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#antico culto
clubgoticoitaliano · 5 months
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Da leggere e rileggere. Kenneth Grant. I culti dell'ombra.
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diceriadelluntore · 2 years
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Storia Di Musica #267 - Black Sabbath, Greatest Hits, 1977
Questo è uno degli album con la storia più strana del mondo rock. Con protagonista una delle band che più hanno colpito un certo immaginario collettivo. Ma partiamo dal filo conduttore delle Storie di Musica di Marzo, le copertina con quadri del Rinascimento. In quello di oggi, vi è una sezione del capolavoro del 1562, Il Trionfo Della Morte, di Peter Bruegel, conservato al Museo Del Prado di Madrid. Quadro di una drammatica bellezza, ha in sè una leggenda niente male: innamorato dello stile di Antonello da Messina, Bruegel, che era fiammingo, viaggiò fino in Sicilia per vedere i quadri del Misterioso maestro. E secondo molti critici lo sfondo di questo e di un altro suo leggendario capolavoro, Caduta Di Icaro (1558), sono ispirate a coste siciliane, e il mortifero cavallo della Grande Falciatrice in questo fu ispirato da quello dell’affresco, omonimo, ma di due secoli più antico, conservato adesso a Palazzo Abatellis a Palermo. E qui parte la storia strana del disco: il quadro non è nemmeno accreditato sulla copertina del disco quando uscì nel 1977 (e ancora adesso non compare in molte discografie ufficiali), perchè probabilmente questa raccolta era una carta di riserva della casa discografica NEMS (fondata da Brian Epstein, ma poi acquistata dal management del gruppo di oggi) preoccupata che qualcuno dei Black Sabbath potesse morire da un momento all’altro, vista la quantità e la qualità di cose pericolose che immettevano nel loro corpo in varie modalità. Dico subito che la storia non si può verificare in alcun modo, e rimane leggenda, ma dato che il disco ebbe diffusione bassissima, la alimentò a dismisura, quasi da considerare il disco una sorta di bootleg ufficiale e adesso è un pezzo forte del collezionismo (in qualsiasi pur pessima condizione vale almeno 100 €). I Black Sabbath erano esplosi 7 anni prima, quando per qualche centinaio di sterline e 12 ore in sala prove, Tony Iommi (chitarra), Bill Ward (batteria), Geezer Butler (basso) e John “Ozzy” Osbourne (voce), da Aston, periferia di Birmingham (all’epoca, uno dei posti più deprimenti dell’Occidente) creano, partendo dal blues, un qualcosa che mischiato con campane a morte, tuoni nella notte, urla disumane, chitarre lancinanti come lame infernali, un nuovo stile, l’heavy metal. La via esoterica al rock parte con i primi, clamorosi, cinque dischi: Black Sabbath (1970), Paranoid (stesso anno, il Sgt. Pepper’s del metal), Master Of Reality (1971) e gli appena più “affaticati” Vol. 4 (1972) e Sabbath Bloody Sabbath (1973). Nessuno prima di loro aveva aggredito in modo così “scabroso” gli spettatori, segnando, come raramente è accaduto, un genere. Il disco è semplicissimo: 10 brani, 5 dal fantasmagorico esordio, 3 da Paranoid e Vol. 4., 2 da Black Sabbath e una ciascuna dai restanti due. In scaletta tutti i brani mitici del gruppo, canzoni culto come l’allucinata Paranoid, la brutale e meravigliosa Iron Man, gli 8, incredibili minuti di War Pigs, che stravolgono il blues, la tosse che apre al riff già stoner di Sweet Leaf, ma anche la dolcezza del piano di Changes, il brano più romantico del repertorio, come Tomorrow’s Dream, che apre addirittura al romanticismo: “And let tomorrow's dreams\Become reality to me\So realize I'm much better without you\You're not the one and only thing in my heart\I'll just go back to pretending I'm living\So this time I'm gonna have the star part”. Il terremoto sonoro è completato dalle quasi omonime Black Sabbath e l’altro riff micidiale di Sabbath Bloody Sabbath. Mancano alcuni capolavori, riscoperti anche dopo anni, come Electric Funeral (da Paranoid, apocalittica) o la imprescindibile per i fan Children Of The Grave (da Master Of Reality). Quando uscì nel 1970 Paranoid, la rivista Rolling Stones, dopo averli pesantemente criticati per il primo lavoro, che nonostante tutto arrivò nella Top Ten inglese, scrisse: “Sul loro secondo e pesantissimo disco, Paranoid, troviamo lamenti sulla distruzione della guerra e l'ipocrisia dei politici, i pericoli della tecnologia e dell'abuso di droga”, parole che possono andare benissimo per questo disco antologico, introvabile ma magnifico. Va detto a onor di cronaca che la Nems sbagliò di pochissimo le previsioni di uno scioglimento, ma non per decesso, sebbene Ozzy e Iommi facevano a gare di riabilitazioni e entrate in cliniche: dopo il deludentissimo Never Say Die, uscito nel 1978, dove rispetto alla “brutalità” del punk neonato (che prese moltissimo dal loro essere iconoclasti) sembravano quelli di Top Of The Pops, Ozzy abbandona in un primo momento, poi finisce il disco, e se ne va definitivamente, sostituito nel 1980 da Ronnie James Dio, Ma quella sarà un’altra band, ed è anche un’altra storia.
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der-papero · 11 months
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Non si trova un libro antico di trigonometria manco a pagarlo oro, ma in compenso potrei portarmi a casa tutta la bibliografia sul nazionalsocialismo e il culto della razza
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klimt7 · 1 year
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Chiesa medievale
della cittadina di Voss
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La chiesa di pietra di Voss sorge sul sito di un antico tempio pagano. Alla metà del XIII secolo qui venne costruita una chiesa di pietra in stile gotico. Con la Riforma luterana furono rimossi molti elementi originali, ma si sono conservati l’altare in pietra e la caratteristica guglia lignea. La vetrata istoriata del 1923 commemora il 900° anniversario della conversione al cristianesimo di Voss.
La chiesa è sfuggita miracolosamente alla distruzione durante gli intensi bombardamenti tedeschi che avevano occupato nel 1940, la Norvegia.
La chiesa in pietra di Voss fu costruita nel 1277 e può ospitare circa 500 persone. Il sito dell'attuale chiesa potrebbe essere stato occupato un tempo da un tempio pagano. Nel 1023, il re Olaf Haraldsen visitò Vossevangen per convertire il popolo al cristianesimo. La tradizione dice che costruì una grande croce di pietra nel sito, che fu probabilmente il primo luogo di culto cristiano a Voss e divenne la chiesa principale di Hordafylket durante il Medioevo.
La prima chiesa qui era costruita in legno, ma fu sostituita da una chiesa in pietra nel 1277. In una lettera reale risalente al 1271, il re Magnus Lagabøte espresse la sua soddisfazione per il fatto che i parrocchiani avrebbero sostituito l'edificio in legno con uno in pietra, e sollecita la prosecuzione e il completamento di questo compito. Quando fu terminata nel 1277, la chiesa fu dedicata a San Michele.
MAGGIORI INFORMAZIONI : www.visitvoss.no
www.bergen-guide.com
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storiearcheostorie · 11 months
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ARCHEOLOGIA / Il Mitreo di Santa Maria Capua Vetere riapre in tutto il suo splendore
#ARCHEOLOGIA / Il Mitreo di Santa Maria Capua Vetere riapre in tutto il suo splendore Datato alla fine del I secolo d.C., è ritenuto il luogo di culto mitraico più antico d’Occidente. Gli #affreschi sono stati appena restaurati
Datato alla fine del I secolo d.C., è ritenuto il luogo di culto mitraico più antico d’Occidente. Per preservarne gli affreschi appena restaurati, si potrà entrare pochi alla volta. Tauroctonia affrescata nel mitreo di Santa Maria Capua Vetere, I-II secolo d.C. (Commons) Riapre dopo un elaborato restauro il Mitreo di Santa Maria Capua Vetere, lo straordinario luogo di culto mitraico datato alla…
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iridediluce · 2 years
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Igea, la dea della salute
Igea, la dea della salute
La medicina moderna ha la sua origine nel mondo antico. Le civiltà più antiche usavano la magia e le erbe per curare i loro malati, ma usavano anche la religione per liberarli dal male e per proteggere la loro salute. L’assistenza medica di oggi ha le sue radici nell’antica Grecia . Con l’introduzione di Asclepio e Igea ad Atene , nacque un culto di guarigione molto importante che esisteva dal…
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Moschea Fenari Isa
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La moschea Fenari Isa un tempo era il Monastero di Costantino Lips. L’edificio riasale al 908 d.C., e venne fatto realizzare dall'ammiraglio bizantino Constantinos Lips. La chiesa era dedicata alla Vergine Maria. 
Nel libro intitolato Typikon vengono fornite informazioni sulla fase di costruzione della chiesa. Infatti sappiamo che la struttura venne edificata sui resti di un'altra chiesa risalente al VI secolo, e per la sua costruzione furono utilizzate le lapidi di un antico cimitero romano. 
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Tra il 1286 e il 1304, quando l'impero bizantino si stava riprendendo dopo la quarta crociata, l'imperatrice Teodora Paleologina, fece costruire una nuova chiesa dedicata al profeta Giovanni a sud della prima chiesa. I membri principali della dinastia Paleologa furono sepolti qui. Tra quelli sepolti c'erano l'imperatrice Teodora, suo figlio Costantino, l'imperatrice Eirene del Monferrato e suo marito l'imperatore Andronico II. Quindi abbiamo una Chiesa Nord fatta erigere da Constantino Lips e una Chiesa Sud da Teodora Peleologina.
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Nel XIV secolo alla chiesa venne aggiunto un nartece. La tradizione di seppellire qui i membri della dinastia imperiale continuò fino al XV secolo. Dopo la Conquista di Costantinopoli del 1453 la Chiesa divenne una moschea, tra incendi, ristrutturazioni e terremoti l’edificio, dopo anni di abbandono, é stato recentemente restaurato ed aperto nuovamente al culto. Molti elementi bizantini sono conservati nel Museo Archeologico di Istanbul qualcuno é presente ancora all’interno della struttura.  
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Questo è un migrante di successo. Solanum tuberosum. La patata.
È arrivata ai primi del Seicento dal Sudamerica, il suo nome comune viene dal quechua, la lingua degli Inca. Insieme al suo compagno di viaggio, il pomodoro, ha rivoluzionato l’alimentazione in Europa e in Italia, salvando dalla carestia milioni di persone.
Entrambi, patata e pomodoro, ci hanno messo più di un secolo per entrare nell’uso comune. All’inizio sembravano stranezze esotiche, cose mai viste e mai mangiate, forse pericolose, forse velenose. Nessuno le voleva mangiare.
Molte fonti sostengono che fu Federico il Grande, re di Prussia, a metà del Settecento, a sdoganare definitivamente la patata. Con un espediente geniale. Cominciò a coltivare patate nell’orto reale e mise guardie armate a proteggerle, così tutti cominciarono a pensare che le patate fossero preziose, un cibo da re. Di notte andavano a rubarle e impararono a mangiarle e a piantarle.
Gli agrumi invece sono arrivati dall’Asia. I romani conoscevano il cedro, il limone e l’arancio amaro, che è quello più antico. La coltivazione dell’arancio moderno, simbolo della Sicilia, viene introdotta in Europa dai portoghesi solo nel Millecinquecento. Il mandarino arriva in Italia solo nell’Ottocento.
Nei giorni scorsi ci sono state polemiche molto accese sulla cucina tradizionale italiana, sulla sua identità. Tradizione e Identità sono temi molto cari a questo governo. Come si addice a un governo nazionalista, intende battersi per l’italianità del cibo, della lingua, dei costumi, contrapposta a quelli che un progetto di legge di Fratelli d’Italia per la difesa della lingua chiama “forestierismi”. Forestiero è un termine che non sentivo da un bel pezzo. Significa: gente o roba che viene da fuori.
Eppure la patata, che fu forestiera per eccellenza, ormai è italianissima. E lo è perché l’identità e la tradizione, che sono cose importanti, mutano. Si evolvono. Si adattano. Si arricchiscono attraverso l’esperienza, la contaminazione, il cambiamento.
L’idea che l’identità, della cucina italiana come dell’Italia intera, sia qualcosa di definitivo, di cristallizzato, qualcosa che può addirittura essere stabilita per legge, non è neanche sbagliata. È insensata. È come voler mettere in un museo qualcosa di vivo. È come cercare di imbalsamare qualcosa che si muove.
Marcello Veneziani, un intellettuale di destra come ce ne sono pochi, purtroppo, dice che “la tradizione non è culto del passato, ma senso della continuità e gioia delle cose durevoli”. La definizione è bellissima. A patto che la si esponga, la gioia delle cose durevoli, al sole e al vento, la si faccia respirare, e non la si lasci ammuffire in fondo a un cassetto.
La cucina italiana, intesa come insieme di ricette, ingredienti, cultura del convivio, è una delle meraviglie del nostro Paese. Dobbiamo difenderla. Ma non la si difende trasformandola in un pezzo da museo. La si difende prima di tutto avendo cura - e questo è compito della politica - che i contadini non siano sfruttati, o derubati dalla grande distribuzione. Poi facendo attenzione a cosa mettiamo nel piatto, alla qualità degli ingredienti, alla quantità di chimica e di farmaci che rischiamo di ingoiare se non stiamo in guardia.
Io mi sento italianissimo anche quando mangio il sushi, con il quale non bevo il saké giapponese, ma Vermentino sardo, o Ribolla del Friuli. Contaminazione, appunto. La farina di insetti, criminalizzata dal governo come accadde, quattro secoli fa, alla patata, in sé non mi fa nessuna paura, è un cibo naturale quanto i gamberetti. Proteine disponibili in natura. Mi fa molta più paura avere paura dei forestieri, delle persone e delle cose che arrivano da fuori. È una paura sterile, gretta, poco vitale. Blocca lo stomaco, blocca l’appetito. Se Federico il Grande si presenta alle prossime elezioni, con la patata nel simbolo, io voto per lui.
Michele Serra
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discaricapop · 3 months
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Foto di repertorio di un antico luogo di culto, conosciuto in passato come "sala giochi". Una volta, nella sala del biliardo, era tutto Street Fighter 2. Non per modo di dire, la stanza era interamente dedicata ai cabinati di SF2, in tutte le declinazioni: The World Warrior, Super, Rainbow Edition e altri bootleg, in più esemplari. Come intuibile, dalla desolazione, siamo già circa ai tempi della PS2: l'estinzione era a un passo.
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yaellaharpe-blog · 4 months
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The Erechtheion is an ancient Greek temple built on the acropo, is of Athens between 421 and 406 BC. during the city's Golden Age, to house the ancient wooden cult statue of Athena and generally glorify the great city at the height of its power and influence. The Erechtheion has suffered a troubled history of abuse and neglect, but with its prominent position above the city and its portico of six Caryatids, it remains one of the most distinctive buildings of antiquity.
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(English / Español / Italiano)
El Erecterio es un antiguo templo griego construido en la acrópolis de Atenas entre 421 y 406 a.C. en la edad de oro de la ciudad, para albergar la antigua estatua de culto de madera de Atenea y generalmente glorificar la gran ciudad en la cima de su poder e influencia. El Eretteo ha sufrido una historia problemática de abusos y abandono, pero con su posición de relieve sobre la ciudad y el pórtico de seis Cariatidas, sigue siendo uno de los edificios más característicos de la antigüedad.
L'Eretteo è un antico tempio greco costruito sull'acropoli di Atene tra il 421 e il 406 a.C. nell'età dell'oro della città, per ospitare l'antica statua di culto in legno di Atena e generalmente glorificare la grande città al culmine del suo potere e della sua influenza . L'Eretteo ha subito una storia travagliata di abusi e abbandono, ma con la sua posizione di rilievo sopra la città e il portico di sei Cariatidi, rimane uno degli edifici più caratteristici dell'antichità.
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scienza-magia · 4 months
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La concezione del Diavolo al tempo della caccia alle streghe
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Al centro di molte credenze colte sulle streghe vi era il Diavolo la fonte della magia della strega, il partner col quale essa concludeva il patto nonché l’oggetto della sua adorazione. Dobbiamo dire che lo stesso concetto del Diavolo si era evoluto notevolmente durante il Medioevo . Per tutto il Medioevo si era fatto riferimento al Diavolo come a Satana un termine che compare nella Bibbia e che significa l’avversario. Nel Vecchio Testamento Satana non è una figura di grande rilievo. Il giudaismo essendo una religione monoteistica attribuiva originariamente tutta la creazione e il funzionamento dell’universo all’unico vero Dio. Solo in uno degli ultimi libri del Vecchio Testamento il primo libro delle Cronache Satana assume una personalità distinta e si presenta come il nemico di Dio e come l’incarnazione del male. Nel Nuovo Testamento Satana assume una importanza molto maggiore. A capo di una schiera di demoni a lui subordinati egli non solo tenta Cristo nel deserto ma diviene il potente oppositore della cristianità stessa inducendo gli uomini a rinunciare a Cristo e a respingerne gli insegnamenti. Si originò così una lotta titanica che il regno di Cristo da una parte e il regno di Satana dall’altra un conflitto che molti ritenevano sarebbe durato sino al Secondo Avvento. Una delle tattiche più efficaci adottate dalla Chiesa cristiana nei confronti dei convertiti che continuassero ad adorare i loro dei pagani era quella di demonizzare quegli dei affermando che quelle divinità erano effettivamente demoni travestiti o addirittura il Diavolo stesso. Poiché questa equazione veniva fatta così frequentemente i cristiani cominciarono a rappresentare il Diavolo secondo la visione che i pagani avevano dei loro dei. Di conseguenza molti degli aspetti comunemente attribuiti al Diavolo erano quelli originari delle divinità pagane. La somiglianza tra il Diavolo cristiano medioevale e gli antichi dei pagani sostituiti e demonizzati dalla cristianità è uno delle prove principali fornite dagli studiosi a sostegno della tesi che le streghe degli inizi dell’età moderna avrebbero praticato effettivamente un antico culto pagano della fertilità. In molte confessioni rese da streghe si fa riferimento alla donazione di un dio a forma di animale dotato di corna. Tali confessioni tuttavia non possono essere ritenute attendibili . Quasi sempre suggeriti alla strega dall’inquisitore o dal giudice quei dettagli rispecchiano una visione cristiana del Diavolo che l’inquisitore riteneva le streghe adorassero come loro Dio. Benché Satana fosse il nome più comunemente usato per indicare il Diavolo, ne esistevano anche altri. Talora per designare il Diavolo si usava il nome di Lucifero nome che gli scrittori della Patristica segnavano all’arcangelo che si era ribellato a Dio e che era stato precipitato dal cielo nell’inferno. Al tempo della caccia alle streghe i cristiani credevano che esistesse un gran numero di demoni che assistevano il Diavolo nelle sue opere di male tentazione e distruzione. Il Nuovo Testamento dice che questi demoni erano legioni ma non fornisce una cifra precisa sicché la loro consistenza numerica determinò varie discussioni tra i demonologi poiché si credeva che tali demoni fossero angeli caduti venivano di norma classificati come gli angeli in ordine gerarchico. Alcuni demoni soprattutto quelli di grado più elevato venivano indicati per nome possedevano una chiara personalità e presiedevano a certi peccati. Su tale materia non esisteva nessuna forma di accordo cosicché tutta la questione poteva diventare molto confusa quando i demonologi riferivano al Diavolo usando il nome di uno dei capi dei demoni come ad esempio Belzebù Leviatano e Asmodeo. Tale confusione era anche dovuta al fatto che anche nella Bibbia e nei libri Apocrifi dell’era precristiana era presente tale confusione. La stessa confusione era presente non solo nell’opera dei demonologi ma anche nei resoconti delle streghe sul sabba in cui spesso non è chiaro se il Signore della cerimonia è spesso descritto come un’animale cornuto fosse il Diavolo oppure uno dei suoi principali demoni. I frequenti riferimenti durante il periodo storico della caccia alle streghe hanno l’aspetto fisico del Diavolo e gli altrettanti frequenti riferimenti al fatto che abitasse il corpo di essere umani solleva l’importante questione della sua natura metafisica e dei suoi poteri. Secondo gli scolastici i demoni come gli angeli erano puri spiriti non possedendo né carne né sangue. Essi potevano tuttavia assumere l’apparenza di un corpo umano o animale mescolando l’aria e vari vapori della terra in modo da creare corpo aereo o non corporeo. Tale corpo essendo composto di elementi naturali possedeva una realtà fisica e poteva svolgere certe funzioni corporee come la danza o l’atto sessuale. Secondo alcuni demonologi il Diavolo poteva anche procreare utilizzando il seme preso da un’ altro uomo ma ciò era molto controverso. Le qualità peculiari dei corpi demoniaci spiegano anche perché il Diavolo e i suoi numerosi demoni incubi e succubi siano descritti come freddi durante l’atto sessuale. Per spiegare tale fatto basta l’opinione dei teologi secondo la quale il diavolo non aveva sangue. Oltre ad assumere l’aspetto di un essere umano o di un animale il Diavolo e i suoi demoni subordinati potevano impossessarsi o abitare il corpo di un essere umano. Racconti di simili possessioni si trovano nella Bibbia e continuano per tutto il periodo della caccia alle streghe. Secondo i teologi quando il Diavolo possedeva una persona non aveva bisogno di comprimere o ispessire l’aria per creare un corpo aereo. Egli semplicemente occupava il corpo della persona. La possessione di individui da parte del Diavolo poteva giocare ed effettivamente giocò un ruolo importante nella stregoneria giacché la possessione poteva essere la conseguenza delle azioni di una strega. Infatti secondo i teologi di quel periodo la strega poteva ordinare al Diavolo di possedere una persona in seguito al patto da lei concluso con il Diavolo stesso. Non di meno la possessione poteva anche verificarsi senza l’intervento di una strega e per puro capriccio del Diavolo nella misura in cui Dio glielo avesse permesso. Uno dei principali poteri del Diavolo era quello di creare illusioni. Così come era in grado di comprimere e ispessire l’aria poteva anche impossessarsi di immagini contenute nella mente degli uomini e sovrapporre alle loro facoltà mentali cosicché essi avevano l’impressione di vedere cose che in realtà non esistevano. Da questo esame dei poteri del Diavolo dovrebbe risultare chiaro che egli non possedeva secondo il punto di vista della Scolastica nulla di simile a un potere sopra il mondo fisico. Qualunque cosa il Diavolo facesse era per esplicita autorizzazione di quel Dio che riservava molti poteri al suo uso esclusivo. Affermare che il Diavolo fosse in qualche modo uguale a Dio che creasse la materia o ne dominasse il funzionamento era una eresia dualista ovvero la dottrina di gruppi eretici come i manichei e i catari. A volte i cristiani ortodossi arrivarono quasi ad aderire a queste idee. Tutte le volte che parlavano del regno di Satana che esprimevano il dubbio che la lotta fra Cristo e Satana non si concludesse con la vittoria di Cristo oppure avevano la sensazione di non poter impedire l’apparente dominio che il Diavolo aveva su di loro essi si avvicinavano al punto di attribuirgli poteri che la dottrina ufficiale che la Chiesa condannava. Una delle più importanti limitazioni dei poteri del Diavolo era di non poter dominare la volontà egli poteva indurre in tentazione illudere e ingannare ma non poteva costringere una persona a rinunciare alla sua fede cristiana o a fare il male in alcuna forma. Affermare il contrario avrebbe significato negare la dottrina cristiana del libero arbitrio. Anche quando il Diavolo o qualche demone minore possedeva il corpo di un uomo l’indemoniato non perdeva mai il suo libero arbitrio o la sua coscienza . Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
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diceriadelluntore · 2 years
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Divinità
Sotto questa riga scritta, c’è un reperto eccezionale: il volto di Dio
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o meglio l’elaborazione composta dall’intelligenza artificiale su indicazioni di un campione rappresentativo di cristiani statunitensi, in uno studio pubblicato nel 2018 dall’Università della Carolina Del Nord. Il sistema prevedeva la visione al campione di una serie di volti umani generati al computer, divisi per valori etici, spirituali e sociali. Tutti i volti erano in scale di grigio: la media ottenuta dette questo risultato, che oltre la familiarità (la NBC riprendendo la notizia disse che Dio somiglia a Elon Musk) mostra chiaramente l’associazione del volto divino a quello di un uomo statunitense di origine caucasica, secondo le loro stramba tassonomia.
D’altronde nel libro del Genesi (Cap. 1, vv 26-27) Dio dice: Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra. Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò
Se Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza, dovrebbe essere piuttosto “semplice” stabilire come è fatto Dio. È con questo desiderio che Francesca Stavrakopoulou, professoressa di Bibbia Ebraica e Religione Antica all’Università di Exeter, e autrice televisiva e radiofonica di interessanti documentari per la BBC, ha scritto questo meraviglioso saggio:
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L’autrice immagina di ispezionare il corpo del divino in ogni sua parte, in un percorso “fisico” che assomiglia a quello immaginato in un famoso testo medioevale, Membra Jesu Nostri (1250 ca.). Il corpo di Dio è diviso in sezioni: Gambe e Piedi, Genitali, Torace, Braccia e Mani, Testa fino ad un finale, sconvolgente, che si intitola Un’Autopsia. Non se ne raccontano solo le caratteristiche fisiche, ma anche quelle relative ai sensi di quelle parti (tatto, udito, vista, odorato) e altre cose affini (il profilo, il respiro, i vestiti, i sandali e così via). Il fulcro principale dello studio della Stavrakopoulou è interessantissimo: cosa ha spinto nel tempo a declinare la descrizione fisica del Divino, che in tutta la Bibbia (intesa sia come Antico Testamento, che Nuovo Testamento, secondo la divisione cristiana) è fortissima e ricorrente, nel Dio “immateriale” che siamo pensati a pensare?
L’autrice parte da lontano, cioè dal passaggio dal politeismo al monoteismo: Yahweh infatti era una divinità del pantheon guidato da El, nel culto delle popolazioni dell’Asia orientale verso il 1500 prima della nascita di Gesù. Il passaggio, che ai più sembra dirompente, lo si ritrova ancora nella etimologia sia di El (cioè Dio), sia nel nomi ebraici cari a Yahweh: Emanuele, Gabriele, Samuele, Sariele, Elia e così via. Dato che El nei racconti delle popolazioni autoctone aveva la sua epopea e il suo corpo, nel passaggio al Dio Unico non si sono affatto perse le caratteristiche “fisiche” delle sue braccia, gambe, mani, testa, collo, busto, cosce e sesso, così Dio doveva avere in misura simile, ma non uguale (è per sempre un essere superiore!) le stesse parti del corpo. E la questione si complica ancora di più quando entra in scena Gesù, corpo di Dio: non sto qui a ricordare la fondamentale questione sulla natura di Dio Uno e Trino, che ha tenuto impegnati i teologi per circa mille anni, dal Concilio di Nicea del 325 a quello “conclusivo” Quarto Lateranense del 1215, in cui la questione sulla “sostanza” di Dio viene messa nera su bianco nel famoso dogma substantia seu natura simplex, sostanza o natura assolutamente semplice. Stavrakopoulou arriva a ciò con una vertiginosa analisi filologica sui termini, la maggior parte dei quali del tutto epurati del significato letterale rispetto a quello simbolico odierno dalle successive traduzioni e interpretazioni dei testi, in cui i profeti che incontrano Dio ne descrivono le fattezze. Lascio a chi ha voglia di leggere un saggio scritto come un romanzo (nonostante la mole gigantesca di dati, citazioni e riferimenti evidentemente tecnici) di capirne i raffinati meccanismi, le meravigliose sfaccettature e le questioni politiche che ogni scelta suo malgrado alimenta, ma non posso esimersi dal raccontare qualche storia divertente che, nonostante la scelta “politica” che ho appena accennato, lascia trasparire come la dimensione corporale della divinità, seppur epurata, sia del tutto fondamentale nella vicenda biblica.
Nel Libro dell’Esodo, sulla sommità del Monte Sinai, per continuare il faticoso viaggio per condurre gli israeliti fuori dall’Egitto verso la Terra Promessa, Mosè chiede a Dio: Mostrami la tua gloria!. Yahweh accetta con il solo limite di non poter vedere il viso. Sebbene altre volte abbia accettato di parlare faccia a faccia con Mosè, stavolta decide diversamente e permette a Mosè, nascosto in una grotta, di intravedere il suo corpo che gli cammina davanti, coprendo con la sua mano il volto divino, guardandolo verso le spalle. Orbene, oltra la meravigliosa scenografia del gesto, e la sua simbologia, Yahweh permette a Mosè di guardare il suo “deretano”, poichè il termine più antico, che adesso viene tradotto con ”spalle”, era lo stesso usato nella stessa Bibbia per definire il posteriore di un animale che deve essere lavato prima del sacrificio.
La questione se Gesù fosse stato circonciso, in quanto ebreo, è chiarita dal Vangelo di Luca (2, vv 21-24): Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre. Presentazione di Gesù al tempio. Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. Del suo prepuzio, considerata reliquia preziosissima, si raccontano numerose leggende: la più famosa vuole che una levatrice che assistette all’operazione lo conservò con l’aiuto del figlio profumiere in una ampolla di alabastro in un prezioso olio. Era ricercatissimo il Santo Prepuzio, tanto che la sua scoperta, in varie zone e in vario numero di doppioni, veniva considerata come segno divino dell’ubiquità santa del Cristo. La più famosa fan della reliquia è  Santa Caterina da Siena, che in una delle sue famose lettere, scritta nel Giorno della circoncisione di Gesù, 1° gennaio, dice: “Sposi a Te l’anime nostre con lo anello della tua carne (...) ben vedi che tu sei sposa, e che egli t’ha sposata, e te, e ogni creatura, e non con anello d’argento: ma con anello della carne sua. Vedi quello dolce pargolo, che in otto dì quando è circonciso si leva tanta carne, quanta è una estremità di anello”.
Uno che ha lasciato un solco fondamentale nella visione fisica del divino è Michelangelo. Le sembianze di Dio che ci vengono in mente unanimemente alla fisionomia divina sono relative alla figura del Dio che crea Adamo negli stupefacenti affreschi della Cappella Sistina. Ma da giovane fece altro, scolpendo il primo Gesù nudo della scultura occidentale. Conservato presso il Monastero di San Vincenzo a Bassano Romano, è meravigliosamente bello e nudo
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L’opera del 1514-1516 tuttavia fu rifatta poichè nel marmo, all’altezza del volto del Cristo, si presentò una suggestiva vena nera nella pietra che Michelangelo considerò non appropriata all’opera e al prestigio dei committenti (dei potentissimi canonici di San Pietro).
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Ne fece una seconda versione, terminata nel 1520, e conservata presso la Basilica di Santa Maria sopra Minerva a Roma. Nella seconda versione che era lo stesso nuda fu apposto un panneggio dopo il Concilio di Trento
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fotografoinviaggio · 7 months
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Irlanda: Isole Aran - Inishmore
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Le Isole Aran sono un gruppo di tre isole situate al largo della costa occidentale dell'Irlanda. Queste isole, Inishmore, Inishmaan e Inisheer, sono famose per la loro bellezza naturale, la ricca storia e la cultura unica che le rende una destinazione turistica popolare per i visitatori di tutto il mondo.
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Una delle caratteristiche più distintive delle Isole Aran è la presenza di antichi siti archeologici, come il Forte di Dun Aengus sull'isola di Inishmore. Altri siti di interesse includono il Forte di Dun Duchathair e il Forte di Dun Eochla, entrambi situati sull'isola di Inishmore.
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Forte di Dun Aengus Il Forte di Dun Aengus è uno dei siti storici più suggestivi e affascinanti dell'Irlanda. Situato sull'isola di Inishmore, nella contea di Galway, questo antico forte preistorico risale a circa 1100 a.C. e rappresenta un importante esempio di architettura difensiva dell'età del ferro.
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Il forte si trova su una scogliera a picco sul mare, offrendo una vista mozzafiato sull'oceano Atlantico. Le sue mura di pietra, costruite senza l'uso di malta, si ergono per circa 6 metri di altezza e circondano un'area interna di circa 50 metri di diametro. L'accesso al forte avviene attraverso un ingresso stretto e basso, che fungeva da punto di difesa contro eventuali attacchi nemici.
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La struttura del forte è divisa in tre terrazze concentriche, ognuna con un proprio muro difensivo. La terrazza più esterna è stata probabilmente utilizzata come area di stoccaggio e allevamento di bestiame, mentre le terrazze interne ospitavano le abitazioni dei residenti e i luoghi di culto.
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Il Forte di Dun Aengus è stato oggetto di numerosi studi archeologici che hanno permesso di scoprire reperti di grande valore storico, come manufatti in pietra e ossa di animali. Questi reperti testimoniano l'importanza del forte come centro di potere e controllo territoriale nell'antichità.
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La visita al Forte di Dun Aengus è un'esperienza unica e indimenticabile, che permette ai visitatori di immergersi nella storia millenaria dell'Irlanda e di ammirare da vicino l'ingegnosità e la maestria dei suoi antichi abitanti. La suggestiva posizione del forte, unita alla sua imponente struttura e alla sua ricca storia, lo rende una tappa imperdibile per chiunque desideri esplorare le meraviglie dell'isola di Inishmore.
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Tradizioni culturali Le Isole Aran sono anche conosciute per la loro cultura tradizionale, che è rimasta intatta nel corso dei secoli. La lingua gaelica è ancora parlata su queste isole e la musica tradizionale irlandese è una parte importante della vita quotidiana. I visitatori possono partecipare a sessioni di musica tradizionale nei pub locali e assistere a spettacoli di danza irlandese.
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La natura selvaggia e incontaminata delle Isole Aran le rende un luogo ideale per gli amanti dell'outdoor. Gli escursionisti possono esplorare i sentieri panoramici che attraversano le isole, mentre gli appassionati di birdwatching possono avvistare una varietà di specie di uccelli, tra cui il famoso pappagallo di mare.
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Per coloro che desiderano immergersi completamente nella cultura delle Isole Aran, è possibile soggiornare in uno dei caratteristici bed and breakfast gestiti da famiglie locali. Questi accoglienti alloggi offrono un'esperienza autentica e un'opportunità per interagire con gli abitanti del luogo.
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In conclusione, le Isole Aran offrono una combinazione unica di storia, cultura e natura che le rende una destinazione imperdibile per chiunque visiti l'Irlanda. Con le loro antiche rovine, la musica tradizionale e i paesaggi mozzafiato, queste isole incantate cattureranno sicuramente il cuore di chiunque abbia la fortuna di visitarle.
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storiearcheostorie · 5 months
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STUDI / Il lampadario di Cortona? Raffigura il culto di Dioniso (e sarebbe più antico di quanto finora ritenuto)
STUDI / Il lampadario di Cortona? Raffigura il culto di Dioniso (e sarebbe più antico di quanto finora ritenuto) A sostenerlo due ricercatori in un nuovo studio
Elena Percivaldi Lo spettacolare lampadario in bronzo di Cortona, capolavoro dell’artigianato etrusco, sarebbe in realtà ben più antico di quanto finora ritenuto. A sostenerlo sono due ricercatori che, studiando a fondo il celebre reperto – unico esemplare di lampadario etrusco ritrovato integro – ne avrebbero anche reinterpretato la decorazione, da oltre un secolo e mezzo oggetto di…
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lorenzospurio · 8 months
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N.E. 01/2023 - "Il "libro" teatrale della Grecia Antica". Saggio di Amedeo Di Sora
Il teatro (dal greco antico theàomai: “guardo, sono spettatore”) affonda le sue radici primigenie nella sfera del sacro. Nella Grecia antica l’attore era, nell’ambito dei tìasi (associazioni di fedeli nel culto di Dioniso), un adepto sacrale, un individuo che assumeva una “parte” ricercando l’identificazione mistica con il dio. Ai fini della comprensione delle origini della tragedia, l’esistenza…
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lamilanomagazine · 8 months
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Modena, San Geminiano, al museo civico per conoscere il Patrono
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Modena, San Geminiano, al museo civico per conoscere il Patrono Visite guidate al Museo Civico per conoscere o riscoprire San Geminiano e il suo rapporto con la città e la visita "combo" alla Ghirlandina e alle sale storiche del Palazzo Comunale, come sempre in programma nei giorni di festa, sono i due appuntamenti con la tradizione, la storia e la cultura di Modena in programma mercoledì 31 gennaio, festa del Patrono. Per l'occasione, tutti i luoghi del sito Unesco di Modena con la Torre civica e Palazzo comunale sono a ingresso gratuito. Il Museo Civico propone tre visite guidate dedicate alla figura di San Geminiano per scoprire anche aspetti meno conosciuti della millenaria vitalità del culto del Patrono. Le visite, a cura di Mediagroup98, sono alle 10.30, alle 16 e alle 17.30; per partecipare non occorre la prenotazione, la visita è gratuita ed è sufficiente recarsi alla reception del Museo al terzo piano del Palazzo dei Musei. Vescovo di Modena nel IV secolo e patrono fin da epoca altomedievale, Geminiano è stato nei secoli punto di riferimento non solo per la Chiesa locale, ma anche per il Governo cittadino, al punto che la sua figura è divenuta in diverse occasioni strumento di aggregazione della comunità locale e simbolo della città. I reperti e le opere d'arte, fra tardo antico e barocco, presentate nelle visite sono scelte con l'intento di creare un percorso che riunisce le testimonianze del contesto tardo antico in cui visse il santo, la tradizione agiografica, il rapporto tra il santo e la città, e le forme della devozione. In occasione della festa del Patrono, mercoledì 31 gennaio, alle 17, si svolge anche la visita "combo" alla Ghirlandina e alle sale storiche di Palazzo comunale La visita guidata inizia alle 17; per partecipare è necessario prenotarsi sul sito  (al link). L'appuntamento è a cura di Archeosistemi in collaborazione con il Servizio Promozione della città e turismo del Comune di Modena. La visita guidata dura circa un'ora e prevede la salita in Torre, con sosta nella sala della Secchia rapita e degli strumenti scientifici, sino ad arrivare, dopo duecento scalini, nella sala dei Torresani da dove si potrà ammirare il panorama cittadino e osservare i tetti del centro storico. Di seguito, il gruppo sarà accompagnato nelle sale storiche del Palazzo Comunale, arricchite dalle splendide decorazioni pittoriche di artisti come Nicolò dell'Abate, Ludovico Lana, autore di "La Madonna del Rosario e San Geminiano", Ercole dell'Abate, Bartolomeo Schedoni, Francesco Vellani, Girolamo Vannulli, Francesco Vaccari e Adeodato Malatesta.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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