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"Alberi per il Futuro 2024" a Novi Ligure: M5S Celebra la Giornata Nazionale dell'Albero con una Nuova Piantumazione
Il Movimento Cinque Stelle di Novi Ligure invita i cittadini a partecipare alla piantumazione pubblica per promuovere la sostenibilità e il verde urbano.
Il Movimento Cinque Stelle di Novi Ligure invita i cittadini a partecipare alla piantumazione pubblica per promuovere la sostenibilità e il verde urbano. Novi Ligure, 12 novembre 2024 – In occasione della Giornata Nazionale dell’Albero, che si celebra il 21 novembre, il Movimento Cinque Stelle di Novi Ligure rinnova il proprio impegno per la tutela dell’ambiente e la sensibilizzazione della…
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Così, trovandomi in viaggio in Giappone, non ho potuto fare a meno di recarmi al Memoriale della Pace di Hiroshima. E’ un parco pubblico, molto essenziale nell’architettura, come a voler dare il senso dello spazio che si apre, a superare e trascendere quel trauma. Ma al contempo, in modalità perfettamente giapponese, dà estrema cura ai particolari, dalle aiuole ai simboli di pace, agli origami delle gru per Sadoku, piccole teche trasparenti dove si possono lasciare origami, ma anche messaggi. Io uno l’ho scritto e l’ho lasciato lì: MAI PIU’ BOMBE NUCLEARI, DISARMO E PACE, in italiano e in sardo. Forse un piccolo atto dal sapore rituale, ma sentivo di farlo. Sadoku è la bambina simbolo di Hiroshima che per salvarsi aveva giurato di fare gli origami di mille gru, per la pace nel mondo. Morì prima di completare la sua opera, ma tutte le persone possono ancora, stringendosi accanto al monumento per i bambini, esprimere un pensiero, o solo meditare in silenzio. Visitando il Museo del Memoriale della Pace di Hiroshima, si torna indietro nel tempo e ci si ritrova immersi in quell’immane tragedia. L’esplosione dell’atomica trasformò in pochi istanti la città in un vero e proprio inferno. Un inferno descritto dalle poche fotografie esistenti, dai disegni e dai dipinti dei testimoni oculari, dai racconti dei sopravvissuti. La temperatura al suolo divenne così alta da incendiare non solo gli alberi, le case e le strutture in legno e in cemento, ma da staccare la pelle delle persone, scioglier loro gli occhi, squagliare gli organi interni. I cavalli, che guidavano le carrozze nei viali, impazzirono e si tuffarono nei fiumi, per annegar lì. Anche molte persone si gettavano nel fiume, per spegnere le fiamme che le avevano avvolte, o cercare di trovare ristoro all’enorme calore. Chi non era morto sul colpo si trascinava ferito ed ustionato, con la pelle a brandelli, con le carni che bruciavano dentro, alla ricerca d’acqua per spegnere quel fuoco. Quell’acqua stessa, che ne avrebbe solo accelerato la morte. Così come la pioggia che cadde nei giorni successivi, descritta dai testimoni come “la pioggia nera”, altamente radioattiva.
Ricordare Hiroshima per prevenire la catastrofe
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Come la storia ha trattato male il dodo
Storia e arte di Mikel Angelo Francisco
Quando si tratta di specie che sono state denigrate e maltrattate dalla storia, poche, se non nessuna, possono essere paragonate al dodo (Raphus cucullatus). L'ultimo avvistamento confermato di questo uccello risale al 1662—meno di 100 anni dopo che i marinai olandesi invasori avevano notato per la prima volta la sua esistenza sull'isola africana di Mauritius. Col tempo, l'uccello incapace di volare è diventato il simbolo sfortunato del fallimento evolutivo. La sua reputazione di essere terribilmente inadatto alla sopravvivenza ha cementato il suo posto nella cultura popolare e nel lessico del mondo anglofono come simbolo di obsolescenza ("morto come un dodo") e pura stupidità ("stupido come un dodo").
Per secoli, la narrazione dominante sul dodo era che fosse comicamente goffo, grasso, e inadatto a sopravvivere in un mondo dominato dagli umani. Supponendo che fosse così, la sua incapacità di volare lo rendeva una preda facile per i coloni europei, che lo portarono rapidamente all'estinzione.
Ma recenti studi suggeriscono che fosse agile e capace, muovendosi abilmente tra alberi e rocce con forti gambe. Aveva un buon senso dell'olfatto e potrebbe essere stato intelligente quanto un piccione. La stupidità non ha condannato il dodo; gli umani sì. Fu la caccia, insieme all'introduzione di specie invasive come i ratti, i gatti e i maiali che rovinò il suo habitat e distrusse il suo cibo.
Questo solleva la domanda: come abbiamo fatto a sbagliare così tanto sul povero dodo?
Dopotutto, questa specie non è come i dinosauri non aviari, scomparsi milioni di anni fa, di cui non abbiamo mai visto uno dal vivo nel contesto geologico. Di fatto, il dodo è uno degli esempi più celebri di una specie la cui scomparsa si è svolta sotto i nostri occhi. Sicuramente, qualcuno con un pennino e un pezzo di carta avrebbe potuto registrare come apparisse e si comportasse un dodo vivo, giusto?
La risposta, ovviamente, è no. Sfortunatamente, l'accuratezza delle loro rappresentazioni lasciava molto a desiderare, per usare un eufemismo.
Curiosamente, Carl Linnaeus stesso propose un nome binomiale per il dodo: Didus ineptus ("dodo stupido"), che risultava terribilmente adatto.
Inoltre, vale la pena notare che quando il dodo scomparve, non avevamo ancora standardizzato come categorizzare gli esseri viventi. Ciò significava anche che nessuno aveva lavorato con un esemplare tipico —un "punto di riferimento" accettato per descrivere i tratti fisici del dodo.
In aggiunta, il dodo morì durante un periodo anomalo nella storia scientifica: non solo la tassonomia moderna non esisteva ancora, ma anche la nostra comprensione dell'estinzione—di come l'intera popolazione di una specie potesse cessare di esistere—era ancora un concetto nuovo.
A un certo punto, le persone dubitarono persino dell'esistenza reale del dodo, e questo divenne associato a creature mitologiche come il grifone e la fenice dell'antichità mitologica.
Con tutte queste considerazioni, un team di ricercatori britannici ha affrontato il compito (anche se inevitabile) di districare i nodi della nomenclatura del dodo. Questo processo ha comportato l'esame di circa 400 anni di letteratura, nonché di documenti sul dodo. Pubblicarono il loro studio nello Zoological Journal of the Linnean Society.
Nel loro articolo, confermarono che il dodo e il suo più stretto parente estinto, il solitario di Rodrigues (Pezophaps solitaria), appartenevano alla stessa famiglia dei piccioni e delle colombe (Columbidae).
Non è solo una questione di pedanteria scientifica: studiare la storia del dodo può chiarire il suo ruolo nell'ecosistema di Mauritius, il che fornisce informazioni utili per la conservazione degli habitat e delle specie.
Questo può salvare altre specie dall'estinguersi come il... tu sai. (Ancora deluso.)
(via Il Dodo non era così stupido come pensavamo)
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TRATTO DALLA PAGINA FB DI DANIELE IVAN ROMANO
Brigitte Bardot: "Sono felice di non essere più giovane. Non voglio ripetere quella strada 📷 È bello essere giovani. Quando sei giovane, tutte le porte ti sono aperte. E se sei anche bello, nulla può fermarti. La giovinezza e la bellezza sono sempre state un capitale. Un capitale che porta dividendi. E anche se abbiamo più saggezza nella vecchiaia, saremmo disposti a dare tutto per riavere la nostra giovinezza.
Il grande pensatore persiano, Omar Khayyam, scrisse una poesia su come la giovinezza e la vecchiaia fossero vendute al bazar. La giovinezza era venduta insieme alla stupidità, e la vecchiaia con la saggezza. E migliaia di persone erano in fila per la giovinezza, mentre nessuno guardava il banco della vecchiaia. E oggi nessuno guarda la vecchiaia. E oggi compreremmo la giovinezza con tutto, stupidamente. E oggi la desideriamo ardentemente. Tutti la desiderano, specialmente coloro la cui bellezza ha superato ogni altezza.
20 anni fa, fu chiesto alla bellissima Brigitte Bardot, una musa, un idolo, un simbolo della nazione, come si sentiva ora che la sua giovinezza e bellezza erano svanite nel nulla. E la francese rispose così: Nella mia giovinezza ho sofferto molto a causa degli altri e non voglio ripetere quel cammino. Solo ora so esattamente di cosa ho bisogno e di cosa devo liberarmi. Nella mia giovinezza mi mancava sempre qualcosa. Nella vecchiaia, per quanto paradossale possa sembrare, ho tutto.
Nella mia giovinezza mi preoccupavo del futuro. E sai cosa c'è di bello nella vecchiaia? La vecchiaia non ha futuro. Solo nella vecchiaia impari a vivere nel presente. Solo allora capisci che il presente è tutto ciò che hai. E non ci insegnano forse i grandi saggi del mondo che la felicità è qui e ora?
Nella prima parte della tua vita, sei preoccupato per troppe cose: amore, famiglia, carriera, cosa dirà il mondo, aspetti materiali, denaro, opportunità, sogni, politica, moda, notizie, ecc. Col tempo, tutto ciò che ti rimane è il cielo. Probabilmente, solo dopo i 60 anni siamo in grado di apprezzare il cielo nel suo vero valore. Solo allora abbiamo il tempo di guardare intorno e capire quanto è meraviglioso il mondo in cui viviamo: il cielo, gli alberi, gli uccelli, gli insetti, le persone. Solo allora puoi contemplarli. Solo allora non hai fretta. Solo allora il tempo non è denaro e la vita non è una corsa. Solo allora inizi davvero a conoscere te stesso, inizi a capire quanta energia hai sprecato nella ricerca della felicità, quando tutto era proprio sotto il tuo naso."
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Perché, Dio solo lo sa, proprio nel momento in cui abbiamo perduto ogni fede nelle relazioni umane, una composizione puramente fortuita di alberi e di granai o di un fienile e un carro, ci offre un simbolo così perfetto di ciò che è irraggiungibile, che riprendiamo la ricerca.
Virginia Woolf
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KODOMO NO HI – LA FESTA DEI BAMBINI
Durante il Giorno dei bambini Le famiglie issano i “Koinobori 鯉のぼり (striscioni a forma di carpa)” per esprimere la speranza che crescano sani e forti. La carpa, infatti è un simbolo di forza, coraggio e successo. In una leggenda cinese, una carpa nuotò a monte contro corrente per diventare un drago.
In generale, questi striscioni rappresentano l’unità familiare con una grande carpa nera e una rossa a raffigurare il padre e la madre e a seguire altre piccole carpe colorate per ogni bambino.
Se nell’unità familiare è presente un bambino maschio, viene anche esposto all’interno della casa o all’esterno, una raffigurazione dell’elmetto tipico dei Samurai, il Kabuto.
LA LEGGENDA DI KINTARO
Kintarō è un personaggio mitologico del folclore giapponese. Si tratta di un bambino dotato di una forza sovraumana, secondo la leggenda, sarebbe stato abbandonato da sua madre in una foresta in cui è stato cresciuto dalla strega Yama-uba e dagli spiriti del bosco.
CIBI TRADIZIONALI
Il Kashiwamochi è uno dei cibi tradizionali consumati in questo giorno. Si tratta di un dolce di riso cotto al vapore con fagioli dolci all’interno, avvolto in una foglia di quercia, uno degli alberi più forti e longevi per eccellenza.
USANZE
Perché il bagno con lo shoubu? Perché si crede che lo shoubu favorisca la buona salute e allontani il male. Viene anche appeso sotto le grondaie delle case per scacciare gli spiriti maligni. La parola “Shoubu (尚武)” significa anche “materialismo, spirito guerriero”, quando scritta con caratteri kanji diversi.
#japan#japan blog#japanese culture#japan culture#japanese ceramics#kitchen#japanese knives#japanese#Giappone
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🌸 Ottobre è il mese dedicato alla sensibilizzazione e prevenzione del cancro al seno, una malattia che colpisce persone di entrambi i sessi, mettendo in evidenza l'importanza della salute del seno durante questo periodo autunnale. Mentre le foglie cadono dagli alberi e il clima si fa più fresco, riflettiamo sulla forza e la resilienza delle persone che hanno affrontato la battaglia contro il tumore al seno.
Con questa immagine – una persona che ha sconfitto il cancro al seno, coperta da un mazzo di fiori – ho voluto provare a rappresentare la bellezza e la determinazione nel superare le sfide più difficili. È un simbolo di speranza e di rinnovata vita.
Durante il mese di ottobre, abbiamo condiviso storie straordinarie, parlato di scuola, di salute mentale, della potenza della creatività. Voglio concludere con un’illustrazione di forza, di resilienza e determinazione, di coraggio e dì rinascita.
Oggi, nell'ultimo post di ottobre, vogliamo onorare tutte le persone che combattono o hanno combattuto questa battaglia ricordandoci che la prevenzione e il sostegno sono fondamentali. 💪🌸
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In quanto pianta sempreverde, i Druidi, sacerdoti celti, consideravano l’abete un simbolo di vita e lo onoravano in varie cerimonie. Anche gli antichi Romani, alle calende di gennaio, primo giorno del mese, erano soliti regalarsi un rametto di una pianta sempreverde come augurio di buona fortuna.I popoli antichi appendevano alle porte e alle finestre rami di piante sempreverdi, come rametti di abete, vischio e agrifoglio (altre famose piante ornamentali natalizie) in quanto erano diffuse le credenze secondo cui queste piante avrebbero tenuto lontani streghe, fantasmi, spiriti maligni e malattie dalla casa e dai suoi abitanti.Durante il Solstizio d’Inverno, in cui si celebravano le giornate più luminose dell’anno, gli alberi sempreverdi mantenevano il loro colore per tutte e quattro le stagioni e venivano venerati come simbolo dei mesi più caldi che stavano per arrivare, in segno di buon auspicio.
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As an evergreen plant, the Druids, Celtic priests, considered the fir tree a symbol of life and honored it in various ceremonies. Even the ancient Romans, on the calends of January, the first day of the month, used to give themselves a sprig of an evergreen plant as a wish for good luck.Ancient peoples hung branches of evergreen plants, such as sprigs of fir, mistletoe and holly (other famous Christmas ornamental plants) on doors and windows as there were widespread beliefs that these plants would keep away witches, ghosts, evil spirits and diseases from the house and its inhabitants.During the Winter Solstice, when the brightest days of the year were celebrated, evergreen trees kept their color for all four seasons and were revered as a symbol of the warmer months to come, as a sign of good I wish.
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Bonsai: L'Arte di Coltivare la Natura in Miniatura
Il bonsai è molto più di una semplice pianta. È un’arte antica che richiede cura, pazienza e un profondo legame con la natura. Originaria della Cina e perfezionata in Giappone, l’arte del bonsai si è diffusa in tutto il mondo come simbolo di equilibrio e armonia. In questo articolo esploreremo cosa rende il bonsai così speciale, come prendersene cura e quali benefici può apportare nella nostra vita.
Origine e Significato del Bonsai
La parola "bonsai" deriva dal giapponese e significa letteralmente "pianta in vaso". L’arte bonsai ha avuto origine in Cina più di mille anni fa, dove si sviluppò con il nome di "penjing". Successivamente, questa tradizione venne importata in Giappone, dove divenne una forma d'arte raffinata. I giapponesi trasformarono il bonsai in una rappresentazione simbolica della natura, miniaturizzando alberi per farli sembrare antichi e maestosi, nonostante le loro piccole dimensioni.
Perché Scegliere un Bonsai?
I bonsai sono più di semplici piante decorative. Essi rappresentano il potere della natura, portato in miniatura all’interno delle nostre case. Coltivare un bonsai significa seguire la crescita e il cambiamento di una pianta, accompagnandola con dedizione e cura. Ogni bonsai è unico, e con il tempo diventa una parte importante della vita del suo proprietario.
Benefici del Bonsai:
Rilassamento e Riduzione dello Stress: Prendersi cura di un bonsai richiede attenzione e pazienza, attività che possono aiutare a ridurre lo stress.
Armonia e Bellezza Estetica: Un bonsai ben curato porta armonia e bellezza in casa, creando un angolo di natura e serenità.
Concentrazione e Disciplina: Crescere un bonsai è una pratica che richiede tempo e dedizione, aiutando a sviluppare la disciplina e la capacità di concentrazione.
Tipi di Bonsai Popolari
Ci sono molte varietà di bonsai, ognuna con le sue particolarità. Tra le più comuni troviamo:
Ficus Bonsai: Perfetto per chi è alle prime armi, il ficus è resistente e adatto anche per ambienti interni.
Juniperus: Uno dei bonsai più classici, richiede luce diretta e un po’ di esperienza nella coltivazione.
Bonsai di Ginepro: Ideale per chi cerca un bonsai da esterno, il ginepro ha aghi sottili e una forma elegante.
Olmo Cinese: Con le sue foglie piccole e una crescita rapida, è perfetto sia per principianti che per esperti.
Come Prendersi Cura del Tuo Bonsai
La cura del bonsai richiede attenzione ai dettagli. Di seguito alcuni consigli fondamentali per mantenere il tuo bonsai sano e forte.
1. Posizione e Luce Ogni bonsai ha esigenze specifiche di luce. Ad esempio, il ficus preferisce una luce indiretta, mentre il ginepro ha bisogno di luce solare diretta. Assicurarsi di scegliere un posto adatto è fondamentale per il benessere della pianta.
2. Innaffiatura La quantità d’acqua varia a seconda della specie, delle dimensioni e delle condizioni ambientali. In generale, il bonsai va annaffiato quando il terreno inizia a seccarsi. È importante evitare sia il ristagno d’acqua che la siccità. Un metodo efficace per sapere quando è necessario annaffiare è controllare l’umidità del terreno con un dito.
3. Potatura La potatura è essenziale per mantenere la forma e le dimensioni del bonsai. È necessario eliminare i rami secchi o malformati e accorciare quelli in eccesso per dare alla pianta un aspetto armonioso. La potatura favorisce anche una crescita sana.
4. Concimazione I bonsai richiedono nutrienti per crescere in modo sano. L’uso di un concime specifico per bonsai, soprattutto durante la stagione di crescita, è fondamentale. Tuttavia, è importante seguire le istruzioni specifiche per evitare un sovradosaggio, che potrebbe danneggiare la pianta.
5. Rinvaso Ogni due o tre anni, a seconda della crescita della pianta, è consigliabile rinvasare il bonsai. Questa pratica aiuta a rinnovare il terreno e fornisce spazio alle radici per crescere. Durante il rinvaso, è possibile potare leggermente le radici per mantenere le dimensioni del bonsai.
Creare un Angolo di Tranquillità con i Bonsai
Integrare un bonsai nella decorazione della casa o dell’ufficio può trasformare l’ambiente, creando un’atmosfera di pace e connessione con la natura. Molti amanti dei bonsai scelgono di creare un piccolo angolo dedicato, magari arricchendolo con ciottoli, sabbia o elementi naturali. Questo spazio diventa un punto di riferimento per ritrovare tranquillità e riflessione.
Scegliere il Bonsai Giusto su I Giardini di Giulia
Su I Giardini di Giulia, offriamo una selezione di bonsai accuratamente curata, ideale sia per principianti che per esperti. Ogni bonsai è scelto per la sua bellezza e vitalità, per garantire che tu possa godere di una pianta forte e duratura. Tra le nostre proposte troverai ficus, olmi cinesi e ginepri, ciascuno con caratteristiche uniche e adatto a diversi tipi di ambiente.
Perché Scegliere Noi:
Qualità e Cura: Ogni bonsai è selezionato per garantire salute e bellezza.
Consigli Esperti: Offriamo guide e consigli per aiutarti a prenderti cura del tuo bonsai, anche se sei un principiante.
Consegna Sicura: Ci assicuriamo che ogni pianta arrivi in perfette condizioni, pronta per abbellire il tuo spazio.
Conclusione
Coltivare un bonsai è un viaggio che richiede pazienza e cura, ma che regala immense soddisfazioni. È un modo per portare la bellezza della natura nella propria vita e per creare un angolo di serenità in casa o in ufficio. Scopri la nostra selezione su I Giardini di Giulia e trova il bonsai perfetto per te o come regalo speciale per qualcuno a cui tieni.
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⛪️ C'era una volta una grande campana che pendeva dal campanile di una chiesa in cima a una collina. Ogni giorno, la campana veniva suonata per chiamare le persone alla preghiera, per annunciare le feste e per segnare l'ora del giorno. Il suo suono era potente e si diffondeva attraverso la valle, raggiungendo ogni angolo del villaggio. La campana era orgogliosa del suo suono, ma sapeva che senza una corda per tirarla, sarebbe rimasta in silenzio.
🛎 Un giorno, la corda si spezzò. La campana rimase sospesa, incapace di suonare, intrappolata nel silenzio. All'inizio, si sentì inutile, priva di scopo. Ma poi iniziò ad ascoltare il silenzio intorno a lei. Sentì il sussurro del vento tra gli alberi, il cinguettio degli uccelli e il mormorio del ruscello che scorreva ai piedi della collina. La campana si rese conto che il silenzio non era vuoto, ma pieno di vita e suoni che non aveva mai notato prima.
🤫 Decise di non disperare per la sua condizione, ma di imparare dal silenzio. Imparò a percepire il ritmo naturale della vita, a riconoscere il battito del cuore del villaggio anche senza il suo rintocco. E fu allora che accadde qualcosa di magico. Anche senza essere suonata, la campana iniziò a risuonare dolcemente, emettendo un suono appena udibile che si mescolava con il silenzio. Non era un suono di potenza, ma di pace, una vibrazione che portava conforto e tranquillità.
🎶 Le persone del villaggio, passando vicino alla chiesa, sentivano quel suono sottile e si fermavano per ascoltare. Capirono che la campana aveva trovato un nuovo modo di comunicare, di portare serenità senza disturbare la quiete. La campana imparò che il vero valore del suo suono non stava nel volume, ma nella capacità di toccare il cuore. Divenne un simbolo di pace e riflessione, insegnando a tutti che anche nel silenzio c'è musica, e che il vero potere della comunicazione è saper ascoltare oltre il rumore.
Tratto dal nostro libro, Il bozzolo interiore
Il Potere delle Emozioni
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Il tasso più grande d'Italia si trova a Badde Salighes: un monumento naturale di 1400 anni. Un millenario custode verde nel cuore della Sardegna
Nel cuore della Sardegna, a Badde Salighes, frazione di Bolotana in provincia di Nuoro, si erge il tasso (Taxus baccata) considerato il più grande e antico d’Italia.
Nel cuore della Sardegna, a Badde Salighes, frazione di Bolotana in provincia di Nuoro, si erge il tasso (Taxus baccata) considerato il più grande e antico d’Italia. Quest’albero monumentale è situato accanto alla storica Villa Piercy, nota per la sua xiloteca. Con un’età stimata tra i 1000 e i 1400 anni e una circonferenza di circa 750 cm, il tasso è un vero e proprio tesoro naturale del…
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Un nuovo post è stato pubblicato su https://www.stefanogiolo.it/trekking/il-sentiero-del-drago/?feed_id=25&_unique_id=66827e1ed1098 %TITLE% Il Sentiero del Drago Vaia a Lavarone è un percorso tematico che unisce la bellezza della natura alla sensibilizzazione ambientale. Il sentiero, lungo circa 5 km, è quasi completamente pianeggiante e si sviluppa nella zona del Tablat. Può essere raggiunto a piedi o con l'ausilio della seggiovia che parte da Bertoldi. Nella mappa in calce è indicato il percorso senza seggiovia. Per chi desidera un'escursione più breve, è possibile parcheggiare a Bertoldi, utilizzare la seggiovia fino allo chalet Tana Incantata e poi proseguire a piedi per un breve tratto. Il Drago Vaia Regeneration, la principale attrazione del percorso, è una scultura in legno carbonizzato alta 7 metri e lunga 16 metri, realizzata con il legno degli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia. Questa scultura non è solo un'opera d'arte ma anche un simbolo di rinascita e resilienza, prima per quello che era il drago originale e ancora di più ora che dopo che qualcuno lo ha incendiato è sato ricorstruito più grande con legna carbonizzata. Il percorso include una decina di tappe interattive, pensate per i bambini, che raccontano la storia del Drago e promuovono il rispetto per l'ecosistema. Tra queste tappe ci sono giochi e attività didattiche che rendono l'esperienza educativa e divertente per i più piccoli. Ma anche per i più grandi. Questa escursione è ideale per le famiglie e per chiunque sia interessato all'arte e alla natura, offrendo un'esperienza immersiva e significativa nell'Alpe Cimbra.
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Una feroce battaglia è combattuta nel terreno sotto i nostri piedi e le implicazioni per il riscaldamento globale potrebbero essere enormi
Mentre l’umanità continua a bruciare combustibili fossili, il delicato equilibrio della vita sulla Terra sta cambiando. Questo è vero per gli alberi, molti dei quali crescono più velocemente a causa dell’aumento delle concentrazioni di anidride carbonica (CO2) nella nostra atmosfera. Ma non tutti gli alberi stanno rispondendo in questo modo. In particolare, gli eucalipti – gli alberi simbolo…
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L'albicocca: un frutto dorato da gustare e coltivare
L'albicocca, con il suo colore dorato e il suo sapore dolce e succoso, è un frutto simbolo dell'estate. Non solo deliziosa da mangiare fresca, l'albicocca è anche un ingrediente versatile per confetture, sciroppi, torte e crostate. Ma per gustare al meglio questo frutto prelibato, è importante conoscerne la coltivazione, le varietà e le proprietà benefiche. Coltivazione e cura dell'albicocco: L'albicocco è un albero che predilige climi temperati e soleggiati. Richiede un terreno ben drenato e annaffiature regolari, soprattutto durante il primo anno di vita. Tra le cure principali, ricordiamo la potatura invernale per favorire la ramificazione e la produzione di frutti, e la concimazione con prodotti specifici per alberi da frutto. L'albicocco è abbastanza resistente alle malattie, ma teme gli attacchi di afidi e cocciniglie. Varietà di albicocche: Esistono diverse varietà di albicocche, ognuna con caratteristiche distintive. Tra le più conosciute troviamo: - Tonda di Tirano: una varietà pregiata con frutti grandi e succosi, a buccia liscia e gialla. - Precoce di Cesena: come suggerisce il nome, questa varietà matura precocemente, già a fine giugno. I frutti sono di media grandezza e dalla buccia dorata. - Monarca: una varietà molto produttiva con frutti grandi e dalla buccia vellutata. - Somo: una varietà tardiva con frutti dalla forma allungata e dal sapore molto dolce. Proprietà benefiche dell'albicocca: L'albicocca è un frutto ricco di nutrienti preziosi per la salute. Tra le sue proprietà benefiche ricordiamo: - Ricco di beta-carotene: un potente antiossidante che aiuta a proteggere le cellule dai danni dei radicali liberi. - Fonte di potassio: un minerale importante per la regolazione della pressione arteriosa e la funzione muscolare. - Vitamina C: utile per rinforzare il sistema immunitario e favorire l'assorbimento del ferro. - Fibra: aiuta a regolarizzare la motilità intestinale e a ridurre il senso di fame. - Calcio: importante per la salute di ossa e denti. Curiosità sull'albicocca: - L'albicocca è originaria dell'Asia Centrale, dove veniva coltivata già da migliaia di anni. - In Italia, la coltivazione dell'albicocco si è diffusa nel Medioevo grazie ai frati francescani. - Il fiore dell'albicocco è simbolo di bellezza e fortuna nella cultura cinese. - L'olio estratto dai noccioli dell'albicocca è utilizzato in cosmesi per le sue proprietà idratanti ed emollienti. L'albicocca è un frutto non solo delizioso, ma anche ricco di proprietà benefiche e con una storia affascinante. Coltivarla nel proprio giardino può essere una grande soddisfazione, regalandoci frutti genuini e gustosi da gustare in tutta la loro freschezza. Read the full article
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Il Bosco Verticale di Milano, un capolavoro architettonico dello studio Stefano Boeri
Architetti, rappresenta una rivoluzione nel concetto di edilizia sostenibile. Le due torri, alte rispettivamente 80 e 112 metri, ospitano sulle loro facciate oltre 20.000 piante, tra alberi, arbusti e fiori, creando un ecosistema verticale unico nel suo genere. Questo progetto non solo migliora la qualità dell'aria attraverso l'assorbimento di CO2 e la produzione di ossigeno, ma funge anche da barriera acustica naturale e regola la temperatura interna degli edifici. Il Bosco Verticale è un simbolo di biodiversità urbana, integrando la natura nel cuore della metropoli e promuovendo un nuovo modo di vivere in armonia con l'ambiente.
#riccardoconcetti #riccardoconcettipesaro #boscoverticale
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Wangari Muta Maathai
Wangari Muta Maathai, biologa, ambientalista e attivista politica, è stata la prima africana a ricevere il Premio Nobel per la Pace nel 2004 per «il suo contributo alle cause dello sviluppo sostenibile, della democrazia e della pace».
Voce simbolo della lotta per promuovere la pace e il benessere nel continente, è stata insignita di numerosi premi internazionali tra cui il Global 550 dell’ONU e il Goldman Environmental Award.
Nata il primo aprile 1940, a Ihithe, un villaggio nella zona degli altipiani centrali del Kenya, apparteneva all’etnia kikuyu.
È stata una delle rarissime bambine ad andare a scuola e poi a frequentare il college. Si è laureata in biologia all’università di Pittsburgh, grazie a borse di studio di fondazioni statunitensi.
Dopo la specializzazione, nel 1966, era stata nominata assistente di ricerca al Dipartimento di zoologia dello University College di Nairobi ma, rientrata in patria, aveva scoperto che il posto era stato assegnato a un uomo che stava ancora studiando in Canada. Successivamente, ha ottenuto la stessa posizione alla Scuola di veterinaria e svolto ricerche alle università di Giessen e di Monaco, in Germania, per terminare il suo dottorato.
Nel 1969 ha sposato Mwangi Mathai con cui ha avuto tre figli.
Nel 1971 è stata la prima keniota a ricevere un dottorato e diventare professoressa assistente.
Ha dovuto sgomitare per farsi accettare da studenti e colleghi, tutti maschi e per ottenere gli stessi benefit, come l’alloggio, l’assicurazione, i contributi pensionistici. All’interno dell’università, ha organizzato la lotta delle lavoratrici per un salario decente, ha militato nella Croce Rossa e nel Consiglio Nazionale delle Donne.
Ha fatto parte dell’Environmental Liaison Centre che promuove la partecipazione delle organizzazioni non governative al Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente.
Durante la giornata mondiale per l’ambiente del 1977, con altre donne ha piantato sette alberi che hanno formato la prima “cintura verde” che ha dato il nome al Green Belt Movement, punto di riferimento dell’ambientalismo africano e delle battaglie contro la desertificazione del continente.
Con una capillare azione di sensibilizzazione, insieme a centinaia di donne ha piantato moltissime specie autoctone contrastando le politiche dell’autoritario presidente Daniel Toroitich arap Moi che svendeva le risorse naturali e consentiva l’abbattimento di parti di foreste pluviali.
La sua azione ha fortemente contribuito a sollevare l’attenzione nazionale e internazionale sull’oppressione politica in Kenya, incoraggiando le donne a battersi per una vita migliore.
Per la sua critica alla corruzione del regime, insieme alle altre attiviste, è stata picchiata, incarcerata e minacciata di morte, ma non si è lasciata intimidire.
Ha lottato per la democrazia, per una giustizia uguale per tutti e tutte, per la libertà di espressione e la cancellazione del debito estero dei paesi più poveri.
Ha occupato terre pubbliche cedute illegalmente a società straniere, campi da golf costruiti per gli amici del presidente e persino il parco al centro di Nairobi dove c’era il progetto costruire un grattacielo per farne la sede del partito al governo.
Nel 1985, durante il terzo vertice delle Nazioni Unite sulle donne tenutosi a Nairobi, ha contribuito a far nascere il Pan African Green Belt Network che, in quindici paesi, combatte la desertificazione, la siccità e la fame.
Mentre collezionava premi internazionali, il marito ha chiesto il divorzio accusandola di non occuparsi abbastanza della casa e dei figli.
Nel 2002, Wangari Maathai – con una “a” in più perché l’ex le aveva vietato di usare il cognome da sposata – si è presentata alle elezioni con la Coalizione arcobaleno. Nella sua circoscrizione aveva avuto il 98% dei voti. Entrata in Parlamento col governo del presidente Mwai Kibaki, è stata Ministra aggiunta dell’Ambiente, Fauna e Risorse Naturali, carica ricoperta fino al 2007.
Quando, nel 2004 le è stato assegnato il Premio Nobel per la pace, lo ha festeggiato piantando un albero.
Come Presidente del Consiglio economico, sociale e culturale dell’Unione Africana, ha rappresentato il continente in consessi internazionali.
Nel 2006 è stata pubblica la sua autobiografia, Unbowed, tradotta in italiano col titolo Solo il vento mi piegherà.
Insieme a celebri attiviste ecologiste come Jody Williams, Shirin Ebadi, Rigoberta Menchù, Betty Williams e Mairead Corrigan Maguire, ha fondato la Nobel Women’s Initiative per connettere i temi ambientali a quelli sulla parità di genere in tutti i campi, contro la violenza e per i diritti delle donne.
Malata di tumore alle ovaie, ha continuato le sue battaglie fino alla fine, è morta a Nairobi il 25 settembre 2011.
Attraverso una strategia fatta di educazione, pianificazione familiare, alimentazione consapevole e lotta alla corruzione, il Green Belt Movement ha aperto la strada allo sviluppo.
Dalla sua fondazione, l’organizzazione, che conta oltre quattromila gruppi composti al settanta per cento da donne, ha piantato circa 50 milioni di alberi.
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