#arte e formazione scolastica
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L'importanza del pensiero dei responsabili scolastici nell'organizzazione dei corsi di belle arti.
Annotazione: Lezioni industriali raffinate Mantieni un importante oralista nella formazione delle capacità di pensiero creativo e analitico dei gouts scolastici.
Annotazione: Lezioni industriali raffinate Mantieni un importante oralista nella formazione delle capacità di pensiero creativo e analitico dei gouts scolastici. Queste classi sviluppano la creatività ed espandono la portata dei bambini e formano un approccio unico in loro. Nel processo di creazione di opere di setta, c’è un consolidamento, come i lettori, concentrandosi su equilibrio e dieta.…
#accesso all&039;istruzione#Alessandria today#approccio creativo#Arte e creatività#arte e formazione scolastica#arte e leadership#arte e società#arte nelle scuole#arti visive.#belle arti#Borse di studio#carriera femminile#Creatività#Crescita economica#Cultura e Istruzione#cultura giapponese#design e educazione#Diritti delle donne#disegno e pittura#diversificazione economica#donne in leadership#donne in scienza#educazione artistica avanzata#educazione e progresso#educazione e tecnologia#educazione estetica#educazione giovanile#educazione nelle aree rurali#educazione superiore#educazione tecnica
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Il primo “pilastro” riguarda la trasformazione fisica degli ambienti di apprendimento (100.000 aule) grazie a una forzata iniezione di tecnologia di ultima generazione: device informatici personalizzati, schermi multifunzione, intelligenza artificiale, realtà aumentata, stampanti 3D, ecc. È il cespite più consistente dell’iniziativa: circa i ¾ degli investimenti previsti. Entro Natale 2022 tutte le scuole sono state “caldamente invitate” dal Ministero a fare incetta di strumentazioni high tech per il massimo degli stanziamenti virtuali disponibili (cioè a contribuire sconsideratamente al Debito pubblico), indipendentemente dalle dotazioni pregresse, dalla reale capacità di fruizione delle nuove, dalla loro utilità per il tipo di scuola, ecc. Il resto dei finanziamenti servirà per “smontare” le aule tradizionali e riqualificarne l’apertura al mondo attraverso banchi a rotelle, aule-laboratorio, ambienti virtuali, ecc. L’approccio generale sarà work based learning e gli spazi scolastici dovranno essere disegnati “come un continuum fra la scuola e il mondo del lavoro”.
la Scuola sarà svilita a componente della riforma del lavoro, sollevando le aziende dall’onere di selezionare e formare il proprio personale. La riforma introduce infatti nella Scuola superiore di primo e secondo grado due nuove figure di insegnanti (la seconda grande novità): il docente Orientatore e il docente Tutor. Con compiti, l’uno, di aiutare lo studente nella scelta precoce della futura professione e, l’altro, di consigliarlo nei percorsi di apprendimento liberi ad essa più adeguati. Nella nuova Scuola, infatti, non tutti studieranno ancora le stesse materie o nello stesso modo, ma ciascuno studente seguirà un iter di apprendimento personalizzato volto a fargli conseguire le conoscenze e le abilità specifiche per la sua futura professione.
La difesa del merito – di studenti e insegnanti – è in effetti il terzo pilastro della riforma, come del resto propagandisticamente annunciato dal Governo Meloni fin dal nuovo nome del Ministero dell’Istruzione, divenuto pure “del Merito”. Si tratta della pretesa non nuova di misurare la capacità didattica dei docenti, fingendo di non sapere che ad insegnare si arriva vincendo concorsi per titoli ed esami. In realtà, è fin troppo chiaro quale siano le vere finalità di questo sbandierato progetto di valorizzazione del merito. In primo luogo, acquisire un’arma di ricatto contro quella libertà professionale dei docenti (art. 33 Cost.), che nel quadro attuale costituisce un ostacolo insormontabile alla rimodulazione indotta del loro insegnamento. Alla condizione di assoggettamento etico e professionale degli insegnanti cui mira la riforma si arriverà probabilmente correlando al merito lo stipendio, il punteggio interno alla scuola e quello esterno per i trasferimenti. In secondo luogo, spingere gli insegnanti a divenire organici alla riforma stessa: con quelli “contrastivi” relegati in fondo alla graduatoria, essere docenti “meritevoli” significherà né più né meno che assecondare in modo acritico la visione sociopedagogica che essa sottende.
Le finalità umanistiche e “liberali” dei tradizionali curricoli scolastici lasceranno il posto a quelle utilitaristiche della formazione tecnologica, funzionale alla creazione di un vasto proletariato di nuova concezione. Anche gli insegnanti dovranno adeguarsi ai tempi, adattando la loro didattica agli strumenti e alle finalità delle nuove onnipresenti tecnologie informatiche, secondo i voleri insindacabili dell’UE (vedi Quadro di riferimento europeo per le competenze digitali dei docenti, il “DigCompEdu”). Inseriti in un sistema europeo di riconoscimento delle competenze digitali, saranno valutati (e domani stipendiati) secondo una precisa scala di bravura, con tanto di titolo distintivo: A1) Novizio; A2) Esploratore; B1) Sperimentatore; B2) Esperto; C1) Leader; C2) Pioniere. In altre parole, non saranno più riconosciuti come professionisti tutti ugualmente “sapienti” nelle loro rispettive materie, ma incardinati in una gerarchia di valore (e di diritti) di natura prettamente tecnica, che confonde i fini del loro lavoro con gli strumenti utilizzati per conseguirli. Ci chiediamo: valeva la pena percorrere tutto il cerchio dell’ideale democratico per tornare al “MinCulPop”, ai Balilla e ai Lupetti da cui proveniamo? – E allora vogliamo pure i Colonnelli!
-Marco Bonsanto, insegnante di Storia e Filosofia
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p.s: testata che si dichiara "ostinatamente laica, dissidente e di sinistra". Lo sconquasso basilare, eppure silenzio.
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Il principale problema dell’educazione sessuale è forse quello di non essere pienamente compresa da tutti. La causa dell’incomprensione sta poi a sua volta nel non aver ricevuto una seria educazione sessuale. È un po’ un circolo vizioso ma tant’è; di fatto si sconta la propria carenza culturale, dovuta all’esser cresciuti in una società ancora intrisa di bigottismo, che considerava il sesso un tabù e la masturbazione una pratica da depravati, e la si riversa in parte nelle nuove generazioni. Con tutte le buone intenzioni, ci mancherebbe, ma con il risultato di privarle di una formazione utile e al passo con i tempi.
materia di studio obbligatoria nelle scuole. L’Italia ovviamente non è tra questi
Al passo anche con il resto del mondo, a dirla tutta, perché è ovviamente vero che a livello globale siamo parecchio avanti, ma il nostro modello di riferimento dovrebbe essere ristretto alle nazioni occidentali. In particolare a quelle dell’UE, che dovrebbero esserci più affini. E qui paghiamo drammaticamente pegno; infatti, secondo un rapporto di qualche anno fa, su ben 17 dei 24 Paesi analizzati l’educazione sessuale è materia di studio obbligatoria nelle scuole. L’Italia ovviamente non è tra questi, a farle compagnia ci sono Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia, Romania e il Regno Unito, ma in quest’ultimo la faccenda è in evoluzione.
Probabilmente anche in quelle nazioni ci saranno state a suo tempo delle diffidenze verso i programmi di educazione sessuale, ma è evidente che le istituzioni hanno saputo orientare l’opinione della gente e, quando necessario, hanno esercitato il loro diritto/dovere di compiere le scelte migliori per la collettività. In Italia questo non è avvenuto. La classe politica si è finora infischiata di ciò che è meglio per i nostri figli e per noi, e allo stesso tempo i cittadini non sono ancora del tutto coscienti che l’ambito dell’educazione sessuale non è limitato al comportamento sessuale e alla procreazione. Non è insomma una mera questione di coito e derivati, ma contempla soprattutto gli aspetti sociologici, psicologici, etici e giuridici della sessualità e delle relazioni affettive. Comprende anche una corretta informazione sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, il tutto nell’ottica di limitare i fenomeni di bullismo a sfondo sessuale, come del resto raccomanda l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
E qui casca l’asino. Già, perché proprio questi temi sono sempre stati contestati da vari gruppi reazionari, generalmente riconducibili ad ambienti religiosi cattolici e non solo, in quanto ritenuti incompatibili con i loro precetti morali. Contestati spesso in maniera anche molto aspra e con il sostegno dei media cattolici, come nel caso degli opuscoli realizzati dall’Unar, ente governativo — di cui fa parte anche l’Uaar — nato per promuovere il contrasto alle discriminazioni, contro i quali fu scatenata a suo tempo una vera e propria guerra santa. Contestati ricorrendo alla diffusione di bufale montate ad arte, come quella sulla fantomatica “ideologia gender” secondo la quale parlare di identità di genere equivale a istigare i maschi a diventare femmine e viceversa, pure a giorni alterni. Come se a parlare di verdure si facessero diventare vegetariani tutti gli ascoltatori. E se si è arrivati al punto che perfino una dirigente scolastica ha deciso di scrivere alle famiglie per avvalorare ulteriormente queste bufale, e che un sindaco come Brugnaro ha preso l’iniziativa di stilare un elenco di libri proibiti da mettere al bando, si ha la misura di quanto realmente grottesca sia la situazione.
Il risultato è che, nonostante del problema se ne parli costantemente, e nonostante di tanto in tanto emerga qualche timida e parziale proposta, talvolta a livello anche solo locale, le scuole di fatto si arrangiano. Cenni di educazione sessuale vengono impartiti all’interno di altre materie, tipicamente nelle scienze e con il supporto di psicologi, almeno fintanto che nessun genitore protesta. Di fatto, quindi, la presenza o meno di questo insegnamento dipende dal tipo della scuola e dei suoi utenti. Dalle istituzioni non solo arrivano pochi incoraggiamenti, ma arrivano piuttosto veri e propri paletti, spesso agitando lo spauracchio dell’attentato alla famiglia tradizionale messa a repentaglio dal declino morale della società. Famiglia che molte volte viene impropriamente definita “naturale” quando di famiglie ve ne sono di diversi tipi, dalle monoparentali alle omogenitoriali fino alle allargate, ma nessuna di esse è un fenomeno naturale. Semmai sociologico.
regole per una educazione sessuale “cattolicamente corretta”
La novità è che adesso da parte cattolica si sta cercando di cambiare registro. Non più contrasto aperto all’introduzione di qualunque educazione sessuale con un minimo di fondamento scientifico, al semplice scopo di mantenere l’aderenza dell’insegnamento pubblico alla morale religiosa. Non più semplici nozioni di educazione antisessuale, oltre che antigay e antiatea, all’interno dei testi di religione cattolica. Visto che diventa difficile ignorare le crescenti richieste di una società che non vuole perdere troppo terreno sia verso le nazioni più evolute che verso le generazioni future, perché non proporsi in positivo e dettare le regole per una educazione sessuale “cattolicamente corretta”? Così allo stesso tempo ci si rifà pure il trucco in chiave più moderna, il che non guasta mai.
Alcuni progetti sono disponibili da tempo, altri stanno man mano nascendo e leggendo anche solo le descrizioni si capisce chiaramente dove si vuole andare a parare. Ecco alcuni esempi: Una storia unica di Saverio Sgroi, che include tra i pericoli la pornografia, l’omosessualità, il gender (ovviamente) e la promiscuità; La Luna nel Pozzo, realizzato da un’associazione che promuove la contraccezione naturale; Teen Star è un progetto internazionale che in Italia collabora con l’Università Cattolica; Io Tarzan, tu Jane di Massimo Scarmagnani non lascia nulla al dubbio fin dal nome; RispettiAMOci è un progetto del Forum delle associazioni familiari dell’Umbria, articolazione del Forum nazionale di spiccato orientamento cattolico e a tutela della famiglia tradizionale; Pioneer di Marco Scicchitano si basa a sua volta su Nati per essere liberi di Tonino Cantelmi, corso dichiaratamente “no-gender” (sic). Questi sono solo alcuni dei progetti. Ve ne sono diversi altri tutti con lo stesso comune denominatore: si dichiara di fare educazione sessuale ma a prevalere ampiamente è un’educazione affettiva secondo i canoni e su base prescrittiva ed eteronormativa, fondata sulla reiterazione mortificante e anacronistica di pregiudizi e stereotipi di genere in linea con il catechismo.
Serve spiegare loro quello che vedono in rete, che sentono dagli amici
È chiaro che un insegnamento di questo tipo va respinto categoricamente perché, contrariamente alle intenzioni dichiarate, è puro indottrinamento ideologico. Ai bambini e ai ragazzi non serve qualcuno che gli presenti il mondo che vorrebbe, incentrato unicamente sul modello familiare tradizionale padre/madre/prole, che predichi l’astinenza sessuale fuori dal matrimonio e che respinga la contraccezione. Serve qualcuno che gli insegni come interagire nel mondo reale, non in quello evangelico. Serve spiegare loro quello che vedono in rete, che sentono dagli amici. Non serve convincerli a non interessarsene perché tanto per cominciare non lo faranno, e poi perché così facendo li si allontana, li si spinge nuovamente verso il tam tam degli amici degli amici, verso una sessualità non pienamente consapevole, verso gravidanze indesiderate, verso l’intolleranza nei confronti di chi ha orientamenti e identità diverse. O da parte di chi discrimina chi ha orientamenti e identità diverse.
I costi sociali di un’informazione inadeguata potrebbero essere perfino maggiori di quelli causati dalla mancanza di informazioni; tanto varrebbe allora continuare come fatto finora. E invece no, bisogna fare qualcosa. Qualcosa di buono però. Di utile. Non dannoso almeno.
Massimo Maiurana
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Templi, Santuari, Cappelle e capitelli della Fotografia: 2.
Casa dei Tre Oci a Venezia, "Esposizione" di WillY Ronis
di Carlo Maccà
--- Santuari della Fotografia: non mete costanti di folti pellegrinaggi di fedeli, come il Santo di Padova; né occasionali come certe mostre d' arte che richiamano frotte su frotte di innocenti membri di generazioni in via di estinzione o di nocenti quanto distratti studenti in gita scolastica, frotte alquanto ingombranti per gli intimamente devoti di fedi religiose o artistiche. Provato a seguire una messa domenicale al Santo in mezzo ai girovaganti pellegrini? o a vedere Van Gogh alla Basilica Palladiana di Vicenza in un fine settimana? [Nota 1]. Per fortuna i veri santuari della fotografia sono visitati da piccolissimi gruppi, coppie o singole persone, consapevoli e (più o meno) informati, che si comportano da veri devoti, talvolta incuranti di difficoltà d'ogni genere, disposti a salire scalzi e in ginocchio gli scalini della Scala Santa. Come ad affrontare almeno due volte l'anno con qualsiasi tempo, indifferenti alle proprie condizioni fisiche, la lunga traversata della laguna da Piazzale Roma o dalla stazione ferroviaria fino alla Casa dei Tre Oci nell'Isola della Giudecca. Traversata che oltretutto costa il doppio dell'ingresso alla mostra. Dove attualmente e fino al 6 gennaio 2019, c'è Willy Ronis, Fotografie 1934-1998.
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/c2e7a7047cd10fefec36362a2ff61f5e/tumblr_inline_pi50mgQomD1w12wg7_540.jpg)
Non consumerò righe per inquadrare la fotografia di Willy Ronis (1910-2009), dopo tutte le volte che in fotopadova.org si è parlato di fotografia umanista, soprattutto di quella originaria, la Photographie Humaniste francese. Difficile che un appassionato di questa "arte" non conservi nella memoria immagini come Il nudo provenzale, o Vincent aeromodellista o Le cavallerizze dello Zoo Circus Zavatta, o la passeggiata dei pinguini durante L'intervallo al Circo Pinder, oppure Una domenica al Louvre. anche se non ne ricorda l'autore (che da noi non ha avuto, come avrebbe meritato, pubblicità pari a Cartier Bresson o Doisneau).
Una presentazione del fotografo e della mostra, (al di là dei soliti arrangiamenti incompetenti, se non addirittura disinformativi, di comunicati stampa) basata su un'intervista al curatore della mostra sorella francese del 2017 dalla quale provengono le stampe presentate a Venezia, si può trovare in rete]. Il Direttore Artistico della Casa dei Tre Oci , Denis Curti, attribuisce a Ronis anche la qualifica di anticipatore della fotografia di strada, ma è riduttiva e gli va molto, ma molto stretta. Immagini che, con un loro particolare "réalisme poétique", rappresentano Parigi sono state ovviamente riprese anche in istrada; quelle a Venezia, in calli e fondamente. Tanto varrebbe chiamare fotografi di strada i due umanisti citati sopra. o, come è sembra diventato chic, associare alla photo humaniste Henry Lartigue, alto-borghese nella vita e nei soggetti, fra cui elegantissime demi-mondaines a passeggio o in carrozza nei viali del Bois-de-Boulogne: pure lui fotografo di strada? Se è vero che Ronis fu "protagonista della corrente umanista francese" che "dimostrava il suo interesse verso la condizione umana e la quotidianità più semplice e umile" non lo fu certo "insieme a maestri quali ...Jacques-Henri Lartigue" il quale di quotidianità più semplice e umile non interessava neppure quella della servitù di casa.
E’ un reato contro la buona fede dei visitatori e la cultura fotografica) che comunicati stampa e notiziari vari diffondano e riprendano informazioni peregrine. A proposito dei Tre Oci si trova detto "immagini vintage (tutte stampate da lui in persona)". La madre di tutte le retrospettive, quella di Parigi del 2010, dalla quale provengono le stampe presenti a Venezia, fu concepita da Ronis stesso negli ultimi anni di vita, ma poté essere presentata soltanto l'anno successivo alla sua morte. La freschezza degli ingrandimenti in mostra non dà l'idea di vintage, per lo meno in senso stretto, e d'altronde non è credibile che siano stati tardivamente realizzati da una persona vicina ai cent'anni. E infatti la mostra francese del 2017 specificava "stampate personalmente o sotto il suo diretto controllo".
Subito dopo si trova scritto: "tra cui una decina inedite dedicate a Venezia (scoperta e immortalata con la sua Rolleiflex in un viaggio nel 1938)". Ma le immagini veneziane esposte, non più di una diecina, sono quasi tutte note, alcune famose, come quella della bambina (La petite fille de Venise) che cammina in precario equilibrio su una stretta passerella appoggiata alla massicciata delle Fondamente Nove, pubblicata perfino sulla copertina d'una importante monografia. Se poi è vero che il primo incontro di Ronis con Venezia avvenne nel 1938, fu durante una breve tappa d'una crociera in cui lavorava come foto-ricordografo per i turisti imbarcati. Gli ingrandimenti veneziani sono tratti da scatti del 1959, durante una frenetica incursione patrocinata da Romeo Martinez [Nota 2] nel corso di un'escursione in Italia assieme alla moglie.
Le reali stampe vintage mai viste prima sono piuttosto i provini a contatto di suoi scatti veneziani, esposti insieme ad altra documentazione - lettere, libri, riviste ed altro - in bacheche orizzontali. I formati dei negativi sono il 6x6 (circa) della Rollei e il 24x36 della Leica (ma per il formato minore a Venezia usava, a quel che risulta dal suo commento ad una delle immagini, il modello a ottica intercambiabile dell'originale reflex francese Foca). "Furono sei giorni meravigliosi! Io e Marie Anne abbiamo vissuto in un'altra dimensione" dice in una lettera inviata ad un amico alla fine del viaggio, nella quale evoca anche una serata di fronte al Canal Grande assieme, fra gli altri, a Romeo Martinez e alla coppia Berengo Gardin.
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/21e503216c432942480b6ec0ff0f62eb/tumblr_inline_pi50pcHJTO1w12wg7_540.jpg)
Quei provini dicono molto sulla sua maniera di inquadrare allo scatto, selezionare e riquadrare per la stampa, soprattutto quelli nel formato minore, disposti nella sequenza delle strisce originali (mente i 6x6 sono ritagliati uno ad uno, senza gli "scarti"). Quei provini, assieme agli ingrandimenti, il cui formato permette di studiare le foto molto più "da vicino" che le stampe tipografiche, anche le migliori, e alle parole dell'Autore accostate ad alcune delle immagini più significative, costituiscono una vera lezione di fotografia. In effetti Ronis ha svolto anche un'intensa e proficua attività didattica con articoli, volumetti e scritti vari, lezioni, workshop, corsi d'insegnamento anche accademici, e infine nei contatti personali. Anche Gianni Berengo Gardin, in un suo intervento nel filmato con cui il Direttore Artistico della Casa dei Tre Oci , Denis Curti, presenta l'autore e la mostra, parla di Willy Ronis come d'un amico-e-maestro. Le didascalie spiegano come il Maestro ottenesse la perfezione formale che s'impone nelle sue opere: la maestria nella composizione; il perfetto equilibrio fra le parti significative (che definirei, piuttosto che il momento decisivo, l'istante magico in cui tutto va al suo posto, tout se tient); l'accordo in stampa fra ombre e luci, fra neri e bianchi.
Nella didascalia d'una delle foto scattate in Fondamente Nove (Giovani madri, Venezia, Fondamenta Nuove) Ronis fa una cronaca puntuale del come ("28 mm, f:16, quasi certamente, 1/50"), del quando e del perché: praticamente un'esegesi con finalità didattica. L'ingrandimento rivela, diversamente dalle frequenti riproduzioni tipografiche, che nulla nell'immagine è perfettamente nitido (forse 1/50 non era sufficiente, o non era nemmeno). Ma ciò insegna a chi, come noi, è fiero di poter congelare con i nostri sensori supersensibili e super-definiti tutto ciò che si inquadra a partire dal proprio naso fino all'infinito, che certe pretese di perfezione tecnica possono diventare insignificanti: provate a immaginare l'immagine di cui sopra a 1/1000. Si può perdonare a Ronis, inesperto di laguna, l'aver denominato cimitero "di Murano" quella che è l'isola di San Michele (che, sempre nell'immagine suddetta, si vede sfuocatella sullo sfondo).
Quello a cui non si può passar sopra è il tradimento dell'intenzione dell'autore operato nella traduzione d'una delle citazioni più significative in un altro dei cartelloni. Nel testo inglese, certamente più fedele all'originale francese, Ronis dice che essere un bravo fotografo vuol dire avere fiuto e riflessi: fiuto per prevedere quello che ruò succedere e "the reflex to shoot exactly at the right moment", i riflessi per scattare esattamente al momento giusto (il momento magico di cui sopra, che oltre alla rapidità esige coordinazione mentale); mentre il traduttore italiano gli fa dire "i riflessi per scattare all'improvviso".
Tutto qui!. Ci voleva tanto a fare una traduzione letterale? Per concludere il tema del Santuario: la Casa dei Tre Oci non è solo fotografia. Anche per un tifoso in visita al Santuario dedicato alla preferita fra le tante Madonne in reciproca concorrenza è lecito, e talvolta doveroso, sostare in una cappelletta appartata per porgere una giaculatoria ad un piccolo Santo locale. Qui alcune salette defilate ospitavano fino all'11 novembre Fabio Visintin, Farfalle Marsilio,Vent'anni di illustrazioni. In particolare veniva documentata la collaborazione del grafico veneziano coll'editore pure veneziano per le copertine della collana di narrativa Farfalle.
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Nota 1. Mostra che assieme a 4-5 lavori ad olio della maturità presentava un'importante selezione di opere del periodo di formazione raramente documentate, che si sarebbero dovute meditare con tranquillità.
Nota 2. Romeo Martinez (1911-1990), dal 1953 al 1964 direttore della famosa e autorevole rivista Camera, dal '57 al '65 diresse anche la Biennale Internazionale di Fotografia di Venezia. Nell'edizione del 1957 Ronis fu il vincitore della medaglia d'oro.
Non esiste catalogo dalla mostra. Le monografie in vendita all'ingresso riguardano temi specifici dell'opera di Ronis, oppure hanno immagini di dimensioni insignificanti. Meriterebbe di essere ristampata la bella monografia edita da Taschen nel 2005 e curata dall'ottimo esperto Jean-Claude Gautrand, che ora si può acquistare soltanto in rete, usata e a prezzi al minimo tripli rispetto a quello di copertina. Interessante anche Fotocrazia di Michele Smargiassi dell'1 ottobre c.a., soprattutto per il commento di Claudio Marcozzi che con Ronis fu in rapporto di amicizia.
Chi ritiene utile, qualunque sia il proprio livello d'esperienza, prendere Lezioni di Fotografia da Willy Ronis, può farlo con Le regole del caso, uscito nel 2011 col titolo Derrière l'objectif de Willy Ronis, traduzione italiana del 2011, ristampata nel 2017. Molte delle immagini iconiche (che includono 4 delle presunte "inedite veneziane") sono confrontate colle sequenze di scatti da cui è sortito il risultato.
#willy ronis#casa dei tre oci#fotografia umanista#henry cartier-bresson#robert doisneau#denis curti#henry lartigue#rolleiflex#leica#foca#romeo martinez#camera#biennale internazionale di fotografia di venezia#gianni berengo gardin#fabio visintin#taschen#jean-claude gautrand#michele smargiassi#claudio marcozzi#carlo maccà
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George Orwell - Christie&Verdier
George Orwell – Christie&Verdier
Un libro che racconta per immagini, parole e citazioni la vita di Eric Blair, in arte George Orwell. L’infanzia in Inghilterra e gli anni della formazione scolastica che lo portano ad Eton, ancora oggi il più esclusivo college d’Albione, fucina della classe dirigente britannica. Una vita avventurosa quella di Orwell, il suo approccio giornalistico lo porta a vivere esperienze estreme: nella…
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#1984#Christie#Down and out in Paris and London#George Orwell#Graphic novel#L&039;Ippocampo#Recensione#Recensioni#Verdier
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Bambini, device e creatività ai tempi del coranavirus: scrittura e teatro a Piacenza
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Da Piacenza con Simona, Filippo e Roberto un progetto on line teatrale e radiofonico che permette a bambini e ragazzi dagli 8 ai 16 anni di raccontarsi attraverso la scrittura creativa Non tutti i device sono cattivi. Biancaneve direbbe "non tutte le mele sono avvelenate". Dipende dall’ uso che se ne fa. Così in Epikurea si trasforma il device da strumento antididattico e antisociale a strumento di crescita personale e formazione. Una volta c'erano i romanzi di Formazione. Ricordate Salinger ? I laboratori di scrittura creativa de “La stanza dei racconti di Epikurea” fanno dell’elaborato un racconto, che viene reso radiofonico e che si traduce in una rappresentazione teatrale alla fine del percorso creativo. Ogni partecipante avrà modo di imparare a strutturare il proprio viaggio fantastico attraverso le modalità della "Stanza" di Epikurea. Il progetto è una realtà in continua evoluzione aperta a chi vuole aggregarsi. E' un appuntamento di radio racconti su radiospoundpiacenza24. Ha suscitato l’interesse dell’Università Cattolica di Piacenza per sviluppi futuri. Ha permesso ai partecipanti al Progetto FUTURO NONNI di trovare nel racconto una nuova modalità espressiva e relazionale. I social stanno diventando paradossalmente un luogo chiuso di gruppi chiusi con pensieri chiusi.Chi non è in linea è escluso. "La stanza" è un social aperto in cui le distanze, sia quelle fisiche come il distanziamento sociale, sia quelle di età e culturali, ci avvicinano perché ci si arricchisce delle store degli altri. Nella nostra "Stanza" virtuale le svariate possibilità di linguaggio creativo, i device e i giovani stringono un alleanza, comunicano davvero, imparano a esprimersi oltre le frasi fatte dei copia- incolla. Nei laboratori si mettono in gioco e mescolano tutti questi elementi. Nel laboratorio si da rilevanza alla scrittura del racconto come strumento di comprensione del linguaggio in primo luogo, di come può essere trasposto al meglio perché renda i ragazzi capaci di esprimere esattamente il proprio pensiero, finalmente elaborato, in modo personale e unico. Brevemente, in modo logico, semplificando concetti per poterli comunicare ad altri, fantasticando , rappresentando l e emozioni che proviamo. A qualcuno potrebbe ricordare i “pensierini” della maestra, utilissimi anche oggi che viviamo una moderna mancanza , anche scolastica, di rielaborazione del pensiero. il sistema è antico ma rielaborato in modo da divertire e rendere protagonisti i partecipanti al Social. Le direttive dei pensierini erano legate a delle parole “date”, servivano per far costruire piccole storie, creare personaggi, antagonisti, luoghi e trame e finali sorprendenti. Nei laboratori ideati da Simona Tonini, arte terapeuta e Roberto Forti, massmediologo e divulgatore culturale, Il social che è da sempre un potente mezzo di comunicazione diventa un luogo dove imparare a costruire una narrazione, che permetta ai contenuti di prendere forma per diventare comunicazione ed emozione. Ieri oggi e domani la scrittura rimane il linguaggio del pensiero, e la rappresentazione teatrale la sua trasformazione. Atti Creativi prendono forma da La Stanza dei racconti di Epikurea su fb Il Teatro Trieste 34 sarà il luogo virtuale e speriamo fisico dove a novembre 2020 (ipotizziamo tenuto conto del coronavirus e dei protocolli) in una giornata organizzata dal Direttore artistico Filippo Arcelloni, saranno coinvolti tutti i partecipanti al progetto. Un momento di incontro “fisico” che andrà a terminare un progetto nato e vissuto on line. "Gli iscritti avranno così la possibilità di incontrarsi tra loro, conoscersi e fare conoscenza uno del racconto dell’altro, e vedere attori in carne e ossa leggere le storie che hanno creato, per capire che anche nei momenti difficili della vita si possono produrre azioni utili per se stessi e per gli altri che vivono accanto a noi." Il progetto è un iter di formazione continua quindi ci si può iscrivere e attivare la creatività di adulti e ragazzi 8/16 anni PER INFO [email protected] o whathapp al 3464247400 Read the full article
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Rivoluzionare la scuola (con Paolo Mottana)
1. Adottare come principi fondanti dell’educazione scolastica l’attrazione appassionata, il piacere e l’indole festiva in tutte le loro forme e manifestazioni
2. Colorare, articolare e arrotondare gli edifici, con l’ausilio di architetti sensibili
3. Ammorbidire e colorare gli interni
4. Integrare all’esterno ampi spazi riservati al verde (70 per cento) e a strutture sportivo-ricreative (30 per cento)
5. Foderare e attutire tavoli e sedie scomodi e rumorosi
6. Predisporre servizi audio e video, connettibili a internet, in tutti gli spazi adibiti ad attività
7. Nelle aule curvare la disposizione di tavoli e sedie orientandoli verso la forma circolare o anche predisporre la disposizione a isole con l’eliminazione della cattedra. Modulare gli altri spazi a seconda delle attività e delle esigenze, specie quelle corporee e pratiche. Integrare zone di loisir e di riposo per studenti e personale.
8. Prescrivere ai docenti di interrogarsi sul senso del loro lavoro, se piace loro e se piacciono loro gli studenti (come categoria): in assenza di una risposta positiva, rimandarli in formazione
9. Materie suggerite per tutti i percorsi: teatro, musica, danza, arte e lettere, filosofia, natura molteplice (biologia, chimica, materiali, ecologia ecc.), matematica e fisica, storia e storie (dal macro al micro), politica, sessualità, religioni e sacro, sport e corporeità, arti marziali
10. Sostituire i libri di testo, le antologie e le storie delle discipline con documenti, libri, materiali audiovisivi vivi e non morti, e neanche non-morti
11. Programmare le attività in base al principio della passione: si fa solo ciò che si ama e si ritiene di saper fare con piacere (per gli insegnanti)
12. Eliminare ogni procedura di valutazione che non sia esplicitamente richiesta dagli allievi per verificare il loro grado di avanzamento nella conoscenza. In ogni caso eliminare, fino almeno alla seconda parte dell’anno, ogni tipo di prova con valore decisivo sul risultato di fine anno degli allievi. Ogni prova dovrà essere valutata solo con un giudizio che rilevi elementi positivi e negativi delle prestazioni e ponga in luce punti di forza e aree di miglioramento da perseguire con scrupolose indicazioni al riguardo
13. Eliminare l’abominio dei test, in tutte le loro sottospecie
14. Ridurre al 20 per cento le attività che richiedono l’uso esclusivo di lezioni frontali e prescrivere la considerazione della componente emozionale ( e dunque l’attenzione alla motivazione) come decisiva in ogni percorso di apprendimento
15. Dedicare ad attività che includano l’uso del corpo in chiave sportiva, espressiva o affettiva, almeno il 60 per cento del tempo
16. Integrare un ampio spettro di attività volte all’esplicita elaborazione dell’aggressività (sport di combattimento, anche misti, sessioni guidate di pratiche conflittuali e di gestione del conflitto, arti marziali, laboratori bioenergetici ecc)
17. Dedicare ad attività coreutiche, musicali e teatrali almeno il 40 per cento del tempo
18. Integrare l’elemento visuale alla pari dell’elemento linguistico in ogni attività
19. Integrare attività con gradienti di attivazione creativa (arte, composizione, recitazione, costruzione, artigianato ecc) e ludica (gioco, gioco, di squadra, simulazione, role-playing ecc) almeno al 70 per cento delle attività previste
20. Ampliare le attività all’aperto in tutte le loro sottospecie: cura dell’ambiente esterno, giardinaggio, orticoltura, visite, gite, avventure nella città o nella natura, educazione alla natura, al massimo delle possibilità presenti in termini di risorse fisiche e finanziarie
21. Moltiplicare le attività interdisciplinari, lavorando su tematiche trasversali e oggetti di creazione comune (spettacoli, ricerche, costruzioni ecc.)
22. Includere la possibilità, da parte degli allievi, di assentarsi dalla lezione quando non ritengano la conduzione o il tema di essa più interessante per loro, potendo decidere se oziare in spazi dedicati oppure passare ad altre attività
23. Includere l’educazione sessuale come attività pluridisciplinare e complessa a tutti i livelli del percorso scolastico
24. Includere l’educazione politica come attività pluridisciplinare e complessa a tutti i livelli del percorso scolastico
25. Includere l’educazione alla morte come attività pluridisciplinare e complessa a tutti i livelli del percorso scolastico 26. Integrare forma di democrazia diretta su argomenti di gestione quotidiana e straordinaria dell’istituto, assembleare e consigliare, tra studenti e docenti, senza l’inclusione dei genitori.
Ecco, questa, come BASE di discussione per una riforma DELLE SCUOLE, mi sembrerebbe abbastanza appropriata. E orientata verso un altro mondo possibile.
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Three Steps With You. A love story from Russia to L.A.
Nessuna dichiarazione ufficiale per il momento. Uno scatto rubato tra le acque limpide che bagnano la Spiaggia del Principe (Sardegna, Italia), un momento di intimità sottratto ai riflettori e al mondo dello spettacolo. Ma non ai fan che li hanno riconosciuti e immortalato il momento che tanti si aspettavano o almeno sospettavano.
Starren. Un nome noto a chiunque sia fan dell'attore o della cantante. E' impossibile affacciarsi ai loro social, alle foto d'infanzia e dell'adolescenza, alle interviste che toccano ricordi personali o gusti musicali e cinematografici, alle foto attuali delle vacanze di gruppo, senza che l'uno appaia come una presenza costante nella vita dell'altro. Un nome coniato ben prima che divenissero entrambi personaggi pubblici, ai tempi della loro primissima collaborazione nel musical scolastico, "Anastasia" alle cui audizioni hanno partecipato con un duetto ben noto agli intenditori di musica russa e agli appassionati di cartoni firmati Walt Disney, "Once Upon A Dream".
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Nonostante la tenera età (14 anni all'epoca), la St. James aveva già dimostrato un sorprendente talento innato che ha affinato nel corso degli anni, continuando a partecipare ai musical scolastici, diventando una punta di diamante del Glee Club e specializzandosi alla Juilliard, prima di diventare una dei membri fondatori delle Fifth Harmony. Altra carriera per Harris Anderson, altra specializzazione e il musical scolastico è stato il corollario degli sforzi e degli studi liceali, gli diede crediti e lustro che arricchirono il suo portfolio già ben nutrito che gli garantì l'ammissione alla Tisch School of Arts che, come ha rivelato in un'intervista, era sempre stata tra le sue favorite. L'intesa sul palcoscenico nelle canzoni e nei momenti romantici, il memorabile duetto finale e il bacio di scena sono tuttoggi contemplati dai fan di entrambi come evidenti prove di una chimica e di una complicità che avrebbe potuto facilmente evolversi in una relazione di ben altro tipo. In un'intervista molto amata dai fan e molto personale, la St. James, parlando del primo bacio, dichiarò di averlo ricevuto a quell'età e lasciò trasparire la tenerezza e l'emozione di un primo passo verso quell'amore che le avrebbe ispirato il suo successo più noto fino a questo momento. I tre passi cui allude la canzone sembrerebbero la metafora dei tre anni di differenza e delle inevitabili separazioni scaturite dalle tappe della loro formazione scolastica e professionale, affrontate in diverse fasi della loro vita. Harris Anderson, in seguito all'ingaggio in Mercy Street nei panni di "Frank Stringfellow" si trasferisce dapprima in Virginia e poi a L.A. in cui per diverso tempo abiterà insieme allo zio e celebre attore, Cooper Anderson. Nonostante la fama, la distanza da casa e le nuove amicizie, non sembra aver mai dimenticato le persone della sua infanzia. Molte delle sue fan si imbattono spesso nelle risposte ai tweet personali della St. James quando ancora racconta delle gesta del suo cane, delle disavventure del suo Senior Year o delle sue scorribande in auto. Molte si interrogano su chi sia "la fortunata" che riesce sempre a carpirne l'attenzione e che è persino parte della sua lista di following. Non soltanto. Se Harris Anderson sembra sempre interessato al suo stato d'animo, non manca spesso di invitarla a raggiungerlo sul set (come effettivamente farà durante le vacanze di primavera).
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La St. James, d'altro canto, seppur militante nel Glee Club, impegnata a comporre le sue prime canzoni (tre delle quali entrano nel repertorio più o meno noto delle Fifth Harmony, "SledgeHammer", "Write on me", "Squeeze") e nella spasmodica attesa dell'ammissione alla Juilliard, non perde la sua nota passione per le serie tv cui dedicare le serate in casa. Sembra avere una particolare predilezione per le detective fiction (BBC Sherlock, Elementary), fiction in costume (Downton Abbey, sceneggiati della BBC in generale) e programmi di cucina (MasterChef USA, MasterChef Celebrity USA, Hell’s Kitchen, Ramsay's Kitchen Nightmares ). Non manca mai, tuttavia, l'occasione di far sentire il suo sostegno all'amico a distanza, anche con riferimenti indiretti e scherzosi che, come prevedibile, catturano sempre l'attenzione e le premurose risposte di Harris Anderson con tanto di reciproca speranza di riunirsi presto.
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Il reciproco sostegno non viene meno quando la St. James diviene a sua volta una celebrità e continua a seguire la parallela ma distante carriera dell'amico, anche quando è impegnata in un tour mondiale con le colleghe. Anche il tour diviene un’occasione per passare le serate libere guardando fiction in albergo o componendo canzoni.
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Repentina è la risposta e la soddisfazione di Harris Anderson e la promessa di essere presto parte del suo pubblico.
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Cresce il numero di fan della St. James che iniziano a seguire Harris Anderson e viceversa e questo fandom che si battezza "Starren" non può che andare in visibilio, quando i due si incontrano in qualche occasione pubblica. Dai loro gesti e dallo scambio di tweet la felicità del rivedersi è spontanea e genuina e i fan più fortunati non soltanto collezionano i loro autografi, ma possono assistere ad uno scambio di saluti più affettuoso.
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Finalmente i tre passi, almeno per qualche ora si annullano seppur per una sola serata e un abbraccio e un bacio di saluto sembrano annullare le distanze degli ultimi mesi e confermare quel reciproco e profondo affetto.
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Anche quando separati continuano a sostenersi e i reciproci complimenti sono sempre contraddistinti dalla speranza più o meno espressa esplicitamente di poter presto riunirsi.
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La riunione tanto attesa da loro stessi e dai ranghi sempre più numerosi degli Starren che sperano di veder concretizzata una loro relazione sentimentale, avviene con l'avvicinarsi delle vacanze natalizie che sembrano rappresentare un punto di svolta importante per la loro carriera e la loro amicizia. Dopo aver assistito al tenero abbraccio di saluto in aeroporto, gli Starren trascorrono qualche giorno lontano dai social e filmando segretamente. Se i fan della St. James ancora sperano che faccia la sua apparizione come guest star in HTGAWM, le fan di Harris Anderson lo hanno visto per la prima volta cimentarsi in panni meno kiler e più romantici. Come la St. James ha rivelato in una lunga livechat a L.A. come ospite di Harris Anderson a pochi giorni dal suo compleanno (per l'appunto!), la giovane ha chiesto personalmente all'amico di interpretarne il protagonista maschile e quest'ultimo è stato più che entusiasta e lusingato alla prospettiva di avere un ruolo di così primo piano in una svolta decisiva alla sua carriera. La canzone così genuina e sentita, sincera e profonda, sembra un'autentica confessione d'amore, una sintesi personale, intima e vissuta di un sentimento coltivato nel tempo. Divengono sempre più forti i sospetti che Harris Anderson sia la persona cui è stata dedicata, ma le immagini del videoclip interpretate o improvvisate e le dichiarazioni del regista, sembrano lasciar intendere che Harris Anderson ne fosse consapevole. E potremmo azzardarci a presumere che lui stesso, in quel momento, si sentisse a tre passi dalla St. James.
“Ho dato loro poche indicazioni: la magia del video è soltanto merito loro e di come siano naturali di fronte alla telecamera. A volte avevo la sensazione che si fossero dimenticati di essere ripresi [risata]. Ad esempio la scena in cui Stella, al Prom, appariva dolorante per le scarpe e Darren l'ha sollevata tra le braccia, non era prevista nel copione. Ma i loro sorrisi e il dondolarsi a mezz’aria erano così spontanei e naturali che non avremmo potuto tagliare la scena, senza compromettere la veridicità e l’atmosfera del video”.
Dopo giorni di silenzio e di apparente distacco dai riflettori, Harris Anderson riceve l'invito al Trevor Project cui è fiero di partecipare, come in passato era stato per i genitori. Sarà proprio la St. James ad accompagnarlo nel breve soggiorno a L.A. e in una serata di beneficenza in cui entrambi spiccano tra i presenti per il naturale fascino che esercita la loro vicinanza. Sono giorni brevi ma sembrano particolarmente sentiti da entrambi, tanto da poter lecitamente sospettare che l'evoluzione romantica della loro amicizia sarebbe iniziata proprio in quei giorni. Tornano attivi sui social, seppur in modo giocoso e scherzoso e Harris Anderson ancora una volta dimostra le sue spontanee premure nei confronti della bella cantante assecondandone la predilezione per i dolci.
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A pochi giorni dal ritorno a NY e prima delle consuete vacanze natalizie con la loro comune compagnia di amici, Harris Anderson condivide un ricordo che simboleggia quella natura giocosa e buffa della St. James ma intriso di una premura più dolce che non sfugge all'occhio attento dei fan.
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Le vacanze natalizie e il Veglione di Capodanno sono festeggiati con gli amici, in una località remota e lontanissimo dai riflettori, riemergendo soltanto per gli auguri affettuosi ai loro fan. Non ci sono ancora testimonianze o ricordi dei giorni di vacanza, ma da allora l'incrinatura romantica del loro legame sembra divenire di giorno in giorno più palese.
E' il 20 Febbraio 20** quando Harris Anderson si trova al party di festeggiamento della fine delle riprese di HTGAWM. Il party coincide con il suo compleanno e la St. James è catturata in qualche scatto fotografico.
E' "elementare", cari lettori, dedurre che la giovane sia stata ospite di Harris Anderson almeno fino al proprio compleanno come si evince dalle fotografie di famiglia e degli amici che rivelano i festeggiamenti posticipati dei loro compleanni. Durante quel periodo il videoclip di "Thee Steps Away From You" viene rilasciato e ottiene un incredibile record di visualizzazioni già nelle prime 24 ore dal rilascio e presumibilmente candidato ai prossimi VMA.
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Il successo del singolo sembra corollare il sempre più accentuato distacco della St. James dal gruppo delle 5th Harmony e la successiva separazione. Sembra un momento di meritato distacco e di pausa dalle reciproche carriere, ma nei social sono soventi gli scambi di tweet, di ricordi e di dediche che fanno alimentare i sospetti dei fan e crescere il numero di domande relative alla loro relazione. Le risposte sono sempre pacate, attente e morigerate, ma di quando in quando quell'effluvio di affetto e di tenerezza sembra incapace di venir soffocato del tutto. Se non sono le loro parole a lasciar trasparire del tutto il cambiamento, le immagini sembrano eloquenti quanto i versi di una canzone.
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All'indomani dall'inizio delle riprese delle quarta stagione di HTGAWM e tra una lezione e l'altra di chitarra e versi di canzone condivisi su twitter per incuriosire i fan o rassicurarli del suo ritorno sulle scene, c'è tempo per una vacanza di gruppo. Ancora una volta il tutto avviene nella massima discrezione possibile: gli amici e il fratello di Anderson Harris si premuniscono di non lasciare indizi eloquenti della località prescelta, il Bel Paese. Non la capitale, non le città d'arte, non la romantica Venezia, ma una delle isole più belle del Mediterraneo.
Poche immagini condivise per loro iniziativa sui social e poco generose coi loro fan.
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Ma i tre passi di distanza sono stati colmati e sembra divenuto difficile fingere che non sia così. Che si tratti di un tenero bacio sulla guancia, tra una tuffata e una passeggiata sulla spiaggia.
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O un momento più intimo e privato, cercando una spiaggia solitaria, al tramonto del sole per siglare quel momento di pace. Non ci sono registi a guidare la scena, non ci sono le note di una canzone d'amore. E' tutto silenzio e tutto scomparso.
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Non ci sono più passi tra loro. E, forse, dopotutto non ci sono mai stati. TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE: THREE STEPS WITH STARREN
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News from Manila #40 - 16 giugno 2019
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Carissimi Amici un affettuoso saluto a tutti Voi. Che bello poter stare ancora con voi e condividere alcuni aspetti di mia vita filippina. Nelle due news precedenti vi ho parlato delle speciali devozioni nelle Filippine (Cristo Nazareno, Santo Nino di Cebu…..). In questo numero vorrei presentarvi una riflessione riguardo alla fede del popolo Filippino, alcune notizie di casa e una richiesta che mi sta tanto a cuore. Buona lettura !
La fede Filippina: la fede dell’uomo semplice e la fede di chi la sta perdendo La fede semplice è la fede della gente comune, operai, contadini, impiegati, uomini e donne di buona fede, che non sempre hanno le parole o la volontà di definire la loro fede. Essi la praticano, questo è tutto. Vivono con essa tutta la loro vita, senza porsi vere domande. La loro fede non è minacciata o distrutta da qualche evento esterno o da difficoltà personali, come un incidente o un lutto in famiglia. Queste persone sono immuni alle conseguenze dei cambiamenti della civiltà o dello stile di vita. La loro fede fa parte della loro vita per sempre. Essi non la perderanno, qualsiasi circostanza si verifichi. Essa è profondamente radicata in loro, al punto che nulla la potrà portare via. La fede semplice è molto soggettiva, perché questi credenti sono totalmente indipendenti da eventi esterni. Essa non cerca di comunicarsi agli altri. Non invita a pratiche comuni, non sollecita e non richiede scambi di comunità, a differenza delle manifestazioni filippine. Ogni persona vive la sua fede a modo suo. Sempre meno credenti vivono la loro fede in questo modo a causa delle difficoltà di rimanere indipendenti da circostanze esterne, come la cultura, i media, la comunicazione e i viaggi, che invitano a fare paragoni e a interrogarsi sulle proprie pratiche. Ma ci sono poi i “cittadini contemporanei” che sono preoccupati per la loro vita quotidiana, le assicurazioni per il futuro, la salute, il benessere. Non c’è più spazio, nella loro mente, per domande sulla sorgente dell’essere e della vita. L’individuo finisce per non essere più in grado di interrogarsi su se stesso e sulle sue origini, dal momento che non ha più alcuna esperienza che gli dica che qualcosa esiste al di fuori di lui. Guardando la realtà internazionale, questa evoluzione non è più appannaggio del mondo occidentale. Essa si verifica in tutte le regioni del mondo in cui è arrivato uno sviluppo economico che porta altre preoccupazioni e altre distrazioni alle popolazioni. Anche qui da me stiamo assistendo ad un allontanamento dalle preoccupazioni religiose. La persone hanno molte altre possibilità di occupare la loro mente e il loro tempo, piuttosto che seguire le credenze religiose. Le vocazioni al sacerdozio o alla vita religiosa diventano sempre meno numerose, come nel mondo sviluppato. La globalizzazione della mancanza di fede è ben avviata, e a diverse velocità. La fede esige ora una forte decisione personale perché sia vissuta in questo contesto. Bisogna essere un vero eroe per mantenerla viva.
Flores de Mayo 2019 La nostra Comunità in Manila ha celebrato durante il mese di Maggio la festa religiosa di “Flores de Mayo e Santacruzan”. Flores de Mayo, dallo spagnolo "fiori di Maggio", è una delle particolari devozioni alla Beata Vergine Maria regina del Rosario e si svolge per tutta la durata del mese. Protagonisti di questo evento sono stati 85 tra i bambini e ragazzi del nostro oratorio (compresi i nostri disabili) che accompagnati dai catechisti si sono riuniti ogni pomeriggio per condividere il momento di catechismo e la recita del Santo Rosario. Il più importante significato della festa è innanzitutto quello legato al ritrovamento della Croce Santa da parte della regina Elena, madre dell'imperatore Costantino. La storia narra che la donna raggiunse Gerusalemme nella speranza di recuperare la croce sulla quale Gesù venne crocifisso. Individuato il punto dove la croce era stata sepolta, Elena fece scavare il terreno finché non ne emersero tre. Quella del Cristo venne riconosciuta subito dopo che una donna malata, toccandola, guarì miracolosamente all'istante. Poiché la festa si celebra tradizionalmente nel mese di maggio, essa è associata alla devozione mariana, particolarmente sentita dal popolo filippino. L’evento di conclude con la processione di “Santacruzan” (dallo spagnolo Santa Cruz, "Santa Croce"); è lo spettacolo rituale che ha luogo gli ultimi giorni del Flores de Mayo. La processione rende omaggio al ritrovamento della Santa Croce per opera della Regina Elena di Costantinopoli. In testa al corteo uno sciame di bambini, trasformati per l’occasione in angioletti con tanto di ali piumate; dietro di loro, incorniciate da archi floreali e accompagnate ognuna da due cavalieri, sfilano alcune donne, tutte molto giovani, simboleggianti le regine del Rosario: “Reyna Mora”, “Reyna Cleopatra” e così via fino alla “Reyna Elena” e alla “Hermana Mayor”, custode della statua della Madonna di Fatima. A chiudere il corteo, un gruppo di fedeli che accompagnano la processione pregando e cantando.
Notizie di casa Si torna a scuola Lunedì 3 Giugno la nostra scuola speciale “Guanella Center” per ragazzi disabili ha riaperto le porte, 46 gli studenti seguiti dai nostri quattro maestri. Secondo il livello di disabilità gli studenti sono divisi in quattro classi. La settimana prossima come di consueto celebreremo la Santa Messa d’inizio d’anno, chiamata comunemente Messa dello Spirito Santo. Auguriamo ai nostri giovani studenti di vivere con impegno e generosità l’anno scolastico da poco iniziato. Il 3 Giugno sono anche stati aperti i cancelli di molte scuole pubbliche e milioni di studenti si trovano ora sui banchi di scuola. Il sistema scolastico filippino è attualmente relativamente ampio ed efficiente, considerate le condizioni socio-economiche del Paese. Buoni sono i risultati raggiunti nei campi dell'alfabetizzazione e scolarizzazione elementare, contenuta è la dispersione scolastica e l'accesso alla scuola secondaria è notevolmente diffuso. La qualità dell'istruzione offerta, all'interno della scuola sia pubblica che privata, è però molto variabile e ampio il divario fra i servizi offerti in ambito urbano e quelli disponibili nelle aree rurali. Il costante aumento della popolazione in età scolare, dovuto all'incremento demografico, e il rapido sviluppo economico e sociale esercitano infatti una crescente pressione sulla scuola, a cui lo Stato, gravato da un enorme debito pubblico, non può adeguatamente rispondere. La crescente domanda di istruzione superiore e l'insufficiente articolazione tra formazione e mondo del lavoro hanno inoltre portato al formarsi di una diffusa disoccupazione intellettuale.
Congratulations Brother Arun David e Brother Christian Il 31 Maggio scorso si è tenuto presso il Centro di formazione teologica Recoletos il “graduation day”. Come centro teologico il centro offre un rigoroso curriculum ecclesiastico in “Bachelor of Arts in Sacro Theology” affiliato con l'Università di Santo Tomas. Due dei nostri studenti di Teologia, Brother Arun David (proveniente dall’India) e Brother Christian (filippino), hanno ricevuto il baccalaureato in sacra teologia. Brother Arun David ha presentato la tesi riguardante “L’Eucaristia centro della vita dell’istituto Guanelliano” e per Brother Christian la tesi ha posto l’attenzione sulle “Apparizioni mariane nel contesto mondiale”. Mentre ci complimentiamo per il risultato ricevuto da due Confratelli, auguriamo a loro di preparasi con impegno alle prossime tappe della professione perpetua e dell’ordinazione sacerdotale.
Richiesta pulmino/Jeepney per i nostri ragazzi disabili Prima di scrivere questo ultimo articolo, nel quale voglio sollecitare amici e conoscenti a sostenere un nostro progetto, ho pensato che qualcuno potrebbe dire: “eccolo qua il solito Fra Cercott”…., e avete ragione! Ma io sono speranzoso e confido nella Santissima Provvidenza, vediamo se riusciamo a realizzare questo sogno per i nostri ragazzi disabili. Come passano gli anni per gli uomini cosi passano gli anni anche per il nostro pulmino. Il nostro L300 Mitsubishi da mesi da segni di sofferenza e le riparazioni ci stanno costando non poco. Cosa fare ? Rimboccarsi le maniche e vedere di trovare una soluzione. Chiaramente avrete capito che ci serve un nuovo pulmino, ma la novità è che vorremo acquistare una Jeepney, un pulmino davvero particolare. La Jeepney è il principale mezzo di trasporto nelle Filippine. Questo particolare veicolo è noto per le sue decorazioni e colorazioni. I numerosi accessori aggiuntivi ne fanno infatti un mezzo di trasporto senza eguali, tanto da averlo reso un simbolo della cultura e arte delle Filippine. Le Jeepney sono prevalentemente utilizzate come mezzo di trasporto pubblico, mentre altri fungono da veicoli personali. E questo è quello che noi vorremmo, una Jeepney per uso privato. La Jeepney ha La capacità di trasportate ben 22 persone, due nella zona guida e 20 persone sedute sui sedili posteriori. Allego due foto per avere un’idea di quello che stiamo chiedendo. Costo del mezzo, con aria condizionata e registrazione/assicurazione è di 985.000 pesos (in euro 17.280 €). Se qualcuno fosse interessato e volesse darci una mano a realizzare il sogno/progetto ecco i dati per eventuali versamenti: ASCI Filiale di Roma
Conto Corrente Postale: 70767314
Banca Popolare di Sondrio Filiale 082 Roma:
Iban IT63 O056 9603 2040 0000 7320 X53
Sempre evidenziare bene la causale: PROGETTO JEEPNEY MANILA
Grazie a quanti ci potranno sostenere con la loro generosità !
Cari amici vi invio un caloroso saluto da Manila. Per alcuni di voi le vacanze sono già iniziate, altri sono ancora in attesa. Sia per tutti questo periodo di vacanza tempo per un meritato riposo nel quale rinnovare anche la nostra vita alla luce della Fede.
Vi ricordo tutti nella mie preghiere e buon mese del Sacro Cuore di Gesù. Ciao Fr. Mauro
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“Come odio tutti questi rimatori con le loro rime, le loro glorie, le loro vittorie, i loro usignoli, i loro prati! Ma se parla Dante, è puro come la natura…”. Pensieri danteschi: da Étienne Gilson a Delacroix
I nove saggi di Étienne Gilson su Dante e Beatrice, pubblicati per la maggior parte nel 1965, in vista del centenario della nascita di Dante, confermano la ottima qualifica del loro autore come interprete del Medioevo. Non fu un caso che Paolo VI, in una lettera a lui destinata e datata 8 agosto 1975, volle tessere una lode intorno al suo «sguardo di filosofo e storico». Le questioni sollevate da Gilson nel complesso di questi saggi danteschi sono le seguenti: innanzitutto, c’è il problema dell’incompiutezza del Convivio; poi, del come sia possibile che nell’aldilà i morti si palesino con una qualche sorta di corpo, acciocché siano ammessi alla beatitudine dei sensi o condannati alla pena di questi; ci si chiede se il pensiero dantesco risenta di alcuni influssi platonici; altra questione è la prudenza del poeta nell’uso della parola “empireo”, riferita al “non-luogo” del cielo di Dio, laddove siedono i beati; si prende in esame Dante come mediatore tra le due culture antagoniste del Medioevo, quella dei grammatici e quella degli scolastici; viene posta in discussione l’autenticità dell’Epistola a Cangrande; il sesto saggio riguarda l’ultimo capitolo della Vita Nova; nel settimo si onora Dante come tipo d’uomo del Medioevo e non già dell’Umanesimo; viene affermata la natura autentica del suo amore per Beatrice, di contro a quanti lo riducono a mera finzione letteraria; in chiusura abbiamo uno spazio dedicato alle riflessioni di Eugène Delacroix sulla Divina Commedia.
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Beatrice
«L’amore cortese si distingue già dall’amore volgare per una importante differenza. Non è subito, è cercato, voluto e sfruttato come fonte di valore. Non si potrà confondere l’esperienza comune della sazietà che segue il soddisfacimento del desiderio con la risoluzione di vietare al desiderio qualsiasi soddisfazione per mantenere l’amante al sommo di un’esaltazione da cui trae il suo valore e la sua forza. Come il cavaliere serve una dama per meglio battersi, il poeta ne ama una per meglio cantare, cosicché invece di essere un semplice accidente, l’idealizzazione dell’amato da parte dell’amante diviene qui il mezzo coscientemente voluto di un fine superiore a quello del desiderio» (Étienne Gilson, La scuola delle muse, Medusa, 2007). Stabilite queste premesse, si deduce che la morte di Beatrice abbia fatto di lei una musa perfetta, in quanto avrebbe permesso a Dante di eliminare lo scarto, sempre imbarazzante, tra la persona della propria immaginazione e la persona reale. Più “fortunato” in questo di Petrarca, anche per essersi risparmiato il dispiacere di vedere la sua diletta deperire nel corso degli anni, Dante non abbisognava di altro che di un femminile ispiratore, di un’Afrodite celeste cui rivolgersi. C’è da dire tuttavia che già in vita la nostra “beatificante” si prestava egregiamente al ruolo di musa, sigillata com’era nella campana di vetro della sua purezza. Del resto l’inaccessibilità è conditio prima di un amore longevo e, nella fattispecie, di quella “comunione spirituale trascendente” che, in senso più che platonico (Dante e Petrarca sono pur sempre riconosciuti, in poesia, come i traduttori cristiani dell’eros platonicamente inteso) si instaura nel caso dell’amore cortese.
Aprendo la Vita Nova sul primo incontro con «la gloriosa donna» della sua mente, Dante vuole celebrare Beatrice come la fonte stessa della sua arte. Il maestro Gilson, analizzando il passaggio dalla Vita Nova al Convivio e dal Convivio alla Commedia, parla di una vera e propria “trilogia per Beatrice”. Ma come avrà fatto, l’uomo Dante, a far scaturire poesia dalla Fisica di Aristotele? «Non è forse una specie di miracolo? È come far scaturire acqua da una roccia». La risposta è a dir poco sorprendente: al fine di ritrovare la sua amata, il poeta si immerge per trenta mesi nello studio della filosofia e della teologia, insomma, la cerca lì dove è, nella struttura dell’altro mondo, tra gli angeli, i santi e i beati, e insieme cerca la felicità, «una felicità che il solo riso degli occhi (di lei) basta a dare». La dimensione dello sguardo occupa una posizione centrale nell’immaginario dello stil novo. Ogni qualvolta il poeta compia un’ascesa da un cielo all’altro, ecco che il suo sguardo si posa su quello dell’amata. E ancora: nel terzo giro della candida rosa, Beatrice condivide la grazia del ristoro con due personaggi veterotestamentari: la matriarca Rachele (moglie di Giacobbe) e sua sorella Lia. Nel canto XXVII del Purgatorio, Lia e Rachele vengono accolte dal sonno di Dante in una visione. C’è Lia che impegna le mani nell’inghirlandare trame fiorite con cui adornarsi, mentre Rachele osserva fissamente i suoi propri occhi allo specchio. «Per piacermi a lo specchio», dice Lia, «qui m’addorno; / ma mia suora Rachel mai non si smaga / dal suo miraglio, e siede tutto il giorno. / Ell’è d’i suoi belli occhi veder vaga / com’io de l’addornarmi con le mani; / lei lo vedere, a me l’ovrare appaga». Come si vede, l’una è tutta dedita alla vita pratica, l’altra alla vita contemplativa. La vicinanza di Rachele a Beatrice teologa e santa vuole essere, ebbene, proprio un accostamento di una delle fondatrici del popolo d’Israele a quella bambina di Firenze che Dante incontrò all’età di undici anni. Un’immagine ancor più suggestiva e divenuta celebre, è quella del sogno descritto nel primo sonetto della Vita Nova, un sogno avuto dopo che Beatrice si rivolse a lui in segno di saluto: dorme quasi nuda tra le braccia di Eros, Eros che pronuncia parole confuse (eccetto la frase “Ego dominus tuus”) e la costringe a mangiare il cuore infiammato del poeta. Trasportato dalla sua dolce ossessione, Dante procede dal sensibile all’intellegibile, dall’essere parziale all’essere totale, presentandosi né come «un santo, né un contemplativo, né un mistico elevato dalla grazia a esperienze straordinarie» bensì, senza falsa modestia, come un poeta religioso votato alla bontà e alla bellezza. «Ma il filosofo e il teologo non saranno contenti. A loro non interessa vedere la bellezza e gioire della bellezza, bensì vedere la verità e gioirne. Ciechi che non sanno cosa sia la poesia! […] Andiamo, filosofi! Andiamo, teologi!, dice il poeta, rilassatevi un po’, lasciatevi andare un momento, lasciate fare. Capite la verità, certo, ma per una volta, invece di comprenderla per saperla, cercate di comprenderla per goderne».
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L’Impero, la grammatica, la Scolastica
È risaputo che al tempo di Dante la città di Firenze e la stessa Italia vedevano opporsi le diverse fazioni dei guelfi bianchi, coloro che avrebbero affidato all’Imperatore l’incarico di promuovere l’unità del popolo, e dei guelfi neri che, con la medesima richiesta, facevano appello all’autorità del Papa. Come esponente di una piccola famiglia nobile decaduta o dell’alta borghesia, Dante era tenuto a prendere le parti per l’una o per l’altra frangia. Optò per i bianchi e la scelta gli valse la condanna all’esilio, poiché la maggioranza dei cittadini e la classe dirigente accusavano di tradimento chiunque osasse schierarsi in favore dell’Imperatore Enrico VII. «Non chiese la grazia, perché la volontà di Dante era inflessibile quanto la legge cittadina. Non accettò mai nessuna delle condizioni delle offerte di amnistia che gli vennero fatte». Piuttosto «vagò di corte in corte, ottenendo dai principi vari incarichi provvisori». Non cadiamo nell’equivoco di ritenere che Dante non amasse Firenze. Il punto è che una «lettera fulminante» da lui dedicata agli avversari fiorentini servì a farsi mandare definitivamente fuori gioco. Fu così che il poeta dovette rinunciare alla realizzazione del sogno di una Firenze collocata nel disegno di una «società universale di un impero mondiale dove tutti gli uomini si uniscono sotto l’autorità di un solo imperatore come, d’altra parte, tutte le anime dovevano unirsi sotto la guida spirituale di uno stesso papa». Da questa spiacevole esperienza deriva l’impulso alla stesura della Monarchia, un capolavoro di filosofia politica, e l’incontro con il sapere della Scolastica presso l’Università di Parigi.
Prima ancora ci sono stati gli studi alla scuola di grammatica “di vecchio stampo”. La grammatica di Quintiliano gli rivelò Virgilio e l’Eneide, cui Dante deve il suo “bello stilo” e il colmamento di una lacuna immaginativa nella progettazione della Commedia, per quanto, dice l’autore del saggio, egli fosse molto più vicino a Omero, pur senza aver mai letto l’Iliade o l’Odissea in vita sua. Enea che porta sulle spalle il padre Anchise simboleggia la fatica impiegata per la fondazione di Roma, e Gilson si chiede se la vocazione del popolo romano fosse proprio l’Impero. Il nostro poeta ne era certamente convinto. «Tu, romano, ricordati d’imporre ai popoli il tuo impero; la tua arte sarà di far regnare la pace tra le nazioni, risparmiando i vinti e abbattendo i superbi (parcere subiectis et debellare superbos)» (Eneide, VI, 851-853). Quanto al Cigno di Mantova: «Dante fu conquistato, una volta per tutte, dall’ideale di un vasto componimento letterario e di uno stile epico, ampio e flessibile come la vita, capace dei voli più arditi come delle andature più familiari, ma soprattutto diretto, fermo e tale da rifuggire le convenzioni affettate del sentimentalismo. Dante non resiste mai al richiamo della grandezza nella semplicità». La formazione basata sulla cultura umanistica, sulla grammatica e sull’eloquenza gli venne impartita da Convenevole da Prato; allora le scuole italiane di grammatica offrivano una formazione intellettuale completa, al contrario di quanto avveniva in Francia – si pensi alla decadenza delle scuole di Chartres (Giovanni di Salisbury riferisce che per una crisi dell’insegnamento senza precedenti le aule dei migliori maestri erano ormai vuote). Gilson definisce questa crisi «un conflitto simile a uno di quei ricorsi di cui parlava Vico che periodicamente oppongono i sostenitori dell’insegnamento classico e quelli dell’insegnamento moderno, o, come si dice anche, degli studi umanistici e di quelli scientifici. Per capire cosa sia avvenuto bisognerebbe abituarsi a pensare che allora era considerato “moderno” il tipo di cultura intellettuale da cui sarebbe nata la Scolastica».
Per una scelta personale, Dante decise di alimentarsi criticamente della cultura che proliferava nello Studium di Parigi. Siamo nella fase dei famosi “trenta mesi” che lo resero un esperto di filosofia e teologia. Theologus Dantes nullius dogmatis expers. Nell’epistola a Cangrande, autentica o meno che sia, il giovane avrebbe fatto intervenire alcune nozioni di esegesi biblica che gli sarebbero servite per la stesura della Commedia. Fa riferimento alla varietà dei sensi con cui è possibile interpretare la Scrittura, da quello allegorico a quello anagogico, morale e letterale. Per i posteri si pone dunque il seguente problema: «Una volta abbandonata dal padrone, divenuta orfana, l’opera si trova consegnata senza difesa alla folla dei lettori anonimi, non molto pericolosi, ma anche all’élite dei commentatori, che lo sono ben più. Comincia allora una vita postuma, cambia aspetto, spesso anche senso, insomma, come si dice, evolve, senza che l’autore abbia il potere di intervenire a ristabilirne il senso. Forse è meglio per lui, perché oggi non mancano storici e critici in grado di rivendicare in nome della scienza il privilegio di detenere, più dello scrittore stesso, il vero senso di un’opera. Più l’artista è grande, più è esposto a sventure postume».
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Dante e Delacroix
In una riflessione che Eugène Delacroix affida al suo Diario, il pittore non nasconde di sentirsi in profonda comunione con il poeta Dante. L’elemento comune che sussiste fra i due è rintracciabile soprattutto nel disprezzo per “le cose di moda”, giudicate da entrambi volgari e velleitarie. Possiamo dire, per una serie di motivi, che Dante fu per Delacroix ciò che Virgilio era stato per Dante. «Una certa idea alta dell’arte e della sua nobiltà seduceva Delacroix nella Commedia un po’ come aveva sedotto Dante stesso nell’Eneide. […] lo si vede il più delle volte in cerca di qualche aneddoto che serva da pretesto alla pittura. Dante poteva servirgliene all’infinito, ma Delacroix gliene ha presi in prestito solo un piccolo numero e non è principalmente questo che cercava nella Divina Commedia. Il pittore chiedeva al poeta non tanto dei soggetti pittorici quanto una certa grandezza di tono e di stile che lo elevava dall’aneddoto all’arte. […] il fatto è tanto più interessante perché implica una trasposizione dell’arte della scrittura all’arte della pittura». Nel diario del 9 maggio 1824 un insoddisfatto Delacroix se la prende con i poeti in generale, tranne uno: «Come odio tutti questi rimatori con le loro rime, le loro glorie, le loro vittorie, i loro usignoli, i loro prati! Quanti ce ne sono che hanno veramente dipinto ciò che un usignolo fa provare? E tuttavia i loro versi sono pieni solo di quello. Ma se ne parla Dante, è puro come la natura, e si è sentito solo quello». Altro che «“cip cip”, frullò, trillò la capinera» (Luciano Folgore, Poeti controluce, parodia di Giovanni Pascoli). Delacroix rende omaggio a Dante come fosse il primo tra i poeti: «Quanti hanno dipinto l’amore? Il Dante è veramente il primo dei poeti. Si rabbrividisce con lui come davanti alla cosa. Superiore in questo a Michelangelo, o piuttosto diverso: perché quest’ultimo è sublime, ma non grazie alla verità. Come colombe adunate alle pasture ecc. Come si sta a gracidar la rana ecc. Come il villanello ecc., ed è quello che ho sempre sognato senza riuscire a definirlo». Non si tratta del “sublime trascendente” di Michelangelo, sostiene Gilson, ma del sublime «sul modello della natura, quello della realtà». Non vi sono usignoli nel contenuto della Commedia, ma il pittore potrebbe fare riferimento all’uccel che a cantar più si diletta del canto XVII Purgatorio. In un altro passo del diario Delacroix racconta di essersi fatto leggere un canto in italiano mentre dipingeva La barca di Dante, ammettendo che la lingua francese «si presta difficilmente alla traduzione di poeti completamente naturali come Dante» (egli sapeva bene che la musicalità del poema è altrettanto importante quanto il senso). Ulteriori lavori ispirati all’opera dell’Alighiero sono La giustizia di Traiano, l’Ugolino e la decorazione della cupola della biblioteca nel Palazzo del Lussemburgo.
Lucrezia Giulia Nicotera
*In copertina: Eugène Delacroix, “La barca di Dante”, 1822
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BADOLATO: EMERGENZA COVID-19, A QUANDO LA CONSEGNA DEI TABLET ?
EMERGENZA CORONAVIRUS, SCUOLA E DIDATTICA A DISTANZA: A CHE PUNTO È LA CONSEGNA DEI TABLET DA PARTE DELL’ISTITUTO COMPRENSIVO DI BADOLATO-SANTA CATERINA AI BAMBINI RICHIEDENTI E BENEFICIARI DEL DEVICE PREVISTO E FINANZIATO DALLO STATO CENTRALE? Vista l’emergenza sanitaria da Covid-19 e il prolungamento delle attività di didattica a distanza fino a chiusura anno scolastico, è necessario al più presto procedere alla consegna dei tablet rispondendo ai veri bisogni e diritti delle famiglie/bambini. Ci è stato reso noto che ad oggi molte famiglie locali – soprattutto quelle più fragili ed in uno stato di bisogno economico – si trovano in difficoltà nel gestire le attività scolastiche di didattica a distanza dei propri figli. Tali difficoltà sono soprattutto imputabili alla mancanza di attrezzature idonee quali tablet e connessione alla rete internet. Ebbene, ci chiediamo come mai nonostante il Governo centrale abbia stanziato a favore delle istituzioni scolastiche le opportune risorse economiche, ad oggi nessuna delle famiglie richiedenti, e idonee a beneficiare del comodato d’uso gratuito di questi device, abbia ricevuto nulla. Stato dell’arte: dall’albo pretorio online dell’ICS “T.Campanella” di Badolato-Santa Caterina, risultano pubblicate la determina del D.S. con affidamento diretto Mepa con la fornitura custodie per tablet ex art 120 dl 18/2020 (data 10 aprile) e la nomina-convocazione della commissione scolastica per la valutazione delle domande inoltrate alla scuola dalle famiglie richiedenti (data 23 aprile). Siamo al 30 aprile ed ancora non è avvenuta la consegna dei suddetti “device” alle famiglie richiedenti e potenzialmente beneficiarie. In tanti altri territori, da quello che emerge dagli organi di stampa e non solo, questa procedura è avvenuta regolarmente ormai da tempo e la consegna è stata effettuata, accelerandola, grazie all’ausilio dell’Arma dei Carabinieri o i volontari della Croce Rossa Italiana, molto attivi in questa fase d’emergenza sanitaria e socio-economica nazionale. Si tratta di un problema di non poco conto, considerato il protrassi dell’emergenza sanitaria e il sopraggiungere della conclusione dell’a.s. 2019/2020. Non sono pensabili altre lungaggini burocratiche poiché ne va di mezzo la formazione di tanti ragazzi e bambini. Pertanto, nella legittimità delle proprie posizioni e visto il ruolo sociale che svolge nel territorio, con la presente l’Associazione di Promozione Sociale “MaMa” di Badolato (composta soprattutto da famiglie e bambini) CHIEDE al Dirigente Scolastico ed alla Segreteria Amministrativa dell’ICS “T. Campanella” la risoluzione del problema nel più breve tempo possibile a tutela dei diritti di tutti gli studenti che aspettano risposte concrete da settimane! Read the full article
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Davide Favaro
Davide Favaro è nato a Padova dove vive e lavora nel mondo dell’informatica . Pur non provenendo da una formazione scolastica in campo artistico, cresce in un ambiente familiare ricco di stimoli creativi dove rivestiranno un ruolo fondamentale gli insegnamenti della madre, pittrice quotata e attiva fin dagli anni 70 in Italia e all’estero.
Inizia così ,alla fine degli anni 80, a dedicarsi…
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Il vero volto del M5S={
Nel Decreto crescita, messo a punto dal governo Conte e appena pubblicato inGazzetta Ufficiale (30 aprile n° 34), è contenuto un articolo che dubito garantirà al nostro paese la crescita economica auspicata, mentre so con certezza che esso garantirà la crescita della speculazione finanziaria, l’impoverimento di patrimoni collettivi come la sanità pubblica. Con questo mi riferisco alla sua privatizzazione, l’ingiustizia e il parassitismo sociale, cioè le culture immorali di chi fa profitto e non vuole pagare le tasse a spese dei diritti della gente e dell’intera collettività.
L’articolo in questione ha il titolo “enti associativi assistenziali”, è il n°14. Perentorio come il morso di un serpente letale, laconico come un aggettivo in cui è concentrato il veleno del sopruso: “All’articolo 148, del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, al comma 3, dopo la parola: «religiose,» è inserita la seguente: “assistenziali“.

Con questo semplice aggettivo “assistenziali”, nel silenzio del ministero della Salute, si è riconosciuta una natura “non commerciale” (art. 148 comma 1) ai fondi sanitari. Questo significa che sia i fondi integrativi del Servizio sanitario nazionale (art. 10, lett. e-ter), sia gli enti e casse di derivazione negoziale (art. 51, lett. a) per cui quelle, che usualmente si chiamano “mutue”, possono erogare prestazioni “standardizzate” anche in concorrenza – quindi in sostituzione – con il servizio sanitario nazionale, godendo di un generoso regime di agevolazioni fiscali. Cioè come dire che il governo gialloverde concede all’intermediazione finanziaria e agli speculatori di non pagare le tasse sui profitti che conseguono. Facendo così le scarpe al servizio sanitario, disponibile “gratis”, e finanziando quello privato nella guerra storica per far fuori il pubblico.
Per le “mutue”, che ricordo sono veri soggetti economico-speculatori, questo significa essere parificati ad associazioni politiche, sindacali e di categoria, religiose, assistenziali, culturali, sportive dilettantistiche, di promozione sociale e di formazione extra-scolastica cioè all’universo del non profit ecc. Per tutti costoro, fondi compresi, le somme versate dagli associati o partecipanti a titolo di quote o contributi associativi non concorrono a formare il reddito complessivo. Che è come negare l’analisi economica di Marx cioè il rapporto tra capitale e profitto.
In campo sanitario si tratta di una vera e propria “porcata” che, fino a prima del decreto crescita, era andata a vuoto a più riprese nel corso della ridefinizione della normativa sul terzo settore; perfino all’atto della stesura del provvedimento sul reddito di cittadinanza. Ora però, grazie all’apertura ai fondi da parte del M5S, più volte da me denunciata su questo blog, trova felicemente la sua codificazione in questa legge.
A rendere ancor più tragica e grottesca – ma anche più dolorosa – questa situazione vi è la precisazione che i fondi, al fine della conservazione della propria natura non commerciale, non possono erogare prestazioni maggiori anche se rientranti nelle loro finalità istituzionali ove sia previsto il pagamento di contributi specifici e supplementari. Questo vuol dire che, per preservare la propria natura non commerciale, quella per intenderci che dà diritto alle esenzioni fiscali, i “fondi” non potranno erogare prestazioni ai propri associati oltre gli standard. Ma, attenzione, nel caso in cui l’erogazione oltre gli standard costituisse un’attività meramente secondaria e strumentale rispetto a quella standardizzata, le “mutue” conserverebbero comunque la natura di ente non commerciale e potranno così usufruire delle agevolazioni fiscali.
E’ del tutto evidente che il governo, in particolare il M5S, ha calato le brache di fronte alla potente lobby assicurativa e previdenziale, che prima con Renzi poi con Gentiloni, aveva ottenuto condizioni sempre più favorevoli per aggredire quel mercato nazionale garantito ancora dalla sanità pubblica. Considerare un fondo o un ente assistenziale, alla stregua di un oratorio, mi sembra molto più di un insulto a qualsiasi discorso sulla giustizia in generale e su quella fiscale in questo paese.
Ma l’articolo 14 del decreto crescita, vale come una implacabile ipoteca messa sopra il destino del servizio sanitario pubblico. Che Di Maio parli di difendere la sanità pubblica nel momento in cui anziché rifinanziarla come si deve, preferisce dare i soldi alla speculazione, favorendo con ciò la peggiore assistenza possibile, la sua credibilità politica sparisce come sparisce quella del ministro della salute.
Se oltre all’art 14 di cui abbiamo parlato, aggiungiamo la faccenda del regionalismo differenziato che, nei fatti punta a decostruire il servizio nazionale, a marginalizzare i diritti in favore del reddito, a sottrarre le politiche sanitarie dalla leggi di principio dello Stato, beh c’è poco da stare allegri.
Più dei precedenti questo governo sta rivedendo le basi economiche-finanziarie su cui poggia la tutela pubblica della salute. Mi dispiace dirlo ma, a questo punto, siamo ben oltre quelle che più volte ho definito le “incompetenze” della ministra Giulia Grillo. L’articolo 5 del patto per la Salute e l’articolo 14 ci dicono che c’è una linea del M5S che in tutto e per tutto equivale ad un vero tradimento politico. Siamo di fronte ad un avanzato processo di privatizzazione della sanità pubblica che renderà del tutto vano tutto quello che sta scritto, a proposito di diritto alla salute, nella nostra Costituzione}
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FERMO – Nel corso della seduta di lunedì scorso, il Consiglio Provinciale, dopo l’unanime voto favorevole da parte dell’Assemblea dei Sindaci, ha approvato in via definitiva il Documento unico di programmazione (D.U.P.) 2019, il bilancio di previsione 2019/21, il programma delle opere pubbliche 2019/21 e l’elenco annuale 2019.
La Presidente della Provincia dr.ssa Moira Canigola, nell’evidenziare come l’approvazione del bilancio sia avvenuta con un forte anticipo rispetto a quanto accaduto negli anni precedenti, ricorda che la Legge del 30.12.2018, n. 145 di approvazione del bilancio dello stato per il 2019, contiene numerose disposizioni di interesse per le Province, che debbono costituire il primo momento di un’azione che deve essere finalizzata alla revisione dell’assetto organizzativo e finanziario delle Province.
La legge di bilancio per il 2019, pur avendo previsto l’attribuzione di alcuni contributi in favore delle Province per il finanziamento della spesa corrente (in ogni caso inferiori a quelli assegnati negli anni precedenti) e per gli interventi di manutenzione straordinaria della viabilità, non è intervenuta, ricorda la Presidente Moira Canigola, sulle precedenti disposizioni che obbligano le Province a corrispondere un prelievo forzoso allo Stato, il cui ammontare, se invece rimanesse nella disponibilità di questo Ente, consentirebbe di predisporre un bilancio di previsione in grado di corrispondere adeguatamente alle aspettative dei cittadini.
Il prelievo forzoso che la Provincia di Fermo deve assicurare nel corrente esercizio finanziario espone l’importo assorbito dal bilancio provinciale in favore dello Stato:
CONTRIBUTO FINANZA PUBBLICA ANNO 2019
Contributo finanza pubblica cumulato 7.744.644,53 Contributo finanza pubblica 2016 – art. 19, comma 1, DL n. 66/2014 330.145,00 Contributo di cui all’art. 1, comma 754, della Legge n. 206/2015 – 1.195.954,37 Contributo art. 20, comma 1, del DL n. 50/2017 – 434.892,50 Contributo art. 1, comma 838, Legge n. 205/2017 – 365.369,53 CONTRIBUTO TOTALE ALLA FINANZA PUBBLICA €. 6.078.572,63
Il prelievo forzoso dello Stato sul bilancio provinciale è risultato essere stato, nel 2018, il seguente:
CONTRIBUTO FINANZA PUBBLICA ANNO 2018
Contributo finanza pubblica cumulato 7.744.644,53 Contributo finanza pubblica 2016 – art. 47, comma 2, DL n. 66/2014 1.261.666,58 Contributo finanza pubblica 2016 – art. 19, comma 1, DL n. 66/2014 330.145,00 Contributo di cui all’art. 1, comma 754, della Legge n. 206/2015 – 1.195.954,37 Contributo art. 20, comma 1, del DL n. 50/2017 – 978.508,12 Contributo art. 1, comma 838, Legge n. 205/2017 – 1.576.332,01 TOTALE CONTRIBUTI ALLA FINANZA PUBBLICA €. 5.585.661,61
Il confronto tra le due tabelle, evidenzia la Presidente Canigola, espone in maniera significativa come il contributo alla finanza pubblica che questa Provincia deve assicurare per l’anno 2019 sia superiore a quello previsto per l’anno 2018, quando le risorse che lo Stato aveva destinato alle Province risultavano di importi superiori a quelli previsti per l’anno 2019.
La Presidente Canigola ricorda che, a decorrere dal 2019 e fino al 2033, è previsto un contributo statale in favore di questa Provincia di €. 1.665.227,46 da destinare al finanziamento di piani di sicurezza a valenza pluriennale per la manutenzione di strade e scuole, inferiore a quanto la Provincia prevede di spendere nel corrente bilancio di previsione per queste finalità.
Si ribadisce, prosegue la Presidente Canigola, che l’elevato prelievo forzoso dello Stato che questa Provincia deve ancora subire in attuazione del richiamato catalogo normativo conferma la necessità di ripristinare e consolidare in maniera strutturale l’equilibrio dei bilanci provinciali, garantendo a tutte le Province i fondi necessari ad assicurare lo svolgimento delle funzioni fondamentali e quindi l’erogazione dei servizi efficienti in favore dei cittadini.
Con decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 02.05.2018, erano state stanziate dalla Legge n. 205 del 27.12.2017 (Legge di Bilancio per il 2018) all’art. art. 1, comma 1076, “per il finanziamento degli interventi relativi ai programmi straordinari di manutenzione della rete viaria di province e città metropolitane”.
L’intervento finanziario previsto nella Legge di Bilancio a decorrere dal 2018 e fino al 2023, e ripartito per Province e Città metropolitane, sostiene la Presidente Canigola, risponde alle esigenze di sicurezza stradale dei cittadini, al fine di ridurre l’incidentalità e consentire il diritto alla mobilità in tutte le aree del Paese e la certezza delle risorse per sei anni, consente agli enti locali di avviare gli interventi più urgenti e di definire un’adeguata programmazione di altri più profondi ed incisivi interventi da prevedere negli anni successivi.
Alla Provincia di Fermo è stata assegnata, nei sei anni, la somma di complessivi €. 8.253.184,23, così ripartita: €. 611.346,98 per l’anno 2018 e €. 1.528.367,45 per ognuno degli anni dal 2019 al 2023.
L’elenco annuale delle opere pubbliche nel settore della viabilità riporta gli interventi che trovano il loro finanziamento nell’illustrato contributo del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti come previsto dalla Legge n. 205/2017 e a contributi previsti nella normativa introdotta a seguito degli eventi sismici iniziati a far data dal 24.08.2016.
La maggiore parte degli interventi previsti nell’elenco annuale relativo agli interventi di manutenzione del patrimonio e dell’edilizia scolastica si riferiscono a lavori resisi necessari a seguito della crisi sismica iniziata a fare data dal 24.08.2016 e che trovano la loro fonte di finanziamento in disponibilità ministeriali.
Si riporta di seguito l’elenco annuale 2019:
SETTORE VIABILITA’ – INFRASTRUTTURE – URBANISTICA
NUMERO DESCRIZIONE IMPORTO 1 S.P. N. 105 OTO SALVENA 1.923.350,00 2 S.P. N. 61 MONTOTTONESE – S.P. N. 147 PESCIO’ 140.000,00 3 S.P. N. 157 GIROLA SP 230 EX SS 210 FERMO – FALERIENSE 150.000,00 4 S.P. N. 69 PONZANESE 100.000,00 5 S.P. N. 87 VALDETE 100.000,00 6 S.P. N. 219 ETE MORTO 73.641,71 7 S.P. N. 62 MONTURANESE 200.000,00 8 S.P. N. 48 MONTAPPONESE 150.000,00 9 S.P. N. 2 ALTIDONA 100.000,00 10 S.P. N. 85 VALDASO SPONDA SX 100.000,00 11 S.P. N. 16 CASTIGGLIONESE 100.000,00 12 S.P. N. 104 PONTE MAGLIO 150.000,00 13 S.P. N. 56 MONTERUBBIANESE 300.000,00 14 S.P. N. 42 MATENANA 80.000,00 15 S.P. N. 61 MONTOTTONESE 150.000,00 16 S.P. N. 27 ELPIDIENSE 198.367,45 17 S.P. N. 60 MONTONESE S.P. N. 11 CAPODARCO 360.000,00 TOTALE SETTORE VIABILITA’ – INFRASTRUTTURE – URBANISTICA €. 4.375.359,16
SERVIZIO PATRIMONIO – EDILIZIA SCOLASTICA
NUMERO DESCRIZIONE IMPORTO 1 LAVORI REALIZZAZIONE NUOVO LICEO CLASSICO ANNIBAL CARO DI FERMO 7.300.000,00 2 INTERVENTI MESSA IN SICUREZZA LICEO SCIENTIFICO DI FERMO 1.532.640,00 3 ISTITUTO COMMERCIALE “MATTEI” AMANDOLA 1.980.000,00 4 ISTITUTO “CARLO URBANI” P.S.ELPIDIO 390.000,00 5 ADEGUAMENTO SISMICO MONTANI – FERMO 4.128.000,00 6 ADEGUAMENTO SISMICO OFFICINE MONTANI – FERMO 465.159,83 TOTALE SERVIZIO PATRIMONIO – EDILIZIA SCOLASTICA €. 15.795.799,83
TOTALE SETTORE VIABILITA’ – INFRASTRUTTURE – URBANISTICA €. 4.375.359,16 TOTALE SERVIZIO PATRIMONIO – EDILIZIA SCOLASTICA €. 15.795.799,83 TOTALE €. 20.171.158,99
La situazione del bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2019, per quanto concerne la parte corrente, informa la Presidente Canigola, dopo aver provveduto alla formazione delle previsioni di spesa corrente secondo la storicità degli interventi assicurati negli esercizi finanziari, è la seguente:
TOTALE SPESA CORRENTE 14.893.190,77 RIMBORSO QUOTA CAPITALE MUTUI 1.940.000,00 SPESA CONTO CAPITALE FINANZIATA DA ENTRATE CORRENTI 12.500,00 TOTALE USCITE CORRENTI 16.845.690,77 TOTALE ENTRATE CORRENTI 15.745.690,77 DIFFERENZA 1.100.000,00 FONDI REGIONALI UNA TANTUM – L.R.. 21.12.2015, N. 28 – ART. 16 250.000,00 RECUPERO REGIONE MARCHE CENTRI IMPIEGO E L.R. N. 34/2017 850.000,00 TOTALE 1.100.000,00
L’equilibrio del bilancio di previsione per il corrente esercizio finanziario viene assicurato, comunica la Presidente Canigola, con il ricorso ad entrate di carattere straordinario, in coerenza con quanto avvenuto nel quinquennio precedente, non ripetibili negli anni successivi per cui si auspica che lo Stato approvi, come richiesto dall’UPI e da alcune Regioni, dei provvedimenti di carattere strutturale in grado di consentire alla Provincia di disporre delle proprie risorse finanziarie secondo le proprie intenzioni e necessità e di poter adeguatamente programmare gli interventi finalizzati a consentire lo svolgimento delle funzioni fondamentali.
La Presidente Canigola conclude che il bilancio di previsione 2019/2021 garantisce la realizzazione degli equilibri di bilancio di parte corrente, di parte capitale e di cassa, nonché il pareggio di bilancio, come previsto dalla vigente normativa.
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A Ponti sul Mincio (MN), nel plesso dell’Istituto “Tamburino Sardo”, un centinaio di bambini entusiasti sono stati accompagnati dalle proprie insegnati e dalla comunità verso la scoperta della storia della propria scuola e del piccolo ma suggestivo borgo posto tra le colline moreniche, in un racconto dove il narratore principale è stato rappresentato da un coro di voci con le rughe del sorriso scavate e gli occhi lucidi della memoria, alunni di allora e nonni di oggi.
L’occasione di questo viaggio nel tempo e di fantastico incontro generazionale è stata offerta al corpo docente e all’amministrazione comunale dalla ricorrenza dei festeggiamenti per i 60 anni dall’inaugurazione della scuola di Ponti sul Mincio, da cui è scaturita l’idea di reperire e raccogliere il materiale scolastico ancora esistente a partire dall’anno scolastico 1958/59 a oggi.
Già dalla scorsa estate, in uno straordinario passaggio di parola all’interno della comunità locale, giorno dopo giorno, studenti di ieri e di oggi si sono incontrati ed entusiasmati nel mettere insieme pagelle, attestati, pennini, mappe, banchi, inchiostro, calamaio, quaderni, foto e storie riferite dagli alunni che si sono susseguiti negli anni, dando vita a un racconto esistenziale che ha saputo narrare con dovizia di particolari e calore la storia di un paese e dei tanti studenti che hanno studiato nel corso del tempo nelle aule della Tamburino Sardo.
Così, con l’emozione più viva e calda del cuore, alla presenza del sindaco di Ponti sul Mincio, Giorgio Rebuschi, del vicesindaco di Sommacampagna (VR), Giandomenico Allegri, della dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo di Volta Mantovana, Maria Teresa Ruberti, del corpo insegnante, del personale amministrativo e di tutti i piccoli alunni, si è inaugurata un’interessante mostra con cui sono stati esposti testimonianze dei primi sessanta anni della scuola.
Ma come tutte le storie più belle, che hanno sempre un tocco di magia, l’occasione ha aperto la strada ad un concorso di idee ed elaborati per la scelta del logo della scuola.
Una qualificata commissione giudicatrice, tra i disegni dei quasi 100 alunni della Tamburino Sardo, ha selezionato il simbolo che nel suo insieme rappresentasse meglio la scuola.
La vincitrice porta il nome di Martina, una bambina che con infinita eleganza ha saputo rappresentare tutti gli elementi più significativi e simbolici della scuola, riassunti nello sviluppo dei ragazzi con una pianta che germoglia tra le mani della scuola e che si erge in alto verso la vita che cresce.
E visto che in questa storia di studenti che crescono si può parlare di tocchi magici che hanno reso unica la celebrazione dei primi 60 anni della Tamburino Sardo di Ponti sul Mincio, non si poteva concludere il tutto che con un bellissimo lieto fine.
Un momento di alto valore sociale rappresentato dalla splendida opera donata alla scuola da Adriano Berengo, presidente della Fondazione Berengo Fine Arts di Murano (Venezia) e realizzata dai Maestri Vetrai della Berengo Studio 1989, che ne hanno riprodotto in vetro il logo primo classificato, offrendo all’evento l’aggiunta di un nuovo elemento simbolico: quello dell’arte vetraria, che riesce a sorprendere e a plasmare, in un’armonia di polveri e colori che prendono forma attraverso soffi di vita e che restano uniti grazie al calore che li governa, dando così vita a un insieme finito di bellezza e meraviglia.
Proprio come fa quotidianamente la Scuola con la sua nobile missione di educazione e formazione delle future risorse umane della società civile, nella certezza di operare sempre con responsabilità e amore per la costruzione di un’umanità nuova.
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Ponti sul Mincio, 10.04.2019 Caterina Spina
La comunità di Ponti sul Mincio festeggia i 60 anni della scuola primaria Tamburino Sardo A Ponti sul Mincio (MN), nel plesso dell’Istituto “Tamburino Sardo”, un centinaio di bambini entusiasti sono stati accompagnati dalle proprie insegnati e dalla comunità verso la scoperta della storia della propria scuola e del piccolo ma suggestivo borgo posto tra le colline moreniche, in un racconto dove il narratore principale è stato rappresentato da un coro di voci con le rughe del sorriso scavate e gli occhi lucidi della memoria, alunni di allora e nonni di oggi.
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MUSEO IN TRANSITO. QUADRI IN AZIONE from vittorio e.pisu on Vimeo.
Piccoli particolari che prendono vita propria in stole artigianali stampate a mano, poster e video che si ispirano all’arte contemporanea per comunicare rispetto verso i beni pubblici e i sevizi di comunità. Apre i battenti sabato 15 dicembre alle ore 11 nelle sale dell’EXMA di Cagliari la quarta edizione di Museo in Transito. Quadri in azione, una mostra-progetto che vede in esposizione i lavori degli allievi di tre istituti superiori cittadini che hanno reinterpretato e messo “in azione” nel quotidiano, con la collaborazione del CTM e affiancati da esperti e divulgatori di arte contemporanea, una selezione delle opere della Collezione Bartoli Felter.
IL PROGETTO Museo in Transito è stato realizzato dall’associazione ArCoEs con il contributo del Comune di Cagliari, Fondazione di Sardegna, dell’istituto Professionale Pertini e del CTM in collaborazione con EXMA. L’azione di ArCoEs intende favorire la sperimentazione di percorsi formativi orientati allo sviluppo di competenze specifiche nel settore culturale e finalizzate a sviluppare una nuova consapevolezza della cultura locale, dando vita a un laboratorio in rete con la città. Un “luogo” attrattivo per i giovani in cui si possa trovare tempo e spazio per socializzare, conoscere, sperimentare e orientarsi alla formazione scolastica e al lavoro.
Direzione Artistica: Simona Campus – Direttrice Artistica Exma Cagliari Direzione Organizzativa: Monica Mariani – Associazione ArCoEs Coordinamento Generale: Maria Grazia De Vita – Associazione ArCoEs Allestimento: Christian Tassi e Adele Ferra con la collaborazione di Gianluca Melis, Consorzio Camù e la classe 3^C del Liceo Artistico Fois Direzione performance: Monica Serra
Direzione creativa laboratori e Grafica: Christian Tassi Istituto Professionale S. Pertini – ASL – Professori coinvolti: Annalisa Carta Liceo classico G. M. Dettori – ASL – Professori coinvolti: Simone Mereu Liceo Artistico Foiso Fois – ASL – Professori coinvolti: Simone Sollai, Cristina Meloni, Francesca Mereu Riprese video: Giorgio Marturana Making off: Ilaria Sarritzu Media partner: Unica Radio Consulenza ANISA: Simone Mereu – referente provinciale Ufficio stampa ArCoEs: Carlo Porcedda Ufficio stampa e comunicazione mostra: Consorzio Camù Fino al 20 gennaio Sala ex-biblioteca MUSEO IN TRANSITO. QUADRI IN AZIONE
Una trasmissione SARDONIA Un film di Vittorio E. Pisu
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