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Recensione di Il Segreto del Rifugio di Mark Edwards: Mistero e Suspense in una Casa Piena di Segreti. Di Alessandria today
Un thriller psicologico che esplora i confini tra realtà e ossessione, con una madre alla ricerca disperata della figlia e un rifugio che cela segreti inquietanti.
Un thriller psicologico che esplora i confini tra realtà e ossessione, con una madre alla ricerca disperata della figlia e un rifugio che cela segreti inquietanti. Il Segreto del Rifugio, scritto da Mark Edwards e tradotto in italiano da Roberta Maresca, è un thriller psicologico avvincente che mescola elementi di mistero e suspense. La trama ruota attorno a Julia, una madre che vive ancora…
#atmosfera gotica#autori di thriller#bosco inquietante#bosco oscuro#casa infestata#casa misteriosa#dramma familiare#Il Segreto del Rifugio#Indagini#intrigo#Julia#lettura avvincente#Letture consigliate#Lucas#Mark Edwards#Mark Edwards autore#mistero#narrativa contemporanea#narrativa psicologica#Ossessione#rifugio per scrittori#Roberta Maresca#romanzi con segreti#romanzi horror#Romanzo da Leggere#romanzo di paura#romanzo di suspense#scomparsa bambina#Segreti di famiglia#segreti nascosti
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La tua mano ...
a volte voglio trovare solo una persona che si fidi di me prenderla per mano e poi per un attimo vedere che la trascino nell'oscuro bosco e vedeere se ancora è stretta nella mano con me Ecco forse tutte scappano appena sto per entrare nell'oscuro bosco.
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LE DONNE DI RENATO GUTTUSO (BAGHERIA 1911-ROMA 1987)
Le donne viste da dietro, sono sinuose, invitanti come un sentiero giallo in un bosco oscuro si muovono inquietanti seducenti, affascinanti sono un mondo da scoprire una nuova canzone da sentire. Si muovono lente, sicure lasciando alle spalle profumi, ricordi, avventure versi orfani di una rima desideri mai avuti prima tentazioni, sogni, ubbriacature. Le donne viste da dietro fanno germogliare inaspettate carezze mai date o dimenticate rubano segreti, sensazioni stringendole per ridonarle nelle notti lontane e future. Seminano poesie, canzoni parole, sorrisi, emozioni. Lei donne viste da dietro sono un’alba improvvisa un fiume che scorre lento imponente, sovrano fiamma alta che serpeggiando dona luce, forza, gioia, Le donne viste di dietro sono la tela bianca di un quadro immortale, sono la pagina candida che attende un poema sono una immensa notte con infinite stelle d’amore sono la pioggia a primavera la neve che scende leggera Non imporla se se ne và o se poi a piacer suo torna e dei tuoi desideri si adorna Una donna vista da dietro è illusione, è speranza è sogno e puro diamante è verso, è assoluto silenzio è danza, è perfetta bellezza.
Women seen from behind, are sinuous, inviting like a yellow path in a dark forest they move disturbingly seductive, fascinating they are a world to discover a new song to hear. They move slowly, confidently leaving behind perfumes, memories, adventures verses orphaned by a rhyme desires never had before temptations, dreams, intoxications. Women seen from behind make unexpected sprout caresses never given or forgotten steal secrets, sensations squeezing them to give them back in distant and future nights, they sow poems, songs words, smiles, emotions. Women seen from behind, are a sudden dawn a river that flows slowly imposing, sovereign high flame that meandering gives light, strength, joy, Women seen from behind are the white canvas of an immortal painting, are the white page that awaits a poem are an immense night with infinite stars of love are the rain in spring the snow that falls lightly It is not important if she goes away or if then at her pleasure she comes back and adorns herself with your desires. A woman seen from behind is illusion, is hope is dream and pure diamond is verse, is absolute silence is dance, is perfect beauty.
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Non ti azzardare ad insegnare a mia figlia ad avere paura del bosco.
In questo modo è stato creato il timore della ricerca interiore.
Non voglio che mia figlia limiti il suo viaggio a luoghi aperti, luminosi, luoghi che sono facili da toccare e vedere.
Perché ho imparato che a volte la verità di ciò che siamo sta nelle ombre e in luoghi umidi in cui i funghi crescono e le piante crescono lateralmente e verso il basso e in nuovi modi, a casaccio alla ricerca di sole.
Il mio viaggio mi ha insegnato questo, che le donne entrano in questo mondo con una foresta – antica, frastagliata e saggia – una foresta annidata dentro la loro anima.
Così sì...puoi provare a spaventare mia figlia perchè rimanga fuori dalla foresta, ma ho l’intenzione di raccontarle la sua capacità di mettere radici e di rispettare le radici degli altri. Che queste sono le vene, il suo collegamento all’amore, al Divino, le radici dietro a se stessa.
Ho intenzione di insegnarle che le sue radici del cuore la ancorano, che il verde è il colore dell’amore.
Mia figlia saprà che le cose possono nascere e crescere selvagge dentro la sua anima-foresta: idee, pensieri, segreti, intuizioni, ma che esse possono morire in inverno, quando sono state rese libere e hanno avuto il loro tempo al sole.
Lei capirà che l’anima-foresta ha molti sentieri ombreggiati su cui la luce può scintillare e giocare brutti scherzi, ma che fare l’esperienza di andare nella direzione sbagliata una volta ogni tanto non è che un breve momento una volta che si è avviati sulla strada giusta.
Io insegnerò a mia figlia che la sua anima-foresta è lì per lei, per ritirarcisi, così che lei possa trovare la vera abbondanza, il vero nutrimento e la vera pace, che contiene il mistero per il senso della vita.
Le ombre sono lì per rendere ancora più emozionante il viaggio per scoprire il mistero.
Se mai arriverà un momento in cui mia figlia si sentirà abbattuta, io le farò vedere che nell’anima-foresta c’�� sempre vita brulicante sotto la superficie. Come una civetta che insegue un topo al chiaro di luna, una parte di lei da qualche parte è sempre sveglia e vivace pacificamente nel silenzio; all’erta, che osserva, in attesa.
Quindi, non ti azzardare a insegnare a mia figlia a temere la foresta.
Sai quelle storie che parlano del lupo nel bosco? Io insegnerò a mia figlia che lei è il lupo – libera, primordiale e collegata alla luna.
Farò in modo che mia figlia sappia che lei è la donna saggia che vive nella sua stessa anima-foresta. Le dirò che la saggia è la vegliarda, la sua antenata, la sua saggezza, la luna nera in tutta la sua gloria.
Non vi è alcun mistero oscuro che può spaventare mia figlia perché ho intenzione di insegnarle che lei è al centro di quel mistero, che il suo potere divino femminile è il più grande mistero per tutti coloro che non lo comprendono. Quindi non ti azzardare ad insegnare alle nostre figlie a temere il bosco. Non piú.”
🪶 Ty Chambers
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#frasi#quotes#pensieri#citazioni#frasi sulla vita#libri#love#pagan witch#strega#wicca#witches#wolf#emotional#nature#eclectic wicca#wiccablr#magic#wild child
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In questo mondo sospeso tra sogni e realtà, un mondo dove il fragore delle guerre si mescola con il silenzio opprimente delle pandemie, ci troviamo in bilico. Siamo anime in cammino su un filo sottile, tra la speranza di un futuro sereno e la paura di un domani incerto.
Ogni giorno è un mosaico di emozioni contrastanti. Sogniamo di costruire famiglie, di piantare alberi, di scrivere storie d'amore sotto cieli stellati. Ma questi sogni si scontrano con la realtà di un mondo in tumulto. Domani, chissà, potremmo svegliarci senza un lavoro, senza una certezza, senza una direzione.
Questa è la condizione umana di oggi: una danza tra desiderio e disperazione, tra la voglia di credere e l'incubo dell'incertezza. Ci aggrappiamo ai nostri sogni come naufraghi a un relitto, sperando che ci portino in un porto sicuro, mentre le onde della realtà si infrangono intorno a noi con forza devastante.
Guardiamo il mondo crollare, e con esso, un pezzo del nostro cuore. La paura e l'ansia si annidano nei nostri pensieri, come uccelli notturni in un bosco oscuro. Non vediamo la luce alla fine del tunnel, solo l'eco lontano dei nostri passi in una galleria senza fine.
Eppure, in questo caos, c'è una bellezza straziante, un'umanità che brilla più forte nel buio. Le piccole storie di coraggio, di amore, di resilienza che emergono dai detriti del quotidiano. Queste sono le luci che ancora brillano, piccole stelle in una notte senza luna.
In questo post, vi invito a riflettere su questo mondo, sul nostro ruolo in esso, e su come possiamo trovare la forza di andare avanti, anche quando tutto sembra perduto. È un invito a cercare la bellezza nel dolore, la speranza nel disperato, l'amore nell'abbandono.
#scopri24.it#scopri24#riflessione#coraggio#equilibrio#pace#guerra#pandemia#luce#speranza#lavoro#giovani#paura#umanità#stelle#pensieri#caos
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«Come la scaglia d'oro che si spicca
dal fondo oscuro e liquefatta cola
sul corridoio dei carrubi ormai
ischeletriti, così pure noi
persone separate per lo sguardo
d'un altro? È poca cosa la parola,
poca cosa lo spazio in questi crudi
noviluni annebbiati: ciò che manca,
e che ci torce il cuore e qui m'attarda
tra gli alberi, ad attenderti, è un perduto
senso, o il fuoco, se vuoi, che a terra stampi,
figure parallele, ombre concordi,
aste di un sol quadrante i nuovi tronchi
delle radure e colmi anche le cave
ceppaie, nido alle formiche. Troppo
straziato è il bosco umano, troppo sorda
quella voce perenne, troppo ansioso
lo squarcio che si sbiocca sui nevati
gioghi di Lunigiana. La tua forma
passò di qui, si riposò sul riano
tra le nasse atterrate, poi si sciolse
come un sospiro, intorno e ivi non era
l'orror che fiotta, in te la luce ancora
trovava luce, oggi non più che al giorno
primo già annotta»
.
(Eugenio Montale, Personae separatae)
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El Jardín de las Delicias: Un Viaje a Través del Misterio y la Imaginación
El jardín de las delicias es una de las obras más enigmáticas y fascinantes de la historia del arte. Pintada por el maestro flamenco Hieronymus Bosch (El Bosco) entre 1490 y 1510, esta obra tripartita sigue generando debate entre historiadores, críticos y amantes del arte. Su compleja iconografía y la profusión de detalles simbólicos la convierten en un objeto de constante interpretación y admiración.
Este retablo en forma de tríptico se compone de tres paneles. El panel izquierdo representa el Jardín del Edén, donde Dios presenta a Eva a Adán en un paisaje idílico. Animales fantásticos, ríos cristalinos y arquitectura surrealista componen un escenario que transmite paz, pero también un aire de inquietante extrañeza.
El panel central es la sección más vibrante y caótica. Figuras humanas desnudas interactúan en un frenesí de placeres carnales, rodeadas de frutos gigantes y extrañas construcciones. Se cree que representa la lujuria y los excesos terrenales, aunque también hay quienes lo ven como una utopía perdida.
El panel derecho muestra un paisaje oscuro y tortuoso donde las almas son castigadas por sus pecados. Criaturas demoníacas, instrumentos musicales convertidos en objetos de tortura y una atmosfera de pesadilla dominan esta escena aterradora.
La obra de El Bosco ha sido interpretada de muchas maneras: una advertencia moral sobre los pecados de la carne, una visión pesimista de la humanidad o incluso una ilustración alquímica. Su estilo onírico y su innovador uso de la iconografía medieval lo convierten en un precursor del surrealismo.
El jardín de las delicias ha inspirado a artistas contemporáneos como Salvador Dalí y sigue siendo un referente en la cultura popular. Su combinación de lo grotesco y lo sublime lo hace atemporal y relevante en cualquier época.
Para los amantes del arte, contemplar este tríptico en el Museo del Prado en Madrid es una experiencia imprescindible. Observar cada detalle en vivo permite apreciar la complejidad y genialidad de El Bosco de una manera única.
El jardín de las delicias es más que una pintura; es un enigma visual que desafía nuestra comprensión del arte y la condición humana. Su capacidad para generar interrogantes y provocar la imaginación es prueba de su estatus como una de las obras maestras más intrigantes de la historia.
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Sotto La neve, il cuore di una volpe - LA NEVE CHE TACE (on Wattpad) https://www.wattpad.com/1497570553-sotto-la-neve-il-cuore-di-una-volpe-la-neve-che?utm_source=web&utm_medium=tumblr&utm_content=share_reading&wp_uname=LuigiSanseverino Nel cuore di un bosco innevato, Elara, una giovane volpe rossa, vive da sola, nascondendo il dolore per la perdita della sua famiglia. La neve è diventata la sua unica compagna, avvolgendola in un silenzio che non sa più rompere. Ma una notte, una figura misteriosa emerge dalla tempesta: Aki, un lupo bianco, solitario come lei, ma con un passato oscuro che lo segna profondamente. Sotto la neve che sembra nascondere ogni traccia di vita, Elara e Aki si incontrano, creando un legame che sfida la solitudine e il dolore. Insieme, esploreranno il significato della rinascita, imparando che anche nei luoghi più freddi e oscuri c'è la possibilità di trasformarsi e di affrontare il futuro con speranza. "Sotto la neve, il cuore di una volpe" è una storia emozionante di solitudine, dolore e guarigione, dove la neve non è solo un paesaggio gelato, ma un simbolo di rinascita. In un mondo dove la natura è la protagonista silenziosa, Elara e Aki troveranno la forza di guardare oltre il freddo e costruire insieme un futuro fatto di speranza, legami profondi e amore. Un racconto che ti accompagnerà in un viaggio emozionante, in cui ogni pagina porta con sé un'emozione da vivere sotto il manto bianco della neve.
#amicizia#amore#animali#animaliantropomorfi#avventura#bosco#ciclicit#crescitapersonale#dramma#fantasy#fuga#guarigione#legameprofondo#lupo#natura#neve#passato#rinascita#romance#solitudine#solitudinecodivisa#storiaemozionante#trasformazione#volpe#books#wattpad#amreading
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PUBBLICHIAMO OGGI LA PRIMA DI QUATTRO PARTI DEL DIARIO DI BORDO, FRUTTO DELL'INTRECCIO DI DIVERSE VOCI: quelle delle partecipanti al laboratorio, della coreografa Gloria Dorliguzzo, del musicista Gianluca Feccia, delle osservatrici Rebecca Casadei e Chiara Mannucci e Francesca Giuliani, che scrive queste righe per raccontare ciò che sta accadendo lungo il percorso. Giovedì 21 novembre alle 20 al Teatro Dimora di Mondaino ci sarà la restituzione finale di questo inteso processo di creazione e partecipazione.
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Mercoledì 13 novembre 2024
A Mondaino, a novembre, la notte arriva presto. Sono le sei di sera e le partecipanti al laboratorio della coreografa Gloria Dorliguzzo cominciano a scendere una per una lungo la stradina che dalla casa foresteria conduce al teatro, immerso nel bosco. È l'inizio della residenza creativa per la composizione di Dies Irae. Concerto per donne e martelli, un progetto realizzato con la collaborazione del maestro Gianluca Feccia. Alcune di loro come Silvia e Giovanna sono di casa qui mentre per le altre è la prima volta: sono Marta, Giulia, Chiara, Veronica, Sara. Per tutte, però, è come entrare in un territorio inesplorato. Sono in-attesa.
Dentro al teatro, nella penombra della scena, anche Gloria è in attesa. Il palcoscenico è pronto ad accoglierle: ci sono due tronchi, due incudini su ciocchi di legno e una lastra di metallo che scende in verticale dal graticcio.
Le sette donne entrano, ognuna con i suoi oggetti di scena: due martelli, scarponi pesanti.
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Ha inizio così il percorso di creazione partecipata per il Dies Irae: da oggi e per una settimana il gruppo si ritroverà intorno alla composizione e scrittura di questo concerto performativo che va oltre musica e movimento. È un rituale, un’immersione totale nel corpo, nel suono e nei simboli che questi evocano.
Si parte dalla figura di Galina Ustvolskaya, nominata dai critici la Donna col Martello, che è al centro di questa esperienza. Gloria racconta di questa figura decisa e indipendente, vissuta all’ombra del suo maestro Shostakovich: è una musa ispiratrice. Galina e la sua eredità musicale saranno una guida spirituale e creativa.
Il Dies Irae è un paesaggio che inizia con un gesto determinato: lo sguardo è neutro, è il corpo che parla.
Il gruppo cammina con passi incerti. Seguono il ritmo duro e oscuro della musica. Gloria è la loro guida. La sua direzione non ammette incertezze: è esigente ma con rispetto e incoraggiamento, trasmette un senso di fiducia e responsabilità.
“Uno per niente, e si va!”
È un lavoro serio e intenso, in cui il corpo diventa strumento di una narrazione silenziosa ma potente. Le partecipanti seguono Gloria con gli occhi, cercando in lei conferme e sostegno.
Il primo impatto con il martello e l’incudine è spiazzante: “è una sensazione decisamente nuova e non facile. Il potere è disarmante”.
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Giovedì 14 novembre 2024
Sono di nuovo tutte insieme qui su quel palcoscenico che non è già più quello di ieri. Le partecipanti, provenienti da percorsi e vite diverse, si muovono dentro la coreografia disegnata da Gloria, una scrittura che è rigorosa ma che si apre alla possibilità dell’incontro, all’imprevisto, alla scoperta. Gloria è una presenza chirurgica e rassicurante, decisa e incoraggiante: è dentro e fuori la scena, sta vicino a loro, le accompagna quasi mano nella mano. Non insegna solo una partitura, ma responsabilizza il gruppo, invita alla fiducia reciproca, all’ascolto, alla sorellanza.
Iniziano a familiarizzare con i martelli che sono sempre di più nelle loro mani: diventano prolungamenti del corpo, vere e proprie protesi. Usarli richiede forza e delicatezza insieme, potenza e controllo: c’è una strana poesia, un’equilibrata tensione tra creazione e distruzione, tra impatto e suono.
“Il martello è uno strumento che non avrei mai pensato di usare, lo associo a mio marito. Ma usarlo con le mie mani è stato sorprendentemente potente. Mi ha risvegliato un lato maschile che non conoscevo.”
I colpi dei martelli sull’incudine, dei martelli tra loro in aria producono un suono rituale, quasi tellurico, che riempie lo spazio: in questi gesti c’è una forza liberatoria. Ogni azione trasforma l’atto fisico in un’esperienza intima e simbolica che sembra risvegliare qualcosa di sopito, una forza interna che emerge non solo come atto artistico, ma come atto personale.
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... to be continued
#residenza creativa#performing arts#gloria dorliguzzo#Gianluca feccia#dies irae#diario di bordo#Galina Ustvolskaya#la donna con martello
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Su "La vegetariana" di Han Kang (premio Nobel 2024 per la letteratura)
di Elena Tamborrino «Forse questo è tutto una specie di sogno» È proprio un sogno a dare inizio e fine a questo dramma in tre atti, che vede al centro la vicenda di Yeong-hye, la sua caduta nell’abisso dell’autodistruzione che comincia con il rifiuto di mangiare carne a seguito di una visione di sangue, in un bosco oscuro, con le foglie aguzze sugli alberi e i piedi scalzi e feriti.Continue…
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Bosco Atro
Bosco Atro, detto anche Bosco Tetro, è una delle più grandi foreste della Terra di Mezzo, situato tra le Montagne Grigie e le Montagne Nebbiose, nelle terre selvagge.
Un tempo era conosciuto come Bosco Verde, ma a seguito dell'insediamento di Sauron a Dol Guldur (a sud di Bosco Atro) il luogo divenne malsano e infestato da ogni genere di creatura, da qui il nome Bosco Atro.
Un tempo l'intera foresta era abitata dagli elfi silvani, ma con l'avvento di Sauron si spostarono a nord del bosco fondando il Reame Boscoso.
Dopo la sconfitta di Sauron, tra la fine della Terza Era e l'inizio della Quarta, la foresta venne sanata da Celeborn e Thranduil donando ad essa un nuovo nome, "Eryn Lasgalen".
Descrizione
Il Bosco Atro si estende dalla riva orientale dell'Anduin fino alle pianure della regione del Rhovanion. Da nord a sud la foresta misura circa 400 miglia ( circa 650km ) mentre da est a ovest misura 200 miglia ( circa 320 km ).
Nella parte a nord-est della foresta sorge la Reggia Sotterranea di Thranduil.
Il bosco è diviso in due dalle Montagne del Bosco Atro.
Antica Via Silvana
Parallele alle sorti del Bosco Atro sono le vicende della via che lo attraversa, l'Antica Via Silvana. La via taglia il bosco da est a ovest ed era uno sbocco commerciale importantissimo per tutta la regione. Con l'avvento di Sauron, gli elfi costruirono una nuova via a nord e dopo la sua caduta tornò ad avere importanza.
Boscaioli di Bosco Atro
Altri abitanti di questa foresta era i Boscaioli di Bosco Atro. Vivono principalmente nella zona sud-occidentale e sono uomini forti e coraggiosi, in continua lotta con le mostruose creature che infestavano Dol Guldur. E' anche merito loro se le forze di Sauron non hanno attaccato con efficacia gli elfi e conquistato la valle dell'Anduin.
Ragni
Dal momento del presidio di Sauron nella fortezza di Dol Guldur, i ragni sono decisamente le creature più pericolose che cominciarono ad infestare il Bosco Atro. i Grandi Ragni sono i discendenti delle storiche creature Shelob e Ungoliant.
Storia del Bosco Atro nella Prima Era
Dopo la sconfitta di Melkor nella Seconda Guerra delle potenze, molti elfi decisero di intraprendere il Grande Viaggio, ovvero lasciare la Terra di Mezzo per raggiungere Aman. Per fare questo viaggio partirono da est ( dal lago Cuivienen ) e arrivati al Bosco Verde una parte di loro si spaventò alla vista delle Montagne Nebbiose e quindi preferirono rimanere nel bosco sotto la guida di Lenwe, diventando noti come Nandor, ossia gli elfi silvani.
Storia del Bosco Atro nella Seconda Era
Dopo la sconfitta di Morgoth nella Guerra d'Ira, gli elfi delle stirpi dei Noldor e dei Sindar decisero di non trasferirsi su Aman ma di rimanere nella Terra di Mezzo. Molti elfi però temevano queste due stirpi dato il vecchio legame con il Signore Oscuro, così loro, guidati da Oropher, andarono verso il Bosco Verde. Qui gli elfi silvani li accolsero come fratelli perduti da tanto tempo, dando loro la possibilità di stabilirsi sul colle di Amon Lanc dove vi costruirono un palazzo.
Durante la Guerra dell'Ultima Alleanza, Oropher andò in guerra al fianco di Gil-Galad e Elendil, dove però trovò la morte. Gli successe suo figlio Thranduil che guidò la sua gente a nord creando il Reame Boscoso e costruendo la sua reggia sotterranea sul fiume della foresta.
Storia del Bosco Atro nella Terza Era
Nella Terza Era Sauron tornò e si stabilì nella vecchia fortezza di Amon Lanc, che prese il nome di Dol Guldur.
Nel Bosco Atro ci furono le vicende di Thorin Scudodiquercia e la sua compagnia, che lo attraversarono per raggiungere la Montagna Solitaria.
Inoltre è proprio qui che Aragorn riuscì a catturare Gollum, fuggito da Thranduil.
Dopo la sconfitta di Sauron il bosco venne sanato da Thranduil e Celeborn e venne rinominato Eryn Lasglen ( ossia "Bosco Foglieverdi" ).
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La solitudine dell'angelo
“La solitudine dell’angelo”, un’incisione calcografica rappresenta un dialogo simbolico tra l’uomo e la sua dimensione spirituale più profonda. L’angelo, figura centrale, osserva e vigila in silenzio, rappresentando una guida invisibile durante il viaggio iniziatico dell’essere umano. Il bosco, con i suoi alberi che si riflettono nell’acqua, simboleggia il subconscio, un regno oscuro e misterioso…
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Glomarì: "La forma del niente" è il nuovo video
Da un tappeto sonoro etereo, emerge la voce di Glomarì plasmando La forma del niente, traduzione in musica di una poesia di Franco Arminio, un’interpretazione sentita tra sound design e minimalismo folk. Il giorno del solstizio d’estate esce il nuovo singolo di Glomarì, una passeggiata in un bosco che si converte in un momento incerto e oscuro. Il breve viaggio è composto da diverse forme d’arte…
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Glomarì - La Forma Del Niente
Da un tappeto sonoro etereo, emerge la voce incantata di Glomarì plasmando La forma del niente, traduzione in musica di una poesia di Franco Arminio, un’interpretazione sentita tra sound design e minimalismo folk. Il giorno del solstizio d’estate esce il nuovo singolo di Glomarì, una passeggiata in un bosco che si converte in un momento incerto e oscuro. Il breve viaggio è composto da diverse…
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/7dbaa66d78d68c9d53d57de55023bf36/6a4c3e00261e1f2b-3e/s540x810/6bd62764e1a24e247f5b403ffe2394aeab01e0f3.jpg)
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*ero tornata dal quel lungo viaggio,una Terra ormai abbandonata da tempo... #Transilvania avevo giurato a me stessa di non far più ritorno in quel luogo... ma dovevo andare ancora una volta. Lasciai i miei oggetti poiché non avevano più valore per me,ma tra gli oggetti l'occhio finì lì sulla pietra del caminetto ricordavo quel nascondino,spostai con facilità la pietra e... un piccolo scrigno,dentro una ampolla di sangue prima che gli tagliassero la testa al vecchio Dracula,un piccolo ricordo di quel sangue maledetto. Ricordavo ancora quel morso maledetto,bruciava la mia pelle... Mi portò via da mio Padre Oscuro,e la Strega Morgana,ella mi istruiva ogni giorno con le sue costellazioni ed erbe che cercavo nei boschi,essendo che erono rare molte volte mi allontanavo,e fu lì che quel maledetto uomo scese dal suo cavallo mi venne incontro in quel oscuro bosco lontana da casa,egli mi morse... Per cinque giorni non tornai casa da mio Padre Oscuro,e quando tornai ormai la mia morte era l'inizio;per donarmi questa condanna a vita nutrendomi di sangue umano... mostrai i canini a mio Padre,ed egli mi cacciò perché ormai appartenevo a quel morto. Lasciai con rammarico quel luogo che una volta amavo,baciai la mano a mio Padre e portai le erbe a Morgana salutandola per l'ultima volta,non mi voltai e non versai nemmeno una lacrima... le mie emozioni il mio battito,erano morte in quel bosco*
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Descubriendo la Madurez en Yo Soy Bosco de Andrés Acosta
En un mundo sacudido por crisis tras crisis, Yo Soy Bosco de Andrés Acosta emerge como un faro de luz, explorando las turbulentas aguas de la adolescencia y el desafío de crecer. Este libro no es solo una historia sobre la juventud; es una invitación a reflexionar sobre la resiliencia y la transformación personal.
La trama se centra en Bosco, un adolescente que enfrenta no solo los retos típicos de su edad, sino también una epidemia que lo sumerge en una realidad donde la supervivencia se convierte en una prioridad. Sin embargo, el corazón de la novela late más allá de la supervivencia física; se adentra en la supervivencia del yo, en la búsqueda de identidad en medio de la incertidumbre.
Bosco, con su hermana imaginaria y su amiga Moscamuerta, experta en defensa personal y programación de videojuegos, nos enseña que incluso en los momentos más oscuros, la amistad y la valentía pueden alumbrar el camino hacia la madurez. La cuarentena, los saqueos y el enfrentamiento con fuerzas anárquicas y públicas son solo el escenario de fondo para una trama que indaga en la profundidad del crecimiento personal.
Yo Soy Bosco es una obra que, a través de sus páginas, nos pregunta de manera implícita: ¿Qué significa realmente madurar? ¿Cómo enfrentamos los cambios abruptos en nuestras vidas? Andrés Acosta logra tejer una narrativa que, aunque situada en un contexto extremo, resuena con la universalidad de sus temas.
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Al final, Yo Soy Bosco nos deja con más preguntas que respuestas, incitándonos a mirar hacia nuestro interior y cuestionar nuestra propia evolución. ¿Estás listo para enfrentar tus propias crisis y encontrar tu camino hacia la madurez?
Te animo a sumergirte en esta historia y compartir tus reflexiones.
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