, la terza la Collegiata di S. Lonardo in Campobasso, la quarta Santa Maria di Cercemaggiore, la quinta Santa Maria della strada della terra di Amadrice, la sesta il Duomo della Catedrale di Volturara, e della settima non hò notizia; e tutte sono di una medesima costruttura, cioè le mura esteriori con pietere lavorate a scalpello: nella cima, ed in altri luoghi rilevano alcune teste di Bue, da cui è nata la mentovata tradizione, che il Re Bove ne sia stato il fondatore ingiontole per penitenza spirituale dal Papa per la dispenza ottenuta di potersi sposare una congiunta in moglie‘’, egli diede molta più importanza alla leggenda, imbattendosi poi nell’arca funeraria trecentesca del conte Berardo D’Aquino, nella badìa di Santa Maria Della Strada, da cui avrebbe mal interpretato l’inizio d’attribuzione dell’opera ‘’HOC’’ con ‘’BOE’’ o boa, collegandoci di conseguenza una enorme ricerca incentrata sulla figura di questo misterioso Re Bove, nel cui operato avrebbe marchiato le chiese da egli costruite con il suo essere di bestia, e la cui persona avrebbe collegamenti ancestrali con la nascita della stessa Bovianum, o come alcuni hanno ipotizzato, sarebbe da rintracciarsi nella figura di Guglielmo il Buono, anche se negli scritti il De Sanctis riuscì a dare luogo ad una complessa ricerca su base di signorìe del tempo, estrapolando come identità del famigerato Re Bove, quella del Re Ferdinando D’Aragona ‘’Re Delle Spagne’’, che qui vi edificò o meglio ‘’ri-edificò’’ numerosissime chiese matrici e cattedrali, compresa buona parte della cattedrale di Termoli in virtù dei danni cagionati dal terremoto di Santa Barbara nel dicembre del 1456, espandendo così il numero reale delle suddette chiese nominate nella leggenda, discostandosi definitivamente dalle strutture d’età arcaica, fermo restando che tutte queste teorie sono comunque decadute a prescindere, proprio per via dell’ origine della loro formulazione, incentivata da un errore di traduzione o lettura dei caratteri epigrafici della tomba di Matrice, seppure sembra esser certa la nascita attorno alla figura di Ferrante I.
Escludendo il folklore locale, ci si potrebbe muovere in altre direzioni, in una che le vede come frutto di una simbologia sacra, come largamente venne presentato negli studi storiografici dei luoghi di culto, oppure, seguendo una più moderna ed elaborata riflessione, seguire una linea filologica di carattere profano, com’anche è stato riscontrato in molteplici opere dello stesso ambito a cui appartiene il pulpito di Ferrazzano.
Seguendo la prima, nell’ambito sacro non c’è figura regnante più comune e significativa per antonomasia del Re Salomone, che si ricollegherebbe grossomodo con la fanciulla presente nel lessico, se ci basiamo sulle scritture del Primo Libro dei Re, nell’Antico Testamento, in cui la Regina Saba, andò al cospetto del Re Salomone per testare il suo intelletto mediante enigmi e trabocchetti, seguita nel suo cammino verso Gerusalemme, dalle sue genti e servitù, in groppa a moltitudini di cammelli e grandi ricchezze da porgere in dono al Sovrano della futura Terrasanta.
La figura della Regina equivarrebbe a quella della chiesa stessa, e come si evince nell’Historia Trium Regum di Johannes De Hildesheim, ella sarebbe collegata alle figure dei Re Magi, come loro antenata, e il cui tesoro donato al sovrano, in parte arriverà dopo vari scambi, al cospetto del figlio di Dio.
In correlazione con le tre figure analizzate, vi sarebbe poi l’individuo che, con un’accetta, uccide fermamente una creatura dalla lunga coda che si avvinghia alle sue gambe, ricoperta di squame che paiono mescolarsi a corte piume, specialmente nelle ali ritratte, e che dal volto sauresco sembrerebbe mostrarci l’uccisione di un drago, o meglio, di una figura che nel vasto simbolismo religioso è accomunata a quella del drago e della viverna, una creatura che specialmente in questi anni, i più giovani ed amanti del fantasy hanno portato alla loro attenzione, anche se con una forma ben diversa dalla sua originale sembianza mitologica, e sto ovviamente parlando del Basilisco, creatura che nella cultura occidentale europea mantiene delle similarità con altri ibridi fantastici tipo il Bisso Galeto in Nord Italia e la Coccatrice, che a differenza del colossale serpente albergante la Camera Dei Segreti, si trattava più propriamente di un essere abominevole, di più modeste dimensioni, dal corpo altresì ibrido, metà rettile e metà gallo, spesso raffigurato in bassorilievi come si nota nei girali della Cattedrale di Bitonto, in varie basiliche di matrice visigotica della giurisdizione di Burgos, nel battistero di parma e nel paramento papale della basilica di San Francesco d’Assisi, seguiti ovviamente da innumerevoli bestiari e incisioni in cui allo stesso modo la fiera è mostrata con un volto draconico o da volatile, e da un non preciso numero di zampe posteriori, alternate da lunghe code talvolta terminanti con una seconda bocca grottesca, ed ali strappate a mò di pipistrello o di entità demoniaca.
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Elemento fondamentale di ogni studio basato sui bestiari, è ovviamente il trattato Physiologus, dove fanno capolino numerosissime fiere ed animali esotici e non, specie botaniche ed eventuali esseri mistici del folklore medievale.
Ed è proprio in questo, come ovviamente nei più celebri bestiari, che ricorre anche il simbolismo sacro nascosto dietro le bestie prese in dettaglio, dove il significato più comune è quello della contrapposizione tra il bene e il male, la forza della sfera sacra contro quella blasfema, più propriamente descritta dalla Vittoria dell’uomo contro le tentazioni del peccato, che riscontriamo copiosamente soprattutto nei programmi iconografici di detto ambito romanico, con un esempio vivido nelle sculture leonine della cattedrale di Termoli (Leone destro che agguanta un serpente), di quella di Bitetto e così via anche nella basilica di San Pietro a Pistoia, ove la creatura incarnate il male è trasposta proprio dal basilisco.
Il concetto poi, è spesso trasposto da una figura umana che incarna il potere della chiesa, la quale trafigge a morte il rettile maligno tenendo una postura vittoriosa e di resistenza, che facilmente è riscontrabile nel panorama culturale italiano, in cui è molto vasto il numero d’entità sacre che uccidono il maligno, monaci missionari, arcangeli ed anche cavalieri, come nel caso di San Mauro, Teodoro d’Amasea e del più celebre San Giorgio Martire, il cui culto è molto sentito nella nostra regione dopo quella principale per l’indiscusso Arcangelo Michele, che a sua volta incarna questo lessico ardito nella forma più primitiva e chiara, dove la creatura maligna è mostrata nelle sue reali sembianze umane.
Qui subentra un dettaglio interessante, in quanto nelle terre umbre è possibile trovare una delle poche sculture davvero simili al rilievo del pulpito di Ferrazzano, se non un suo sosia esatto, che si specchia quasi nella sequenza posta alla base del rosone della basilica intitolata a San Felice di Narco (Santa Anatolia di Narco), dove si scorge il padre, San Mauro appunto, immortalato nell’atto dell’uccidere un drago ‘’pestilenziale’’ nel luogo in cui, secondo l’agiografia, esso edificherà il ricco complesso monastico, dove in precedenza si aveva un luogo immondo ed infecondo, denso di maleodoranti acquitrini ed abitato dal rettile malefico.
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Un simbolismo che si divide sia nell’assonanza con la santificazione del luogo privo d’un dio, sia nelle grandi similarità lessicali che si trovano nella produzione artistica umbra e marchigiana, ove l’uccisione del rettile viene accompagnata alla celebrazione della bonifica di un territorio ‘’malarico’’ ed occupato da acque infeste.
Allo stesso modo si può leggere una piccola e singolare scultura mozza, che si poggia su una delle foglie del terzo capitello di sinistra, in cui sono riconoscibili le gambe d’un uomo nudo che è avvinghiato dal corpo di un altro rettile per adesso anonimo, ma che sembrerebbe essere simile ad una salamandra, che nei bestiari la si può trovare spesso legata al concetto della resistenza alle fiamme, in cui essa dimora, sia con quello della resurrezione dopo la morte, e quindi evidenziandosi come uno dei pochi rettili con accezione anche positiva nel linguaggio sacro.
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Questo è un caso molto curioso, che dà una certa importanza alla lettura del pulpito, quasi isolando la faccia del capitello dal collegamento filologico di tutta l’opera, e portandoci quindi ad optare in una sorta di seconda lettura del paramento ecclesiastico, quasi come identificandosi in una chiave d’ambito profano anziché sacro, e ce lo fanno capire molteplici dettagli, ad iniziare dalla composizione del tutto, come trasposizione di una scena da ricca corte, come nelle pitture di Palazzo Finco di Bassano del Grappa e via via discorrendo, portandoci su una conclusione che ci sembra molto possibile analizzando vari punti, in primo caso la simbologia esecutoria dei personaggi nel contesto politico duecentesco e delle maestranze che lo hanno modellato.
Un dettaglio fondamentale potrebbe essere quello del Re in posa trionfante, che come si era spiegato in precedenza, manterrebbe le caratteristiche di una figura benedicente, elemento comune dei personaggi sacri che nella loro iconografia si mostrano al fedele tendendo sul petto la mano chiusa, con sollevate le tre dita.
Ebbene la mano di quest’uomo potrebbe celare un simbolismo ricercato di matrice classica, tipico delle produzioni sperimentali dell’età federiciana, in special modo se legate strettamente alla figura di Federico II di Svevia, dove egli è ritratto in una sorta di ambito ideologico e tipicizzato, che va dai molteplici esempi, per altro simili, delle effigi sveve della zecca e delle molte miniature come nel manoscritto ‘’De Arte Venandi Cum Avibus’’, e tante altre com’anco nella cerchia degli imperatori del Sacro Romano Impero, dove lui figura alla fine del sarcofago di Carlo Magno nella cattedrale di Aquisgrana.
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Lo Stupor Mundi in tali occasioni si mostra non solo con la caratteristica tipica del ‘’Cesar Semper Augusti’’ per quanto riguarda il suo volto limpido e giovanile, ma anche con un vero e proprio sigillo identitario che lo mostra assimilabile alla figura del Re di Gerusalemme, in cui Federico si riconosceva in quanto tale, troneggiante e con la mano in posa regale ed al contempo giudicatrice della sorte altrui, una tradizione figurativa originaria della Roma Imperiale e che secondo numerosi storiografi del secolo, sarebbe da ricondursi a progenitrice della stessa mossa austera del Cristo Pantocrator ancor più che benedicente, come dio reincarnato che soppesa la nostra persona e la sua stessa esistenza, e la scruta con lo sguardo severo.
Questo dettaglio potrebbe indurci quindi a pensare di trovarci proprio al cospetto dell’Imperatore svevo, e ad aiutarci per una più vasta chiave di lettura c’è proprio una produzione letteraria contemporanea dello stesso, un trattato dell’astrologia medievale, commissionato da Federico II al noto astrologo siciliano che identifichiamo con lo pseudonimo di Georgius Zothorus Zaparus Fendulus, che traducendo le opere dell’astrologo arabo Abu Ma’shar, diede alle ‘’stampe’’, il Liber Astrologiae, in cui sono appunto presenti vari elementi zodiacali, costellazioni e così via, alternati da personaggi a loro volta reali ed anche ispirati agli stessi.
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Nel manoscritto di Fendulus troviamo proprio una scena che collegherebbe in qualche modo le figure di Federico II, del dromedario e della fanciulla con l fiore, siccome è presente come vi mostriamo, una scena che ci mostra l’imperatore sul suo trono e con la posa sopra descritta, seguito nella lettura da una fanciulla in groppa ad un dromedario, il tutto cinto dalle parole che seguono;
‘’Iuxta indos camelum sedens pilosa pannis induta cum Kartan e veste pilei, inter manus ei castella redimiculata continens’’
Tradotto; ‘’vicino a lui siede un cammello vestito di manto peloso, con un kartan e un copricapo, che nelle mani tiene le castella riscattate’’.
A questo insieme si aggiunge certamente la componente delle committenze e delle maestranze attorno cui ruota questo arredo liturgico del ricco vestimento, e pertanto si può andare ad analizzare una piccola raccolta d’informazioni archivistiche trapelate per giunta dai regesti Gallucci, della diocesi bojanense di cui faceva parte questo tempio, e potrebbe rientrare nel primo documento che è un Instrumento redatto da Guglielmo de Bojano nell’anno 1241, in cui fa capolino l’inventario commissionato dall’Imperatore a Giovanni Capuano Da Napoli, come espone come segue; ‘’dello thesoro e de tutte le cose pretiose delle chiese delle diocesi di Venafro, Isernia, Boiano, Guardia Alfiera e Trivento, ossia dell’oro, argento, pietre pretiose e paramenti di qualsivoglia sorta e forma si fossero’’, ulteriori riferimenti diretti alla cittadella di Ferrazzano, si hanno nell’anno 1212 dove si legge d’un privilegio dell’Imperatore in favore del camerario Villio de Ferrazzano.
Non essendoci dunque dei legami strettissimi con Federico II ma esclusivamente circostanziali, la lettura federiciana e di devozione verso quest’ultimo, la si deve ricercare nel magister che ha operato in questa basilica, e che probabilmente veniva da altri luoghi in cui magari egli si è formato ed ovviamente ha dato alla luce una ricca produzione artistica.
Qui si riprende anche il concetto della cultura artistica sviluppatasi in queste aree geografiche centro-meridionali a ridosso dell’età delle crociate e della ricca comunicazione tra maestranze incentivata soprattutto e perfezionata sotto l’impero del puer apuliae, dove ebbero il loro inizio molti esponenti appartenuti alle vaste cerchie di prediletti tramandatori di questo stile sperimentale, sviluppatosi a qaunto pare proprio nel territorio intermedio tra il meridione e settentrione.
La vivida plasticità e ricerca ardita della fattura classica e iperrealistica, ci dimostra d’essere pienamente una componente artistica della tipica produzione federiciana della metà del XIII secolo, all’incirca tra gli anni che vanno dal 1220 e il 1240, un ventennio pregno di evoluzioni d’uno stile romanico che si considererebbe di ambito pugliese, espansosi e fiorito in altre località come la campania e gli abbruzzi, nonché la basilicata e talvolta se pur in maniera alterata, giungendo tardivamente nelle coste opposte dell’Adriatico, come a Ragusa e Zara, ed anche più a nord della penisola come nelle Marche, al seguito di cooperazioni d’ambito commerciale intrattenute dai centri costieri del territorio apulo, in cui si annoverava la città fortificata di Termoli, sede di molteplici maestranze federiciane, di ricche committenze basso-campane e di commende crociate che usufruirono della cittadella come sbarco ed imbarco per la Terra Santa.
Le tracce di questa architettura, che potremmo considerare un Gotico Nascente, si rintracciano nella fusione di elementi classici dell’architettura romanica tradizionale del XII secolo, impregnata di maestria orientale, araba e bizantina, unita al carme stilistico dei paramenti di derivazione profana, riconvertiti in ambito sacro, con l’unione della verticalità e solidità compatta delle maestranze francesi, probabilmente di ritorno dalla Terra Santa, e che a loro volta influenzarono ed appresero nuovi ed avanguardistici metodi esecutivi, che traducevano al meglio una unione con le maestranze di origine araba, che a loro volta operarono nelle nostre terre, in gran parte nelle colonie saracene del Regno di Sicilia, ma anche nelle suddette rimpatriate al seguito di una crociata.
È chiaro alla nostra mente quanto non possano essere trascurabili le influenze di matrice islamica nella produzione artistica locale, che avrebbe generato un vero e proprio centro nella terra di Capitanata, dei cui principali cantieri, riferibili come fuochi di questo movimento, si riscontrano quelli del complesso di San Clemente a Casauria, il cantiere federiciano della Cattedrale di Santa Maria della Purificazione a Termoli, quello iniziale della basilica di San Giovanni in Venere a Fossacesia, e per quasi terminare grossolanamente, nel cantiere della Cattedrale di Foggia, da cui sarebbe propriamente partito il tutto essendo una perfetta riassunzione delle leggiadre movenze che si possono ammirare nelle rispettive chiese, comprese le micro-architetture degli arredi liturgici come nei ciborii e nei pulpiti, oltre che nei portali e nelle bifore.
Tra i maggiori esponenti del secolo in questo floreale canto artistico, non si possono non citare il grande Bartolomeo da Foggia, che operò in vari cantieri della città imperiale, tra cui proprio la cattedrale ed il palazzo di Federico II, purtroppo scomparso ma di cui ci resta la preziosa testimonianza del portale, con archivolto fitomorfo ed una splendida armonia ad arco moresco, da cui poi si scaturirono ulteriori tratti della collegiata di Foggia che la avvicinano molto ai concetti delle basiliche di Termoli e Fossacesia, e che tramandano una splendida fusione con la bicromia e simbologia orientale e la schematizzazione pisana delle facciate, scandite da variopinte colorazioni di breccia e marmi, tutti elementi che nel territorio molisano si possono trovare, in compendio con i racemi, le figure umane e i mascheroni, agli schemi della Fontana Fraterna d’Isernia, della Chiesa di San Niccolò Papa a Guglionesi e nella chiesa di Santa Maria delle Monache, sempre ad Isernia.
Dalla scuola di Foggia del Magister Bartholomeus, ebbero la loro formazione personaggi importanti come Alfano Da Termoli, a cui sono attribuiti elementi della cattedrale termolese (1235), di Lagopesole, nella Cattedrale di San Sabino a Bari tra il 1228 e il 1233 (ciborio) e nella cattedrale di Foggia soprattutto nella cripta.
Qui troviamo immediatamente l’opera orientale del magister Isamel, originario della Palestina, che sarebbe giunto in Italia a ridosso della quinta crociata nel 1221 circa, in cui avrebbe partecipato anche lo stesso Alfano, e da cui avrebbe appreso molte particolarità dell’ingegneria militare Ospitaliera e dei vari concetti stilistici orientali, soprattutto nella fattura dei modelli e nel tipo di significato attribuibile.
All’opera del Magister Ismaele non si legherebbero solamente i diversi paramenti ed arredi del Castello di Bari e Lagopesole, ma anche della Cattedrale di Termoli, specialmente nell’esecuzione delle arcate moresche a ferro di cavallo, simili ad una produzione artistica duecentesca che si può ammirare nella spianata della moschea di Al-aqsa, in varie strutture interne ed esterne come nel Burhan ad-din minbar, dove si ricollega prepotentemente all’ausilio delle colonnine trilobate, espediente che come gli archetti trilobi, è tipico dell’architettura federiciana, come un vero e proprio marchio, in egual modo degli altri espedienti sopraelencati, che si nota pienamente nelle esecuzioni della cattedrale di Termoli, nella porta maggiore, e anche nei cantieri del Castello Maniace di Siracusa e del vicino Castel Del Monte ad Andria e nel pulpito di Nicola Pisano, al duomo di Pisa, per non tralasciare la produzione lucerina che si riassume in quasi tutte le precedenti seppur nella maggior parte dei casi in elementi erratici o residuali, come anche nell’insediamento ecclesiastico di Santa Maria di Canneto a Roccavivara.
Da ciò deriverebbero anche i mastri Nicola di Bartolomeo da Foggia, figlio del proto-magister Bartolomeo, Anseramo da Trani e Pietro Facitolo di Bari, ai quali, come si evince nella relazione post-restauro del 1910, redatta dalla Sopraintendenza dei Monumenti della Puglia e del Molise, rinvenuta nell’Archivio di Stato Centrale, sarebbe stata attribuita l’esecuzione o anche la scuola d’appartenenza dello stesso pulpito di Ferrazzano, che non si escluderebbe aggiungere altri nomi o migliorarne la stesura vista la molto vetusta postulazione.
Proprio secondo questa analisi esaustiva, dei più minimi dettagli visivi e comparati nell’ambito culturale in cui è stata ritagliata la neonata regione Molise, si può essere d’accordo con l’ipotesi del Professor Francesco Aceto, che attribuisce alla mano dello stesso Alfano da Termoli, una parte di questo decoro liturgico, probabilmente avvalso di un suo vicino co-magister in grado di definire al meglio i dettagli romanici orientali ed al contempo quelli proto-gotici che oggi rimiriamo in un così vivo pulpito.
Questo potrebbe facilmente ricollegarsi non soltanto alla familiarità con il mondo arabo in cui egli avrebbe operato sotto veste di crociato giovannita, ma anche dalla forte vicinanza alla figura di Federico II, che lo reputava uno dei suoi Architetti Palatini più celebri dopo il Da Lentini, e si potrebbe ricollegare proprio alla metrica allusiva dei lessici profani imperiali, come egli avrebbe verosimilmente svolto nella realizzazione dello schema superiore nella facciata della Cattedrale di Termoli, ove affiora una delle probabili più antiche rappresentazioni dello svevo su un monumento religioso, seguito da una linea probabilmente dinastica che stiamo cercando di decifrare e di cui prossimamente parleremo in maniera più precisa.
Stando a queste conclusioni, la lettura del capitello nel suo insieme, come nel caso del basilisco della seduta papale di San Francesco D’Assisi, potrebbe alludere ad un momento della vita dello stupor mundi, ricollegandosi al lessico della chiesa impersonata dal leone, che richiamerebbe a Papa Alessandro III che doma suo nonno, Federico Barbarossa, simboleggiato dal basilisco ritorto verso il gallo, che nel pulpito di Ferrazzano potrebbe invece simboleggiare la prima scomunica dell’Imperatore cagionata da Gregorio IX nel 1239, simboleggiata dalla chiesa che uccide il potere ghibellino come esegue l’uomo isolato nella faccia destra del capitello che decolla la fiera immonda con una roncola, che potrebbe anche legarsi ad una diversa ragione, dove la scena viene letta in un’ottica totalmente laica, riprendendo l’iconografia umbra di San Mauro come opera bonificatrice, riferita all’operato dello stesso Imperatore nel territorio in cui vige il potere della chiesa, il tutto seguito dal resto del lessico alludente alla visione mecenatica dell’imperatore, e della vasta opera ch’egli lasciava ai posteri, come fosse una eterna rimembranza in grado di scalfire la più dura delle damnatio memoriae, simboleggiata dalla risurrezione eterna della salamandra, figlia del fuoco, al pari dell’araba fenice.
Si ringrazia Valeria La Porta per la collaborazione fotografica ed anche la direzione dell’archivio di stato di Roma per averci permesso di ottenere i documenti voluti.
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Il maestro dei capitelli, un ignoto scultore meridionale nella cattedrale di Tarù, Pina Belli D’Elia, 1992.
Bollettino d’arte: Magistri e cantieri nel Regnum Siciliae: l’Abruzzo e la cerchia federiciana, Francesco Aceto, 1990.
La scultura di età normanna tra Inghilterra e Terrasanta, questioni storiografiche, Francesco Aceto, 2001.
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Profilo di storia dell’arte dal Medioevo ai giorni nostri, in Molise, Valentino Pace, 1980.
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Storia pittorica dell’Italia dal Risorgimento delle belle arti fin presso al fine del XVIII secolo, Luigi Lanzi, 1974.
Arte medioevale nel Molise, Ada Trombetta, 1971.
Arte nel Molise attraverso il Medioevo, Ada Trombetta, 1984.
Storia dell’arte italiana, il Medioevo, Pietro Toesca, 1927.
Bollettino d’arte: L’anastilosi del Ciborio di Alfano nella cattedrale di Bari, Francesco Schettini, 1953.
Notizie istoriche della terra di Ferrazzano, Francesco De Sanctis, 1699.
Specchio del Mondo, i bestiari fantastici delle cattedrali, la cattedrale di Bitonto, Felice Moretti, con prefazione di Franco Cardini, 1995.
Iconographie de l’art chrétien, Louis Réau, 1959.
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weirdesplinder · 2 years ago
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Nuova lista di libri su richiesta, stavolta sui cattivi ragazzi dei romance storici.
Che tradotto con gergo dell’epoca avrebbero chiamato libertini o mascalzoni. ora come ben sapete di libri sui libertini o Rogue o Rake ce ne sono a milioni, perciò mi sono dovuta dare delle regole per restringere il campo: non ho inserito più libri di una stessa autrice (tranne che in un caso), ho scelto solo libertini che poi durante il libro diventano redenti, ho scelto tra le mie autrici preferite e mi sono lasciata come sempre guidare dal mio gusto personale.
Ma tenete presente che questa è una lista estremamente riduttiva, e ripeto estremamente. Perciò nei commenti sentitevi liberi di segnalare romanzi sullo stesso tema che voi avete amato e qui mancano.
Ma partiamo con l’elenco:
- Incontrarsi e poi…, di Mary Jo Putney
Titolo originale: The Rake and the Reformer or The rake
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Trama: Alys è una nobile dama che dopo una delusione d'amore è fuggita daklla sua famiglia e dalla società per rifugiarsi in campagna e diventare, sotto mentite spoglie, amministratore di una proprietà terriera per conto di un nobile, un lavoro di solito maschile. Reginald invece è un nobile libertino, che ha passato la vita immergendosi in ogni vizio, fino a cadere vittima dell'alcolismo, e solo ora rendendosi conto delle bassezze cui è arrivato ha deciso di redimersi, assumendosi le sue responsabilità e partendo appunto con l'amministrare le terra che il cugino gli ha donato. Le stesse terre che fino ad ora erano dominio di Alys. E fu così che i due si incontrarono. Due caratteri forti ma feriti due persone veramente diverse ma anche complementari. Lei ha un gatto odioso e dominante, lui un cane pastore pauroso e fifone, eppure i due vanno d'accordo, come i loro padroni almeno finchè la vera identità di Alys non viene fuori e Reginald che per tutta la vita non ha mai fatto la cosa giusta, decide di farla stupidamente nel momento più sbagliato lasciandola andare via.
La mia opinione: bellissimo, uno dei miei romance preferiti in assoluto, con personaggi super affascinanti pieni di difetti reali e difficili al punto giusto. Imperdibile. Ottimo uso degli animali all'interno di un romanzo senza umanizzarli. Sublime. Superconsigliato. Lui è stato terribile nel libro precedente della serie, qui tocca il fondo, e poi inizia la risalita.
- Giocare d’’azzardo (The gamble) di LaVyrle Spencer
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Trama:  Kansas, 1888. In una piccola cittadina è in atto una guerra senza  esclusione di colpi. Da un lato abbiamo i proprietari dei Saloon e delle  Sale da gioco, dall'altro le donne del paese, mogli e madri stanche di  vedere i loro uomini ubriacarsi e perdere soldi sui tavoli da gioco.  Coinvolti nella guerra due personaggi interessanti. Agata, la  proprietaria di un negozio da modista. Zitella di oltre trent'anni a  causa di una gamba ferita che la fa zoppicare e le rende difficile  interagire con gli altri. Soffre di un'acuta solitudine e sogna di poter  ballare, di poter avere dei figli e un marito, ma non osa cercare di  far avverare i suoi sogni, crede siano irrangiungibili. Poi abbiamo  Scott proprietario di un nuovo Saloon , che viene dal profondo Sud.  Affascinante ma segnato dalla Guerra civile e dalle grave perdite subite  da anni viaggi senza meta,mantenendosi col gioco d'azzardo. Sembra che  queste due persone non abbiamo nulla in comune, invece non è così.  Entrambi dietro la corazza che presentano al mondo hanno un cuore d'oro e  aiutano il prossimo ogni volta che possono. Un piccolo orfano li  avvicinerà l'uno all'altra e forse entrambi potranno guarire se sapranno  ascoltare il loro cuore……  
La mia opinione:  Bello bello bello. E’ un romance corposo, non breve.  Eppure avrei voluto l'autrice andasse avanti a raccontare poichè si interrompe proprio sul più bello. Voglio sapere cosa  succede dopo ai due protagonisti. Due personaggi veramente belli e ben  ponderati. Costruiti talmente bene da sembrare reali, con una  complessità rara da trovare eppure semplici al tempo stesso. E anche i  personaggi secondari non sono da meno. Abbiamo persino una storia  d'amore secondaria. Insomma un libro che consiglio veramente. Abbiamo  manifestanti urlanti, bottiglie pallottole e coltelli che volano.  Ballerine di can can, una antica piantagione di cotone e persino un  fantasma e una stupenda macchina da cucire. Non manca nulla a questo  romanzo. La parte che ho preferito credo siano stati i dialoghi. Lui poi è il classico cattivo ragazzo che però nasconde un lato tenero.
- Inattese seduzioni (To Seduce a Sinner) di Elizabeth Hoyt
Link: https://amzn.to/3fIsZ8G (disponibile in ebook)
Trama:  Per anni Melisande  Fleming ha amato lord Vale da lontano, osservandolo sedurre innumerevoli  amanti. Tuttavia una volta, dietro la maschera dell’impenitente  donnaiolo, è riuscita a cogliere in lui i segni di un dolore straziante.  Così, quando Vale viene piantato proprio in procinto di sposarsi,  Melisande si offre a lui proponendogli un matrimonio di convenienza,  seppur celando i propri sentimenti. Ma Vale avrà una sorpresa: timida e  riservata di giorno, sua moglie si fa sensuale e disinibita di notte.  Deciso a scoprire i suoi segreti, Vale dovrà prima affrontare i fantasmi  del proprio passato
La mia opinione: A mio modesto parere Elizabeth Hoyt è specializzata in cattivi ragazzi o libertini, ce n’è uno in praticamente tutti i suoi romanzi, perciò scegliere è stato difficile e ho dovuto per forza elencare almeno due suoi libri. Se vi piaceranno sappiate che ce ne sono molti altri molto simili. Vi avverto anche che la dose di sensualità nei suoi romanzi è alta. Questo non è uno dei miei preferiti tra i suoi romanzi, ma il protagonista mi sembrava un buon esempio di cattivo ragazzo diverso da quelli dei romanzi precedenti della lista. Trama classica  che più classica non si può e che io non sempre apprezzo (lei che fa la  disinibiita solo di notte è una cosa che non sopporto), però resta un  bel libro molto sensuale.
- Il principe e la preda (The Raven Prince) di  Elizabeth Hoyt
Link amazon: https://www.amazon.it/principe-preda-Romanzi-Trilogia-Princes-ebook/dp/B014XDHYTE/
Trama:  Anna Wren, giovane e sensuale vedova, per risollevare le proprie  finanze decide di accettare un lavoro come segretaria di Edward de Raaf,  conte di Swartingham. Uomo duro e scontroso, Edward ha già fatto  scappare diversi dipendenti, ma con Anna è diverso: l’attrazione fra  loro è forte fin dal primo incontro e cresce a ogni diverbio
La mia opinione: libro molto bello e molto sensuale.  Consigliato anche se lui all’inizio è difficile da amare, poi si fa perdonare. Questo è quasi il romanzo per antonomasia quando si parla di libertini o uomini difficili, che però poi si redimono. All’inizio si fa quassi odiare, ma poi....
- La sposa del diavolo (Devil’s bride) di  Stephanie Laurens
Link acquisto ebook: https://amzn.to/2U3kkq2
Trama:  Quando  Devil, il ribelle rampollo della ricca famiglia Cynster, viene sorpreso  in atteggiamento compromettente con la governante Honoria Wetherby,  l'uomo stupisce tutti domandandole di sposarlo. Nessuno si era mai  sognato che lo scapolo più corteggiato d'Inghilterra si sarebbe messo  l'anello al dito così facilmente. Honoria, però, non ha nessuna  intenzione di accettare. Certo, Devil le piace, e molto, ma per lei  l'amore è un'altra cosa. Possibile che possa sbagliarsi…?
La mia opinione: buon esempio di trama clasica del romance, scritta bene, semplice, lineare e con un’eroina non moderna ma di animo moderno. E lui è il classico libertino che si crede Dio in terra e poi cade subito come una pera cotta.
- Il lord della seduzione, di Loretta Chase
Titolo originale: Lord Of Scoundrels
Link: https://amzn.to/2LYvlVu
Trama:  Jessica Trent prima ha tentato e quindi ha avvinto Sebastian Ballister,  marchese di Dain, in un bacio appassionato. E ora spetta a lui salvarle  la reputazione. Mai Jessica avrebbe immaginato di desiderare quell’uomo  arrogante e immorale. I suoi intenti erano ben altri. Eppure il fuoco  dello scandalo è nulla al confronto dell’ardore della loro passione…
La mia opinione: Sebastian è un marchese irresistibile in quanto non è bello, non ha delle belle maniere a volte risulta rude o rozzo, e lui stesso è più che consapevole di tutte le sue mancanze. Siccome la gente pensa già il peggio di lui, ha deciso di non deluderli e di comportarsi il peggio possibile, ma in realtà dentro è un cucciolone, ha solo bisogno di amore e di qualcuno che veda oltre le apparenze e per fortuna lo trova in Jessica. Classico cattivo ragazzo dal cuore di orsacchiotto che fa il cattivo ragazzo solo perchè tutti già pensano che lo sia. Unica differenza dai soliti libertini, lui non è bello.
- Peccati d'inverno (Devil in winter) di Lisa Kleypas
Terzo romanzo della serie Wallflowers
Link acquisto: https://amzn.to/38uCypg
Trama: Evangeline Jenner, la più timida delle quattro Zitelle, sarebbe anche la più ricca, se solo potesse entrare in possesso dell’eredità che le spetta. Pur di riuscirci, Evangeline è determinata a sfidare tutte le convenzioni. Da qui, la sua oltraggiosa proposta di matrimonio al visconte Sebastian St Vincent, uomo dalla reputazione talmente pericolosa da rovinare il buon nome di qualsiasi fanciulla. Ma Evangeline ha le idee chiare e gli pone una condizione: si concederà a Sebastian solamente la prima notte di nozze. Eppure, quando la posta in gioco è la passione, anche il cuore è a rischio.
La mia opinione: Romanzo stupendo un vero classico, lui il bad boy per eccellenza ma davanti a lei mi si scioglie come neve al sole. E poi è scritto benissimo questo libro. Certo di Lisa Kleypas avrei potuto scegliere altri stupendi romanzi con perfetti libertini, ad esempio Infine tu, e sono stata molto indecisa, ma poi ho optato per St. Vincent perchè era di nobile lignaggio e quindi il tipico libertino del ton e perchè si redime quasi da solo per amore, lei non deve nemmeno sforzarsi più di tanto le basta essere la bella e buona persona che è.
- La pedina scambiata, di  Georgette Heyer  
Link acquisto: https://amzn.to/3rTJfIY
Trama: Nell'aristocrazia inglese del secondo Settecento un solo uomo può fregiarsi del soprannome di Satana: Sua Grazia il Duca di Avon, bello, acuto, elegante e assolutamente privo di scrupoli… soprattutto nei confronti del sesso femminile. Ma il ruolo che impersona con tanta convinzione comincia a stargli stretto quando, per una serie di incredibili circostanze, prende al proprio servizio un giovane paggio… che presto si rivelerà essere un'affascinante e imprevedibile fanciulla, minacciata da un crudele personaggio. Satana si trasforma così nell'Angelo vendicatore, compiendo con grande astuzia le sue mosse su un'infida scacchiera.
La mia opinione:  Probabilmente il mio libro preferito della Heyer. Il Duca di Avon  è  il prototipo a cui tutte le autrici di romance dopo la Hayer si sono in parte ispirate per i  loro duchi libertini e debosciati. Lui così maturo, cinico, debosciato, che ha provato ogni vizio sulla  faccia della terra, alla fine si scopre affezionato a una ragazza giovane e  vibrante che lo ama così innocentemente e totalmente, e senza timore, nonostante  tutti lo temano. E così Pigmalione si innamorò della sua creazione……
- Come sposare un Duca, di Jane Feather
Titolo originale: Vice
Link :https://amzn.to/3JiHboN  (in italiano disponibile solo nell’usato)
Trama: Londra 1750. Dopo  una vita dissoluta trascorsa dilapidando il patrimonio di famiglia  Lucien, il giovane visconte di Edgecombe, si sta spegnendo poco a poco,  divorato dalla sifilide. Alla sua morte, l'intera sua proprietà, in  mancanza di eredi diretti, verrà spartita tra i creditori.Per  impedire che ciò accada, suo cugino Tarquin, terzo duca di Redmayne, si  trova costretto a rimediargli in breve tempo una moglie che possa  figliare al più presto. Conscio che nessuna ragazza di buona famiglia  acconsentirà mai a sposare il depravato e laido visconte, Tarquin non  vede che una soluzione al problema: incarica una nota e sclatra  maitresse di trovargli una vergine, che provvederà lui stesso a  ingravidare. E la scelta cade sulla povera Juliana che è in un momento di lieve difficoltà poichè ha accidentalmente ucciso suo marito la prima notte di nozze con uno scaldaletto...
La mia opinione: solo Jane Feather sa mescolare ironia, dramma e sensualità in un mix irresistibile sulla carta questa trama potrebnbe essere tragica giusto, ed invece grazie al suo stile e la suo modo di raccontare diventa spumeggiante e quasi divertente a tratti.  Io amo questa autrice e qui la proposta di lui è indubbiamente indecente, ma si rivelerà la cosa migliore mai capitata alla protagonista.
- Un’irresistibile furfante (A Rogue by Any Other Name) di Sarah Maclean
Link: https://amzn.to/3JLwbjS
Trama: Sono passati dieci anni da quando il giovane marchese di Bourne ha perso  il suo intero patrimonio al gioco. Ora, divenuto comproprietario della  bisca più famosa di Londra, è determinato a riprendersi l’eredità  perduta e ottenere l’agognata vendetta. Per questo decide di sposare  lady Penelope Marbury, il cui padre possiede non solo le terre che gli  appartenevano ma anche le informazioni necessarie a distruggere l’uomo  che lo ha rovinato. Per Bourne lei è solo una pedina del suo intrigo, ma  non ha fatto i conti con i piani della ragazza, che vede nel suo  tenebroso e affascinante marito l’atteso riscatto e un intero mondo di  piaceri a cui non rinuncerà tanto facilmente…
La mia opinione: romanzo famosissimo che conoscono anche i sassi credo, qui il bad boy lo è diventato per circostanza più che per inclinazione, perciò redimerlo sarà più semplice.
- Che mascalzone! (London’s Perfect Scoundrel) di Suzanne Enoch
Secondo libro della serie Lessons in love, reperibile in italiano solo nell’usato
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(da  non confondersi col libro Era un mascalzone che è tutt’altro romanzo  che in originale si intitola Always a Scoundrel che fa invece parte  della serie    Notorious Gentlemen)
Trama: Una giovane donna determinata giura di dare a uno dei famigerati libertini di Londra una bella lezione, ma quando il ladro ribalta la situazione, chi impara davvero una lezione d'amore?  I pettegoli lo chiamano "santo", ma il marchese di St. Aubyn si è ben guadagnato la reputazione di perfetto mascalzone di Londra.  Evelyn Ruddick sa che dovrebbe evitarlo a tutti i costi, ma vuole aiutare i bambini dell'orfanotrofio Heart of Hope, e lui è a capo del consiglio di amministrazione. Evie è determinata a insegnare a quell'uomo affascinante e arrogante una lezione di compassione, ma non sarà così facile, soprattutto perché il suo tocco sta accendendo il suo desiderio.  L'idea approvare i progetti di Evie per l’orfanotrofio è impensabile per St. Aubyn, quindi cos'altro c'è da fare per un libertino che si rispetti se non sedurre la signora? Eppure presto è lui a essere sedotto dal tenero cuore di Evie e dai suoi ardenti rossori. La tentazione di lunghe notti appassionate tra le sue braccia potrebbe portare all'impossibile? Il santo può finalmente essere riformato?
La mia opinione: Suzanne Enoch, così come Elizabeth Hoyt è quasi specializzata in libri su libertini e mascalzoni, ce n’è uno in tutti i suoi romanzi praticamente o quasi. Quindi anche in questo caso scegliere solo un suo libro da inserire nella lista è stato difficile, così ho optato alla fine per una trama classica quella della cosiddetta battaglia fra i sessi, lei contro lui. Cioè lei parte per dare una lezione a lui, lui di rimando vuole vendicarsi di lei, e la guerra ha inizio.
- The Rogue Report, di  Barbara Dawson Smith (inedito in italiano)
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Trama:  Lady Julia Corwyn ha un segreto o due. La maggior parte delle persone la conosce solo come direttrice di una scuola di beneficenza. Avere un figlio ma non un marito l’ha emerginata dalla buona società di cui faceva parte, il che non è un grosso problem aper lei perchè ora disprezza il ton, specialmente quei "gentiluomini" che seducono giovani donne ingenue per passatempo. E questo ci porta al suo primo segreto: è l’autrice della colonna The Rogue Report, una newsletter che espone i nobili libertini e le loro imprese. Mentre il segreto numero due è che sta flirtando con il nuovo professore di matematica della scuola. Il signor William Jackman, nonostante lo sospetti di essere stato mandato da qualche libertino per vendicarsi di lei, o ancora peggio che sia lui stesso un libertino deciso a ingannarla per punirla.
La mia opinione: libro carino, non stupendo, l’ho scelto più che altro per la trama che è un poco diversa dal solito. Lui sottomentite spoglie vuole vendicarsi di lei, che però sospetta di lui e consapevolmente ci sta lo stesso
- The Duke’s Wager di Edith Layton (inedito in italiano)
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Trama: Regina Berryman è contesa da due uomini i peggiori libertini di tutti Londra che hanno fatto una scommessa su chi la sedurrà per primo, uno è  Jason Thomas, Duca di Torquay, e l’altro è St. John  Basil St. Charles, Marchese di Bessacarr.
La mia opinione: non ho scelto di inserire in lista questo libro perchè lo trovo particolarmente bello. Anzi è alquanto vecchio stampo come romance siete avverti, e anche stilisticamente non è il massimo, ma volevo presentarvelo perchè dipinge un tipo diverso di libertini rispetto ai romance moderni, un tipo di seduttore più cinico, più debosciato, più bastardo e subdolo, e probabilmente più vicino alla realtà dell’epoca quando certi nobili potevano fare e dire qualsiasi cosa ed erano comunque scusati per il loro rango e perchè così si usava fare. Non dico sia un libro realistico sono la prima a dire che la parabola di redenzione di uno dei due libertini qui è veramente troppo veloce e inverosimile, ma resta il fatto che invece la figura del libertino nella sua bastardaggina e bassezza è invece dipinta molto bene.
Speciale menzione:
Amare un libertino di  Julia Quinn
Link: https://amzn.to/3pr0m2u
Trama: Quando Michael Stirling, il più audace libertino di Londra, incontra Francesca Bridgerton è amore a prima vista. Un amore non ricambiato: Francesca sta per sposare suo cugino John.E anche se un evento improvviso libera Francesca da qualunque vincolo, Michael non osa confessarle il proprio amore e per dimenticarla parte per l’India. Ma al suo rientro, inaspettatamente, Francesca gli chiede consiglio per trovare un buon marito: potrà Michael sopportare di gettarla tra le braccia di un altro?
La mia opinione: non ho inserito questo libro a pieno titoli in lista perchè non considero Michael un vero libertino nell’anima visto che ha sempre amato una sola donna per tutta la vita nel suo cuore e solo per il periodo che non poteva averla perchè lei amava un altro e lui lo rispettava, si è dato da fare in giro.  Per tornare da lei una volta rimasta vedova.
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viaggiatricepigra · 2 years ago
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Opinione: La Stirpe e il Sangue, di Lorenza Ghinelli
  Lorenza Ghinelli si misura con la letteratura gotica reinterpretandola offrendo ai lettori un racconto nerissimo ma anche un potente inno alla sete di riscatto degli esuli e alla forza indomita delle donne.
C'è qualcosa nel bambino, l'ha capito nel bosco, qualcosa che chiama la morte, qualcosa che la morte ama nel bambino. Anno 1442. L'esercito ottomano al comando di Murad II irrompe in Valacchia devastando i villaggi. Tra le capanne divorate dalla violenza nasce Radu un bambino affetto da una rara forma di anemia che riuscirà a sopravvivere solo grazie alla caparbietà di Maria sua madre e a quella della sorella Anna. I tre sfuggono all'invasione rifugiandosi nella foresta ma l'efferatezza dei lupi e degli orsi impallidisce dinnanzi a quella degli uomini. Anna e Maria si trovano così costrette per resistere a infrangere ogni regola e insegneranno a Radu un'ostinata resistenza e una ferocia che ha l'impudenza di rivelarsi necessaria. La loro è la storia di un esilio e di una scalata che rovescia il potere affogandolo nel suo stesso sangue. La sopravvivenza come codice morale l'amore come unica gomena. E a legarli sopra ogni cosa il rito del sangue che Maria insegna a Radu e che lo tiene in vita unendo così il suo destino di giovane uomo alla leggenda che porterà Vlad l'Impalatore meglio noto come Dracula a imporsi nell'immaginario collettivo. Lorenza Ghinelli si misura con la letteratura gotica reinterpretandola offrendo ai lettori un racconto nerissimo ma anche un potente inno alla sete di riscatto degli esuli e alla forza indomita delle donne.
Ho recuperato, dopo averlo puntato per parecchio tempo, questo romanzo trovandolo usato (finalmente!). Non mi ispirava particolarmente, nonostante avessi letto alcuni pareri positivi (da parte di lettor3 di cui mi fido), altrimenti lo avrei comprato molto molto tempo prima. Ammetto che mi ha piacevolmente sorpresa, seppur con qualche piccola lamentela.  Partiamo con una sfogliata veloce alle pagine. 
Troviamo una storia di brevi capitoli che si alternano a illustrazioni molto particolari. Ahimè, non mi hanno fatto impazzire, ma questo è a puro gusto personale! Sono fedeli a ciò che si va a leggere senza cadere in spoiler. Molto "semplici" (dal mio occhio totalmente senza alcuna nozione artistica), ma che comunque appaiono curate. 
Il romanzo in sé è piuttosto breve. Capitoli non lunghissimi, che spaziano negli anni, dando dettagli qua e là sulla vita di questa famiglia e, molto in generale, sulla vicenda più famosa che fa solo da sfondo (Vlad l'Impalatore).  Pensavo fossero in qualche modo intrecciate, ma sono stata piacevolmente sorpresa che non lo fossero, se non per la vicenda storica: la guerra, le conquiste, la fama, la violenza, che raggiungono ogni villaggio anche solo tramite le voci. 
Veniamo alla storia. 
Alla nascita di questo bambino già il padre avrebbe voluto abbandonarlo nella foresta poiché appariva estremamente cagionevole e quindi una bocca inutile da sfamare, che sarebbe morta subito anche con le dovute cure; ma la sorella e la madre si oppongono fortemente, dandogli questa possibilità di vita, che non sarà l'unica.  Infatti immediatamente la guerra arriva anche nel loro villaggio e, per salvarsi, Maria (la madre), Anna (la sorella) e Radu (appunto il neonato) scappano nella foresta.  Soli, al freddo, di notte, in un luogo pieno di pericoli e creature affamate. 
Ci renderemo conto di cosa si è disposti a fare per mantenere in vita i propri figli, o comunque la propria famiglia. Non solo riguardo alle creature nascoste nella boscaglia, ma anche quando delle bestie li catturano per portarli dietro a delle mura. 
Maria trasmette ai figli la sua "ferocia" verso gli estranei che vogliono far loro del male. Unita alla pazienza verso il momento giusto per agire, alle conoscenze che ha appreso durante la sua vita, e ad una scaltrezza che la rendono una donna all'apparenza fragile ma dentro forte e determinata come pochi. 
Questo solo un accenno alla trama, poiché le loro dis-avventure continueranno negli anni e porteranno tutti a crescere, fin troppo in fretta, per mantenersi in vita l'un l'altro e riprendersi ciò che è stato loro strappato. Con gli interessi. 
Incontri e scelte più o meno realistici, ma che rendono il romanzo scorrevole e molto piacevole da leggere. 
Ovviamente, lo specifico, non adatto a tutti.  Ci sono scene che non cadono mai nello splatter più volgare, ma sono comunque esplicite e crude, che potrebbero dare molto fastidio ad alcune persone. 
Una lettura che mi ha sorpreso in positivo, seppur un romanzo più lungo e dettagliato, magari più romanzato in alcuni punti, mi avrebbe potuto far innamorare del tutto. Ma sono pensieri miei. 
Scorrevole e comunque breve, si legge in poco, catturando il lettore che deve arrivare alla fine per scoprire come si concluderà questa storia familiare.  Riguardo il prezzo. Beh, capisco che è altino, ma il materiale è ottimo: pagine davvero spesse che fanno spiccare le illustrazioni come meritano. Già questo dettaglio va valutato nel complesso. Si, io sono molto contenta di averlo trovato usato, altrimenti non so se mai mi sarei lanciata, ma comprendo le scelte editoriali che hanno portato a questo prezzo (che comunque si trova per libri di qualità inferiore, senza illustrazioni, con meno storia). 
In ogni caso, tirate fuori voi le vostre conclusioni.  Non ho idea se si possa trovare in qualche biblioteca (magari in quelle più grandi), così se siete curiosi lo recuperate in questo modo e, nel caso, lo comprerete poi per averlo in libreria.ù
Io di sicuro non lo sconsiglio!
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cadere-art · 2 months ago
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TOEM by Something We Made
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Toem is a cute little game about going on an adventures and solving fetch quests by taking pictures. There was clearly a lot of love put into it and it definitely has heart, and does not have any obvious flaws to me, but was also kind of mid. I'd rate it around 7/10. Fun enough, pretty short, but I didn't wish it was longer.
Honestly i just. don't really have anything to say about the game. The stylization works. The music is unmemorable but not bad. The quests are interesting enough and don't feel too repetitive or trite. I felt somewhat annoyed by the fact that, as you play (and especially as you read a walkthrough to find what the hell is it you missed), it becomes obvious that there's an order that if you'd had done things in that order it would've taken a third of the time and one tenth of the backtracking, which, to be fair, did feel typical for the sort of game.
I felt somewhat like I was not really the target audience for the game, and that I'd have liked it more if I'd played it at the same age I first played nintendogs. In this it felt similar to Carto and The Spirit and the Mouse.
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oidualc38 · 2 years ago
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Note della giornata:
Aggiustato macchina: contentissimo, sono felice di ciò.. mi sono goduto il momento, mi sono goduto la gioia di aver risolto un problema che mi stava molto infastidendo.
“Chiarito” con G. : sì probabilmente ci voleva quella chiacchierata, non devo più cadere nel tranello del silenzio, ora ho recuperato, ora è il momento di applicare i miei insegnamenti, le mie conoscenze. Non fare più errore del passato, non tutte le persone sono uguali, non tutti si comportano allo stesso modo, possono essere simili ma non uguali, ognuno e fatto a modo suo. Quando sale rabbia, gelosia ecc sposta l’attenzione su altro. Vivi il momento con lei, non posso permettermi di cadere nella trappola della mente, altrimenti sarà sempre così con lei o con chiunque. Se è arrivata nella mia vita un motivo ci sarà, è la possibilità che non ho mai avuto, non la devo combattere, accettarla e comportarmi diversamente, cambiare l’abitudine di essere me stesso. Un nuovo modo di pensiero, un nuovo modo di comportamento un nuovo modo di vedere le cose, un nuovo C. Non è mai troppo tardi, anche perchè l’universo prima o poi mi metterà di nuovo nella stessa situazione, meglio agire subito. Concentrarmi su me stesso. Quello che voglio essere, quello che devo fare, quello che voglio diventare.
Critica da parte di una stronza (e già qua iniziamo male con la stronza)
cosa posso fare per evitare similitudini? Non accettare più situazioni del genere che mi portano a non dover fare il mio lavoro. Analizzare ogni situazione, pro e contro. E’ cmq una sua opinione giusta o sbagliata che sia. Che si fotta! Non discutere con chi la pensa diversamente da te, non lo porterai mai dalla tua è solo uno spreco di energie. 
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dottssapatrizia · 2 years ago
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Amicizia uomo-donna
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L’amicizia tra uomo e donna è un tema abbastanza ricorrente, voi ci credete?. L’uomo e la donna sono diversi? Le innegabili differenze genetiche rendono, spesso, difficile mantenere un rapporto di amicizia scevro da qualsiasi implicazione sessuale. L’amicizia non ammette cedimenti da un punto di vista sessuale, è un rapporto paritario e per così dire “puro”. Accade spesso che alla base di un rapporto amicale, vi siano differenti aspettative da parte dei due soggetti e molto spesso uno dei due non riesce a tenere a freno il suo interesse, anche perchè l’amico e l’amica si presta bene ad essere l’oggetto di facili “proiezioni” (l’uomo/la donna ideale, quello/a che veramente ti capisce..etc..). Se due persone decidono di intraprendere un rapporto di amicizia devono accettare i compromessi e le rinunce che questo implica. E’ un lavoro duro perchè il confine tra amicizia e "fraintendimento amoroso" è molto labile ed è facile, in un momento di debolezza provare qualcosa di più profondo. Ciò può accadere, perchè quando scegliamo una persona come amico, lo facciamo perchè fondamentalmente quella persona ci attrae perchè ci completa, ci aiuta a superare una nostra fase oppure per alcune sue caratteristiche.Il confine è sottile anche perchè il rapporto di amicizia è caratterizzato anche da “esclusività” e cioè da momenti che si trascorrono soltanto con quella persona . La mia personale opinione come donna e come psicologa – che ogni giorno si trova a relazionarsi con uomini e donne di ogni età – è che l’amicizia tra uomo e donna è assai rara; è facile da stabilire e difficile da mantenere. Il sesso ci scappa quasi sempre! L’amicizia tra uomo e donna può durare a lungo ed è un ‘ esperienza affascinante, che ha degli effetti positivi sia sulla persona che la vive, che sul rapporto di coppia, poichè aiuta la donna o l’uomo a confrontarsi con l’altro sesso e a capirlo meglio, senza implicazioni emotive, su un piano paritario e con maggiore sincerità; tuttavia è come camminare su un terreno scivoloso, se ti distrai, puoi cadere .
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chaoticgenders · 2 years ago
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Part 3 of re-coining/designing pro-endo/endogenic "system"-made flags because I can and fuck you.
A few rules/please-know-this, of this shit:
I'm not telling who made the flag, they don't deserve the attention. (There's also a chance a fucking dumbass will go harassing people and as much as I don't wanna, and I do wanna put endos on blast, I know it's not a good thing to do...so I won't.)
I have not harassed anyone or disobeyed anyone's DNI's, if I ever remake a flag or re-coin something (what ever the fuck you wanna call it, idc.) it's because I only recently realized a a orientation I was using was coined by an endo or I saw something I wanted to use coined by an endo. (I block every pro endo/endo "system" I come across, keep this in mind.), or it's just something IK you'd guys would like.
I don't care your opinion on it, I'm only doing this because I'm bored. It's really not that srs lmao.
I will only stop if anything genuinely life-threatening and serious happens, which I doubt. /lh
All posts along the lines of this will have "#remaking endo flags" as a tag!
Now...onto the gender I've re-coined/remade!
Caderic (I've changed the name lol)
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A non-religious demonic gender that feels intimidating but in a caring way. This gender comes across as intimidating, scary, and or dangerous but the gender means well.
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This could be a kingender but it doesn't have to be!
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lunamagicablu · 1 year ago
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Le persone con cui passiamo il nostro tempo ci influenzano, e di conseguenza influenzano ciò che attiriamo nella nostra vita. Se stiamo con persone positive, che hanno di noi un'opinione elevata e molto affetto, ci aiutano ad attrarre situazione favorevoli e altre persone positive. Se stiamo con persone che non ci apprezzano, che ci denigrano o aspettano il peggio da noi, il loro sguardo ci fa cadere in dimensioni di realtà più basse e faticose. Ci impediscono di realizzare i nostri sogni. Georgia Briata - Scrittrice ************************ The people we spend our time with influence us, and consequently influence what we attract into our lives. If we are with positive people, who have a high opinion of us and a lot of affection, it helps us to attract favorable situations and other positive people. If we are with people who don't appreciate us, who denigrate us or expect the worst from us, their gaze makes us fall into lower and more tiring dimensions of reality. They prevent us from realizing our dreams. Georgia Briata 
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kon-igi · 3 years ago
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GINO STRADA E AFGHANISTAN. Due patate bollenti al prezzo di una.
Non che la mia opinione sposti di uno yottametro l’ago della percezione di chi ha speso parole in merito (e ne sta ancora spendendo) ma come al solito mi sento in pace con me stesso solo quando riesco a mettere per iscritto emozioni e sensazioni provate, ovviamente dopo averle vagliate per giorni e a fondo.
Una premessa: apprezzo oltre ogni dubbio l’operato di Gino Strada e di tutto il personale di Emergency, di Medici Senza Frontiere e di qualsiasi altra organizzazione si spenda per i più fragili e i più deboli. Questo spero non sia motivo di discussione.
Quello che non riesco a capire siete voi.
Mi spiego. Senza che abbiate a sentirvi pungolati nell’orgoglio, io davvero non riesco a conciliare l’incensamento collettivo della figura di un medico come Gino Strada, che per decenni si è consumato a portare salvezza per gli ultimi, e quel sottile senso di cinismo disfattista da odio-tutti! che sembra animare la maggior parte delle discussioni che portate avanti con convinzione.
Amate Gino Strada con un mignolo e il resto delle dita (piedi compresi) le usate per additare con disprezzo chiunque sembra non essere alla vostra altezza come intelligenza, cultura, credo, posizione politica o semplice punto di vista.
La mia è una domanda sincera: perché apprezzate Gino Strada?
Perché era una persona generosa? Perché ci vorrebbero più persone così? Perché ha fatto quel bene che voi non riuscite a fare? Perché era migliore di voi? Perché vorreste che vi fosse d’esempio? 
Non vorrei dire ma per l’ennesima volta forte in me è l’impressione che Gino Strada stia venendo usato non come memento di ciò che ognuno di noi potrebbe essere e fare (anche senza mollare tutto e andare in scenari di guerra) ma per contrapposizione a chi non vi è gradito... gli Stati Uniti, le destre della chiave Hazet 36, Salvini e chiunque non si affanni nella celebrazione fine a sé dell’eroe.
Ricordate, però, che gli eroi stanno bene solo negli esametri del tizio con problemi di vista e se nell’epica di solito fanno una brutta fine (seppur eroica), nella realtà tanto vengono sollevati al cielo tanto fanno presto a cadere dimenticati o ignominati.
Ma voi li conoscete davvero i motivi che hanno spinto Gino Strada a fare quello che ha fatto?
E amplio la domanda, alla quale mi piacerebbe rispondeste: celebrando Gino Strada e la sua cura dei fragili, vi rendete conto che vi state focalizzando solo sull’aspetto aulico della sua opera e state ignorando il fatto che lui si prendeva cura di tutte le persone, al di là di qualsiasi giudizio su di esse?
Senza scomodare lauree in medicina e trasferimenti in paesi disastrati, come potete apprezzarlo se poi vomitate odio su chiunque osi deviare dal vostro pensiero regio?
Per favore, non offendete la mia intelligenza e la mia sensibilità uscendovene con un ‘Chi io?’ perché se dovessi descrivere la dash degli ultimi mesi con un'immagine evocativa vi direi che mi sembra di rivedere mia nonna che usciva in cortile con la sedia per incontrare le comari e parlare male di qualcuno a turno.
E l’Afghanistan? Sarò diretto. Trovo tra il vergognoso e lo stucchevole la narrazione (LA NARRAZIONE!) con cui si sta titolando in ogni dove, come se una mattina ci fossimo svegliati (ciao, belli) e avessimo avuto bisogno di scoprire pieni di stupor il Vietnam 2.0 degli americani.
Se agli italiani fosse davvero interessata la sofferenza di popoli martoriati, avrebbe fatto qualcosa di più che dire ‘bene, bravo, bis!’ a Gino Strada (da morto) e si sarebbe soffermati un filo di più sui 300.000 morti in Darfur, sul milione di sfollati in Congo o sui 3 milioni di individui bisognosi di assistenza umanitaria nella Repubblica Centroafricana.
Ma è l’Afghanistan a essere la vera emergenza perché ORA L’ISLAM VIENE A BUTTARCI GIÙ LE CROCI e allora foto di bambini lanciati sopra il filo spinato e video di gente (rigorosamente cerchiata in rosso) che cade dagli aerei. Maledetti americani. Maledetta sinistra italiana che non ha fatto nulla per fermare la guerra. Maledetti antivaccinisti e obiettori di coscienza antiabortisti, ché tanto dar loro contro ci fa sentire superiori. Ma che ci avete messo l’Attack sulla vostra sedia dalla parte del giusto?
Nessun problema... tanto fra poco le terapie intensive risaliranno e allora i negri si aiuteranno da soli a casa loro.
Ok... fine della pelatura. Le patate si sono raffreddate e pure io. Però che bruciore alle dita.
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toscanoirriverente · 2 years ago
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Giorno 230
Si dice che la politica sia l’arte del possibile.
Non si tratta certo del mio settore di esperienza, ma ritengo che se è vero, questo lo sia ancor più quando per politica ci si riferisce in particolare a quella internazionale, campo d’azione della diplomazia.
In questo caso per la diplomazia di questi giorni ci sono almeno due cose che sono assolutamente impossibili.
La prima è che Putin accetti una qualsiasi proposta di trattativa – tantomeno una soluzione – che non sia basata sull’accettazione sostanziale delle annessioni appena effettuate. Ormai ha legato ad esse, quali risultato tangibile della sua strategia anti-occidentale e anti-ucraina, il suo destino personale e anche la sua eredità storica. Una qualsiasi rinuncia in merito, a questo punto si risolverebbe in base alla sua stessa retorica in una inaccettabile amputazione territoriale per la Russia, e lui non potrebbe sopravvivere politicamente ad una tale perdita.
La seconda, di contro, è appunto che Zelensky accetti anche solo di trattare sulla base di concessioni territoriali rispetto ai confini internazionalmente riconosciuti, soprattutto nel momento in cui le sue Forze Armate stanno lentamente ma inesorabilmente riconquistando i territori recentemente occupati. L’umore popolare, il morale dell’esercito e la determinazione dei membri del Parlamento sono tali che seppure ritenesse di accettare anche solo in linea di principio qualche sacrificio territoriale, verrebbe immediatamente rimosso e sostituito con una figura più risoluta.
La combinazione di queste due impossibilità rende del tutto improponibile spingere per un negoziato di pace, e continuerà a renderlo tale fintanto che le due impossibilità permarranno.
Se qualcuno ancora si chiede come mai nessuno si fa veramente avanti per tentare una mediazione, la risposta è questa: nessun aspirante mediatore è disposto a “bruciarsi” in un tentativo chiaramente destinato a cadere nel vuoto più totale.
Apparentemente fa eccezione Erdogan, che in realtà si limita ad esprimere una disponibilità solo generica, in quanto è pressato dal proprio calendario elettorale e ha bisogno di mostrare presenzialismo e autorità a livello internazionale per cercare di sollevare le sue personali prospettive politiche.
Tutte le altre personalità tali da poter avere un ruolo di mediazione nel conflitto (il Segretario Generale dell’ONU, i Presidenti di India e Cina, il Papa...) evitano accuratamente di impegnarsi in questo momento sfavorevole per evitare di perdere l’opportunità di tentarlo in seguito in un momento più opportuno.
Questo è un dato oggettivo, e il disperato desiderio di fasce pur consistenti di opinione pubblica occidentale di veder avviato un processo di pace immediato non può cambiare le cose: anche dimostrazioni pubbliche con milioni di persone in piazza a Roma o a Berlino lascerebbero le parti in conflitto del tutto indifferenti.
L’impossibilità di procedere per via diplomatica verso al risoluzione del conflitto lascia per il momento aperta la sola via militare, ed infatti le operazioni proseguono, anche se rallentate dalle condizioni meteorologiche sfavorevoli e dal crescente depauperamento delle risorse logistiche di entrambe le parti.
In teoria il rallentamento delle operazioni militari aprirebbe a sua volta uno spazio di possibilità alla diplomazia, ma permanendo le condizioni attuali questa rimane come abbiamo visto del tutto impotente.
Cosa può annullare queste due impossibilità incrociate che rendono impossibile ogni trattativa?
Il rifiuto di trattare da parte di Putin può essere rimosso unicamente togliendo di mezzo lo stesso Putin: è lui a creare con la sua politica determinata di taglio dei ponti alle proprie spalle le condizioni per il suo stesso rifiuto. Solo un cambio al vertice del Regime russo potrebbe portare ad un annullamento delle annessioni da lui volute e quindi ad una situazione per cui queste non debbano essere una precondizione ad ogni trattativa.
La rimozione di Putin può essere ottenuta unicamente per opera della Nomenklatura del Regime stesso, una volta che questa si renda conto fino in fondo che la guerra non può essere conclusa militarmente in maniera soddisfacente, e che la permanenza al potere dell’attuale autocrate non serve più gli interessi della Russia e della Nomenklatura stessa. Per raggiungere questa condizione, occorre che la pressione militare ucraina – sostenuta dal costante supporto occidentale – prosegua fino a rendere ineluttabile l’eventualità di una sconfitta militare definitiva per la Russia.
Per evitare tale esito inaccettabile, la Nomenklatura procederà alla rimozione dell’ostacolo alle trattative, rappresentato appunto da Putin.
Il rifiuto a trattare da parte di Zelensky NON può essere rimosso con l’eliminazione di Zelensky: la posizione del Presidente ucraino infatti è quella di un rappresentante eletto della sua Nazione e non quella di un autocrate, e quindi è come già detto rappresentativa della volontà della popolazione e del Parlamento.
Per sovvertire la volontà di combattere piuttosto che cedere territori da parte degli ucraini occorrerebbe rendere loro impossibile continuare a sostenere militarmente il conflitto.
Poiché l’intera forza della “seconda potenza militare” del mondo si è rivelata incapace di ottenere tale risultato, l’unico modo sarebbe arrestare il sostegno militare occidentale all’Ucraina. Per raggiungere questa condizione, la propaganda russa sta svolgendo la sua fortissima pressione sull’opinione pubblica occidentale, nella speranza che questa a sua volta costringa i Governi a interrompere “per amor di pace” tale sostegno.
Siccome l’Occidente appare coeso nel suo sforzo di sostenere l’Ucraina fino a spezzare la prima condizione di impossibilità alle trattative diplomatiche, il Regime russo attuale per salvarsi deve assolutamente cercare di ottenere prima che sia troppo tardi la cancellazione della seconda condizione.
Per questa ragione la maggior parte delle azioni russe a questo punto devono essere lette in base agli effetti che si propongono di ottenere sull’opinione pubblica occidentale piuttosto che sulla stessa Ucraina.
La mobilitazione, il continuo tentativo di coinvolgere altri Paesi quali la Bielorussia, le campagne denigratorie sulle leadership occidentali, i sabotaggi ai gasdotti, i tentativi di attacchi “ibridi” e le stesse sconclusionate minacce nucleari, fanno tutti parte di uno stesso schema, volto a presentare il rischio di un qualche “allargamento” del conflitto e quindi a spaventare l’opinione pubblica occidentale quanto basta da farla sollevare contro i propri Governi e costringerli a cambiare politica.
Coloro che in Occidente spingono per arrestare il sostegno all’Ucraina con la convinzione che questo serva a impedire l’allargamento del conflitto e magari anche a portare ad una sua conclusione – seppure al prezzo di costringere l’Ucraina ad un sacrificio che non è disposta a compiere – dovrebbero rendersi conto di essere funzionali allo sforzo di Putin per salvare il proprio Regime e sottomettere un Paese libero.
So bene che la larga maggioranza di queste persone sono assolutamente in buona fede, e che trovano offensivo essere equiparate a meri strumenti di un dittatore: loro sono convinte di essere mosse da motivazioni etiche onorevoli.
Ma se è così, allora dovrebbero forse provare a chiedersi se aiutare un Regime autocratico a sopravvivere e prevaricando un popolo libero rappresenti una motivazione eticamente superiore a quella di sostenere quello stesso popolo libero contro un Regime autocratico.
L’ultima speranza dell’orso Vladimiro è proprio che queste persone scelgano di continuare a sostenere lui, il suo Regime, e il suo tentativo di prevaricazione.
Orio Giorgio Stirpe
#guerrainucraina
#Ucraina
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