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Cos'è il talento - Un'indagine preliminare
Esiste il talento? E se sì in cosa consiste? E se no perché è così rilevante nel dibattito culturale?
Siamo capaci fin da piccoli di riconoscere il talento. Può essere la nostra compagna di banco, capace di disegnare figure per noi impossibili, o la maestra che spiega le cose come fossero semplici, quando a noi paiono così complicate. Impariamo a notarlo nella Televisione, dove i Talent Show mettono in mostra come il talento sia qualcosa da premiare nella nostra società, da conservare e…
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"In queste nove stagioni di Formula 1 alle quali Max Verstappen ha preso parte, abbiamo conosciuto un ragazzo poco incline alla socializzazione, parzialmente freddo, distaccato e spesso irriverente anche nei confronti di chi - come Lewis Hamilton o Sebastian Vettel - ha scritto la storia recente della Formula 1.
A dirla tutta, Max non è mai stato tenero nei confronti di nessuno. O quasi.
Spesso accusato dalla stragrande maggioranza dei tifosi di essere saccente ed arrogante anche nei confronti degli stessi colleghi, il venticinquenne di Hasselt sembra infatti riservare (nelle dichiarazioni e non solo) un rispetto fuori dal comune nei confronti di un solo ed unico pilota: Charles Leclerc.
Tantissimi sono stati infatti gli attestati di stima espressi da Super Max nei confronti del coetaneo monegasco negli ultimi anni.
Da bambini si sono letteralmente odiati e non hanno mai avuto problemi ad ammetterlo.
Crescendo, tuttavia, si sono resi conto che il talento osservato nel rispettivo piede destro non ha forse eguali nel mondo delle competizioni motoristiche.
Una consapevolezza reciproca che ha portato i due non solo a rispettarsi, ma a difendersi vicendevolmente dagli attacchi giunti nei loro confronti da parte dei media.
E in questo Max è semplicemente straordinario.
Al termine del Gran Premio svoltosi in Austria poco meno di una settimana fa, alcuni giornalisti, nel tentativo di elogiarlo, hanno sottolineato come lui si fosse preso una bella rivincita nei confronti di Charles, vittorioso un anno fu sul circuito di Spielberg.
Max non ci sta, e attacca:
"Charles sa come battersi e ve lo ha dimostrato. Non posso considerare il nostro duello un vero duello. Le nostre auto hanno un ritmo diverso, e in quel momento avevano anche mescole diverse".
A Baku era accaduta la medesima cosa. A chi gli chiedeva se fosse sorpreso dalla pole del collega di Monaco, Max rispose così:
"Se sono sorpreso dal passo di Leclerc? No, di Charles non sono affatto sorpreso. Lui qui è sempre molto veloce, anzi, è sempre veloce ovunque. A Baku sono tre pole position consecutive se non mi sbaglio, giusto?".
Nel corso della scorsa stagione, Verstappen aveva invece speso le seguenti parole nei confronti di Leclerc:
"Penso che Charles sia uno dei piloti più talentuosi in Formula 1 e vincerà molte gare. Lui è davvero un bravo ragazzo. Abbiamo la stessa età, penso ci dividano solo settimane. Lo rispetto enormemente, è un piacere lottare con lui e con un team come la Ferrari".
Questi due ragazzi, per concludere, hanno tra le proprie mani le chiavi del futuro della Formula 1. La speranza (condivisa da entrambi e da tutti i tifosi) è che possano presto passarsele di mano in mano, dando vita ad un duello indimenticabile capace di durare a lungo.
Quello che tuttavia resta, delle parole di Max, è la lezione di vita offerta dal Campione del Mondo agli odiatori seriali, a chi segue la Formula 1 in modo superficiale, a chi commenta senza cognizione di causa inondando i social di insulti e opinioni che non meriterebbero alcuna visibilità.
Ecco, questa è la risposta più bella.
Ph. Red Bull Content Pool ©"
Articolo tratto da Hammer Time
A splendid article in Italian of how Max adores Charles and always defends him, which in his case rarely happens towards someone else because he tends to attack rather than protect others.
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Bomboniere artigianali
Bomboniere artigianali
Le bomboniere di tipo artigianale sono una scelta sempre più popolare per gli eventi speciali, come matrimoni, battesimi, o comunioni. Realizzate a mano da artigiani talentuosi, queste bomboniere sono uniche e personalizzate, e possono essere un modo perfetto per sorprendere gli ospiti e per far sì che possano portare con sé un ricordo indimenticabile dell’evento.
Uno dei vantaggi delle bomboniere artigianali è che possono essere realizzate in molti stili diversi, a seconda delle preferenze e del tema dell’evento. Ad esempio, per un matrimonio rustico, le bomboniere potrebbero essere realizzate con materiali naturali come il legno o la stoffa, e decorate con fiori essiccati o piccole conchiglie. Per un matrimonio più elegante, invece, le bomboniere potrebbero essere realizzate in porcellana o in vetro, e decorate magari a mano con dettagli preziosi come perle o cristalli.
Oltre al loro aspetto estetico, le bomboniere artigianali possono anche essere utili o pratiche. Ad esempio, potrebbero essere piccoli portachiavi, o portafoto, o piccole scatole per gioielli. In questo modo, gli ospiti non solo avranno un bel ricordo dell’evento, ma potranno anche utilizzare l’oggetto nel quotidiano.
Le bomboniere artigianali possono anche essere un modo per sostenere l’economia locale e per promuovere l’artigianato. Molti artigiani infatti lavorano in piccole botteghe o a domicilio, e vendere le loro creazioni attraverso le bomboniere può essere un modo per far conoscere il loro lavoro e per sostenerli. Inoltre, acquistando le bomboniere da artigiani locali, si può essere certi di avere un prodotto unico e di qualità, che sarà apprezzato dagli ospiti.
Tuttavia, scegliere le bomboniere può richiedere un po’ di tempo e di organizzazione. Innanzitutto, è importante decidere il tema e lo stile dell’evento, in modo da poter scegliere le bomboniere che meglio si adattano. In seguito, bisognerà trovare gli artigiani che realizzano le bomboniere desiderate, e contattarli per concordare i dettagli dell’ordine.
Un altro vantaggio delle bomboniere artigianali è che possono essere personalizzate in base alle preferenze degli sposi o dei genitori. Ad esempio, le bomboniere potrebbero essere decorate con il nome degli sposi o dei bambini, o con una data significativa, o con un motto o una citazione che li rappresenti. In questo modo, le bomboniere diventano ancora più uniche e speciali, e rappresentano un vero e proprio omaggio agli ospiti.
Alcuni esempi di bomboniere artigianali che possono essere personalizzate sono i seguenti:
Un piccolo portachiavi realizzato in legno e decorato con il nome degli sposi e la data del matrimonio.
Una scatola per gioielli realizzata in porcellana e decorata con fiori essiccati e una citazione d’amore.
Un portafoto realizzato in stoffa e ricamato con il nome del bambino e la data della comunione.
Una candela profumata realizzata con ingredienti naturali e decorata con perle e cristalli.
Questa tipologia di bomboniere può anche essere un modo per aiutare gli ospiti a ricordare l’evento. Ad esempio, le bomboniere potrebbero essere accompagnate da un biglietto o da una cartolina con una foto dell’evento, o con un messaggio di ringraziamento degli sposi o dei genitori. In questo modo, gli ospiti potranno leggere il biglietto ogni volta che utilizzeranno la bomboniera, e saranno ricordati della giornata speciale.
In conclusione, le bomboniere artigianali sono una scelta originale e unica per gli eventi speciali. Inoltre, scegliendo le bomboniere da artigiani locali si può sostenere l’economia locale e l’artigianato e avere un prodotto di qualità che sarà apprezzato dagli ospiti.
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Ei bics volevo dire due parole...
Seguo i bts dal debutto...ho sempre pensato che sono talento puro, non sono solo belli, ma anche intelligenti e talentuosi...hanno un modi di essere, di fare, carattere, valori, principi, modi di essere con le fan...unico, non sono solo idol, sono persone che ci tengono e mettono il cuore in tutto quello che fanno, sono unici in tutto...persone così, amicizie così, non li trovi da pertutto, è raro. Nonostante siano idol pensano anche alla politica, alla beneficenza, colgono le occasioni per trasmettere come sempre un messaggio ricco di significato, le loro canzoni trasmettono messaggi importanti, sono sempre loro stessi, spontanei come pochi adulti ma anche bambini, la loro voglia di venire con ogni mezzo in contatto con noi è veramente raro essere considerati una famiglia una graaande famiglia per loro, è veramente bello. Nonostante hanno una fama a livello globale e soldi a palate, loro sono rimasti umili, coi piedi per terra, che si vivono là vita, che pensano e danno al prossimo, sono autonomi, non hanno paura di imboccarsi le maniche o di prendere i mezzi pubblici...anzi si comportano come se non avessero i soldi, per loro sembra non contare, si considerano come tutti gli altri, ed è bello, non è comune tutto ciò anzi solitamente succede il contrario. Tengono molto allo studio e nonostante la fama, hanno sempre trovato tempo per studiare, molti mollano ma loro no. C'è tanto ma taaanto da dire su di loro, so solo che persone così a prescindere dalla fama o meno, non è comune trovarle, sono i così detti mosche bianche, che ormai sono una rarità persone così, pure di animo, sani e fermi principi e valori ecc, avranno pure qualche difetto, come tutti del resto, ma rimangono persone rare da trovare. Non hanno paura di piangere davanti a miliardi di persone, se li chiami hai festival come si vede dai video, si girano sorridono salutano, ti calcolano, nei discorsi ci ringraziano sempre, ci chiamano...non ignorano come certi. 🥺🥺🥺😭🤗🤗🤗
Sono felice di essere parte di questa grande famiglia. Grazie bics per il vostro tempo, per il duro lavoro che fate, soprattutto con Tae che se non si è flash non si vedono le storie ahahah si diverte ha fare correre le persone.💜❤💜❤💜❤
💜 tutto verissimo, non aggiungiamo altro, i bts sono davvero ragazzi speciali e unici nel loro genere, e noi spesso ancora ci sorprendiamo di quanto siamo fortunate a essere al mondo nello stesso momento in cui lo sono anche loro! ovviamente siamo anche contente di poter aiutare tutti voi a seguirli al meglio 💜
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La foce del Pescara
Immagine 1: “La Foce del Fiume Pescara” – Paolo De Cecco.
Dei tanti artisti che fecero la storia del rinascimento abruzzese di fine ‘800, Paolo De Cecco fu senz’altro uno dei piu’ talentuosi, anche se tra i meno conosciuti. Nato nel 1843 a Città Sant’Angelo, Paolo trascorse gli anni della gioventù a Napoli, ove frequentò il locale Istituto di Belle Arti e conobbe il collega F. P. Michetti. Nel 1880, assieme a G. d’Annunzio, F. P. Tosti, C. Barbella e lo stesso Michetti, fu tra i fondatori del “Cenacolo Michettiano”, la più prolifica collaborazione di intellettuali che l’Abruzzo abbia mai visto. Le opere di De Cecco, sconosciute alla maggioranza dei pescaresi, sono oggi ammirate in numerosi musei / collezioni private in Spagna, Germania, Regno Unito e nella stessa Pescara. Ed è proprio la nostra città la protagonista nell’opera più famosa dell’artista: “La Foce del Fiume Pescara”. Come una macchina del tempo, questo capolavoro ci apre uno scorcio sulla bellezza malinconica e sfuggente della Pescara di 115 anni fa. Al centro della tela ammiriamo le coloratissime vele latine issate dai pescatori di ritorno verso casa. Sulla parte destra, contempliamo la natura selvaggia ed intatta della sponda sud, mentre uomini, donne e bambini riparano le reti nella luce del tardo pomeriggio (una scena che a volte capita di vedere ancora oggi). A sinistra, infine, si staglia la mole di un edificio di proprietà dei baroni de Riseis, produttori di vino, la cui grande villa andò distrutta nella catastrofe del 1943. Certo, il confronto con la visuale presente è sorprendente, difficile negarlo. La guerra e l’avidità umana hanno cancellato quasi ogni traccia della poesia, natura e colori del luogo. Eppure non tutto è andato perduto: le tradizioni marinare sono dure a morire, i lupi di mare pescaresi conservano ancora l’identità fiera, l’amore per il loro mestiere. Le loro barche solcano ancora, notte e giorno, gli stessi flutti di allora. E infine ci siamo noi. Ancora qui, ad ammirare Pescara come era, come è, e ad immaginare come sarà. Per recuperare la nostra identità, rimediare agli errori del passato e renderla ancor più bella di prima.
Immagine 2: veduta odierna.
(Pescara Segreta su Facebook).
#a pescara#pescara#la mia città#la mia terra#Paolo De Cecco#Francesco Paolo Michetti#cenacolo michettiano#pittura#SecretPescarainArt
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In Biblioteca puoi scoprire autori e opere che non conoscevi o di cui avevi sentito parlare ma che ancora non avevi avuto modo di leggere. Ed è per questo che abbiamo deciso di dedicare un angolo alla scoperta di questi "tesori nascosti". Oggi l'opera e l'autore prescelto sono: "L’approdo" di Shaun Tan. L’opera in questione è un silent book (libro senza parole che lascia “parlare” l’immagine), a metà tra un albo illustrato per bambini e una graphic novel per adulti, che tratta il tema “struggente” della migrazione. “L’approdo” racconta di un uomo costretto a lasciare la propria famiglia e il paese d’origine, un luogo ormai distrutto dal fuoco dei draghi, che ne ha cancellando ogni speranza, una città oscurata da immense ombre che costringono gli abitanti a rimanere nascosti nelle proprie case. E allora, foto con moglie e figlia alla mano, egli si imbarca da solo alla volta di un mondo lontano, che non comprende, completamente diverso dal suo, ma che promette una rinascita: l’occasione di una nuova vita. Così, l’autore illustra con abilità e senza retorica una realtà straripante di simboli alieni e al tempo stesso perfettamente interpretabili, ambigui e universali, bizzarri ma comunque decifrabili dal lettore; ciò attraverso la presenza di strani alfabeti, creature anomale e oggetti assurdi che ricordano nella forma e nella funzione quelli che tutti conosciamo. La solitudine che si prova ritrovandosi in un paese di cui si conosce poco o niente, le difficoltà nell’ambientarsi, nel creare nuovi legami e nel reinventare la propria vita sono solo alcuni degli aspetti trattati. Lo stile e il gran numero di dettagli costringono il lettore a soffermarsi su ogni vignetta, persino su ogni ruga d’espressione che adombra il volto dei personaggi, su ogni bislacco animaletto o strambo oggetto raffigurato. Da sottolineare anche la scelta delle illustrazioni “anticate”, mediante una scala cromatica che varia dal bianco e nero al seppia e che ricorda, appunto, le foto d’epoca (quelle di fine ‘800-inizi ‘900); se non fosse per l’ambientazione surreale e per le creature esotiche che popolano l’albo, questa intuizione cromatica potrebbe quasi convincerci di avere davanti agli occhi una storia realmente accaduta, la vera storia di qualcuno che ci ha preceduto, magari di un lontano parente o, più semplicemente, la storia “universale” di ognuno di noi. Anche la copertina segue questo effetto “datato”, riproducendo persino una certa usura negli angoli dall’effetto molto realistico e riproponendo le rilegature dei libri antichi. L'autore ha realizzato quest'opera dopo lunga ricerca documentaria e attraverso le testimonianze dirette dei migranti di origine australiana, al fine di raccontarne l'esperienza di vita. Shaun Tan, nato a Perth, è figlio di malesi emigrati in Australia negli anni Sessanta del ‘900. Pittore, illustratore, fotografo, scrittore, ha ricevuto molti premi tra cui il World Fantasy Award per l’intero corpus della sua opera. È stato definito uno dei più eclettici e talentuosi illustratori degli ultimi vent'anni, nonché un artista capace di rappresentare la varietà delle caratteristiche che l'illustrazione può assumere nei racconti contemporanei per bambini. Uno dei tratti distintivi del suo stile è la sperimentazione di differenti tecniche espressive, impiegate con l’utilizzo dei più svariati supporti. Per realizzare le sue illustrazioni, infatti, Tan si serve della matita di grafite, di tempere, oli, colori acrilici e pastelli, della tecnica del collage, della china, dell'argilla dipinta a mano e anche della fotografia (come ne “L’Approdo”). La scelta di avvalersi di tecniche espressive tanto diverse deriva da precise intenzioni comunicative, sia di carattere estetico che comunicativo, a seconda della natura dei racconti.
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I BAMBINI SONO I VERI ARTISTI
Nel mio mestiere di Critico d’Arte, incontro artisti di ogni genere: alcuni bravissimi, talentuosi, con tanto da dire, con o senza una tecnica sopraffina, altri improvvisati e senza anima; ma i più grandi di tutti restano sempre i bambini.
di Pasquale Di Matteo
Qualcuno pensa di essere il nuovo Picasso, altri, al contrario, non hanno molta stima di sé: sono questi gli estremi del grande contenitore che raccoglie gli attori dell’attuale mondo dell’arte contemporanea italiana.
Nel mezzo, ci sono artisti che hanno molto da raccontare e che sviscerano il presente andando oltre lo strato apicale dell’immagine e la superficialità del senso visivo, oggi imperante in ogni aspetto della nostra società del finto benessere e dell’apparire a ogni costo.
Eppure, gli unici artisti davvero liberi e capaci di dare solo se stessi nell’arte sono i bambini.
Questi, infatti, sono svincolati da tecniche di disegno e di pittura e nemmeno hanno pregiudizi dettati da visioni politiche o da vincoli sociali.
Pasquale Di Matteo durante un intervento critico
Il Critico d’Arte, Pasquale Di Matteo durante il suo intervento
Un bambino mette nel disegno tutto se stesso, fin dal momento in cui prende il foglio in mano e lo posiziona sul banco, perché già l’uso dello spazio è un’importante manifestazione dell’inconscio.
Poi, durante il disegno, i bambini non hanno alcuna inibizione a condizionare le scelte del colore, dei tratti, tanto meno dei soggetti da rappresentare.
Il bambino è un vero artista perché ciò che rappresenta è la mappa della sua anima, che si esprime attraverso la voce dell’inconscio, e nel farlo non ha paura di sporcarsi le mani, la faccia, i piedi, perché non gli interessa il giudizio altrui, ma solo esprimere quanto sente straripare da dentro.
Vladimir Luxuria e Pasquale Di Matteo
Pasquale Di Matteo in Campidoglio
Pasquale Di Matteo davanti alla platea della Sala Protomoteca del Campidoglio
Pasquale Di Matteo
Ecco perché io insisto sull’emozione, sul racconto e sul concetto quando giudico gli artisti.
La tecnica si apprende studiando e sperimentando, mentre la capacità di essere artista è innata e bisogna preservarla dagli schemi imposti dall’uomo, dalla società di appartenenza, dall’ambiente, dalla religione e perfino dalla stessa tecnica, che quando soffoca l’espressività non è un valore aggiunto ma si trasforma in un limite.
Perciò, chi vuole essere artista, e non un semplice pittore, deve lasciare spazio al bambino racchiuso in sé, lasciando andare la mano e la fantasia dove vogliono, senza inibizioni o paure, senza pensare ai giudizi altrui, che sono e resteranno sempre un affare degli altri e non sotto il proprio controllo.
Inoltre, un’opera senza anima, senza una parte dell’artista, resta una dimostrazione tecnica, che vale il costo del colore e dei materiali impiegati, mentre, quando un pittore mette tutto se stesso su una tela, quando esprime concetti attingendo dai meandri più reconditi della propria intimità, quando si mette a nudo, certamente sarà oggetto di critiche, persino di sberleffi, talvolta, ma chi ha empatia e la capacità di leggere la sintassi dell’anima comprenderà il valore elevato di quanto osservato.
Pasquale Di Matteo in Campidoglio
P. DI MATTEO con CHIE YOSHIOKA, SYUSUI SHIMAZAKI e ISSEI HIDAKA
D’altronde, è inutile girarci intorno: i pittori dell’epoca classica sono diventati grandi in virtù della dimostrazione tecnica, anche perché non erano liberi di esprimere concetti o visioni, ma erano ostaggio delle commissioni richieste dalla Chiesa o dagli aristocratici.
Dopo l’avvento della macchina fotografica, il ricordo è diventato ambito dei fotografi e i pittori si sono svincolati da questa prigione, tuttavia, se da una parte ciò ha liberato il vero artista, chi oltre la tecnica non ha nulla da dire, invece, perché ha il vuoto dentro, si è trovato spiazzato.
Pasquale Di Matteo e Vladimir Luxuria durante la cena presso ristorante La Greppia di Parma
Il Critico d’Arte, Pasquale Di Matteo, in arte Theopa, inaugura Maralba Focone a Villa Amoretti, Torino
Theopa arringa i presenti a Villa Amoretti
Pasquale Di Matteo con il Prof. Vittorio Sgarbi
Conferenza sul tema: L’ARTE CONTEMPORANEA E LA SUA FUNZIONE SOCIALE
Perciò, se siete animati da un sentimento viscerale e non soltanto dalla narcisistica voglia di mostrare competenze tecniche, partite dal vivere quotidiano e raccontatelo, confidando e trasmettendo ciò che siete, cosa pensate e, soprattutto, cosa provate, usando la sintassi dell’anima.
Chi mette a nudo la propria anima non sbaglia mai e arriva sempre a chi ha competenze ed empatia per comprendere la sintassi dell’anima e la grammatica del colore, mentre non sarà compreso da chi non è niente senza tecnica e nozionistica.
Proprio come accade ai bambini.
I BAMBINI SONO I VERI ARTISTI I BAMBINI SONO I VERI ARTISTI Nel mio mestiere di Critico d'Arte, incontro artisti di ogni genere: alcuni bravissimi, talentuosi, con tanto da dire, con o senza una tecnica sopraffina, altri improvvisati e senza anima; ma i più grandi di tutti restano sempre i bambini.
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La giornata contro la violenza sulle donne non è servita a nulla. Punto di Alberto Marzocchi La giornata contro la violenza sulle donne non è servita a nulla. Punto. ... Chi non ha cancellato un post che ha scatenato i peggiori istinti di decine di migliaia di italiani è Matteo Salvini. Che la mattina del 19 novembre espone alla gogna, diffondendone la foto, tre ragazze minorenni che esibivano cartelli – riprovevoli – contro di lui, evocando piazzale Loreto. Venerdì 30, Laura Boldrini (sì, quella che da Salvini si è presa della “bambola gonfiabile”) gli ha chiesto di fare un passo indietro, di ripensarci. Perché se a quelle ragazzine è stato augurato di subire uno stupro, la responsabilità è, anche e soprattutto, del segretario della Lega (che, voglio sottolinearlo, è ministro della Repubblica, vicepresidente del Consiglio e capo del partito, secondo i sondaggi, più forte d’Italia). Ma niente da fare: lui se n’è andato spazientito, allargando le braccia, e mentre scrivo (a una settimana esatta dal 25 novembre) l’immagine con le minori campeggia ancora sulla sua pagina, seguita da 3,3 milioni di persone. Nel frattempo, in questi sette giorni, sono state uccise due donne: una per mano del marito e una per mano del cognato. Spesso sento dire, da amici e colleghi, che chi fa insulti sessisti ha “la quinta elementare o, al massimo, la terza media”. Cazzata. E scusate il francesismo. Conosco medici e avvocati (e d’altra parte il Parlamento italiano, che spesso si macchia di insulti sessisti, presenta una larga fetta di professionisti) che si lasciano andare a insulti sessisti. Gli stessi che poi aderiscono alla giornata contro la violenza sulle donne, “segnandosi” il viso di rosso e riempiendosi la bocca di belle parole di circostanza. Eppure chi è istruito e commette violenza sulle donne, secondo me, è doppiamente colpevole. Nel nostro Paese, dal 2000 a oggi, le donne uccise sono 3100. Nei primi dieci mesi del 2018 sono state 106, una ogni 72 ore. Bene, la mia risposta è molto semplice: finché ci sarà un marito, un compagno, un ex compagno, che uccide la propria partner, o ex partner, ci sarà un problema. E ci sarà un problema finché un governo – il nostro – promuoverà un disegno di legge come il ddl Pillon, o finché verranno tagliati i fondi per i centri antiviolenza. O finché le donne, nei centri di potere e nelle aziende, non saranno adeguatamente rappresentate. O finché nelle scuole verrà insegnato ai bambini che loro, i maschietti, avranno un bel lavoro di responsabilità e che se anche sono indisciplinati, comunque sono talentuosi; e che le femminucce, loro, sono precise ma timide, e che anche se non lo sono, beh, meglio che facciano un passo di lato.
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Ci lascia la nostra più brava autrice di storie per ragazzi. Alessandro Rivali ricorda Miriam Dubini: “era una formidabile storyteller”
Domenica scorsa è morta per le conseguenze di un incidente stradale Miriam Dubini (1977). Era probabilmente la nostra migliore autrice di storie per ragazzi, con una fantasia colorata e incontenibile.
Il suo ultimo libro, Polvere nera, era appena uscito con Solferino Libri. Era il 28 giugno e Corriere Tv l’aveva anticipato con un’intervista molto spigliata, in cui traspare tutto il carattere di Miriam. Si può vedere qui.
Conobbi Miriam in un viaggio in treno da Milano a Torino nel maggio del 2012. Stavamo andando al Salone del libro. Ci presentò Armando Fumagalli, che ha inventato in Cattolica quel Master in Scrittura e Produzione per la fiction e il cinema, che negli ultimi anni ha sfornato una nidiata di talentuosi sceneggiatori. Miriam era stata sua allieva. Mi colpì la sua semplicità, il suo sorriso, il numero di “cantieri aperti” per le sue narrazioni, la sua passione per la bicicletta. E la sua storia: aveva girato l’Europa, lavorato in un circo e in un teatro, e, soprattutto, inventato per Mondadori una saga con la “strega più disordinata del mondo”…
Al Salone, andai alla presentazione del suo Aria: si lasciò circondate da un’ondata di bambini esultanti a cui in un’oretta spiegò le regole auree di una buona storia. Un’oretta in cui la Poetica di Aristotele e altri testi imprescindibili vennero trasformati in puro incantamento. Miriam era una formidabile storyteller. Da parte mia, come amico, la incoraggiavo a tentare anche il romanzo Grande (così Fenoglio diceva del suo Partigiano): le sarebbe venuto benissimo e chissà che ora non sia riposto in uno dei suoi cassetti… Come editor, ho lavorato con lei per due progetti Ares. Provai a chiederle delle storie che avessero per protagonisti dei bambini nelle Sacra Scrittura: nacque così Ci siamo anche noi! Davide e altre incredibili storie di bambine e bambini nella Bibbia (2015). Due anni fa vennero i racconti brevi (con le illustrazioni di Fabio Santomauro) di Storie del cielo e della terra – Dall’Arca di Noè ai miracoli di Gesù, i grandi episodi della Bibbia raccontati ai bambini: sette racconti, come spiegava Miriam, “dedicati ai più piccoli in cui sono proprio le piccole cose a narrare le più grandi avventure. Una goccia di pioggia, due lenticchie e un guanto solitario e molti altri nuovi, sorprendenti amici per volare tra le pagine del libro più antico del mondo…”.
I poeti hanno uno zoom speciale per fissare le piccole cose. Nei racconti di Miriam c’è molta poesia e molta tenerezza. E anche i grandi hanno molto da imparare…
Il mio racconto preferito era di Giona che diventava amico di una balena molto solitaria…
Vorrei ricordare Miriam con l’intervista che segnò l’inizio di un’amicizia. È di qualche tempo fa, ma mi sembra che possa servire a conoscere un’autrice andata via troppo presto.
Alessandro Rivali
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L’INTERVISTA – Fogli n. 390, febbraio 2013.
Aria nuova. Colloquio con Miriam Dubini
Alessandro Rivali
Tra i personaggi più freschi e accattivanti della nuova narrativa per ragazzi c’è la giovane Miriam Dubini (1977), autrice di Aria, una trilogia per preadolescenti su «amori e biciclette» che ha riscosso molto successo (è in corso di traduzione in Brasile, Polonia, in Spagna e in Germania). Al prossimo Salone del Libro di Torino presenterà l’ultimo capitolo della sua saga: Aria. La danza delle stelle cadenti (Mondadori Saghe Fantasy, pp. 600, euro 18), la storia di un amore impossibile tra Greta e Anselmo, un ragazzo perfetto… anzi persino troppo, perché in realtà si tratta di un angelo…
Nella vita hai fatto un po’ di tutto, dalla semiotica al teatro, dalla hostess alla spazzina, dal lavoro in Disney al circo… ma come sei arrivata a scrivere?
Tutto è iniziato con un viaggio. Sono partita per un Erasmus di novanta giorni in Germania e ci sono rimasta un anno. Dopo un paio di mesi ho trovato lavoro presso una ludoteca di Monaco dove i bambini tedeschi mi hanno insegnato la loro lingua e io ho insegnato loro a recitare. Insieme abbiamo messo in scena Ein Drache als Freund (un drago come amico) e ci siamo divertiti così tanto che ho deciso che anche i bambini italiani avevano diritto a un’esperienza tanto importante. Così, quando sono tornata a casa ho mandato curriculum a tutte le compagnie teatrali di Milano che si occupavano di teatro per ragazzi e una di queste mi ha contattato. Si chiama Ditta Gioco Fiaba e con loro ho trascorso cinque anni di avventure che meriterebbero un libro. Eravamo una decina di giovani con un grande sogno: quello di un teatro per bambini dove fare i nostri spettacoli. L’abbiamo realizzato con tanto lavoro e tanto entusiasmo. Al Teatro del parco Trotter tutti hanno fatto tutto. Nel frattempo mi laureavo con una tesi in semiotica sulle fiabe. Subito dopo ho passato le selezioni per entrare a un Master di scrittura per il cinema e quelle per l’Accademia Disney dove ho studiato sceneggiatura del fumetto. Grazie al mio maestro di fumetto ho conosciuto Ambra Orfei e il suo circo e ho lavorato con loro per un anno, scrivendo spettacoli e viaggiando con una carovana di contorsioniste cinesi, acrobate bulgare, giocolieri canadesi…
Un percorso davvero insolito…
Sono stati anni meravigliosi in cui correvo da una parte all’altra della città con la mia bicicletta giallo sole e ascoltavo maestri di scrittura parlare di tutti i modi per raccontare una storia: al cinema, con un fumetto, su un palco teatrale, in televisione, al circo o in un libro. Ho scelto il libro. Il primo che ho scritto parla di una strega disordinata dal cuore puro che si chiama Leila Blue. È diventata una collana di sei volumi edita da Mondadori e tradotta in sette lingue.
Fammi un identikit di Leila Blue.
Ha 11 anni, vive a Londra, è molto disordinata ed è la prima strega che non è stata trafitta dalla scheggia di ghiaccio che rende cattive tutte le streghe. È stata la sua mamma a salvarla, sacrificando la propria vita ma nel corso della sua educazione ai misteri della magia, la piccola Leila scoprirà qualcosa che nessuno avrebbe mai immaginato…
Scriverai sempre e solo per ragazzi?
No. Quando lavoravo in Disney scrivevo libri per bambini dai quattro anni, con Leila sono cresciuta e ho inventato una storia per bambini dagli otto anni. La nuova serie, Aria, è rivolta ai dodici… quindi piano piano arriverò anch’io alla maggiore età letteraria…
Prova a farmi un rapidissimo trailer di Aria…
È la storia di Greta e Anselmo, lei ama solo la sua bicicletta, lui può leggere le trame del destino nell’Aria e ripara biciclette in una ciclofficina immaginaria di un quartiere disagiato di Roma. S’incontrano, litigano, s’innamorano, si lasciano, si ritrovano e si riconoscono nel saliscendi dei colli e delle coincidenze del destino. Con loro ci sono le amiche di Greta e tanti messaggi da consegnare in bicicletta per creare momenti perfetti…
Sei proprio pazza per la bicicletta?
Sì. Le ho dato anche un nome: Merlina, come quella di Greta, la protagonista del mio libro. Da cinque anni mi vanto di non possedere un’automobile e pedalo quasi tutti i giorni almeno per un’ora con grande gioia. Andare in bici cambia la percezione della città, del tempo, del traffico, delle persone intorno. Migliora l’umore, la forma fisica, la qualità dell’aria, la civiltà e la tolleranza di chi sta intorno.
Come nasce un tuo personaggio?
Due ingredienti: la lista dei desideri e una scintilla. La lista dei desideri è un gioco che faccio quando mi trovo davanti a una storia e ho bisogno di qualcuno che la racconti e la trasformi in azioni. Scelgo tre cose che volevo fare nella mia vita e che non ho fatto. Per Leila Blue erano: parlare con gli animali, volare, suonare l’arpa. Così è nata una strega che parla con gli scoiattoli, vola sulla scopa e suona l’arpa in maniera incantevole. La scintilla è ciò che rende vivo il personaggio, m’ispiro alle persone che vedo, in questo caso bambine di undici anni, le osservo e scelgo le cose di loro che mi fanno sorridere. Poi le regalo al mio personaggio.
I tuoi autori di riferimento per la tua letteratura da «grandi»?
Lev Tolstoj per aver scritto Anna Karenina. Pirandello perché mi ha insegnato a muovere i personaggi come pupi siciliani e cioè secondo tre corde: la corda seria, quella civile e quella pazza. Il mio bisnonno faceva qualcosa di simile, girando intorno a Enna per raccontare l’opera dei pupi. E poi Mariangela Gualtieri, per il Sermone ai cuccioli della mia specie.
Cosa ne pensi di Christopher Paolini? E di Tolkien? Quali altri fantasy consiglieresti?
La verità è che non ho mai letto un libro di Christopher Paolini, Tolkien invece l’ho letto tutto. Lo amo molto. Consiglierei Il donatore di Lois Lowry.
E tra gli autori italiani contemporanei?
Elsa Morante, Niccolò Ammanniti, Giuseppe Genna, Eraldo Baldini e Goliarda Sapienza.
Hai frequentato il Master in scrittura per la fiction e il cinema inventato dal prof. Armando Fumagalli alla Cattolica di Milano. Quanto è stato importante conoscere i meccanismi di una buona sceneggiatura?
È stato fondamentale. Mi ha dato gli strumenti per trasformare le mie intuizioni in trame, le persone in personaggi e la mia più grande passione in una professione. Conoscere i meccanismi di una buona sceneggiatura serve a creare un dialogo emotivo con lo spettatore. Spesso chi scrive dimentica che ci sarà qualcuno che leggerà o guarderà ciò che lui ha inventato, parla la propria lingua a scapito del messaggio che vorrebbe trasmettere. Le strutture narrative sono desunte dalle fiabe, la forma narrativa più semplice, profonda e pura che esista. Tutti capiscono una fiaba ed è così che andrebbe raccontata ogni storia. Le regole servono a capire il meccanismo, poi ci vuole un’idea, e quella non obbedisce a nessuno. Per fortuna!
Consigli a un genitore che vuol far amare la lettura ai suoi figli preadolescenti?
Una convivenza virtuosa tra l’editoria classica e quella digitale è possibile. Il supporto tecnologico è poco importante, l’importante è leggere. Ci sono libri di stoffa per bambini piccolissimi che, secondo me, hanno lo stesso effetto degli e-book per gli adolescenti: sono giusti per le loro percezioni. Le mamme dovrebbero leggere per prime e con amore, e pure i papà. Iniziare subito, creare una relazione con i propri figli attraverso i primi libri, leggerli insieme e ripeterli. Portarli in viaggio, metterli fra i giochi nel passeggino, lasciare che i piccoli li facciano propri con scarabocchi e morsi. Poi se ne allontaneranno, con l’adolescenza, ma quando torneranno a cercarli, da adulti, avranno sempre la sensazione di ritrovare una cosa amata.
L'articolo Ci lascia la nostra più brava autrice di storie per ragazzi. Alessandro Rivali ricorda Miriam Dubini: “era una formidabile storyteller” proviene da Pangea.
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maglia psg neymar Non c'è dubbio che Paul Scholes
maglia psg neymar Non c'è dubbio che Paul Scholes sia uno dei giocatori più talentuosi ad onorare la Premier League. La leggenda del Manchester United ha accumulato complimenti e applausi da alcuni dei più grandi giocatori della storia, con artisti del calibro di Ronaldinho e Xavi che rendono omaggio. meglio di Zinedine Zidane, che ha dovuto semplicemente sedersi e commentare: "Il mio avversario più duro? Scholes di Manchester. È il centrocampista completo".
Troppo giusto, Zizou. Da quando ha appeso le scarpe al chiodo per la seconda e ultima volta nel 2013, Scholes si è avvicinato con facilità al mondo dell'opinione pubblica e parla spesso candidamente del Manchester United nell'era post-Sir Alex Ferguson. Raramente ha tritato il suo parole come le carenze sulle ere di David Moyes e Louis van Gaal si sono dispiegate davanti a lui. Tuttavia, il 43enne può osservare un po 'più facilmente ora con maggiori segnali di promessa sotto Jose Mourinho e l'acquisizione di Paul Pogba. Il francese non può mai rivendicare lo status di Scholes, ma si dimostra una componente vitale in una squadra dello United già ricca di talento. il premio PFA Player of the Year.
L'imperioso Manchester City di Pep magliette calcio bambini poco prezzo Guardiola comanda già un mostruoso vantaggio di 11 punti al vertice della Premier League con il loro mago belga che ha contribuito alla causa con sette gol e 11
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la mia vita al tempo del COVID-19 (giorno 28)
Un paio di anni fa, durante una delle presentazioni del mio libro Ritual de lo Habitual (31 paesi fatali), una persona presente tra il pubblico, mi chiese che cosa intendevo quando affermavo che la gentilezza, spesso, mi sembra più importante dell’intelligenza o del talento. Feci del mio meglio per spiegare quella mia stessa affermazione, con una certa fatica, a quel pubblico molto eterogeneo, che aveva, come sempre un unico punto in comune: la lettura. Argomentai la mia risposta parlando di arte contemporanea… di quanto mi metteva a disagio certa atmosfera di decomposizione triste che accompagnava l’arte contemporanea, che finiva col penetrarti in gola. Presi anche ad esempio Joseph Beuys e le sue tesi, i suoi concetti permeati di generosità e, alla fine riuscii a sfangarmi. Oggi, a differenza di due anni fa, certa arte contemporanea ancora mi deprime mortalmente; ma mi rendo perfettamente conto che rappresenta, e di gran lunga, il miglior commento recente sullo stato delle cose. Per quanto riguarda la mia affermazione sul rapporto tra gentilezza –intelligenza/talento, dopo due anni la penso esattamente allo stesso modo.
Sai qual’è il rammarico più grande che mi porto appresso? Quello di non esser stato più gentile, una volta, quasi quarant’anni fa. Quando frequentavo la quarta elementare alle Scuole Don Milani, arrivò un nuovo compagno: Massimiliano C.. Massimiliano era un bambino timido e magrolino, portava un paio di occhiali con la montatura rossa e due spesse lenti, quei culi di bottiglia che solitamente vedevi solo indosso ai vecchi. Quando era nervoso e non controllava i suoi impulsi, praticamente sempre, Massimiliano era onicofago… aveva la brutta abitudine di mangiarsi le unghie.
E cos’ arrivò nella nostra classe, nella nostra scuola, nel nostro quartiere, e più che altro nessuno se lo filava; a volte, i bambini più grandi, lo prendevano in giro: “hmmm, sono saporite le tue unghie?”, e altre battutacce del genere, di quelle da bambini stronzetti. Io vedevo che il povero Massimiliano ci soffriva, era evidente. Ricordo ancora quanto ci rimaneva male dopo certe offese: occhi bassi a terra, rannicchiato come preso dai dolori di pancia, come se fosse in procinto di sparire. Di rimpicciolirsi, fino a sparire completamente. Dopo un po’ si defilava, le unghie sempre in bocca. Immagino sua madre, che una volta ritornato a casa gli chiedeva: “com’è andata oggi, Massi?”… E lui: “oh… Bene, bene!”… “hai fatto amicizia con qualcuno?”… “Sì, sì!”… A volte mi capitava di vederlo, mentre si aggirava sulla sua bicicletta, tutto solo per il quartiere. E poi… E poi, un giorno, traslocarono e non lo vidi più. Nessuna grande umiliazione finale, nessuna grande rivalsa. Un giorno era lì, e l’indomani non più. Fine della storia.
Ebbene ti starai chiedendo perché mi dispiace… perché ci penso ancora dopo tanti anni? Tutto sommato mi ero sempre comportato abbastanza bene con lui. Io non ero il tipo da battutacce anzi, a volte l’avevo anche moderatamente difeso. Eppure a una considerevole distanza di anni, ho ancora questo tarlo...?
In conseguenza di ciò, ecco una cosa che per me è assolutamente vera, anche se un po’ stucchevole (e mi lascia disorientato): quello per cui provo più dispiacere, sono le volte che non sono stato gentile. In grado di gentilezza. I momenti in cui un altro essere umano si trovava lì, di fronte a me, che soffriva, e io… io non ho reagito con il buon senso, con il pudore, con moderazione… con gentilezza.
O volendo vederla dall’altro lato: nella vita chi ti capita di ricordare con più affetto, con più innegabile simpatia? Le persone che sono state più gentili con te, scommetto.
Qual’è il problema, perché non siamo più gentili? Ad un bambino la si può perdonare, probabilmente, è giusto. Ma, se vogliamo diventare più gentili, dobbiamo anche prenderci sul serio, come individui in grado di agire, realizzare, sognare… Dobbiamo farlo per essere intelligenti, talentuosi, per essere al meglio di noi stessi. Riuscire a farcela, qualunque cosa significhi, è difficile, ed è un bisogno che si rinnova costantemente, una montagna che continua a crescere mentre la stai scalando; e c’è il pericolo, concreto, che impiegherai tutta la vita per riuscire a farcela, mentre i tuoi grandi , buoni propositi rimangono disattesi.
Quando mi guardo indietro, vedo che le circostanze, le scelte, mi hanno spesso offuscato spingendomi ad accantonare la gentilezza. Anche l’ansia, la paura, l’insicurezza, l’ambizione… la convinzione sbagliata che il successo, il riuscire, mi avrebbe liberato da tutto. Di sicuro ho vissuto in questa nebbia, gran parte della mia adolescenza. A volte mi dicevo: devo essere gentile, bene, prima però fammi finire questo… non appena avrò terminato quest’altro… Non appena ce l’avrò fatta, comincerò ad essere gentile. Solo che non ce la fai mai una volta per tutte. È un ciclo che può andare avanti… be’, per sempre. Fai tutte le altre cose, ovviamente, quelle ambiziose, viaggiare, diventare ricco, famoso, dirigente, innamorati, fatti di eroina insieme al fantasma della principessa Diana, mentre l’aereo su cui viaggiate sta precipitando, ma nel frattempo per quanto ti sia possibile, abbandonati alla gentilezza. Spazza via tutto ciò che ti separa, che ti impedisce di poter manifestare gentilezza. Fallo! Sii gentile e condividine i frutti senza risparmio.
E un giorno, fra ottant’anni, quando io ne avrò centoventisei, e saremo così gentili e affettuosi da risultare insopportabili, scrivimi due righe, fammi sapere com’è stata la tua vita. Fammi sentire il tuo calore umano.
Mentre scrivo sento dalla rosticceria cinese Shangai Delight, che sta qui, proprio dietro casa mia, mi giunge il profumo dei loro gamberetti in salsa agrodolce, incurvati su stecchini atropici affilati e sono colto da un certo languirono… e penso alla corsa dei pianeti dopo la fine di ogni vita, in questo inverno sempre più freddo, contrassegnato dai bollettini di guerra della pandemia; e l’espressione “calore umano” mi fa quasi piangere.
Fine giorno28
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We Will Rock You, Brancaccio dal 28 gennaio
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/we-will-rock-you-brancaccio-dal-28-gennaio/
We Will Rock You, Brancaccio dal 28 gennaio
We Will Rock You, Brancaccio dal 28 gennaio
Dopo lo straordinario successo di pubblico e critica della precedente edizione, che ha registrato circa 65.000 spettatori paganti nelle 56 repliche in tutta Italia, è partita dal Teatro La Fenice di Senigallia, il 31 ottobre, la stagione 2019/2020 di We Will Rock You, lo spettacolo con le hit dei Queen nella nuova regia di Michaela Berlini.
L’appassionante vicenda di Galileo e Scaramouche, una grande storia d’amore per la Musica e per la Libertà, ha appassionato intere platee animate da giovani e meno giovani che hanno condiviso con i protagonisti, tra emozioni e risate, il racconto di una Speranza, del potere salvifico del Rock and Roll, della condivisione e del diritto di poter esprimere se stessi.
Dal 28 gennaio al 2 febbraio lo spettacolo tornerà a Roma per infiammare il Teatro Brancaccio al ritmo dei più grandi successi dei Queen, per oltre due ore e mezza di spettacolo. I biglietti sono disponibili su Ticketone.it.
Il grande successo di We Will Rock You è il frutto di una nuovissima produzione, messa in scena nel 2018 da un nuovo cast e concepita appositamente per il nostro Paese da Claudio Trotta per Barley Arts e di una attenta rivisitazione e implementazione del testo originale, tradotto da Raffaella Rolla, a cura della Regista Michaela Berlini, di Valentina Ferrari e del Produttore Claudio Trotta. Il produttore esecutivo è Cristina Trotta.
Così Claudio Trotta alla vigilia della nuova stagione dello spettacolo che lo ha visto protagonista nella veste di produttore: “Una nuova regia che ancora di più esalta la forza aggregante del rock e la Bellezza della condivisione. Solo insieme si può cambiare il mondo. Una nuova coppia di protagonisti ingenuamente salvatori del Pianeta Terra, coreografie, scenografie ed ensemble rinnovati: questo è ciò che accoglierà il pubblico da oggi”.
Per questa nuova stagione del musical, il cast, composto da talentuosi cantanti-attori, ha due nuovi protagonisti. Scaramouche sarà Martha Rossi che nel 2009, in occasione della prima edizione italiana di We Will Rock You, venne scelta e voluta per questo ruolo da Brian May in persona. Galileo avrà invece il volto e la voce di Luca Marconi, performer a tutto tondo, cantante, songwriter, musicista e attore.
Del cast dello scorso anno si vanta la conferma della “Stella Luminosa” di Valentina Ferrari nel ruolo di Killer Queen con un nuovo look più cattivo e dominante, di Paolo Barillari sempre più “crudele” nel ruolo del comandante Kashoggi, di Claudio Zanelli poliedrico nei panni di Brit e dell’insegnante, della fenomenale Loredana Fadda nelle vesti di Oz e del “saggio” Massimiliano Colonna interprete di Pop.
Gail Richardson autrice delle coreografie ha implementato e modificato alcune delle stesse creando una nuova “A Kind of Magic”, la scenografia di Colin Mayes è stata arricchita di alcuni nuovi oggetti scenici. Nunzia Aceto ha ri-disegnato i costumi e Maurizio Roveroni ha truccato tutto il cast.
Confermate la direzione musicale di Riccardo Di Paola e la direzione vocale di Antonio Torella e Valentina Ferrari. Disegno del suono a cura del sound engineer Luca Colombo, mentre il disegno delle luci è a cura di Francesco Vignati.
La nuova stagione di We Will Rock You proseguirà per tutto il 2020 nelle principali città italiane: dopo Roma, lo spettacolo sarà in scena a Firenze (dal 7 al 9 febbraio, Teatro Verdi), Cosenza (12 febbraio, Teatro Rendano), Catania (14 febbraio, Teatro Metropolitan), Ascoli Piceno (18 e 19 febbraio, Teatro Ventidio Basso), Mestre (dal 25 febbraio all’1 marzo, Teatro Toniolo), Vicenza (4 e 5 marzo, Teatro Comunale). Il tour chiuderà quindi a Milano, dal 17 al 22 marzo 2020, al Teatro Arcimboldi.
Lo spettacolo originale è stato scritto e prodotto da Ben Elton, in collaborazione con Roger Taylor e Brian May. Le musiche e le canzoni sono quelle originali, cantate in lingua inglese e eseguite rigorosamente dal vivo da un’eccezionale band selezionata per la fortunata edizione del 2018/2019.
Partner ufficiale della nuova stagione di We Will Rock You è Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro. We Will Rock You sostiene infatti la campagna “Illuminiamo il futuro” lanciata da Save the Children per contrastare la povertà educativa che colpisce i bambini e i ragazzi nel nostro Paese, anche attraverso una rete di 24 Punti Luce in tutta Italia per garantire ai minori una vasta gamma di attività educative gratuite. Durante tutte le tappe dello spettacolo saranno inoltre presenti i dialogatori dell’Organizzazione per sensibilizzare sul tema i partecipanti e fornire loro utili informazioni sull’intervento di Save the Children.
Dopo lo straordinario successo di pubblico e critica della precedente edizione, che ha registrato circa 65.000 spettatori paganti nelle 56 repliche in tutta Italia, è partita dal Teatro La Fenice di Senigallia, il 31 ottobre, la stagione 2019/2020 di We Will Rock You, lo spettacolo con le hit dei Qu…
Redazione ART News
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[ARTICOLO] 7 FANTASTICI MODI CON I QUALI I MONSTA X CI HANNO FATTO INNAMORARE DELLE LORO INEVITABILI PERSONALITA’
I Monsta X stanno spazzando via l’equilibrio dei fans fin dal loro debutto indietro nel 2015! Hanno fatto tanta strada fin dai loro primi inizi hip hop; e continuano a conquistare tanti fans con ognuno dei loro comebacks. E’ quasi impossibile scappare dalle loro personalità una volta che si realizza quanto adorabili siano i ragazzi.
Qui ci sono solo alcune delle tante ragioni del perché dovreste stannare questo gruppo maschile talentuoso!
1. Hanno esibizioni live perfette
I sette membri dei Monsta X impressionano costantemente durante i loro periodi di promozioni nei programmi di musica settimanali. Non solo hanno voci dal vivo molto stabili, ma anche le loro coreografie complicate finiscono con l’attirare l’attenzione.
https://youtu.be/jVdjIqbcQC4
Non ci sono sorprendentemente concepts da rookie per questo gruppo! Le loro esibizioni live sono state perfette fin dai loro inizi nel 2015.
https://youtu.be/uHsUwnUtJS4
2. Amano tantissimo le Monbebe!
La maggior parte dei gruppi k-pop apprezzano le loro fans e interagiscono con loro quasi regolarmente. I Monsta X non sono diversi e colgono ogni opportunità che hanno per mostrare alle Monbebe solo quanto siano importanti per il gruppo. Wonho è specialmente molto conosciuto per i suoi comportamenti adorabili e pieni di affetto.
Wonho ha provato che si preoccupa per ogni singola fan quando ha chiesto allo staff di permettere a questa Monbebe di entrare al loro Hi-Touch al KCON!
https://twitter.com/ultshowki/status/843197093569163264?ref_src=twsrc%5Etfw&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.soompi.com%2F2017%2F08%2F16%2F7-fantastic-ways-monsta-x-made-us-fall-inescapable-charms%2F
Anche il maknae dei Monsta X I.M ha mostrato la sua cara personalità quando ha interagito con una fan che piangeva in uno dei loro fan meet!
https://youtu.be/aUKJj1wm9pE
3. La fantastica e traboccante “sassiness” di Hyungwon
Il visual dei Monsta X, Hyungwon, ha ricevuto attenzione dal pubblico per la sua personalità divertente. All’inizio appare molto calmo e rilassato, ma non ci vuole molto per i fans prima che realizzino che in realtà lui è molto determinato.
Controllate la sua reazione in risposta ad un membro dello staff in questa divertente clip.
https://youtu.be/H5krzaANsmA
Una volta che la sua prima impressione quasi stoica cade, non c’è fine alle espressioni divertenti che Hyungwon serba. Il video divertente qui sotto è stato trasformato in numerose gifs e memes. Ha anche ricevuto l’attenzione internazionale per la sua capacità di rivedersi in esso.
https://youtu.be/qvRB6Lcc3-Q
Hyungwon usa il suo essere sassy per una giusta causa ogni volta che ha bisogno di rimproverare per il loro bene i fans troppo entusiasti.
Noi tifiamo per la tua fantastica sassiness, Hyungwon! Continua questo bel lavoro dell’essere uno dei più famosi memes viventi nella scena k-pop!
4. Le frasi di Wonho sugli stereotipi gender
Uno dei membri più grandi dei Monsta X, Wonho, cerca di diffondere la parità dei sessi ovunque va. E’ un sollievo vedere qualcuno così diretto nel combattere stereotipi comunemente accettati!
Sei fantastico, tesoro!
5. Hanno un legame come quello di una famiglia
Le persone che hanno lavorato con i Monsta X dicono che tutti e sette i membri sono davvero tanto uniti. Mentre alcuni gruppi k-pop hanno membri che sono buoni amici, i Monsta X sembrano condividere un legame che è simile a quello di una famiglia.
Il leader, Shownu, ammette di aver condiviso la sua paga per una pubblicità con i suoi membri in questa dolce clip.
https://youtu.be/wJzJMA3MKN4
Shownu, il papà riconosciuto da tutti dei Monsta X, non è l’unico membro che supporta il gruppo. Tutti i membri si assicurano di supportare i lavori di ognuno.
Anche quando Minhyuk e I.M non poterono esibirsi, si assicurarono di tifare per gli altri!
Ovviamente, gli altri membri possono essere visti minacciare giocosamente Kihyun quando fa dell’aegyo troppo sdolcinato!
6. Possiedono tutti un carisma straordinariamente stupido
Hyungwon non è l’unico membro “degno di meme” dei Monsta X, dato che anche agli altri membri piace mostrarsi così come sono senza preoccuparsi della loro immagine. Ciò ha portato ad un incredibile numero di foto oltraggiosamente e assolutamente isteriche che non saranno mai dimenticate dalle Monbebes.
I membri sono selvaggi! Non c’è davvero molto altro da dire…
Oltre al fatto che saranno sempre adorabili/dork* per le Monbebes!
https://youtu.be/Tg5CVyYSGVU
Nonostante ciò, non siate troppo sbalorditi dalle loro scioccanti rivelazioni! Tutti e 7 i membri dei Monsta X hanno delle bellezze eteree.
7. Amano i bambini e gli animali
I membri dei Monsta X sono talentuosi, dolci, divertenti, grati, con i piedi per terra, belli e hanno tutti un alto senso del lavoro di squadra.
Cosa potremmo volere di pi��?
Vogliamo vedere le loro adorabili interazioni con i bambini!
Vogliamo vedere anche le loro interazioni piene di amore con gli animali!
Sì, questo era proprio ciò che stavamo cercando!
Cosa amate di più dei Monsta X? Condividete come questi ragazzi hanno attirato la vostra attenzione nei commenti qui sotto!
*(T/N: gioco di parole in inglese con la parola “adorable” scritta per contenere anche la parola “dork” in questo modo: “adorkable”)
(fonte: Soompi)
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[INFO] I fan di J-Hope dei BTS fanno delle donazioni significative per il suo compleanno
"Questo 18 febbraio i fan di J-Hope dei BTS hanno fatto numerose donazioni per celebrare il compleanno del cantante!
Nel 2016 il gruppo aveva unito le forze con l'UNICEF per la campagna "Love Myself", con lo scopo di fermare la violenza contro i bambini e i giovani nel mondo, ed è stato con la musica ed altri contenuti che J-Hope é riuscito a diffondere un messaggio di speranza e sicurezza ai fan.
Lo scorso 14 febbraio, i fan di J-Hope hanno donato 128 sacche di riso alla città natale del cantante, Gwangju, oltre a circa 700 kg di cibo per animali alle organizzazioni che si occupano della loro cura e tutela. Ma non è finita qui, poiché i fan hanno anche cucito cappellini di lana per i neonati che rischiano di morire di ipotermia, dato vita ad una campagna di raccolta fondi per le donne di conforto e si sono uniti al KFHI (Korea Food for the Hungry International) per mettere in piedi il progetto "Hope On The Stop The Hunger" per aiutare con cure di emergenza e cibo i bambini di 53 paesi che muoiono di fame. Fino ad ora, già 500 fan di oltre 17 Paesi hanno dato il loro contributo alla campagna.
Nel Regno Unito e in Perù è stato organizzato un progetto per aiutare persone bisognose a riguadagnare il sorriso attraverso operazioni chirurgiche al labbro leporino e al palato. I fan hanno spiegato che l'iniziativa è stata ispirata da J-Hope perché è famoso proprio per il suo sorriso luminoso e come "figura positiva". In Perù é stato già possibile raccogliere $4.000 (N/B: circa €3.530) per sopperire alle spese chirurgiche di 14 bambini. In aggiunta a tutto ciò, sono stati raccolti $3,700 (N/B: circa €3.265) per aiutare le associazioni minori che sono state vittima di azioni violente perpetrate per odio.
I fan americani hanno poi dato vita alla "Operation Just Dance" per promuovere ulteriormente la figura di J-Hope in quanto main dancer del gruppo. Lo scopo del progetto è quello di aiutare economicamente talentuosi studenti con basso reddito pagandone le lezioni di danza.
I fan vietnamiti hanno invece donato 15.000 quaderni che essi stessi hanno creato a studenti con famiglie bisognose.
A tutti questi progetti si vanno ad aggiungere quelli di raccolta fondi dei fan dalla Cina, dal Cile e da parte dell'Europa per piantare alberi e aiutare le associazioni che si occupano di animali in via d'estinzione.
In tutto, sono stati 35 i progetti di beneficenza messi in piedi dai fan di J-Hope in tutto il mondo. Secondo i fanclub del cantante, il numero di eventi di beneficenza per il suo compleanno è aumentato in quanti egli stesso aveva precedente dichiarato di aver intenzione di fare delle donazioni per l'occasione, quest'anno. Sul calendario del Season Greeting dei BTS del 2019, infatti, J-Hope aveva scritto sulla casella del suo compleanno "cercare di donare".
Forza così, Army!"
Traduzione a cura di Bangtan Italian Chanel Subs (©jimindipityR) | ©soompi
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Il ruolo dei bambini al matrimonio
Parliamo di ruolo dei bambini al matrimonio
Molto spesso i bambini vengono presi perché vogliono partecipare alle vacanze, i genitori non hanno l'opportunità di lasciare il loro bambino con qualcuno dei loro cari. Tuttavia, a un bambino può essere assegnato un ruolo separato nella cerimonia e nella celebrazione stessa. Ci sono molte opzioni su come usare il bambino nel matrimonio, in modo che fosse interessato, e il giovane con gioia.
Partecipazione dei bambini alla redenzione. Un bambino in età scolare potrebbe tenere una semplice competizione. Sarà felice di partecipare, di osservare gli sforzi dello sposo. Se questo è un bambino da parte dello sposo, può essere coinvolto in competizioni competitive.
I bambini saranno felici di decorare l'ingresso, appendere palloncini e poster. Certo, è meglio che in quel momento qualcuno li stesse guardando.
I piccoli ospiti possono prendere parte alla registrazione stessa. Non c'è niente di più commovente di una ragazzina in bianco, che porta il treno della sposa o spruzza il sentiero con petali di rosa, porta un cuscino con anelli. Se assegni questa missione al bambino, si sentirà come un ospite molto importante. Per fare questo, è meglio scegliere un bambino più grande (dai 6 anni) e il più responsabile.
I bambini possono partecipare al servizio fotografico. Essi accoglieranno con favore tale partecipazione. È possibile preparare in anticipo per loro oggetti di scena: caramelle, cuori, maschere, ombrelli, lettere.
I bambini possono fungere da membri del programma del banchetto. Sicuramente ci sono bambini così talentuosi che possono cantare una canzone toccante, ballare o leggere una bella poesia, e le congratulazioni di un bambino con il matrimonio suonano sempre sincere.
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Fashion Future Graduate Showcase 2018 alla New York Fashion Week
Il futuro della moda è sempre più florido a New York, grazie alla moltitudine di talentuosi neo-laureati che oggi si affacciano alla fashion industry, e tutti desiderano fortemente lasciare un segno. Il Council of Fashion Designers of America (CFDA), che continua ad essere il maggior sostenitore e promotore dei designer Made in USA emergenti, ha offerto un’altra fashion week di grande successo. Per il secondo anno consecutivo il CFDA ha unito le forze con la New York City Economic Development Corporation (NYCEDC) per presentare il Fashion Future Graduate Showcase (FFGS), una due giorni nell’ambito della NYFWM, protagonisti i migliori neo-laureati di otto prestigiose scuole di moda americane.
Per questa edizione, 53 neo-laureati sono stati selezionati fra gli studenti dei corsi triennali e magistrali. Le scuole partecipanti comprendevano la Academy of Art University, il California College of the Arts, il Fashion Institute of Technology, la Kent State University, la Parsons School of Design, il Pratt Institute, la Rhode Island School of Design, e il Savannah College of Art and Design.
Fra i designer che si sono fatti notare, l’ex studente del FIT Ian Greer che propone una moda sostenibile e a basso impatto sull’ambiente. Per la sua collezione di laurea ha voluto sperimentare con la stampa ecologica. Ci ha fatto vedere un abito nelle tonalità terra decorato con 470 bottoni spiegando: “La stampa di questo vestito è ecologica. In pratica, si prendono i materiali che servono per la stampa (io ho usato eucalipto, foglie di rosa, petali di rosa, tè nero e ruggine) e si adagiano sul tessuto, che poi si arrotola, e poi si passa il vapore. La stampa resta sulla stoffa perché il vapore fa venire fuori i colori dalle foglie.” Ci ha fatto vedere anche un cappotto color crema che ha tinto con l’avocado.
Katrina Simon, ex studentessa della Parsons, si considera prima di tutto una pensatrice, e in secondo luogo una stilista. La collezione di Simon è incentrata sul significato dei pastelli a cera che usavamo da bambini. “Un pastello è uno strumento che usa un bambino e che non ha nessun significato nel mondo degli adulti nella comunicazione inter-generazionale. Riportare i pastelli nel mondo degli adulti, e capire come possiamo cambiare l’idea che abbiamo di essi, e lasciare che gli adulti giochino ancora, può essere un modo per attenuare i problemi relativi all’invecchiamento.” Simon ha creato gioielli (orecchini, braccialetti e collane) e perfino tacchi di scarpe utilizzando i pastelli, pastelli che ha fatto lei stessa con i suoi stampi. I suoi abiti sono completamente bianchi, e questo permette a chi li indossa di divertirsi e disegnare.
Fra gli altri highlight ricordiamo un altro neo-laureato della Parsons, William Stautberg, che ha presentato una delle collezioni più forti e coerenti, il che non sorprende, dal momento che il designer ha fatto prestigiosi stage da Thom Browne e Zana Bayne. Stautberg ha presentato jumpsuit dal taglio impeccabile in una serie di tessuti fra cui cotone, maglia, pelle e anche una versione ‘trench coat’. Le sue creazioni in stile preppy erano declinate soprattutto nelle nuance cremisi e crema.
Yiru Wang, sempre della Parsons, ha creato invece una sorprendente collezione nei colori terra utilizzando tessuti marmorizzati con il bambù e altri elementi in legno. Wang ha vissuto momenti difficili nella sua infanzia, e racconta: “La mia collezione è la manifestazione del mio viaggio e della mia guarigione grazie alla meditazione e al buddismo. Ho creato questi abiti per far vedere la mia trasformazione.” La tecnica di marmorizzazione non è casuale, spiega: “I tessuti marmorizzati rappresentano il processo della meditazione.” Wang non solo ha creato una bellissima collezione, ma è riuscita anche a mandare un messaggio con le sue creazioni.
La FFGS è culminata in una presentazione che ha avuto luogo nella giornata finale della NYFWM con quattro stilisti ‘scelti’, Taliah Leslie del Pratt Institute di New York, Peng Ye e Britt Luttio della Parsons School of Design di New York, e Zhouyi Li della Academy of Art University di San Francisco. La collezione FFGS è stata il ‘cuore’ della fashion week e rappresenta quello che la moda dovrebbe essere. Tutti e 53 i designer partecipanti sono stati felici e onorati di far parte di una vetrina che offre la preziosa opportunità di conoscere gli addetti ai lavori e di incontrare designer coetanei. Il futuro della moda è decisamente brillante.
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