#accettazione delle differenze
Explore tagged Tumblr posts
Text
Disney e la Psicologia dello Sviluppo: Esplorare, Apprendere e Crescere con i Cartoni Disney
Disney e Psicologia dello Sviluppo è una guida che trasforma le storie Disney in preziose chiavi psicologiche per genitori e bambini. Con questo libro vi offro un modo delicato per affrontare argomenti emotivamente impegnativi durante la visione dei film Disney preferiti, arricchendo l’esperienza con suggerimenti pratici e stimoli per l’intera famiglia. Continue reading Disney e la Psicologia…
View On WordPress
#accettazione delle differenze#apprendimento#autonomia#Autostima#cartoni animati#competenze sociali#comprensione delle emozioni#comunicazione familiare#connessione familiari#consapevolezza emotiva#costruzione del sé#creatività e immaginazione#crescita emotiva#crescita morale#crescita personale#cura dell&039;infanzia#divertimento in famiglia#educazione familiare#emozioni postive#empatia#esplorazione emotiva#espressione creativa#fiducia in sé stessi#film disney#gioia dell&039;apprendimento#identità#imparare divertendosi#insegnamenti disney#lezione di vita#media literacy
0 notes
Text
Poliamore e Bdsm 👑
Il termine Poliamore fu introdotto da Morning Glory Zell-Ravenheart che introdusse il termine «relazione poliamorosa» nel suo articolo A Bouquet of Lovers nel 1990. Jennifer Wesp creò su Usenet il newsgroup alt.polyamory nel 1992: da allora, si è diffuso come idea e come filosofia di vita, in molti paesi occidentali.
Recentemente, si sente sempre più spesso parlare di poliamore (dal greco antico: πολύ, poly, «molti» e dal latino: amor, «amore»), ma per evitare di fraintendere il reale significato della realtà che rappresenta, può essere utile cercare di approfondire di cosa si tratta e capire come integrarlo con le idee di relazione a cui siamo culturalmente abituati.
Si tratta di una relazione amorosa consensuale caratterizzata dalla libertà di ciascun di avere contemporaneamente più rapporti d’amore. Viene per lo più descritto come una forma di non monogamia etica, caratterizzata da consensualità e responsabilità.
Infatti, ed è bene ricordarlo, esistono anche altre forme di non monogamia etica: la coppia aperta, lo scambismo, l’anarchia relazionale. Tutte queste forme relazionali implicano una gestione consapevole della gelosia e rifiutano l’idea che l’esclusività sessuale sia indispensabile per costruire rapporti profondi, impegnati e a lungo termine.
La non esclusività affettiva.
Nel caso specifico del poliamore e dell’anarchia relazionale, questa non-esclusività consensuale si estende anche al piano romantico e/o affettivo, oltre che a quello sessuale.
Le relazioni poliamorose sono basate sul consenso di tutte le persone coinvolte, che devono essere opportunamente informate delle varie situazioni relazionali e sentimentali in cui si trovano inserite. Non possono in alcun modo definirsi poliamorose le relazioni caratterizzate da clandestinità, come, ad esempio, quelle adulterine.
Il consenso delle parti, inevitabilmente, implica perciò la necessità di comunicazione trasparente tra i partner e totali rispetto e accettazione dei sentimenti di ognuno.
Nella dinamica poliamorosa, inoltre, non esistono differenze rispetto al genere e all’orientamento sessuali, quanto piuttosto la libertà di condividere volontariamente e consensualmente l’esperienza dell’amore.
Seguendo questo principio, ne consegue che le relazioni possibili all’interno di questa “nuova” dimensione sesso-sociale, possono essere varie e diversificate. Si parla di relazioni aperte, relazioni poli-mono, scambismo, giochi BDSM e altre tipologie spesso di non facile comprensione immediata. Queste hanno in comune dei principi ben definiti: il rispetto dell’altro diverso da sé e la consensualità nel vivere l’esperienza affettivo-intimo-erotico-relazionale.
Chi pratica il poliamore porta avanti il principio di valenza etica: poiché ogni partner è a conoscenza e approva le varie relazioni dell’altro, tutto ciò che accade ai singoli partner è all’insegna della trasparenza e della condivisione.
Ci si basa dunque sul concetto che ogni individuo accetta e condivide che altre persone possano soddisfare bisogni e desideri del proprio partner, così come i propri.
Appare adesso più evidente come i principi che stanno alla base di questo stile relazionale debbano essere il consenso e la condivisione di regole che disciplinano i rapporti, come precedentemente accennato. Ovviamente, tali regole possono essere più o meno rigide, in base alle scelte e alle esigenze condivise dei vari partner.
L’essere umano è, per la sua natura animale, poligamo. Il concetto e l’esperienza della monogamia sono stati costruiti e definiti nelle diverse culture, tendenzialmente per garantire alla prole una paternità certa e costante, introducendo così un nuovo concetto di relazione intima esclusiva (e non promiscua) e, più avanti, di famiglia.
In realtà, però, nella storia abbiamo sempre assistito a esperienze di poliamore all’interno di gruppi di individui che condividevano questa pratica in armonia e con grande rispetto reciproco.
Potremmo quindi affermare che il concetto di poliamore è molto lineare, e allo stesso tempo complesso.
Alla base della sua semplicità, appare chiaro il desiderio di volere rappresentare se stessi in una relazione di non monogamia etica, dove l’assoluta consensualità tra i partner permette di avere contemporaneamente più rapporti di tipo affettivo-intimo-erotico e sessuale, in armonia e rispetto reciproco.
La complessità che allo stesso tempo però caratterizza il concetto di poliamore è rivolta primariamente alla società, che difficilmente accetta e comprende e apre le porte all’altro diverso da sé, etichettando come “sbagliato” o “malato” tutto quello che si discosta dal complesso mondo della normatività (concetto ben diverso da “normalità”) e da quello che viene considerato il modello dominante, ossia l’idea di una relazione monogama.
Benché nella società occidentale il modello monogamo sia il più ampiamente diffuso e sposato, dai dati che circolano attualmente sembra che negli Stati Uniti siano almeno 500.000 le persone che praticano questa forma di amore libero, anche se come sempre risulta molto complesso fare delle stime accurate o fornire i numeri precisi.
Il fenomeno è comunque in forte crescita anche in Italia, soprattutto nelle principali città, dove è inizialmente più possibile sdoganare i modelli culturali abituali.
Esattamente come per tutte le altre realtà relazionali che nel tempo hanno dovuto faticare per integrarsi nella mentalità sociale, anche per il poliamore occorrerà probabilmente tempo e soprattutto corretta informazione. Così da allontanarsi sempre di più da una visione limitata e rigida, per fare spazio all’individualità e, pur sempre nel rispetto dell’altro, al diritto alla libera scelta personale, aprendo anche in qualche modo la strada ai complessi concetti di polifamiglia e polifedeltà 👑
Tratto da un articolo della Dott.ssa Eleonora Stopani
7 notes
·
View notes
Text
[✎ ITA] Billboard : SUGA dei BTS Torna Come Agust D per Parlare di Solitudine, Umanità ed Accettazione | 07.04.23⠸
Billboard __Intervista__ 07 04 2023
Suga dei BTS Torna Come Agust D per Parlare di Solitudine, Umanità ed Accettazione ___ Twitter
youtube
Mancano poche ore al rilascio di “People Pt.2”, il tuo comeback ufficiale nei panni di Agust D prima dell'uscita dell'album D-Day. Hai forse un approccio e disposizione mentale diversi quando fai musica sotto lo pseudonimo Agust D, da solista, o come SUGA dei BTS?
SUGA: Sono tutti progetti musicali ad opera dell'individuo chiamato Min Yoongi. Quindi, no, non ho una qualche disposizione mentale particolare a seconda dei diversi alter-ego — ma possiamo dire che lo scopo di tali progetti è diverso. L'obiettivo di fondo, però, resta quello di far ascoltare la mia musica a più persone possibile. “People Pt.2” è nata tenendo conto delle possibili reazioni di pubblico alla musica di Agust D, ed è per questo che abbiamo chiesto ad IU di partecipare. Rilasciare questo progetto a nome di Agust D è stata un po' una sfida. Sono un po' preoccupato.
Ovviamente, “People Pt.2” (feat. IU) è una continuazione di “People”, dalla tua mixtape D-2. Quale aspetto è stato più importante e prezioso nel continuare questa narrazione insieme ad IU?
SUGA: Credo questa sia una storia che ognuno potrà apprezzare a modo suo: all'inizio, il titolo non era “People Pt.2”. Se devo essere sincero, “People”, contenuta in D-2, è la mia canzone preferita — ed abbiamo lavorato a “People Pt.2” già tre anni fa. Quando ho rilasciato il mio album fotografico [Photo-Folio : Wholly or Whole Me], la BigHit vi ha inserito uno spoiler, pubblicando un assaggio della versione guida [demo] del nuovo singolo.
Ma, ad ogni modo, la traccia era già conclusa quando stavo lavorando a D-2 e, tra me e me, pensavo: “Oh, dovrei rilasciarla, forse è ora di rilasciarla”. Ma poi abbiamo avuto i comeback di “Dynamite” e “Butter”, quindi non ne ho avuto modo.
Il titolo originale era “Sara (사라)”, senza la consonante coreana “M (ㅁ)” — c'è solo una consonante di differenza rispetto a “saram (사람)”, che in coreano significa “People / gente”.
A seconda della consonante che si aggiunge alla fine, 'sara (사라)' può diventare “saram
(사람 )”, 'people / gente' o “sarang (사랑 )”, vale a dire 'amore'. In pratica, sta a chi ascolta scegliere quale consonante aggiungere alla fine di “sara” (사라). Quando ho fatto ascoltare la canzone agli amici, alcuni vi sentivano “sal-ah (살아)” che, in coreano, significa un concetto simile a “vita / esistenza”, quindi ho pensato, “Così non va, non si capisce” e, in conclusione, abbiamo optato per il titolo “People”. Inoltre, qualcuno mi chiama Au-gust D, altrə A-gust D, ma il nome giusto è Agust D. Quindi, sa, la gente interpreta un po' come vuole il mio nome d'arte e, per questo progetto, dovevamo sincronizzare le due identità, SUGA e Agust D. Il brano segue un po' quel connubio. Avevo bisogno di un ponte che collegasse la mia mixtape a quest'album solista. Perché il collegamento funzionasse, ho dovuto rendere questa traccia una canzone molto pop. Il video musicale non è niente di eclatante — e, in tutto ciò, la partecipazione di IU è stata fondamentale. E poi credo che questo sia un genere che mi riesce piuttosto bene, questo tipo di canzoni più pop.
youtube
Quindi c'è questo collegamento tra le due canzoni, ma i temi ed il testo sono molto diversi, giusto? “People” è piuttosto introspettiva e parla del giudizio altrui, mentre “People Pt.2” sembra più concentrata sulle relazioni e sulla lotta con la solitudine. Secondo te, quali sono le differenze principali tra le due?
SUGA: In passato — ed è una cosa che ripeto in ogni intervista —, ho sempre pensato che stare insieme, nella società odierna, sia un po' come stare da soli. Parlo sempre della solitudine, quando vengo intervistato ma, sfortunatamente, l'argomento non guadagna sempre la versione finale dell'articolo. E non è una cosa che riguarda solo me, abbiamo tutti questa solitudine interiore che ci accompagna fino alla morte. Per quanto preso da una relazione tu possa essere, per quanto tu possa stare in mezzo alla gente, quanti amici tu possa avere o quanto spesso vedi la tua famiglia, hai sempre quel senso di solitudine dentro.
Tre anni fa, quindi, sono partito dalla parola chiave “solitudine” e direi che non c'è poi tanta differenza: tuttə quantə soffriamo e ci angosciamo. Vale lo stesso per me. Che si tratti dei BTS, di SUGA, di Min Yoongi o di Agust D, anche io mi porto sempre dentro quella solitudine. Magari la gente penserà io non abbia alcuna preoccupazione o non soffra mai, ma sono emozioni che provo anche io. Sto cercando di trovare un modo per sconfiggerle e superarle.
Il messaggio contenuto in quest'album non conclude o spiega nulla per certo, non è un punto netto. Potrebbe sempre ancora esserci una “Parte 3”, in futuro. Per ora, ciò che volevo trasmettere è “Cerchiamo di non odiarci l'un l'altrə. Dobbiamo trovare un punto d'intesa.”
Mi piace — e anche nel trailer del documentario Road to D-Day, c'è una scena in cui dici che hai spesso considerato di abbandonare la musica. Ma quando unisci le forze con il prossimo, senti di poter continuare e divertirti nel farlo. Anche questo fa parte delle tematiche trattate in “People Pt.2”?
SUGA: È un argomento un po' delicato. Io ho iniziato a fare musica e a scrivere canzoni quando avevo 11 o 12 anni. Ho sempre e solo fatto musica, per tutti questi anni, e ora ne ho 30. Non è stato facile scrivere “People Pt.2”, e neppure l'album in generale, ma non c'è nessuno che conosca o capisca appieno cosa significa tutto questo per me, com'è stato. Anche se per più di metà della mia esistenza ho solo sempre lavorato con la musica, quando abbiamo debuttato nella scena K-pop, eravamo in questo strano limbo in cui non venivamo considerati né artisti né idol. Gli artisti con cui sono in confidenza sanno che sono serio, che nutro una passione sincera per la musica e che sono una persona autentica. Il documentario è nato dal desiderio di catturare e mostrare al pubblico questo lato di me ed il processo che vi sta dietro. È nato con l'intento di presentare SUGA in qualità di produttore e cantautore, ma, alla fine, è diventato più un resoconto del processo di creazione dell'album. Ho cercato di includervi quanto più possibile il mio lato più umano e quotidiano, ma visto che sono un idol, un K-idol, molte scene sono state tagliate; di base, c'erano molte più parti relative al mio lato più autentico, alcune davvero ottime, ma non sono state incluse nel prodotto finale.
Quindi sia il documentario che “People Pt.2”, fondamentalmente, sono un modo per mostrare il lato più umano e naturale di Min Yoongi. Volevo semplicemente ribadire che anche io sono una persona normale. Anche io sono umano.
youtube
Allora, ne dovrai rilasciare una tua “versione integrale”, prima o poi. Mentre aspettiamo l'uscita di D-Day e del documentario, vorrei congratularmi con te per il rilascio ufficiale a livello globale di D-2 e Agust D, questa settimana. Finalmente la mia canzone preferita, “Agust D” con il sample di “It’s a Man’s Man’s Man’s World”, è disponibile sulle piattaforme streaming. Precedentemente, hai menzionato come J. Cole abbia dato il via libera per l'uso ufficiale di un suo sample per “Born Singer” dei BTS; che cosa puoi dirci rispetto al campionamento della traccia di James Brown?
SUGA: Ho rilasciato Agust D quando ero molto giovane, quindi, quando la riascolto ora, mi rendo veramente conto di quanto fossi ancora immaturo — ascoltando con attenzione, è facile notare quanto il rap sia disordinato, ma, allora, volevo provare un sacco di cose diverse. È tutto decisamente troppo compresso e rapido. Ma avendo scritto tanta altra musica, e molto
più varia, credo la gente solitamente apprezzi maggiormente i brani più recenti, rispetto a
quelli di allora. Credo il pubblico stia iniziando ad avvicinarsi e ad apprezzare quelle tracce solo ora.
Dato che l'artista originale (James Brown) non è più in vita, credo sia stata la sua famiglia a darci l'ok (per il sample). Stesso processo di “Born Sinner” — e non so come sia stato per l'altra parte, ma è filato tutto molto liscio e con molta trasparenza. Personalmente, voglio considerarlo come un riconoscimento della mia arte in quanto musicista – sotto ognuna delle mie identità: SUGA dei BTS, Min Yoongi, il produttore SUGA e Agust D. Però non mi illudo certo che questo significhi che anche il vasto pubblico mi abbia accettato, perché il mio non è un tipo di musica poi così popolare. Ma, ad ogni modo, oserei dire che, quanto meno, le cose stanno iniziando a cambiare e che stiamo ottenendo i primi riconoscimenti in quanto artisti e musicisti.
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS ⠸
#Seoul_ItalyBTS#TradITA#ITA#Traduzione#Intervista#Billboard#BTS#방탄소년단#SUGA#AgustD#슈가#MinYoongi#윤기#People_Pt2#사람_Pt2#Featuring#IU#아이유#D-DAY#070423#Youtube
5 notes
·
View notes
Text
“8° Mail International postcard 2025”
ARTHEKA 32 APS
partner OBSERVO ONLUS
Progetto mostra di arte postale Lido di Ostia — Roma
Regolamento:
Tema : “GENDER - GENERI”
Il termine gender, in italiano genere, viene utilizzato per riferirsi al concetto di identità di genere; ci permette, cioè, di parlare di mascolinità e femminilità andando al di là della differenza sessuale biologica.
Una cartolina per documentare la rappresentazione dei generi nel mondo, una nuova identità che coinvolge principalmente i giovani, più sensibili e più aperti al nuovo stile di vita, lontani dalla repressione politica e religiosa. I nuovi generi, non solo femminile e maschile, ma tutte le nuove differenze; etero, omo, queer, transgender, genderfluid, cisgender, pangender, etc etc
Come si evince non c’è un solo genere sessuale o comportamentale, bensì ogni persona rappresenta un unicum.
Scadenza:31/08/2025
Tecnica : Libera
Dimensione: 10x15 o 13x18
Partecipazione :
1) L’evento è aperto a tutti, 2) è gratuito, 3) le illustrazioni delle cartoline dovranno essere attinenti al tema e originali, no fotocopie, le illustrazioni non devono contenere immagini offensive verso la religione e il sesso 4) le cartoline rimarranno proprietà di Artheka 32 e faranno parte di mostre itineranti, 5) libera è la scelta di spedire in busta o fuori busta, 6) al massimo due lavori per ogni singolo artista.
N.B. = I proventi della manifestazione saranno devoluti a sostegno della campagna di raccolta fondi per la costruzione di una scuola in Tanzania, promossa dall’associazione e partner OBSERVO APS di Ostia Lido.
Sul retro della cartolina indicare chiaramente : nome, cognome, indirizzo postale e indirizzo e-mail, tecnica , titolo opera e anno di realizzazione.
Scadenza: i lavori dovranno pervenire entro il 31 Agosto 2025.
Al seguente indirizzo =
Sergio Guerrini
Per ARTHEKA 32
Via della Cacciuta, 64-S
00124 Roma – Italia
1) L’evento sarà documentato con foto, video e pubblicato sulla pagina di FB, sui web e siti gestiti da Artheka 32 e da siti locali ,
2) ARTHEKA 32 si farà carico:
del montaggio e smontaggio della mostra;
della custodia e informazione durante il periodo della mostra;
Inviti e comunicazione mediante mailing list;
allestimento della mostra;
Inserimento dell’evento sui siti artistici;
della pubblicità sui social e mezzi in uso della galleria;
delle locandine, inviti, comunicati stampa;
foto e video della manifestazione consultabili on-line.
3) A carico degli artisti, sarà la spedizione delle opere .
4) ARTHEKA 32 si riserva il diritto di utilizzare immagini, curriculum e note dell’artista per promuovere la manifestazione.
Accettando il presente regolamento l’artista acconsente ARTHEKA 32 all’utilizzo delle sue immagini.
La partecipazione è subordinata all’obbligo di accettazione del Regolamento.
La Direzione Scientifica di Artheka 32
L’inaugurazione della mostra sarà il giorno 6 Settembre 2025 presso ARTHEKA 32 APS
Via Sartena, 30/32
00122 Lido di Ostia - Roma – ITALIA
Info – Tel. +39 3398329429 / e-mail : [email protected] [email protected]
#gender#generi#postcard#Artheka 32#Sergio Guerrini#mail art#mail art call#mailartproject#mailartcall#mailart
0 notes
Text
Guarda l'Episodio n.1 di Monster Allergy: "La casa dei mostri" – Sinossi, Scopi Educativi e Personaggi
https://youtu.be/bX-5Tavln_Y?si=_00sGO0UPI85fM7e Sinossi dell'episodio: "La casa dei mostri" è il primo episodio della serie animata Monster Allergy, basata sull'omonimo fumetto italiano. La storia introduce Zick, un ragazzo che ha la capacità speciale di vedere i mostri, creature invisibili alla maggior parte delle persone, e di soffrire di una strana forma di allergia legata proprio a loro. La sua vita cambia radicalmente quando Elena, una nuova vicina di casa, si trasferisce nel quartiere. Curiosa e intraprendente, Elena si accorge subito che la casa di Zick è strana, e inizia a sospettare che ci sia qualcosa di insolito. Attraverso una serie di avventure, i due ragazzi scoprono che la casa di Zick è abitata da numerosi mostri e, insieme, iniziano a esplorare questo mondo nascosto e affascinante, ricco di creature magiche e misteri. Alla fine dell'episodio, Zick si rende conto che la sua capacità di vedere i mostri è più importante di quanto credesse e che il suo destino è legato al mondo dei mostri in modi che non aveva ancora immaginato. Scopi educativi dell'episodio: "La casa dei mostri" si presenta come un episodio avvincente che unisce avventura e insegnamenti educativi, toccando vari temi che possono essere d'aiuto per i giovani spettatori: - Accettazione di sé e delle proprie differenze: Il personaggio di Zick, con la sua abilità unica e le sue allergie strane, rappresenta il bambino "diverso" che cerca di integrarsi nel mondo. L’episodio trasmette un messaggio forte di accettazione di sé e delle proprie peculiarità, incoraggiando i bambini a vedere le loro caratteristiche uniche come doni, piuttosto che come difetti. - Affrontare le paure: La presenza dei mostri, che a prima vista potrebbero spaventare, viene presentata in un contesto dove il coraggio e la curiosità vincono sulla paura. L’episodio invita i bambini ad affrontare ciò che non conoscono o che li spaventa con apertura mentale e coraggio. - Valore dell'amicizia: L'incontro tra Zick ed Elena è il fulcro del racconto e dimostra quanto possa essere importante l'amicizia. Nonostante le loro differenze, i due personaggi collaborano e si sostengono a vicenda, mostrando quanto sia essenziale avere persone fidate al proprio fianco. - Esplorazione e curiosità: Elena, con la sua curiosità, rappresenta l'esploratore che non si ferma mai davanti all'apparenza. Il messaggio qui è chiaro: i bambini devono imparare a essere curiosi e a non accettare le cose solo per come sembrano in superficie. - Protezione dell'ambiente: Sebbene non esplicito nell'episodio iniziale, uno dei temi che la serie sviluppa progressivamente è la protezione e il rispetto per l’ambiente e le creature, anche quelle invisibili come i mostri, insegnando a prendersi cura del mondo che ci circonda. Personaggi principali e loro caratteristiche: - Zick: Il protagonista della serie, Zick, è un ragazzo timido e riservato, spesso isolato a causa delle sue allergie e delle sue stranezze. Tuttavia, possiede un dono speciale: può vedere e interagire con i mostri. Sebbene all'inizio possa sembrare impacciato e poco sicuro di sé, con il proseguire della serie Zick inizia a scoprire la grandezza del suo potere e il suo ruolo nel proteggere sia gli esseri umani che i mostri. La sua crescita personale rappresenta un viaggio di accettazione di sé e di scoperta del proprio valore. - Elena Patata: Elena è la nuova vicina di Zick, una ragazza curiosa e piena di energia. Non si lascia intimidire facilmente e ha una personalità vivace e avventurosa. La sua intraprendenza la porta a scoprire il segreto di Zick e a diventare sua alleata nelle avventure che affrontano insieme. Elena rappresenta il coraggio e la determinazione di chi non si ferma mai davanti all'ignoto, un esempio positivo per i giovani spettatori. - Timothy-Moth: Un mostro felino che vive con Zick e la sua famiglia. Nonostante la sua natura di mostro, Timothy è un personaggio affettuoso e protettivo, spesso fungendo da mentore e guida per Zick. La sua presenza sottolinea il tema dell'inclusività, dimostrando che anche le creature più strane o diverse possono essere amici preziosi. - Bombo: Un altro mostro che vive con Zick, Bombo è simpatico e un po' impacciato, ma sempre pronto ad aiutare i suoi amici. Rappresenta la lealtà e la bontà d'animo, valori che sono centrali nel rapporto tra i personaggi della serie. Conclusione: "La casa dei mostri", il primo episodio di Monster Allergy, è un'introduzione avvincente a un mondo popolato di creature misteriose e avventure fantastiche. Oltre all’intrattenimento, l’episodio contiene numerosi messaggi educativi, come l'importanza di accettare le proprie differenze, affrontare le proprie paure e coltivare amicizie sincere. Con un cast di personaggi unici e un mondo ricco di immaginazione, Monster Allergy è una serie che insegna ai bambini a vedere oltre l’apparenza e ad affrontare la vita con curiosità, coraggio e cuore. Read the full article
0 notes
Text
Ciao Métissagers e un augurio per un splendido Settembre a tutti voi!
Vi presento la copia zero di “Educare l’identità culturale - Una Guida per crescere consapevoli delle proprie culture e tradizioni”, da oggi disponibile online.
L'emozione di vedere pubblicato un libro che racchiude la propria esperienza professionale è un misto di orgoglio, sollievo e speranza. Orgoglio per aver trasformato il proprio percorso e le proprie conoscenze in qualcosa di tangibile, condivisibile con un pubblico più ampio; sollievo per aver finalmente completato un progetto che ha richiesto impegno e dedizione; e speranza, perché il desiderio è che il libro possa raggiungere ovunque ci sia interesse, bisogno o curiosità di conoscere mondi diversi. È un invito a esplorare nuove prospettive, a entrare in contatto con storie lontane dalla propria esperienza quotidiana, e a trovare modi nuovi per interagire e crescere attraverso il dialogo con l'altro.
La guida, frutto di 14 anni di intense e profonde ricerche sul tema della pluriculturalità e del mondo dell’interculturalità, rappresenta un’opera complessa e ricca di significato. È stato realizzato attraverso un'analisi meticolosa di esperienze vissute, studi teorici, interviste e raccolte di testimonianze da persone di culture diverse. Il processo di ricerca ha incluso l'osservazione sul campo, la partecipazione a progetti interculturali e la collaborazione con esperti e comunità da tutto il mondo. Questi 14 anni di lavoro hanno permesso di esplorare come le identità culturali si intrecciano e si influenzano reciprocamente in contesti sociali, educativi e professionali.
Il libro non solo documenta queste dinamiche, ma le analizza per evidenziare l'importanza dell'interculturalità nella costruzione di società più inclusive e rispettose delle diversità. La sua incidenza sulla vita di moltissime persone "Mixed" — ovvero con un background culturale misto — è stata profonda. Ha offerto a queste persone uno specchio in cui riconoscere la propria identità complessa e ha fornito strumenti per navigare le sfide quotidiane di appartenenza e riconoscimento culturale. Inoltre, ha ispirato dialoghi, riflessioni e politiche volte a valorizzare le differenze culturali come una risorsa piuttosto che come un ostacolo.
Educare l’identità culturale significa aiutare le persone a riconoscere, comprendere e valorizzare le proprie radici culturali e quelle degli altri, promuovendo una consapevolezza critica e una capacità di dialogo interculturale.
Significa fornire strumenti per esplorare e comprendere come le culture — intese come un insieme di valori, credenze, comportamenti, tradizioni, lingue e pratiche — influenzino l'identità personale e collettiva.
Significa promuovere la capacità di comunicare e interagire in modo efficace con persone di diverse culture. Questo implica sviluppare competenze di ascolto attivo, empatia, apertura mentale e la capacità di negoziare significati e valori differenti.
Significa insegnare a esaminare criticamente le proprie convinzioni e quelle della propria cultura, così come quelle degli altri, al fine di promuovere un pensiero autonomo, flessibile e aperto al cambiamento.
Significa anche promuovere l’inclusione, l’uguaglianza e la giustizia sociale, incoraggiando azioni che riducano le disparità culturali e sostengano il diritto di ogni individuo a essere rispettato nella sua unicità.
Significa includere l’insegnamento del rispetto per le altre culture, sfidando stereotipi, pregiudizi e discriminazioni. Significa imparare ad apprezzare la diversità culturale come una fonte di arricchimento e di crescita personale e sociale.
Educare l’identità culturale è un processo che mira a formare persone consapevoli delle proprie radici e aperte al mondo, capaci di interagire con empatia e rispetto, contribuendo alla costruzione di comunità più inclusive e coese. La guida rappresenta un ponte che collega le esperienze interculturali, aprendo nuove vie di comprensione, accettazione e interazione tra mondi apparentemente lontani ma profondamente interconnessi.
L’ho concepito con grande passione e rispetto della mia esperienza personale e di quella di centinaia di Mentee che in tutti questi anni mi hanno dato fiducia ed hanno creduto che un futuro migliore, da qualche parte, esiste già.
Vorrei spendere due parole sulla copertina che tanto ha sollevato interrogativi e perplessità.
L’illustrazione è opera del bravissimo artista @Nicola Grotto, che ringrazio di vero cuore per aver colto ciò che voglio trasmettere e per la pazienza nel tradurre ogni particolare (colori inclusi) nel riferimento destinato. Sono rappresentati i miei tre ragazzi, Mixed (Quadroon a dirla precisamente), nella loro espressività naturale in temi particolarmente scomodi.
Mi è stato fatto più di un appunto sulla bimba con espressione di sorpresa nella copertina. Letteralmente è stato osservato che la sua mimica è inquietante ed il fatto di averlo messo in primo piano, rende le persone poco confortevoli.
Vorrei spiegarvi che tutto ciò che faccio, dico e condivido nella mia vita ha sempre un senso ben preciso. Senso, ovviamente per me, investita di libertà d’espressione come tutti i folli, visionari e outsiders audaci. Ma quel senso cerco di condividerlo e farlo interagire con il senso degli altri, nella speranza di imparare sempre qualcosa di nuovo e di trasmettere, a mi volta, qualche cos’altro. Quindi ringrazio quanti hanno espresso la loro opinione dandomi l’opportunità di spiegare il mio punto di vista.
L’espressione di quella bimba (il cui nome è Madison), con occhi sgranati e bocca aperta di stupore e incredulità, rappresenta un mix di sensazioni ed emozioni a affermazioni razziste, discriminatorie e vessatorie: lo stupore, il disagio e il fastidio che si prova dinnanzi a situazioni plateali di pregiudizi e disparità.
La sua espressività rappresenta una reazione spontanea e genuina di shock e incomprensione di fronte a parole o comportamenti che percepisce come ingiusti, crudeli o profondamente sbagliati. Rappresenta l’innocenza e la purezza data dalla loro visione del mondo, ancora priva di preconcetti negativi. Mostra come, agli occhi di un bambino, le affermazioni razziste o discriminatorie siano estranee e prive di senso. Racconta una forte empatia e sensibilità indicando che è profondamente toccata dalle parole offensive, anche se non direttamente rivolte a lei. Questa empatia può nascere dalla comprensione istintiva che tali affermazioni feriscono altre persone. Vuole simboleggiare, infine, rifiuto innato e immediato oltre il rifiuto di concetti negativi quali odio, ostilità o intolleranza, comunicando una volontà inconscia di prendere le distanze da idee e concetti che percepisce come ingiusti o moralmente sbagliati.
Insomma, non trovo nulla di inquietante se non uno stupore può essere particolarmente potente perché mostra quanto i pregiudizi siano estranei alla mente di un bambino, sottolineando che odio e discriminazione non sono istintivi, ma appresi.
Se lo leggerete, vi chiedo di lasciare una vostra riflessione e/o commento su quanto avete compreso.
“Educare l’identità culturale - Una Guida per crescere consapevoli delle proprie culture e tradizioni” di Luisa Casagrande
Pagine: 346
Lingua: Italiano
ISBN: 979-8336328721
AMAZON STORE: https://amzn.eu/d/hcrLjoP
Wizzy!
#mixed#biracial#multiracial#mixedpeople#multiculturale#metissagesanguemisto#mentoring#diversity#Educare l'identità cultura#libri#libri consigliati#libri diversi#intercultura#multiculturalità#diversity and inclusion#DEI#inclusion#belonging#rappresentazione#razzismo#discriminazione#pregiudizio#stereotipi
0 notes
Text
Elemental: l'amore impossibile tra acqua e fuoco
Da qualche anno, giugno è divenuto il mese dei film Pixar. Un'abitudine consolidata, che si protrae anno dopo anno a dispetto delle accoglienze sotto le aspettative e ai fasti del passato. Resta che Elemental sia un film gradevole, che diverte e intrattiene, che ha il merito di affrontare tematiche attuali e importanti, parlando di accettazione delle diversità e integrazione.
🎶Una ragazza incontra un ragazzo🎶 (la cit alla canzone dei The Kolors era d’obbligo anche se al contrario). Così pressapoco inizia la storia di Elemental, proprio nella miglior tradizione delle commedie romantiche, se non fosse che la ragazza è fatta di fuoco e il ragazzo di acqua. Opposti che però si attraggono, come da tradizione, ma che rendono difficile portare avanti un rapporto, tra i comprensibili timori personali e le convenzioni sociali da superare. Se Ember è una ragazza dal temperamento bruciante, come il suo elemento fa intendere, Wade è invece molto più calmo e disposto a seguire la corrente, come del resto il suo esser d'acqua rende naturale. Differenze che però i due protagonisti sono costretti a mettere da parte per accogliere il legame che poco a poco si viene a formare tra loro, ma nel mentre affrontare un problema pratico che mette a rischio Firetown, il quartiere di Element City in cui il popolo del fuoco vive.
Ma non ci sono solo acqua e fuoco ad Element City, ma anche aria e terra, i classici quattro elementi che rendono varia e ricca una città rappresentata con la ricchezza di dettagli a cui la Pixar ci ha da sempre abituati. Una città che però sembra essere costruita a misura di alcuni elementi piuttosto che di altri, con il fuoco relegato nella sua Firetown con scarse possibilità di integrazione. Lì la famiglia di Ember gestisce un negozio sin dal loro arrivo in città e il destino della ragazza, segnato e apparentemente inevitabile, sembra quello di seguire le orme del padre e rilevarlo al momento della pensione del genitore.
Elemental: una scena del film
C'è però tanta acqua che mette a rischio il quartiere di Firetown ad Element City ed è anche una riflessione importante sull'integrazione delle minoranze nelle nostre città, un sentimento che il regista Peter Sohn, già noto per Il viaggio di Arlo e il corto Parzialmente nuvoloso, conosce bene poichè vissuto nella sua infanzia da emigrato coreano in quel di New York. Un tema attuale e che il film sviluppa con immediatezza, rendendolo chiaro e comprensibile da subito al pubblico più giovane che vuole raggiungere. Allo stesso modo però il popolo di Element City rende chiaro anche quanto sia importante accogliere e accettare le diversità, guardare all'altro senza paura, cogliendo il valore delle diversità e l’importanza di trovare terreno comune.
Elemental: una scena
Non sorprende di certo come tutto sia realizzato con la solita eccellenza tecnica a cui la Pixar ci ha da sempre abituati e questa asticella sempre così alta può avere l'effetto di apparire normale, togliendo valore all'incredibile lavoro svolto. Ma è un errore che non va compiuto, non bisogna cedere all'idea che è un qualcosa di scontato: in questo film i tecnici e gli artisti della Pixar affrontano un ulteriore difficoltà mettendo in scena personaggi dai requisiti visivi molto diversi tra loro, con le animazioni di acqua e fuoco, ma anche di aria e terra, facendo in modo che appaiano il più naturali possibile pur mantenendo il controllo per permettere agli animatori di gestire Wade, Ember e gli altri personaggi.
Il film non ha un antagonista che si contrappone ai protagonisti ma questa è una decisione sensata proprio per lasciare al centro della storia il rapporto tra i protagonisti. L’umorismo scelto è molto diretto e immediato, pensato per divertire i più giovani ma che forse non raggiunge appieno anche il pubblico più maturo. Ma Elemental resta un film immensamente gradevole e che riesce ad emozionare attraverso il rapporto che si viene a creare tra Ember e Wade.
Conclusioni
Acqua e fuoco, gli opposti che si attraggono del nuovo film Pixar Elemental, che è tecnicamente impressionante e dalle tematiche importanti, si affida a un umorismo diretto e immediato per intrattenere il suo pubblico. La Pixar sorprende ancora una volta sul piano visivo, con il fuoco di Ember e l’acqua di Wade naturali nella loro resa cartoonistica, ma anche sul piano narrativo mantenendo l’equilibrio tra la maturità dei temi trattati e l’esigenza di divertire. Un film che intrattiene e fa riflettere chi sceglierà di vederlo.
👍
- L’uso delle comunità di diversi elementi per riflettere sull’integrazione nelle comunità.
- Il modo in cui i due protagonisti sono tratteggiati, sul piano fisico e caratteriale, per reggere le dinamiche da commedia romantica del film.
- Il solito livello tecnico della Pixar, qui alle prese con le difficoltà date dalla diversa effettistica richiesta dagli elementi.
- La scelta di non avere un reale antagonista per i protagonisti…
👎
- Nulla.
#elemental#pixar elemental#ember lumen#wade ripple#disney#disney pixar#disney plus#disney+#pixar#recensione#review
1 note
·
View note
Text
Italiani altruisti ed interessati all'ambiente?
Altruisti, interessati all’ambiente e meno al successo. Questi alcuni dei tratti che spiccano nel ritratto degli italiani tracciato da “BCW Age of Values 2023”, una delle più grandi indagini mai realizzate sui valori che guidano le persone. Condotta da BCW - società di comunicazione leader a livello globale - ha visto il coinvolgimento di 36.000 persone in 30 Paesi. Lo studio ha preso in esame i valori universali di base e ne ha misurato la correlazione nel determinare i comportamenti. ALTRUISTI E INTERESSATI ALL’AMBIENTE, NOI ITALIANI TENIAMO AL BENE COMUNE Cosa guida i comportamenti degli italiani oggi? Il benessere e la cura delle persone della propria cerchia e la tutela dell’ambiente sono i valori che, insieme alla possibilità di poter contare su una libera e piena realizzazione del sé, gli Italiani riconoscono come centrali nel guidare i propri comportamenti. Segue in quarta posizione il desiderio di tolleranza, giustizia e uguaglianza per tutti e in quinta la sicurezza. Fanalini di coda tra i valori che contano di più per gli italiani, il potere e, a sorpresa, nel Paese che fu culla della dolce vita, il piacere. Valori UniversaliComportamenti associatiScore1BenevolenzaPreservare e promuovere il benessere delle persone con cui si hanno frequenti contatti, cura, affidabilità.5,262Universalismo (Ambientale)Conservazione dell’ambiente naturale, protezione degli animali e della natura.4,993AutodeterminazionePoter contare su indipendenza di pensiero e azione, libertà e creatività.4,974Universalismo (Sociale)Promuovere comprensione, apprezzamento, tolleranza e protezione per tutte le persone, nonché giustizia e uguaglianza.4,875SicurezzaPromuovere incolumità, armonia e stabilità personale e della società.4,496TradizioneRispetto, commitment e accettazione delle usanze afferenti alla propria cultura o religione.4,257SuccessoRaggiungimento del successo personale secondo gli standard sociali, ambizione e dimostrazione di competenza.3,938ConformismoAderenza ad aspettative e norme sociali e limitazione di azioni che potrebbero alterarne gli equilibri.3,799StimolazioneRicerca di novità, sfide nella vita e di situazioni eccitanti.3,6110PotereRicerca di status sociale e prestigio, benessere e autorità nonché controllo sulle persone e sulle risorse.2,8211PiacereRicerca di piacere personale e gratificazione dei sensi.1,84 FOCUS ITALIA - RESTO DEL MONDO. DIFFERENZE E PUNTI IN COMUNE In sintesi, dallo studio emerge che gli italiani di oggi sono altruisti, fortemente convinti che preservare l’ambiente sia importante e non sono disposti a rinunciare alla propria libertà di pensiero e d’azione. Aperti all’altro e al futuro, desiderosi di trovare equilibrio tra il nuovo e le proprie radici. In tempo di incertezza economica e nuove guerre che affliggono il mondo, ci si potrebbe aspettare chiusura da parte delle persone e concentrazione sul proprio piccolo universo di riferimento. L’attenzione italiana per il bene comune, tuttavia, non è un’eccezione. Benevolenza, universalismo sociale e sicurezza sono i tre valori più diffusi a livello globale. A domanda specifica, il 56% degli interpellati ha risposto che crede fermamente che tutte le persone nel mondo debbano essere trattate con equità. AVERE VALORI SIGNIFICA ANCHE VIVERLI QUOTIDIANAMENTE? SPESSO, MA NON SEMPRE. Tener fede ai propri valori nella vita quotidiana non è sempre possibile. Esiste un gap tra ciò che si vorrebbe fare e ciò che si fa. L’indagine ha indagato anche questi aspetti rilevando che solo il 46% delle persone a livello globale ritiene di riuscire a tener fede ai propri valori nella vita di tutti i giorni. Simile la situazione in Italia, dove la percentuale di chi riesce a vivere pienamente secondo i propri valori si attesta al 56%. PRESERVARE LA NATURA NELLA TOP 3 DEGLI INTERESSI DEI PAESI DEL SUD EUROPA Non solo gli italiani tengono alla natura. Emergenza climatica e i fenomeni metereologici intensi degli ultimi anni hanno messo d’accordo tutti nei Paesi del Sud Europa coinvolti dall’indagine. Preservare la natura è nella top 3 dei valori anche di Spagna e Francia, che insieme al nostro Paese riconoscono alla tutela dell’ambiente un peso decisamente superiore rispetto alla media globale. Grande importanza viene riconosciuta al tema anche in Turchia e India, dove le persone avvertono l’esigenza di agire in prima persona. ITALIANI TRADIZIONALISTI MA MAI QUANTO GLI AMERICANI Benché la tradizione si posizioni al di sotto della metà classifica, usanze e consuetudini per noi italiani pesano di più rispetto alla media globale (15.5 punti sopra indice). Non sorprende in un Paese ricco di storia e usanze come il nostro. Tuttavia, non siamo il popolo con il maggiore attaccamento alle proprie tradizioni. Gli Stati Uniti sono il Paese dove la tradizione registra il maggior peso relativo. Nel mondo, non esiste un attaccamento più forte a riti, usanze e ricorrenze di quello dei cittadini statunitensi. IL POTERE E IL SUCCESSO INTERESSANO DI PIÙ NELL’EST DEL MONDO L’Italia è ultima in classifica nell’analisi dell’importanza relativa del potere tra i vari Paesi (sottoindice rispetto alla media globale di oltre 70 punti). A farci compagnia nelle ultime posizioni, altri Paesi di lingua romanza come Spagna, Brasile, Cile, Argentina e Messico. Corea del Sud, Cina, Singapore, India ed Emirati Arabi Uniti realizzano, invece, i punteggi più alti. Nel caso dell’India, una popolazione relativamente giovane e l’ascesa recente nell’ordine economico mondiale possono spiegare una più marcata ambizione personale rispetto ad altri Paesi. Tra i valori sopra indice rispetto alla media globale, in India spiccano infatti potere e successo. Benché il successo personale non figuri nella top 3 dei valori di nessuno dei Paesi coinvolti dallo studio, esso registra un’importanza relativa ben più alta rispetto alla media globale anche in Corea del Sud, Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, dove le pressioni sociali per l’affermazione personale e l’attenzione per gli status symbol stanno prendendo sempre più piede. LA “NUOVA” DOLCE VITA È NEL NORD EUROPA In un’analisi su scala globale dell’importanza relativa del piacere, l’Italia è in fondo alla lista insieme alla Nigeria. A guidare la classifica delle regioni dove la ricerca di benessere e piacere personale contano di più rispetto alla media, figurano Paesi Bassi, Germania e Svezia seguiti da Argentina e dai cugini francesi d’Oltralpe. In ottava posizione e ben sopra il punteggio medio a livello globale si posiziona anche la Finlandia, denotando come la ricerca di esperienze piacevoli e gratificanti giochi un ruolo importante in questi Paesi del Nord Europa, probabilmente sulla spinta di un passato recente caratterizzato da anni di benessere e prosperità economica. Read the full article
0 notes
Text
Il gatto
Il gatto. La filastrocca racconta dell'amore del bambino per il gatto, ma quest'ultimo rimane distante e diffidente. Nonostante i doni e la premura del bambino, la relazione mostra una disparità emotiva. Alla fine, il bambino riprende i doni. È un esempio di come le relazioni possano essere complesse e richiedano comprensione, rispetto e accettazione delle differenze tra le persone e gli animali.
Continue reading Untitled
View On WordPress
0 notes
Text
Bene e male in quel di Hyrule
L’eterno ritorno del male
Bene e male sono gli opposti di una narrazione che dura da migliaia di anni, da quando l’uomo si rifugiava nella caverna quale luogo sicuro, lasciando la propria traccia sulle pareti, le prime pagine di una storia lontana. Bene e male sono appartenuti alle memorie di chi ha calpestato la terra di questo piccolo globo, tramandando leggende di eroi che il male hanno saputo affrontarlo. Religione, letteratura, cinema ci hanno raccontato un’idea di bene, un’idea di male, le loro differenze e i loro antagonismi, lo scontro fra un qualcosa che è di natura opposto a qualcos’altro: una dicotomia che non può essere spiegata facilmente senza il contrasto dei due termini che la fondano. Il perseguimento del bene parzialmente disinteressato come quello religioso, la promessa di un paradiso dove vivere in pace il resto dei tempi, a patto che si abbia agito secondo un ethos stabilito dall’interpretazione giusta del divino, è soltanto un esempio di quanto l’uomo si sia storicamente dibattuto nel cercare di comprendere questo istinto primordiale, perché forse di istinto si tratta, rispetto alla benignità o malvagità delle cose che lo circondano. Come detto sopra, a soffermarsi su questi due concetti così umani sono state spesso proprio le numerose storie figlie della nostra civiltà. Questo perché i racconti hanno una funzione fondamentale per l’uomo, in quanto gli offrono una chiave di lettura della realtà alquanto accessibile, suscettibile di essere appunto raccontata, trasmessa e appresa da intere generazioni. Le storie sanno semplificare la realtà, o perlomeno toccarla da vicino. Ma c’è n’è una in particolare che racconta l’eterno contrasto tra il bene e il male. Si tratta di una leggenda, figlia di una saga videoludica che ha appassionato milioni di giocatori in giro per il mondo: The Legend of Zelda. Noi autori da bar siamo particolarmente affezionati alla saga in questione, e per questo vogliamo trarne uno spunto per riflettere: la famosa chiave di lettura che solo certi racconti ci sanno offrire.
La leggenda di Zelda va ben oltre il racconto tradizionale dell’eroe che deve salvare la sua principessa, seppur tra Link, il giovane ragazzo dentro la tunica verde e Zelda, principessa dispensatrice di saggezza, forse un po’ di amore c’è stato. Questa storia racconta il destino di una terra immaginata, Hyrule, che ciclicamente viene afferrata dalle grinfie del male, sottoforma di spirito o essere malvagio che vuole farla sua, sprigionando il proprio potere a tal fine. Sia questo male Ganon, Ganondorf, Vaati, Zant poco importa: sono solo nomi che mascherano ciò che è malvagio e ha come unico scopo quello di estinguere ogni forma di bene. Ciò che rende unica la storia in questione è la semplice ma lucida visione di questi due dualistici concetti. Quando il male comincia a dominare e consumare tutto ciò che gli si oppone, l’eroe del tempo si reincarna per porre fine a questo processo di distruzione, esorcizzandolo, ma badate bene, senza mai annichilirlo totalmente. La saga firmata Nintendo, infatti, è figlia di programmatori e autori nati ad oriente, culturalmente perciò vicini a una certa filosofia, in buona parte lontana dalla nostra visione occidentale del mondo. La saggezza del pensiero del sol levante emerge qui dalla sua accettazione dell’incompiuto. In poche parole, il male non potrà mai essere definitivamente sconfitto. Link dovrà personificarsi eternamente nell’eroe prescelto che non estingue ciò che è malvagio, ma lo tiene a bada, scacciandolo. Non a caso, una volta che i giochi di questa saga vengono terminati, si riparte quasi sempre dal salvataggio che precede l’ultimo atto. Di conseguenza, il giocatore sarà costretto a sfidare nuovamente nel duello finale il grande antagonista, oppure ad accettare il fatto che il male non si dissolverà mai del tutto, ma farà ritorno, e così la sua nemesi, l’eroe che lo esorcizza. Un’esperienza che potrebbe sembrare spietata nei confronti di bambini sognanti che hanno stretto tra le loro mani almeno una volta uno dei videogiochi più famosi della casa produttrice giapponese. Ma è forse questa un’alternativa interessante all’educazione tradizionale sulla millenaria tematica affrontata brevemente in queste righe, un approccio convincente a una questione che tanto ci tocca. Non importa che a raccontare di ciò siano creature bizzarre, grottesche, o belle principesse, perché bene e male sono un qualcosa di molto umano, che abbiamo necessità di comprendere per meglio vivere la nostra sempre incerta esistenza. Il male di Hyrule, in fondo, non è che qualcosa di molto simile al male che noi crediamo di conoscere, ma di cui non comprendiamo un aspetto fondamentale, ossia il suo ciclico ritorno, almeno finché l’uomo abiterà questo mondo. Il male è un qualcosa che chi è buono può soltanto allontanare, come una fiera feroce che viene respinta da un fuoco abbagliante, una luce non necessariamente celeste. E all’oscurità seguirà la luce, e poi ancora l’oscurità, finché un eroe tornerà, a Hyrule o chissà dove. La leggenda di Zelda non fa altro che raccontarci un qualcosa di molto semplice. Ma è proprio la semplicità che sfugge spesso agli occhi di noi uomini e donne d’occidente, troppo impegnati a trarre conclusioni, senza prima capire che certe storie non hanno e mai avranno una fine. Finché a Hyrule regnerà il bene, il male non potrà fare altro che tornare a bussare alla porta del regno. Saremo allora pronti ad accettare di brandire la spada che esorcizza il male pur sapendo che esso non avrà mai fine?
Tommaso Mosole
0 notes
Text
Come la meditazione può migliorare la tua capacità di empatia e di relazione con altri?
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/come-la-meditazione-puo-migliorare-la-tua-capacita-di-empatia-e-di-relazione-con-altri/115941?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=115941
Come la meditazione può migliorare la tua capacità di empatia e di relazione con altri?
Praticare meditazione è una buona, anzi un’ottima abitudine che si può affinare con il tempo, ed è benefica per contrastare ansia e stress.
Non solo, stimolare la capacità di ascolto attivo e sviluppare una sensibilità come la compassione, ci aiuta a diventare più empatici verso gli altri.
In poche parole, imparando ad ascoltare noi stessi cominciamo ad avvicinarsi anche al nostro interlocutore e pratichiamo quella sospensione di giudizio che ci spinge alla totale accettazione dell’altra persona.
Provare empatia verso gli altri è una sorta di sensibilità molto fine con cui nasciamo, cioè siamo già portati a essere più o meno aperti verso le altre persone: l’ambiente in cui cresciamo, i nostri genitori, le sovrastrutture che subiamo ogni giorno e ci pesano addosso come veri e propri macigni possono influenzare questa meravigliosa capacità di capire, comprendere gli altri e mettersi nei panni delle persone che incontriamo ogni giorno.
Se abbiamo avuto genitori anaffettivi, con difficoltà a interagire, o se siamo venuti a contatto con personalità fredde, che non ci hanno insegnato ad amare il prossimo, sarà molto difficile essere persone empatiche!
La meditazione ci può aiutare a ritrovare noi stessi e ascoltarci nel profondo, abbattendo le nostre insicurezze e le nostre paure: facendo questo, con la pratica riusciremo anche ad accettare gli altri con tutte le loro debolezze.
L’importanza dell’autocompassione nella pratica della meditazione e nella crescita personale
In psicologia l’autocompassione è la capacità di perdonarsi e di essere più indulgenti verso noi stessi.
Molte persone, quando entrano in terapia, manifestano dei veri e propri comportamenti autolesionistici che si traducono nei gesti più banali, come ad esempio pretendere troppo da se stessi nel lavoro e nella famiglia.
Chi non chiede aiuto, chi non delega mai e vuole sobbarcarsi di tutto il peso del tran tran quotidiano finisce con l’ammalarsi.
Un altro comportamento tipico di queste persone è la ricerca del partner incompatibile, della sofferenza come fase in cui crogiolarsi, del tormento come stile di vita.
In realtà, praticando l’autocompassione impariamo ad accettarci per come siamo e a volerci bene, essendo meno critici, rigidi e intransigenti verso noi stessi. Di conseguenza, impariamo a essere più empatici, tolleranti e benevoli verso le altre persone, perché impariamo a stare bene con noi stessi e perdonare i nostri errori.
Come si pratica l’autocompassione?
Tramite la tecnica mindfulness di consapevolezza e cognizione di sé, dovremo imparare ad accettare le nostre debolezze, partendo da piccoli atti di gentilezza verso la nostra persona: una coccola, un momento dedicato solo a noi, una vacanza o una seduta nel nostro salone di bellezza sono piccoli gesti che ci fanno stare bene e ci aiutano a prenderci cura delle nostre anime.
Il ruolo dell’empatia nel raggiungimento della felicità
Essere empatici verso gli altri ci può aiutare a vivere meglio? La risposta è sì, perché ascoltando l’altro e vivendo le sue stesse emozioni è possibile gestire la diversità.
Soprattutto in questo momento storico che stiamo attraversando, essere inclusivi è la chiave per affinare sentimenti e sensibilità come la tolleranza e l’accettazione dell’altro.
Bisogna insegnare ai bambini sin dalla tenera età a confrontarsi con gli altri, ad esempio con gli amichetti dell’asilo, educandoli alle sfumature e alle differenze che possono incontrare nel loro cammino.
L’empatia agisce su questi tre livelli:
1) favorisce la comunicazione assertiva e i rapporti sociali
Chi conosce se stesso e si apprezza sarà in grado di provare gli stessi sentimenti verso le altre persone perché non proverà invidia, rabbia, frustrazione. L’empatia aiuta a relazionarsi con le altre persone, affermando le proprie idee con fermezza ma allo stesso tempo rispettando e comprendendo quelle degli altri, senza prevaricare. Questa si chiama comunicazione assertiva.
2) riduce l’aggressività
Una persona che si mette nei panni degli altri stimola la propria capacità individuale di ampliare i propri orizzonti, di aprire la mente e di valutare tutte le sfumature e della mente altrui. Questa sorta di sensibilità alla comprensione riduce l’aggressività verso l’altro e aiuta a controllare le emozioni distruttive che potrebbero attraversare la mente umana in caso di scontro o di dissenso.
3) incoraggia ad accogliere le diversità
Empatia significa capire come l’altro con la tecnica dei neuroni allo specchio, come si dice in
psicoterapia. Un’immagine molto semplice e chiara che toglie ogni dubbio: io mi metto nei tuoi panni e attraverso la tua mente come fossi allo specchio, come l’immagine riflessa che si vede al contrario.
In questo modo so cogliere la bellezza nelle mille sfumature e sfaccettature della diversità, e divento inclusivo accettando e comprendendo il tuo punto di vista.
Questo è un dono ma è anche una sensibilità che può essere affinata e coltivata semplicemente praticando la meditazione, la gentilezza verso se stessi e gli altri, l’autocompassione e l’educazione al confronto.
L’importanza della gratitudine nella pratica della meditazione e nella crescita personale
Mostrare gratitudine verso gli altri è l’antidoto della felicità: sì, è proprio così, si vive meglio e più a lungo. Questo perché le persone grate verso gli altri sono grate alla vita, sanno riconoscere i gesti di compassione delle persone nei propri confronti, sono più empatiche e meno aggressive.
Essere riconoscenti contribuisce a migliorare la qualità della vita, aiuta a dormire meglio e potenzia l’autostima.
Proviamo, ad esempio, a dire grazie più spesso e apprezzare di più gli altri, sull’ambiente lavorativo come negli affetti interpersonali, ne otterremo degli importanti benefici psichici e fisici.
Chi pratica la gratitudine mostra una corteccia neuronale frontale più sviluppata, e questo conduce ad avere più empatia nel luogo di lavoro, più potere decisionale e capacità organizzative: in pratica, è il ruolo del leader!
Impariamo ad alzarci con il piede giusto, come dice il celebre detto, e a dire grazie alla vita, al sole caldo che ci scalda, al cielo azzurro di una bella giornata ma anche alla pioggia che può diventare affascinante.
Come sviluppare la consapevolezza di sé e degli altri attraverso la meditazione
Provare empatia verso gli altri favorisce il raggiungimento della felicità, della serenità, della tranquillità dell’animo, e questo passa per lo sviluppo della consapevolezza di sé degli altri.
Un passaggio forzato, potremmo dire, che può avvenire attraverso vari canali, come l’educazione, l’insegnamento, il contesto sociale in cui si cresce e le esperienze più o meno inclusive che si fanno durante la vita.
La meditazione può essere un mezzo molto utile per apprendere l’empatia, proprio perché ci aiuta ad ascoltare, un atto che molte persone non conoscono e non sanno proprio dove stia di casa!
In un’era in cui tutto va di fretta, dominata dal digitale e dai pixel che corrono velocissimamente e si disperdono in un click, diventa fondamentale fermarsi a pensare e ritagliarsi un momento per noi stessi.
La meditazione non si pratica solamente sul tappetino durante la lezione di yoga, è un atteggiamento quotidiano da coltivare anche nelle piccole di tutti i giorni, prendendosi qualche minuto per sé nell’arco della giornata
0 notes
Text
LA SARTA CHE FA LE BAMBOLE UGUALI AI BAMBINI DIVERSI
Bambole che replicano le caratteristiche dei bimbi che le possederanno. Questa è l’idea di Amy Jandrisevits un’assistente sociale statunitense che realizza bambole con le stesse disabilità dei bambini che segue nel suo lavoro.
I bambini che soffrono di patologie fisiche e disabilità, possono vivere uno stato di disagio e non accettazione della loro condizione, soprattutto se messi a confronto con standard estetici che esaltano la perfezione. Amy dopo un percorso lavorativo a stretto contatto con questi bambini percepisce l’importanza e il bisogno di normalità di cui hanno bisogno e del sentirsi parte di una società inclusiva, per questo ha deciso di realizzare delle bambole con le loro stesse disabilità. Il suo obiettivo è di permettere ai bimbi di rispecchiarsi con le proprie differenze e caratteristiche fisiche attraverso un giocattolo in cui riconoscersi e rivedersi nella propria originalità. La sua intuizione è arrivata al cuore dei bambini e produce un miglioramento sulla loro capacità di adattamento e sulla loro salute mentale.
Fino ad oggi sono state realizzate circa 300 bambole, e per poterne fare ancora di più, Amy ha deciso di lanciare una campagna e una raccolta fondi sulla piattaforma GoFundMe con l'obiettivo di arrivare a distribuire gratuitamente quante più bambole possibili a tutti quei bambini che ne hanno bisogno, con il messaggio che ognuno è meraviglioso e perfetto così com'è.
Fonte: A doll like me - 15 maggio 2019
Volonwrite per Mezzopieno
✔ Buone notizie cambiano il mondo. Firma la petizione per avere più informazione positiva in giornali e telegiornali https://www.change.org/p/per-avere-un-informazione-positiva-e-veritiera-in-giornali-e-telegiornali
3 notes
·
View notes
Quote
Le classificazioni tipologiche di Assagioli: Psicologia Differenziale in Psicosintesi Roberto Assagioli, psichiatra fondatore della Psicosintesi, espone il suo pensiero sulle classificazioni tipologiche basate sulle caratteristiche psichiche nell’Appendice quinta al testo “L’atto di volontà” e in alcuni scritti raccolti nel libretto intitolato “I tipi umani”. Nell’Appendice quinta Assagioli introduce i termini “Psicologia differenziale”: “Secondo il Dictionary of Psychological and Psychoanalytical Terms, la psicologia differenziale è la branca della psicologia che studia i tipi, le quantità, le cause e gli effetti delle differenze individuali e di gruppo nelle caratteristiche psicologiche.” Assagioli ha distinto sette principali tipologie di persone. Ciò che caratterizza maggiormente l’appartenere ad una delle diverse tipologie sono gli aspetti vitali che maggiormente realizzano una persona: Tipo Amore: realizza se stesso attraverso rapporti positivi e affettivi con gli altri.Compito evolutivo è integrare in particolare le caratteristiche della tipologia volontà. Principalmente è importante che sviluppi la capacità di riconoscere ed esercitare la propria libertà. Tipo Volontà: realizza se stesso attraverso l’espressione libera della propria volontà. Compito evolutivo è integrare in particolare le caratteristiche della tipologia amore. Principalmente è importante che sviluppi la capacità di assumersi responsabilità (integrazione libertà-responsabilità), che diventi responsabile per gli altri. Tipo devozionale-idealistico: realizza se stesso spendendosi per un ideale o un valore, dedicandosi con generosità a un progetto, iniziativa, organizzazione. Tipo attivo-pratico: realizza se stesso traducendo le leggi della vita, le idee, le intuizioni in azioni, dando concretezza e tangibilità a ciò che sa e in cui crede. Tipo creativo artistico: si realizza creando delle sintesi. Ricerca l’armonia essendo particolarmente sensibile e insofferente alle dicotomie (es. vita/morte, bello/brutto; es dell’artista che si cimenta in una ricerca di sintesi tra l’intuizione che ha in testa e la materia con cui realizzarlo) Tipo scientifico: si realizza comprendendo le leggi che sottostanno ai fenomeni, indagando i principi dell’esistenza. Tipo organizzativo: si realizza mettendosi al servizio di un gruppo, promuovendo la crescita di un gruppo o di una istituzione più che la propria Ciascun individuo ha in realtà tutte e sette queste tipologie ma spesso una o alcune prevalgono su altre come modo abituale di esprimersi. Dagli scritti di Assagioli è possibile trarre per ognuna delle sue sette tipologie un elenco di caratteristiche psichiche che le descrivono ed identificano: Tipo amore: attaccamento – avidità – golosità – amore per gli agi, pigrizia – indecisione – procrastinazione – paura dell’abbandono – paura di stare soli – tristezza per relazioni insoddisfacenti – necessità di sentirsi amati – necessità interiore di sentirsi innamorati – interesse per le piccole cose, i dettagli – piacere di insegnare, educare – desiderio di proteggere, nutrire, rinforzare gli altri – sensibilità – costruttività – spirito di cooperazione – prudenza – giustizia – lealtà – accettazione – tolleranza, rispetto – umiltà – socievolezza – mitezza – generosità – compassione – empatia – gentilezza – tatto – amore oblativo . Tipo volontà: separatività – distruttività – aggressività – impazienza – scarsa considerazione dei sentimenti altrui e propri – egoismo, egocentrismo – isolamento – competitività – irritabilità – amore per la discussione e la critica (combattività mentale) – ostinazione – ambizione – desiderio di dominio – attivismo – fiducia in sé – decisione – fermezza – coraggio – capacità di assumersi responsabilità – concentrazione – chiara visione . Tipo devozionale-idealistico: fanatismo – intolleranza – pregiudizio – unilateralità – rinuncia ai compromessi – criticismo – invadenza – ostinazione – venerazione, devozione -idealismo – combattività – fervore – capacità di sacrificio di sé – sopportazione –costanza – ascetismo – misticismo – sincerità – lealtà – fedeltà – assenza di paura . Tipo attivo-pratico: attivismo sfrenato – impazienza – fretta ansimante, agitazione – tendenza ad una visione materialista – attaccamento al denaro – arrivismo – abilità manuale – capacità di manipolare – abilità nell’osservazione – capacità di analisi – intraprendenza – efficienza – inventiva. Tipo creativo-artistico: scarsa praticità – perfezionismo – creatività – intuizione – amore per la natura – amore del bello e dell’armonia – senso estetico – percezione dei contrasti – umorismo – comprensione umana – sensibilità – imparzialità – equilibrio . Tipo scientifico: indifferenza e freddezza – orgoglio ed arroganza – criticismo – disordine materiale – mancanza di concretezza e praticità – distacco – perseveranza – concentrazione – accuratezza – intelligenza – visione ampia – onestà intellettuale – elasticità e apertura mentale – chiarezza mentale – diplomazia – capacità di analisi e sintesi – comprensione. Tipo organizzativo: formalismo – rigidità – pedanteria – eccessiva identificazione nelle regole piuttosto che nello scopo – orgoglio – pazienza – perseveranza sicurezza di sé – cortesia – abilità pratica – cura dei dettagli – accuratezza – attività costruttiva – cooperazione -capacità organizzativa – mente chiara – disciplina . Leggendo le caratteristiche possiamo riconoscerci in alcune di queste e ciò può aiutarci a comprendere a quali tipi noi apparteniamo. Per un maggior approfondimento: Libro: L'Atto di Volontà di Roberto Assagiol Libro: "I Tipi Umani"
Articolo di Andrea Bonacchi http://www.centrosynthesis.it/2016/04/psicologia-differenziale-e-tipi-umani-il-punto-di-vista-di-roberto-assagioli/
0 notes
Text
La tolleranza è sinonimo di accettazione delle differenze tra le opinioni ...
3 notes
·
View notes
Link
31 dic 2020 12:06
DIO È MORTO E NON INTERESSA A NESSUNO - SOLO 75 ITALIANI SU 100 CREDONO IN UN "ESSERE SUPERIORE" (PRIMA ERANO 82) - IL SOCIOLOGO FRANCO GARELLI: "NEGLI ULTIMI 25 ANNI I NON CREDENTI SONO CRESCIUTI DEL 30%, MENTRE LE ALTRE FEDI SONO PASSATE DAL 2 ALL'8%. È UN CATTOLICESIMO STANCO. PREVALE UNA RELIGIOSITÀ FAI DA TE E SI RICORRE ALLA CHIESA NEI MOMENTI CLOU DELL'ESISTENZA. INFATTI CON LA PANDEMIA IL 20% HA DICHIARATO DI PREGARE DI PIÙ"
-
Stefano Lorenzetto per il "Corriere della Sera"
Nell'ultimo quarto di secolo l'Italia si è allontanata da Dio. Solo 75 cittadini su 100 credono nell' esistenza di un «Essere superiore», prima erano 82; solo 65 pensano che la religione aiuti a trovare il senso profondo della vita, prima erano 80; solo 22 non mancano mai alla messa domenicale, prima erano 30. E poi 38 sono dubbiosi, prima erano 30; 23 ritengono che la fede riguardi le persone più ingenue e sprovvedute, prima erano 5; 76 si dichiarano cattolici, prima erano 88; 30 si ritengono attivi nell' apostolato, prima erano 41.
Il sociologo Franco Garelli ha l'hobby della fotografia. Ama immortalare i volti. «Se andassi allo stadio, guarderei più i tifosi che i gol», dice. Il ritratto uscito dalla sua indagine Gente di poca fede. Il sentimento religioso nell'Italia incerta di Dio (Il Mulino) è talmente dettagliato che la Cei ha deciso di contribuirvi con 100.000 euro, un parziale rimborso ai ricercatori coinvolti.
Anche se molte immagini restano nel cassetto. Per esempio, durante la messa nella chiesa della Gran Madre di Dio, a Torino, Garelli si è accorto che uno dei presenti registrava l' omelia di don Paolo Fini, parroco di frontiera applaudito anche per gli strali lanciati contro il sindaco Chiara Appendino. «Alla fine una signora s' è avvicinata al fedele e gli ha chiesto: "Scusi, ma perché usa il magnetofono?". L'altro ha risposto: "Così poi a casa riascolto e medito". E l'anziana: "Ah, non lo fa per cambiare vita!"».
Una condizione che riguarda il Paese.
«Negli ultimi 25 anni i non credenti sono cresciuti del 30%, mentre le altre fedi sono passate dal 2 all' 8%. È un cattolicesimo stanco. Già nel 1998 il cardinale Carlo Maria Martini distingueva i cristiani in quattro gruppi: della linfa, del tronco, della corteccia, del muschio. I primi, convinti e attivi, rappresentano il 22%; i secondi, non sempre attivi, il 30%; i terzi, attaccati all' albero per tradizione e cultura, sono la maggioranza, il 44%. Infine vi è un 4% di critici che si riconoscono soltanto in alcune idee del cattolicesimo».
Comunque c'è l'avanzata degli atei.
«Ma non come in altri Paesi, dove ormai costituiscono la metà della popolazione. Da noi prevale una religiosità fai da te e si ricorre alla Chiesa nei momenti clou dell' esistenza. Fatto curioso, perché non viviamo più in un mondo di destino bensì in un mondo di scelte».
Che cos' è accaduto negli ultimi cinque lustri per giustificare questa situazione?
«È diminuita la pratica religiosa. I riti sono ritenuti facoltativi. La preghiera assidua, che un tempo coinvolgeva il 60% della popolazione, oggi riguarda il 40%».
Lei è cattolico, giusto?
«Da bambino servivo messa. Fui ricevuto in udienza a Castel Gandolfo da Giovanni Paolo II nel 1996. Trascinava i piedi con una tenacia incredibile. E quei due occhi... Folgoranti. Il sacro fragile».
Lo chiedo al cattolico: si può essere credenti senza messa e senza preghiera?
«Come nutri la fede? C'è un cammino di ricerca o non c'è nulla? Oggi il bisogno religioso è più un'intenzione che un' esperienza, questo ci dice l'indagine».
Però non mi ha risposto.
«Un cristiano va a messa e prega, certo. Ma le persone danno molta più rilevanza alla condizione soggettiva».
Per loro la messa è un rito ripetitivo.
«È il limite della religione di maggioranza. Basterebbe cercare la temperatura alta nelle parrocchie di elezione, nei luoghi di riflessione, carità, volontariato».
Avete interpellato più di 3.200 persone tra i 18 e gli 80 anni. Gli italiani in questa fascia di età sono 42 milioni. Un campione dello 0,0076% è rappresentativo?
«Dal punto di vista statistico è un valore elevatissimo. Potevamo sceglierne appena 500, come fanno altri. Con l'Ipsos ho deciso di tenere i numeri molto alti per identificare meglio i sottogruppi».
Tanto poi, come mi raccontò Antonio Golini, docente di demografia, «serve sempre "una manaccia" che combini i dati e dia loro robustezza», così sosteneva il suo maestro, Giuseppe Pompilj, che insegnava calcolo delle probabilità.
«Il compianto cardinale Anastasio Ballestrero, arcivescovo di Torino, veniva alle mie conferenze. Ero fortunato a non annoiarlo: altrove a metà relazione si metteva a sfogliare un giornale. Alla fine si complimentava con me: "Bravo! Solo che per voi sociologi è tutto facile. Quando un dato non vi piace, lo correggete". C'è chi sostiene che la Chiesa non teme le statistiche, ma fa di tutto per cambiarle».
Quanto è durata l'indagine?
«Un anno e mezzo, lavorandoci in tre».
Non desta sospetto che a finanziarla sia stata la Conferenza episcopale?
«Capisco l'obiezione, ma l' aiuto di enti o fondazioni è prassi comune. Il vescovo Nunzio Galantino, all'epoca segretario della Cei, l'ha vista come una sfida. Alla fine non era affatto meravigliato dai dati. I preti stessi mi descrivono una situazione persino peggiore di quella emersa».
Tre quarti degli italiani credono. Allora perché quel titolo, «Gente di poca fede», che riecheggia un'ammonizione di Gesù nel Vangelo di Luca?
«Non è uno stigma. Segnala semplicemente che nelle religioni oggi prevale più un'attenzione culturale che spirituale. C'è un dato significativo: il 69% ritiene che non sia anacronistico credere in Dio. Non esiste un muro a separarci dalla fede. La chiamerei accettazione della biodiversità religiosa. Difficile scorgere in giro non credenti granitici».
È ciò che mi disse 15 anni fa monsignor Gianfranco Ravasi: «Mancano gli atei autentici, per i quali non credere, alla Nietzsche, o anche seguire la via del male, alla Sartre, era pur sempre una scelta lacerante, sofferta».
«Chi crede sa che è faticoso credere. Chi non crede sa che è faticoso non credere. Un riconoscimento reciproco».
Fin dalla seconda riga del suo saggio lei pone l'accento sulla crescita dell' ateismo e dell' agnosticismo tra i giovani.
«Fra i 18 e i 34 anni si riscontra la quota più alta, dal 35 al 40%, di coloro che si dichiarano senza Dio, senza preghiera, senza culto, senza vita spirituale».
Non credono in Dio, però fra di loro le bestemmie sono diventate interiezioni.
«Un modo per far colpo, accentuare le differenze, dichiararsi al di sopra delle regole. Sono esasperazioni della generazione "senza", in larga parte anche senza lavoro e senza prospettive di futuro».
Questo, secondo lei, «getta una luce sinistra sulle sorti del cristianesimo».
«Si guardi attorno: è una Chiesa stanca, composta più da corpi lenti che da corpi freschi e tatuati, più da teste bianche o calve che da teste folte o rasate. Le liturgie del clero anziano sono in sintonia con gli adagi della vita anziché con gli allegri. Ma se i preti inventano proposte vivaci, i giovani impegnati arrivano».
I matrimoni con rito religioso a partire dal 2018 risultano meno di quelli celebrati in Comune. Sono circa il 50%, mentre negli anni Novanta erano l' 80%.
«È la crisi del matrimonio tout court, aggravata dal prurito verso qualsivoglia impegno pubblico. Si pensa che sia sufficiente suggellare il vincolo in privato».
Il 46% degli intervistati è contrario all'8 per mille alla Chiesa cattolica.
«Un dato inedito, acuito dalla crisi del welfare. Si accusa la Chiesa di essere ricca e si vorrebbe che lo Stato destinasse questo miliardo di gettito ad altri bisogni. In compenso 50 su 100 sono favorevoli all' ora di religione a scuola e 70 su 100 al crocifisso negli uffici pubblici».
E 40 su 100 sono «cattolici culturali».
«Il gruppo cresciuto di più negli ultimi 20 anni. Anziché tagliare il cordone ombelicale, si mettono in stand by. Ma se individuano una figura significativa, si attivano. Sono stato preside nella facoltà che fu di Norberto Bobbio e fra i doveri di rappresentanza vi erano i funerali, ai quali talvolta arrivavo in ritardo. Finivo così tra il popolo delle colonne, in fondo alla chiesa. E lì trovavo facce non proprio da sacrestia che all' omelia mi stupivano: "Zitto, fammi ascoltare"».
Solo il 20% degli italiani nega la liceità morale dell' aborto in qualsiasi caso.
«L' 83% lo accetta se vi sono gravi rischi per la salute della madre, il 78% se sussistono probabilità di malformazioni, il 70% se la gravidanza è conseguenza di uno stupro. Il diritto all' obiezione di coscienza del personale medico, riconosciuto dal 59% dieci anni fa, ora è ammesso solo dal 36%».
Il 63% è favorevole all' eutanasia.
«Una percentuale raddoppiata e assai vistosa, considerato che 76 su 100 si dichiarano cattolici. Un segno dei tempi. Significa che la questione interpella nell' intimo le persone, le famiglie. Prevale invece la cautela su altre frontiere della bioetica, come l' utero in affitto, accettato solo dal 20% del campione».
L' eclissi del sacro non sarà uno dei tanti malesseri provocati dal benessere?
«Senz'altro. Eppure, come 25 anni fa, 60 su 100 sentono che Dio li protegge».
La secolarizzazione deriva da 75 anni di pace? Il vescovo castrense Angelo Bartolomasi pronunciò nel 1915 una frase oggi attribuita per errore a Marcello Marchesi: «In trincea non ci sono atei».
«Siamo in guerra contro la pandemia. Ho svolto un' altra indagine a fine marzo: il 20% ha dichiarato che prega di più».
La sua fede non ha mai vacillato?
«Peter Berger avrebbe detto che è ricca di dubbi. Però mi apre vasti orizzonti».
All' Università di Torino era rispettato?
«Sono allievo di un grande laico, Luciano Gallino, che dopo la tesi di laurea su giovani e religione m' invitò a rimanere al suo fianco. Gli obiettai: ma qui si studia la lotta di classe. E lui mi rispose: "Vedrà che fra qualche anno i suoi temi diventeranno di stretta attualità"».
Dove si sente d' essere più vicino a Dio?
«In montagna, a Mandriou, sopra Champoluc. Lì il tempo è scandito da una meridiana del Settecento che reca questa scritta: "Je decline vers l' éternité"».
0 notes
Text
Gen Z, una generazione che vuole vivere bene la propria vita
"Vivere bene” è, in estrema sintesi, ciò che conta per la Gen Z italiana secondo “BCW Age of Values 2023”, una delle più grandi indagini mai realizzate sui valori guida delle persone. Condotta da BCW - società di comunicazione leader a livello globale - ha visto il coinvolgimento di 36.000 persone in 30 Paesi. Lo studio ha preso in esame i valori universali di base e ne ha misurato la correlazione nel determinare i comportamenti. Gen Z: Ritratto di una generazioni alla ricerca di stabilità Nati tra il 1997 e il 2012, gli appartenenti alla GenZ rappresentano quasi un terzo della popolazione mondiale. Con un potere d'acquisto annuo stimato in 100 miliardi di dollari a livello globale, entro il 2025 costituiranno il 27% della forza lavoro. In cosa credono? La cura delle persone della propria cerchia e il desiderio di tolleranza, giustizia e uguaglianza per tutte le persone sono i valori che, insieme alla possibilità di poter contare su una libera e piena realizzazione del sé, la GenZ italiana riconosce come centrali nel guidare i propri comportamenti. Seguono, in ordine di importanza al quarto e quinto posto nella scala dei valori, la sicurezza e la tutela dell’ambiente. Ranking dei valori per la generazione Z in Italia Valori UniversaliComportamenti associati1BenevolenzaPreservare e promuovere il benessere delle persone con cui si hanno frequenti contatti, cura, affidabilità.2Universalismo (Sociale)Promuovere comprensione, apprezzamento, tolleranza e protezione per tutte le persone, nonché giustizia e uguaglianza.3AutodeterminazionePoter contare su indipendenza di pensiero e azione, libertà e creatività.4SicurezzaPromuovere incolumità, armonia e stabilità personale e della società.5Universalismo (Naturale)Conservazione dell’ambiente naturale, protezione degli animali e della natura.6StimolazioneRicerca di novità, sfide nella vita e di situazioni eccitanti.7SuccessoRaggiungimento del successo personale secondo gli standard sociali, ambizione e dimostrazione di competenza.8TradizioneRispetto, commitment e accettazione delle usanze afferenti alla propria cultura o religione.9PiacereRicerca di piacere personale e gratificazione dei sensi.10ConformismoAderenza ad aspettative e norme sociali e limitazione di azioni che potrebbero alterarne gli equilibri.11PotereRicerca di status sociale e prestigio, benessere e autorità nonché controllo sulle persone e sulle risorse. Emerge il ritratto di una generazione di giovani alla ricerca di equità, stabilità e armonia sociale che si riconosce in quegli stessi valori cardine di altruismo e uguaglianza che lo studio ha evidenziato come predominanti a livello globale, senza differenze troppo marcate tra le varie fasce d’età. Una generazione, tuttavia, che allo stesso tempo vuole anche essere padrona della propria vita e che è più determinata delle generazioni precedenti a viverla bene. A domanda diretta, 1 appartenente su 3 alla GenZ italiana ritiene importante sfruttare ogni possibilità per divertirsi. Valore che scende al 22% per i millennial e al 14% per la Generazione X. Allo stesso modo, il 31% è desideroso di vivere una vita stimolante e avventurosa. Valore quasi dimezzato per i millennials (17%) e ancor più basso per le altre generazioni. Seppur più propensa al divertimento delle generazioni nate negli anni precedenti, la GenZ italiana lo è molto meno di quanto non lo siano i coetanei nel resto del mondo (43% a livello globale; -10%). Allo stesso modo, si registra un minore interesse per l’affermazione personale. Giovani italiani meno interessati al successo personale rispetto ai coetani nel mondo L’affermazione personale in termini di riconoscimento sociale (33%) e successo economico (20%) interessa ai giovani italiani della GenZ più che ai Millennials, GenX e Boomers, in linea con quanto avviene anche a livello globale per una generazione cresciuta sotto l’influenza dei social media e abituata alla quotidiana esibizione del sé. Per i giovani italiani, però, questi aspetti contano molto meno di quanto non contino per i coetanei nel resto del mondo. Si registra, infatti, uno scarto di oltre 10 punti percentuali sia per quanto concerne il riconoscimento a livello sociale dei propri successi (44% a livello globale), sia per quanto concerne le disponibilità economiche (32%). Potere e successo rivestono un ruolo particolarmente significativo per la GenZ soprattutto nei Paesi dove è diffuso il confucianesimo e interessano meno in America Latina o nel Sud Europa, come nel caso dell’Italia. Gen Z in Italia a confronto con le altre generazioni Gen Z(18-26)Millennials(27-42)Gen X(43-58)Boomers+(59+)Cercano di sfruttare ogni possibilità per divertirsi. Fare esperienze piacevoli è importante33%22%14%8%Cercano di fare esperienze avventurose e corrono dei rischi. Vogliono vivere una vita eccitante.31%17%12%6%Avere successo conta e sperano che i loro risultati siano riconosciuti a livello sociale.33%21%12%6%Essere ricchi conta. Vogliono avere disponibilità economica e avere accesso a ciò che è costoso.20%16%7%3% Chi ha effettuato la ricerca? La ricerca è stata condotta da Savanta, the Intelligence Business, tra dicembre 2022 e aprile 2023. Savanta oltre che partner operativo ha contribuito alla progettazione della ricerca. Il report completo, contenente anche tutte le informazioni sui valori universali di base e sugli archetipi, è scaricabile da questo link World Values | BCW Movatory. Tuti i dettagli dell’iniziativa si possono reperire sul sito www.bcwmovatory.com. Foto di Jill Wellington da Pixabay Read the full article
0 notes