#artificioso
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SOLE NUOVO
Ingobbite rette e cerchi discontinuisoppesano la saggezza dell’omeroin un artificioso transitoal di fuori della normalità.Si concatenano presuppostidi grande portatariferiti a improvvisi eventiintinti in scorie profonde.E in quel primitivo nubifragiooltre un senso d’ossigeno leggeroopposto al pensieronasce inaspettataun’escalation di vita nuovasul davanzale di ciclamini sbocciatinel volteggio…
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E in questo mondo così artificioso, dove anziché saper custodire, impari a cancellare ogni giorno qualcosa, lei continua a credere che i gatti ci sanno fare con gli incantesimi e che sia possibile mimetizzarsi con l'aria, con i muri, con le lanterne e i lucernari.
Davydbox
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Il Padrino Parte II
Per incarnare il personaggio di Don Corleone con tanta accuratezza, De Niro si recò in Sicilia e vi risiedette per un periodo per imparare la lingua italiana con il dialetto siciliano, finché non padroneggiò il personaggio e lo interpretò.
Realisticamente, senza essere troppo artificioso.
Questa non è stata solo la sfida più importante per De Niro, ma la sfida più grande è stata quella di trovare lo stesso tono di voce rauco con cui parlava.
Ha Marlon Brando nella prima parte. E De Niro ci è andato davvero vicino
Lo ha detto in un modo che corrispondeva a quel tono, e lo ha detto bene in un modo che ha stupito tutti coloro che hanno visto il film, rendendolo ampiamente meritevole di un Oscar per il suo ruolo, e Vito Corleone immortala quel tono.
Il personaggio iconico della storia del cinema
Globalismo.
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"Temo di stare per esplodere, Lloyd"
"E allora esploda, sir"
"Ma così ferirò chi mi sta vicino..."
"Basta trasformare l'esplosione in un fuoco artificiale, sir"
"Per scoppiare lontano da tutti?"
"Per illuminare anche un periodo buio in maniera sorprendente, sir"
"A volte le esplosioni emotive possono essere utili, Lloyd"
"Solo per chi è artificiere e non artificioso, sir"
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Finito il secondo libro di Nietzsche, Sull'utilità e il danno della storia per la vita, e la tesi è proprio quella espressa nella citazione di cui sotto, e cioè che le scuole non insegnano la vita ma un artificioso chiacchiericcio sulla cultura che diventa la cultura stessa. È dunque possibile una scuola maestra di vita? A giudicare da tutte le scuole venute dopo Nietzsche si direbbe proprio di no, se non al massimo maestra di una vita intesa come preparazione a "l'inserimento professionale", che è poi la grande foglia di fico che nasconde l'assoluta insipienza delle istituzioni scolastiche, di tutti gli ordini e gradi (polli, polli di allevamento siamo, nella grande batteria della civiltà della tecnica).
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"Temo di stare per esplodere, Lloyd"
"E allora esploda, sir"
"Ma così ferirò chi mi sta vicino..."
"Basta trasformare l'esplosione in un fuoco artificiale, sir"
"Per scoppiare lontano da tutti?"
"Per illuminare anche un periodo buio in maniera sorprendente, sir"
"A volte le esplosioni emotive possono essere utili, Lloyd"
"Solo per chi è artificiere e non artificioso, sir"
🦖
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È tutto così artificioso e perfetto che mi viene da urlare, perché io sono imperfetto ed umano ma non puoi darlo a vedere dato che il vero non si vende bene.
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SENSI DELL’ARTE - di Gianpiero Menniti
TRACCE DI MONDO
Egon Schiele (1890 - 1918) è uno dei molti artisti banalmente interpretati da una critica “patografica” che riduce la libertà d’espressione a riflesso della psiche. Così, quest’originale e geniale pittore è stato inteso alla luce delle sue presunte turbe di uomo irrisolto, ossessionato dalle pulsioni, immerso in una soggettività patologica. Ha ragione Massimo Recalcati: letta in quest’ottica, l’arte diventa misera cosa. Ma qui, la sua critica a un forzato psicologismo e la sua visione dell’inconscio dell’opera, proposta d’origine lacaniana, non è sufficiente: conduce fino a una soglia e non l’attraversa. Non può varcarla. Scrive Lacan:
«Il reale è ciò che resiste al potere dell’interpretazione. Il reale non coincide con la realtà poiché la realtà tende a essere il velo che ricopre l’asperità scabrosa – «inemendabile» – del reale.»
La sensibilità, estrema, di un artista, corrisponde alla sua capacità di scorgere oltre la realtà delle cose: la sua personalità altro non è che l’espressione di un’epoca intrecciata con una storia personale, crogiolo vivente di molteplici fonti, variamente assorbite, costitutive di una dimensione culturale e sentimentale, infine stagliate su una tela. Anche se l’interpretazione artistica fosse cosciente, questo non implica l’emergere di stati profondi nei quali fonti misteriose abbiano messo radici. Scrivo nel mio “Sarà dipingere!”:
«L’urto lacaniano è un risveglio che tende ad annullare lo scenario artificioso dell’io: questo risveglio non è più una forma che riflette il soggetto ma un apparire concreto e insormontabile che in un tratto di colore o in un oggetto o in un luogo, rifondano la percezione, la svuotano per fare spazio all’imprevedibile.»
Proseguendo, nello stesso testo aggiungo:
«La parola manca. Ma non all’arte. Che possiede il fragore di un fulmine muto. Non risponde alla domanda. Ma rende “visibile” il “pensabile”. Un pensabile vagheggiato nel processo creativo e che, poi, all’improvviso, appare. Ed ecco la ragione di un inconscio dell’opera che trascende l’autore. Di qui, il motivo per il quale un’opera d’arte, un dipinto, una poesia, è un enigma che non si lascia mai spiegare fino in fondo, ma può solo essere compreso, solo interpretato. Entro un limite invalicabile. Come il punto ombelicale di un sogno che lo stesso Freud volle risarcire di una muta barriera che nessun acume può violare.»
Se tutto questo è vero, allora neanche Schiele, pur conducendo l’osservatore sul culmine della soglia, può accompagnarlo oltre. Ma lo lascia attonito al cospetto di una visione sostenibile per tracce: “Il cieco”, tela del 1913 (collezione privata) recupera una rappresentazione simbolica di straordinaria inventiva: la figura di un essere umano senza la vista intorno al quale sorge l’immaginario infinito della sua mente, la proiezione di forme create dal tatto, dall’odorato, dal gusto, dall’udito. Immagini interpretate, vissute come analogia di memorie conservate, intrise di una sensualità più acuta, di una percezione più complessa. Tracce di mondo. Di un mondo nascosto. Impetuose e tragiche per l’anelito a una visione impossibile. “Il cieco” reclina il capo. Come ciascuno di noi di fronte alla soglia che ci separa dal mistero.
- In copertina: Maria Casalanguida, “Nulla dies sine linea”, 2010, collezione privata
#thegianpieromennitipolis#arte#arte contemporanea#Egon Schiele#jacques lacan#massimo recalcati#sigmund freud
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«Sócrates no da lecciones por dinero: vender la sabiduría y el propio cuerpo es para él igualmente vergonzoso. Pasa su vida incitando a los atenienses a la virtud, sacándoles de la fe ingenua en las ideas contradictorias o confusas en que viven. Trata antes que nada de elevar moralmente el círculo de sus amigos, es decir, de todo el que se le acerca: incluso al hombre de gobierno asigna ésta como primera obligación. Se trata de un libre diálogo, no de pomposas tiradas ni de artificiosos enfrentamientos de discursos; y falta toda pretensión doctoral, pues Sócrates mantiene la modestia propia del hombre del pueblo y la exagera incluso mediante su ironía y su “sólo sé que no sé nada”».
Francisco Rodríguez Adrados: La Democracia ateniense. Alianza Editorial, pág. 388. Madrid, 1995.
TGO
@bocadosdefilosofia
@dias-de-la-ira-1
#francisco rodríguez adrados#rodríguez adrados#adrados#la democracia ateniense#sócrates#virtud#ética#diálogo#mayéutica#ironía#ironía socrática#declaración irónica de ignorancia#gobierno#hombres de gobierno#educación#saber#prostitución#prostitución del saber#dinero#enfrentamientos#discursos#democracia#filosofía griega#época antigua#teo gómez otero
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Venticinque anni fa
ci dissero che grazie all'euro avremmo lavorato un giorno in meno guadagnando come se avessimo lavorato un giorno in più.
Eppure sta accadendo l'esatto contrario praticamente ovunque.
Nonostante tra l'altro l'automazione e la digitalizzazione dei processi produttivi, che in teoria avrebbero dovuto rendere gli esseri umani sempre più liberi, oggi in tutta Europa è in corso un costante processo di spoliazione di risorse, opportunità e diritti a danno dei popoli, che viene spacciato come necessario, fisiologico, naturale e inevitabile, ma che in realtà è subdolo, finto, artificioso, studiato a tavolino.
E sembra che agli Italiani piace!!!
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§ 3.668. El evangelio según San Mateo (Pier Paolo Pasolini, 1964)
MARTES, 28 DE ENERO DE 2025
Siempre he escuchado, e incluso leído, que esta películas es una de las bíblicas más importantes. En una personalidad -director, actor, crítico, ensayista, dramaturgo, polemista, etc.- tan poliédrica y controvertida se han difícil de creer. Además de ateo y comunista, era profundamente combativo con las tradiciones, con el stratus quo, con la política como institución, y me atrevo a decir que incluso con la iglesia oficial.
Y, sin embargo, se desmarca con esta auténtica maravilla. Respetuosa, tradicional, sensible, delicada, fiel -al parecer, no he leído el evangelio y no puedo opinar con criterio propio, aunque me fío de las opiniones de los entendidos que así lo afirman- el texto bíblico y, desde luego, tremendamente vitalista, optimista, moralista y verdaderamente cristiana.
Los episodios y circunstancias de la vida de Jesús están contados con sencillez, sin artificios, sin recurrir a técnicas complicadas, planos o encuadres artificiosos. Su regocijo en las caras, en los rostros, en la humanidad de los seres nos acerca a una historia personal, individual, de la persona de Jesús, no de su mensaje. No es exactamente así. El mensaje llega desde la humanidad de sus personajes y participantes del discurso.
La música es de Luis Bacalov, con pasajes de la Pasión Según San Mateo de Bach, naturalmente, siempre en los momentos estelares, los que marcan el comienzo de episodios trascendentes. Aporta, además, algunos cantos de espirituales negros, música de iglesia claramente, que dotan a la parte musical de una intemporalidad misteriosa. No se hace raro oír un órgano de Bach y luego una (de mujer negra) voz salmodiando un canto.
Mención aparte merece Enrique Irazoqui, el Jesús de la película. Esta era su primera película, y sin duda la más célebre. Sólo hizo cuarto más y un par de documentales. Supongo que no tenía interés por el cine. Él es Jesús. Punto. Es la imagen canónica de quien fue Jesús. Más pequeño, menudo y feo que la imagen idealizada que se representa de él en el arte tradicional.
Tremendamente respetuosa, no se le aprecia una sombre de crítica, una imagen que deteriore el mensaje de Jesús. Es un fiel retrato de la tradición bíblica. Al pie de la letra. Los milagros son incluso prestados como algo natural, normal, lo que la gracia de un ser divino hacía porque lo hacía. Sin más. Sin mérito.
Seguramente Pasolini quería creer y no pudo. O no tuvo la fe, o su razón no le llevó a la dicha de la fe, o sencillamente renegaba de ella por motivos diferentes a los espirituales. Probablemente su pulsión sexual le alejaba del discurso. Pero la cinta puede verse como un ensayo del propio director para querer creer.
Se suele decir que presenta el pasaje bíblico desde un punto de vista Marxista. No me lo ha parecido. Sencillamente, es que el mensaje de Jesús tiene muchas concomitancias con el mensaje que tradicionalmente se ha extraído de la teoría marxista. Pero únicamente cuando se lee a Marx desde el buenísimo bienintencionados. El Marxismo es, antes que otra cosa, un mensaje económico. Y aquí no hay nada de eso.
Cuando Jesús platica en la película no escatima aspectos característicos de la religión católica. Al fin y al cabo, Jesús era un revolucionario. Alguien que se levantó con otra el poder establecido. Todo un líder de la revolución, religiosa y piadosa en su caso, pero revolución al fin y al cabo.
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Un Sogno di Pietra, Legno e Parole
Mi ritrovai immerso in un teatro barocco, un edificio artificioso, dove a partire dall’ingresso davanti il senso della teatralità era palpabile. Un gigante grigio portale finto barocco, con un tendaggio marrone sorretto da cordoni bianchi, richiamando una logora tunica monasteriale, dava accesso ad un ambiente sfarzoso e lugubre allo stesso tempo. Un enorme salone incorniciato di altorilievi…
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"Temo di stare per esplodere, Lloyd"
"E allora esploda, sir"
"Ma così ferirò chi mi sta vicino..."
"Basta trasformare l'esplosione in un fuoco artificiale, sir"
"Per scoppiare lontano da tutti?"
"Per illuminare anche un periodo buio in maniera sorprendente, sir"
"A volte le esplosioni emotive possono essere utili, Lloyd"
"Solo per chi è artificiere e non artificioso, sir"
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Seleção de Música Clássica*
*QUINTA*
🎼 Compositor da Semana: 🎼
*HEINRICH BIBER* [3] 🇨🇿
(1644 – 1704)
_As únicas outras peças de Biber escritas para usar “scordatura” são duas das sonatas incluídas no “Sonatae, violino solo” (1681). Essa coleção compreende oito sonatas para violino e baixo contínuo, todas notáveis pelas brilhantes passagens virtuosas e estruturas elaboradas. Em contraste com as “Sonatas Misteriosas” e “Harmonia artificioso-ariosa”, estas obras consistem principalmente em peças em formas livres ou variações, em vez de danças._
🎶▪Composição do dia:▪🎶
*SONATA PARA VIOLINO No. 1 EM LÁ MAIOR, C. 138 (Excertos): I. [sem tempo] – II. [sem tempo] – III. Adagio – IV. [sem tempo] – V. Presto.* _Interpretada pelo conjunto musical Ars Antiqua Austria, sob regência de Gunar Letzbor._
Melhor reproduzido com 🎧
Convite do grupo para *novos membros:*
cutt.ly/GwLusKQ5
Disponível também no *Telegram:*
t.me/selecaodemusicaclassica
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🧩Condono edilizio e frazionamento artificioso
🧑⚖️La Cassazione sui limiti volumetrici imposti dal terzo condono edilizio
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Hecha a sí misma
Cómic de debut de Alicia Martín Santos. Aunque su crítica del entorno corporativo es acertada y algunos hallazgos son realmente inspirados, resulta artificioso en su estilo satírico. Los diálogos resultan muy forzados y aguantan casi todo el peso de una historia gráficamente limitada. Podría compararse con “El descontento” de Beatriz Serrano en intención pero no en ejecución.
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