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pier-carlo-universe · 12 days ago
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PRIMO PIANO: Il Cuore di Alessandria today
Benvenuti nella sezione “Primo Piano” di Alessandria Today, il punto di riferimento per le notizie, gli approfondimenti e gli eventi più rilevanti. Qui troverete contenuti esclusivi, interviste di spessore, reportage culturali e tutto ciò che merita attenzione immediata. Il nostro obiettivo è offrire una finestra sempre aggiornata sulle tematiche che contano, dalla cronaca alla cultura,…
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archivio-disattivato · 1 year ago
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L’attacco da Gaza ci ha terrorizzato, ma dobbiamo interrogarci sul suo contesto
Fonte: +972Magazine, 7 ottobre 2023.
Il 7 ottobre 2023 resterà, con ogni probabilità, nella storia: Hamas ha dato il via, dalla Striscia di Gaza, a un attacco a sorpresa senza precedenti sul territorio di Israele, con il lancio di migliaia di razzi e vari blitz di terra su insediamenti civili e strutture militari israeliane in prossimità della Striscia. Nel corso di queste azioni sono stati uccisi almeno 1200 israeliani e 130 sono stati presi in ostaggio, mentre sarebbero circa 1.500 i miliziani di Hamas uccisi. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato una durissima rappresaglia, presentandola alla cittadinanza come “guerra” e mobilitando migliaia di riservisti, mentre il Ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha annunciato un “assedio totale” su Gaza, definendo i militanti palestinesi come “animali umani” con cui è impossibile trattare. Attualmente la Striscia di Gaza, in cui vivono più di due milioni di persone, è senza forniture di elettricità, acqua e medicinali, ed è sotto il fuoco israeliano: finora sono almeno 950 i palestinesi uccisi e 5000 i feriti. Tra i numerosi articoli letti in questi giorni, abbiamo scelto di ripubblicare e tradurre quello che segue: è stato scritto da Haggai Matar, israeliano, obiettore di coscienza, giornalista pluripremiato e direttore esecutivo di 972 – Advancement of Citizen Journalism, un’associazione senza scopo di lucro impegnata per i diritti umani, la democrazia, la giustizia sociale e la fine dell’occupazione israeliana. Contrariamente all’opinione di molti connazionali, ma anche di molti media e politici occidentali, l’autore ricorda che l’attacco guidato da Hamas è radicato in una lunga storia di oppressione subita dai palestinesi sotto il regime israeliano di occupazione militare. Se, da una parte, partecipa al dolore e all’angoscia della sua comunità sotto attacco, dall’altra parte, Matar invita a riflettere sul contesto e sul fatto che gli israeliani stiano vivendo in questi giorni quello che i palestinesi vivono da decenni, privati non solo della prospettiva di libertà e indipendenza politica, ma anche della mera possibilità di vivere in modo degno. In controtendenza rispetto alle voci di odio e vendetta, che invocano la distruzione totale di Gaza e chiudono a qualsiasi negoziato con Hamas e col fronte palestinese, l’autore invoca la necessità di perseguire una pace giusta e duratura. Non esiste una soluzione militare al conflitto israelo-palestinese e l’uso della violenza contro i civili è, in ogni circostanza, una violazione del diritto internazionale umanitario. L’unica soluzione, afferma l’autore in conclusione, è quella di “porre fine all’apartheid, all’occupazione e all’assedio e lavorare per un futuro basato sulla giustizia e sull’uguaglianza per tutte e tutti noi”.
di Haggai Matar
Il 7 ottobre è stata una giornata terribile. Dopo esserci svegliati con le sirene aeree, sotto una raffica di centinaia di razzi lanciati sulle città israeliane, abbiamo saputo dell’attacco senza precedenti dei militanti palestinesi provenienti da Gaza alle città israeliane confinanti con la Striscia.
Le prime notizie – in continuo aggiornamento – parlano di almeno 700 israeliani uccisi e di centinaia di feriti, oltre ai molti rapiti portati a Gaza. Nel frattempo, l’esercito israeliano ha già avviato la propria offensiva sulla Striscia sotto assedio, con la mobilitazione delle truppe lungo la recinzione e attacchi aerei che, finora, hanno ucciso e ferito centinaia di palestinesi. Il terrore delle persone che vedono militanti armati nelle loro strade e nelle loro case, o la vista di aerei da combattimento e carri armati in avvicinamento, è inimmaginabile. Gli attacchi contro i civili sono crimini di guerra e il mio cuore va alle vittime e alle loro famiglie.
Però, contrariamente a quanto dicono molti israeliani, e nonostante l’esercito israeliano sia stato chiaramente colto del tutto alla sprovvista da questa invasione, non si tratta di un attacco “unilaterale” o “non provocato”. La paura che gli israeliani provano in questo momento, me compreso, è solo una parte di ciò che i palestinesi provano quotidianamente sotto il regime militare decennale in Cisgiordania e sotto l’assedio e i ripetuti attacchi a Gaza da parte di Israele. Le reazioni che sentiamo oggi da molti israeliani – che chiedono di “radere al suolo Gaza”, perché “questi sono selvaggi, non persone con cui si può negoziare”, “stanno assassinando intere famiglie”, “non ci sono margini di discussione con queste persone” – sono esattamente quelle che ho ascoltato innumerevoli volte dai palestinesi sotto occupazione riguardo agli israeliani.
L’attentato di questa mattina ha anche contesti più recenti. Uno di questi è l’orizzonte incombente di un accordo di normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele. Per anni, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha sostenuto che la pace può essere raggiunta senza parlare con i palestinesi e senza fare loro alcuna concessione. Gli Accordi di Abramo hanno privato i palestinesi di una delle loro ultime carte di scambio e basi di sostegno: la solidarietà dei governi arabi, nonostante tale solidarietà sia stata a lungo discutibile. L’elevata probabilità di perdere forse il più importante degli stati arabi potrebbe aver contribuito a spingere Hamas al limite.
Nel frattempo, i commentatori avvertono da settimane che le recenti escalation nella Cisgiordania occupata stanno conducendo a sviluppi pericolosi. Nell’ultimo anno sono stati uccisi più palestinesi e israeliani che in qualsiasi altro anno dalla Seconda Intifada dei primi anni 2000. L’esercito israeliano effettua regolarmente raid nelle città palestinesi e nei campi profughi. Il governo di estrema destra sta dando mano libera ai coloni per creare nuovi insediamenti illegali e lanciare operazioni di vera e propria pulizia etnica in città e villaggi palestinesi, con i soldati che scortano i coloni mentre uccidono o mutilano i palestinesi che cercano di difendere le loro case. Nel mezzo delle festività, gli ebrei estremisti stanno sfidando l’accordo in vigore sull’accesso al Monte del Tempio/Moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme, sostenuti da politici che condividono la loro ideologia.
A Gaza, nel frattempo, l’assedio in corso continua a distruggere la vita di oltre due milioni di palestinesi, molti dei quali vivono in condizioni di estrema povertà e deprivazione, con scarso accesso all’acqua pulita e circa quattro ore di elettricità al giorno. Questo assedio non ha una fine programmata; anche un rapporto del Controllore di Stato israeliano ha rilevato che il governo non ha mai discusso di soluzioni a lungo termine per porre fine al blocco della Striscia, né ha preso seriamente in considerazione alcuna alternativa ai ricorrenti cicli di guerra e morte. L’assedio è, letteralmente, l’unica opzione che questo governo ha sul tavolo, in continuità con i suoi predecessori.
Le uniche risposte che i successivi governi israeliani hanno offerto al problema degli attacchi palestinesi da Gaza sono stati dei palliativi: se verranno via terra, costruiremo un muro; se passano attraverso i tunnel, costruiremo una barriera sotterranea; se lanciano razzi, installeremo un sistema anti-missile; se stanno uccidendo o hanno ucciso alcuni dei nostri, ne uccideremo molti di più. E così avanti, all’infinito.
Niente di tutto questo può essere invocato per giustificare l’uccisione di civili, una pratica intrinsecamente sbagliata. Ma serve a ricordarci che c’è una ragione per tutto ciò che sta accadendo oggi e che – come in tutti i casi precedenti – non esiste una soluzione militare al problema di Israele con Gaza, né alla resistenza che emerge naturalmente come risposta alla violenza dell’apartheid.
Negli ultimi mesi, centinaia di migliaia di israeliani hanno marciato per “la democrazia e l’uguaglianza” in tutto il paese, e molti hanno addirittura affermato che avrebbero rifiutato il servizio militare a causa delle tendenze autoritarie di questo governo. Ciò che questi manifestanti e soldati di riserva devono capire – soprattutto oggi, mentre molti di loro hanno già annunciato che interromperanno le loro proteste e si uniranno alla guerra contro Gaza – è che i palestinesi lottano per quelle stesse richieste e lo fanno da decenni, affrontando un Israele che nei loro confronti è già, ed è sempre stato, del tutto autoritario.
Mentre scrivo queste parole, sono seduto a casa mia a Tel Aviv, cercando di capire come proteggere la mia famiglia in una casa senza riparo e senza nessuna “stanza sicura”, seguendo con crescente panico le notizie e le voci di eventi orribili che hanno avuto luogo nel territorio israeliano. Le città vicino a Gaza che sono sotto attacco. Vedo persone, alcune delle quali miei amici, che chiedono sui social media di attaccare Gaza più ferocemente che mai. Alcuni israeliani dicono che ora è il momento di spianare completamente Gaza, invocando nei fatti un vero e proprio genocidio. Nonostante tutte le esplosioni, il terrore e lo spargimento di sangue, parlare di soluzioni pacifiche sembra loro una follia.
Eppure ricordo che tutto ciò che sento adesso, che ogni israeliano deve condividere, è stata l’esperienza di vita di milioni di palestinesi per troppo tempo. L’unica soluzione è quella di sempre: porre fine all’apartheid, all’occupazione e all’assedio e lavorare per un futuro basato sulla giustizia e sull’uguaglianza per tutte e tutti noi. Non è nonostante l’orrore che dobbiamo cambiare rotta: è proprio per questo.
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precisazioni · 2 years ago
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il browser del computer di lavoro ha una home che dovrebbe fornire un riassunto degli articoli più letti o più interessanti del giorno. la scelta si articola fra la più becera selezione concepibile; questi i titoli di oggi: elettra lamborghini - tutti i segreti del suo dimagrimento; l'asia: l'euro aspetta la morte; barbara d'urso - patrizia rossetti dopo il grande fratello vip; il pd recluta volontari per il concerto di harry style (che poi non era styles? n.d.a.): schlein a caldo dribbla le domande; doveva morire dopo 9 mesi, sopravvive 45 anni: la storia dell'isola che inganna il cancro; la principessa spagnola leonor diventa un piccolo mostro; valeria marini ha un nuovo amore: è un noto politico
quello che ne ricavo non è indignazione, non è un sentimento che fa per me. vi è giusto una riflessione, un monito che provo a ricordare ogni volta che posso ma che evidentemente non è mai abbastanza: vivo in una bolla. tutti i miei amici e conoscenti, alle ultime elezioni, hanno votato unione popolare; seguo canali youtube e leggo giornali di sinistra, talvolta pro-marxismo, a favore di transfemminismo e federalismo europeo; le persone di cui mi circondo hanno ideologie più o meno simili alle mie, una spiccata sensibilità al cambiamento climatico, fiducia nel metodo scientifico, approccio anti capitalista. non è l'italia di cui si legge, non sono le idee che vanno. nulla di nuovo ovviamente, ma un conto è pensarci e un conto ritrovarsi ogni giorno con listoni di notizie-spazzatura: rende tangibile l'idea che ogni mio approfondimento, ogni mia ideologia sia solo una triste nicchia
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stilouniverse · 29 days ago
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I top ten di febbraio 2025
tuttatoscana I 10 articoli più letti nel mese di febbraio 2025 Un itinerario tra mare e monte: da Camaiore alle pendici del Matanna Cinque leggende toscane Il Pantheon degli Etruschi Dolci tipici di Carnevale Le strade del Granduca: Firenze – passo della Consuma – Casentino La società degli Etruschi Un dolce Berlingozzo per il prossimo Berlingaccio La via Clodia: da Veio a…
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notiziariofinanziario · 2 months ago
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Negli ultimi giorni le probabilità che un asteroide colpisca la Terra alla fine del 2032 sono aumentate, ma non c’era da preoccuparsi più di tanto prima e non c’è nemmeno da farlo adesso. La probabilità che l’asteroide 2024 YR4 si scontri tra quasi otto anni con il nostro pianeta è passata dall’1,3 per cento di una decina di giorni fa al 2 per cento. È normale e, con la raccolta di nuovi dati, gli astronomi si aspettano che diminuisca sensibilmente nei prossimi mesi, anche se negli ultimi giorni si sono letti titoli e articoli allarmati o un po’ confusi sull’effettivo pericolo di un impatto. Siamo a conoscenza di 2024 YR4 dal 27 dicembre scorso, quando l’asteroide fu notato per la prima volta da ATLAS, la collaborazione internazionale che attraverso quattro telescopi controlla il cielo alla ricerca di NEO, cioè oggetti spaziali che potrebbero avvicinarsi troppo alla Terra. Nei giorni precedenti, l’asteroide era passato a circa 800mila chilometri di distanza dal nostro pianeta, per poi allontanarsi gradualmente, seguendo la propria orbita che lo sta ora portando verso Marte. Gli asteroidi con una maggiore probabilità di interferire con l’orbita terrestre sono tenuti sotto controllo, anche se non è sempre semplice calcolare fin da subito la loro orbita, perché sono necessarie più osservazioni per registrare i loro spostamenti e derivare da questi la loro traiettoria intorno al Sole. E questo spiega perché la probabilità di un impatto varia sensibilmente nel corso del tempo. Il 29 gennaio era stata calcolata una probabilità dell’1,3 per cento di un impatto con la Terra il 22 dicembre 2032, poi la stima era arrivata all’1,7 per cento il primo febbraio, riducendosi all’1,4 per cento il giorno seguente. A metà della scorsa settimana si era arrivati al 2,3 per cento e infine al 2 per cento stimato lunedì 10 febbraio. Tradotto in numeri assoluti, significa che c’è una probabilità su 50 di un impatto, o detta in termini più tranquillizzanti: la probabilità che l’asteroide manchi la Terra sono 49 su 50. Non è insolito che dopo la scoperta un asteroide sembri dai calcoli probabilistici più pericoloso di quanto lo sia in effetti. Tutto dipende da quanto è ampio il margine di incertezza sull’orbita che segue effettivamente l’asteroide, e che spesso si riduce man mano che si raccolgono nuovi dati. Un esempio pratico e decisamente più domestico di un corpo celeste che viaggia per milioni di chilometri può aiutare a farsi un’idea. Immaginiamo di voler illuminare un attore sul palco di un teatro utilizzando un riflettore. All’inizio il fascio di luce è molto ampio e non illumina solo l’attore, ma anche parte della scenografia che gli sta intorno. Questo fascio rappresenta tutte le possibili traiettorie future dell’asteroide: l’attore (che recita la parte della Terra) è dentro l’area illuminata, ma ne occupa solo una piccola parte, quindi l’asteroide potrebbe colpire la Terra tanto quanto le cose che le stanno intorno. Il tecnico delle luci interviene per restringere il fascio luminoso, un po’ come fanno gli scienziati quando affinano i calcoli sulla traiettoria dell’asteroide, eliminando le possibilità meno probabili. Ora il fascio di luce si è ristretto in una porzione più piccola del palco: se l’attore rimane dentro quell’area illuminata, copre una percentuale maggiore di luce rispetto a prima. Analogamente, se la Terra continua a trovarsi all’interno delle traiettorie ancora possibili dopo il raffinamento dei calcoli, la probabilità di impatto aumenta, anche se il numero totale di traiettorie considerate è diminuito. All’1,3 per cento il fascio di luce era ancora relativamente ampio, al 2 per cento lo è un po’ di meno, ma comprendendo ancora la Terra questa condizione fa sì che la probabilità aumenti. È però una fase che gli astronomi ritengono non durerà a lungo, visto che grazie a nuovi dati si potranno affinare i calcoli e la Terra non sarà più sotto il riflettore. Le fluttuazioni nel calcolo della probabilità sono inoltre date dalle misurazioni, che dipendono dalla qualità degli strumenti e dalla possibilità di rilevare un corpo celeste così piccolo man mano che si allontana dalla Terra. I telescopi potranno osservare 2024 YR4 fino al prossimo aprile, quindi per allora dovrebbero esserci dati a sufficienza per calcolare con maggiore precisione l’orbita dell’asteroide intorno al Sole, escludendo un suo impatto con la Terra nel 2032. Gli asteroidi sono classificati in base al pericolo di impatto seguendo i criteri della “scala Torino”, che si chiama così perché fu perfezionata nel corso di una conferenza internazionale nella città di Torino alla fine degli anni Novanta. La scala va da 0 a 10, quindi da un rischio nullo a un impatto certo con la capacità di causare una catastrofe globale tale da mettere in pericolo il proseguimento della civiltà umana. 2024 YR4 è per ora al livello 3, il secondo più alto mai attribuito a un asteroide nella storia recente. L’unico a raggiungere un livello di rischio più alto fu Apophis, l’asteroide di cui si parlò molto una ventina di anni fa, quando per qualche giorno arrivò al livello 4. Successive osservazioni permisero di escludere la possibilità di un impatto. Quasi tutti gli asteroidi si trovano nella “fascia principale”, un grande anello di detriti che gira intorno al Sole, tra le orbite di Marte e di Giove, a centinaia di milioni di chilometri da noi. A volte collisioni e altri eventi possono turbare le orbite di alcuni asteroidi, portandoli ad avvicinarsi al nostro pianeta. Alcuni loro frammenti si scontrano con la Terra, ma sono di dimensioni tali da polverizzarsi quasi completamente mentre attraversano gli strati via via più densi dell’atmosfera. Alcuni riescono comunque a raggiungere il suolo e, a seconda delle dimensioni, possono causare danni a livello locale o globale. I rischi di impatto con corpi celesti di grandi dimensioni sono molto bassi, ma ogni potenziale minaccia – per quanto remota come 2024 YR4 – viene studiata per escludere brutte sorprese. Read the full article
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danireef · 3 months ago
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DaniReef is back con i 10 articoli più letti nel 2024. Buon Anno Anche quest'anno riproponiamo i 10 articoli pubblicati nel 2024 più visti come antipasto per tutti gli articoli che verranno nel 2025 Read the full article
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daniloronchi · 3 months ago
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DaniReef is back con i 10 articoli più letti nel 2024. Buon Anno Anche quest'anno riproponiamo i 10 articoli pubblicati nel 2024 più visti come antipasto per tutti gli articoli che verranno nel 2025 Read the full article
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michelangelob · 3 months ago
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I 10 articoli più letti nel 2024
Siamo arrivati all’ultimo giorno dell’anno ed è tempo di bilanci e resoconti. Vi voglio proporre la classifica degli articoli più letti durante il 2024. E’ oramai diventata un’abitudine consolidata questa a cui non voglio rinunciare. Michelangelo e il potere Palazzo Vecchio 1)Manetti rubato: il cerchio si stringe. Potrebbe essere nelle mani di Sgarbi, sottosegretario alla cultura Il cerchio…
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m2024a · 1 year ago
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Quanto costa l'anello sfoggiato dall'influencer al posto di quello matrimoniale? Chiara Ferragni si trova a Dubai con i figli e la crisi con il marito Fedez sembra sempre più profonda, tanto che l’influencer si è tolta la fede nuziale. Al suo posto un anello pantera. Quanto costa? Scopriamolo insieme all’interno di questo articolo. Chiara Ferragni, al posto della fede nuziale spunta una pantera: il prezzo Da qualche giorno Chiara Ferragni si trova a Dubai in vacanza assieme ai figli, Leone e Vittoria e senza Fedez. La crisi tra la coppia sembra ogni giorno sempre più profonda, tanto che l’imprenditrice e influencer non indossa più la fede nuziale. Questo dettaglio non è sfuggito ai più, infatti, nelle ultime foto pubblicate su Instagram da Chiara con indosso un bikini in denim, al posto della fede nuziale c’è un altro anello, ovvero un anello pantera. Si tratta per la precisione del Panthère de Cartier, l’anello a forma di pantera che fascia tutto il dito. Quello indossato dalla Ferragni è in oro bianco 750/1000, arricchito con onice, 4 smeraldi e 298 diamanti taglio brillante da 1,82 carati. Ma, quanto costa questo anello pantera? Il prezzo è davvero esorbitante, sul sito ufficiale del brand costa 83.500 euro. L’anello non è nuovo, in quanto l’influencer lo ha già sfoggiato in passato. Ciò che è significativo è che questa volta Chiara Ferragni ha indossato l’anello pantera al posto della fede nuziale. E’ proprio finita tra le e Fedez? Chiara Ferragni e Fedez: il divorzio sembra sempre più vicino Come abbiamo appena visto, Chiara Ferragni si trova a Dubai per trascorre le vacanze di pasqua assieme ai figli Leone e Vittoria. Il resort dove alloggiano è il Bulgari Resort, un resort extra lusso dove la Ferragni aveva già soggiornato lo scorso anno assieme a Fedez. Per la Ferragni il 2024 è davvero iniziato nel peggiore dei modi, prima lo scandalo del pandoro, che oltre all’accusa di truffa aggravata ha fatto sì che Chiara perdesse follower e contratti, poi la crisi matrimoniale con Fedez. I due sembrano sempre più lontani, come testimonia il fatto che la Chiara ha tolto la fede nuziale. Il rapper, nel frattempo, dopo aver lasciato la casa in cui viveva con Chiara e i figli, sta per lasciare l’appartamento in cui ha vissuto nelle ultime settimane per trasferirsi nella nuova casa. Anche questo sembra un altro passo in avanti verso la separazione ufficiale tra i due. E’ stato lo stesso Fedez ha comunicare che si sta per trasferire nella nuova casa. In questo periodo il rapper ha vissuto in un appartamento in Zona Navigli, la nuova casa invece, come scrive Oggi, si troverebbe in zona Piazza Castello, ed è un appartamento di 400 metri quadrati, a circa 3km da CityLife, dove attualmente vive Chiara Ferragni. Ecco cosa ha detto Fedez a Oggi: “sono davvero felice e soddisfatto di questo mio nuovo nido in cui accogliere e vivermi i miei veri e unici amori della mia vita: Leo e Vittoria. Sono loro il carburante del mio benessere e del mio senso di vita. Ameranno, ne sono certo, al loro nuova dimora.” GLI ARTICOLI PIU’ LETTI DI DONNEMAGAZINE.IT Chiara Ferragni, vacanza di lusso a Dubai con i figli: il prezzo del resort Emily Ratajkowski rivoluziona l’anello di fidanzamento: nascono i “divorce rings”
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giancarlonicoli · 2 years ago
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16 set 2023 16:50
IL MISTERO DEL DOSSIER MANCANTE SULLA STRAGE DI USTICA – TRA I 18 DOCUMENTI ANCORA TOP-SECRET RELATIVI ALL’INCIDENTE MANCA LA PRESUNTA RELAZIONE DEI SERVIZI SEGRETI CHE RIVELEREBBE LA VERITÀ SU QUANTO SUCCESSO IL 27 GIUGNO 1980 - QUELL’INFORMATIVA, DI CUI ESISTE TRACCIA NEI REGISTRI (OLTRE CHE NELLA TESTIMONIANZA DELL’EX MARESCIALLO DIOGUARDI), NON È MAI STATA CONSEGNATA ALL’ARCHIVIO DI STATO NÉ TANTOMENO VE N’È TRACCIA NEGLI ATTI DELLE INDAGINI - DOVE SIA FINITA È L’ENNESIMO MISTERO DI QUESTA STORIA... -
Estratto dell'articolo di Fabio Tonacci, Giuliano Foschini per “La Repubblica”
Esistono almeno 18 documenti sulla strage di Ustica che i cittadini italiani non conoscono, perché tuttora secretati. Si tratta essenzialmente di report del ministero della Difesa e di atti dei nostri Servizi di sicurezza, ma anche cablo di Stati stranieri e resoconti della Nato. Un filo li lega tutti: l’oggetto di quelle carte sono pezzi di una verità che ancora manca su quanto accaduto la notte del 27 giugno 1980 sui cieli d’Italia.
Lo ha rivelato ieri il ministero di Guido Crosetto, in risposta all’intervista rilasciata a Repubblica da Giuseppe Dioguardi, maresciallo in congedo dell’Aeronautica Militare che negli anni Ottanta ha lavorato nella segreteria particolare di quattro ministri della Difesa.
All’appello manca però la diciannovesima carta, che a dire di Dioguardi è cruciale: la relazione del Sismi, datata 1986, sui fatti di Ustica. Quell’informativa, di cui esiste traccia nei registri di protocollo oltre che nel racconto del maresciallo, non è mai stata declassificata e consegnata all’Archivio di Stato né tantomeno ve n’è traccia negli atti delle indagini della procura di Roma sulla strage del Dc9. Dove sia finita è l’ennesimo mistero di questa storia che da 43 anni ingoia versioni ufficiali e versioni ufficiose.
Quando ieri mattina ha letto l’intervista, il ministro Crosetto ha chiesto al suo Gabinetto di cercare immediatamente il documento indicato. […] La risposta degli uffici alla richiesta di Crosetto è arrivata dopo poco: quel documento non è mai stato trovato. Non era infatti nel faldone di 1.967 atti su Ustica raccolti dopo la ricognizione del 2014 presso la Segreteria speciale del Gabinetto e consegnato all’Archivio centrale dello Stato tra il 2015 e il 2016, come imponeva la direttiva Renzi sulla declassificazione degli atti.
Mentre dunque dal vertice della Difesa partiva l’ordine di cercare di nuovo, e meglio, contemporaneamente in nome di «un’operazione trasparenza», fonti del ministero hanno rivelato l’esistenza di altre 18 carte ancora coperte da segreto.
Tra esse ci sono 11 informative che portano il timbro ministeriale: per lo più relazioni di corpi militari e informative interne. In più, altri sette fascicoli che arrivano dai Servizi, da apparati esteri e dalla Nato che sono al ministero ma non possono essere letti. Perché? «Quando è terminata la ricognizione del 2014 — spiega a Repubblica una fonte investigativa che lavora all’indagine su Ustica — c’è stata un’interlocuzione tra il ministero e la procura di Roma: sono stati messi a disposizione tutti gli atti ancor prima della desecretazione, e i pm hanno indicato quali potessero essere di loro interesse».
Come le 11 informative mai entrate nelle inchieste precedenti, o mai sufficientemente valorizzate. «Non dimentichiamoci che questa è un’indagine particolare», ragiona la fonte, «passa necessariamente dal “non ufficiale”, si basa sul dubbio, anche su testimonianze confidenziali, perché altrimenti avremmo dovuto fermarci all’ipotesi della bomba».
La Procura di Roma ha preso gli 11 documenti e non ha autorizzato, per ragioni di segreto istruttorio, l’invio all’Archivio di Stato. «Gli altri 7 sono fermi nel nostro archivio in attesa del nullaosta dagli enti che li hanno emessi», spiega il ministero della Difesa.
[…] Per gli altri 7 documenti il lasciapassare non c’è ancora. «Lo chiediamo, senza risposta, dal 2015», dicono al ministero. A Repubblica risulta che si tratti di alcune relazioni delle agenzie di intelligence su cui dovrebbe dare l’ultimo via libera il Dis, di relazioni che arrivano da Stati esteri, e di almeno un report della Nato che spiega, tra le altre cose, il funzionamento di alcuni sistemi di difesa dell’Alleanza (per esempio il tracciamento dei mezzi).
Motivo per cui il via libera potrebbe non arrivare mai. Anche i sette documenti però sono stati visionati dalla Procura per verificare se contenessero potenziali notizie di reato, o comunque elementi utili alle indagini. È stato valutato di no, perciò i fascicoli sono rimasti alla Difesa.
La storia dell’inchiesta di Ustica è piena di valutazioni frettolose. Di piste sbagliate, di piste sottovalutate. E di carte fatte sparire, come forse è capitato alla relazione del Sismi del 1986 che il maresciallo Dioguardi lesse e di cui ricorda tutti i dettagli.
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infosannio · 2 years ago
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Gli articoli più letti online in Italia e all’estero: le notizie più cliccate. Il potere dei lettori
(di Milena Gabanelli e Francesco Tortora – corriere.it) – L’informazione non gode di buona reputazione. I politici si scagliano contro i giornalisti che li criticano, per loro sono tutti «faziosi», e cresce la diffidenza fra i lettori che si lamentano della qualità delle news. Secondo il Digital News Report 2023, studio del Reuters Institute dell’Università di Oxford condotto su un campione di 93…
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gcorvetti · 2 years ago
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Si sapeva.
Oggi ho letto 'sta notizia che in realtà rimbalzava da qualche giorno qua e la, ma che nella mente delle persone che pensano fuori dal coro mainstream era già chiara. Parlo del fattaccio del Tubo (il nord stream) fatto saltare a Settembre scorso e da subito si puntava il dito contro i russi, perché è normale sono i cattivoni di turno. Ma andiamo con ordine. Prima dello scoppio della guerra, qualche settimana prima per la precisione, in una conferenza stampa biden in faccia a scholz disse chiaramente che avrebbero fatto saltare il tubo, al che la giornalista che fece la domanda chiese anche come, e il bidè rispose che non si doveva preoccupare che sapevano come fare, nel video c'è tutto l'imbarazzo di un politico tedesco piegato a 90°, si vede benissimo nella sua faccia l'espressione di uno che vorrebbe dire qualcosa tipo: "Che cazzo hai detto vecchio di merda, ti spacco la faccia ora", invece è stato zitto; sono sicuro che se c'era la Merkel non avrebbe mai osato dirlo così apertamente, Angela l'avrebbe fatto a fettine. Questo perché per gli yankee noi europei ci siamo avvicinati economicamente troppo alla russia, viva il libero mercato eh!, qualcuno dice che ci tenevano sotto scacco per le forniture ma è una cazzata secondo me. L'esempio che faccio di solito è del droghiere sotto casa e del centro commerciale dall'altra parte della città, se ti serve il latte e il pane scendi anche in pigiama e lo compri, non vai in auto tagliando tutta la città per poi tornare con due buste della spesa, tranne che sei coglione. Poi la russia invase l'ucraina, come da copione hollywoodiano, e il resto lo sapete. Torniamo al tubo. Sin dall'inizio ci fu un batti e ribatti sulle colpe, ma come è accaduto per la diga negli ultimi giorni, ho letto che la diga è nella parte russa e che serve a loro oltre al fatto che le acque servono per raffreddare la centrale nucleare, sempre in zone occupate dai russi, ma quello che si chiedevano tutti era "Perché i russi dovrebbero fare saltare un'infrastruttura costata miliardi e che serve a loro, e alla Germania, per portare il gas?", se ci pensi è un controsenso, va bè che i russi se la sono presa anche con noi del vecchio continente perché come accade oramai diamo ascolto agli yankee e quindi al loro nemico numero 1, ma così si tirano la zappa sui piedi, metti che la guerra finisce presto magari il tubo può riprendere a funzionare, cosa oramai impossibile.
Nell'articolo si parla chiaramente che sono stai gli ucraini, il capro espiatorio delle colpe USA in questo momento, ma negli articoli letti in queste settimane si parlava di un'operazione congiunta USA-UK-Norvegia, quest'ultima è l'unica nazione europea a guadagnarci dal conflitto, vi ricordo che Stoltenberg il segretari della NATO è norvegese ed è stato primo ministro dei vichinghi, non è da complottisti pensare che a lui e al suo paese ricco conviene. Passando a qualcosa di corposo, oltre al danno per i tedeschi e i russi sull'economia c'è da precisare che quella cosa ha fatto riversare nel mar Baltico un'enorme quantità di gas, molti hanno gridato al disastro ambientale, non solo gli ambientalisti, ma come si sa del nostro pianeta non frega un cazzo a nessuno, meglio incolparsi a vicenda. La cosa che fa più rabbia è che gli ignorantoni della rete si inalberano per ste cose sorretti dalla narrativa falsa delle notizie che vengono diramate dai media ad hoc, media naturalmente al soldo degli yankee.
Concludendo posso dire che questo è l'ennesimo tassello che mette sotto cattiva luce gli ucraini, dopo 8 anni di guerra civile a nazisti spianati del donbass, ma si sa che oramai sono i buoni, come se fare la guerra sia una cosa da buoni. Posto l'articolo.
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raffaeleitlodeo · 2 years ago
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Ho letto i commenti più disparati sulla sentenza con la quale il tribunale di Firenze ha condannato Andrea Serrani, il tifoso che aveva "palpeggiato" la giornalista Greta Beccaglia davanti alle telecamere, e credo che valga la pena tornare sull'argomento per fare chiarezza. La prima cosa da sapere è che il legislatore, nel 1996, è intervenuto per modificare profondamente il delitto di violenza sessuale introducendo la fattispecie prevista dagli articoli 609-bis e seguenti del codice penale, opportunamente inserita fra i delitti contro la persona e non, come in precedenza, fra i delitti contro la morale. A differenza del passato, che distingueva fra la "violenza carnale" e gli "atti di libidine violenti" prevedendo per essi pene diverse, il nuovo art. 609-bis c.p. oggi vigente sanziona ogni genere di "atti sessuali" compiuti da un soggetto contro l'altrui volontà. La fattispecie, pertanto, non comprende solo i rapporti sessuali "completi" (ciò che, in precedenza, il codice chiamava "congiunzione carnale") ma anche una ulteriore gamma di condotte, caratterizzate dalla violazione della sfera sessuale altrui. La cassazione, chiamata a definire la portata della norma incriminatrice, ha chiarito da tempo che toccare repentinamente una persona nelle sue parti intime, in maniera tale che essa si trovi impossibilitata a reagire, integra la fattispecie violenza sessuale, prevista e punita dall'art. 609-bis del codice penale. Solo chi non frequenta professionalmente le aule di giustizia può quindi stupirsi del fatto che il tribunale di Firenze abbia condannato l'imputato per tale reato e non per "molestie" o altra diversa fattispecie prevista dal codice. C'è stato chi ha commentato sorpreso o addirittura "scandalizzato" la pena comminata all'imputato ritenendola eccessiva: è bene chiarire, a questo proposito, che il legislatore, dopo aver disposto che il reato di violenza sessuale venga punito con la reclusione da 6 a 12 anni, al fine di adeguare la pena alla effettiva gravità della condotta ha previsto all'ultimo comma della cosiddetta attenuante del "fatto di minore gravità" che, ove riconosciuta, consente di diminuire la pena in misura non eccedente i due terzi e questo è quanto è accaduto nel caso di specie. Il giudice, come prevedibile, ha ritenuto che la condotta contestata a Serrani potesse beneficiare dell'attenuante in questione, diminuendo la pena base in misura prossima al minimo e applicando ad essa la riduzione per il rito abbreviato, scelto dall'imputato, condannando l'imputato a un anno e sei mesi di reclusione. Nulla di particolarmente severo, quindi, né di sproporzionato in relazione alla pena prevista reato contestato. Come quasi sempre accade quando la pena risulta inferiore a due anni, Il giudice ha poi concesso la sospensione condizionale (subordinandola tuttavia alla frequenza di un percorso presso un'associazione che operi nel contrasto alla violenza), per cui l'imputato non sconterà un solo giorno in carcere. Dal punto di vista giudiziario, quindi, si è trattato di una vicenda estremamente lineare, quasi banale, il cui esito non ha sorpreso nessuna persona che conosca il diritto e sulla quale non varrebbe la pena di spendere molte parole: poiché in molti, a giudicare dai commenti letti sulle pagine social dei mezzi di informazione, continuano a pensare che la condotta dell'imputato non meritasse alcuna sanzione ritenendola un semplice atto di goliardia, è bene invece che di questa sentenza si parli, e che sia chiaro che non si è trattato di un verdetto stravagante, dettato dal capriccio di un giudice ma che essa rappresenta la normale reazione dell'ordinamento giuridico di fronte a un comportamento oggi non più accettabile, sia per il codice che per la stessa coscienza civile delle persone.
Marco Fanti, Facebok
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stilouniverse · 2 months ago
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deathshallbenomore · 4 years ago
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Ehi ciao. Non vorrei disturbarti, ma ho visto che hai pubblicato qualcosa sul giornalismo, e ci stavo pensando perchè oggi ho trovato un articolo sul Giornale che insultava a tutto spiano le persone trans. Ho provato a cercare qualche lamentela su questo articolo, ma nulla, eppure l'autore è arrivato a comparare le persone trans ad animali, e dire che andrebbero picchiati. Posso chiederti qual'è la tua opinione? Di solito non mi espongo, ma questo mi ha davvero disgustata, soprattutto perchè è uno dei giornali più letti di Italia
ma figurati, nessun disturbo!
ALLORA tanto per cominciare, farei un paio di premesse
la prima è che con i miei post semiseri fatti per noia non ho la pretesa di sviscerare temi complessi, a maggior ragione se non ne ho le competenze (non ho i mezzi per fare una critica tecnica del giornalismo, per dire). ho comunque una mia opinione, anche avallata da quello che spesso e volentieri leggiamo - ahimè - anche sulle principali testate, sullo stato del giornalismo italiano e, a maggior ragione, in quanto persona lgbt io stessa, rimango a mia volta ferita e disgustata quando questi temi vengono affrontati - tanto in buona, quanto in cattiva fede - in modo incompetente e sconsiderato.
la seconda premessa, con cui comunque entro nel merito, è che stiamo pur sempre parlando del Giornale (con la maiuscola solo per evitare confusione, ma non si meriterebbe manco la correttezza ortografica), che, insieme a libero, raggiunge sì un ampio pubblico, ma ben identificato, abbastanza omogeneo - così bene che gli articoli stessi sono spesso e volentieri cuciti ad hoc su questo pubblico, che è razzista, xenofobo, omobitransfobico, probabilmente complottista, italianamente misogino, visibilmente ignorante, nostalgico di quando c'era LVI e, dulcis in fundo, alla disperata ricerca di trovare un'opinione perfettamente identica alla propria. in poche parole, il lettore che, orgoglioso della propria ignoranza, di cui probabilmente non si rende nemmeno conto, è soggetto ai buoni vecchi bias di conferma.
pertanto cosa posso dire, se non che da una testata come questa, purtroppo, mi aspetto solo questo genere di contenuti, e nient'altro. purtroppo non è il primo articolo a usare questi toni, né, ahimè, sarà l'ultimo, finché la testata avrà un pubblico che continuerà a fagocitare queste baggianate.
onestamente, ci rimango peggio quando gli scivoloni li fanno testate più "serie" (e anche qui ci sarebbe da aprire un universo), che magari (a volte) provano anche a passare a un giornalismo più informato e consapevole, che tratti tutti i temi con la sensibilità e il rispetto dovuti - vedi la questione dei pronomi da utilizzare con le persone trans o non binarie, il modo in cui viene affrontata la "notizia" di qualche persona famosa che intraprende la transizione, il tema della genitorialità (penso che solo in italia abbiamo un'espressione brutta quanto "utero in affitto", e la cosa triste è che è diventata così radicata che anche chi ha buone intenzioni ma poche conoscenze vi fa ricorso) ECCETERA, perché le questioni su cui sarebbe necessario, per moltissimi giornalisti, un corso di aggiornamento accelerato sono tante.
DETTO CIÒ, dato che contengo moltitudini, per quanto, di nuovo, protestare contro un singolo articolo del Giornale o di libero abbia poco senso perché bisognerebbe assumere questa attività come professione a tutti gli effetti, essendo questa esattamente e perennemente la loro linea editoriale, sono ovviamente disgustata a mia volta, e low-key basita dal fatto che non ci sia un dissenso più solido.
soluzioni, ahimè, non ne ho, perché il corso di attivismo 101 lo devo ancora seguire. di certo mi auspico che continuino, e che diventino sempre di più, le iniziative -pride, manifestazioni di vario genere, campagne social, advocacy, pressione sui propri parlamentari ecc. (e lo ricordo anche a me stessa)- volte a far sentire la nostra voce e a prenderci il nostro spazio nella società, in modo da portare dei cambiamenti concreti e duraturi nel lungo periodo. certo, il Giornale non chiuderà domani, e il tal giornalista in questione non verrà radiato dall'albo e continuerà a scrivere "articoli" del genere, e come lui tanti altri.
MA (momento motivazionale commovente) se cambia la mentalità, se le nuove generazioni vengono formate al rispetto e all'inclusività, forse un giorno vedremo, se non la fine, la netta marginalizzazione di questi personaggi (e un giornalismo di maggiore qualità)
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danireef · 7 months ago
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Estate 2024: i 7 articoli più letti su DaniReef che forse vi siete persi
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