#alla prossima puntata
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sotto il sole di amalfi ischia
#che tra l'altro fa ridere perché dovevano andare ad amalfi e invece#era meglio#entro lunedi necessito di finire tutto così la prossima puntata la guardo alla tv#evvai#l'amica geniale#my brilliant friend#elena greco#lila cerullo#my art#neapolitan novels#elena ferrante
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Raga, ma, alla luce dei fatti della seconda stagione, soprattutto riguardo a come hanno costruito il personaggio di Manuel in questi episodi, io ho una sola domanda:
Perché cavolo Manuel ha baciato ( lui, lui stesso di sua spontanea volontà e di proposito) Simone alla festa?
Vi prego datemi una risposta se l'avete
Scrivetela
PLS
#simuel#un professore#simone balestra#un professore 2#manuel ferro#teorizzate perché non capisco#era solo ubriaco?#quindi manuel non è bisessuale? queste e altre domande alla prossima puntata#questo e altro su rai 1
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Qualitativamente, la sensazione assomiglia al panico, ma quantitativamente è più un dolorino muscolare, di quelli che si portano appresso da anni e di cui si prende consapevolezza di tanto in tanto, fino alla prossima distrazione. L’essenza è che sta cambiando di nuovo tutto, che Valerio è morto, che sono morta io in un senso diverso, la stessa me che si impegna a ricordarsi che nessuna cosa (pochissime cose) può essere più spaventosa di quel che è oramai già successo. Il volo è fissato lunedì sera: mi dico che devo decidere, ma mi stupirei di me stessa se alla fine lo prendessi. Non lo prenderò. Ma sarebbe (stato) meglio prenderlo? Dovrei scegliere la pace. La stasi. Un po’ di stasi, almeno. Fermarmi per la prima volta in quanti, dieci anni? Io con Valerio ho vissuto la mia prima rivoluzione copernicana, con lui ho sentito la pace e la stasi e la sensazione di essere a posto col tempo, nonostante non poteva esserci illusione più grande. Valerio è morto ed io ho avuto la mia seconda rivalsa, e da quando sto qui io le cose le vedo chiarissime: la bambina di tredici anni per la prima volta da sola in un paese straniero, la rappresentate di classe al liceo classico, quella che piace alle nonne, la professoressa che tiene lezioni, la donna che non deroga mai alla propria bussola morale, e quella che in ultima battuta prende quell’altro aereo, tre giorni dopo il funerale, e parla alle riunioni di laboratorio in un inglese che non ricordava di saper usare, con una voce che non sapeva di essere in grado di far sentire, e piace, se la cava, esplora la città tutta sola. Sono io, non è uno strappo: mi mancava lo spiraglio di luce giusto per cogliere il quadro nel suo complesso e vedere i puntini unirsi da soli. In tutto questo, però, manca ancora il desiderio (dov’è il desiderio?), c’è una tempistica fangosa, una cattiveria del destino per cui, quando domani sarò finalmente ed ufficialmente libera, non potrò fare nulla di ciò che avevo rimandato, ma, al contempo, posso fare molto più di quello che abbia mai osato sognare. Del resto il lavoro non è il mio sogno. Quando sono in grado, io sogno la libertà assoluta, la stasi, la pace, l’incanto di poggiare la testa sulla spalla di Valerio. E forse non pensavo avrei potuto avere di meglio, ma per natura me lo chiedevo e la risposta era sincera: niente poteva essere tanto.
Poi ci si mette la fortuna, o il destino, o il grande principio di senso del mondo che mi gioca i soliti scherzi cui ancora soccombo: stamattina a lavoro c’erano delle casse da morto (vuote), ma poi una signora mi ha fermato per dirmi quale è il nome che i residenti hanno dato ad un certo scoiattolo. I miei se ne vanno, ma devo staccare da lavoro alle 19. Mi offrono il contratto, ma dovrò dividere l’appartamento con un’altra persona. Persino l’ultima puntata di quella serie tv del cazzo che ho iniziato a vedere quando sono arrivata, e che avevo messo in pausa senza sapere quanto mancasse. Tutto incerto, ambivalente. Un po’ di morte ed un po’ di bellezza, con me al centro a gestire il traffico con una divisa scintillante, col plauso degli astanti.
Domani i nodi vengono al pettine ed io decido. Finisco ufficialmente il dottorato e decido quanti e quali affitti pagare. Metto a posto le mie cose, nell’armadio che ho qui in prestito o nella valigia grande da stiva. Domani queste cose, quando vorrei soltanto dormire, o scrivere, o arrivare a guardare la morte premendo quel pulsantino di emergenza che nessuno sa che ho, che dice: fermate il mondo, voglio scendere!
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Ho riscaricato tinder, durerò tre giorni ma: ho matchato con una delle mie cotte platoniche di sempre e cosa faró? Ovviamente nulla, continueró a fissare il match. Ci vediamo alla prossima puntata di "tulipanico insegna come non vivere la vita", baci.
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The Maze Runner - Il Labirinto (2014)
E��� arrivata su Netflix una saga letteraria young adult di successo, con elementi che rimandano in maniera più o meno diretta al mondo delle serie TV e dei videogame.
Quando Thomas si sveglia all'interno dell'ascensore che lo porta in superficie verso la Radura non ricorda ancora il suo nome, non sa chi è, dove si trova e perché è lì. Nulla del proprio passato, come tutti gli altri ragazzi che trova ad aspettarlo: la comunità vive senza memoria e secondo le proprie regole in questa valle selvaggia, circondata dalla mura di un misterioso labirinto le cui porte si aprono di giorno e si chiudono di notte.
Nessuno è mai riuscito ad attraversarlo, e nessuno è mai riuscito a vedere i misteriosi Dolenti che lo popolano e a restare vivo. Thomas è l'unico che sembra voler provare a capire, frammenti di ricordi affiorano durante i sogni, una sigla, una voce… "WCKD è buono". Ma le domande non sembrano avere una risposta, fino a che un giorno dall'ascensore sale una ragazza, Teresa: anche lei non ricorda nulla, tranne il nome di Thomas.
Lost in the maze
Maze Runner - Il labirinto: una scena tratta dal film fantascientifico
nel suo anno di uscita, IL 2014, c’era da parte dei produttori una ricerca compulsiva di un nuovo franchise rivolto al pubblico young adult, ma poco importava quale sia la derivazione del genere, da quello sci-fiction al soprannaturale o urban fantasy, quello che contava era creare il fenomeno trovando la storia giusta che riuscisse a diventare un successo cinematografico oltre che letterario.
Presentato come il nuovo Hunger Games (come del resto era stato per Divergent) Maze Runner - Il labirinto, dai romanzi di James Dashner (ovviamente una trilogia, più un prequel), si differenzia dagli altri sci fiction distopici essenzialmente per tre ragioni: un inconsueto approccio sostanzialmente più dark e meno patinato, la mancanza della descrizione, di solito posta come assunto iniziale, del nuovo ordine sociale distopico che ha portato allo svolgersi degli eventi, e soprattutto (almeno per questo film) si fa a meno dell'imprescindibile componente romantica.
Maze Runner - Il labirinto: una suggestiva scena del film
Già di per se questi tre fattori sarebbero sufficienti a conferire una certa dignità al film dell'esordiente Wes Ball, che nonostante vari difetti ha avuto il pregio di riuscire bene o male a mantenere desta l'attenzione dello spettatore fino alla fine, ma soprattutto di suscitare la curiosità di vedere come prosegue la storia. Se non fosse però per la durata eccessiva, potremmo trovarci davanti al perfetto pilot di un serial tv, sul cui impianto il film è costruito: in puro stile Lost, che ne costituisce il riferimento seriale più evidente, è scritto in maniera intelligente, dissemina enigmi e rimanda qualsiasi tipo di spiegazione: perché i protagonisti sono lì e chi ce li ha messi? Perché fanno quello che fanno? Bisogna arrivare alla fine del labirinto per avere le risposte, ma sono comunque parziali e (volutamente) insoddisfacenti, perché aprono le porte a nuovi scenari e nuovi quesiti che verranno chiariti nella prossima puntata.
Al livello successivo
Maze Runner - Il labirinto: una delle prime foto ufficiali del film post apocalittico
Nobili echi letterari che rimandano a Il Signore delle Mosche, la comunità di ragazzi isolata in un contesto selvaggio, la società adulta fatta di gerarchie e regole a volte brutali, il tentativo di ritrovare l'identità perduta e di far fronte alla paura che spinge a sentire la propria prigione come l'unico luogo sicuro: temi da sociologia di gruppo reinterpretati in chiave young adult, riproposti dunque in ottica da serial tv (dai quali infatti provengono i due interpreti Dylan O'Brien e Kaya Scodelario) e non ultimo contaminati da una forte estetica da videogame.
Non a caso, insieme alle serie televisive, l'altra forma di intrattenimento che è più tributaria nei confronti del cinema è proprio quella dei videogiochi, sia a livello creativo che di produzione. Al di là delle scene di inseguimento nel labirinto, con salti e scivolate, le porte che si chiudono e i mostri che inseguono in perfetto stile runner game, anche in questo caso ritroviamo soprattutto la filosofia multilivello: si è spinti ad andare avanti e a finire lo schema per sbloccare quello successivo, cambiare scenario e vedere quali sorprese riserva. La fine non è la fine, ma è un nuovo inizio, e in questo senso il film non potrebbe essere più esplicito: "La fase uno è finita, ora comincia la fase due".
Maze Runner - Il labirinto: una scena corale del film
Conclusione
Non è alla fine risultato essere il nuovo Hunger Games, ma è un passo avanti rispetto a Divergent. Strutturato come il pilota di una serie tv induce alla serialità, contaminandola con l'estetica e la filosofia del videogame: magari non così riuscito ed avvincente da rigiocarlo da capo, ma tutto sommato la voglia di vedere cosa c'è al livello successivo rimane.
#the maze runner#the maze runner imagines#the maze runner il labirinto#dylan o'brien#kaya scodelario#the scorch trials
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MANODOPERA
Intitolare un film “Manodopera”, quando il titolo in lingua originale è “Interdit aux chiens et aux Italiens” è una scelta molto discutibile, ma si sa che a decidere è la distribuzione, secondo le regole del mercato e non certo il regista. Passiamo allora a parlare del film di Alain Ughetto, francese di origine italiane, che ha debuttato con questo gioiellino al Festival internazionale del film d’animazione di Annecy del 2022. Si tratta di un film scarno che non concede quasi nulla allo spettacolo (anzi alla spettacolarizzazione), un film poetico come capita, sempre più spesso, per i film di animazione che per capacità narrativa non sono certo meno efficaci del cinema tradizionale. Il film, se non strettamente autobiografico, è comunque un film sugli antenati del regista originari di Ughettera, una frazione di Giaveno, paese ai piedi del Monviso. Ed è proprio tra questa montagne che conduce la propria misera esistenza la famiglia Ughetto, i cui componenti sono costretti a migrare oltre confine nella vicina Francia per lavorare come muratori, manovali, spazzacamini. Una Patria, quella italiana, che si è sempre o molto spesso, dimenticata dei proprio figli, quando erano economicamente bisognosi, ma poi se ne è sempre ricordata al momento di inviarli in guerra. Non è una storia nuova, si sa, ma è una storia di chi non vuol vedere un certo “patriottismo” di maniera, vivo e vegeto, anche ai nostri giorni. Alain Ughetto escogita un dolcissimo, ma altrettanto geniale dialogo a distanza con la nonna che sembra essere il tramite tra gli avi e la contemporaneità. Non era certo impresa facile rendere con la plastilina e le tecnica dello stop-motion, una gamma di emozioni così intense e sentimenti così amari come quelli dei protagonisti di questa storia, ma Ughetto è riuscito a ricostruire questa saga famigliare fatta di sofferenza e umiliazione, una saga di quel “mondo dei vinti” come lo chiamò il grande scrittore piemontese Nuto Revelli, a cui il film è idealmente dedicato. “Interdit aux chiens et aux italiens” è come voler dire “sono troppi” o magari “ci vuole il blocco navale” oppure “portateli a casa vostra” e tutto l’armamentario di espressioni para-razziste che riempie tutti i giorni le pagine dei social, le pagine di alcuni giornali e che purtroppo, viene sbraitato da troppi italiani. Fortunatamente il mondo del cinema sembra aver “preso coscienza” (uso del tutto volontariamente un’espressione da anni Settanta) del problema che non è quello dei migranti, ma quello del razzismo e della incapacità di gestire un esodo causato dall’ingiustizia sociale. Prossima puntata “Io capitano” di Matteo Garrone…
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Prima regola di una piantina felice: trovarle il posto giusto, questo perché, a differenza dei gatti che quando hanno freddo si appallottolano sui cofani e quando hanno sete bevono dal water, le piantine, ad esclusione dei trifidi, non deambulano autonomamente, a meno che assieme alle radici non deambuli anche il terreno circostante, ma questo dopotutto è un fenomeno raro e se vogliamo anche catastrofico. Altro aspetto importante è l'irrigazione: stamattina le piantine mi chiedevano il Polase, si erano sdraiate afflitte nei loro vasi sudari stremate dall'afa mattutina, innaffiate, ora sfidano baldanzose la legge di gravità come le poppe di Dolly Parton: missione compiuta. Le succulente, diversamente, sono i cammelli del regno vegetale, le loro poppe, pardon, le loro foglie carnose, grazie ai loro parenchimi acquiferi, trattengono tutta l'acqua di cui hanno bisogno, e in emergenza, come i radicali, possono riciclare anche la propria pipì. Queste sono le basi, il vostro apprendista giardiniere vi dà appuntamento alla prossima puntata.
(wannabe @pgfone)
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Adesso scrive un articolo lunghissimo su VF e la banjy lo ricondivide 6 volte fino alla prossima puntata
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Nella prossima puntata di Airport Security Catania, un passeggero trasporta un involucro sospetto pieno di “braciole alla messinese”. Di cosa si tratta davvero?
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Mare Fuori — Recensione No Spoiler
⭐⭐⭐⭐/5
Io non so come spiegare Mare Fuori, o meglio, non so come giustificare quelle 4 stelle. La fiction, perché stiamo parlando di fiction, ha tantissimi problemi e potrei parlare per ore di quello che non va, l'istituto che più che un carcere pare un campo scuola, soluzioni fesse per fare andare avanti la trama, personaggi completamente snaturati da una stagione all'altra. Ma non voglio parlare di questo, o comunque non in questa prima parte senza Spoiler.
Voglio parlare dei punti di forza di questa produzione RAI che mi ha influenzato a livelli inimmaginabili la vita. Se non guardavo Mare Fuori diventavo io Mare Fuori, cantavo la sigla, chiamavo Davide (il mio ragazzo) "Piecoro" e lo minacciavo in napoletano come se fossi Pino il Pazzo. Ho trascurato la mia run di Hogwarts Legacy perché l'unica cosa a cui pensavo tutto il giorno era capire cosa sarebbe successo a quei ragazzini nella prossima puntata.
I personaggi sono molto didascalici, non hanno particolari guizzi di personalità ma ti ci affezioni, cerchi di capire perché sono così, cosa gli è successo prima di entrare nel penitenziario, cosa gli ha fatto la vita se a 17 anni hanno voglia di uccidere un loro coetaneo. Ci sono altri che invece sono coinvolti in un incidente e che devono affrontare le conseguenze della loro immaturità. Ci sono poi quelli che preferiscono il carcere piuttosto che tornare dalla propria famiglia. E quello che ci tocca di Mare Fuori è che le storie che racconta sono credibili e se sei Campano quelle storie le hai conosciute sulla tua pelle, le hai viste negli occhi dei tuoi amici.
Non è un'opera straordinaria dal punto di vista tecnico, di attori particolarmente bravi ce ne saranno 3/4 e di questi voglio assolutamente ricordare Ciro Ricci che per me è stato perfetto, gli altri hanno fatto il compitino e a volte nemmeno superava la sufficienza, soprattutto quando non si parlava in dialetto, che ha spesso salvato l'interpretazione.
Sceneggiatura
La sceneggiatura ha tanti problemi, tutto quello che accade è surreale ma non si fa problemi, e questo è il punto di forza, ad ammazzarti personaggi importanti. A differenza delle solite fiction italiane, tu hai paura che il tuo personaggio preferito muoia, che il tuo personaggio preferito faccia la scelta sbagliata e che ci rimanga secco.
Personaggi
I ragazzi:
Nella prima stagione conosciamo alcuni dei ragazzi del penitenziario, tra i protagonisti ci sono Carmine "o' Piecoro", Filippo "o' Chiattill", la banda di Ciro Ricci con Edoardo, Pino, Pirucchio, Totò e, da un certo punto in poi, Milos, poi Gianni "Cardiotrap", Naditza la Zingara, Silvia e Viola.
Purtroppo la differenza tra i personaggi maschili e quelli femminili salta subito all'occhio, la caratterizzazione di quelli maschili è sviluppata 100 volte meglio, i personaggi femminili invece sono sempre sotto tono, non hanno quel fascino, quel dolore che si portano dietro un Carmine o un Pino, forse solo Naditza, ma dura giusto un paio di episodi, poi diventa una palla colossale fino alla 3 stagione.
Dalle stagioni successive, fortunatamente c'è un miglioramento anche per i personaggi femminili, vengono introdotte Gemma, Rosa Ricci e Kubra, con storie decisamente più interessanti.
Gli adulti:
Tra gli adulti troviamo Massimo il Comandante, Paola la Direttrice, Beppe l'Educatore, Lino il poliziotto corrotto e Liz la poliziotta buona, fin troppo.
Purtroppo a me di questi non è mai fregato nulla, ho passato tutto il tempo a detestare loro e le interpretazioni degli attori. Troppo permissivi, troppo ciechi, troppo stupidi per poi a un certo punto trarre conclusioni al limite della genialità.
Ovviamente, sia tra i ragazzi che tra gli adulti ritroviamo le dinamiche standard delle fiction, flirt, amori non giustificati e dinamiche di tira e molla che a un certo punto diventano insopportabili (ma ne parleremo nella parte spoiler).
Ambientazione
L'ambientazione mi è piaciuta molto, non ci troviamo nel vero IPM di Napoli, ma nel porto napoletano. Da qui arriva la retorica del "Mare Fuori", il mare rappresenta il futuro e la speranza dei ragazzi, che ritroviamo anche nell'ambientazione. Le celle dei ragazzi affacciano sul mare, lo guardano attraverso le sbarre sognando la libertà.
Colonna Sonora
Sia la sigla iniziale che altre canzoni introdotte nel corso delle stagioni sono ad opera di Matteo Paolillo "Icaro", l'attore che interpreta Edoardo nella serie. La sigla iniziale è bellissima, dal testo alla melodia. Una volta ascoltata non puoi non canticchiarla tutto il giorno.
Nel corso delle puntate ritornano poi sempre 3/4 canzoni, tutte di Stefano Lentini (Tic Toc, Ddoje Mane, Le voci dentro urlano). Da un lato le detesti, dall'altro appena finita la puntata continui a cantarle come se fossero le canzoni della vita.
Cultura Pop
Mare Fuori fa continui riferimenti alla cultura Pop degli ultimi anni, spesso e volentieri si nomina Liberato e si ascolta la sua musica nelle ore d'aria. Ovviamente si parla di Maradona e come in quasi tutte le scuole campane i muri sono pieni di "Forza Napoli".
Considerazioni finali
Mare Fuori non è LA serie, nemmeno LA serie italiana d'eccellenza ma è un ottimo prodotto per i giovani. A differenza delle solite serie TV sulla mafia, qui non solo viene trattata la Camorra e le sue conseguenze devastanti sui giovani, ma vediamo anche altre problematiche sociali che affliggono i nostri ragazzi. Mi è dispiaciuto non vedere una figura professionale che affiancasse molti di loro in un percorso psichiatrico, avrebbe davvero fatto la differenza probabilmente, ma nel complesso il messaggio è arrivato: chiaro, limpido e cristallino.
Per chi guarda alla camorra e alla criminalit�� come una soluzione a cui aspirare viene mostrato che quella non è la risposta. Che entrare nel sistema è tanto facile quanto complicato poi uscirne, se non pagando con la vita.
A chi guarda ai giovani criminali con sdegno, Mare Fuori insegna che spesso quegli stessi ragazzi hanno paura, hanno speranza, hanno voglia di riscatto e che la società non fa nulla per aiutarli. Il carcere deve aiutarti a ritrovare la strada, a farti pentire degli errori che hai commesso, non deve essere solo una punizione, punendo e basta non si risolve nulla, una volta tornati all'esterno si sarà vittima degli stessi sbagli e dello stesso circolo vizioso.
Mare Fuori in questo riesce benissimo nel suo intento.
Le 4 stelle vanno ai messaggi che questa fiction, nonostante i suoi mille difetti, è riuscita a mandare.
Fatevi un favore e guardare Mare Fuori.
Io devo ringraziare mia sorella per aver insistito così tanto, ripetendomi giorno e notte di guardare Mare Fuori perché io, sinceramente, non l'avrei mai guardata di mia spontanea volontà, sbagliando.
La trovate su Rai Play, gratuitamente.
Parte SPOILER
Allora.
Parliamo innanzitutto di Filippo e Naditza. Io a un certo punto volevo che schioppassero e si levassero da davanti alle palle. Non hanno mai avuto chimica, lui scemo in culo, lei una lagna mortale. Per non parlare di quando Chiattillo decide di rimanere a Napoli perché a Carmine era appena morta sua moglie il giorno del loro matrimonioooooo. Minchia, l'unica decisione degna di nota del Chiattillo. Da quel momento in poi per me Naditza poteva andarsene a fanculo e lo dico con il cuore. Non solo Filippo se l'era messa in casa, facendola studiare pianoforte e cercando di darle un futuro, no, lei pretendeva che lui fosse trasferito a Milano, in un penitenziario diverso, dove avrebbe dovuto affrontare nuove problematiche e soprattutto lasciando il suo amico nella follia più totale. Naditza voto: 0.
Pino e Cardio sono i miei cuoricini, non ci posso fare niente. Certo Pino è passato da essere il molestatore di Filippo ad essere uno dei suoi migliori amici e nella serie non è mai menzionata sta cosa ma va bene. L'evoluzione che ha avuto è stata una delle migliori, se non la migliore della serie.
Cardio invece madonna se non gli danno una gioia a sto povero cristo vi giuro, non lo so, che vogliamo fare, farlo suicidare?
Carmine è passato da Muto a Folle a Distributore di Caramelle ma è forse uno dei miei personaggi preferiti.
Edoardo e Ciro i migliori in assoluto a livello di interpretazione.
Ciro in particolare a me faceva proprio percepire la violenza, la fame di potere, il sacrificio e la paura. Il casting per l'attore è stato perfetto, 10/10.
Edoardo invece sotto il suo bel faccino nasconde l'anima di un camorrista, non si fa problemi ad uccidere qualcuno o a fargli del male, nonostante tutto non riesce ad essere un vero leader, più volte vediamo che non riesce a imporsi sui suoi come faceva Ciro.
Il funerale di Pirucchio è stato un vero colpo al cuore, persino una persona come lui quando guarda in faccia la morte riesce a cambiare strada, eppure non è bastato. Nonostante la sua famiglia gli desse tutto l'amore necessario a lui non è bastato e se n'è reso conto troppo tardi.
Totò che uccide Nina poi e vedere il turbamento nei suoi occhi quando viene a patto con il suo errore è straziante, ancora di più vedere Carmine perdonarlo e abbracciarlo, perché sa che Totò è solo un'altra vittima del sistema camorrista.
Viola. Parliamo di Viola adesso. Per me è no. L'attrice tanto bella quanto incapace, mi dispiace. Già di per sé il personaggio era abbastanza inutile e scritto male, l'attrice poi ci ha messo il suo. È risultata solo fastidiosa e sinceramente l'unico momento degno di nota è stato sul tetto quando ha minacciato di uccidere Futura. Lì posso ammettere di aver trattenuto il fiato e di essermi anche leggermente cagata sotto. Più che altro per Carmine che mamma mia peggio di lui forse solo Cardiotrap.
Rosa Ricci era il personaggio che serviva alle donne. Se da un lato tutte sembravano essere in un salone di bellezza a lei non fregava un cazzo. Se le altre avevano paura (ingiustificata) di Viola, Rosa aveva già affrontato la paura, la morte di un fratello, la morte della madre e la vita dura di chi sceglie la criminalità.
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mia madre deve ricomprarsi il telefono e dovrà trasferire tutti i dati di quello vecchio in quello nuovo, fin qui tutto ok. a un certo punto mi ha chiesto come si fa a passare whatsapp da un telefono all’altro, poi mi ha chiesto “ma quando scarico facebook, mi scarica direttamente il mio o devo rifarmi l’account?”
da casa mia è tutto, alla prossima puntata amici
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youtube
Nuovo appuntamento con il TgTable, questa volta dedicato al mese più caldo per tutta la comunità nerd italiana, quindi anche per noi appassionati di boardgames: Novembre, il mese di Lucca Comics & Games.
Con Lucca Comics & Games., in partenza alla fine della prossima settimana, proprio tra ottobre e novembre, i principali editori di giochi da tavolo italiani hanno previsto le uscite di ottobre proprio in concomitanza della kermesse toscana, quindi gran parte dei board game, visti nella scorsa edizione del TgTable arriveranno proprio sui tavoli di prova dei rispettivi editori e poi in distribuzione presso tutti i negozi di board game, quindi in questo video troveremo una sorta di update con le uscite di novembre 20 24 da aggiungere a quelli visti nella scorsa puntata del Tg table.
Come sempre a mettere ordine nelle uscite dei bordo game previsti per novembre e a partire da Lucca Comics & Games. ci sono gli amici di Hirtemis, che con il loro negozio che ha arrivi settimanali più volte a settimana con le ultime novità spesso anteprime in prova sono i partner ideali per tentare di prevedere l'uscita reale dei giochi da tavolo su territorio nazionale, ma come sempre vi consiglio di consultare il vostro negoziante di fiducia, perché comunque possono esserci delle variazioni nelle uscite.
In questa edizione, vedremo i board games previsti per:
02:19 Asmodee 06:11 Cranio Creation 08:32 DV games 09:33 Ghenos games 10:57 Gate of games 11:33 Giochi uniti 12:40 MS edizioni 14:07 Studio Supernova 15:22 Needs games 17:24 Acheron games
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LC ha cominciato a mettere "Mi Piace" alle mie storie: è fatta: è cotto di me (😂).
Per sapere come la penso, ti do appuntamento alla prossima puntata di "LC e Sofia: una storia per pochi" 💫
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OPERA FILM
SCUDETTO IN CASA PAISIELLO
OPERA IN DUE ATTI
soggetto di Mario Menicagli
musica di Mario Menicagli e Oliviero Lacagnina
libretto di Mario Menicagli, Giuseppe di Palma e Lido Pacciardi
edizioni: EMA Vinci edizioni - Sillabe
Danilo Paludi (baritono) – Gaetano [tifoso del Napoli]
Francesca Mercadante (soprano) – Caterina [moglie di Gaetano]
Niccolò Roda (baritono) – Munacello [spiritello]
Orchestra Il Contrappunto
L’azione si svolge in un appartamento napoletano tra il 30 aprile e il 4 maggio 2023
Sceneggiatura e Regia di Giuseppe e Luciano Scali
una produzione EMA Vinci records – NAREEI*
direttore di produzione Marco Cardone
PREMESSE
_ storia e tradizione
La prima operetta italiana che parla del calcio.
Sebbene il calcio sia uno sport relativamente giovane rispetto alla storia della lirica e dell'operetta, l'idea di un'opera incentrata su questo tema è affascinante, come è deducibile: il soggetto può dar vita a trame molto interessanti. Così è per Scudetto in casa Paisiello.
Le opere liriche e le operette hanno spesso affrontato temi legati all'amore, alla passione, al dramma, alla mitologia e alla storia. Il calcio, pur essendo una passione molto forte per molti, potrebbe essere considerato un tema meno "nobile", ma perché non far sposare assieme la principale forma musicale italiana, con la più importante tradizione sportiva vissuta nel paese dello stivale?
Un'opera teatrale sul calcio è qualcosa di completamente nuovo e originale, ha il potere di unire generazioni diverse e appassionare sia gli amanti della musica classica che i tifosi del calcio.
LA PRODUZIONE
_ antefatti
EMA Vinci records partecipa e vince il bando nuove musiche indetto dalla SIAE e dal Ministero della Cultura nell’ambito del progetto “Per Chi Crea”.
La discografica identifica quale l’artista da proporre al bando (giovani under 35) l’Orchestra giovanile “Il Contrappunto”, orchestra con la quale la discografica collabora oramai da tempo. (Andrea Mura Fondatore e vicepresidente, Damiano Tognetti Presidente e direttore artistico).
EMA Vinci records commissiona a Mario Menicagli il compito di scrivere e musicare un’operetta che verrà realizzata e prodotta in ambito cinematografico come nuova musica nella forma OPERA VIDEO.
Mario suggerisce come soggetto un’opera sullo scudetto del Napoli e avvalendosi dell’aiuto di Giuseppe di Palma, Lido Pacciardi e Olviero Lacagnina scrive la musica e il libretto.
Giuseppe e Luciano Scali realizzeranno la sceneggiatura e la regia. Marco Cardone sarà il direttore esecutivo della produzione.
Alla prossima puntata, così vi racconteremo la trama …
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Con il Sostegno del MIC e di SIAE nell'ambito del programma "Per Chi Crea"
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#scudettoincasapaisiello
#scudettonapoli
#scudettoema
#scudettonareei
@emavinci
@EMA Vinci service
@EMA Vinci records
@NAREEI
#EMAVinciservice
#EMAVincirecords
#NAREEI
@SIAE
@MIC
#PerChiCrea
#PCC
#SIAE
#ministerodellacultura
#MIC
* EMA Vinci records, EMA Vinci service e NAREEI sono marchi di EMA Vinci s.a.s
[email protected] – www.emavinci.it
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Video
Boccia guarda l'intervista di Sangiuliano e poi: "Bugie. Su questo terreno non sono ricattabile" Maria Rosaria Boccia attende. Attende di fronte alla Tv che Gennaro Sangiuliano rilasci la sua intervista al collega direttore del Tg1 Chiocci – Sangiuliano, prima di essere ministro, era direttore del Tg2. L’occasione di difendersi in una intervista in prima serata sulla rete ammiraglia è qualcosa che Maria Rosaria Boccia non può permettersi. Per lei c’è il suo canale instagram. Certamente con meno “utenti” del Tg, ma è da lì, dal social, che ha fatto saltare il tappo di questa storia dopo i primi articoli sulla stampa on line. Lei attende di fronte alla televisione, pubblicando un primo post. C’è un bicchiere pieno di popcorn, metafora di una vicenda che assomiglia ad una sorta di soap opera ministeriale capace di diventare sceneggiatura vincente, tipo quella degli anni d’oro di Beautiful. Ma insieme a quella confezione di popcorn, c’è un altro post che sembra dare il senso di quel che lei aspetta. Sono due domande. “Perché la nomina è stata strappata?” E poi: “Perché nelle due dichiarazioni al quotidiano la Stampa è stata storpiata la realtà?”. Ma ci mette anche un post scrittum, o meglio, una sorta di “avviso” al Ministro. “Spero di non dover smentire ancora. Un bugiardo redivo, in Parlamento non sarebbe certamente gradito!” Poi aspetta le risposte. Sangiuliano comincia, con commozione e anche con un certo imbarazzo. In diretta tv chiede scusa alla moglie per il tradimento, a Giorgia Meloni per l’imbarazzo creato a lei e al Governo per un comportamento moralmente poco rispettoso del ruolo, ai suoi collaboratori per la superficialità con cui ha affrontato tutta questa vicenda mettendoli, inconsapevolmente, fra gli attori non protagonisti della storia. Ma alcune delle cose che dice – non sappiamo quali – non piacciono alla co-protagonista di questo flirt estivo. Ed allora posta di nuovo. “Iniziamo a dire bugie!” Sangiuliano si difende e lo fa tornando a definirsi “non ricattabile”, perché nessun euro pubblico è stato speso per le trasferte o per il lavoro della sua fiamma estiva, non ricattabile perché è quello che ha detto alla sua Presidente del Consiglio. Non ricattabile, e per questo continua a stare a capo del dicastero della Cultura. Ma ora, la domanda a cui deve rispondere è: “Perché, secondo lei, questo comportamento da parte della signora Boccia?” La risposta del ministro viaggia su una doppia ipotesi, smentendo – almeno per ora – che dietro al comportamento di Maria Rosaria Boccia ci possa essere una regia. Per lui le ragioni potrebbero essere due. La delusione di una nomina mancata – ma che era stata comunque promessa. Oppure il senso di tradimento di una donna che si è sentita abbandonata. “Anche se io – dice – ero stato chiaro. Mai avrei lasciato mia moglie che è la cosa più importante”. Ed allora Maria Rosaria Boccia sceglie di postare con, almeno parzialmente, le stesse parole dell’ex: “Su questo terreno non sono ricattabile”. Quale terreno, è la domanda che ora resta sospesa. Proprio come nelle soap opera, le cui puntate si chiudono lasciando sempre, metodicamente e puntualmente, qualcosa ancora da scoprire. Lo sapremo, ovviamente, alla prossima puntata. La verità di Maria Rosaria Boccia: i documenti e la telefonata pubblicati ieri Una parte di telefonata con gli uffici del Ministro Gennaro Sangiuliano. A chiamare è Maria Rosaria Boccia. Le prime domande che vengono alla mente, però, non sono solo quelle riferite ai contenuti, ma anche al motivo per cui una persona, che a quel che si ascolta dalla telefonata è già stata nominata Consulente per i grandi eventi dal Ministero, decida di registrarla. Quanto riportato in quella telefonata è comunque chiaro. Il suo interlocutore, che è un addetto amministrativo del Ministero, nel momento in cui Maria Rosaria Boccia parla del decreto di nomina dicendo che è stato firmato, lui risponde chiaramente: “Si l'ho visto”. Poi però, in un altro reel sempre pubblicato su instagram, Boccia aggiunge altri documenti che potrebbero essere in contrasto con le dichiarazioni fatte dal Ministro Sangiuliano, La consulente fantasma, così come è stata dipinta in questi giorni, pubblica una prima mail. A scrivere è un addetto amministrativo del Ministero. E' il 10 luglio del 2024 e sono le 19.06 di sera. “Dando seguito a quanto anticipato per le vie brevi poco fa, le allego i contatti miei e del mio collega per qualsiasi esigenza legata alla sua nomina quale Consigliere del Ministro per i Grandi Eventi”. Parliamo di una nomina che ancora una volta, viene confermata come in essere. Altra mail. Questa volta a scrivere a Maria Rosaria Boccia è Narda Frisoni, capo della segreteria del Ministro che invia le carte di imbarco di Boccia e del Ministro Sangiuliano. E' il 15 luglio e sono le 20.59. A questo, forse, ha dato risposta il Ministro affermando che non un euro di soldi pubblici è stato speso per la Boccia ma alcuni pagamenti, afferma, sono stati fatti direttamente dalla sua carta di Credito. Perché? Se la nomina è effettiva e il decreto firmato, perché un Ministro dovrebbe pagare di tasca propria qualcosa? Le spese vengono sostenute direttamente dal Consulente oppure direttamente dal Ministero. Questo è, di prassi, l'iter. Ultima mail che, sempre pubblicata da Boccia, dimostrerebbe che un incarico debba per forza esistere. A scrivere è nuovamente il capo della segreteria del Ministro, Narda Frisoni che le propone un timing per il 23 luglio a Pompei quando ci sarebbe stata la cerimonia per la consegna delle chiavi della città. Se Boccia non ha un rapporto di consulenza per quale ragione riceve tale incarico? Restano molte domande aperte, come, fra tutte, questo centellinare di informazioni da parte della consulente fantasma. Certamente, al di là di quanto affermato nella giornata di ieri dopo l'incontro tra Gennaro Sangiuliano e la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, questa fuoriuscita continua di informazioni indeboliscono il ruolo del Ministro e diventa elemento di fibrillazione per il Governo. Intanto sebbene non ci sia alcuna ufficialità, la tappa di Pompei del G7 cultura sembra ormai destinata a saltare. Uno degli eventi clou del vertice, in programma dal 19 al 21 settembre in Campania, verrà probabilmente cancellato dopo la divulgazione di informazioni sull'organizzazione e i dubbi sulla sicurezza per le delegazioni. Il ciclone sollevato dalle dichiarazioni di Maria Rosaria Boccia si abbatte, dunque, anche sul vertice al quale il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, lavorava da tempo con grande attenzione. Nel programma provvisorio la serata di Pompei figurava come uno degli eventi principali. Ora sembra che l'intero G7 della Cultura si svolgerà unicamente nel capoluogo partenopeo
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Platone. Teoria delle idee
La storia della filosofia ci mostra Platone inizialmente impegnato a smentire gli eristi, un gruppo di sofisti che sostenevano di poter confutare qualsiasi cosa vera o falsa che fosse per mezzo dei trucchetti della retorica. Se non conosciamo quel che stiamo cercando, dicevano, anche se lo trovassimo non potremmo riconoscerlo, e se al contrario lo conoscessimo già, allora non avrebbe senso cercarlo.
Per ribattere agli eristi Platone elaborò la teoria della reminiscenza: l'anima immortale contempla la verità prima della nascita ma ne perde nozione all'atto di reincarnarsi in un corpo sensibile. In verità conosciamo già quel che stiamo cercando, ce ne siamo solo dimenticati. Conoscere significa riportare alla memoria una conoscenza che già ci appartiene.
E siccome Platone è anche uno scrittore sopraffino, la teoria è come sempre esposta nel modo più poetico: le anime immortali, una volta liberatesi dei corpi, si trasformano in cocchi alati che procedono in schiere dietro i carri degli dei, qui, attraverso uno squarcio nelle nubi, scorgono brandelli di idee iperuraniche che poi dimenticano una volta precipitate nella prigione dei corpi, che fanno credere loro che il mondo vero sia quello sensibile (Fedro). Scopo della filosofia è dunque risvegliare la memoria di quell'antica visione.
Se nel mondo sensibile tutto è incerto, corrotto, esposto alla fallibilità degli argomenti, dice Platone, la perfetta incontrovertibilità che nemmeno i sofisti potranno mai confutare è da ricercare nel mondo delle idee e dei concetti: se ogni cavallo, sul piano sensibile, è perfetto in diversa misura, l'idea del cavallo, il suo puro concetto astratto, rimane eternamente inconfutabile, non potrà mai esistere infatti un cavallo che sia anche un toro o una gallina.
La teoria delle Idee è insomma l'argomento definitivo contro lo scetticismo dei sofisti: la verità degli enti giace immutabile nel mondo oltre-sensibile, in quella regione nascosta dietro una coltre di nubi, oltre la volta celeste, che è l'Iperuranio. Nell'Iperuranio tutte le idee sono conservate pure e incorrotte come in un caveau di una banca, ogni ente sensibile partecipa in diversa misura della perfezione di quelle idee, come uno stampo imperfetto ricavato dalla matrice originaria.
Spetta dunque al filosofo un altissimo compito etico-morale, quello di elevarsi alla conoscenza muovendo verso la perfezione. Si può scorgere qui l'eco dell'insegnamento di Socrate.
[prossima puntata: come la teoria delle idee deve trovare la sua attuazione nella realtà, ovvero la repubblica platonica]
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