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Il percorso giornalistico di Carlo Rivolta muta a partire dalla morte di Moro
La vera “aspra stagione” inizia con l’anno del rapimento Moro. Di fatto la formula che dà il titolo del libro viene coniata nel 1981 dallo stesso Rivolta e si riferisce proprio agli eventi accaduti a partire dal 1978 <407. È un momento che marca un cambiamento rispetto a ciò che lo precede e che invece troppo spesso rischia di vedere proprio nell’uccisione del segretario della Democrazia…
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#1978#1979#1980#1981#1982#Aldo Moro#aspra#baraccati#Bologna#camorra#Carlo Rivolta#Enrico Deaglio#giornalista#Guido Favale#Irpinia#la Repubblica#Marco Belpoliti#Napoli#Paolo La Valle#rapimento#Roberto Saviano#stagione#stazione#strage#Sud#terremoto#Tommaso de Lorenzis#uccisione
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Il percorso giornalistico di Carlo Rivolta muta a partire dalla morte di Moro
La vera “aspra stagione” inizia con l’anno del rapimento Moro. Di fatto la formula che dà il titolo del libro viene coniata nel 1981 dallo stesso Rivolta e si riferisce proprio agli eventi accaduti a partire dal 1978 <407. È un momento che marca un cambiamento rispetto a ciò che lo precede e che invece troppo spesso rischia di vedere proprio nell’uccisione del segretario della Democrazia…
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Diario da Gaza – Così vicini, così lontani: i baraccati di Rafah cercano notizie sui parenti rimasti a Nord
RAFAH — Siamo a casa, fuori piove, tutta la scorsa notte ha piovuto. Ma la pioggia non ferma il bisogno di avere notizie, di sapere come stanno i familiari nelle altre zone della Striscia e cosa succede fuori, nel mondo. Per farlo, molti si spostano verso il confine con l’Egitto per cercare il segnale del telefono e la connessione internet perché la rete di comunicazioni locale è quasi del tutto…
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#aggiornamenti da Italia e Mondo#Mmondo#Mmondo tutte le notizie#mmondo tutte le notizie sempre aggiornate#mondo tutte le notizie
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Guarda "Claudio Baglioni - UNA CASA NUOVA - AVRAI (strumentale) 1982 - 45 giri trasportato in digitale" su YouTube
youtube
1. UNA CASA NUOVA
2. AVRAI (Strumentale)
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Una casa nuova ed una stanza coi mobili svedesi
Dischi negri e spalle sui termosifoni accesi
Mal di denti ed una radio su una voce straniera
Un complessino per provare la sera
Un completo prugna, stivaletti alla Beatles e un aereo per l'Africa
Qualche amore smozzicato di Domenica
Grossi occhiali e un'aria da poeta maledetto
Aspettare quella buona per andarci a letto
E la tessera del tram per i film vietati
Uno spettacolo ai baraccati
La scusa sulle giustificazioni e volantini e assemblee
Ed un sessantotto per trovare le tue idee.
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Vi erano infatti molti obiettivi intermedi da formulare e da raggiungere in attesa di quello più importante che è la soppressione totale delle galere. Era necessario conquistare il diritto al lavoro nelle prigioni con retribuzione sindacale, il diritto di avere contatti sessuali con le nostre donne, il diritto di avere tutti gli strumenti difensivi così come detta la costituzione, per porre termine alla sconcezza di certe condanne propinate solo perché l'imputato non ha i mezzi per difendersi. E infine volevamo conquistarci il diritto di non compiere più reati, volevamo avere la certezza che la società accogliesse un proletario pronto a reinserirsi nella vita del paese e non un uomo carico di odio e di risentimento da tenere emarginato in attesa di rinchiuderlo nuovamente in carcere. Lavoravamo per uscire da questa spirale. Ero convinto che la politica, l'interesse sociale fosse una molla importante in grado di dare risultati positivi. La gente che in passato si era occupata di noi in modo paternalistico aveva miseramente fallito la sua missione, e non poteva essere diversamente dato che offrivano carità e rassegnazione. Questa gente non poteva vantare un solo detenuto redento. Noi, da soli, avevamo deciso che è possibile il nostro reinserimento. Imparavamo dalle lotte operaie, le nostre erano analoghe, e gli operai, sempre più numerosi, dimostravano simpatia per i nostri sforzi, anche se tutta la stampa borghese cercava di influenzarli in senso opposto. Dagli operai avevamo capito la lezione che sta nell'unità e nel rivendicare quelle cose che il sistema deve darci perché siamo creditori. Stavamo imparando a non staccarci dalla lotta comune, ora c'eravamo dentro fino al collo e questo era un punto a nostro favore. Le nostre rivendicazioni diventavano sempre più di natura strettamente politica e clamorosamente questo veniva a dimostrare che in carcere non ci sono solo delinquenti, ma che la massa è formata da proletari, e ciò giustificava l'interessamento delle avanguardie esterne che si occupano di colmare certi spazi del paese, così come fanno con i baraccati, le borgate e tutti quei punti di intervento dove esplodono lotte politicamente valide.
Sante Notarnicola - Evasione impossibile
mega.nz/file/LbZ32aST#_mc0nCj9GI6jXbLUCYueasAnCd-zkYbHPQ2ltYigKnw
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“Cari genitori, vi scrivo per dirvi che non vi dovete preoccupare troppo per me. Ed ora vi spiego perché. [...] Ora tocca a me e ai tanti compagni che vogliono combattere questo potere borghese ormai marcio continuare la lotta. Non pensate per favore che io sia incosciente. Grazie a voi sono cresciuta istruita, intelligente e soprattutto forte. E questa forza in questo momento me la sento tutta. E’ giusto e sacrosanto quello che sto facendo, la storia mi dà ragione come l’ha data alla Resistenza nel ’45.
Ma voi direte, sono questi i mezzi da usare? Credetemi non ce ne sono altri. Questo stato di polizia si regge sulla forza delle armi e chi lo vuol combattere si deve mettere sullo stesso piano. In questi giorni hanno ucciso con un colpo di pistola un ragazzo, come se niente fosse, aveva il torto di aver voluto una casa dove abitare con la sua famiglia. Questo è successo a Roma, dove i quartieri dei baraccati costruiti coi cartoni e vecchie latte arrugginite stridono in contrasto alle sfarzose residenze dell’Eur. Non parliamo poi della disoccupazione e delle condizioni di vita delle masse operaie nelle grandi fabbriche delle città. E’ questo il risultato della “ricostruzione” di tanti anni di lavoro dal ’45 ad oggi? Sì è questo: sperpero, parassitismo, lusso sprecato da una parte e incertezze, sfruttamento e miseria dall’altra. Cari genitori, voi avete lavorato una vita, avete conosciuto il fascismo e il postfascismo e queste cose le sapete meglio di me. Oggi, in questa fase di crisi acuta occorre più che mai resistere affinché il fascismo sotto nuove forme “democratiche” non abbia nuovamente il sopravvento.
Le mie scelte rivoluzionarie dunque, nonostante l’arresto di Renato, rimangono immutate. Vogliatemi bene lo stesso, anche se so che per voi è difficile capirmi. Abbiate fiducia nelle mie capacità e nella mia ormai grossa esperienza. So cavarmela in qualunque situazione e nessuna prospettiva mi impressiona o impaurisce. Vi voglio più bene che mai.
Margherita.
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Per tanti, LUI era solo un frocio, per altri era un grande scrittore, il migliore del ‘900. Il primo scrittore a dar voce alla miseria italiana, ai baraccati, all'odore della sporcizia di panni sporchi, alle periferie squallide. A tutti quei fiji de ’ na mignotta costretti ad ogni tipo di espediente pur di poter campare. Poi ‘na sera, bello arrazzato, s'apparto’ co’ uno che manco era un fusto, pero’ me sa’ ch'era balordo forte che pe’ un par de sacchi lo lascio’ sderenato morto all'idroscalo de Ostia.. @ilpianistasultetto Pier Paolo Pasolini- 5/3/1922 - 2/11/1975
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Bravo Ghali, bravo fratello. A nome dei diecimila baraccati senza acqua, né luce, né wc
Bravo Ghali, bravo fratello. A nome dei diecimila baraccati senza acqua, né luce, né wc
La foto che ho scelto è un’immagine aerea della baraccopoli di Borgo Mezzanone (Foggia): ne parla il documentario “One Day One Day”. Un’indagine sulle condizioni dei migranti occupati nell’agroalimentare dice che oltre 10 mila vivono in condizioni di precarietà abitativa source
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SONO INDIGNATO! – di Alex Zanotelli Sono indignato per quanto sta avvenendo sotto i nostri occhi verso i migranti, nell’indifferenza generale. Stiamo assistendo a gesti e a situazioni inaccettabili sia a livello giuridico, etico ed umano. E’ bestiale che Destinity, donna nigeriana incinta, sia stata respinta dalla gendarmeria francese. Lasciata alla stazione di Bardonecchio, nella notte, nonostante il pancione di sei mesi e nonostante non riuscisse quasi a respirare perché affetta da linfoma. E’ morta in ospedale dopo aver partorito il bimbo: un raggio di luce di appena 700 grammi! E’ inammissibile che la Procura di Ragusa abbia messo sotto sequestro la nave spagnola Open Arms per aver soccorso dei migranti in acque internazionali, rifiutandosi di consegnarli ai libici che li avrebbero riportati nell’inferno della Libia. E’ disumano vedere arrivare a Pozzallo sempre sulla nave Open Arms Resen, un eritreo di 22 anni che pesava 35 kg, ridotto alla fame in Libia, morto poche ore dopo in ospedale. Il sindaco che lo ha accolto fra le sue braccia, inorridito ha detto :”Erano tutti pelle e ossa, sembravano usciti dai campi di concentramento nazisti”. E’ criminale quello che sta avvenendo in Libia, dove sono rimasti quasi un milione di rifugiati che sono sottoposti-secondo il il Rapporto del segretario generale dell’ONU , A. Guterres- a “detenzione arbitraria e torture, tra cui stupri e altre forme di violenza sessuale, a lavori forzati e uccisioni illegali.” E nel Rapporto si condanna anche ”la condotta spregiudicata e violenta da parte della Guardia Costiera libica nei salvataggi e intercettazioni in mare.” E’ scellerato, in questo contesto, l’accordo fatto dal governo italiano con l’uomo forte di Tripoli, El- Serraj (non c’è nessun governo in Libia!) per bloccare l’arrivo dei migranti in Europa. E’ illegale l’invio dei soldati italiani in Niger deciso dal Parlamento italiano, senza che il governo del Niger ne sapesse nulla e che ora protesta. E’ immorale anche l’accordo della UE con la Turchia di Erdogan con la promessa di sei miliardi di euro, per bloccare soprattutto l’arrivo in Europa dei rifugiati siriani, mentre assistiamo a sempre nuovi naufragi anche nell’Egeo: l’ultimo ha visto la morte di sette bambini! E’ disumanizzante la condizione dei migranti nei campi profughi delle isole della Grecia. “Chi vede gli occhi dei bambini che incontriamo nei campi profughi- ha detto l’arcivescovo Hyeronymous di Grecia a Lesbos- è in grado di riconoscere immediatamente, nella sua interezza la “bancarotta dell’umanità.” E’ vergognoso che una guida alpina sia stata denunciata dalle autorità francesi e rischi cinque anni di carcere per aver aiutato una donna nigeriana in preda alle doglie insieme al marito e agli altri due figli, trovati a 1.800 m , nella neve. Ed è incredibile che un’Europa che ha fatto una guerra per abbattere il nazi-fascismo stia ora generando nel suo seno tanti partiti xenofobi, razzisti o fascisti. “Europa , cosa ti è successo?”, ha chiesto ai leader della UE Papa Francesco. E’ questo anche il mio grido di dolore. Purtroppo non naufragano solo i migranti nel Mediterraneo, sta naufragando anche l’Europa come “patria dei diritti”. Ho paura che, in un prossimo futuro, i popoli del Sud del mondo diranno di noi quello che noi diciamo dei nazisti. Per questo mi meraviglio del silenzio dei nostri vescovi che mi ferisce come cristiano, ma soprattutto come missionario che ha sentito sulla sua pelle cosa significa vivere dodici anni da baraccato con i baraccati di Korogocho a Nairobi (Kenya). Ma mi ferisce ancora di più il quasi silenzio degli Istituti missionari e delle Curie degli Ordini religiosi che operano in Africa. Per me è in ballo il Vangelo di quel povero Gesù di Nazareth:”Ero affamato, assetato, forestiero…” E’ quel Gesù crocifisso, torturato e sfigurato che noi cristiani veneriamo in questi giorni nelle nostre chiese, ma che ci rifiutiamo di riconoscere nella carne martoriata dei nostri fratelli e sorelle migranti. E’ questa la carne viva di Cristo oggi. Alex Zanotelli Napoli, 24 marzo 2018.
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Per il Tribunale non è reato vivere in una baraccopoli. Erano stati denunciati dal Comune, all’epoca Pisapia, dopo uno sgombero Non è reato costruirsi una baracca in un terreno abbandonato quando non si ha una casa. Sette rom romeni sono stati assolti dalla quarta sezione penale del Tribunale di Milano dal reato di “invasione di terreni ed edifici”. Erano stati denunciati nel 2015 dal Comune, guidato la giunta di Giuliano Pisapia, dopo che il loro campo abusivo di via Cima era stato sgomberato. In quell’occasione agli occupanti era stato contestato il reato, compiuto “insediandosi all’interno di baracche fatiscenti utilizzate come dimora abituale”. Gli imputati, sostenuti dalla Comunità di Sant’Egidio che ha garantito loro la difesa di un avvocato, sono stati assolti perché “il fatto non costituisce reato”. Il legale ha infatti invocato lo stato di necessità, per salvaguardare il diritto fondamentale all’abitazione e per poter così riparare se stessi e le famiglie con bambini, in assenza di effettive alternative possibili e senza causare danni a nessuno (il terreno su cui sorgevano le baracche era – ed è tuttora – inutilizzato).La baraccopoli di via Cima, seguita dai volontari della Comunità di Sant’Egidio a titolo gratuito dal 2011 al 2015, era abitata da otto famiglie: “Nonostante le difficili condizioni di vita, tutti i minori presenti erano iscritti regolarmente dall’asilo nido alle superiori”, scrive in una nota la Comunità di Sant’Egidio. Grazie ai volontari era stato anche organizzato un doposcuola nella Biblioteca di zona e un servizio docce presso la vicina parrocchia. Inoltre erano stati avviati dei percorsi di inserimento lavorativo per gli adulti. La denuncia era stata avviata il giorno dello sgombero e aveva riguardato solo 7 cittadini romeni, tra cui un disabile certificato con invalidità al 100%, poiché gli altri si trovavano, anche il giorno dello sgombero, al lavoro o ad accompagnare i figli a scuola. “La sentenza – dichiara la Comunità di Sant’Egidio – è importante perché è un forte stop alla criminalizzazione della povertà. Le otto famiglie vivevano nelle baracche non per scelta ma per la povertà e l’assenza di alternative”. Grazie al sostegno di Sant’Egidio, tutte le otto famiglie oggi vivono in casa, i loro figli vanno a scuola e in ciascuna almeno un componente lavora: “La povertà non si sconfigge con le ruspe o denunce che intasano i tribunali, ma con seri progetti di accompagnamento sociale”. La sentenza è l’occasione per ribadire due urgenze: serve attuare la Strategia Nazionale di Inclusione per Rom, Sinti e Caminanti, approvata nel 2012 e di fatto sostanzialmente inapplicata da allora; occorre garantire i diritti dei baraccati e dei poveri, con particolare attenzione a quelli dei minori. (dp) da Redattore Sociale
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Alla scoperta di Scilla
Scilla, comune della provincia di Reggio Calabria (già introdotta nel post di Serena), è un luogo incantevole, importante località turistica e balneare, è uno dei borghi più belli ed interessanti della penisola italiana grazie ai paesaggi naturali e alle bellezze architettoniche di vario periodo.
Qualunque guida turistica consiglierebbe di passeggiare tra le sue stradine, di visitare il castello e la chiesa madre, ed infine di godersi il tramonto sul mare magari gustando qualche pietanza locale a base di pesce. Io, invece, vorrei andare oltre al turismo di massa e vorrei farvi conoscere una piccola perla: la chiesa di San Giovanni Battista.
Badate bene a non farvi confondere dal suo aspetto perché può non apparire bella ma rappresenta un piccolo passo per quelle che sono le moderne tecniche antisismiche.
La chiesa di San Giovanni Battista di Scilla si inserisce in un contesto ricco di storia pur essendo un edificio di epoca moderna. Fu edificata dopo il terremoto del 1908, è uno dei pochi esempi di edifici baraccati ben conservati, e venne realizzata in sostituzione della seicentesca chiesa di San Giovanni situata nella contrada Jeracari, gravemente danneggiata dal sisma.
La nuova chiesa baraccata del quartiere San Giorgio fu donata da Papa Pio X, come forma di sostegno alle comunità colpite dal terremoto. Nel nuovo edificio trovarono collocazione la statua lignea di San Giovanni, la pala d'altare, un quadro di san Giovanni, una statua lignea di sant'Antonio da Padova e arredi vari, traslati dalla danneggiata chiesa di Contrada Jeracari e dal vicino convento dei Padri Cappuccini. L'edificio realizzato con un sistema baraccato prefabbricato, tecnologia ideata dopo il terremoto del 1783, è costituito da un sistema intelaiato controventato ligneo, internamente rivestito in legno ed esternamente in lamiera. La baracca fu di fabbricazione inglese in particolare Ewart&Son Manufactured, Londra 1834, come ancora attestano i timbri riportati all'interno delle lamiere e l'etichetta metallica rivettata su un camino di ventilazione del tetto.
Nei primi anni del 1970 l'edificio subì una serie di modifiche come il rifacimento della facciata con demolizione delle membrature lignee, la ricostruzione in cemento armato, la realizzazione dell'accesso laterale e la modifica del presbiterio, con la collocazione al centro dell'abside della pala dell'altare maggiore, prima posta sulla parete sinistra. Tali modifiche vennero effettuate in accoglimento delle prescrizioni del Concilio Vaticano II che voleva dare maggiore lustro alla chiesa.
In occasione della XII Settimana della Cultura (dal 9 al 17 aprile 2011) la chiesa è stata avvolta da un telo celeste nel tentativo di richiamare l'attenzione delle Pubbliche Istituzioni per poter dare avvio ad una serie di lavori necessari per la salvaguardia di questo edificio. “Salviamo la chiesa baraccata di San Giovanni” iniziativa attuata dalla Parrocchia di Scilla, dal Gruppo Patrimonio e Beni Culturali.
Con ciò spero di essere riuscita ad incuriosirvi e di aver destato in voi un po’ di interesse per questo edificio.
Stefania.
P. S. Ovviamente non dimenticate di godervi il mare e di assaporare la cucina locale che sono certa che non vi deluderà.
#viaggi#travel#scilla#calabria#chiesa di san giovanni battista#chiesa baraccata#regole antisismiche#strutture in legno#termoisolante in lana#lamiera grecata#baracche inglesi#Ewart&Son Manufactured#XII Settimana della Cultura#Salviamo la chiesa baraccata di San Giovanni
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"ma PORCODIO siete 4 mongoloidi ero lì presente a guardarvi e a ridere, gente che non ha problemi a mettere una tenda e dormire per strada perchè E' ABITUATA a farlo!! una manica di barboni e punkabbestia drogati tra cui quei due scocciati che urlavano come ossessi, quel tossico con la tromba stile Aida, e un fallito con la maglietta di jurassic park.... ma dai il servizio d'ordine che minaccia tanto di usare la forza con i violenti eravate 3 cani secchi de mezza età che ve mena pure mi madre con l'influenza, un manipolo de vecchi viscidi con la puzza sotto il naso a parlare al megafono a si e no 100 poveracci. e ancora che parlate de rivoluzione, ma statevene a casa a giocà a scopone piuttosto FALLITI!!! so venuto con tutte le buone intenzioni, visto che facevate tanto i misteriosi, pensavo che dietro tutte ste chiacchiere ce fossero DEI FATTI concreti e invece state a fa na scampagnata che manco i boyscout de 12 anni sul terminillo, le guardie che v'hanno messo so si e no na camionetta de attrippati che je mancano du giorni alla pensione, stavano allegramente a fumasse na sigaretta quindi state tranquilli che NON VI CARICHERANNO MAI!!! manco ce perdono tempo con dei falliti come voi dio santo... e vi giuro vi ho guardato, per una ventina di minuti in silenzio, esterrefatto dal vostro squallore, affossato dalla delusione di questa INUTILE E RIDICOLA "rivoluzione" (dai me vergogno pure a usà sta parola, mammamia) poi avete cacato fuori dal vaso quando ve siete messi a parlà delle scie chimiche e di tutte quelle cazzate para complottistiche da ufologi e sensitivi intrippati dai crop circle e boiate varie...ma per favore siete solo un gruppaccio di NERD baraccati senza tetto, zozzi e puzzolenti. tossici e radical-chic pure. e i vostri dirimpettai di forza nuova oggi non si sono comportati meglio, 50 falliti pure loro...sto 29 settembre me lo ricorderò sicuramente, se era questo il vostro intento, ma come il sabato pomeriggio più mal speso della mia vita. ridicoli."
Anonimo
#catena umana intorno al parlamento#mi sento male#send help#copypasta#legend#legendary#ogni volta è un piacere#importante
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Il sindaco patriota: “Mettoi migranti nelle baracchee gli italiani in hotel” / Foto "Mandiamo i baraccati negli alberghi e i migranti nelle baracche. Non sarebbe giusto dopo 110 anni dare un tetto dignitoso ai messinesi?".
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I cattivi maestri hanno vinto. Anche senza Marxismo
Scrittori e giornalisti, riciclati, ascoltati, letti e intervistai. Sono i reduci della stagione di "lotta" post '68. Come Erri De Luca. Oggi settantenni, sembrano non rendersi conto che il loro «movimento» ha vinto. L’unica cosa che ha perso per strada, e che gli impediva di affermarsi a livello mondiale, era il marxismo. Ma questo ormai non serve.
di Rino Cammilleri (28-05-2018)
Diceva il capo vandeano Charette che loro, i vandeani, la patria l’avevano sotto i piedi, mentre i rivoluzionari l’avevano solo nella testa. Augustin Cochin descrisse mirabilmente nel suo Meccanica della rivoluzione le «società di pensiero» e la nuvola di parole in cui i rivoluzionari si avvolgevano finendo fatalmente con lo scambiare la realtà coi parti della loro mente.
C’è dunque un motivo se tutti i rivoluzionari, di ieri e di oggi, facevano, e fanno, di mestiere i giornalisti o gli scrittori. Marat, Proudhon, Mazzini, Marx, tutti giornalisti. E i reduci del Sessantotto nostrano? Pure, da Ferrara a Liguori, da Mughini a Lerner. Raccontava un giornalista oggi in pensione che, dopo aver combattuto per anni sulla carta i rivoluzionari da salotto, se li era ritrovati direttori dei giornali su cui scriveva.
Quelli che non hanno potuto trovare spazio sui giornali o sulle televisioni si sono riciclati in giallisti e thrilleristi, ex personaggi della lotta armata compresi. Il pensiero che hanno seminato, tuttavia, oggi comanda con quelli di loro che sono entrati in politica: l’ideologia politically correct, infatti, non è altro che giacobinismo allo stato puro, con tanto di Comitato di Salute pubblica a vigilare, anche coi rigori di legge, su chi si azzarda a sgarrare.
Essendo, dunque, bravi con le parole, non di rado li trovi nelle classifiche dei libri più venduti; come Carlotto, al centro di una breve polemica perché la Rai gli ha affidato la conduzione di un programma: ex Lotta Continua, condannato per omicidio nel 1976, graziato dal presidente Scalfaro.
Uno che in classifica ci va più spesso è Erri De Luca, che, a differenza di altri, è rimasto delle stesse idee dei tempi in cui lui e i suoi «compagni», erano «rivoluzionari pubblici». Così dice in una video intervista sul CorriereTv del 25 maggio u.s. Pubblici nel senso che quel che facevano era alla luce del sole: avevano pubblicazioni, sedi e manifestavano apertamente per le strade e nelle piazze. Lui fu, dice, uno della prima ora, in quei Gaos (Gruppi Agitazione Studenti Operai) antesignani di Lotta Continua.
Dapprima andavano nelle baraccopoli romane ad allacciare abusivamente l’elettricità ai baraccati, precursori degli odierni «centri sociali», degli «antagonisti» e dei «disobbedienti». Poi l’intervista salta argomento (si parla a braccio, infatti, sulla scia dei ricordi) e De Luca spiega le difficoltà, di allora, del movimento, giacché, dice, dopo il fascismo non ci fu alcuna seria epurazione e gli ex fascisti si ritrovarono questori e giudici.
Tuttavia ammette che, quando l’anagrafe fece il suo lavoro, venne l’ora di Magistratura Democratica. Mi si consenta un ricordo personale. A Scienze Politiche, a Pisa, avevo un collega studente che era un esagitato attivista di Stella Rossa, un gruppuscolo che era più a sinistra ancora di Lotta Continua. Dopo la laurea e qualche anno, incontrai un amico comune e gli chiesi notizie di quello. Mi disse che era entrato in polizia. Chissà se ha fatto carriera. Due amici che, al tempo del liceo, erano maoisti, li ho ritrovati magistrati.
E pensare che, a quel tempo, mi regalarono un Libretto Rosso stampato a Tirana. Insomma, ecco tre che, dopo aver passato lo studentato a scontrarsi con la polizia e la «giustizia borghese», vi si arruolano. Raptus giovanili o meditata infiltrazione? Boh.
De Luca prosegue con l’intervista affermando che l’abbandono del movimentofu nell’autunno 1980, dopo una quarantina di giorni, e notti, di agitazione ai cancelli della Fiat. Non fu lui a lasciare il movimento ma il movimento a lasciare lui. Così dice, anche se non approfondisce. Poi rivendica al movimento la riforma carceraria e quella della leva, dovute, secondo lui, ai «compagni» in divisa militare o carceraria.
Ma, al di là degli amarcord personali e, perciò, parziali, quello di cui i reduci, oggi settantenni, sembrano non rendersi conto è il fatto che il loro «movimento» ha vinto. L’unica cosa che ha perso per strada, e che gli impediva di affermarsi a livello mondiale, era il marxismo. Ma questo, come diceva Vladimir Volkoff ne Il montaggio, ormai non serve.
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Il bilancio del 2017, un anno di occasioni sprecate
(Massimo Del Papa – lettera43.it) – Va in archivio un altro anno sprecato, trascorso ad aspettare un Godot «per ciascuno diverso, ciascuno in fondo perso per i fatti suoi». In ordine sparso, ma tutti avvolti nell’attesa di qualcosa che non c’è. L’emblema dell’inerzia impotente e frustrata sono i terremotati, al secondo inverno da baraccati nei loro luoghi che non esistono più, dove nessuna…
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Santerini: No alla criminalizzzione della povertà, ottima l’assoluzione dei baraccati rom di Milano "Ottima l'assoluzione da parte del Tribunale di Milano dei rom romeni imputati per l'occupazione della baraccopoli di via Cima a Milano, sgomberata nel marzo 2015.
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