#attesa di Babbo Natale
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«Babbo Natale esiste», la filastrocca di Mimmo Mòllica
«Babbo Natale esiste» è la giocosa filastrocca di Mimmo Mòllica sull’esistenza di Babbo Natale. I bambini più piccoli ci credono e ne sono affascinati
«Babbo Natale esiste» è la giocosa filastrocca di Mimmo Mòllica sull’esistenza di Babbo Natale. I bambini più piccoli ci credono e ne sono affascinati. La magia della letterina e dei regali, l’attesa del vecchio panciuto, dalla barba bianca, della slitta e delle renne è un ‘prodigio’ da far rivivere a Natale. «Babbo Natale esiste» di Mimmo Mòllica Certo che esiste Babbo Natale l’abbiamo visto…
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Barzellette sul Natale
Pranzo Natalizio Barzellette sul Natale, testi umoristici, narrativa comica sul Natale e la sua festività, pensieri cinici, satirici e nonsensical per stimolare il buon umore. Quest'anno sarà un Natale più triste del solito, è il 2020, la pandemia da Coronavirus imperversa, l'età avanza, i soldi scarseggiano, mia madre è quasi sulla soglia dell'oltretomba, i morti soprattutto in Italia, ma anche nel resto del mondo, sono sempre più numerosi e dulcis in fundo, tanto per non farci mancare niente, i nostri politici sono sempre più scemi e stupidi che mai, contribuendo così a più non posso ad alimentare la crisi economia e la disperazione di tante famiglie. Tuttavia il mio motto è sempre stato, in tristitia hilaris, in hilaritate tristis, per cui anche in questo mio blog, nonostante il Natale pandemico in questione, non potevano mancare una serie di barzellette e di testi umoristici sul Natale, anche se sono del tutto consapevole che ridere in questo periodo risulta piuttosto difficile. Eccoli! Carl William Brown Il testo di introduzione risale al 2020, purtroppo per me, ora siamo alla fine del 2024 e mia madre è già morta da un anno, l'epidemia di Covid sembra scomparsa, ma le guerre imperversano, e la situazione mondiale a livello sociale, umanitario ed economico non sembra rosea. Se nel 2020 ero triste, potete immaginare come mi senta oggi, visto che la perdita di mia mamma, benché attesa da tempo a causa della malattia e dell'età, è stata veramente un brutto colpo. Tuttavia il mio motto è In Tristitia Hilaris, in Hilaritate Tristis, per cui anche se con l'animo e l'umore estremamente moribondo, ripropongo questo post, leggermente aggiornato. Carl William Brown ∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼ Poco prima di Natale nell'Ufficio Postale di un paesino gli impiegati trovano nella cassetta una lettera con la scritta "Per Babbo Natale". Decidono di aprirla e di leggerla: "Caro Babbo Natale, sono un bimbo di 7 anni di nome Marco e vorrei chiederti un regalo. La mia famiglia e' povera, percio' invece di giocattoli ti chiedo di inviarmi un milione di lire, cosi' anche noi possiamo passare le Feste con gioia". Gli impiegati della posta, commossi, fanno una colletta e, raggiunta la cifra di 500.000 lire, la spediscono all'indirizzo del povero bambino. L'anno successivo, nello stesso periodo, nello stesso Ufficio Postale, gli impiegati trovano un'altra busta "Per Babbo Natale". La aprono e leggono: "Caro Babbo Natale, sono Marco, il bimbo che ti ha scritto l'anno scorso. Vorrei chiederti lo stesso regalo, un milione di lire. Grazie per aver esaudito il mio desiderio lo scorso anno, ma quest'anno mandami un assegno non trasferibile, perché l'altra volta quei ladri delle poste m'hanno fregato mezzo milione!". ∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼ Tutta la famiglia è felicemente riunita attorno al tavolo per la cena di Natale. Ad un certo punto, la figlioletta di 10 anni, dopo essere stata cupa ed in silenzio per tutta la cena, si fa coraggio e prende la parola tristemente: "Mamma, papa', ho una brutta notizia. Non sono più vergine!". E inizia a piangere e singhiozzare, coprendosi il viso con le mani. Ne segue un silenzio sepolcrale, poi il padre infuriato getta con stizza il tovagliolo sul tavolo e comincia a gridare, rivolto alla moglie: "Tu, tu, brutta figlia di ... Tu e le tue schifose minigonne e il tuo trucco da donna da strada! Quando qualsiasi imbecille arriva a casa ti si bagna anche il fondoschiena, si vede! Questo e' l'esempio che la bimba ha sotto gli occhi tutti i giorni!" Poi punta il dito verso la figlia maggiore venticinquenne: "E tu! Tu che ti trastulli ogni sera sul sofa' con quella checca pelosa e cazzuta del tuo ragazzo! E tutto davanti alla bambina!". La bimba intanto ascoltava sorpresa e con gli occhi spalancati. Ad un certo punto la madre non ce la fa più ed esplode: "Aaaahhh, si? E chi e' quell'imbecille che spende metà dello stipendio in prostitute e le porta fin sulla porta di casa? Non penserai che io e la bimba siamo cieche, eh? Disgraziato! O che non si notino le tue palle sporche di rossetto da quattro soldi? E poi che esempio vuoi dare tu, se da quando hai la tv satellitare passi le tue notti a vedere i film porno? eeehhh? E tu credi che la bimba non lo veda? E la tua idea idiota che si parli liberamente in famiglia di sessualita'... ora vedi il risultato! Bastardo!". Sconsolata e al limite del collasso nervoso, la madre con gli occhi gonfi di pianto e la bocca tremante prende amorevolmente la mano della bambina, anch'essa sconvolta (la bimba, non la mano) e le chiede: "Bimba mia, dimmi, com'e' successo? Te l'hanno fatto vaginale? Anale? Ti hanno violentato?". La bimba si asciuga le lacrime, fa un sospiro e poi risponde: "No, mamma. La maestra mi ha tolto dal presepe della scuola". ∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼ E' la notte del 25 Dicembre. In una misera stalla a Betlemme, un remoto paesello disperso in mezzo al deserto, Maria e Giuseppe sono in piedi da ore, stanchi, davanti alla culla posticcia fatta di paglia e sterpi, ove dimora il bimbo Gesù, coperto appena da un piccolo drappo bianco e candido. Il bimbo geme tremante mentre un bue e un asinello ansimano quel minimo necessario per garantire un po' di tepore, quanto basta appena per sopravvivere al gelido inverno. Orde di curiosi e persone noncuranti del disagio della Sacra Famiglia prendono d'assalto e senza tregua il neonato, portando in dono misere cose, quel poco che potevano permettersi. Qualcuno dei convenuti narra di Erode, che ha sguinzagliato i suoi soldati per massacrare tutti i bimbi maschi della zona. Fa freddo, e fra pastori, pecorelle, angeli e semplici curiosi c'? una ressa della madonna, una calca bestiale. E fu allora che accadde il miracolo. Il bimbo Gesù, poco più che neonato, disse le sue prime, sante parole: "Ma che Natale di merda, quest'anno". Mauroemme ∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼ Che cosa ha detto la pesca di beneficenza? Fate anche la mela di beneficenza o la pera di beneficenza; e siccome a Natale dobbiamo essere tutti più buoni, e non più deficienti, fate anche il pandoro di beneficenza? Carl William Brown ∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼ Tre amici stanno discorrendo tra di loro, uno dice: "Certo che Natale e' proprio una bella festa!". Gli altri due in coro: "Si', hai ragione... e' proprio una bella festa". Allora il secondo dice: "Se e' per questo anche Pasqua e' una bella festa!". Gli altri due amici: "Eh gia'... pensandoci bene anche Pasqua è una bella festa". Il terzo sta un attimo in silenzio, poi: "Però anche scopare è una bella festa!". "Si', ma sono meglio Natale e Pasqua!". "E perché?". "perché vengono più di frequente!" ∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼ Natale in Palestina. Circonda il tuo presepe con filo spinato, per riprodurre fedelmente il paesaggio della Palestina attuale. Organizza una intifada con i pastorelli contro quei coloni ebrei che si sono installati nel presepe. Invia un angelo per convocare una conferenza di pace... Il giorno prima, fai esplodere un'autobomba nel centro dell'annunciazione. Proclama la repubblica nel tuo presepe. Fabbrica una ghigliottina col coltello per il prosciutto e decapita ogni giorno uno dei tre Re Magi. Confisca le pecorelle ai pastori del presepe e spiuma un angelo. Costruisci chiesette e poi bruciale. Una volta abbattuta la monarchia, convoca libere elezioni affinche' i tuoi figli eleggano liberamente tre Presidenti della Repubblica Magi. Fai loro promesse elettorali per il 6 gennaio, che naturalmente non pensi lontanamente di mantenere. Mauroemme ∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼ Pierino chiede a suo padre: "Papà, a Natale mi regali la bicicletta?". "Hai studiato l'alfabeto?". E Pierino: "NO!". "Allora niente bicicletta fin quando non lo impari!". Due ore dopo dopo il babbo chiede a Pierino: "Allora hai studiato l'alfabeto?". "Si', l'ho studiato!". "Bene, fammi sentire...". "A... B... C... CLETTA!!!". ∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼ Un paio di settimane prima di Natale un miliardario e sua moglie entrano in una galleria d'arte molto esclusiva e acquistano cinque Van Gogh, tre Picasso, quindici Dal“ ed una dozzina di Monet. Uscendo, il miliardario dice alla moglie: "Bene, con i biglietti d'auguri siamo a posto. Adesso comperiamo i regali".
Barzellette sul Natale La maestra vuol fare un gioco con i suoi allievi: "Allora, ditemi il nome di una cosa rotonda e pelosa". Luigino alza la mano e dice: "La pesca, signora maestra!". "Bravo Luigino!". La Maria alza anch'essa la mano e dice: "Il kiwi". Poi si alza Pierino e dice: "Le palle di Natale!". La maestra lo guarda stupita e dice: "Ma Pierino! Le palle di Natale sono rotonde, ma non hanno dei peli!". E Pierino rivolgendosi al suo compagno di banco: "Dai, Natale, togliti i pantaloni e mostra le palle alla signora maestra!!!" ∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼ E' quasi Natale, fa freddo, oggi piove anche e tira un forte vento, buttiamo un po' di legna sul fuoco. Caro diario. A Berlino, il 19 dicembre del 2016, vicino alla chiesa Gedächtniskirche, nei pressi dello Zoo, un Tir nero con a bordo un autista polacco, morto ammazzato, un carico di acciaio e un non meglio identificato presunto terrorista, ora alla macchia, poco dopo le 20, si schianta sulla folla del mercatino di bancarelle di Natale allestito per l'occasione, causando poco più di una decina di morti e una cinquantina di feriti, a dimostrazione del fatto che nell'Europa civile, razionale e cristiana, è pienamente garantito il pluralismo democratico ed ognuno può santificare le festività nel modo che crede più opportuno per la propria fede religiosa e perché no, anche politica, economica e sociale! Morale della favola? Guardarsi sempre attorno in modo estremamente guardingo, il pericolo infatti può sbucare dal nulla da un momento all'altro, così, all'improvviso e in questi casi bisogna essere preparati ad evitarlo! Be always good and if you can't be good, be extremely careful, my dear friends; that is to say, risk management mood and permanent learning always on! Carl William Brown ∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼ 11 MOTIVI PER ODIARE IL NATALE 1. E’ inverno. Fa freddo. 2. Ti rendi conto che anche quest’anno sta per finire e tu non hai minimamente rispettato i propositi che ti eri prefissato 12 mesi prima. 3. Il 24 dicembre ti ritroverai smarrito per i centri commerciali pensando ancora agli ultimi inutili regali da fare per alleggerire il portafoglio e pentirtene poco dopo. 4. Sarai costretto a rivedere parenti lontani, abbracciarli e baciarli mostrando un falso sorriso a 32 denti, fingendo di ricordarti benissimo di loro. 5. Ti ingozzerai di schifezze e sarai costretto a digiunare per 1 mese, sapendo benissimo che comunque quei chili di troppo sui fianchi non se ne andranno mai. 6. Tutti cominceranno a chiederti: “Che cosa fai per capodanno?”. E tu non saprai rispondere perché come sempre ti organizzerai 16 ore prima del countdown. 7. Troverai ovunque babbi natali appesi per le terrazze, alberi agghindati come trans, lucine psichedeliche e canzoncine natalizie in quantità che ti faranno credere di aver assunto la peggio pasticca di Ecstasy in circolazione. 8. Non hai più 5 anni e non credi più a Babbo Natale. Anzi, molto probabilmente ti sei già scelto il tuo regalo 20 giorni prima mandando a rotoli pure l’effetto sorpresa. 9. Nel pomeriggio, dopo il pranzo di Natale, non saprai che cosa fare perchè fondamentalmente è la giornata più noiosa dell’anno. E’ più divertente prepararsi al Natale che viverlo. 10. Riceverai messaggi di auguri anche da persone di cui non te ne frega niente. O peggio, da persone di cui non hai neanche il numero in rubrica e sarai costretto a liquidarli con un banale “Grazie, tantissimi auguri anche a te”. 11. Tutti ridono felici e contenti. Ma che cacchio ve ridete a fa’? Io fra pochi giorni ho l’inizio della sessione invernale degli esami. Cristo. Nate Myler ∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼ E' una bella mattina di primavera e un ragazzino va al parco con la nuova bicicletta ricevuta in regalo per Natale. Incontra un poliziotto a cavallo. Questo lo ferma e gli dice: "La tua bicicletta e' molto bella, l'hai ricevuta da Babbo Natale?". "Si' agente". "Allora, gli dice l'agente, consegnandogli il verbale di una multa di $25, dai questa a tuo padre e avvisa Babbo Natale che la prossima volta, occorre che metta un catarifrangente rosso dietro la tua bicicletta". Il ragazzino prende il verbale e dice all'agente: "Il suo cavallo e' molto bello, anche questo e' un regalo di Babbo Natale?". L'agente, che decide di stare al gioco, gli risponde: "Certo, anche questo e' un regalo di Babbo Natale, perché?". "perché dovrebbe dire a Babbo Natale che, ad un cavallo, il buco del sedere andrebbe messo dietro e non sopra". ∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼ Er 25 dicembre alle 7.30 Er Totti se sveglia e core sotto l'arbero de Natale per vede' li regali... scarta i quattro pacchi che ce trova sotto e poi va in cucina tutto arabbiato!! La madre vedendo Francesco tutto arabbiato glie fa': "A France' ma che c'hai?". E Totti: "So troppo arabbiato!!! Tu e Babbo Natale siete dei Bugiardi!!!". La madre: "Ma che dici France'? Nun ? vero!!!". E Totti: " Ma che nun ? vero....A' ma'....tu m'hai detto che pe' li regali de natale me dovevo adda fa' 'a letterina... io m'a a so' fatta e sto buzzicone nun m'ha manco portato quello che glie chiedevo... sto 'ngrato!!!!" ∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼ Un bambino vorrebbe tanto avere l'albero di Natale, ma il povero padre non può comprarlo. Il tempo passa e il Natale si avvicina. Il bimbo è sempre più triste e malinconico, in tutte le case dei suoi amichetti è ormai arrivato un albero, solo la sua rimane spoglia. Cos�� un giorno il papà, stanco di sentire il figlioletto piagnucolare, gli dice: "Non piangere più piccolo mio, ci ho pensato a lungo e ho deciso di accontentarti. Anche se sono povero, ora esco, e ti prometto che al ritorno avrò con me un meraviglioso abete, e senza spendere un soldo". Così dicendo l'uomo afferra una scure da boscaiolo, si mette gli scarponi da neve e un pesante pastrano, ed esce da casa con passo deciso, dirigendosi verso i lontani monti innevati. Fischiettando soddisfatto, il genitore ritorna dopo appena dieci minuti, e con in spalla un bellissimo albero natalizio, che colloca in soggiorno. Il figlioletto molto stupito gli chiede: "Ma babbo, come hai fatto ad abbattere quel grande abete così in fretta?". "Non l' ho tagliato figlio mio, l'albero l' ho preso al supermercato qui all'angolo". "Al supermercato? Ma allora perché ti sei portato dietro l'accetta?". "Sciocchino, l'accetta serviva per non pagare l'albero". Bilbo Baggins
Testi umoristici sul Natale 2020 Due bimbi parlano: "Io per Natale mi faccio regalare un trenino elettrico e tu ?". L'altro: "Io una scatola di Tampax". "E che e' ?". "Non lo so, ma so che si puo' giocare a tennis, saltare, nuotare, sciare e fare tante altre cose". ∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼ Pierino chiede a suo padre: "Papa', a Natale mi regali la bicicletta?". "Hai studiato l'alfabeto?". E Pierino: "NO!". "Allora niente bicicletta fin quando non lo impari!". Due ore dopo dopo il babbo chiede a Pierino: "Allora hai studiato l'alfabeto?". "Si', l'ho studiato!". "Bene, fammi sentire...". "A... B... C... CLETTA!!!". Al mercato il fruttivendolo grida: "Comprate la frutta... la frutta bella... compratela e la pagherete a Natale!". Sentito questo, tutti vengono a comprare la frutta. Nel momento che vanno via il fruttivendolo dice: "Un attimo, dove andate... dovete pagare la frutta..., Natale, vieni qui!". ∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼ Il parroco indica il maresciallo durante la predica: "E lei, signor maresciallo... ? un soldato nell'esercito del Signore?". Il maresciallo, sentendosi al centro dell'attenzione, deglutisce e con un po' di ansia risponde: "S... si... signore, lo sono!". "E allora perché la vediamo a messa soltanto a Natale?". "Ci crederebbe se le dicessi che sono nel servizio segreto?" ∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼ Babbo Natale, la sera della vigilia di Natale, esce con il suo paccone di doni e trova TUTTE le renne della slitta completamente girate sulla schiena e con le gambe in alto... rigide come colonne. "Mannaggia! se non porto i regali faccio una figuraccia!!" Chiama SUBITO il piu' bravo veterinario del paese, che fa un' iniezione di un farmaco e le renne si girano subito, pronte a partire... "Caspita!!! Dottore, ma che cosa gli ha dato alle renne, che sono di nuovo in piedi??? e cosi' velocemente??". E il dottore: " Semplice, Babbo Natale... gli ho fatto un'iniezione di... VOLTA-REN!!!". ∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼ In un grande magazzino il 24 dicembre una bambina si avvicina a Babbo Natale che la invita a montare sulle sue ginocchia e le domanda: "Buongiorno, mia piccola. Allora dimmi, che cosa vorresti da Babbo Natale?". La piccola allora lo fissa con due grossi occhioni pieni di disperazione, grosse lacrime cominciano a scendere sulle sue guance: "Vuol dire che non hai ricevuto la mia e-mail?" ∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼ Tre francesi si incontrano in prossimità delle feste natalizie. Il primo di Parigi: "Per Natale regalerò a mia moglie una collana e una sciarpa, così se la collana non le piace potrà metterci su la sciarpa". Il secondo di Lione: "Io invece le regalerò un braccialetto e dei guanti, così se il braccialetto non le piace potrà utilizzare i guanti per coprirlo". Il terzo di Marsiglia: "Io le regalerò un orologio e un preservativo, l'orologio perché? veramente un bel regalo e il preservativo perché se non le piace potrà andare a prenderlo in quel posto". Laurik ∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼ 10 RAGIONI PER CUI UN ALBERO DI NATALE E' MEGLIO DI UNA DONNA 1- l'albero di Natale se ne frega di quanti alberi di Natale hai avuto prima di lui 2- l'albero di Natale non dà fuori di testa se usi lucine esotiche 3- l'albero di Natale se ne frega se ne hai uno artificiale nell'armadio 4- l'albero di Natale non dà fuori di testa se gli rompi le palle 5- puoi valutare per bene un albero di Natale prima di portartelo a casa 6- l'albero di Natale non dà fuori di testa se lo guardi da sotto 7- quando l'albero di Natale non ti serve piu' puoi lasciarlo sul marciapiede e aspettare che lo portino via 8- l'albero di Natale non si ingelosisce se sei circondato da altri alberi di Natale 9- l'albero di Natale se ne frega se guardi la partita per tutto il giorno 10- l'albero di Natale non dà fuori di testa se lo leghi e lo butti nel bagagliaio del tuo furgone
Anno del Signore 2020 un Natale da incubo La notte di Natale alla messa di mezzanotte, in Brianza, il parroco si rivolge ai fedeli e comunica: "Oggi? nato il Salvatore". In fondo alla chiesa un tizio esclama: "Casso, un alter terun!!". ∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼ Finito di fare il presepe: ho messo: 5 case distrutte dai terremoti, 4 case alluvionate, 4 container dove far vivere la gente sfollata, 25 banche, 82 chiese; il bue e l'asinello non me li posso permettere vista la tassa sugli animali domestici. Ho messo la grotta, ma senza Ges?, considerato che Giuseppe e Maria con il loro lavoro non arrivano a fine mese e l'ici sulla grotta ? una spesa in pi? e i loro genitori con la riduzione della pensione non possono pi? aiutarli. Ho messo 1500 re magi rigorosamente in auto blu. Mi sembra finito!!! Simona Renaudo ∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼ E' da poco passato Natale. Read the full article
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La Magia del Natale: un'atmosfera incantata per il 24 Dicembre 2023
Mentre il grande giorno si avvicina e l'attesa raggiunge il suo culmine, il 24 dicembre è finalmente giunto, portando con sé l'emozione e la magia del Natale. In questo giorno speciale, i cuori si riempiono di gioia e le case si illuminano di luci scintillanti, creando un'atmosfera unica che avvolge ogni persona nella sua magia. Un Risveglio di Magia: 1. L'Alba del 24 Dicembre: Il giorno inizia con una quiete speciale. L'alba del 24 dicembre porta con sé una tranquilla attesa, il momento in cui la magia natalizia sembra danzare nell'aria. Le prime luci dell'alba svelano paesaggi avvolti dalla neve e il tepore delle case addobbate con cura. 2. Preparativi Frenetici: Mentre le famiglie si svegliano, l'effervescenza dei preparativi raggiunge il suo apice. Le cucine profumano di aromi natalizi, i bambini impazienti controllano l'albero in cerca di nuovi regali e i suoni festosi riempiono l'aria. Eventi e Tradizioni Speciali: 3. Mercatini dell'Ultimo Minuto: Per coloro che ancora devono completare i loro regali, i mercatini dell'ultimo minuto aprono le porte, offrendo un'ultima possibilità per trovare quel regalo perfetto. L'atmosfera è frenetica ma calorosa, con venditori entusiasti pronti a condividere l'ultima magia natalizia. 4. Momenti di Condivisione: Il 24 dicembre è anche il giorno per riunirsi con amici e familiari. I pranzi natalizi e le cene sono l'occasione ideale per condividere momenti preziosi, ricordi e, naturalmente, le prelibatezze culinarie che rendono unico questo periodo dell'anno. La Notte Magica: 5. Messa di Mezzanotte: La Messa di Mezzanotte offre un momento di riflessione e spiritualità, sottolineando il significato profondo di questa festività. Le chiese risuonano di canti natalizi e preghiere, unendoci nella celebrazione della nascita di Gesù. 6. L'Arrivo di Babbo Natale: Con la Mezzanotte, arriva l'atteso momento dell'arrivo di Babbo Natale. I più piccoli attendono con ansia il suono delle campane e i passi leggeri di Babbo Natale che riempiono la casa, portando con sé la promessa di regali e gioia. Conclusioni: Il 24 dicembre è un giorno che evoca una gamma di emozioni, dalla frenesia dell'ultimo minuto alla calda tranquillità dei momenti in famiglia. Che tu stia festeggiando con amici, parenti o semplicemente immergendoti nella tua tranquilla atmosfera natalizia, auguriamo a tutti voi una vigilia di Natale magica e indimenticabile. Buon Natale a tutti! Foto di Jill Wellington Read the full article
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Pisa, Museo della Grafica: Tutto in una notte, Laboratorio creativo per famiglie
n occasione delle festività di Natale, il Museo della Grafica (Comune di Pisa, Università di Pisa) organizza: Tutto in una notte Laboratorio creativo per famiglie (età: 5-11 anni) Sabato 16 dicembre 2023, ore 15:30 In attesa della notte più magica dell’anno, vi aspettiamo al museo per un pomeriggio tra torri reali e fantastiche a bordo della slitta di Babbo Natale! Prenotazione…
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Dove vanno a finire i calzini delle persone buone?
Una storia piccola piccola, per provare a dare una risposta a un mistero grande grande.
Martina ha cinque anni. Il prossimo anno frequenterà la prima elementare. Mamma Iolanda e papà Giacomo l’hanno già iscritta nel migliore istituto della città, ma è presto per pensarci. Lei, nel frattempo, si gode le vacanze di Natale, che inframezzano l’ultimo anno delle materne. A dire il vero, queste vacanze non sono iniziate proprio col sorriso. È la vigilia. Martina e i suoi genitori passeranno la serata e aspetteranno la mezzanotte a casa dei nonni materni, Imma e Matteo, insieme agli zii e ai cugini tutti. Ma Martina è triste e arrabbiata, perché dalla lavatrice è uscito solo uno dei “calzini rosa col gattino”, i suoi preferiti. Li voleva indossare anche quella sera, in attesa di Babbo Natale, ma l’altro proprio non si trova. “Cos’hai, Martina?” - chiese nonna Imma. “Non troviamo l’altro calzino col gattino” - rispose mamma Iolanda. “L’ha mangiato la lavatrice” - aggiunse papà Giacomo, palesemente divertito dalle smorfie di Martina. “Suvvia! Che sciocchezze!” - ribatté nonno Matteo - “Vieni qui, Marta. Nonno ti racconta dove vanno a finire i calzini delle persone buone. Io lo so, ci sono stato.” Martina, incuriosita, andò a sedersi vicino al nonno, che iniziò il suo racconto. “Devi sapere che esistono delle piccole fate che proteggono i bambini particolarmente bravi, un po’ come te. Queste fate abitano in un mondo magico e, che tu ci creda o no, l’unico modo per raggiungerlo è attraverso la lavatrice. Io lo so, perché ci sono stato. Quando avevo dieci anni, proprio perché non trovavo i miei calzini da calcio preferiti, mi sono addentrato nella lavatrice e sono finito nel loro mondo. Ognuna di queste fate ha una sua specialità: dottoresse, avvocati, maestre, panettieri, e ad ognuna è affidata la protezione di un bambino buono. Solo che in quel mondo magico fa molto freddo e, allora, quando nasce la fata di un bambino buono, per proteggerlo dalle basse temperature, la Regina delle fate prende, come pegno, uno dei calzini preferiti di quel bambino, per usarlo come coperta. Bene, Martina, stanotte è nata la fata che ti proteggerà per sempre. Sei contenta?” “Sì, nonno” - rispose Martina con un grande sorriso e corse a giocare felice con i suoi cuginetti.
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Cosa rappresentano il rosso e l’oro nel Natale? Analisi del suo simbolismo
Il Natale è una festività intrisa di simbolismo e tradizioni, come la stella di Natale, l’albero decorato e, in particolare, i suoi colori più iconici: il rosso e l’oro. In molti cercano questi elementi quando si apprestano a decorare casa propria in vista dell’arrivo della festa, acquistando anche in negozi online come quello di Leroy Merlin tutto ciò che possa rimandare al calore di questo momento, come ad esempio il vischio, i festoni e il classico albero di Natale rosso e oro per un’atmosfera tradizionale. Ma quanti realmente sanno cosa significano e perché si utilizzano certi simboli? I colori del Natale: perché proprio rosso, oro e verde? La scelta dei colori rosso, oro e verde per rappresentare il Natale è intrisa di significato e simbolismo, risalendo a tradizioni antiche che si sono evolute nel corso dei secoli. Il rosso, ad esempio, era strettamente associato alla regalità e alla sovranità, come evidenziato dai mantelli, tappeti in velluto rosso e troni adornati di questo colore. Inoltre, era legato al ruolo del sacerdote e al concetto di sacrificio, elementi che trovano un profondo legame con la figura di Gesù, considerato "Sacerdote, Re e Profeta". Anche San Nicola da Bari, da cui discende la figura di Babbo Natale, indossava il rosso, collegando così il colore alla generosità e alla tradizione natalizia. Il verde, d'altra parte, è fortemente associato all'albero di Natale, un simbolo centrale della festività in quanto, essendo un sempreverde, rappresenta speranza, amore, protezione e generosità. Proprio sotto di esso, i regali appaiono magicamente, simboleggiando l'atto di donare e ricevere. Molte delle piante caratteristiche del Natale, come il vischio, l'agrifoglio e il pungitopo, sono verdi e rosse, contribuendo a rafforzare il legame tra questi colori e la stagione festiva. Per quanto riguarda l'oro, simbolo di regalità e ricchezza, in questo periodo è in realtà un omaggio alla nascita di Gesù, sovrano di grande saggezza. Rappresenta la consapevolezza di sé, l'autostima e invita le persone a intraprendere un percorso di crescita interiore, guidandole verso un miglioramento e una maggiore autoconsapevolezza. Perché si addobba l’albero di Natale? L'usanza di addobbare l'albero di Natale ha radici profonde nella storia e nelle tradizioni di diverse culture. In particolare, l'origine di questo gesto si trova nella cultura celtica, dove gli alberi sempreverdi, come l'abete, erano considerati simboli di vita e onorati dai druidi, gli antichi sacerdoti celtici. Prima dell'arrivo dell'inverno, gli abeti venivano infatti tagliati e adornati con nastri, fiaccole, campanelle e piccoli oggetti votivi, un gesto fatto per propiziarsi il favore degli spiriti e augurare prosperità. Anche nei Romani troviamo qualcosa di simile, in quanto facevano doni di rametti di piante sempreverdi il primo giorno dell'anno come segno di buona fortuna. I Vichinghi, invece, veneravano l'abete rosso, credendolo portatore di poteri magici, e lo decoravano con frutti in attesa della primavera, simboleggiando la fertilità della terra. La tradizione dell'albero di Natale come la conosciamo oggi ha invece una radice cristiana: l'abete è stato adottato come simbolo di Cristo e, nella notte della nascita di Gesù, l'albero rappresenta il luogo in cui l'umanità trova il perdono, rappresentando il giardino dell'Eden. Inoltre, la forma triangolare dell'abete è vista come una rappresentazione della Santa Trinità. La tradizione di decorare un albero come simbolo è perciò antica, ma quando è stato eretto il “primo albero di Natale”, identificato proprio come tale? Nonostante siano tante le città europee che cercano di prendersi questo primato, vantando di essere l’origine della tradizione, pare che invece si sia diffusa dalla Germania. La Duchessa di Brieg trasformò infatti un angolo vuoto nel suo castello proprio in vista del Natale, piantando un abete in un vaso e portandolo in quella sala, dove poi lo decorò. Com’è nato Babbo Natale? Babbo Natale è uno dei simboli più iconici di questo periodo, ma come è nata la sua leggenda? Pare che le radici del simpatico omone che porta doni ai bambini si trovino in San Nicola, un amato santo del IV secolo festeggiato il 6 dicembre. La leggenda narra che questo donò una dote a tre giovani povere, permettendo loro di sposarsi invece di cadere nella prostituzione. In un altro episodio, salvò tre fanciulli in pericolo che stavano per essere mangiati da una figlia in disgrazia. Queste storie di generosità e altruismo hanno reso San Nicola un'icona di benevolenza. Nel corso del Medioevo, l'usanza di scambiarsi doni nel giorno a lui dedicato si è diffuso in Europa, in particolare nei Paesi Bassi, Germania, Austria e alcune regioni d'Italia. Mentre il santo nel tempo ha perso il suo aspetto di vescovo cattolico nei paesi protestanti, questo ha comunque mantenuto il suo ruolo benefico sotto nomi come Samiklaus, Sinterclaus o Santa Claus. La figura moderna di Babbo Natale, con la barba bianca e il sacco pieno di regali, è emersa in particolare negli Stati Uniti grazie a Clement C. Moore, autore di una poesia che lo descrisse in questo modo nel 1822. Questa rappresentazione ebbe successo e, dagli anni Cinquanta, si diffuse infine anche in Europa, diventando Babbo Natale in Italia e sostituendo almeno nel nome il mito cristiano del generoso San Nicola di Bari. Read the full article
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I folletti di babbo Natale stanno confezionando Tachipirina, state in vigile attesa
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In attesa del Natale, gustate le avventure di Babbo raccolte in un mini ebook a 99 cent. Per tutti quelli che credono ancora, e sempre, a Babbo Natale 🎅 #aspettandonatale #èsemprenatale #babbonatale #raccontibrevi #ebook Check this out! https://www.amazon.it/dp/B0BN77MX7G?ref_=cm_sw_r_mwn_dp_G503BRQY2R3TFQMN79NF https://www.instagram.com/p/ClzOHdLryIn/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Caro Babbo Natale. Omicron edition (cosa chiedevamo nel 2021)
(per ricordarci un anno fa cosa chiedevamo)
Caro Babbo Natale,
te lo confesso, proprio non la volevo scrivere la letterina, quest’anno.
Il primo motivo è che qualcuno ha autorevolmente ribadito coram populo che tu non esisti. Abbiamo percepito lo sgomento bi-partizan di bambini e genitori, privati, rispettivamente, di una favola e di una scusante ipocrita. Ma è stato un attimo.
Poi, il marketing (per scontate esigenza economiche ed imprenditoriali) ha rimesso a posto le cose, anzi le pure migliorate: abbiamo versioni pubblicitarie di te in coupè fiammanti, o in bomber vistosi, tricologicamente curatissimo che manco Vacchi, va’.
Detto fra noi, marketing o no, anche la Befana è un’invenzione, solo che per vetustà di apparizione – ovverosia di epifania, etimologicamente discettando - nessuno ne contesta più di tanto l’esistenza e/o la tradizione, ormai anche anacronistica dal punto di vista commerciale.
Il secondo motivo è che rileggendo (qui e qui), per promemoria (ma anche per vanità), le letterine che ti ho dedicato negli ultimi due anni, ho constatato che quasi niente è cambiato, né per la nostra Città (compresa l’umiliante e perdurante posizione nella classifica della vivibilità urbana e gli scazzi nel Piddì locale), tanto meno per l’umanità.
Abbiamo ancora gli stessi problemi (non nell’ordine): pandemia dilagante, validazione tessere del PD irpino, gente no-vax, classi dirigenti locali inadeguate, maleducazione civica, gente no-greenpass, servizio sanitario locale molto discutibile, precarietà del lavoro, povertà in aumento, giovani senza futuro né pensione, mortalità sul lavoro, violenze domestiche, episodi criminali nel nostro Capoluogo, disastri ambientali, guerre e diaspore, divisioni sindacali, sfacelo dei piani di zona. And counting, come si dice adesso.
In più, l’inflazione (cara vecchia compagna di decenni passati) è tornata a farsi sentire, così come il caro-combustibili, memoria di un’austerity con indiscussa dignità storica. Neanche i nostri piissimi desideri sono cambiati (vorremmo città pulite, persone meno maleducate, guidatori meno incivili, liste di attesa sanitarie almeno accettabili, trasporti decenti, esponenti politici adeguati e competenti, scuole nuove e più ampie, asili nido, and much more counting, anche qui), per cui diventa inutile e ridicolo ripetersi epistolarmente a cadenze annuali, data anche l’inerzia nel non risolvere i problemi quotidiani più sentiti.
Ci sarebbe pure un terzo motivo: me.
Quest’anno, ho provato un’immensa gioia, durata il tempo di un’estate, ma attualmente vivo una disperazione senza fine. Dopo più di vent’anni di grande e puro amore, quest’estate ci eravamo sposati, e dopo neanche tre mesi, una rapida e impensabile malattia si è portato via il mio adorato compagno/complice/amico/marito. Egli era il mio tutto. Il mio mondo attuale è stravolto e ho sbattuto violentemente la mia ragione contro il senso (assurdo) dell’universo, religioni comprese. Roba da cui si esce (chi ce la fa) molto malconci. Non so venir fuori dalla mia depressione e non so come sublimare l’incolmabile perdita e l’incommensurabile dolore che ne è derivato. Vorrei chiederti di restituirmelo, il mio amore immenso, ma è irrealtà e per questa irrealtà, nonché per l’assurdità dell’accaduto, io sto impazzendo. Vorrei soprattutto chiederti perché te lo sei portato via.
Tuttavia, ti scrivo, perché così mi sfogo (un po’ come le comari che inveiscono malamente contro San Gennaro quando non si scioglie il sangue nell’ampolla) avendoti (come molti) sovrapposto all’idea di Centro-Regolatore-Massimo-con-interfaccia-umana, una specie di icona/avatar di Padreterno, magari più intelligibile da noi umani. Sì, Babbonatale, da quest’anno ce l’ho ferocemente contro di te, perché hai trasformato la felicità e soprattutto la grande serenità che avevamo conquistato in strazio inguaribile.
Tralascio – per pietà nei confronti dei Lettori - le mie dolorose vicende personali, e mi dedico al solito bilancio di fine anno, con annesse nuove e/o reiterate richieste.
Indubbiamente, la migliore buona nuova per il pianeta è stata la formulazione di più vaccini anti SARSCov2. Siamo a cinque, escludendo per ora il vaccino cubano che promette meraviglie. La cattiva notizia, di converso, è che non tutti ne hanno accesso. La prima richiesta che ti rivolgo è, dunque, che tutti possano usufruire dell’immunizzazione vaccinale.
Non ti chiedo, conseguentemente, di far cambiare idea ai no-vax, anzi agli anti-scienza, come è più giusto definirli (perché no-vax potrebbe identificare anche coloro che non possono accedere ai vaccini, come ci ha spiegato Michele Serra). Immagino che la loro protesta sia più contro un indefinito/indeterminato sistema general-generico in cui intendono non riconoscersi (per svariatissimi motivi, che non sempre essi stessi riescono a descrivere intelligibilmente, le cui analisi sarebbero oggetto di trattati di sociologia, o di psicologia) che contro la formula bio-chimica di un preparato, sicuramente non più dannoso di altri farmaci in commercio.
Io mi fido della scienza: sono un’eroina della doppia dose di AstraZeneca. Non mi fido dei media che cercano il click-baiting, la rissa, il traffic-whore, per qualche punto in più di auditel, o qualche copia in più venduta in edicola (in un mercato editoriale al lumicino), alla stessa stregua del politicante che vuole pescare in tutti i bacini, come una raccolta di punticini a briscola.
Anche i no-greenpass vivono una sindrome di antagonismo ad un non ben delineato ‘sistema’ che ritengono in ogni caso coercitivo. (Sarei curiosa di sapere che ne pensano gli abitanti di Minsk dei nostri no-green-pass. Giusto per.)
Il mondo è molto variegato, indubbiamente. Tuttavia, mi dispiace molto (considerata la tragedia planetaria che viviamo) che si dia sproporzionato (come ha detto pure il nostro amato Mattarella) spazio a minoranze, le quali hanno sì il diritto di protestare (non viviamo in una dittatura, nonostante i loro slogan), ma non quello di essere sovra-rappresentate dai media , creando distopie e dissonanze nell’opinione pubblica, cercando lo scontro in diretta video, il sensazionalismo e l’audience-a-tutti-i-costi.
(Fra poco, l’attenzione dei media si sposterà sulle elezioni quirinalizie. I media apriranno altre piste nel confuso circo tra giornalismo e spettacolo.)
Anyway. Noi Italians potremmo annoverare come ottime notizie tutte le vittorie sportive, i successi scientifici ed artistici, come pure l’unico successo politico dopo decenni di sprofondo, ovverosia, Mario Draghi Presidente del Consiglio (il quale è un po’ anche orgoglio altirpino, lo sapevi Babbonata’?). Di ciò ce ne stiamo compiacendo, nel combinato disposto del complimentone della Merkel, la quale auspicava per la Germania la stessa situazione vaccinale dell’Italia e l’articolone su The Economist, come miglior Paese per cambiamenti positivi.
Siamo il Paese dell’Anno, abbiamo superato i blasonati, in particolare il Regno Unito, cui rode parecchio assai. Non te l’avevamo chiesto l’anno scorso, ma grazie lo stesso per i regali: da Jacobs a Tamberi, da Vio a Goggia, dai Maneskin, agli Azzurri, da Parisi a Palmisano. Il Colosseo è il patrimonio UNESCO più visitato al mondo, l’Italia è il Paese che nel mondo ha più siti UNESCO (di cui cinque solo in Campania, prima tra tutte le Regioni). Siamo finanche diventati primi in Europa per riciclo rifiuti.
(Dài su, manca solo l’Oscar a Sorrentino e facciamo cappotto.)
A noi, tapini com’eravamo ed intimamente ci sentivamo, sarebbe bastato sfangarla con la pandemia, tornare a ballare sulle spiagge e durante i veglioni di Capodanno, farci di mojitos d’estate e di spritz d’inverno, alla faccia del CoVid-19, nelle più plausibili declinazioni del nostro ingenuo ‘andrà tutto bene’.
Ci hai messo una grande responsabilità sulle spalle, invero, regalandoci – oltre ai successi sportivi, culturali, scientifici ed artistici – anche del buonsenso, che finora ci difettava. Però, noi – Paese dell’Anno - abbiamo avuto in dono anche Sergio Mattarella e Mario Draghi. Non uno, bensì due pazienti veltri dotati di ottimo buonsenso, due conducatores e non uno soltanto, tanto invocati e anelati da populisti incalliti (qual siamo da sempre) ma fino a ieri in scacco di leader e leaderini abbaianti e straparlanti.
Ecco, posso dirlo? Il tessuto socio-culturale si sta smacchiando del populismo più deleterio e materico grazie a scienza e competenza, e ciò è un bene. La nuance che rimarrà potrebbe serenamente rientrare nella categoria della socialdemocrazia, di cui l’Unione Europea penserà a ridefinire la giusta tonalità.
A ben pensarci, approfittando, ti chiederei di far riscrivere la lista delle istanze di sinistra al Piddì (sempreché voglia rimanere un partito di sinistra, beninteso), perché adesso c’è una gran confusione.
Il lavoro, la sua sicurezza economico-contrattuale e fisica, la ricostruzione e il rafforzamento del welfare state, una più equa e progressiva tassazione, il primato del pubblico nell’istruzione e nella sanità sono temi che devono ritornare nel loro alveo politico-ideologico naturale, non più oggetto di contesa mediatica per slogan, urlati alla bisogna (sempre per quella storia dell’audience) da partiti la cui storia è andata – fino a ieri – in altra direzione.
(Mmh, questo paragrafo sembra scritto da Landini.)
Poi rimangono ancora i temi della cittadinanza, dell’integrazione, della legge Zan, dell’estensione dei diritti civili ...
Vabbe’. La chiudo qui. Per quel che mi riguarda, già non ero fan delle festività stagionali invernali (mi adeguo alla lessicologia politicamente corretta comunitaria), ma da quest’anno odierò ogni altra festa, per il fatto di ricordarmi tempi migliori, da me ormai persi per sempre.
Per quello che riguarda Voi Lettori, beh, Vi auguro almeno serenità e tanta salute (le migliori forme di felicità) e tanta pazienza ancora.
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Natale non Natale...senza bimbi piccoli con l'adrenalina a mille che non dormono, che iniziano alle tre del mattino a chiederti se possono alzarsi.. in attesa di Babbo natale e ..chissà se le renne avranno mangiato i biscotti 🍪... lo sguardo stupefatto alla vista dei doni.."guarda mamma hanno mangiato tutto anche il latte!!".. quest'anno sarà un Natale "silente" i figli crescono e vanno x la loro strada come è giusto che sia..quest'anno sarà comunque un bel Natale perché vedrò la gioia di mio figlio nei suoi occhi ..nei suoi monti..
Buon Natale a tutti VOI lo dico col ❤
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Cinema di Natale
Un film su Gucci, un film su Spiderman, un film su Diabolik, un film su Babbo Natale.
Un film su una persona normale, no?
Niente cinema quindi: rimango a casa a piangermi addosso.
In attesa di tempi ed arti migliori.
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Natale 2023 a Genova
E’ un Natale 2023 ricco di novità quello di Genova, davvero da non perdere. La prima grande novità, realizzata con la collaborazione dell’Arcidiocesi di Genova, è quella del Passaporto dei presepi dove, come con il Cammino di Santiago, è possibile ricevere un timbro per ognuno dei 45 presepi aderenti all’iniziativa. I presepi si trovano sia alcuni dei luoghi più suggestivi della città, come la cattedrale di San Lorenzo, il santuario della Madonnetta, il museo dei Cappuccini, il museo di Palazzo Rosso e Palazzo Tursi, ma anche in luoghi più nascosti e inconsueti e seguirà le tempistiche e le tradizioni proprie di ciascun sito, ad esempio quelli del mercatino di San Nicola e i Cappuccini sono già visitabili. I passaporti potranno essere ritirati presso le edicole convenzionate con i servizi demografici a partire dall’8 dicembre e gli abbonati alla testata diocesana Il cittadino lo riceveranno invece direttamente a casa. L'ultimo timbro dovrà essere nella giornata di chiusura della manifestazione, in concomitanza alle celebrazioni della Candelora, il 4 febbraio, a Palazzo Ducale, dove è allestito il presepe di Casa Luzzati, poi saranno consegnati i riconoscimenti a chi avrà conseguito il maggior numero di timbri sul passaporto. Inoltre, per ricordare gli 800 anni del primo presepe allestito nel 1223 a Greccio da San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, il professore Giulio Sommariva e il rettore della Basilica di Assisi guideranno un momento di riflessione sull’importanza culturale e religiosa del presepe. Attesa soprattutto dai più piccoli tornerà ad animare le delegazioni genovesi la slitta di Babbo Natale, pronta a regalare magia con animazioni, letture dedicate al Natale, caramelle e sorprese per i bambini, che arriverà anche volando in mongolfiera. Protagonisti del Natale genovese saranno anche i presepi viventi, oltre a cinque presepi diffusi sul territorio cittadino, con due a Voltri, uno all’Acquasanta, uno a Granarolo e uno a Ceranesi, il 5 gennaio si terrà una rievocazione storica del corteo dei magi, che culminerà con l’allestimento di un presepe vivente nel chiostro del Museo Diocesano. Tre diversi cortei, a cui prendono parte figuranti dei gruppi storici con costumi del periodo del presepe del Maragliano, uno per ciascun magio, partiranno da tre chiese del centro storico, san Filippo, san Marco al molo e santa Maria di Castello, confluiranno alla cattedrale di san Lorenzo da cui poi, accompagnati da sua eminenza monsignor Marco Tasca, infine si sposteranno nel chiostro del museo diocesano. Read the full article
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Con i festeggiamenti dell’8 dicembre prendono ufficialmente il via i preparativi per la Festa più dolce, bella e Magica che ci sia. Sarà dunque Natale anche quest’anno, in questo 2020 dannato che di molto ci ha privato, alle volte persino dell’aria stessa che respiravamo. Quante vite ha stroncato e quanti problemi ha causato e purtroppo non ne vuole proprio sapere di mollare il colpo, continuando a provocare dolore in ogni angolo del cuore del Mondo. Eppure per fortuna non ci ha portato via la voglia di fantasticare e di sognare che ci trasmette questa Festività veramente unica nel proprio genere. Così tornano puntuali gli alberi e i balconi addobbati con tanto di luci super luminose e colorate. Luminarie anche per le strade che regalano gioia all’anima lungo le notti gelate. Ci si lascia trasportare dall’entusiasmo e dalla scia delle forti emozioni che tale visioni suscitano agli occhi, con la voglia di stoppare la realtà che ci circonda, accantonando anche se solo per un momento quel virus e quegli impedimenti che ci sta creando, senza vedere al momento una qualche via di uscita. La speranza non ce l’ha portata via e questa voglia di lasciarsi andare, aspettando con ansia l’arrivo di Babbo Natale n’è una chiara conferma. Non potremmo fare granché e questo crea di sicuro amarezza, ma pensateci bene l’importante alla fine è essere vivi avendo la possibilità di poter festeggiare seppur in maniera diversa, riscoprendo la vera essenza di questa Festa. Questo anno maledetto una cosa positiva ce la sta comunque lasciando: la possibilità di riscoprire Noi stessi, le cose che contano davvero e i veri valori che questa Società sempre più superficiale impone. Non sarà magari un Natale ricco di doni e di cenoni con amici e parenti, ma sarà comunque Natale ed è questo ciò che conta. Buona attesa a tutti allora e che la spensieratezza sia con Noi!
@elenascrive
#8 dicembre#immacolata#aspettandoilnatale#natale#aspettative#speranza#sognare#fantasticare#io#me stessa#pensieri#riflessioni#riflettere#stati d'animo#sensazioni#io scrivo#scrivo#scrivere#scrivendo#scrittura#scrittura creativa#mie parole#parole mie#vita#vivere#leggere#poesie#versi
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Caro Babbo Natale,
ho smesso molto tempo fa di credere in te, anzi, in realtà, ho smesso di credere un po' in tutto...
Quant'era bello da bambini, svegliarsi di mattina e correre sotto l'albero, per scartare il dono che tanto desideravamo ricevere, e vedere che, biscotti e latte, lasciati lì sotto, la sera prima, erano magicamente scomparsi. Il Natale, era per me, come, immagino, per molti bambini, un giorno speciale e allegro, un giorno in cui incontrarsi con amici e parenti, in cui ridere e far festa...
Da un po' di anni, però, è tutto diverso: mi chiedo dove sia quella spensieratezza e se mai ritornerà, perché ora mi sembra irraggiungibile.
I cosiddetti "giorni di festa", per me sono giorni di incubo, di ansia, perché incontrare parenti che rivolgono occhiatacce o parole poco gradevoli, circa il mio comportamento e il mio aspetto, non fanno molto piacere; e non fa piacere nemmeno, sedersi a tavola per ore intere, e vedersi passare davanti mille piatti diversi, che per me non rappresentano un piacere, ma una tortura, sono numeri, numeri troppo elevati di cui potermi cibare, e non sono pronta a reggere tutto questo. Quest'anno in particolare, potrebbe andare un po' meglio degli anni precedenti, perché a causa covid non si potranno creare assembramenti, e potrà sembrare egoistico, ma a me fa davvero piacere perché non dovrò sottopormi ai loro sguardi carichi di pietà o di disapprovazione.
Ma sapete cos'è?
È che mi sembra così ridicolo, ciò che penso, o meglio, ciò che la malattia mi fa pensare... ho già perso tutto a causa sua, tutto tranne la vita...
Perciò, caro Babbo, io ho una richiesta da farti per questo Natale: ridammi la mia serenità, la mia felicità, non ne posso più di stare qui, permettimi di vagare per i cieli, insieme a te nella notte più attesa del mondo e per tutte quelle che ne seguiranno. Libera me e di conseguenza la mia famiglia, da questo enorme peso, o almeno, dammi la forza per liberarmene.
Babbo, so che è una richiesta insolita, ma tu d'altronde occogli sempre tutto, no? Dammi un motivo per credere di nuovo in te, ci conto...
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Lettere da un paese chiuso 28
Quando muore Babbo Natale. Eravamo felici, e non lo sapevamo.
Queste lettere hanno un mese, il 21 febbraio ci fu il primo caso di contagio rilevato, a Codogno. Sembra passata una vita, e sono passate invece tante morti. Bergamo ha preso il posto di Codogno, perfino il primo morto a Cuba era un bergamasco: due coppie di anziani in vacanza a basso costo, le due donne contagiate, l’altro uomo no. Nelle ultime 24 ore ci sono stati, a Bergamo, 509 contagi (a Milano di più, 526, ma non c’è proporzione tra le due città). I malati restano in barella anche 48 ore, in attesa del ricovero. Ormai si muore spesso in casa, le ambulanze faticano a tener dietro alle chiamate, i parenti sanno che i più fragili non avranno accesso alle terapie intensive, e si rassegnano a tenerli a casa: morire, ma non da soli. Non è che manchi la solidarietà: Ci sono almeno dieci ambulanze guidate da autisti delle altre provincie. Vi ricordate Amatrice ? Hanno mandato cento camici chirurgici. Vi ricordate l’ Irpinia del terremoto ? Stanno facendo una sottoscrizione. Ma un’altra colonna di camion militari è pronta. Muore il custode dell’orologio planetario di Clusone, muore il presepista di Ponte San Pietro, muore il dottore degli oleandri di Pumenego, muore Siro, il Babbo Natale di Torre dei Roveri, muoiono preti e suore, muore l’ex carabiniere che aveva fondato la onlus “Caduti di Nassirjia” e il carabiniere in servizio, muore la cassiera del supermercato: muoiono le piccole storie delle piccole comunità. Mi sono chiesto perché non mettiamo una scritta sui balconi, o un distintivo da Facebook con sopra scritto “Io sono bergamasco”. L’abbiamo fatto tante volte: mettere i colori francesi sui nostri profili per dire che eravamo con loro, dopo quella raffica di attentati a Parigi, “ Je suis Charlie” per dire che eravamo con quella redazione colpita. Adesso diciamo che stiamo con i medici e gli infermieri, ci mancherebbe altro. Ma nessuno dice “io sono bergamasco”. Il fatto è che nessuno di noi vive a Parigi, nessuno fa satira sul fondamentalismo islamico: e invece tutti potremmo essere una seconda Bergamo, e Brescia teme di diventarlo. E allora non ci arrischiamo a dire “Io sono bergamasco”: anche la solidarietà impone le distanze, qualche volta. Ci sono molti angoli d’Italia che per causa di focolai trascurati e misure di sicurezza non rispettate, rischiano di diventare come Bergamo: il record di contagi milanesi negli ultimi giorni è figlio di un maledetto week end di inizio mese, sole e parchi. E questo, con un po’ di scaramanzia, frena le chiacchiere e i distintivi. Un modo di dire la nostra solidarietà c'è: fare in modo che le nostre città e i nostri paesi tengano a bada il contagio, mantengano posti liberi nelle terapie intensive, si prendano cura dei bergamaschi vivi e dei bergamaschi disposti sui camion, come i bergamaschi si sono sempre presi cura degli altri. Ho pensato perchè in certi momenti , adesso, mi sento bergamasco. Intanto perché è difficile non voler bene a un popolo che stringe i denti per non piangere, o piange e stringe i denti.
E poi per me è una terra di alpini. Sono stato una volta in un cinema di Bergamo bassa, sul viale che sale dalla stazione, invitato dagli alpini a parlare di qualcosa, forse della vicenda dei marò. Io non ho fatto l’alpino: mi hanno spedito, artigliere, in punizione in Sicilia, dall’altro capo di Italia: mai punizione fu così felice, perchè ho scoperto e imparato ad amare la Sicilia. Ma vengo da una terra di alpini, li conosco, e ho prestato il mio nome quale direttore di una rivista di sezione dell’Ana in Friuli, “Alpin jo mame”, che non ha bisogno di traduzioni. Io non vi chiedo di ricordare quello che hanno fatto in Bosnia o in Mozambico, o in Afghanistan, no. Li abbiamo visti in Abruzzo, no ? Li vediamo quando c’è da fermare il traffico per una gara podistica, o regalare il loro lavoro, il loro tempo per qualunque cosa serva, fosse pure solo donare il sangue ? Li abbiamo applauditi quando sfilavano a Milano, pochi mesi fa ? Certo, non sappiamo che a Sefro, una frazione marchigiana sulla strada che da Assisi conduce a Loreto, c’è un edificio polifunzionale in legno appena finito, e finirlo sono stati gli alpini bergamaschi. Il solo gruppo ANA di Nembro ha avuto undici vittime. Andati avanti, nel linguaggio degli alpini. Gli altri, adesso, sono alla Fiera, a mettere in piedi un ospedale da campo.
Non solo loro, quanto a solidarietà: ho incontrato più missionari e volontari bergamaschi, negli angoli sfortunati del mondo, che di qualunque altra città italiana. Per anni sono stato tallonato affettuosamente da una persona speciale, Giangi Milesi, presidente del Cesvi. Sapeva del mio rapporto difficile con le ong, e lo scavalcava con affetto ed entusiasmo. Andavo una volta l’anno in un teatro di Bergamo, dove Cristina Parodi conduceva una serata per raccogliere fondi per la solidarietà ai quattro angoli del mondo, in stile bergamasco: poca ideologia, maniche tirate su, molti fatti. Adesso Giangi ha il Parkinson, e lo affronta con coraggio. I suoi sono in missione sotto casa, ad aiutare gli anziani soli e l’ospedale Giovanni XXIII.
Come tanti, posso dire di conoscere più l’aeroporto di Bergamo, che la città. Ci sono tornato l’ultima volta due o tre anni fa, in Città Alta, per parlare a un evento dedicato ai viaggi, Ulisse Fest. Provo, adesso, a ricordare i bergamaschi che mi ricordo di aver conosciuto. Il primo è il mio caporedattore quando stavo a “Epoca”, Gualtiero Tramballi. Un capo duro e gentile, intelligente e severo, che ti aiutava a crescere. Mi ricordo quella volta che andai, per non ricordo più quale storia, a Bergamo. Mi passò il pezzo con un’attenzione doppia. Mi ricordo Gigi Riva, allora inviato de Il Giorno nei Balcani, e poi a L’Espresso, un bergamasco innamorato dei Balcani. L’altro giorno, dopo che avevo scritto in queste note di Sarajevo, ho parlato al telefono con Bogdan Tanjevic, l’uomo del basket. Abbiamo parlato di Sarajevo, e di Trieste dove vive, e alla fine mi ha detto : “Salutami Gigi Riva”. Diciamo che ho molti conflitti d’interesse, anche quello egoista di pensare che se diciamo “io sono bergamasco” vorrà dire che non lo siamo diventati, che abbiamo smorzato l’onda del contagio. Gualtiero Tramballi, il caporedattore di cui vi ho detto, aveva scritto, nel 1976, un libro sul terremoto del Friuli. Forse mi aveva preso a benvolere per questa ragione. Certe volte mi chiedo ancora cosa mi correggerebbe, se scrivessi che un mese fa eravamo felici e non lo sapevamo. Oppure siamo stati felici senza saperlo, fino a poco più di un mese fa. Accetterei ancora adesso quelle sue correzioni, da bergamasco ruvido e buono.
Il decreto CuraItalia ha molte cose che non vanno, ma bisogna essere uniti. Mi limito a segnalarne umilmente una: là dove si definiscono obbligatorie le mascherine chirurgiche per i medici e il personale sanitario. Non è così: le mascherine chirurgiche possono bastare per i malati, non per chi li cura. E del resto mancano anche quelle. E’ un’idea borbonica cavarsela imponendo qualcosa per legge, e così lavandosene le mani, io ho la coscienza pulita. In Francia, dove pure seguono il modello italiano, il governo ha sequestrato tutte le mascherine, e le ha distribuite al personale medico. Quelle in più nelle farmacie, distribuite con ricetta medica innanzitutto a immunodepressi e anziani. Ieri in televisione, parlando di scarse protezioni, mi sono tornati in mente gli alpini, e mi è venuto da dire che abbiamo trattato i medici e gli infermieri come gli alpini in Russia: scarponi di cartone, e via con l’eroismo.
Toni Capuozzo
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Buon Natale
Buon Natale a chi ha perso il lavoro e non sa come portare avanti una famiglia.
Buon Natale a chi ha perso qualcuno di caro e ne sente, oggi più che mai, la mancanza.
Buon Natale a chi non crede più a nulla.
Buon Natale a chi sta soffrendo, a chi sta piangendo.
Buon Natale ai bambini, ai genitori, agli zii, ai cugini, agli amici.
Buon Natale ai nonni.
Buon Natale a chi aspetta Babbo Natale.
Buon Natale a chi aspetta una luce in fondo alla disperazione.
Buon Natale a chi, quella luce, l'ha trovata.
Buon Natale a quella persona anziana che è sulla sua poltrona da sola, in attesa di una chiamata che non arriverà, di una visita che non riceverà.
Buon Natale a chi c'è e a chi non c'è più.
Buon Natale a chi il Natale lo sente, tra un sorriso e una lacrima di bellissimi ricordi che resteranno amaramente tali.
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