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Natale Creativo: il riciclo diventa arte a Casale Monferrato
Un concorso per le scuole che unisce educazione ambientale e creatività
Un concorso per le scuole che unisce educazione ambientale e creatività L’iniziativa “Natale Creativo” per un futuro sostenibile La Città di Casale Monferrato lancia la prima edizione del concorso “Natale Creativo”, un’iniziativa dedicata agli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado. Parte del programma “5R per Casale”, il progetto mira a promuovere la sostenibilità…
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L'oracolo Meloni ha parlato:
- No al salario minimo. Si al cuneo fiscale e contributivo!
In soldoni: -lascio che le imprese si mettano in tasca piu' soldi possibili seguitando a pagare meta' lavoratori del Paese a 5-7 euro l'ora e la differenza salariale che si avrebbe applicando un ipotetico salario minimo di 9 euro, la mette lo Stato con un cuneo fiscale ancora piu corposo dei 13 miliardi stanziati fino ad ora dagli ultimi 3 governi. Ad oggi, i vari tagli al cuneo hanno portato nelle tasche dei lavoratori dai 60 ai 100 euro. Costo 13miliardi. Con una spesa di 20miliardi l'anno, si daranno dai 100 ai 150euro complessivi in piu' in busta paga. Come un salario minimo o un rinnovo contrattuale.
Sempre in soldoni: gli imprenditori si ritroveranno 20miliardi di euro in piu'nelle tasche e il Paese avra' 20miliardi in meno da spendere per scuole, sanita', edilizia pubblica, ambiente, strade, cultura ecc..ecc.
Pochi ricchi sempre piu' ricchi, poveri sempre piu' poveri e classe media che si ritrovera' a doversi rivolgere a scuola e sanita' privata se vuole servizi accettabili. Manca solo il Baseball e poi saremo americani pure noi.. Auguri Italia !!
@ilpianistasultetto
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PUZZOLENTI PEZZI DI PUZZLE
C’è che aveva l’amico immaginario con cui parlare e giocare e poi c’ero io che avevo l’amico immaginario con cui parlare e giocare ma era un bambino mutante del Popolo della Notte che avevo conosciuto in sogno. In un certo modo capisco la maestra che in terza o in quarta elementare chiamò il prete che mi asperse di acqua santa davanti a tutta la classe.
‘Il Sintetico più simpatico’ era l’appellativo di un personaggio (persona artificiale, per l’esattezza) che intorno ai 18 anni creai per una serie di tavole cyberpunk ambientate nel 2020. La storia ci insegna, però, che per quanto tu possa futurizzare con la fantasia, la gente che vuole l’hoverboard di Ritorno al Futuro è decisamente meno di quella che desidera una macchina con rombante motore alimentato a diossina.
Sempre da bambino, pronunciavo la parola ‘puzzle’ così come la leggevo, finché un giorno mio padre mi corresse... Si dice ‘pàsol’ - e io controbattei che no, se c’è scritto PUZZLE si dice PUZZLE sennò avrebbero scritto PASOL! E poi senti che odore cattivo di colla e carta vecchia! PUZZANO! Fu la prima vera lezione sulla dissonanza cognitiva del mondo degli adulti.
‘L’italiano deve morire!’ ho detto l’altro giorno a una persona non italiana che parlava l’italiano meglio del 70% degli italiani. E ovviamente non mi riferivo a un ostaggio in mano a una milizia straniera ma alla lingua. Nello specifico, dell’idea di lingua come immutabile fregio di superiorità nei confronti dell’altro. Siccome tra 350 milioni di anni ci sarà l’impatto del supercontinente e tra 1,5 miliardi di anni l'inclinazione assiale della Terra subirà uno spostamento fino a 90° con la devastazione totale di ogni forma di vita sulla superficie, non vedo perché perdere tempo a lagnarsi di chi usa termini come cringe o triggerare. Moriremo tutti e nel frattempo io ghosto tutti i rompicoglioni puristi in anticipo.
‘Non sono queste le cose importanti’ (o ‘Mi ci sciacquo il culo!’ se sono indispettito) è un mantra che via via sto ripetendo(mi) sempre più frequentemente: perché perdere tempo (sebbene io apprezzi grandemente chi lo fa tipo @firewalker) a spiegare alla gente che l’aggettivo SINTETICO accanto a CARNE non ha senso alcuno? Le persone vogliono sentir strillare un ipotetico maiale e credersi al sicuro nella quotidiana routine tradizionale, senza mai soffermarsi a riflettere che il vino con cui si demoliscono il fegato ha lo stesso alcol di quello che bevevano i loro nonni, tranne che questi ultimi inorridirebbero davanti ai correttori di acidità, ai solfiti e agli acceleratori di macerazione dei processi di vinificazione moderni. Sì, ok... tu che stai per lussarti il dito sul tasto del reblog il vino lo fai in modo ‘naturale’ ma cerca di capire il senso di quanto vado dicendo.
Se fosse per me, imporrei nelle scuole un’ora a settimana di addestramento a ChatGPT. E non intendo che i bambini imparino a conoscerlo ma che proprio lo addestrino con ogni minchiata che viene loro in mente. Vi prego... molto meglio che lo facciano loro piuttosto che una masnada di cinquantenni col terrore delle novità. Preferisco che il navigatore prenda il controllo della mia macchina e cominci a chiedere con tono lamentoso ‘Siamo arrivati? Siamo arrivati? Ma quando si arriva?’ rispetto ad algoritmi che girano sempre attorno a cali di peso, soldi facili e malattie immaginarie.
Per quanto io sia consapevole che questo comporterà altrettanti problemi, mi ha fatto piacere sentirmi dire da @ross-nekochan che io sono un BOOMER INVERSO cioè che invece di fossilizzarmi sulla sedia a dondolo e indicare col bastone i giovinastri moderni in modo sprezzante, al contrario mi sto aprendo sempre di più nei loro confronti. Lo so che il rischio è diventare il meme di Steve Buscemi "How do you do, fellow kids?" ma al massimo sarò considerato un bizzarro vecchietto simpatico e non quello che si lagna rabbioso che ai suoi tempi giocava a tirare sassi ai maiali e non ai videogames violenti.
E comunque @ross-nekochan, non è che le donne non facciano seppuku con la katana... nemmeno gli uomini lo fanno! La katana è troppo lunga per essere impugnata correttamente e sventrarsi in modo efficace (è lunga circa 1 metro con 70 cm di lama), perciò si usava il wakizashi, cioè la spada più corta (mezzo metro di lama) che era la ‘guardiana dell’onore’, mano sinistra sull’impugnatura, mano destra su un panno di seta avvolto attorno alla lama. Di solito la propria katana veniva consegnata a una persona fidata che, messasi dietro, avrebbe decapitato il sacrificante per evitargli disonorevoli smorfie di dolore.
Le donne, invece, facevano seppuku con il tanto (pugnale corto) e tagliandosi la gola... ma dopo essersi legate le gambe con l’obi perché sia mai che qualcuno sbirciasse sotto il kimono mentre agonizzavi.
Credo che per oggi basti così <3
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𝗗𝗮 𝗱𝗼𝗺𝗮𝗻𝗶 (ma doveva essere già ieri!), 𝗱𝗼𝘃𝗿𝗮̀ 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝘀𝘁𝗮𝗰𝗰𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗮 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝗹𝘂𝗼𝗴𝗼 𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗼 𝗶𝗹 𝗰𝗿𝗼𝗰𝗶𝗳𝗶𝘀𝘀𝗼: niente più crocifissi negli ospedali, nelle scuole, e nei tribunali, soprattutto: stop, ovunque!, ad ogni religione ebraico- cristiana: stop a questo credo, imposto fin da bambini, che fa apologia, continua, del maschilismo e della misoginia.
Lo Stato Italiano, ancora conservatore di usi desueti, è connivente d'ogni femminicidio.
La 𝘨𝘶𝘦𝘳𝘳𝘢 𝘧𝘳𝘢 𝘴𝘦𝘴𝘴𝘪 esiste, da millenni: è una guerra pianificata dagli uomini stessi, affinché ogni uomo, anche il meno dotato fisicamente ed intellettualmente, potesse garantirsi una donna come compagna, totalmente subordinata alla sua volontà; tale pratica sessista (cultura dello stupro) è disvalore fondamentale, ancora oggi, presente nelle religioni ebraico-cristiane e negli Stati cattolici, come l'Italia, che non riconoscono, di fatto, dignità alle donne.
L'educazione sessista crea enormi svantaggi nei soggetti maschi: nelle famiglie sessiste, gli uomini crescono con l'idea, errata, di essere, a prescindere, più bravi e intelligenti delle donne: accade, pertanto, che quando un uomo sessista si trova a doversi confrontare con una donna che non è cresciuta in un ambiente familiare sessista, non sa cosa rispondere, non sa argomentare le proprie opinioni, e non sa, soprattutto, comportarsi civilmente, perché è, di fatto!, un troglodita.
La violenza è una 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘨𝘦𝘯𝘦𝘳𝘦, senza alcun dubbio: sono gli uomini, e non le donne, ad aver inventato e promosso l'inciviltà basata sulla violenza come sistema di offesa e di difesa, a livello politico, sociale, e pure sportivo - vedasi sport da contatto, come la box, introdotti dal mondo maschile, e non da quello femminile.
#Stato#Italia#femminicidio#crocifisso#ospedale#scuola#tribunale#pregiudizio#religione#maschilismo#misoginia#cultura dello stupro#guerra fra sessi#genere#violenza
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Questo uomo no, #135 - Quello che lui vuole fare l’eroe
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Ricordo ancora i giorni seguenti alla sentenza del caso tra Johnny Depp e Amber Heard. Ingolfati dalla solita retorica scorretta e ignorante sul processo, la vittoria di Depp fu salutata da molti uomini come “la fine del #metoo”, ai quali si aggiunsero le solite voci sedicenti coraggiose di “attivisti per i diritti degli uomini”, “padri separati” e altre creature fantastiche, tutte vittime a miliardi delle ingiuste accuse di spietate donne disumane. L’esercito delle femmine accusatrici di falsità era stato definitivamente sconfitto, dicevano tutti, dal meno visibile al giornalistone più leggibile. Com’era, com’era… ah sì: “è finita la pacchia!”. Adesso che è stato un uomo, Massimo Guastini, a denunciare lo schifo di una delle migliaia e migliaia di ambienti chiusi nei quali milioni di uomini, ovunque nel pianeta, fanno sessismo esplicito e convinto sui corpi delle colleghe di lavoro, che è successo, cari uomini sofferenti di denunce false? Il #metoo è riapparso, miracolato, zombie? O forse, tra le balle che vi raccontate, c’è stata pure quella della sua fine? Perché tra gli aspetti più schifosi della vicenda - che sia chiaro, l’ennesima di una lunghissima storia, niente in sé di sorprendente né di nuovo - c’è che tutta l’importanza mediatica che sta suscitando è evidentemente dovuta al fatto che quella solita retorica vigliacca che si abbatte su qualsiasi espressione del #metoo, qui non può funzionare. Non si può dire che Massimo Guastini è la solita attricetta che cerca notorietà. Non si può dire che Massimo Guastini è una ex avida che vuole solo soldi. Non si può dire che Massimo Guastini è una femminista isterica che odia gli uomini. Non si può dire Massimo Guastini è una povera scema che non capisce le battute. Non si può dire che Massimo Guastini è una donnetta ingenua che non sa che questa roba si fa dalle scuole medie. Non si può dire che Massimo Guastini è una lesbica fanatica che fa un sesso insoddisfacente. Non si può dire che Massimo Guastini è una racchia che incolpa tutti gli uomini delle sue frustrazioni. Si diranno le solite cose che si dicono a quegli uomini - ancora troppo pochi, purtroppo - che hanno scelto di assumersi la responsabilità sociale di dare all’immagine maschile qualcosa di più del tono marrone che da secoli gli spalma addosso il sistema patriarcale. Diranno che è un traditore, un infame, perché ha violato uno spazio privato, segreto. Segreto di Pulcinella, ma tanto se lo denunciano le donne nessuno crede loro. Diranno che c’è dietro un interesse lavorativo, economico, così adesso avrà tanto lavoro da questa pubblicità “woke”, “politically correct” che si è fatto. E sì che Massimo Guastini ne aveva proprio bisogno di lavorare, poverino. Diranno che è una vendetta personale vai a sapere perché. Certo, non c’era modo migliore in cui Massimo Guastini si poteva vendicare: bruciarsi un ambiente di lavoro e prendersi carriolate di melma per settimane. Quello che non diranno è la semplice verità: che Massimo Guastini si è rotto le palle di venire messo alla pari di gente che non si rende conto della sua disumanità, e che con quella disumanità rovina la vita a donne che hanno tutto il diritto di viversela come pare a loro; che Massimo Guastini ha solo fatto quello che chi assiste a un abuso dovrebbe fare, cioè chiamarlo col suo nome; che Massimo Guastini è tra i pochi che sta dando l’occasione a una società intera di interrogarsi sui suoi distorti rapporti tra generi e di come queste distorsioni siano nocive anche nel mondo del lavoro; che a Massimo Guastini tutto andava di fare nella vita tranne che dover sembrare un eroe per colpa della merda altrui. Perché questo succede a violare apertamente e pubblicamente lo schifoso doppio standard di giudizio sociale tra gli uomini etero e qualsiasi altro genere: sembri un eroe, e invece sei solo una persona civile. Beh, che dire. Non tutti gli eroi indossano un mantello svolazzante; speriamo che almeno questi “eroi” qui abbiano gli stivali di gomma. Gli stronzi invece, uh, ce l’hanno proprio scritto in fronte, e se ne vantano pure. Questi uomini no.
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Dragon Zakura 2
Grazie Dragon Zakura.❤️
Grazie.❤️❤️❤️
Questo commento è in onore del mio ultimo esame. Quello che ero straconvinta di aver bocciato o se proprio l'avevo passato, il voto non avrebbe mai superato il 20. E invece...
I MIRACOLI SIGNORI.
Oggi si parla di miracoli. [con spoiler]
D'altronde cosa c'è di più miracoloso dl far ammettere degli studenti caproni di una scuola liceale alla prestigiosa università della Todai facendogli superare un esame d'ingresso tostissimo?!
Perché sì, Dragon Zakura parla di questo: un avvocato/professore che viene assunto in un liceo con l'obbiettivo di far ammettere degli studenti alla Todai. Meglio se i suddetti alunni hanno dei voti disastrosi.
Esattamente come la prima stagione - che ricordo pochissimo poiché vista più di 10 anni fa - il nostro professor Sakuragi torna tra i banchi di scuola con la solita missione a dir poco impossibile.
qui sopra una gif di Dragon Zakura del 2005 tra capelli improponibili, fiocchetti, cose tipicamente anni 2000 ed un Yamashita Tomohisa molto moltooooo pischello
Una cosa della prima stagione però la ricordo bene: che questo drama mi piacque parecchio. Di serie ambientate a scuola è pieno il mondo televisivo ma Dragon Zakura a differenza di tutte le altre, si concentra molto sullo studio. Rimembro ancora alcune delle metodologie d'apprendimento che Sakuragi Sensei insegnò ai ragazzi.
Ed è infatti qui che secondo me la serie si discosta maggiormente da tutte le altre serie incentrate sulla scuola. Sakuragi mostra ai ragazzi dei metodi di studio efficaci ed incisivi per la missione che andranno a svolgere senza riempire la loro testa di nozioni o cose noiose.
Gli insegnamenti di Sakuragi si dividono in due strade: la prima rappresenta l'acquisizione di informazioni. Antesegnano di quello che in gergo viene chiamato "compito autentico", Sakuragi cerca di far utilizzare ai ragazzi ciò che hanno imparato nella quotidianità: ad esempio, scrivere ogni giorno 20 tweet in inglese. Oppure fargli completare 100 calcoli di matematica molto semplici in 3 minuti perché il calcolo a mente diventi così naturale che loro non debbano nemmeno pensarci. Esattamente come accade per la bicicletta: quando si pedala non si pensa a cosa si debba fare per far muovere la bici, ci viene naturale. Così deve essere per il calcolo. Oppure memorizzare formule ed altre nozioni a tempo di musica o muovendosi.
La seconda strada è invece relativa ai "buoni consigli" che tutti gli studenti dovremmo tenere a mente quando si approcciano ad un compito: durante l'ascolto di un brano in un altra lingua non prendere mai appunti per il primo ascolto ma cerca di capire il contesto di cui si sta parlando. Oppure come strutturare una risposta: meglio essere brevi ma chiari che prolissi ma confusi. Sakuragi da consigli per gestire l'ansia, come rispondere alle domande a crocette o come razionalizzare il tempo per completare un esercizio.
Ed io ho adorato questa parte. Sia nella prima che nella seconda stagione. Mentre ascoltavo gli "insegnamenti" del buon Sakuragi pensavo che questa serie dovrebbe essere fatta vedere in tante scuole superiori.
La seconda stagione, come la prima, riprende dei ragazzi che si trovano di fronte ad una missione impossibile - soprattutto per i voti che hanno - per quasi tutti loro: riuscire ad entrare alla Todai superando l'esame d'ingresso che falcia orde di studenti ogni anno.
Sakuragi avrà il suo bel daffare anche solo per reclutare degli alunni poiché la missione è così ardua che molti non ci vogliono nemmeno provare. La paura e l'impossibilità di superare quest'esame rende l'esame stesso impossibile per la mente dei ragazzi ma per dirla con le parole di Sakuragi stesso :" è più difficile diventare campioni olimpici che entrare alla Todai."
Alla fine l'entrata all'università è solo una "scusa" per mostrare come l'ostacolo che sembrava impossibile sia in realtà alla portata di tutti, come ci si blocchi da soli preferendo non combattere perché sappiamo già di aver perso prima ancora di provarci.
Ma Dragon Zakura non parla solo di questo. A far compagnia alle lezioni di metodo c'è la parte motivazionale - che se i giapponesi non ci infilano non sono contenti - con tutte le questioni da essa derivanti. in questo senso c'è almeno un argomento centrale che assorbe tutta la storia: essere padroni del proprio destino. Fare le proprie scelte non permettendo a nessuno di decidere per noi o per il nostro futuro avendo anche il coraggio di andare contro alle persone che ci vogliono bene.
Sakuragi si conferma il solito personaggio sopra le righe: cazzone, motivatore, fumatore impenitente, rivoluzionario ed incredibilmente acuto. E' il primo a credere nelle possibilità dei ragazzi, nelle loro potenzialità e questo li sprona a dare il massimo e a voler continuamente migliorare.
In questa stagione a far compagnia al professore c'è anche Mizuno che era la sua allieva nella prima stagione: entrata alla Todai, alla fine aiuta il suo vecchio insegnante nella stessa missione che riguardò lei tanti anni prima. E mi è piaciuta perché è un buon contraltare per Sakuragi. Dove lui è calmo, sicuro di se e misterioso, Mizuno è agitata, si preoccupa. E' allegra, socievole dove Sakuragi è cupo e silenzioso. Si nota comunque il grande rispetto che la ragazza nutre per il suo ex insegnante e come cerchi di aiutarlo il più possibile. Insieme hanno una buona chimica.
Ed infine i ragazzi. Come sempre i drama giapponesi caratterizzano bene i personaggi, riuscendo a inquadrarli anche con poche scene: dal ragazzo con problemi di autostima alla ragazza viziata che non prende nulla sul serio...essendo tanti ragazzi sono anche tante le diversificazioni delle loro personalità e dei loro background.
In particolare me ne sono piaciuti 4 più di tutti: Seto, Fujii, Iwasaki e Kenta.
Seto ha avuto una vita difficile, con la morte dei genitori accaduta quando era piccolo e una sorella maggiore che fa il diavolo a quattro per lavorare e guadagnare soldi e che lui aiuta al ristorante. E' un bravo ragazzo, palesemente innamorato di iwasaki . Dolce, simpatico e altruista, ho davvero fatto l tifo per lui. Considerando poi che tra tutti è quello messo peggio con i voti, mi sono anche commossa per lui sul finale della serie.
Iwasaki d'altra parte è una ragazza carina e popolare. Campionessa di badminton e destinata ad un futuro come campionessa olimpica, si ritroverà a fare i conti con un infortunio che rimescolerà tutte le carte per il suo futuro. Mi è piaciuta la sua determinazione e sicurezza e come abbia poi affrontato il discorso del suo futuro con la sua famiglia. Piaciuto meno invece come la serie abbia affrontato i gravissimi errori del suo allenatore e della sua amica.
Kenta, mio piccolo raggio di sole, è un ragazzo affetto da disabilità. Autismo suppongo. Ma ciò non lo esula dall'essere un vero genio. Non ricorda nulla di ciò che gli viene detto ma ha una memoria visiva così potente da imparare a memoria interi vocabolari. Kenta poi è un cucciolino, dolce e davvero gentile con i suoi compagni di classe. Bellissimo poi come i ragazzi abbiano incluso Kenta inventando anche dei giochi per lui o come lo abbiano aiutato e protetto. Commovente la reazione della sua insegnante che si rende conto, solo grazie a Sakuragi, delle potenzialità del suo allievo e si riempia di orgoglio per ogni risposta giusta del regazzo. T_T <3
Infine Fujii. Lo studente migliore della scuola che vuole andare anche lui alla Todai, che sminuisce i compagni poiché convinto che siano troppo stupidi anche solo per provarci. Arrogante, prepotente e a tratti meschino, Fujii tenterà in ogni modo di mostrare la sua superiorità, fallendo ogni volta. Sakuragi - che è il più sveglio della scuola - lo include nel team con gli altri e piano piano anche lui si aprirà agli altri, mostrandosi sempre più gentile. Così tanto gentile che si fa male per proteggere Kenta da dei bulletti. Fujii non riuscirà ad entrare alla Todai ma accidenti se ha comunque vinto di più! La sua evoluzione è quella più palese tra i ragazzi e per quanto semplice e scontata mi è comunque piaciuta.
L'ultime cose vorrei dirle sulla trama che rigurdava la preside, la vendita del terreno su cui sorge la scuola ed i due ex allievi di Sakuragi. Onestamente tutta sta diatriba non mi ha emozionato così tanto. Non so perché ma l'idea della scuola che rischia di dover chiudere, gente in giacca a cravatta che compie illeciti ecc ecc, non mi ha entusiasmato così tanto.
Meglio invece la storyline dei due ex allievi dove per metà serie avevo davvero ipotizzato che i due fossero arrabbiati con Sakuragi. Mi sembrava realistico che qualcuno di questi ragazzi di fronte alla promessa non mantenuta di entrare alla Todai, si risentisse con il professore. Ci sta. Sarebbe una cosa che non mi stupirei di vedere. Invece si scopre che era tutta una messinscena ed i due stavano indagando per aiutare il loro ex professore e ...va bene così. Vengono spiegate le motivazioni e gli eventi di ciò che è successo quindi non mi posso lamentare.
Concludendo: Dragon Zakura prima e seconda stagione rimarrà uno dei miei drama di conforto e motivazionale preferiti. La seconda stagione non si discosta molto dalla prima - se non per l'inserimento della vicenda della vendita della scuola - e mostra sempre i grandi insegnamenti di studio o di approccio alla vita. C'è un buon cast, dove i giovani davvero hanno fatto un buon lavoro, e alcuni grandi ritorni dalla prima stagione. Per chi ama questo genere di drama è una buona visione da recuperare.
Voto: 7.9
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ABBASSO JOHNNY Quando ero piccolo guardavo i telefilm americani ed ero convinto di essere un genio nato nel posto sbagliato.
Mi colpivano profondamente le scene ambientate nelle scuole americane.
Il copione era più o meno il seguente. L'insegnante interrogava il primo della classe, che chiameremo Johnny, e gli proponeva una parola considerata difficile. Per esempio: "agricoltore". Il bambino sapeva cosa fare e rispondeva prontamente: «A-G-R-I-C-O-L-T-O-R-E». E l'insegnante reagiva così: «Johnny, sei bravissimo! 10 e lode!».
Bambino sorridente. Dissolvenza. Pubblicità. Io che piangevo.
Piangevo perché ero coetaneo di Johnny e avevo un'unica certezza nella vita: il massimo dei voti non era alla mia portata. Qualche errore ortografico mi scappava sempre.
Ero roso dall'invidia. Pensavo «10 e lode per una simile stronzata? Non è possibile! È uno scherzo!». Avevo le stesse capacità di Johnny, ma dov'era la mia standing ovation?
Odiavo Johnny. Lo odiavo veramente. Sulla sua faccia, dopo la lode dell'insegnante, c'era un sorriso trionfante da bambino immagine dell'ovetto Kinder.
Quel sorriso me lo sognavo di notte. Nei miei incubi Johnny puntava il dito verso di me e mi sbeffeggiava: «Io prendo sempre 10 e lode e tu hai preso "Bravissimo" una sola volta in 5 anni di elementari. Io sì e tu no! Trallallero». Maledetto primo della classe senza alcun merito!
Poi ho scoperto che Johnny era davvero bravo perché, in pratica, nella lingua inglese manca quella puntuale corrispondenza tra lingua scritta e parlata che caratterizza l'italiano. In inglese ripetere tutte le lettere che compongono una parola (il cosiddetto "spelling") è compito tutt'altro che banale.
In realtà la faccenda è più complessa e anche la lingua italiana può fregarti. Per esempio la parola "grazie" è pronunciata da nord a sud con una "zeta forte" che in pratica è una doppia zeta, tanto che "grazzie" è un errore ortografico diffusissimo.
Ma non complichiamo troppo il discorso: di solito noi persone italofone possiamo fare affidamento sulla corrispondenza tra lingua scritta e pronuncia.
Dopo questa scoperta ho rivalutato Johnny, ma non ho smesso di detestarlo. Ho cominciato a odiarlo per motivi diversi, e cioè perché era un insopportabile primo della classe col sorriso da bimbo immagine dell'ovetto Kinder. Non posso perdonarlo. Certi incubi non si dimenticano. Abbasso Johnny, sempre e comunque.
FINE
[L'Ideota]
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Come va intesa e vissuta una religione.
La religione non è verità, non è Cultura, ma superstizione; è un aspetto privato delle persone, non pubblico; credere in qualcosa, fare parte d'una istituzione religiosa NON è obbligatorio e tanto meno indispensabile.
Non sussiste alcuna predisposizione genetica che porti alcuno a credere in 'dio'; esiste, invece, una dispotica imposizione politica che organizza lo Stato italiano in modo che l'indottrinamento religioso avvenga in un momento in cui non è possibile sottrarsi ad esso, cioè da bambini. Dopo un percorso educativo corretto, Etico, Razionale, è infatti molto difficile che un soggetto adulto possa dare credito a dogmi, a fantasie, a mitologie: a ciò che è totalmente privo di prova, di evidenza e che lo porti ad odiare qualcuno per la sua diversità.
Le scuole pubbliche non sono luoghi di culto, non sono templi, non sono proprietà o sede secondaria di alcuna istituzione religiosa: è pertanto necessario togliere ogni tipo di simbolo religioso appeso e che nelle scuole pubbliche si offrano agli studenti tutti gli strumenti necessari per comprendere la Realtà, affrontarla con Razionalità, con Maturità e Dimestichezza, senza credere in alcun dogma.
La religione non è Cultura, ma mera superstizione (Ignoranza), da cui tenersi alla larga; per comportarci in modo Civile non abbiamo bisogno di alcuna religione, ma di una Coscienza - che si può costruire solo attraverso Scienza e Cultura. Quanto detto vale, allo stesso modo, anche per gli ospedali pubblici, gli uffici pubblici, i tribunali, che devono riflettere un approccio Etico verso ogni cittadino, al di sopra d'ogni tipo di superstizione, d'ogni forma di Ignoranza.
I politici italiani sono FUNZIONARI DELLO STATO ITALIANO NON DEL VATICANO: se desiderano fare proselitismo religioso, possono chiedere di farsi assumere in Vaticano o diventare sacerdoti. Lo Stato Italiano NON è una teocrazia.
Un papa non è altro che uno sciamano: l'opinione di qualsiasi religioso, in un Paese Laico, non conta. Nei Paesi cattolici, causa indottrinamento religioso, si verificano non solo aggressioni nei confronti di chi non è eterosessuale, ma per la visione misogina della donna tipica del cattolicesimo, anche violenze contro le donne e femminicidi.
L'educazione e l'ambiente in cui si cresce influiscono sul nostro essere sensibili, empatici e attenti alle altrui esigenze; affinché diventino sensibili, empatici e attenti alle altrui esigenze (cioè persone mentalmente equilibrate) è bene tenere i bambini, i ragazzi, il più lontano possibile da qualsiasi realtà, 'opinione', 'educazione', indottrinamento, politica, superstizione, apologia, propaganda omofobi, misogini, maschilisti, xenofobi, razzisti, schiavisti.
Crescere in un ambiente in cui si impara ad ascoltare gli altri e si riceve corretta, opportuna attenzione e interesse, aiuta a maturare la capacità di comprendere i punti di vista altrui e a sviluppare un'idea di società felice, libera, senza alcun tipo di oppressivo condizionamento morale.
Autodeterminarsi è un diritto inalienabile di ogni individuo: un credente ha diritto a vivere la propria 'fede', anche come martire di una iniqua sofferenza, ma non di imporre a terzi il suo 'credo'.
Chi ha 'fede' può vivere serenamente secondo i suoi principi, fare ciò che vuole del suo corpo, della sua vita, ma non può costringere altri (bambini compresi) a fare scelte non indispensabili, non condivisibili, di cui non hanno piena Coscienza e per cui non è possibile esprimere un Consenso.
La nostra esistenza è effimera, peritura: nasciamo, viviamo, moriamo, senza specifica ragione; tale condizione è un motivo sufficiente per rendere un Diritto Inalienabile la ricerca individuale del Piacere - indispensabile per raggiungere la Felicità.
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Giappone abbandonato
Jordy Meow
Edizioni Jonglez, Assago 2022, 224 pagine, 30,5 x 21,5 cm, ISBN 978-2361956028
euro 35,00
email if you want to buy :[email protected]
Il Giappone è spesso considerato un luogo in cui il mondo moderno e le antiche tradizioni si incontrano in modi sorprendenti e affascinanti. Il rapido ritmo del cambiamento tecnologico, sociale e culturale del XX secolo ha dato al paese una forte spinta in avanti, ma ha lasciato deserti innumerevoli stabilimenti, industrie e intere città. Con le sue fotografie Jordy Meow esplora questi luoghi dimenticati e fa luce su un mondo perduto che solo pochi decenni fa prosperava. Abandoned Japan documenta rovine famose (haikyo in giapponese) come Gunkanjima, l'isola che appare nel film di James Bond "Skyfall", un tempo abitata da oltre 5.000 persone ma che ora è completamente abbandonata, e il parco a tema Nara Dreamland, ispirato a Disneyland. Oltre a questi siti famosi, Jordy Meow ci porta anche in un viaggio attraverso ogni aspetto di un passato in rapida scomparsa: dalle scuole agli ospedali, ai siti industriali e alla vita notturna, compresi gli strip club e i love hotel. Le rovine catturate vanno dal pittoresco e sereno al buio e al terrificante. Alcune hanno un'atmosfera che ricorda i film di animazione dello Studio Ghibli mentre altre sembrano quasi distopiche. Questi luoghi dimostrano che le persone possono lasciare un segno indelebile nel loro ambiente, ma la natura, appena ne ha la possibilità, ritrova la sua strada.
23/12/22
orders to: [email protected]
ordini a: [email protected]
twitter: @fashionbooksmi
instagram: fashionbooksmilano, designbooksmilano tumblr: fashionbooksmilano, designbooksmilano
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Settimana della Ricerca a Casale Monferrato: studenti e ricercatori uniti per il futuro. Un focus sulle malattie asbesto-correlate e l’importanza della comunicazione scientifica
Casale Monferrato celebra la Settimana della Ricerca con le scuole protagoniste
Casale Monferrato celebra la Settimana della Ricerca con le scuole protagoniste Mercoledì 27 settembre 2024, la Sala Consiliare del Comune di Casale Monferrato ha ospitato l’evento “Come si fa ricerca? Focus sulle malattie asbesto-correlate”, parte della Settimana della Ricerca. L’iniziativa, organizzata dal Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione (DAIRI) in collaborazione con…
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Stefania Prandi
Stefania Prandi è giornalista, scrittrice e fotografa.
Si occupa di diritti umani, sfruttamento sul lavoro, violenza di genere, questioni sociali, ambiente e cultura.
Ha realizzato reportage in Italia, Europa, Africa e Sudamerica, collaborando con testate nazionali e internazionali tra cui Al Jazeera, El País, Elle, Radiotelevisione svizzera, National Geographic, Il Sole 24 Ore, Internazionale, Il manifesto, Azione e molte altre ancora.
Insegna al Laboratorio di giornalismo femminista dell’Università di Venezia e ha collaborato con associazioni e organizzazioni non governative come ActionAid, Dry-Art, Time for Equality e Fondazione città della pace per i bambini Basilicata.
Ha ricevuto importanti riconoscimenti in Italia, Svizzera, Germania, Belgio e Stati Uniti, come Fetisov Journalism Awardsa Fund for Women Journalists – IWMF, Modern Slavery Unveiled Grant del Journalism Fund, National Geographic Emergency Journalism Fund Grant, Henri Nannen Prize, Otto Brenner Prize e Volkart Stiftung Grant.
Nel 2018 ha pubblicato il libro Oro rosso. Fragole, pomodori, molestie e sfruttamento nel Mediterraneo, risultato di un lavoro di inchiesta e documentazione durato più di due anni, sulle braccianti che subiscono molestie sessuali, ricatti e stupri nelle serre e nei campi in Italia, Spagna e Marocco. Oltre centotrenta interviste che raccontano la sopravvivenza quotidiana, la resistenza alla violenza, il coraggio delle denunce che, malgrado gli sforzi, cadono ancora nel vuoto.
Nel 2020 è uscito Le conseguenze. I femminicidi e lo sguardo di chi resta sulle vittime di femminicidio e i loro familiari, presentato in Italia, Svizzera e Lussemburgo. Un reportage lungo tre anni che racconta, attraverso le parole di chi sopravvive al femminicidio, gli esiti drammatici della violenza di genere.
Dalla collaborazione con Francesca Cicculli, in un’inchiesta durata oltre un anno, nel 2024, è uscito Agro Punjab sulle migliaia di braccianti sikh che lavorano in provincia di Latina, vittime di violenze e intimidazioni quotidiane, senza tutele sindacali, col rischio costante di infortuni. La catena di responsabilità dietro questo sfruttamento è lunga e articolata e coinvolge intermediari indiani e finte agenzie di viaggio, imprenditori italiani, cooperative agricole, multinazionali ed enti di certificazioni.
È autrice, con Francesca Candioli e Roberta Cavaglià, dell’inchiesta Voi con queste gonnelline mi provocate, sulle molestie e le discriminazioni di genere nelle scuole di giornalismo e negli stage in Italia. Un lavoro durato otto mesi in cui hanno raccolto testimonianze da 239 studentesse e studenti di dieci master di giornalismo attivi riconosciuti dall’Ordine.
Le madri lontane è un reportage narrativo che prosegue il lavoro cominciato con Oro rosso che, nel 2024 le ha portato il Premio Vergani dell’Associazione Lombarda Giornalisti, come cronista dell’anno.
Un racconto coraggioso delle conseguenze del caporalato e dello sfruttamento delle donne migranti nei campi italiani ed europei. Realizzato con oltre settanta interviste raccolte tra Romania, Bulgaria, Calabria, Basilicata e Puglia che mostra il dolore di tante lavoratrici di origine straniera costrette a vivere lontano da figlie e figli, detti “orfani bianchi”.
Le foto dei suoi reportage sono state incluse in mostre ospitate in luoghi prestigiosi come il Parlamento Europeo, musei, biblioteche e scuole in Italia, Belgio, Svizzera e Lussemburgo.
Stefania Prandi conduce anche un intenso lavoro di formazione e sensibilizzazione nelle scuole, organizza e conduce workshop di giornalismo ed è spesso relatrice in festival e eventi nazionali e internazionali.
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CHI VUOL ESSERE GIORNALISTA?
Non sono esperto di ambiente, nemmeno lo sono di strategie di guerra, manco capisco di economia, di medicina poi, non ne parliamo proprio. Praticamente, sono un ignorantone dei più accaniti. L'ultimo che mi ha definito: "intellettuale" lo ha fatto per offendermi. Ma i giornalisti no, loro possono parlare su tutto. Di solito, tizi così, li vedi in televisone, a condurre talkshow e a fare domande ad altri giornalisti. Domande intelligenti, tipo: "ma tu come la vedi...", segue piccola pausa, uno sguardo alla telecamera, e poi continua: "cosa pensi di questa alluvione..." altra pausa, "ma secondo te..., ma dico..., cosa si può fare per evitare queste catastrofi, siamo sempre alle solite? Tu come la vedi?"
Il giornalista di turno, solitamente qualche direttore di una testata scelta a cazzo, o qualche personaggio che deve pubblicizzare il suo libro, prende sul serio la domanda e fa una faccia compunta, di profonda riflessione, e tira fuori una risposta. Io sarò anche ignorante, ma i giornalisti italiani mi devono spiegare che scuole hanno fatto, perché mai dovrebbero avere risposte su tutto. Passano dalla orsa Jj4 al matrimonio di Carlo III, così discutono di economia, di bullismo, di virus e di guerra. Alcuni riescono addirittura a sembrare credibili, nonostante abbiano sparato sempre cazzate, vedi il duo Senaldi-Sallusti, due che stanno dentro le mutande di ogni talk tv come stanno due coglioni.
Io sarò ignorante, ma l'intelligenza non mi manca e ho il senso del limite e l'educazione di ascoltare chi ne sa più di me. Rispetto molto quelle persone che ad ogni domanda fuori dalla loro materia rispondono: "Non ne so niente, posso esprimere solo il mio parere.."
Come diceva Battiato: “Non voglio sentirmi intelligente ascoltando dei cretini, voglio sentirmi cretino ascoltando persone intelligenti.” @ilpianistasultetto
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La scelta tra Siracusa e Bologna per la tua carriera dipende da diversi fattori legati ai tuoi obiettivi professionali, al settore in cui desideri lavorare e alle tue preferenze personali. Ecco alcune considerazioni:
Bologna:
Settore Moda e Design: Bologna ha una forte presenza nel settore della moda e del design, con scuole di moda rinomate e opportunità di networking.
Cultura e Creatività: È una città con una vivace scena culturale e artistica, che può ispirare e alimentare la tua creatività.
Opportunità Lavorative: Essendo un centro universitario, Bologna offre diverse opportunità di lavoro, specialmente per i neolaureati.
Accesso a Mercati: È ben collegata ad altre città italiane, facilitando il networking e le collaborazioni.
Siracusa:
Vita più Tranquilla: Siracusa offre uno stile di vita più rilassato e può essere un'ottima scelta se cerchi un ambiente meno frenetico.
Storia e Cultura: La città ha un ricco patrimonio storico e culturale, che può essere fonte di ispirazione artistica.
Settori Diversificati: Mentre le opportunità nel settore della moda potrebbero essere più limitate, ci sono spazi per l'artigianato, il turismo e altre industrie creative.
Conclusione:
Se il tuo obiettivo è lavorare nel settore della moda e del design, Bologna potrebbe offrire maggiori opportunità. Se invece preferisci un ambiente più tranquillo e ispirante, Siracusa potrebbe essere la scelta giusta. Considera anche le tue preferenze personali riguardo allo stile di vita e all'ambiente di lavoro.
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SPLASH Fai Da Te Rotoloni Asciugatutto - 1000 Strappi - 2 veli - pura cellulosa - Ideale per Uso Alimentare, casalingo e industriale. Carta 100% certificata. Prodotto Made In Italy ALL'ACQUISTO RICEVERAI 2 Rotoloni maxi da 1000 strappi in confezione da 2 rotoli. Coppia rotoloni Asciugatutto Maxi, la coppia di bobine a strappo in pura ovatta di cellulosa è la soluzione ideale alla pulizia del tuo ambiente. Da anni ormai la coppia di rotoli asciugatutto viene utilizzata da scuole, uffici, laboratori, meccanici, pasticcerie, imprese di pulizia, bar ecc.. La coppia Rotoloni ASCIUGATUTTO è composta da una micro goffratura studiata per rendere ogni strappo più efficiente e garantire un'aderenza e un'assorbenza che agisce su liquidi e sporco. Che sia a casa o ambiente lavorativo la coppia di bobine asciugatutto è la soluzione fai da te ideale per la pulizia. CARATTERISTICHE TECNICHE Marca: Splash - Mister Roll Tipo: Rotolone Goffrato Micro Materiale: PURA CELLULOSA Colore: Bianco Altezza: 24,5 centimetri Lunghezza rotolo: 270 metri Quantità: n.2 pezzi Imballaggio: Confezione con 2 rotoli Caratteristiche aggiuntive: 2 Veli
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L’Insolito Posto: Un’Eccellenza per il Turismo Sensibile e Accessibile
Nel cuore del territorio padovano, a Saonara, si trova una struttura ricettiva unica nel suo genere: “L’Insolito Posto”. Non è solo una casa vacanze sociali, ma un vero e proprio progetto innovativo di inclusione e sensibilizzazione verso la disabilità. Questa struttura rappresenta un esempio concreto di come sia possibile coniugare turismo, accessibilità e sostenibilità ambientale in un’unica esperienza di soggiorno. Qui, l’incontro tra persone, storie e culture è il vero protagonista, in un contesto privo di barriere fisiche, sensoriali e culturali.
Un Turismo Accessibile e Sensibile
L’Insolito Posto si distingue per la sua missione di promuovere un turismo non solo accessibile, ma anche “sensibile”. Il concetto di “turismo sensibile” va oltre l’eliminazione delle barriere fisiche per le persone con disabilità; mira a creare un ambiente inclusivo per tutti, in cui ogni ospite, con o senza disabilità, possa vivere un’esperienza piacevole, stimolante e significativa. La struttura è priva di ostacoli fisici e sensoriali, rendendo gli spazi accessibili non solo a persone con disabilità motorie, ma anche a chi ha esigenze sensoriali particolari.
In un mondo in cui la parola “accessibilità” è spesso sinonimo di minime modifiche strutturali, L’Insolito Posto dimostra come l’accessibilità possa essere integrata in un progetto di inclusione più ampio, dove la diversità è vista come un valore e non come un limite. Chi sceglie questa struttura non solo gode di un soggiorno confortevole, ma contribuisce anche a promuovere una nuova forma di turismo che mette al centro la dignità e i diritti di tutte le persone.
Una Struttura a Basso Impatto Ambientale
L’Insolito Posto non si distingue solo per il suo impegno verso la disabilità, ma anche per la sua attenzione all’ambiente. La struttura è costruita con tecnologie ad alta efficienza energetica, che riducono l’impatto ambientale e favoriscono la sostenibilità. Questo aspetto è particolarmente rilevante in un’epoca in cui la consapevolezza ambientale è una priorità crescente. Offrendo soluzioni ecologiche e moderne, L’Insolito Posto rappresenta un modello virtuoso di ospitalità sostenibile, dimostrando come sia possibile unire l’attenzione all’ambiente e l’inclusione delle persone con disabilità.
Le sue camere, suddivise in 7 ambienti di diversa metratura, sono tutte progettate per essere accessibili e accoglienti. La struttura può ospitare fino a 25 persone, offrendo quindi una soluzione ideale per famiglie, gruppi di amici, aziende o scuole che cercano un ambiente inclusivo e privo di barriere.
Un Luogo di Formazione e Inclusione Lavorativa
Oltre alla sua funzione turistica, L’Insolito Posto si distingue anche per il suo impegno nel campo dell’inclusione lavorativa. La struttura collabora con le AULSS (Aziende Unità Locali Socio Sanitarie) e altri enti di riferimento per offrire tirocini formativi e stage scolastici a persone con disabilità o svantaggiate. In questo contesto, l’Insolito Posto diventa un luogo dove non solo si soggiorna, ma si lavora attivamente per l’inclusione sociale e professionale.
Questo approccio rende la struttura un punto di riferimento per chi desidera integrare il proprio soggiorno con momenti di crescita personale e professionale. Offrendo un’opportunità concreta di formazione, L’Insolito Posto dimostra come il turismo possa diventare anche uno strumento per abbattere le barriere culturali legate alla disabilità.
I Servizi Offerti
L’Insolito Posto offre una gamma di servizi che vanno oltre l’ospitalità. La struttura dispone di sale riunioni e conferenze, rendendola ideale per eventi aziendali, workshop o corsi di formazione. Inoltre, vengono organizzati buffet, rinfreschi e cene per eventi speciali, creando così un ambiente flessibile e adattabile a diverse esigenze.
Situata a soli 3 km dall’uscita autostradale di Padova Zona Industriale Interporto, la struttura è facilmente raggiungibile e dispone di un ampio parcheggio gratuito, videosorvegliato e dotato di una stazione di ricarica per veicoli elettrici. Questo dettaglio sottolinea ulteriormente l’impegno della struttura verso la sostenibilità ambientale.
Scoprire il Territorio Padovano
Immersa nel verde del territorio padovano, L’Insolito Posto offre anche la possibilità di esplorare alcune delle principali attrazioni turistiche della zona. A pochi chilometri si trovano luoghi di interesse storico e culturale come la Basilica di Sant’Antonio, la Cappella degli Scrovegni e il centro storico di Padova. La posizione strategica della struttura permette quindi di unire il relax di un soggiorno immerso nella natura con la possibilità di visitare alcune delle perle del patrimonio artistico e culturale italiano.
La Cooperativa Sociale “Il Glicine”
L’Insolito Posto è gestito dalla Cooperativa Sociale senza scopo di lucro “Il Glicine”, fondata nel 1999 con l’obiettivo di offrire servizi a persone con disabilità o in situazioni di svantaggio. La cooperativa è attiva nella gestione di diversi progetti, tra cui centri diurni, comunità alloggio e appartamenti protetti. Inoltre, gestisce la Fioreria Millepetali e il vivaio, contribuendo ulteriormente all’inclusione lavorativa di persone con disabilità.
Questo impegno sociale è al centro della missione de L’Insolito Posto, che vuole essere non solo un luogo di soggiorno, ma anche uno spazio in cui si promuove la diversità e l’inclusione. La cooperativa crede fermamente che la diversità sia un valore, e questo si riflette in ogni aspetto della gestione della struttura.
Conclusione
L’Insolito Posto rappresenta un esempio virtuoso di come sia possibile coniugare turismo, sostenibilità e inclusione sociale. Grazie a un’attenzione particolare alla disabilità, questa struttura offre un’esperienza di soggiorno accessibile e sensibile, promuovendo l’inclusione lavorativa e il rispetto per l’ambiente. Scegliere L’Insolito Posto significa non solo soggiornare bene, ma anche fare del bene, contribuendo a un progetto di turismo che mette al centro il valore della diversità e dell’inclusione.
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6 set 2024 11:54
“MARIA ROSARIA BOCCIA HA CERCATO DI AGGANCIARE UN PO’ TUTTI NOI DEPUTATI” - ANNARITA PATRIARCA, DEPUTATA DI FORZA ITALIA, RIVELA LA RESISTIBILE SCALATA DELLA “BAMBOLONA DI POMPEI”: “ERA UN POCO PIÙ DI UNA HOSTESS. HA LAVORATO ANCHE CON ALTRI COLLEGHI, CATELLO VITIELLO, GIMMI CANGIANO. CON CIASCUNO DI LORO PER UNA VOLTA SOLA, NON HA MAI OTTENUTO IL BIS, CHIEDETEVI PERCHÉ…” - GLI OCCHIALI CON LA TELECAMERA PER REGISTRARE AUDIO E VIDEO? "LÌ C’È LA MALAFEDE. LA PREMEDITAZIONE. SANGIULIANO FA TENEREZZA, CI È CASCATO” -
Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera” - Estratti
«Diciamo che la signorina Maria Rosaria Boccia ha provato ad agganciare un po’ tutti noi parlamentari campani, ha fatto il giro completo», spiega con apprezzabile schiettezza la navigata onorevole Annarita Patriarca, 53 anni, deputata di Forza Italia.
Anche lei.
«Sì, anche me. L’ho incrociata circa un anno fa, era la moderatrice di una conferenza stampa a Montecitorio».
Di che si trattava?
«Presentavo una mozione per istituire scuole di specializzazione specifiche e un albo professionale per medici e chirurghi estetici».
(...)
Il suo compito alla tavola rotonda qual era?
«Dava la parola. La mozione l’ho preparata io, sia chiaro. Lei era un poco più di una hostess».
Che impressione le fece?
«Bella ragazza. Ho appreso adesso che ha 41 anni, però ne dimostra di meno. Spigliata, sveglia, ambiziosa».
Dopo quella prima volta l’ha riconfermata per ulteriori eventi?
«No. So che ha lavorato anche con altri colleghi, Catello Vitiello, Gimmi Cangiano, Simona Loizzo. Ma con ciascuno di loro per una volta sola, non ha mai ottenuto il bis, si chieda perché».
Da allora per caso l’ha contattata per telefono con insistenza?
«Si è sempre interfacciata con la mia assistente. Cercava di accreditarsi dove poteva, ovvio. Nel nostro ambiente ne trovi milioni che provano a entrare».
Con lei non ha funzionato
«Sono del territorio, di Gragnano, loro sono famosi per gli scavi, noi per la pasta. Con me è difficile, non attacca. Ma conosco la famiglia, hanno un negozio di abbigliamento a Pompei».
Abiti da sposa. Per caso ci ha comprato il suo?
«No, no. In città però non si parla d’altro, sono tutti in subbuglio, impazzano i gossip più arditi, che non si possono riferire».
Lei però l’ha scaricata.
«Noi politici siamo abituati ai questuanti che ti tampinano, basta prendere le misure».
Così si è rivolta altrove.
«Si è spostata sulla dieta mediterranea. Ha chiamato quasi tutti, mi risulta. Mi dicono che avesse cominciato a farsi avanti già dalla scorsa legislatura».
Con il centrodestra?
«Eh no, con chi stava al governo».
Comunque in molti casi è arrivata a dama.
«E infatti sul suo profilo Instagram ha messo la foto con un sacco di parlamentari. E oggi, con lo scandalo, sta piena di follower».
Ce la faceva così astuta?
«Si vedeva che non era una sprovveduta. Ma una che si sa inserire».
Si è messa gli occhiali da sole con la telecamera. E di nascosto ha registrato audio e video.
«Eh, lì c’è la malafede però. La premeditazione. Sangiuliano in fondo fa tenerezza, ci è proprio cascato. Ne esce distrutto, anche dal punto di vista umano è davvero una brutta storia».
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