#a fare ogni fiction
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Possiamo far fare tutto a Valentina Romani per favore
#qualsiasi cosa#la voglio ovunque#tanto sarebbe capace di fare tutto#pure la conduttrice televisiva#la voglio a ballando con le stelle#tutto#al tg#a linea verde#a fare ogni fiction#ti amo#mare fuotag
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LA CENSURA AI TEMPI DEI REGIMI DEMOCRATICI
Di Ivan Surace
In perfetto stile orwelliano la neolingua ha coniato un nuovo termine per la censura tanto di moda nei secoli passati: standard della community.
Suona bene vero?
Un termine inc(u)l(o)sivo, comunitario, che ci fa sentire tutti membri dello stesso gregge in maniera allegra e positiva, contro un non meglio precisato nemico che non rispetta gli standard.
D’altronde un secolo di studi e applicazioni di public relations alla Bernays ha portato i suoi frutti, soprattutto da parte di chi ha capito come funziona la massa e che quindi, senza troppi scrupoli, utilizza tutti i mezzi che ha a disposizione per manipolarla a suo piacimento censurando, o meglio facendo scomparire, chiunque e qualunque cosa possa mettere In dubbio la propaganda di regime, la narrazione dominante.
Come ultimo esempio in questi giorni abbiamo la questione climatica.
Vi sarete resi conto di come la propaganda su questo argomento sia cresciuta in maniera esponenziale in questi ultimi anni, parallelamente alla cosiddetta transizione green, che porta con se il passaggio al “tutto elettrico” in ogni campo e alla sostituzione con l’IA, di gran parte della gestione sociale, politica economica e sanitaria della popolazione.
Stiamo assistendo alla conversione coatta della società in un grande allevamento intensivo di ultima generazione, in cui ogni singolo capo di bestiame, trasformato in un pezzo di carne senza personalità né anima, viene controllato in maniera totale e continuativa.
Comunque la si pensi, questo è il futuro che immaginano per l'umanità e che si sta progressivamente attuando in maniera totalitaria, a cominciare dai grandi centri urbani, trasmormati in vere e proprie aziende zootecniche per umani.
Ma torniamo alla questione climatica, l’intesificarsi della propaganda su questo argomento serve a giustificare e a far accettare all’opinione pubblica l’entrata in vigore di leggi e restrizioni normalmente inaccettabili in qualsiasi società democratica.
Quindi la questione climatica é il pretesto, lo storytelling, la fiction, su cui si basa la ricerca di consenso da parte del potere, per imporre il cambiamento antropologico necessario, per realizzare i loro piani di controllo totale della popolazione.
Affinché la fiction sia credibile e possa essere sostituita alla realtà, occorre eliminare tutte le eventuali prove, critiche, controversie, che contrastano, anche minimamente, con la narrazione dominante.
È in ossequio a questa logica che negli ultimi mesi su FB, in maniera discreta e disinvolta, con vera tecnica da desaparecidos, sono stati rimossi diverse pagine e profili che facevano informazione sul clima in maniera non allineata al pensiero unico e dove venivano condivisi studi, grafici e informazioni scientifiche di fondazioni come Clintel o di scienziati come Prestininzi, Scafetta, Prodi, Curry, Lindzen, Spencer, ecc.
La pagina 'Klima e scienza', solo per fare un esempio recente, é stata fatta evaporare non appena raggiunti i 10mila iscritti.
Stessa sorte a profili di privati cittadini e di gestori dei profili sopra menzionati, anch’essi fatti sparire da un giorno all’altro con estrema discrezione, al punto che se uno non ci fa caso, neanche se ne rende conto e tutto continua come se niente fosse accaduto.
La situazione é estremamente pericolosa perche da un lato si procede con le epurazioni senza sosta e dall’altro non vi è nessuna presa di coscienza di quanto stia succedendo.
Se e quando la massa si renderà conto di tutto ciò, sarà già troppo tardi.
Al limite avverrà quando l’identità digitale, il portafoglio digitale e tutte le restrizioni ad essi legate, saranno già legge e routine quotidiana e non penso si dovrà attendere molto.
Se non ci sarà un totale cambio di passo da parte della minoranza non allineata nel lottare contro questo regime, tra i più subdoli e raffinati della storia, la fine della società e dell’umanità per come l’abbiamo sempre vissuta percepita e immaginata sarà certa come la morte.
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QUESTA È UNA STORIA CHE NON SO COME COMINCIARE A RACCONTARVI
È una storia triste con un finale velato di speranza che però non riesce a diminuire in me la tristezza, visto che è troppo spesso ripetuta ovunque nel solito loop di solitudine e sofferenza.
Non a caso ho deciso di raccontarla solo adesso e a taluni potrà sembrare che io mi voglia agganciare furbescamente al trend 'femminicidio' e con questo post fare virtue signaling.
Tutt'altro, credetemi.
Questa storia parla del coraggio di una ragazzina di 20 anni, l'unica reale protagonista, mentre noi come famiglia, semmai, abbiamo avuto solo il merito di essere al posto giusto al momento giusto.
Ricordate questo: AL POSTO GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO e poi nella chiusa a questo post capirete.
Anche se dubito fortemente che conosciate lei o siate venuti a sapere della sua storia, per un mio senso di riservatezza cambierò molti particolari, senza però far perdere mai il senso di quanto accaduto.
Mia figlia piccola aveva una compagna di studi con la quale era rimasta in contatto anche dopo la maturità e una sera questa ragazza è venuta a cena a casa nostra, su strana insistenza di nostra figlia perché era già tanto tempo che non si vedevano, tranne qualche messaggio con cui lei la teneva informata sullo stato di salute del fratellino di 7 anni, affetto da una forma aggressiva ma curabile di leucemia.
Avevamo capito che era successo qualcosa e infatti questa ragazza, durante la cena, ci confida che lei, la madre e, soprattutto, il fratellino sono da anni vittime di maltrattamenti psicologici e fisici a opera del padre.
E noi, su insistenza di nostra figlia che è riuscita a convincerla, siamo state le prime e uniche persone alle quali trova finalmente la forza di dirlo, visto che il padre aveva costretto la madre a chiudere i contatti con ogni parente e cerchia di amici.
Erano sole, la madre non lavorava e tutti dipendevano da un unico stipendio, quello del padre, che inoltre decideva quando e quanto potessero uscire di casa.
Una storia di abusi familiari come tante, solo che invece di sentirlo in un telegiornale ce le stava raccontando di persona una ragazzina smilza e che sorrideva triste per l'imbarazzo.
E poi ho visto gli occhi di mia figlia, pieni di rabbia e indignazione ma scintillanti anche di qualcos'altro... speranza, anzi, convinzione che noi potessimo aiutarla.
Con un peso enorme nel cuore, le abbiamo allora parlato tutta la sera, l'abbiamo consolata, consigliata e spronata a fare quello che la madre non aveva più la forza di fare: denunciare ai carabinieri e rivolgersi a un centro antiviolenza.
E mentre lei piangeva lacrime di gioia per aver finalmente trovato qualcuno con cui aprirsi, le arriva un messaggio wathsapp sul telefono con una foto.
Una foto da suo fratello.
Che si era fotografato il naso.
Rotto e sanguinante.
E il messaggio sotto diceva 'Papà ha picchiato la mamma e poi me. E poi se n'è andato'.
Un bambino di 7 anni con la leucemia che deve andare a fare la chemio due volte a settimana.
A vederlo scritto pare assurdo pure a me, una di quelle brutte sceneggiature per una fiction rai in prima serata ma il fatto era che stava succedendo di fronte ai nostri occhi e non so come io sia riuscito a non prendere una delle mie asce appese al muro per andare schiantarlo in due come un ceppo marcio.
Lei, però, non si scompone più di tanto e ci dice 'Adesso vado. Ci penso io' con un tono che nascondeva stanchezza e abitudine... ma forse anche qualcos'altro di nuovo.
Vent'anni anni e ci pensava lei, quando noi - cinquantenni - eravamo solo riusciti a dire delle belle parole, tutto sommato inutili.
Prende ed esce, con noi che le andiamo dietro urlandole di chiamare subito i carabinieri e cercando di andare assieme ma lei sembra essere molto decisa, finché le luci posteriori della sua macchina non scompaiono nella notte.
Minuti, decine di minuti e poi ore ad aspettare notizie, senza conoscere il suo indirizzo e senza sapere dove mandare qualcuno a controllare.
Poi squilla il telefono. È lei. Ci racconta che quando è arrivata a casa ha subito controllato che non ci fosse la macchina del padre, è entrata e ha chiuso la porta da dentro lasciandoci le chiavi sopra. E quando il padre, ore dopo, ha provato a entrare e, non riuscendoci, ha cominciato a dare in escandescenze, ha chiamato i carabinieri dicendo loro che aveva picchiato la madre e il fratello.
Carabinieri che, ovviamente, lo hanno beccato mentre prendeva a calci la porta di un appartamento con dentro una donna e un bambino sanguinanti per le botte ricevute.
Nonostante tutto, quella notte non siamo riusciti a dormire.
Il giorno dopo mi arriva un audio su whatsapp (le avevo dato il mio numero per emergenza) e per quanto forse avrei potuto postarvelo qua per farvelo ascoltare, preferisco trascrivervelo
'Ciao, sono E. Ti volevo dire che ieri sera siamo stati al pronto soccorso e io ho insisitito con i medici che facessero tutte le foto a mamma e L. e che poi chiamassero la polizia che c'è dentro. L. è stato coraggioso e ha raccontato tutto, poi anche mia mamma ha trovato il coraggio di parlare. Ora stiamo andando al centro antiviolenza di Parma così ci aiutano con gli avvocati e magari ci trovano anche un altro posto dove andare. Io vi volevo ringraziare perché per la prima volta in vita mia mi sono sentita in una famiglia vera che capiva il mio dolore e la mia paura e con voi ho trovato la forza di parlare. Grazie di essere così meravigliosi'
Io ogni tanto ascolto quell'audio e poi le telefono per sapere come va. Lo ascolto perché, vedete, non mi sembrava che avessimo fatto chissà che cosa ma il tono della sua voce diceva tutto il contrario.
E allora mi sono ricordato di quella vecchia storia del ragazzino con la gamba rotta al quale ho fatto compagnia mentre aspettavamo l'elisoccorso e di come i genitori, mesi dopo, mi hanno riconosciuto in mezzo alla folla e mi sono venuti ad abbracciare come se gliel'avessi riattaccata, quando io mi ero limitato solo a rassicurarlo in attesa dei soccorsi.
Però ero al posto giusto al momento giusto.
Quel posto e quel momento, però, che non sono e non accadono mai a caso alla persona che sa cosa sia la sofferenza.
Se questo mondo non vi ha reso cattivi - e se siete arrivati a leggere fin qua non solo non siete cattivi ma anzi molto pazienti - allora avrete capito che il posto giusto al momento giusto è quello in cui siete ora, nello stesso frammento di tempo in cui decidete di spostare gli occhi dal centro del vostro dolore personale alla consapevolezza di quello degli altri.
Come non mi stancherò mai di dire, una mano protesa salva tanto chi la stringe quanto chi la tende.
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Davvero invidio chi riesce a scendere dalla barca dei simuel perché io mi sto solo disperando.
Tra l'altro più tempo passa più i mimmone non mi piacciono. Simone è mio figlio, Mimmo mi piace, ma insieme non riesco a vederli. La loro storia è sempre di più una copia fatta male della trama della prima stagione per Manuel e Simone. Accetterò queste scopiazzature solo se non sono una coincidenza e Simone arriverà a capire che cercava in Mimmo quello che ha avuto con Manuel, perché altrimenti è una presa in giro. Perché se le scopiazzature sono nate per farci dire "oh la coppia che ci piaceva nella stagione 1 faceva le stesse cose, allora ci piace anche questa coppia nuova" vi assicuro che non funziona, anzi mi renderebbero i mimmone solo più indigesti. E se chi segue la serie occasionalmente o l'ha vista solo una volta potrebbe non farci caso (anzi, mi rendo conto che tanti che shippano i mimmone la prima stagione non l'hanno vista, quindi ci sta che non capiscano tanti nostri ragionamenti), noi che siamo così affezionati ai personaggi e alla storia e in 2 anni abbiamo fatto 1000 rewatch lo notiamo eccome e se tutto non avrà un senso darà solo fastidio. Tra l'altro ulteriore motivo per cui non mi piacciono i mimmone è che Simone sta perdendo parte della sua personalità e rilevanza, pare ridotto a un cagnolino su cui Mimmo scarica i suoi problemi e che coinvolge in prima persona nei suoi giri loschi dopo avergli già fatto prendere una sospensione per l'aggressione a Ernesto (non con cattiveria e capisco che ha paura, ma comunque non è una cosa sana e anzi è pericolosissimo e non da romanticizzare), invece con Manuel era diverso perché Simone era sì un sottone, ma allo stesso tempo litigavano, facevano pace, costruivano un rapporto di fiducia e amore passo dopo passo e soprattutto erano entrambi sullo stesso piano anche narrativamente parlando. Certo, ogni tanto Simone accompagnava Manuel quando lui aveva da fare i suoi impicci, ma Manuel non ha MAI permesso che si esponesse e che venisse coinvolto direttamente (quando è successo è perché Simone ha fatto tutto da solo, senza che Manuel lo sapesse e quando quest'ultimo l'ha scoperto ha fatto di tutto per fermarlo).
Forse siamo esagerati, ma per molti di noi questa fiction è stata una luce in un periodo buio ed è normale che ci teniamo. Inoltre avere i Simuel non significa solo avere Manuel e Simone insieme, ma anche una rappresentazione della bisessualità che ora pare essere stata completamente accantonata.
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https://jacobinitalia.it/berlinguer-la-grande-rinuncia/?sfnsn=scwspmo
Berlinguer, la grande rinuncia
Giulio Calella
11 Novembre 2024
Il film di Andrea Segre sul segretario comunista cede alla nostalgia e cerca di rappresentare il compromesso storico come una grande ambizione. Mentre l’eredità di quegli anni andrebbe interrogata in modo radicale
«Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona» cantava Giorgio Gaber all’indomani dello scioglimento del Pci nel 1991, elencando con ironia, e autoironia, i tic e le contraddizioni di chi per decenni in Italia si è definito «comunista».
Guardando Berlinguer. La grande ambizione, il film di Andrea Segre interpretato dallo strepitoso Elio Germano, si ha l’impressione che più di trent’anni dopo lo scioglimento del Pci, e a quarant’anni dalla morte del segretario comunista, non si riesca ancora a procedere più in là di quella rivendicazione. E che questa sia rimasta nella testa non solo dei suoi legittimi eredi (oggi maggioritariamente nel Partito democratico), ma anche di chi – come Segre e Germano – ha un’esperienza politica e una produzione culturale ben più di sinistra. «Berlinguer era una brava persona», un assunto che sembra poterne giustificare ogni scelta politica, anche quelle che hanno influenzato l’involuzione successiva della sinistra italiana.
La grande nostalgia
La beatificazione sembra il destino del segretario comunista fin dal giorno del suo enorme funerale, mostrato con le immagini d’archivio in coda al film. Andrea Segre ed Elio Germano però, in ogni presentazione della pellicola, sottolineano che il loro intento non è santificare Berlinguer ma mostrare l’attualità politica del suo messaggio.
La volontà di non cedere a un’eccessiva retorica sul personaggio è in effetti evidente, portata avanti anche a costo di fare un film meno coinvolgente di quel che avrebbe potuto essere. Gli sceneggiatori e gli attori hanno fatto una rigorosa ricerca storica, attenendosi in gran parte a discorsi e dialoghi effettivamente avvenuti e documentati, alternando anche le scene di finzione con immagini di archivio. Del resto Andrea Segre è soprattutto un bravissimo autore di documentari, e anche La grande ambizione, pur essendo fiction, procede in modo quasi documentaristico.
Va anche riconosciuto al film di Segre il coraggio di affrontare proprio gli anni in cui Berlinguer ha teorizzato e provato a praticare il «compromesso storico» con la Democrazia cristiana. Si concentra su cinque anni della sua vita, quelli che vanno dal colpo di Stato in Cile del 1973 al sequestro di Aldo Moro del 1978, senza indugiare nel racconto della sua formazione politica giovanile in Sardegna, e senza nemmeno citare gli ultimi anni della sua vita politica quando, dopo il fallimento del compromesso storico, si ritrova nel 1980 davanti ai cancelli della Fiat a fianco degli operai in sciopero per 35 giorni, o quando pone la «questione morale» alla politica italiana diventando il nemico politico numero uno di Bettino Craxi e del Partito socialista italiano. Eventi, questi ultimi, che hanno reso Berlinguer davvero amato, ma che a guardar bene ne definiscono meno la cifra e soprattutto l’eredità politica.
Il film però comunica senza dubbio una grande nostalgia. La nostalgia per un tempo che Segre e Germano non hanno mai vissuto, visto che nel 1984, quando Berlinguer morì, erano due bambini di 8 e 4 anni.
Che il sentimento nostalgico possa essere utile alla ricostruzione politica della sinistra, e non solo un esercizio consolatorio, è discutibile. È però comprensibile lo sguardo malinconico verso un tempo di grandi passioni politiche, di milioni di persone in piazza e alle Feste dell’Unità, di dirigenti con una solida formazione culturale e dei vincoli sociali incomparabili all’attuale teatrino della politica-spettacolo sganciata da qualsiasi spazio di partecipazione della società.
Il problema è che, con questa carica di nostalgia, la pellicola non riesce a sfuggire alla santificazione. Fin dalla scelta del titolo: presentare il compromesso storico come una «grande ambizione».
La grande rinuncia
«Secondo me se Andrea Segre ed Elio Germano avessero avuto vent’anni nel 1973, avrebbero odiato il compromesso storico», ha esordito in mondo provocatorio Nanni Moretti alla presentazione romana del film al Nuovo Sacher.
Il film inizia con le immagini del colpo di Stato orchestrato da Henry Kissinger in Cile con cui viene spazzato via il governo socialdemocratico di Salvador Allende che, dopo aver vinto le elezioni, stava portando avanti concrete riforme sociali. Da quel momento Berlinguer esplicita una strategia che era in realtà in elaborazione già da qualche anno: non solo non è possibile nessuna rivoluzione socialista in Italia, ma non è nemmeno pensabile nessuna alternativa politica di governo.
Nonostante le attese generate dall’enorme crescita elettorale del partito e dalle conquiste dei movimenti sociali nell’onda lunga post-Sessantotto, la via democratica al socialismo che propone Berlinguer è a dir poco tortuosa e contraddittoria: non si può governare nemmeno se una coalizione delle sinistre dovesse raggiungere il 51% dei consensi perché si rischierebbe un colpo di Stato orchestrato dagli Stati uniti e reso possibile in Italia da una potenziale alleanza tra la destra democristiana e i neofascisti. E per evitarlo bisogna accettare proprio l’ombrello statunitense della Nato e sostenere un governo guidato proprio dal massimo esponente della destra democristiana: Giulio Andreotti.
Nel film, pur di far apparire Enrico Berlinguer senza macchie, si finisce per sminuirlo nelle poche scene che non potevano essere documentate storicamente: quelle degli incontri riservati con Moro e lo stesso Andreotti. In questi colloqui Berlinguer appare un ingenuo, convinto che la sua linea sia l’unica possibile per mantenere un regime democratico in Italia, ma sostanzialmente preso in giro dai ben più scafati dirigenti democristiani che non concedono nulla in cambio della «non sfiducia» del Pci che permette al Governo Andreotti di stare in piedi. Nulla se non l’inutile presidenza della Camera a Pietro Ingrao.
Ma anche di fronte alla composizione dei ministri e alle concrete politiche di quel governo (che tra l’altro blocca il meccanismo della Scala mobile per adeguare i salari all’inflazione, abolisce ben 7 festività e aumenta l’Iva) Berlinguer persevera nella linea del compromesso. Bisogna rinunciare non solo al socialismo, non solo all’alternativa politica tramite democratiche elezioni, non solo alla difesa degli interessi di lavoratrici e lavoratori ma persino all’opposizione alla peggiore destra democristiana che flirta coi neofascisti. Tutto pur di salvare la democrazia.
A guardar bene è una rinuncia che poi diventerà una ricorrenza per la sinistra dei successivi cinquant’anni.
La grande delusione
A questa rinuncia seguì una grande delusione. Non solo nel movimento studentesco che scoppiò nel 1977 o nella sinistra extraparlamentare. Gran parte del mondo operaio e comunista fu completamente disorientato da questa linea, come mostrò proprio nel 1977 il capolavoro cinematografico di Giuseppe Bertolucci e Roberto Benigni, Berlinguer ti voglio bene, film spesso citato ma in realtà poco visto e soprattutto poco compreso.
Dopo la vittoria nel referendum sul divorzio nel 1974 e la crescita alle elezioni amministrative del 1975, non era più un tabù sognare il sorpasso sulla Dc nelle elezioni politiche del 1976. Il sorpasso poi per poco non ci fu, ma il Pci raggiunse il suo massimo storico in voti assoluti: 12 milioni e 600 mila. Anche il contesto europeo era promettente: nel 1974 c’è la rivoluzione dei garofani in Portogallo, nel 1975 finisce il franchismo in Spagna, nel Regno Unito governano i laburisti, in Germania sono al governo i socialdemocratici, in Francia cresce il cartello elettorale che tiene insieme socialisti e comunisti e che qualche anno dopo eleggerà presidente François Mitterand. La scelta di escludere a priori qualsiasi possibilità di governo di coalizione delle sinistre – che a prescindere dalle possibilità di riuscita avrebbe dato una prospettiva politica ai dieci anni di movimenti del nostro paese – produsse una delusione molto diffusa. Specie quando il Pci finì per sostenere il governo Andreotti. Tanto che nelle successive elezioni politiche del 1979 il Pci perse un milione e cinquecentomila voti, e non tornò mai più ai livelli di consenso del ��76 (tranne la fiammata alle europee del 1984 segnate drammaticamente proprio dalla morte di Berlinguer).
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Fan fiction sul personaggio di Alastor di Hazbin Hotel .
La storia inizia all'Inferno: attraverso una serie di flashback che si susseguono come interferenze radio nella mente di Alastor.
L'ho scritta per fare luce sul suo passato e sul perchè abbia perso il senno e sia finito all'inferno.
Radio Frequencies
Il pugno aveva mandato in frantumi lo specchio: mille schegge di vetro erano esplose sul pavimento. La pelle del guanto si era lacerata ed il sangue nerastro colava lungo la mano. Le tenebre della stanza permeavano ogni angolo, accalcate simili ad una folla soffocante. Sciolse la stretta della mano e ticchettò con la punta rossa delle dita guantate i profili in frantumi dello specchio ancora appeso alla parete.
Il dolore era piacere, amava vederlo pervadere le sue vittime poteva sentirlo, ma questa volta scivolava in lui lungo le nocche fino al braccio, la cosa lo contrariava: si chiese come poteva aver perso il controllo .
Si appoggiò alla parete con l'avambraccio, mentre con l'altra mano continuava ad accarezzare morbosamente quello che restava dello specchio: tamburellava lento poi frenetico, in modo incontrollato. Tra le schegge osservò il flash rosso sangue del suo sguardo, in quella tenebra nera come pece vacillava come un neon.
Sentì nuovamente quella fitta alla testa, come una sintonizzazione radio sovrapposta, un'interferenza direttamente sparata nel cervello, strinse i denti in un sorriso folle: non amava perdere il controllo del suo show.
La fitta alla testa divenne insopportabile, si piegò all'indietro fino a sfiorare il pavimento, strinse gli artigli alla testa, si sarebbe cavato il cervello dal cranio AH AH AH
Davanti agli occhi le interferenze sfarfallavano come onde radio multicolore, un carosello di immagini senza senso, stava perdendo la sua mente, dannazione, era come se qualcosa si stesse frammentando dentro la sua testa.
Spostò nuovamente lo sguardo verso il suo riflesso su una delle schegge dello specchio, la luce dei suoi occhi rossi dalla pupilla a valvola erano spariti.
Un'altro sfarfallio, un'altra interferenza e per un attimo un uomo dai capelli castani e gli occhiali gli rimandò lo sguardo dalla superficie riflettente.
"Tutto sotto controllo" si disse, aveva controllo su tutte le sue piccole pedine, sulle sue vittime, le sue adorate prede, era all'Inferno, era il suo territorio di caccia, ma in quel momento si senti disorientato e non era......piacevole.
Riportò alla memoria tutti i volti di chi aveva ucciso: il mortale nel riflesso non era nessuna delle sue vittime, nessuno dei demoni della sua lunga lista di "signori supremi".
Un'altra fitta, più intensa di quelle precedenti stavolta non avrebbe retto, le comunicazioni si interruppero definitivamente su brusio piatto
NO SIGNAL brrzt brzzt...
Quando il segnale radio si fu risintonizzato era in ginocchio sull'erba umida, sulle lenti degli occhiali crepate in più punti gocciolava del sangue rosso ( rosso?), il dolore era insopportabile, ma si cavò a forza in gola le urla e strinse i denti fino a sentirli stridere.
"Allora stronzetto con il pedigree, la mettiamo una bella firmetta?"
Due scagnozzi lo tenevano per le braccia mentre quello più grosso che lo aveva pestato fino a quel momento, gli sventolava davanti un foglio scritto a macchina ed una penna ad inchiostro.
Lo guardò da sotto gli occhiali con un misto di sufficienza e divertimento, il sangue gli annebbiava la vista con una velata nebbia solferina.
"Pretenzioso chiedere una firma da chi non sa neppure graffiare il foglio con una X" la ginocchiata allo stomaco arrivò senza preavviso, il fiato gli si spezzò in gola, ma non aspettò neppure di riprendersi del tutto dal colpo
" Il mio programma non è in vendita, non vi cederò i diritti! E' stato un vero piacere verbalizzare con voi Signori" la voce spezzata dalle percosse era roca ma sicura, non chiara e sensoriale come quando era alla radio.
Quello più grosso sbuffò con disappunto, ripose il foglio e la penna nella valigetta di pelle, si schiarì la voce in modo che potesse sentirlo chiaramente e si avvicinò minaccioso alla faccia del conduttore radiofonico
"Ascoltami bene, tu pensi di essere una star, ma l'unica cosa che sai fare è creare rogne a chi non dovresti"
lo prese per il colletto della camicia ed inizio a stringere
"A breve ci saranno le elezioni e tu sei una spina nel fianco"
strinse ancora, l'aria iniziava a passare a fatica attraverso l'esofago.
" Il tuo programma deve terminare o qualcuno ci lascerà le penne!"
Strinse ancora ed ancora: non riusciva neppure a deglutire, iniziò a tossire tentando di cacciare dentro un pò d'aria.
La trasmissione sfarfallò davanti ai suoi occhi, sentiva nelle orecchie il gracchiare delle frequenze, ci fu un altro black out.
Un brusio indistinto, un lungo fischio ed il suono esplose dolorosamente nelle sue orecchie, un nuovo canale si era sintonizzato: in lontananza c'erano fumo ed urla, la torre della stazione radio era in fiamme, i vigili del fuoco cercavano di spegnere l'incendio, ma pezzo dopo pezzo la struttura stava crollando.
Corse verso tutto ciò che aveva: il suo programma radiofonico, la sua verità per la società... Venne fermato da una stretta inopponibile: Husk lo teneva stretto per il braccio, lo guardava muto con un misto di rassegnazione e comprensione.
"Lasciami andare ubriacone da strapazzo!"
Husk lo guardò torvo:"Non c'è più niente da fare, ti ammazzerai se ti butti lì dentro"
"Tu non capisci, c'è tutto il mio lavoro lì dentro! Tutte le prove! Tutto!"
Ci fu un crepitio poi un lungo suono metallico, la torre venne giù franando tra le fiamme.
Gli occhi dorati del conduttore erano sgranati, completamente inespressivi, si afflosciò a terra, strinse la polvere della strada con le dita esili fino a farsi sanguinare le unghie.
Tutto il suo mondo era sprofondato.
Husk gli posò la giacca sulle spalle per nasconderlo alla vista dei curiosi che sembravano averlo riconosciuto e lo rimise in piedi.
Si allontanarono tenendosi a debita distanza dalla folla.
Teneva con entrambe le mani i lembi della giacca sulle spalle,gli occhiali ancora chiazzati di sangue dopo il pestaggio.
"Non è finita qui, non mi arrenderò! La verità verrà a galla, contano di avermi tappato la bocca, ma non mi fermerò. Ci starà giustizia, New Orlean merita di conoscere la verità su quel pezzo di merda. "
Riorganizzò i pensieri: avrebbe dovuto ricostruire il suo studio da zero, raccogliere nuovamente tutto il materiale delle indagini e realizzare tutto prima delle elezioni.
Stava per girarsi verso Husk, ma di colpo tutto divenne nero, il canale era saltato di nuovo, uno pezzo jazz gracchiava in sottofondo, poi silenzio, qualche brusio.......
Fu colpito da una luce bianca abbagliante ed era di nuovo in onda.
Gli occhi erano doloranti per la luce improvvisa, pian piano passarono dalla sfocatura a rendere nitidi i contorni dell'ambiente, cercò gli occhiali sul comodino, li infilò e si diede uno sguardo intorno: si trovava presumibilmente in un ricovero all'interno di un ospedale, altri lettini erano posti in sequenza per la stanza: lenzuola bianche e coperte verde tenue.
Aveva la testa che gli scoppiava, si guardò le mani: la pelle pallida e tirata delle dita gli suggerì che doveva essere ricoverato da un pò.
Chiuse gli occhi e si rimise a letto cercando di ricordare come si trovasse in quel luogo.
Sentì il personale dell'ospedale muoversi tra i ricoverati, poco distante la sua attenzione fu catturata da due infermiere che parlottavano tra loro bisbigliando:
"Davvero una tragedia"
"Io seguivo sempre il suo programma, riusciva a rapirti con le sue storie di cronaca" disse una delle due.
"Dopo l'incidente della torre radio, aveva ripreso il programma in un nuovo studio, si dice che abbia pestato i piedi a chi non doveva" confessò l'altra
"Certo! A quel farabutto che ha perso le elezioni, grazie al suo programma radiofonico lo hanno arrestato!"
"Ma ne è valsa la pena? La sua carriera è rovinata! Non potrà più condurre il programma alla radio" la voce dell'infermiera era amareggiata
"Cosa hanno detto i medici?"
"E' fortunato se potrà tornare a parlare, gli hanno bruciato la gola con l'acido" sussurrò l'altra tenendo il palmo della mano alzato accanto alla bocca in segno di confidenza.
Fu percorso da un brivido, lo shock lo aveva paralizzato: non parlavano di lui, non potevano, non poteva essere..
Provò a parlare, ma la gola era bloccata, si sforzò di urlare per richiamare l'attenzione dell'infermiera, ma nulla era completamente afono, riuscì ad emettere solo un sibilo rantolante.
Si tirò a sedere e si tastò la gola, appena le dita strinsero leggermente un dolore lancinante lo percorse.
Sentì montare la disperazione: la sua voce! Strinse i pugni, la rabbia stava esplodendo dentro di lui come non l'aveva mai sentita in vita sua, avrebbe voluto spaccare tutto.
Ogni cosa che aveva costruito in quegli anni: la sua carriera, la sua passione, il suo programma, erano tutta la sua vita!
Per la prima volta si sentì sprofondare in un baratro senza ritorno.
Lo sguardo sotto gli occhiali era febbricitante: neppure la crisi del 1929 lo aveva stroncato, ma adesso? Non gli restava più niente.
Il bicchiere sul comodino era così invitante, luccicava ai leggeri raggi del sole. non si accorse neppure di averlo preso, fu un istante ed il bicchiere era andò in frantumi, come la sua vita. Mentre stringeva le schegge nella mano rivide la sua stazione radio in fiamme, ripercorse tutte le difficoltà che aveva dovuto affrontare per mettere in piedi il suo programma, tutte le volte che avevano tentato di tappargli la bocca, il volto orgoglioso di sua madre quando aveva iniziato a lavorare in radio.
Le dita si mossero da sole lasciando scivolare via tutte le schegge di vetro, trattennero solo quella più lunga, il suo sguardo era piantato nel vuoto, le pupille strette in una fessura.
Il frammento di vetro si fece largo affondando nel sottile strato di pelle dell'avambraccio, poi più in profondità fino alla carne, come se non percepisse dolore, tagliuzzava freneticamente, il sangue schizzò ovunque, sulle lenzuola immacolate, sul profilo metallico del letto.
Urla lontane lo raggiunsero, era tutto ovattato nella sua testa, qualcuno prese a scuoterlo per le spalle, una mano stava provando a togliergli il frammento di vetro dalla mano.
Davanti ai suoi occhi un'infermiera terrorizzata gli gridava qualcosa, non riusciva a capirla, accorsero i medici, i volti contratti dalla preoccupazione tenevano in mano delle cinghie di cuoio ed una siringa.
L'infermiera si era allontanata, aveva il volto e le mani sporche di sangue e continuava ad urlare. I medici lo bloccarono, uno di loro si avvicinò al suo collo tenendo la siringa: non sentì nulla, non sentiva più niente già da un pò..
Lo legarono al letto con le cinghie, le guardò strette al suo corpo e lungo le braccia, lo sguardo si posò sugli avambracci:erano un miscuglio indistinto di sangue e carne.
Si chiese di chi fossero quelle braccia...
Poi il ronzio disturbato di una comunicazione radio si frappose tra i suoi pensieri, le frequenze saltarono nuovamente in un brusio frastornante, le tenebre erano un sudario, in quel vuoto sinistro si fecero largo due occhi rossi come l'inferno, erano due fanali inquietanti che lo scrutavano e sorridevano
Li vide per un breve istante, poi sparirono, qualche distorsione radio e la trasmissione riprese, era nuovamente ON AIR.
Si lasciò cadere con slancio sulla sedia facendola girare su se stessa per spostarsi alla console, fece scivolare le agili dita sulla valvola del volume e con l'indice slittò la levetta della diretta verso l'alto, strinse tra le mani il microfono a condensatore: un gentile omaggio della Bell Labs in anteprima, non molti studi potevano vantarne uno, ma nulla gli era precluso, non più...
Accarezzò il microfono con eleganza e lasciò scivolare la voce al suo interno
" Salve carissimi per il vostro intrattenimento è un piacere ritrovarvi qui all'Hazbin Show" il timbro era caldo ed inebriante, si perse nel suo suono, le belle parole fluivano. Aveva un indice di ascolti come non se n'era mai visto a New Orleans, il format era assoluto e non lasciava spazio ad altri concorrenti, ma non era solo questo, da quando dopo un brutto incidente aveva perso la voce per alcuni anni il famoso conduttore era sparito dalla piazza, ma tre anni dopo era misteriosamente riapparso dal nulla, con la sua voce inconfondibile che appassionava alla cronaca gentiluomini e faceva sospirare le signore. Ma c'era qualcosa di più chi lo ascoltava restava ipnotizzato dal suo timbro, quella tonalità resa leggermente bassa aveva assunto una sfumatura sinistra ed irriverente, consciamente nessuno ci aveva fatto caso e gli ascoltatori venivano irretiti come da un incantesimo, sedotti e legati al suo programma radiofonico. In città il tasso di omicidi era spaventosamente aumentato e la trasmissione era schizzata alle stelle.
Si alzò dalla sedia tenendo tra le mani il microfono da postazione, arrotolò il cavo di alimentazione attorno all'indice
"Oggi voglio solleticare la vostra attenzione con un nuovo caso"
danzò nello studio con rapidi passi di swing facendosi largo tra i cadaveri sul pavimento.
"C'è un nuovo assassino in città"
con un passetto di danza qua ed uno là fece attenzione a non macchiare le derby col sangue, saltellò oltre le braccia senza vita di una vittima.
"Sembra proprio che le autorità non sappiano che pesci prendere! Ahi Ahi molto male, abbiamo un cannibale e pluriomicida a piede libero, la polizia dovrebbe impegnarsi seriamente" canzonò sorridendo da un orecchio all'altro inclinandosi sul microfono.
Normalmente un programma radiofonico del genere sarebbe stato chiuso: deliberatamente provocatorio verso il potere costituito e alle prese con tematiche scomode di cronaca nera trattate con tanta disinvoltura, eppure il pubblico nel momento stesso in cui accendeva la radio era come rapito, l'oscuro umorismo del conduttore era diventato il suo marchio di fabbrica e per qualche oscura ragione il pubblico lo adorava.
La sintonizzazione iniziò a vacillare, il suo campo visivo fu interrotto nuovamente da onde radio orizzontali ad intermittenza, le frequenze sfrigolavano nel suo cervello in modo insopportabile: la trasmissione si stava rimodulando fino a stabilizzarsi sul suo ultimo canale.
Quando si riprese aveva le braccia immerse fino ai gomiti nel sangue: la vasca ne era piena , il tanfo alcalino dei liquidi organici era nauseante.
Alle sue spalle incombeva un'ombra tremolante: era in attesa, un'attesa famelica e malata, i suoi occhi scarlatti come fanali lo fissavano con impazienza, come un predatore fissa la sua preda messa all'angolo:
"Oh Caro, è il momento di concludere il nostro patto" il tono era mellifluo ed inquietante.
Quella presenza era Male puro, il conduttore non sapeva come era arrivato a quel punto, ma iniziava a capire: aveva stretto un accordo con quell'Ombra, l'aveva vista sgusciare dalla sua mente quel giorno in ospedale, tra le crepe della disperazione e della rabbia, lo scrutava con quei suoi occhi sulfurei. Poi un giorno aveva parlato: "un patto lo chiamava", la sua anima in cambio di tutto ciò che aveva perso ed il potere di piegare l'attenzione del pubblico a suo piacimento.
Pensò che era diventato pazzo a parlare con un ombra partorita dalla sua mente, ma avrebbe barattato qualunque cosa pur di vendicarsi per ciò che gli avevano tolto e riavere la sua voce, strinse l'accordo senza pensarci due volte.
Non avrebbe mai immaginato cosa poteva comportare: un piccolo passo alla volta quella voce oscura si insinuò nei suoi pensieri, l'ombra aveva fame e non bastava mai: all'inizio erano piccole stranezze come ridere davanti ad una sciagura altrui o mangiare carne cruda, ma poi le cose cominciarono a sfuggire al suo controllo quando iniziò a desiderare di infliggere dolore agli altri e nutrirsene. Più di una volta il pensiero di uccidere chi casualmente lo intralciava lo aveva sedotto, si era sempre trattenuto, ma stava perdendo man mano il controllo scivolando in quel baratro nel quale si era cacciato da solo.
Ed ora si trovava lì, non ricordava come ci era arrivato e cosa stava facendo davanti a quella vasca.
L'Entità doveva aver percepito il suo disorientamento, alle sue spalle sentì la sua presenza sovrastarlo gli enormi occhi cremisi si avvicinarono al suo orecchio:
"La parte della donzella disorientata non ti si addice " sussurrò divertito
"Hai fatto un ottimo lavoro, adesso mangia"
Senza che potesse rendersene conto le braccia si mossero da sole tremando, emersero dal pantano di sangue rivelando il coltello che aveva nella mano.
Cosa aveva fatto?
La mano prese a tremargli, la presa vacillò e si allentò, il coltello cadde nuovamente nella polla rossa.
Il conduttore radiofonico alzò lo sguardo sulla sua vittima: capelli corvini, una donna ormai matura ma dai lineamenti raffinati.
Gli occhi gli si riempirono di lacrime
"Non posso" la voce era inudibile e gracchiante, l'acido l'aveva resa irriconoscibile.
"A questo punto credo tu non abbia scelta" canticchiò l'Ombra scoprendo un sorriso affilato.
Mosse una mano fatta di tenebra e nell'aria apparvero dei vèvè* incandescenti: dal nulla una catena della stessa energia si strinse al collo ed ai polsi dello speaker.
Ci fu un breve silenzio i simboli galleggiavano a mezz'aria nell'oscurità, il senso di oppressione era palpabile, i fanali scarlatti dell' Ombra si spalancarono pronti a divorare la loro preda:
"ED ORA MANGIA!"
Quelle catene impalpabili lo tenevano soggiogato, erano terribilmente pesanti, provò ad opporsi con tutte le forze che aveva in corpo, ma oramai non aveva più controllo sui suoi movimenti.
Da dietro gli occhiali mise a fuoco il viso della vittima che giaceva nella vasca, sgranò gli occhi in preda al terrore: davanti a lui sua madre era ormai priva di vita.
La sua sanità mentale andò in pezzi: l'unico affetto che aveva mai avuto, la sua famiglia, l'unica che nel 29 nonostante la crisi aveva creduto nel suo progetto alla radio.
Il viso della donna era coperto di capelli, il corpo esangue giaceva in una posa scomposta all'interno della vasca di porcellana.
Il giogo a cui era incatenato gli sollevò la mano, il sangue colò lungo i bordi bianchi della vasca rigandola di rosso.
Avvicinò il palmo al petto di sua madre, leggermente a sinistra: lentamente le dita si fecero largo con le unghie nella carne attraverso lo squarcio che aveva aperto con il coltello, in profondità, fino a stringerle il cuore.
La sua mente collassò
Le lacrime bruciavano.
Urlò ma le corde vocali ormai bruciate non risposero.
La mano si strinse e tirò forte, si sentì un rumore viscido e sordo di ossa frantumate, avvicinò alle labbra il cuore di sua madre.
Vide quella scena come proiettata lentamente su una pellicola in bianco e nero, come se fosse lo spettatore di quell'orrore. Doveva vomitare, scappare, abbracciare sua madre e rimettere tutto a posto.
Sentì i denti affondare nella carne cruda, umida, il sapore ferroso del sangue si appiccicava alla lingua.
Provò un conato di vomito.
Poi si ritrovò a leccarsi le dita con gusto.
L'ultima parte sana della sua anima urlò. Era andata
Le urla arrivarono alla gola, questa volta spinse fuori tutto il suo dolore, erano così strazianti e forti che gli squassarono il petto.
"Ora il patto è concluso, goditi la tua voce e.... tutto il resto"
l'Ombra fece un gesto plateale verso il macabro banchetto che stava consumando e poi svanì alle sue spalle schioccando le dita.
Adesso erano una cosa sola.
Alastor alzò la mano viscida di sangue e si accomodò gli occhiali sul naso, un bagliore rosso balenò nei suoi occhi, il suo viso era piegato in un sorriso innaturale.
" Non si è mai completamente vestiti senza un sorriso"
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Ciao Ross, secondo te i dialoghi di Gomorra rispecchiano abbastanza il dialetto napoletano? Personalmente ci trovo un po'di italianizzazione nei termini usati e nella costruzione delle frasi.
Ma perché a me questa domanda? Lol Manco fossi una ricercatrice in linguistica napoletana o avessi un blog incentrato su Napoli e la sua lingua/cultura... non che mi dispiaccia, sia chiaro, solo che mi fa strano 😅
Per rispondere alla domanda, te ne devo fare una io: sei parlante di napoletano o delle sue varianti?
Ad ogni modo, io penso che sia abbastanza realistico. Il napoletano è una lingua a sé stante, ma comunque non dimentichiamoci che convive con l'italiano ormai da tantissimo, per cui è normale che si faccia un mix. Anzi, ti dirò, il napoletano (così come le altre lingue regionali) sta soffrendo molto e più passa il tempo più viene soppiantato dall'italiano (questo per ragioni storiche-culturali: infatti, chi parla napoletano stretto viene percepito spesso come 'cafone' oppure come qualcuno che non ha raggiunto un livello di istruzione minimo).
Pure io (come tutti) quando parlo napoletano allo stesso tempo ci sono sempre dentro un sacco di parole italiane e ci sono tantissime parole dette dai miei nonni che non ho mai sentito e di cui non so il significato.
Se da parlante di napoletano ti fa questa impressione, può anche darsi che sia perché comunque stiamo parlando di fiction. Nel senso che, i toni o le frasi hanno spesso quella punta di 'artefatto' che nella realtà non si evince... anche nelle fiction in italiano, ovviamente.
Però, ecco, tutto sommato, io Gomorra lo trovo abbastanza realistico nel linguaggio usato.
#ask#Gomorra#napoletano#linguistica#lingua napoletana#anzi a volte mi pare quasi che parlino troppo napoletano lol
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Più che autunno.
Mentre leggo che in Italia e in altre parti dell'Europa sembra ancora estate qua (sempre Estonia) sembra che il passaggio di stagione sia più tra l'autunno e l'inverno che tra l'estate e l'autunno, per esempio ieri ha piovuto tutto il giorno, mentre oggi la temperatura è scesa sotto i 10 gradi, un altro mondo in tutti i sensi, anche se a me piace definire questo piccolo scorcio di terra i confini del mondo, non solo perché siamo appiccicati al cattivone di turno ma proprio perché è un posto fuori da ogni regola europea, ma non è questo il punto del post. Ieri ho visto un video del prof Saudino che parlava di manganellate agli studenti, pratiche d'altri tempi, cerco tra le notizie mainstream ma non trovo nulla, ovvio, allora chiedo a G e trovo l'articolo, ma lo scrivo dopo. Infatti le notizie più gettonate sono l'autobus precipitato a Mestre con morti e feriti, mi dispiace naturalmente, ma sappiamo che l'uomo per natura è fallace, cioè che può sbagliare, certo alcuni errori sarebbe anche bene evitarli, ma può capitare. Altra notizia che mi salta all'occhio è che tra Kosovo e Serbia ci sono degli artriti, quando mai, ma che vengono attribuiti a Putin, ah, come i migranti che arrivano era colpa della Wagner? La Germania segue da vicino ed è pronta ad intervenire, gli USA puntano il dito e ordinano "ritirate le truppe o peggio per voi", come per la prima guerra mondiale i balcani ci regalano un motivo per scontrarci? Vedremo. Una notizia che sembra invece preoccupare è quella della situazione ai Campi Flegrei, tutto porta ad una imminente eruzione, che per natura è imprevedibile, ma sembra un pò come quei documentari fiction su Pompei dove viene ripetuto più di una volta che la terra tremava ma che i cittadini non ci facevano caso più di tanto continuando la loro vita come se niente fosse, siamo davanti ad una catastrofe imminente? Probabile, ma sembra che nessuno abbia intenzione di muovere un dito per fare evacuare le persone che vivono in quella zona, allora ve le cercate, cosa aspettano? Qualche notizia più light, qualcuno ha postato su FB l'esibizione di Anna a xfactor, amici catanesi, qualcuno scrivendo 'figlia d'arte', figlia di chi? Guardo l'esibizione e non è niente male, anzi, il brano è simpatico, un pò scorretto nel testo ma ci sta, d'altronde l'arte è così, quindi vado a vedere di chi è figlia, Castiglia è il cognome, allora il primo che mi viene in mente è Peppe Castiglia noto comico catanese, infatti è sua figlia, ma non perché è sua figlia è brava, è brava a prescindere, ma perché andare ad un talent?
Sembra che nonostante le conoscenze oramai sia l'unica strada breve per saltare la fila, sicuramente il talento c'è, ma vedremo più avanti adesso è prematuro. Comunque oggi c'è una notizia che parla del suo testo e viene additato come politicamente scorretto perché nel testo dice che se non ha soldi è colpa degli ebrei, figuriamoci se non si facevano sentire e immediatamente, manco li avesse mandati a fare la 'doccia'. L'arte è provocazione, in ogni forma e in tutte le direzioni possibili, se avesse detto che è colpa delle banche avrebbe fatto meno scalpore perché i banchieri evitano di attirare l'attenzione, anche se sono colpevoli.
Torniamo agli studenti. La violenza genera altra violenza, nell'articolo del Fatto Quotidiano si sentono varie campane politiche, per quelli di sinistra e di centro è un'azione fascista che il governo dovrà spiegare in aula, la faccio breve e posto l'articolo alla fine, mentre per quelli di destra, cioè il governo attuale, è la solita sommossa organizzata dai centri sociali, piccola parentesi la vedo brutta per centri sociali anzi mi sembra strano come non sono andati ancora a farli chiudere fine parentesi, che come sappiamo sono i nemici della democrazia, quelli dei centri ah. Nei due video dell'articolo si vede come, nel primo gli studenti, mi sembrano anche parecchio giovani, siano li davanti al cordono ma non sembra abbiamo fatto lancio di oggetti o urlato slogan contro i poliziotti, ma ad un certo punto si vede in basso a sinistra un tizio che dice "basta hanno rotto i coglioni" e ordina la carica, chi è quello la? Sicuramente un capoccia ma perché invece di parlare con gli studenti li menano? Perché è più facile reprimere, sicuramente un'altra motivazione è perché non è in grado di avere un dialogo, il capoccia, anche lo studente meno studioso lo distruggerebbe a parole :D e poi dai c'è il governo fascista. Nel secondo video si vedono alcuni poliziotti incazzati che menano alla rinfusa, ecco, quelli sono i classici pulotti fasci che non dovrebbero avere una divisa, che godono a menare col loro manganello, filmato ripreso da una manifestante che urla "te la prendi con dei ragazzini". Non penso che c'è da aggiungere altro, l'unica cosa e che non bisogna stupirsi se poi i cittadini iniziano ad odiare le forze dell'ordine, cosa che in qualche modo è come tirarsi la zappa sui piedi perché se ti rubano in casa, esempio, chi chiami? Non di sicuro i ghostbusters. Questo e altre belle sorprese si celano dietro un governo di fanatici di destra, perché a differenza della Germania dove due idioti hanno fatto il saluto romano e sono stati ingabbiati, in Italia se fai il saluto sei premiato, il mondo al contrario. L'articolo
Nota personale, dopo che ieri ho dibattuto il fattore pianista/caffettino con Spock tutto il giorno e ogni tanto anche col diretto interessato (il pianista), quest'ultimo non arriva a capire e non accetta la mia volontà di starmi per i cazzi miei, allora ho pensato che lo piscio, eh si se l'è cercata soprattutto alla frase "Eddai torniamo amici", hai quasi 40 anni non 8, ma che cazzo scrivi, questo mi veniva fortemente di scriverglielo, anzi penso che avrei dovuto, ma che cazzo, viviti la tua vita miserabile da pecorone lobotomizzato e non rompere i coglioni al prossimo, che in questo caso sono io, ma potrebbe essere chiunque. Va bè non vi tedio con sta cosa che mi da solo fastidio e non la trovo affatto da persona matura e sana di mente.
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LA MACCHINA DEL FANGO DELLA DESTRA
Finalmente uno serio.
Uno che promette e poi mantiene.
Che dice una cosa e si adopera subito dopo
per realizzare ciò che dice.
Gino Cecchettin aveva annunciato che stava pensando a una Fondazione nel nome e nel ricordo di Giulia.
E anche a svariate iniziative per onorarne la memoria, per fare in modo che l'ondata di sdegno e dolore che aveva attraversato il paese, dopo l'omicidio di Giulia, diventasse un mezzo per sensibilizzare ogni persona sul potere patriarcale che rende tossiche le relazioni interpersonali.
E già oggi, arriva la notizia che è stata contattata una Agenzia inglese specializzata, per curare la Comunicazione della famiglia Cecchettin e organizzare eventi sul tema dei femminicidi e per alimentare nel tempo una Campagna permanente contro la violenza di genere. Una iniziativa che potrebbe portare in futuro a programmi televisivi, o alla pubblicazione di un libro o a un film o una fiction per dare ancora più rilevanza e spazio all'impegno civile finalizzato al cambiamento dei modelli culturali della nostra Società e in modo particolare degli uomini.
È un modo intelligente per continuare la battaglia iniziata col discorso di Gino ai funerali di Giulia e per evitare che il silenzio scenda a rimuovere dalla memoria collettiva il "rumore" che questa dolorosissima vicenda ha creato nelle piazze e nelle coscienze.
Ovviamente la famiglia Cecchettin è stata subito attaccata dagli odiatori di professione, dai rappresentanti della cultura maschilista che si concentrano ( ma chissà perchè?! Ohh... come mai!? ) nell'attuale Destra.
I soliti noti. I soliti idioti. I servi pagati dell'ignoranza e gli ostinati fautori del solito rancore "senza SE e senza MA".
Quelli che appartengono alla MACCHINA DEL FANGO.
Gli squadristi che "manganellano in senso figurato", ogni persona che ragiona con la propria testa, in modo autonomo e indipentente, lontana dall'arroganza fascistoide di scribacchini come Feltri, Sallusti, Belpietro o Nicola Porro.
Non ci credete?
Se volete averne la conferma più evidente leggete questo testo di Max Del Papa, apparso sul sito di Nicola Porro che pur di infangare Gino Cecchettin costruisce un suo "Teorema".
Una interpretazione dei fatti fantasiosa e fuori dal mondo, tanto odiosa (perchè fatta solo per creare odio e divisione), faziosa, volgare e violenta.
Ecco cosa fanno questi pseudo giornalisti di Destra.
VIOLENTANO LA REALTÀ.
VIOLENTANO IL SENSO DELLE COSE
VIOLENTANO I FATTI
PUR DI GETTARE FANGO ADDOSSO A CHI NON SI ALLINEA ALLA LORO POCHEZZA UMANA.
Vi avverto prima.
Leggendo le deliranti parole, potreste andare incontro ad un attacco di vomito.
🤢 🤮🤮🤮🤮🤮🤮 🤢
Poi, non dite che non vi avevo avvertito!!!
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Qual è il problema di "un professore" su netflix? (Nessuna polemica eh, chiedo sinceramente perché non sono aggiornata sulla situazione del mondo serie tv in Italia, ma è interessante come argomento)
Prima di tutto è strano perché fino a qualche mese fa era di prime video, però sti magheggi di marketing non li capisco molto bene quindi vabbè
Netflix ha una strategia per quanto riguarda i format che è funzionale per Netflix ma non per le fiction che vanno in televisione (episodi veloci, fatti per essere guardati tutti in una botta, superficialità, altre cose che sono troppo fusa per sottolineare) e tende a spremere le serie fino a rovinarle, per poi magari cancellarle per motivi che di solito hanno a che fare con i soldi. Vedi cosa è successo con MareFuori, che scommetto ciò che vuoi che è stata rovinata per gli interventi di Netflix sulla scrittura ed è diventata una soap.
UnProfessore non è una serie fatta per stare lì, è una serie di Rai1 molto molto democristiana fatta per essere vista dai giovani così come dalle sessanta/settantenni pensionate innamorate di AleGassmann, ha un format completamente diverso dalle classiche serie teen che vanno su Netflix e il rischio è di trasformare completamente il prodotto fino a renderlo irriconoscibile, così come è successo con MF. Non sto dicendo che il prodotto originale sia perfetto, assolutamente no, però era fine a se stesso e ottimo nella sua bruttezza che alla fine ha ripagato in ogni caso, perché cambiarlo?
Mi auguro sia solo un accordo di distribuzione, ma purtroppo non sono così fiduciosa
#poi netflix solitamente più o meno è abbastanza attenta al fanservice quindi magari spinge per avere i Simuel canon e ok#però l'idea di un'eventuale terza stagione completamente staccata dalle altre solo perché netflix ha voluto allungare le mani non mi fa#impazzire#e oggettivamente netflix ha visto in damiano e nicolas due galline dalle uova d'oro#quindi era prevedibile anzi mi sembrava strano l'avesse presa prime già all'epoca#infatti secondo me ce li mette a fare qualcos'altro insieme#perché a volte la casa produttrice può mettere vincoli sul casting#poi vabbè c'è anche una motivazione più egoista che è 'la serie è brutta però ci sono affezionata quindi se qualcuno la insulta mi incazzo'
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//Per fortuna non ho mai attirato i malintenzionati gravissimi tuttavia c'è un problema degli account porno che potranno rubare gli account e mettere i virus che è meglio segnalarli.
In ogni caso riguardo i criminali in rp ho fatto abitudine di interpretare personaggi reali o inventati tuttavia non supporto i loro errori e crimini come avrò spiegato diverse volte.
Nelle mie trame alcuni rimangono a fare crimini perché tanto possono attaccare chiunque mentre per alcuni di loro ho cambiato le loro vite per motivi che non comandano più nulla e di conseguenza ho dovuto fare qualcosa di simile a Guantanamo-bay (nel senso un tizio criminale non farà lo stesso crimine) e aggiungendo anche un alleanza statunitense-israeliana per motivi che si sa bene che hanno avuto strani alleati in precedenza nazisti.
Comunque per creare per esempio un criminale inventato oltre a ispirarsi a uno reale suggerisco:
-infanzia sfortunata e di abusi
-Famiglia disfunzionale
-Torture subite in prigione
-Difficoltà a entrare nella società
-Carattere difficile e aggressivo dall'infanzia che non è gestibile
-Ossessione di uccidere qualcuno
-Ossessione di trovare capri espiatori
-Misoginia
In english:
//Thankfully I have never attracted the very serious malicious people however there is a problem of porn accounts that will be able to steal accounts and put viruses that it is better to report them.
In any case about the criminals in rp I have made a habit of playing real or fictional characters however I do not support their mistakes and crimes as I will have explained several times.
In my plots some remain doing crimes because they can attack anyone anyway while for some of them I changed their lives for reasons that they no longer command anything and as a result I had to do something like Guantanamo-bay (in the sense a criminal guy will not do the same crime) and also adding a U.S.-Israeli alliance for reasons that you know very well that they had strange allies previously Nazis.
However to create for example an invented criminal as well as inspired by a real one I suggest:
-unfortunate and abusive childhood.
-Dysfunctional family
-Tortures suffered in prison
-Hardship to enter society
-Tough and aggressive personality from childhood that is unmanageable
-Obsession to kill someone
-Obsession to find scapegoats
-Misogyny
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Francesco Chiavazzo - Il romanzo “Utopia - Zero Money”
Un viaggio introspettivo fra l’oscurità e l’incanto della città
Lo scrittore Francesco Chiavazzo pubblica il suo romanzo in self “Utopia - Zero Money”, disponibile per l’acquisto dal 12 gennaio 2024. La storia è ambientata nella città di Utopia, dove il protagonista Leonardo trova un vero e proprio rifugio. Nonostante il cielo riesca a mantenere i segreti di chiunque lo fissi, ad un certo punto, il passato torna a bussare alla porta di Leonardo e l’incanto della città svanisce, mostrando una tela intricata fra il tempo scorso, il presente e il futuro. Leonardo diventa un viaggiatore intrappolato tra mondi, che si ritrova a fronteggiare il proprio destino fra le ombre minacciose della città. Quando l’uomo trova riparo nella grotta dietro la cascata, con il fuoco come unico compagno, decide di scoprire qualche dettaglio in più sul suo passato e cerca di mettere ordine a tutti quei frammenti confusi.
Il destino ha in serbo per lui un incontro magico: seduto attorno al fuoco, Leonardo arriva alla consapevolezza che la vita è come un falò, dove ogni scintilla rappresenta un momento irripetibile, una scelta fatta, un'emozione vissuta. Tuttavia, ogni fiamma si dissolve nel buio, portando con sé una parte di sé stessa. La realizzazione fa nascere in lui l'urgente necessità di fare i conti con il suo passato, di abbracciare le sfide e lasciare andare ciò che è destinato a perdersi, decide di coltivare quella fiamma, e trovare un senso al caos che lo circonda.
Acquista il libro
In “Utopia” il lettore è invitato a seguire il viaggio di Leonardo attraverso mondi incantati e introspezione, dove il fuoco diventa un catalizzatore per la rinascita e la scoperta di un significato più profondo nella trama intricata della sua esistenza.
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Allora, ho una grandissima lamentela da fare dopo aver visto l'ennesimo video in cui se professava che "la roba di fiction influenza la realtà" e yadda yadda yadda.
È vero che fagocitiamo content a go go e purtroppo alcune persone tendono ad essere più soggette ad influenze, ma ciò non può essere un etichetta che applichi ad OGNI INDIVIDUO CHE CONSUMA CONTENUTI "PROBLEMATICI". Se una persona si ritrova a non distinguere più la realtà della fantasia è perché quella persona ha bisogno di aiuto, punto. State tranquilli che se te riduci così molto spesso queste persone hanno bisogno di un aiuto già da prima, e la roba che consumano se trasforma in quella valvola di sfogo. Ma il problema di fondo ce lo hai già prima. Perché sennò tutti noi, TUTTI, ci ritroveremo a che ne so, ammazzare persone o simili. Anche perché, guarda un po', sto discorso se applica solo quando si parla roba inerenti al contesto romantico/sessuale e mai a personaggi che sono protratti come psicopatici o mass murder. No no, in quei casi è O V V I O che uno sappia distinguere la realtà dalla finzione cosa pensi?
Cioè, sarebbe bello avere un effettivo discorso per quanto riguarda questa tipologia di argomento, il problema è che l'80% delle volte (a esse generosi perché sarebbe di più) te ritrovi a legge commenti di bardasci minorenni con una cultura letteraria pari a lombrico. Se avessero un minimo, MINIMO, di cultura fumettistica, saprebbero notare perché certi temi e taboo si siano presentati/evoluti nel corso degli anni ma è troppo difficile a quanto pare. L'importante è buttare merda a cazzo e minacciare le persone di ammazzarsi per proteggere dei pixel, chi se ne frega del resto.
Avrei altro da dire ma ci vorrebbe più tempo e ricerche fatte bene quindi lo lascio così, pace ✌🏻
#sorry I'ld like to have this in english too but I'm not sure I could translate it well#I'm also not sure that I made my point across even in Italian but I wrote this out of being annoyed as fuck so#this is about fictional characters#way talks
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Racconti di Mare e Tradizioni: Il Nuovo Libro di Beppe Convertini
Beppe Convertini, noto conduttore di "Uno Mattina In Famiglia", programma del weekend che ottiene ascolti da record su Rai 1 e attore di fiction, spettacoli teatrali, programmi tv, radio e cinema, ha scritto il suo quarto libro.
Il suo nuovo libro "Il Paese Azzurro" è appena stato pubblicato da RAI Libri, e ci invita a scoprire le coste italiane e il nostro affascinante mare.
Cosa racconti in questo libro?
«"Il Paese Azzurro" è la narrazione dei luoghi che ho visitato viaggiando per l'Italia da nord a sud. Un viaggio nelle tradizioni, usi e costumi, riscoprendo mestieri antichi e tradizioni secolari, assaporando le eccellenze enogastronomiche e ammirando le bellezze paesaggistiche, artistiche, culturali e storiche del nostro Paese, il più bello al mondo. È un viaggio speciale lungo le nostre coste, in cui racconto anche la ricchezza umana delle Italiane e degli Italiani, con la loro generosità, ospitalità e amore per la nostra patria! Visito soprattutto i borghi marinari che non rientrano negli itinerari turistici classici, autentici gioielli preziosi da scoprire».
È una dedica al mare?
«Certamente, perché è l'elemento che mi dona pace interiore. Immergere la testa nell'acqua per me significa allontanare i cattivi pensieri, solo vedere e sentire le onde che si infrangono mi rilassa! Racconti, aneddoti, consigli per scoprire o riscoprire Gaeta e Taranto, Maratea e la Versilia, le Cinque Terre, la Laguna veneta e altre splendide località. Un'esplorazione nel segno dell'azzurro, di quel mare che è una risorsa inesauribile per il nostro Paese. Mi sono immerso in molti mari, scoprendo fondali incredibilmente belli e unici. Il mare è davvero essenziale per noi esseri umani e per il nostro pianeta».
Qual è il luogo di mare che ti ha colpito di più?
«È impossibile elencare tutti i luoghi affascinanti che ho visitato in Italia, ma tra questi, la baia di San Fruttuoso, in Liguria, è una vera perla con un mare spettacolare. Alicudi, gioiello delle Eolie in Sicilia, la più selvaggia tra le sette sorelle, dove la vita scorre lentamente, a contatto con la natura, come se il tempo si fosse fermato. Palmarola, nel Lazio, con il suo contrasto tra il verde del mare, l'azzurro del cielo e i colori delle rocce vulcaniche, un piccolo lembo di terra frequentato soprattutto d'estate, perlopiù dai Ponzesi che vi si rifugiano quando la loro isola viene invasa dai turisti. L'isola più selvaggia ed esotica dell'arcipelago Pontino. Infine, in Campania, Ischia, l'isola verde dove racconto la festa del mare agli scogli di Sant'Anna, la più importante dell'isola, molto sentita da tutti gli ischitani. Organizzata dai pescatori, si tiene ogni anno il 26 luglio nella baia di Cartaromana e inizia con una sfilata di imbarcazioni allegoriche, tutte decorate a festa, sulle quali viene portata in processione la statua della Santa. E Procida, piccola gemma del Mediterraneo, che ha ispirato quadri, libri, il più famoso "L'Isola di Arturo" di Elsa Morante, e film come "Il Postino" capolavoro di Massimo Troisi, di cui sarà celebrato il trentennale a settembre, al Procida Film Fest 2024».
Cosa si può fare per sensibilizzare sul rispetto per il mare?
«Il mare è una risorsa preziosa. Gli elementi inquinanti prodotti dall'uomo che finiscono in mare sono pesticidi, erbicidi, concimi, detersivi, petrolio, prodotti chimici industriali e acque reflue. Bisognerebbe coinvolgere tutti su tematiche fondamentali e farli partecipi nella pratica quotidiana: non gettare per terra i mozziconi di sigaretta, limitare il consumo e riciclare la plastica, preferire imballaggi di carta e materiale ecologico, avere un regime alimentare sano, ridurre le emissioni di anidride carbonica e sempre pulire le spiagge. Il mare è fonte di cibo, regola il clima, produce ossigeno».
Da molti anni sei un volto noto della tv. C'è un programma che vorresti condurre?
«Sono molto soddisfatto di condurre ogni fine settimana "Uno Mattina In Famiglia" su Rai 1, sotto la guida del Maestro Michele Guardì. Ringrazio la Rai e il direttore del daytime Angelo Mellone, che mi ha dato la possibilità di condurre programmi legati al territorio. Viaggiando, ho avuto modo di visitare tanti posti meravigliosi in ogni angolo di questa penisola. Il mio desiderio è continuare a scoprire il nostro Belpaese, raccontandone emozioni e suggestioni nei miei libri "Paesi Miei" e "Il Paese Azzurro", edizioni Rai Libri».
Sei sempre in viaggio. Cosa consigli per un viaggio perfetto?
«Non esiste il viaggio perfetto, esiste il viaggio fatto con il cuore. Con il mio libro "Il Paese Azzurro" potete prendere spunto per una bella gita fuori porta nel fine settimana o per una vacanza in alcuni dei luoghi più belli al mondo rimanendo nel nostro meraviglioso Paese».
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Irish Wish - Solo un desiderio: il ritorno di Lindsay Lohan per un film che scivola via
Bisogna stare attenti a ciò che si desidera, perché quel mondo così tanto idealizzato, o sognato, rischia di tramutarsi in realtà; il che non sarebbe male, se non fosse che spesso ciò che avevamo sperato non combaci perfettamente con l'ideale di felicità. Questo è ciò che succede più o meno in Irish Wish - Solo un desiderio di Janeen Damian (disponibile su Netflix) la protagonista Maddie (Lindsay Lohan) è una ragazza che vive appieno la sua fantasia. Alimentandosi di speranze, e insicurezze, la ragazza è per sua stessa indole una sognatrice.
Irish Wish - Solo un desiderio: Lindsay Lohan in una scena del film
Da buona (ma mai apprezzata) scrittrice, è naturalmente spinta a far correre sul binario della fantasia una propria versione alternativa della realtà; una versione manipolata dall'immaginazione, plasmata da grandi speranze, ma spesso del tutto opposta a quella a lei destinata. Ma il destino, si sa, è imprevedibile. Gioca senza regole. Una caduta delle aspettative, e una presa di coscienza che ciò che vorremmo non combacia con ciò che sarà, diventa il motore a scoppio di questa commedia leggera e senza tante pretese, dove Lindsay Lohan ritrova una verve che si credeva persa, mantenendo però una bassa velocità.
La trama
Irish Wish - Solo un desiderio: Lindsay Lohan in abito da sposa
Maddie (Lindsay Lohan) voleva essere una scrittrice, ma finisce per lavorare come editor. Maddie è innamorata di Paul Kennedy (Alexander Vlahos), ma ha troppa paura per dichiararsi. Risultato della sua paura? L'uomo della sua vita (o almeno, quello che ritiene tale) incontra una delle migliori amiche di Maddie e se ne innamora. Per quanto matura e capace di mettere da parte i propri sentimenti, accettando il ruolo di damigella d'onore al matrimonio dei due, la giovane sa in cuor suo che nulla è cambiato. Ecco perché, su una panchina speciale nel cuore della location irlandese dove si tiene la cerimonia, Maddie affida il proprio desiderio (sposare Paul) a Santa Brigida. Una folata di vento, una caduta all'indietro, ed ecco che la mattina successiva la ragazza si sveglierà nei panni della sposa invece che in quelli della damigella. Ma forse, anche i desideri più profondi, non combaciano con il concetto di felicità destinatoci dal fato.
Opere semplici per letture semplici
Irish Wish - Solo un desiderio: Lindsay Lohan in una sequenza del film
Tutto in Irish Wish è chiamato a restituire con semplicità una narrazione altrettanto prevedibile e facile da comprendere, senza elucubrazioni, o risvolti criptici ed enigmatici. Un po' come quei "libri che compri in aeroporto" come vengono definiti in American Fiction, Irish Wish non aspira a nulla più se non offrire ai propri spettatori un'ora e mezza di pura leggerezza; una comfort zone senza ostacoli, dove l'arco narrativo dei propri personaggi si riduce a una linea segnata con leggerezza, senza cadute dell'eroe, ma tanta, troppa, dolcezza.
Ogni cosa è illuminata, forse fin troppo
Irish Wish - Solo un desiderio: Lindsay Lohan in una foto
Irish Wish non ha nulla a che fare con il Natale, la neve, o le festività comandate, eppure tutto in lui pare vivere sulla scia del ricordo di un tipico film natalizio uscito dalla fucina di Hallmark. Tutto è perfettamente illuminato; ogni strato brilla di colori accesi; nessuna ombra osa aleggiare su un microcosmo dove anche le delusioni, o le (poche) lacrime, vengono asciugate da una positività che tutto edulcora, fino a lasciare in bocca un gusto di fastidiosa dolcezza. Sembra una cartolina di un posto bucolico e fiabesco. Un microcosmo dove tutto può accadere, non prima però che lo spettatore abbia avuto il tempo di prevederlo.
Irish Wish - Solo un desiderio: Lindsay Lohan in un'immagine
Ludico, senza tante pretese e costruito al fine di raggiungere facilmente il proprio obiettivo (e un target spettatoriale quanto più ampio possibile) Irish Wish - Solo un desiderio si pone sul mercato di visione per soddisfare un bisogno: quello di raccontare una storia, intrattenendo lo spettatore, senza richiedere molta attenzione. La regia, il montaggio, la fotografia: nulla si propone al proprio spettatore con la presunzione di farsi ammirare. Tutto è elementare, basilare. Nonostante dei raccordi di montaggio dinamici e interessanti, e dei movimenti di macchina che danno l'illusione di una tecnica pregressa, l'unica che veramente tenta di offrire una parvenza di impegno è la stessa Lindsay Lohan.
La gioiosa leggerezza del ritorno
Irish Wish - Solo un desiderio: una scena del film
Lo sa bene l'attrice che questa è la sua occasione di rinascita; Irish Wish (di cui è anche produttrice) è molto più che un film per lei; è un ulteriore livello da superare per dimostrare al mondo di essere pronta a ritornare sulla scena. E in effetti, dietro quei sorrisi mai forzati, e quei gesti tanto ampi, quanto studiati, si ritrova quello spirito di attrice spensierata e comica con cui aveva conquistato il proprio pubblico negli anni passati (basta pensare a Mean Girls, o a Quel pazzo venerdì). Una gioia contagiosa, perfettamente in linea con la natura dell'opera, con la quale l'attrice coinvolge il proprio spettatore, lo prende per mano, immergendolo al centro di un girotondo spensierato. Ma a forza di girare e ridere, la prevedibilità avanza, l'allegria si smorza, lasciando spazio alla monotonia di azione.
Cartoline di un desiderio sbagliato
Irish Wish - Solo un desiderio: Lindsay Lohan in una scena
Coerente con il fine ultimo del film che è chiamata a dirigere, Janeen Damian evita ogni tipi di virtuosismo tecnico per mettere la propria macchina da presa al servizio di un aspetto contenutistico di puro intrattenimento. Gli zoom, così come i campi lunghi che accolgono al proprio interno la bellezza di un paesaggio mozzafiato come quello irlandese, sono tessere imprescindibili di un puzzle da guardare e apprezzare nello spazio di una visione, per poi passare ad altro. Ogni sequenza si lascia ammirare, strappa un sorriso, senza però imprimersi nella memoria dello spettatore. Alla regista basta cullare il proprio pubblico tra le braccia di un'ingenuità costante, sostenuta da un ambiente folcloristicamente vicino al peso delle speranze e della magia, per alleviare la pesantezza della quotidianità, cercando al contempo di ricordare quanto spesso ciò che si desideri non sempre combaci con la felicità eterna. A volte tutto si riduce nello spazio di una meteora che passa veloce; una speranza effimera, che ci illumina il cammino per ritrovare le impronte del proprio destino. Un significato profondo, questo, restituito con una leggerezza di intenti e di racconto. Un racconto che scivola via, come pioggia sul volto sotto un cielo irlandese.
Conclusioni
In conclusione Irish Wish - Solo un desiderio il film disponibile su Netflix e con protagonista Lindsay Lohan non riesce ad andare oltre il confine dell'opera leggera e sognatrice con la quale cerca di intrattenere il proprio spettatore. Tutto è chiamato a far passare un'ora e mezza di pura spensieratezza, ma tutto si ferma a un livello superficiale di visione. Irish Wish è come quel libro che leggi volentieri, ma le cui pagine scivolano via sull'onda dei ricordi, scomparendo parola dopo parola.
Perché ci piace👍🏻
La performance di Lindsay Lohan.
I campi larghi che immortalano la bellezza del paesaggio irlandese.
Il concetto di base che vuole i desideri come benzina della propria immaginazione, ma spesso pronti a tradirci.
Cosa non va👍🏻
Una regia che vorrebbe osare, ma non può.
La fotografia accecante.
I colori accesi e troppo cangianti.
La prevedibilità del racconto.
L'antipatia intrinseca di Santa Brigida.
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