#arabeschi
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fashionbooksmilano · 2 years ago
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Oeufs
Paul Starosta
Texte de Laurent Vallotton
5 Continents Editions, Milano 2018, 240 pagine, 28,8 x 28,9 cm, ISBN  978-8874398355
euro 49,00
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Rotonde, fragili, difficili da manipolare, le uova vengono raramente esposte al grande pubblico. Un vero peccato, poiché i dettagli dei disegni sui loro gusci rivelano bellezze insospettabili. Questi minuscoli disegni, disposti sulle pure linee curve della superficie delle uova, uniscono arabeschi a puntini, macchie, ombre e velature. Le tonalità sono delicate, talvolta semitrasparenti. Opachi o lucidi, porosi o lisci, questi capolavori su conchiglia coniugano caso e necessità con inaspettata inventiva e potenza. Perché questi colori? Perché queste forme? Perché l'uria depone uova così a punta, con disegni e colori estremamente variabili, mentre gufi e civette fanno uova sferiche perfettamente bianche? Perché le uova del tinamo sono lisce e lucide come la porcellana? Raccolta la sfida di questi oggetti perfetti che richiedono luci perfette, il fotografo Paul Starosta si è immerso nella collezione Werner Haller di 30.000 uova conservata presso il Museo di storia naturale di Ginevra. In questo libro trovate il risultato del suo incontro con le uova più belle e magnetiche del mondo.
Paul Starosta est biologiste et photographe. Associant ses deux passions - la nature et la photographie-, il a publié plus de 40 livres sur les plantes et les animaux, qui lui ont valu plusieurs récompenses. La collection "Photo Poche", créée par Robert Delpire, publiée par Actes Sud et qui fait référence dans le monde entier, lui a consacré son numéro 129 en 2010. Laurent Vallotton a obtenu son diplôme de biologiste à l'université de Lausanne en 1993. Son intérêt pour l'environnement date de sa petite enfance au Brésil, mais sa passion pour les oiseaux s'éveille en 1989 quand rencontre l'ornithologue Lionel Maumary, avec lequel il va s'investir dans plusieurs projets ornithologiques, notamment la mise en place d'une station de suivi de la migration dans les Alpes dès 1991, la construction d'une île pouf les oiseaux sur le lac Léman en 2002 et la publication de la bible de l'ornithologie helvétique, Les Oiseaux de Suisse, en 2007. Depuis 2003, il est adjoint scientifique au Muséum d'histoire naturelle de la Ville de Genève, où il partage son temps entre la recherche, la gestion des collections et la médiation scientifique.
17/12/22
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petalidiagapanto · 6 hours ago
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«Vieni qui, facciamo una poesia
che non sappia di nulla
e dica tutto lo stesso,
e sia come un rigagnolo di suoni
stentati
che si perde tra le sabbie
e vi muore con un gorgoglio sommesso;
facciamo una suonatina di pianoforte
alla Maurizio Ravel,
una musichetta incoerente
ma senza complicazioni,
che tanto credi proprio
a grattare nel fondo non c’è senso;
facciamo qualcosa di “genere leggero”.
Vieni qui, non c’è nemmeno bisogno
di disturbar la natura
co’i suoi seriosi paesaggi
e le pirotecniche astrali;
ne’ tireremo in ballo
i grandi problemi eterni,
l’immortalità dello Spirito
od altrettanti garbugli;
diremo poche frasi comunali
senza grandi pretese,
da gente ormai classificata,
gente priva di “profondità;
e se le parole ci mancheranno
noi strapperemo il filo del discorso
per svagarci
in un minuetto approssimativo
che si disciolga in arabeschi d’oro,
si rompa in una gran pioggia di lucciole
e dispaia lasciandoci negli occhi
un pullulare di stelle, un’ossessione di luci.
Poi quando la suonatina languirà davvero
la finiremo come vuole la moda
senza perorazioni urlanti ed enfasi;
la finiremo, se ci parrà il caso,
nel momento in cui pare ricominciare
e il pubblico rimane con un palmo di naso.
La spegneremo come un lume, di colpo. Con un soffio»
(Eugenio Montale, Suonatina di pianoforte)
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magauda · 8 months ago
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Una specie di sfogo che non fu inserito nei "Coetanei" per mia volontà
Suscitò numerose polemiche la pubblicazione di alcuni stralci delle lettere di Italo Calvino ad Elsa De’ Giorgi, perché fu intesa da alcuni <268 una violazione del privato dello scrittore, mentre da altri <269 come via privilegiata per conoscere e comprendere l’arte di Calvino, oltre che per vivere in presa diretta il farsi di alcune sue opere letterarie di cui via via raccontava all’amante, come…
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botallo · 8 months ago
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Una specie di sfogo che non fu inserito nei "Coetanei" per mia volontà
Suscitò numerose polemiche la pubblicazione di alcuni stralci delle lettere di Italo Calvino ad Elsa De’ Giorgi, perché fu intesa da alcuni <268 una violazione del privato dello scrittore, mentre da altri <269 come via privilegiata per conoscere e comprendere l’arte di Calvino, oltre che per vivere in presa diretta il farsi di alcune sue opere letterarie di cui via via raccontava all’amante, come…
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sapergo · 8 months ago
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Una specie di sfogo che non fu inserito nei "Coetanei" per mia volontà
Suscitò numerose polemiche la pubblicazione di alcuni stralci delle lettere di Italo Calvino ad Elsa De’ Giorgi, perché fu intesa da alcuni <268 una violazione del privato dello scrittore, mentre da altri <269 come via privilegiata per conoscere e comprendere l’arte di Calvino, oltre che per vivere in presa diretta il farsi di alcune sue opere letterarie di cui via via raccontava all’amante, come…
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bagnabraghe · 8 months ago
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Una specie di sfogo che non fu inserito nei "Coetanei" per mia volontà
Suscitò numerose polemiche la pubblicazione di alcuni stralci delle lettere di Italo Calvino ad Elsa De’ Giorgi, perché fu intesa da alcuni <268 una violazione del privato dello scrittore, mentre da altri <269 come via privilegiata per conoscere e comprendere l’arte di Calvino, oltre che per vivere in presa diretta il farsi di alcune sue opere letterarie di cui via via raccontava all’amante, come…
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bigarella · 8 months ago
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Una specie di sfogo che non fu inserito nei "Coetanei" per mia volontà
Suscitò numerose polemiche la pubblicazione di alcuni stralci delle lettere di Italo Calvino ad Elsa De’ Giorgi, perché fu intesa da alcuni <268 una violazione del privato dello scrittore, mentre da altri <269 come via privilegiata per conoscere e comprendere l’arte di Calvino, oltre che per vivere in presa diretta il farsi di alcune sue opere letterarie di cui via via raccontava all’amante, come…
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silviascaravaggi · 11 months ago
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oscuroio · 2 years ago
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Arabeschi ornamenti
decorano la stanza dei sogni silente.
Ti poni candida e solare....
Il corpo adorno di intrecci di canapa,
nodi che serrano l'anima
Un brivido corre
Tra le palpebre stanche
La tua mente insegue un desiderio
Esser mia.
Anima silenziosa
Ti sento felice
e so che vuoi i miei segni
sul tuo corpo e nei tuoi sogni....
OscuroIo ©️
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oscuroio · 1 month ago
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Nuda e silente giaci sugli arabeschi ricami ed intrecci di corde tra i raggi di sole al mattino. Timido e fiero si mostra il tuo corpo al mio sguardo attento ed esigente. Ok che dolce incanto impertinenti ed audaci, son quelle fossette In basso alle terga.. Il luogo ideale per poggiare delicatii miei pollici.
OscuroIo
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canesenzafissadimora · 7 months ago
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I fili elettrici stesi tra i pali della luce non sono lì per fare da appoggio al volo degli uccelli.
I vetri alle finestre non sono stati messi perché sopra ci brillino gli arabeschi di gocce della pioggia.
I comignoli non stanno sopra i tetti delle case perché sopra di essi facciano il loro nido le cicogne.
Ma gli uccelli sui fili diventano scrittura di note su di un pentagramma steso all’aria.
Le gocce sopra i vetri dopo l’acquazzone li fanno splendere di riflessi e luci sparse da un seminatore.
Le cicogne sui comignoli mettono ali ai tetti delle case.
È l’altro uso a rendere più belle alcune cose.
L’altro uso inventa la metafora, che è una sostituzione.
Nel 1900, secolo specializzato in rivoluzioni, ce ne fu una e una soltanto che risparmiò le stragi, rovesciando una dittatura senza passare sopra il tappeto rosso dei lutti.
Avvenne in Portogallo nel 1974, nella gentile primavera di cinquant’anni fa.
La folla nelle strade, nelle piazze affrontò i soldati senza disarmarli, invece infilando garofani nelle bocche dei loro fucili. Non servirono ad altro. Di questa nota circa l’altro uso, questo fu il migliore.
Da allora per me l’esempio superiore di metafora è la canna del fucile usata come vaso da fiori.
Erri De Luca
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xennnnnnnn · 1 year ago
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il momento maledetto dannato sventurato di un paio di settimane fa e così via in cui mi sono accorta che scrivere mi piace amo giocare con le parole metterle in fila smontare la sintassi e la semantica creare immagini che esistono solo nella mia mente e in chi legge ciò che metto per iscritto [e che, in realtà, la parola scritta è l'unico mezzo che ho per farmi capire dove tutto il resto viene meno, e forse solo la musica e l'arte ma è sempre di altri] — creare mondi, arabeschi, finzioni reali, dire così la verità che non può essere detta in altro modo. che in questi anni ho lasciato che tutto questo sparisse per pudore o vergogna o stanchezza e non so dove girarmi, come se non avessi mai imparato nulla e fossi in grado di agire solo nel senso dell'esaustione di sé. non voglio più mutilarmi
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fashionbooksmilano · 2 years ago
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Raoul Dufy Il pittore della gioia
a cura di Sophie Krebs con Nadia Chalbi
Skira, Milano 2022, 248 pagine,  24 x 28cm, Cartonato, Bilingue Italiano Inglese, ISBN  9788857248974
euro 37,00
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Mostra Roma, Palazzo Cipolla,dal 14 Ottobre 2022 al 26 Febbraio 2023
La vita e l'opera dell’artista francese, pittore e scenografo. Autore di opere monumentali come La Fata Elettricità (un murale di oltre 60 metri di lunghezza per 10 di altezza, composto da 250 pannelli dipinti a olio, commissionatogli per il Padiglione francese dell’Esposizione Universale del 1937 a Parigi), Dufy fu un grande pittore, scenografo e disegnatore francese di inizio ’900 che, per la sua capacità di catturare le atmosfere, i colori e l’intensità della luce e a trasferirli sulle sue tele, divenne – per antonomasia – il pittore della gioia e della luce.Lo stile dell’artista, colorista nato, è caratterizzato da una tavolozza vivace e sconfinata e da un disegno libero e morbido, dominato dagli arabeschi e dalle curve che lo rendono così incantevole. Il rapporto al contempo audace e delicato istituito tra colore e disegno costituisce il maggiore contributo di Dufy alla pittura moderna. Con oltre 160 opere tra dipinti, disegni, ceramiche e tessuti tratti dalla poliedrica produzione di Dufy e provenienti da rinomate collezioni pubbliche e private francesi (tra gli altri, il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris che conserva di Dufy una delle più ricche collezioni, dal Centre Pompidou, Palais Galliera, il Musée des Tissus et des Arts Décoratifs di Lione, il Musée des Beaux-Arts Jules Chéret di Nizza, il Musée Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles), il volume racconta la vita e l’opera di un artista con lo sguardo sempre rivolto alla modernità, pervaso da una vivacità che ha saputo adattare a tutte le arti decorative, contribuendo a cambiare il gusto del pubblico. Pubblicato a corredo della prima grande retrospettiva a lui dedicata in Italia, Raul Dufy. Il pittore della gioia è un viaggio emozionale attraverso i temi prediletti dall’artista, dove le sensazioni visive ridotte all’essenza della realtà, l’utilizzo della composizione, della luce e del colore sono gli elementi emblematici che caratterizzano le sue opere. Un excursus che trova il suo leitmotiv nella violenza cromatica, nella magia di quel colore che diventa elemento indispensabile per la comunicazione di emozioni e stati d’animo.
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13/02/23
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magicnightfall · 1 year ago
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THANK YOU AND GOODNIGHT
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A me m’ha sempre colpito questa faccenda dei quadri finali. 
Perché inevitabilmente, quando una serie finisce, ripensi all’inizio e ti rendi conto degli anni trascorsi (tanti o pochi a seconda della benevolenza del network), delle cose che hai fatto e di quelle che sono accadute nel frattempo. E mentre la serie andava per la sua strada, con tutte le tappe della propria vita ben scandite come tacchette su un righello — episodio pilota, prima stagione, notizia del rinnovo, produzione della stagione successiva e via dicendo fino all’epilogo, morte naturale o violenta che sia — tu pure andavi per la tua, ma altro che linea retta, altro che righello: per citare Ennio Flaiano, per te la linea più breve tra due punti è stata l’arabesco.
Così, nei sei anni che separano la Midge Maisel che invade ubriaca il palco del Gaslight e la Midge Maisel che — ‘sto giro sobria — si appropria degli ultimi quattro minuti del Gordon Ford Show, io ho iniziato la pratica forense, sono diventata avvocato, mi sono iscritta e poi cancellata dall’albo, nonna se ne è andata, ho cambiato tanti lavori (certo, uno era uno stage di nove ore al giorno per cinque giorni a settimana a cinquecento euro lordi che la Regione chiamava “tirocinio” perché “servitù della gleba” pareva brutto), sono stata trascinata a battesimi e cerimonie religiose contro la mia volontà, stranamente non ho preso il coronavirus, ho pubblicato due romanzi, ho avuto crisi esistenziali, ho detto addio al mio adorato micio, Floppy, mi sono devastata l’anima coi concorsi pubblici, ho fatto tanti passi avanti e altrettanti indietro, molto più spesso ho girato in tondo.
Ecco, forse non sono mai solo serie: piuttosto, capsule del tempo che racchiudono, nel periodo che delimitano, parte dell’esistenza di una persona.
E il fatto che The Marvelous Mrs. Maisel sia la storia di una ragazza che, dopo una batosta improvvisa, cerca di trovare la sua strada, rende forse la connessione tra spettatore e personaggio ancora più evidente, e più solida.
Che in effetti, se non la serie in sé — che a parte i rallentamenti dovuti al Covid è andata dritta per dritta — quanto meno è stato il personaggio di Midge ad avere i suoi begli arabeschi, il cui bandolo solo in apparenza è stato districato nel series finale (ma gli arabeschi hanno i bandoli? Probabilmente no, ma poi mi salterebbe tutta la metafora e allora famo finta che ce l’hanno). 
Perché se finalmente la vediamo sfondare come comica, il meritato coronamento di anni di sforzi, la sua vita privata è più ingarbugliata che mai. Anzi, più che ingarbugliata: tragica. Durante tutta la stagione i numerosi flashforward ci hanno dato un assaggio del tetro futuro che l’aspetta: un rapporto inesistente con i figli nel migliore dei casi, conflittuale nel peggiore; una collezione di matrimoni falliti; un ex marito (a cui è sempre rimasta affezionata) in galera, i genitori ormai trapassati e remoti — ma vabbè, erano anziani, ci sta — e Lenny Bruce pure (ma lui per un’overdose, e ci sta un tantino meno). E quel che è peggio, perché alla fine sticazzi di figli e mariti, è stato vedere le condizioni in cui versava l’amicizia con Susie e scoprirla — l’amicizia, eh, non Susie — più estinta di un dodo.
Diciamo che la netta virata sul tragico della quinta e ultima stagione della serie mi ha lasciata un po’ F4 basita. Non che nelle stagioni precedenti non ci siano mai state situazioni — se non proprio tragiche — quantomeno drammatiche (sopratutto nell’accezione narrativa del termine): dall’incidente scatenante (il tradimento di Joel e il conseguente divorzio) alla difficile relazione con i genitori, che né approvavano né comprendevano la sua carriera di comica e ancor meno le istanze di indipendenza (morale ed economica) che essa implicava, passando per tutte le difficoltà e gli ostacoli che Midge ha dovuto affrontare e superare in quanto novellina e in quanto donna, e tutte le varie ed eventuali che stanno nel mezzo. Semplicemente, tutte le situazioni infauste e le difficoltà delle precedenti stagioni erano nel presente, e pertanto non destavano particolari preoccupazioni perché chiunque si sarebbe aspettato che per la fine della serie — io la scena finale me l’ero immaginata con tremila persone ad applaudire Midge al Carnagie Hall, ovviamente con Abe e Rose in prima fila — sarebbero rimaste nel passato. La quinta stagione, invece, ci ha tenuto a dirci che il futuro sarebbe stato meno idilliaco di così. Certo, i problemi di un tempo si sono risolti e al loro posto ne sono arrivati di nuovi, d’altronde così è la vita, ma era necessario farcelo sapere? Era davvero necessario mostrarci Midge a settant’anni suonati vacillare all’idea di avere un martedì libero in un calendario di impegni di lavoro altrimenti fittissimo, perché oltre alla carriera — e a Susie, con la quale per fortuna si è riappacificata ma che però adesso vive in un diverso continente — non ha nient’altro?
Lei stessa — nel suo monologo finale in quegli ultimi gloriosi quattro minuti del Gordon Ford Show — con una certa lucidità arriva a intuire una possibilità di futuro che noi, in effetti, sappiamo essersi avverata: dubita, per esempio, che una relazione stabile sia scritta nel suo destino, e crede che sia inevitabile che i figli la odieranno da grande (e se per le relazioni, vabbè, amen, la questione dei figli è già più delicata anche solo perché saranno loro a scegliere la casa di riposo).
Badate, la mia in realtà non è proprio una lamentela, perché in effetti queste note agrodolci — più agre che dolci — del finale (e di tutta la quinta stagione) mi sono piaciute, è più una riflessione del tenore: già che la vita è miseria e poi si muore, è chiedere troppo che mi venga concessa l’illusione che a Midge Maisel sia andato tutto bene, che sia riuscita ad avere tutto senza dover rinunciare a niente? No? E vabbè.
Ciononostante, l’episodio è finale è stato tutto quello che speravo che fosse, cioè un degno tributo. Il monologo stesso, sia nel ripercorrere gli eventi salienti della carriera ancora in fieri di Midge, sia nello spronare le donne a credere in quello che fanno e a prendersi quello che gli spetta, invitandole a lavorare per far accadere le cose anziché attendere passivamente che accadano da sole, è un po’ il testamento morale del personaggio.
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E a proposito di questo, già solo la scena in cui Midge vede il microfono, la telecamera inizia e girare e tutto si fa silenzioso, con lei che avverte Susie che sta per fare un ultimo folle gesto e Susie che è pronta ad affondare con tutta la nave, ecco, già solo questa scena ha fatto passare in secondo piano qualsiasi remora o perplessità io possa avere mai avuto.
E poi c’è stata la consacrazione, con la menzione esplicita del titolo della serie. Non sempre accade, e quando accade è qualcosa di grosso, un vero e proprio cambio di paradigma: tipo Rick Grimes che nella quinta stagione (sarà una cosa delle quinte stagioni, dunno) dice finalmente “We tell ourselves that we are the walking dead”. Così, quando Gordon se ne esce con “May I present the magnificent, the magical… the marvelous Mrs. Maisel” è la chiusura del cerchio. E anche del sipario.
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Adesso mi sento un po’ come quegli studenti che — a detta del preside di In viaggio con Pippo, ma lui era evidentemente un mitomane — non hanno idea di cosa fare per non sprecare l’estate ora che la scuola è finita. Solo che il mio problema non è con l’estate mai coi venerdì, perché dopo una settimana di lavoro tornare a casa e dare il via al weekend con The Marvelous Mrs. Maisel era bello. Più che bello: era giusto. Per carità, di roba da vedere ne ho a carriolate, quindi ai miei venerdì uno scopo glielo ritrovo uguale, però, a prescindere, di signora Maisel ce n’era una.
E allora niente: thank you, Midge, and goodnight.
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thebeautycove · 2 years ago
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TOM FORD - CHERRY SMOKE - Cherry Collection - PRIVATE BLEND - Eau de Parfum - Novità 2023 - Spotted on my skin… talk about me the way one talks about an endless love, of cherries stolen in summertime, of carefreeness, of bathing naked at midnight in the fog of passion. Benedetta impazienza. Quella che l'attesa vale già il piacere? Eh no, noi non ce la si fa ad aspettare. Prendi un cesto di ciliegie, prova a resistere. Ne assaggi una, quanto tempo prima di gustarti la seconda? Non cronometrabile. Ecco, questa la medesima reazione che provi di fronte ad una nuova creazione Tom Ford. Una smaniosa curiosità su questa nuova ciliegia, dopo il successo globale di quattro anni fa con Lost Cherry, come non provocare un po' di scompiglio olfattivo in tanti insaziabili edonisti? Così se una tira l'altra, tre fragranze con protagonista questo frutto "peccaminoso" fanno una collezione e la tentazione triplica il suo effetto in una coinvolgente tensione sensoriale. Cherry Smoke sembra estratta da una cornucopia di delizia. Si percepisce questa amarena scura (ScentTrek®), polposa, forse più visciola (e qui citiamo Cantiano per rispetto della loro eccellenza) in apertura, come rosolio, una nota sciropposa dolce e mielata vibrante di filamenti ardenti di zafferano a rendere la texture aromatica satura, penetrante, quasi vischiosa, una gelatina reale che si appiccica ingordamente alla pelle. Attrae il connubio con l'osmanto la cui tenerezza floreale replica la tonalità fruttata dell'albicocca, la decisa impronta cuir a rammentare atmosfere più squisitamente selvatiche e infine la scia rovente, pregna di legni affumicati, in cui la velatura cherry si stempera tra volute balsamiche di nagarmotha, come arsa su una brace lenta e fumosa, dissolta in seducenti arabeschi di luce e calore.
Eau de Parfum 30ml e 50 ml. In profumerie selezionate e online. ©thebeautycove    @igbeautycove
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goolden · 2 years ago
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disegnami arabeschi sulla schiena col coltello
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