#Vittorio pagani
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Vittorio Pagani in residenza al Teatro Petrella per HARDCUORE
12 Maggio 2024 - 24 Maggio 2024
A Longiano è iniziata la residenza creativa per la ricerca e la composizione del nuovo spettacolo di Vittorio Pagani.
Due personaggi, seduti sull’orlo della fine, osservano gli ultimi bagliori di un mondo alla deriva. Come si cammina su un terreno che trema? Cosa salvare quando il futuro è incerto? HARDCUORE esplora, tramite testi, danza e proiezioni, le conseguenze dell’incontro del singolo con la brutalità, l’immenso e la fine delle cose: lo spazio performativo si rende spazio intimo in cui contenuti digitali, suoni e memorie si mescolano per tracciare un racconto di vita. HARDCUORE celebra tutti gli esseri gentili che lottano per rimanere tali.
Vorrei fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi #2
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Vittorio Pagani è un performer e coreografo originario di Milano, Italia. Nel 2018 si unisce al Ballet Junior de Genève dove balla nelle creazioni di alcuni tra i più rinomati coreografi a livello internazionale (Hofesh Shechter, Roy Assaf, Marcos Morau, Jan Martens). Nel 2021 crea il passo a due Around 5:65, che viene selezionato per RIDCC2022. Nel 2023 insegue il Master in Expanded Dance Practice (UAL). A The Place London crea A Solo in the Spotlights: questa creazione partecipa a Resolution2023 (UK), Vetrina della Giovane Danza d’Autore (IT) e viene selezionata per la piattaforma internazionale Aerowaves nel 2024, oltre ad essere presentata in numerosi teatri italiani. Danzatore freelance e coreografo, nei suoi lavori investiga temi quali la performatività e la sovversione.
#danzacontemporanea#residenza creativa#residenze2024#teatro petrella#vorrei fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi#Vittorio pagani#hardcuore
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NicoNote •• Bio Info
NicoNote (It/A) alias artistico creato nel 1996 da Nicoletta Magalotti Sound poetry artist, autrice, performer e cantante. Agisce nei territori di musica, teatro, installazioni, clubbing, radiofonia, con produzioni artistiche e curatele – la sua identità artistica si manifesta nella ibridazione dei linguaggi. Nel 2010 crea la sigla NicoNote Dream Action, per indicare il suo gruppo di lavoro, costellazione fluttuante e nomade. La sua ricerca vocale si intreccia all’incontro con maestri quali Yoshi Oida, Roy Hart Theatre, Gabriella Bartolomei, Akademia Ruchu, François Tanguy. Tra il 1984 e il 1988 è la voce dei Violet Eves, band della new wave italiana molto amata da Pier Vittorio Tondelli. Come musicista e cantante ha collaborato con artisti di estrazione molto diverse – come Patrizio Fariselli, Mauro Pagani, Teresa De Sio, Mauro Sabbione, Piero Pelù e Andrea Chimenti, Ghigo Renzulli, Roberto Terzani, Antonio Aiazzi, Mas Collective, Mikael Plunian, Andrea Felli, Alfredo Nuti, Luca Bergia, Davide Arneodo, Massimo Zamboni, Enrico Gabrielli, Stefano Pilia, Dj Rocca, Extraliscio, Alfredo Nuti, Andrea Felli, Elisabeth Harnik, Howie B, Klemens Hannigan, Leifur Björnsson, Paolo Cattaneo, Andrea Belfi, Woytek Blecharz, Solistenensemble Kaleidoscop e altri. Ricercatrice trasversale e non definibile, frequenta i club quanto i teatri, senza alcun pregiudizio: negli anni ‘90, al Cocoricò, crea il Morphine con il dj David Love Calò, realizzando la prima chillout room italiana. Come attrice è stata diretta più volte da registi quali Romeo Castellucci e Socìetas Raffaello Sanzio, Patricia Allio, Maurizio Fiume, Francesco Micheli, Fabrizio Arcuri, Silvia Costa, ha creato Storytelling con Luca Scarlini, NicoNote si è dedicata in parallelo alla realizzazione di drammaturgie e performance sonore sovente diventate produzioni discografiche. Autrice di un’avventurosa discografia dal 1985 ad oggi, è stata protagonista di tournée musicali e teatrali in Europa, Canada, Argentina, Brasile. Negli ultimi anni ha pubblicato su Music from Memory, Mille Plateaux, DSPPR, Cinedelic e altre. Realizzato con il produttore Wang Inc. per Rizosfera / Rough Trade, l’album “Limbo Session Vol I” è stato tra i 10 migliori album del 2021 per la rivista Blow Up. È una voce del progetto Donnacirco ( La Tempesta dischi). Conduce regolarmente masterclass sulla vocalità e collabora con Tempo Reale Firenze, Accademia Kataklò Milano. Recentemente NicoNote ha contribuito allo spettacolo di teatro musicale sperimentale “Buffalo Gals, Won’t You Come Out Tonight”, basata sull'omonima favola utopica di Ursula K. Le Guin. Regia di Silvia Costa e musiche di Solistenensemble Kaleidoskop e dei compositori Andrea Belfi e Wojtek Blecharz. Prodotto e rappresentato a Radialsystem Berlino, luglio 2024. In uscita nel settembre 2024 REGOLA suite in 9 quadri ispirata a Hildegard von Bingen, concept album elettronico immersivo - prodotto da NicoNote / Demetrio Cecchitelli / Daniele Marzi - vinile e digitale su etichetta NIM New Interplanetary Melodies /Big Doings. Syntonic è il suo programma mensile su Radio Raheem. https://linktr.ee/NicoNote
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Vittorio Pagani - Ballet Junior de Genève
#vittorio pagani#ballet junior de genève#italian ballet dancers#ballerino#tanzer#dancer#danseur#bailarín#boys of ballet#ballet men
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“La prima volta che entrò nella baraonda della classe del Liceo Vittorio Emanuele II di Palermo (correva l’anno 1978) aveva uno scatolone vuoto sotto il braccio. In silenzio, lo posò per terra. E mentre noi, azzittiti e stupiti, lo guardavamo, lo pestò con un piede. - Avete capito chi sono io? – domandò. - Un rompiscatole -, concluse sorridendo tra le nostre risate”. Lui, Don Pino Puglisi, effettivamente per i mafiosi era proprio un “rompiscatole”. Perché dava troppo fastidio: non solo si era permesso di cambiare i percorsi delle processioni, per evitare di fare gli “inchini” davanti le abitazioni dei mafiosi importanti. Non solo aveva eliminato tutti quei festeggiamenti eccessivi e quei riti quasi pagani sintomo di una religiosità solo di facciata, incompatibile con i veri valori cristiani. Ma soprattutto si era permesso di usare un’arma potentissima e pericolosissima contro i mafiosi: l’istruzione. Già, perché Don Puglisi oltre che sacerdote era anche insegnante, e con il suo incessante impegno riusciva a togliere i ragazzi dalle strade per mostrare loro un modello di vita diverso da quello mafioso, dominante e vincente nel quartiere Brancaccio di Palermo. Un quartiere dove l’evasione scolastica era altissima, forse perché c’era troppa povertà, forse perché scippi e furti erano considerati più “interessanti” rispetto alle lezioni di matematica o italiano. O forse anche perché a Brancaccio non c’era una scuola media (e ha continuato a non esserci fino al 2000), e chi voleva studiare era costretto a spostarsi. E, come sosteneva don Puglisi, evidentemente questo faceva comodo “a chi vuole che l’ignoranza continui”. D’altronde è nell’ignoranza che la mafia pesca e attira le giovani leve, ma togliendo i ragazzi dalla strada, per inserirli e coinvolgerli nei gruppi parrocchiali, don Puglisi sottraeva manovalanza ai boss. Lui credeva fermamente nell’efficacia di una forte azione pedagogica, e considerando che bambini e adolescenti erano ancora in tempo per essere salvati, voleva aiutarli “a camminare da soli a testa alta”. Quanto fastidio poteva dare un uomo così alla mafia? Molto, troppo. D’altronde si sa: la mafia si sconfigge con la scuola, certo non con le armi, non con il carcere. O almeno non solo. Per questo Don Puglisi faceva tanta paura ai mafiosi. Iniziarono le minacce. Lettere anonime, telefonate mute, le gomme dell’auto bucate. Poi qualche bomba molotov. Incendi. Attentati contro la parrocchia. E poi, in un crescendo di violenza e orrore, arrivò inevitabile la condanna a morte. Era il suo compleanno, il 15 settembre del 1993. La sera, mentre stava rientrando a casa, don Pino Puglisi fu freddato da due sicari che lo uccisero con un colpo di pistola alla nuca. Don Puglisi aveva capito che il suo destino era ormai segnato, ma ciononostante non si era mai fermato. “Il massimo che possono farmi è ammazzarmi. E allora? E allora lui aveva una missione da portare avanti, una missione in cui credeva con convinzione e per la quale valeva la pena rischiare anche la vita. Don Puglisi non era però un ingenuo o un illuso: sapeva benissimo che con le sue iniziative non avrebbe cambiato il mondo, e nemmeno trasformato il quartiere. Ma comunque lui voleva rimboccarsi le maniche e fare la sua parte, perché “quelli che riflettono troppo prima di fare un passo, trascorreranno tutta la vita su di un piede solo”. Eppure, “se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto”. La farfalla della gentilezza
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“Tu dammi mille baci, e quindi cento / quindi altri mille, e quindi cento / quindi mille continui, e quindi cento. / E quando poi saranno mille e mille / nasconderemo il loro vero numero”.
Poesia nella poesia, nella traduzione di Salvatore Quasimodo il carme 5 di Catullo, ad oltre duemila anni dalla sua composizione, rappresenta ancora il più bell’inno mai scritto in onore del “basium”, del “bacio”.
Con una felice ripetizione anastrofica (“basia mille, deinde centum”), il grande lirico latino esalta il tema della passione amorosa, esortando il lettore a vivere ed amare senza curarsi dell’invidia altrui, né tanto meno della riprovazione di certi vecchi, malcontenti e bacchettoni (“rumores senum severiorum”).
La durata della vita, intesa da Catullo come “lux”, “luce”, è infatti troppo breve per non approfittarne, tanto più che per dormire ci aspetta già la “nox perpetua”, il sonno eterno.
In tempi molto più vicini a noi, a celebrare il bacio sotto il profilo pittorico ci pensò invece Francesco Hayez che, alla soglia dei 70 anni d’età, realizzò il suo dipinto più famoso, destinato a trasformarsi, da subito, in un’icona della sensualità, tanto più in un’epoca ancora molto puritana.
Commissionato all’artista dal conte Alfonso Maria Visconti, fu presentato all’Esposizione annuale della milanese Accademia di Belle Arti braidense, nel 1859, a pochi mesi dal trionfale ingresso a Milano di Vittorio Emanuele II e del suo alleato, l’imperatore francese Napoleone III.
Dietro la lettura immediata di due giovani innamorati che si scambiano un ultimo bacio, fugace ma intenso, prima di separarsi presumibilmente per un lungo periodo, con lui che poggia fremente il piede sul gradino di un castello dalle apparenze medievali, come se stesse per scappare via, e lei che sembra appena scesa dai suoi appartamenti col proposito di salutarlo, si celano però evidenti significati patriottici, in sintonia coi tempi in cui l’opera fu realizzata.
L’uso dei colori, infatti, è rivelatore.
Sotto il mantello marrone del giovane “italiano” s’intravede appena la giubba verde, con lo sbuffo bianco della camicia che fuoriesce dalla manica e le calzebraghe rosse aderenti, secondo la moda del Quattrocento.
Il cappello piumato, poi ripreso dal Corpo degli Alpini, identifica il combattente pronto a sacrificarsi per la Patria, richiamando il copricapo indossato dagli insorti durante le famose Cinque Giornate di Milano, nel 1848.
Lei invece, forse per una sorta di “licenza poetica” dell’artista, si presenta come una bella dama dell’Ottocento, sia per l’acconciatura dei capelli, che per la foggia dell’elegante abito di raso azzurro, colore che, insieme al rosso, verde e bianco della figura maschile, celebra il connubio franco-piemontese, prima, e franco-italiano, poi, che si pose alla base della progressiva liberazione della nostra Penisola dallo straniero e del processo d’unificazione nazionale.
Ecco dunque che “il bacio”, gesto romantico, poetico e sensuale, grazie all’arte di Francesco Hayez assurge anche a simbolo di concordia politica, alleanza ed unità, riscuotendo un successo tale da indurre il Maestro a realizzarne altre due versioni, leggermente diverse dalla prima che dal 1887 è gelosamente custodita presso la Pinacoteca di Brera, a Milano.
Accompagna questo scritto “Il bacio”, di Francesco Hayez, 1859, Pinacoteca di Brera, Milano.
(Testo di Anselmo Pagani)
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The Louisiana Uproar - Chapter 5
Summary: The media causes hysteria regarding “The Black Phantom”. Donovan’s plan for the New Bordeaux take over is coming together. Dottie negotiates with the new underbosses. Tickfaw Harbor is seized.
*M/F Oral Sex Scene Alert*
“Hey.” Donovan greets me when I enter the motel.
“Morning, my friend.”
“Good job in River Row. Lincoln was impressed.” He says, “Anyway, we just took Pointe Verdun.” He goes through his drawer. “This should cover any expenses.” “How much is this?” I say feeling the stack. “Two thousand, five hundred.” My eyes get wide, then I try to fix them. “So what’s next?” “Good question.” He looks at me. “Shall I run you through the game plan?” “Yes, please.” “This is exclusive shit.” He says, walking up to his wall. It’s decorated even more with pictures, sticky notes, and writing. “Marcano’s going legit.” Donovan take a puff of his cigarette. “He wants to open a Casino.” “No easy feat: Gambling is illegal.”
“Yeah, and anything is possible in Marcano’s world.” Okay? “He’s working to get gambling legalized. He wants out of the life.” Again, okay? “It’s our job to cut off his options. The ways he makes money, people he has in his pocket, so on and so forth.” “I’m not going to touch anyone.” “No, no. You won’t, my little finance genius.” He says, “But as you witnessed about Ol’ Lincoln in River Row. He can be quite destructive.”
“No shit?” “No shit.” He chuckles. “It’s gonna take money. I need you for resources, to calculate the decision he’s making.” He unsticks a paper from his board. “These are the resources we have.” I see car delivery, consiglieri, arms dealer. “Whenever Lincoln uses their services, they will contact you for payment.” “I can do that.” “There’s a consiglieri number there. For this project, she reports to you.” “What does she do?” I feel dumb for asking. “Lincoln has three underbosses report to him---including Vito. As they make their money, the provide a cut of the profits, she’ll get it and store it-” “And I’ll need to keep track of it.” “Now we’re talking.” He nods. “That’s the job.”
“Should I quit my job at the dock?”
“I’d say this job will take up a lot of your time.” And I’ll be happier.
“Vito may have side projects for me.” “Take them. If you have the bandwidth.”
“I’m gonna go quit.” The motel’s front door opens. “Where ya’ at, Lincoln?” “Hey.” He nods to both of us. “Ready to go have the conversation?” “Ready when you are.” John looks at me. “Dottie, you’re in with us. Quit later.” I guess, I’m just missing work today
I sat in a fake ice cream truck, next to John Donovan, listening in on Lincoln’s meeting with the underbosses.
“Hey, nice speech and all.” John pulls up to Lincoln. “Think they bought it?” “Don’t care.” Lincoln inhales his smoke. “They’re all too greedy, or too pissed off at Marcano, to back out now.”
“At least until one of them decides to try to crown on for size.”
“We’ll cross that bridge when we get to it.” He pauses. “The photos were good and all, but I need some actionable intel. Place of business.”
“The dossiers are almost complete.” He says. “I’ll be ready to move when you are. I’ve also lined up some concerned citizens, who are more than willing to share some information on Sal’s coalition of wop assholes. Information on how to contact them will be included with the other intel.” “Appreciate it.” “Sure you don’t need a ride?” I speak up. “I do my own driving.” Lincoln nods. “Woooo.” John teases before driving off with me.
I didn’t actually quit at the port. Instead, I’m choosing to never come back---Rick will get the point. The only person that I wanted to give my notice to was Vito.
When I arrived to his office, another woman was in his office.
“Oh, sorry for interrupting!” I turn to head back out of the door. “It’s fine, Dottie.” Vito says. “We’re wrapping up. Have you two met?” “I don’t believe so.” The woman stands. She’s taller than me. Thick accent. “This is Dottie. Another close associate of mine. Dottie, this is Alma.” “Pleasure to meet you, Alma.” Is she sizing me up? She nods and passes me to the door. Vito must have a thing for ethnic women, I chuckle at the thought.
“Bad time?” “No. What’s up, kid?”
“I quit at the port. I’m sure it’s stating the obvious but I’m not coming back.”
“Yeah.”
“I made a lot of money with- for calculating some damages.” The thought hits me. “I don’t have to go back to D.C. I don’t want to.” “Well, we both didn’t want that.” “Yeah.” I pauses. “Are you gonna miss me?” “Of course.” He chuckles. “Don’t be a stranger.” “I won’t.” I lean forward and whisper, “I can’t be. Now that you know the plan.” “I do...know the plan.” He nods having his drink. “How ya feeling about all this?” “I feel better that you’re with us.” I start. “It’s nice having someone that I know.” “Hey. Same here.”
“Vito. Aren’t you worried about still staying here? About all of this.” I start to run on about my fear of getting attack by Marcano’s boys.
“I’ve lost a lot. At least you’ll be where I can see you.” I know he has. “It’ll be alright, Dot. You’re as smart, beautiful as your are. That says something.” he continues. “It’s almost kind of an honor sitting next to ya. You just shine in my eyes. That’s my true feeling.” “Is it the only feeling?” “What?” What if I kissed you right now, Vittorio? What the hell. I’m right, I don’t know if either of us will die tomorrow. Our eyes stay locked and I move to his side of his desk.
Softly, I plant a kiss on his forehead. No reaction from Vito, so I place a kiss on his lips. He’s still, but I can feel his effort. I pull away and move to get on my knees. I start to undo his belt. Just once, I look him in the eye to ask him if it’s alright.
“You sure you wanna do that?” He takes my hand.
“Yes.” He lets go and lets me continue.
I knew it was time to go after he finished. It’s a quiet exit, I raise back to my feet and fix my dress. Wiping some matter from the side of my lip, I speak up:
“I’ll see you around, Vito.”
“Yeah. Be careful out there.”
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With that, the “Blue Gulf” Motel in the Delray Hollow is my new office. It’s a tiny space. I sit in the tac center with John Donovan. He’s an eccentric soul, and he’s teaching me a lot---even if it’s unconventional. This is not a Monday through Friday job, but I’m used to that. John is the person I see more often than anyone else.
When I arrive to the motel, I am alone. “John?” I call out. No response. I turn the radio on and get started. My recent project has been paying back everything from the River Row, Pointe Verdun, and Delray Hollow acquisition. “Morning Sunshine.” “Hey, where have you been?” I ask.
“Hmm, pushy, are you?” He puts a coffee on my desk. “I was gathering some intel.” He walks to his desk and shuffles papers. Lincoln’s thinking about Tickfaw Harbor, next.
“Hmmm. What’s over there?” “....You tell me.” He gestures to the board. “It’s here for a reason.” I freeze before walking to it. I found Tickfaw Harbor’s boss, Frank Pagani, it looks like he reports to Tommy Marcano.
“Smuggling and Auto theft.”
���Right.”
It’s no longer shocking for me to turn on the television to see the destruction in New Bordeaux. Two weeks ago, it was River Row. Now it was Tickfaw. My roommates are damn near fearful to leave the house. “The Black Phantom” is what the media named him. They said he would kill indiscriminately men, women, no matter the race. I guess that was true. My dad still offers to buy me a plane ticket home, until the catch the maniac.
I am in my first week at the Motel, full time. I don’t know how I can leave at this point. Don’t get me wrong. I’m still fearful, but not of Lincoln Clay. I fear the cops, Marcano’s boys. Sometimes I wonder if I’m the only one.
“Betty?” I call out a woman’s name. I’m meeting her at a restaurant in River Row. The heavier set woman turns to me with a warm smile. “I’m Dottie.”
“Pleased to meet your acquaintance.”
“Certainly.” We shake hands and I gesture to where my purse is. “I grabbed a seat.”
“Could I have a scotch on the rocks?” Betty asks the waitress. She turns back to me. “Cigarette?”
“I’d love one.” Shit, I could really use one. We both light and take a breath in. As I breathe out, I try to relax. “So, Vito mentions you as best in the game. I know what you will be doing but what happens once you have it?”
We became like girlfriends during that conversation. I got the information I needed. “So, what are you?” “Oh, I do alittle of this and a little of that.” I think to the moment when I told Vito that I was a book-keeper for the black mob. “Projects.” “I see.” “Vito told me I’d meet you.” She lets out another breath of smoke. “That you’re smart.” Thanks, Vito. “I think he’s right, Cher.” “Well, Vito says you’re the best and I believe that too.” “Oh honey, there are so many more that I can offer.”
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“Donovan.” I say to break up the silence. “Jetson.” He responds before looking at me. “I think prior to our first sitdown. We should see which crew can offer what.”
“Elaborate.” “Well, we know we have resources.” I shrug. “Supplied from each boss, maybe to things in their favor, they can pay for a service. It can get us a better deal.” “Ah, I thought of something like that. The problem is ---” He pauses. “There is no problem. You will do it.” “Do what?” “It can’t be mandatory. Someone needs to strongly encourage them. You get the information and you give an estimate.” No thanks. “Dottie, if someone wants to try the crown on for size. We don’t need them knowing who I am.” “Should I wear a gun?” “Always, but I doubt you’ll need it---for them.” He says, “You’re the one trying to benefit them.” “Yeah.” I let out a sigh. He pats his desk.
“Find their address and say hello. Soon.” Donovan flashes me a smile before getting back to work.
“John, if they know me---my name.” I pause. “I could die or go to jail.” Jail is worse.
“Yeah, you could.” He doesn’t even look at me.
I spent the night trying to figure which boss to visit first. I had notes on address and talking points.
Cassandra:
Guns Resource
Publicly uses haitian accent
Thomas Burke:
Car theft resource
Horrible Temper
Asshole
Vito Scaletta:
Old School Mafia
Mob Doctor
Friend
I knew Vito would be easiest, but I was already in the Hollow. Donovan didn’t leave me empty handed. He gave me an angle to speak to them.
I walk into the “Pierced Heart” voodoo shop. There is a woman with an Haitian accent. She’s making a sell. “I’ll be right with you.” She calls out to me. “Take your time.” I’m nervous, I try to browse. Voodoo, huh? Creepy.
“Could I help you with anything?” She finally gets to me. “I’m-on business of Lincoln Clay.” I’m speaking in a low voice, though we’re alone.
“Of who?” “You know what I’m talking about.” I try to make my voice harder. “He didn’t mention that he’s sending someone.” “This is just a quick conversation.” I shake my head. I need to identify myself. “I’m Dorothy. I process incoming and outgoing payments.” “I’ve heard about you. Young.” She observes me. It’s now revealed that she was Baka’s business associate, I wonder if she called the attack on me. “Did you serve in ‘Nam as well?” “No, madam.”
“Tea?” “I’ll be quick. I want to make sure there is a fair game out there.” I lean closer. “I’ve received some offerings from other bosses to try to sway us in their direction.” “And you want to be fair?” She chuckles. I can that she’s being condescending.
“I wouldn’t blame Lincoln in taking these to consider. It’s a competitive market.” She starts making tea. “Do what you want, sister.” “I appreciate that.” “Take some time to think about if you wanna take part.” I nod. “Have someone call me. I’ll be at my desk all Sunday night.”
I make it to the diner in Southdowns about thirty minutes before it’s time. At least it gives me a minute to breathe. My arms were shaking while driving this morning. Now, it’s showtime.
“You made it.” “Of course, I made it.” He takes a seat. “So, do you wanna talk about work first or wait?” “Well now that I know you have something work related.” “I just- you had an idea a while back and it’s happening.” I try to seem nonchalant. “The other underbosses have been trying to sweeten the deal to sway Lincoln in their favor.” “Told you.” “I think you should consider it, too.”
“I’m sure Lincoln would love that idea.” “Right. That’s why I think you should take part.”
“Thanks, kid.” You’re welcome? “Here’s my desk number. Call me on Sunday if you have suggestions.” “Sure, kid.” He shrugs. “Gotta tell ya. Both rackets are Italian, but if you think I need some insurance.” A smile forms on my face again. “Trust me.”
After lunch with Vito, I traveled to Burke’s Iron and Metal, to see the owner. “Hold on, lass.” A man says as I get out of my vehicle. “If you car needs to be worked on, it goes up to the garage.”
“I’m actually here to see Burke.” He chuckles at me. “Thomas.”
“On what business?” “Lincoln Clay.” He’s silent and he leaves for a moment. He returns shortly and I follow him inside. I see a man working under a car. “Thomas Burke. I’m Dorothy. I assist Lincoln Clay.” “He didn’t mention anyone being by.”
“I’m-here to have a conversation with you.” I start. “The other bosses have been suggesting things they can add to push Lincoln in their favor.”
“Like what” “Paying for a service, offering upgrades, things like that. I wanted to be fair and let you know.”
“Well, if you wanted to be fair. You wouldn’t accept them.” Asshole. “Can you really blame Lincoln for taking that into consideration?” I see a woman come from around the car. She has red hair. “Nicki Burke.” We shake hands. “Well take into consideration.” I like her and we’re still shaking hands.
“Here’s my number. I’ll be around my desk all day on Sunday.” “Thank you.”
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“Hey.” John is listening to his wire tap machine. “Where ya at?” “Pagani died during your little field trip.” He turns his face to me. “Maybe they’ll want the land bad enough that they’ll call.” “I hope. I’ll be in here crunching numbers. That, or I have to sit and listen to you.” “Believe it or not, I have work to do, too.”
The first part of the day was uneventful, more accounts payable work. “I’m bored.” “Really? I got some research you can do?” “Can it be on Tony Derazio? I love him.” “Love him? Why do you love him?” “Because I want to be him, someday.” I lean forward. “That...actually makes sense.” “Can you confirm if it’s true that never leaves his office at the Royal Hotel.” “I can.” he rolls his eyes. “It seems he does.” “Sammy used to tell me things about him.” “So...what do you wanna do, Dot?” He asks, “All of this works out and we’re still alive--- you want your own rackets?” “That’s a good question.” My phone rings so I take it. “Dorothy.” “Hi Dorothy.” I hear a southern accent on the other end of the phone. “This is Nicki Burke.” “Great to hear from you.” I give John a thumbs up. “Did you think of it?” “We did. We’re willing to pay for one service, and we have a resource that would allow Lincoln to bribe the cops.
The final two calls came in shortly after that. I wound up spending the night on one of Donovan’s double beds because I was working late. When I woke, I could hear the sound of two men speaking in the Tac center.
“Morning Sunshine.” John greets me. “Hey, are we good to move to a sitdown?” “Tonight.” “Vito is still the best option.” I point to the chalk board. “I took a look at how Vito’s team is making money versus if we took the Racket and gave it to Burke, for example. It’s a loss. Don’t do it.” I say, “But Vito is making the best money with what we have to work with.” Lincoln gives me an inquisitive look and I get silent. John gives me a look to continue. “It’s your decision, of course, but I’d say keep on going what you’ve been doing.” “Thanks.” He leaves. “Hey, I don’t care what you’re up to today. Just make sure you’re here at 5:30.” He follows after Lincoln.
#mafia 3#mafia#mafia 2#vito scaletta#lincoln clay#john donovan#new bordeaux#sal marcano#OC#1968fanfic#fanfic#nicki burke#the louisiana uproar#blaxploitationwriting#strong female lead#strong female character#strong female#feministfiction#feministmafia
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DARE VOCE Focus: Training e Parola un pomeriggio di Workshop con NicoNote • Domenica 1/12 @ Lo Studio Spaziale BOLOGNA
DARE VOCE Focus su Training e Parola un pomeriggio di Workshop condotto da NicoNote
domenica 1 dicembre, h. 14.00 – 19.00
Lo Studio Spaziale, Via F. Albani 1/7 A Bologna
costo: 50 €
Info e iscrizioni: scrivi una mail a [email protected] con oggetto: Workshop 1 dicembre Bologna
deadline iscrizione: 22 novembre
posti limitati
minimo iscritti 4
massimo iscritti 12
DARE VOCE / Focus su Training e Parolaun pomeriggio di Workshop sulla Voce condotto da NicoNote
Rivolto a tutti coloro interessati alla VOCE. NicoNote propone un pomeriggio di studio che prende le mosse dalle sue pratiche e il suo training e processo di messa in voce. Un pomeriggio di lavoro sulla Voce e sulla Parola, con momenti di pratica fisica e momenti di riflessione teorica e di esemplificazioni pratiche.
La ricerca vocale di NicoNote alias Nicoletta Magalotti sintetizza 40 anni di lavoro sulla VOCE nella pratica teatrale e musicale, nell’ incontro con maestri tra i quali Gabriella Bartolomei, Yoshi Oida, Roy Hart Theatre, Akademia Ruchu, Tiziana Ghiglioni, Francois Tanguy, nello sviluppo di un percorso artistico e didattico personalissimo. Un approccio alla Voce che abbraccia la tecnica vocale a 360° mutuando pratiche e studi sulla vocalità provenienti da diversi mondi musicali, teatrali, performativi fino a pratiche di meditazione sonora.
NicoNote propone un percorso che offre indicazioni sulle tecniche e fa luce sulle personali possibilità dei singoli, senza guardare il fatto vocale con agonismo e tensione.
Respiro Lo spazio Il qui e ora Ascoltare Sentire Deep listening Parola Ritmo drammatico Gioco La condivisione Prendersi tempo
NicoNote (It/A) alias artistico creato nel 1996 da Nicoletta Magalotti Sound poetry artist, autrice, performer e cantante. Agisce nei territori di musica, teatro, installazioni, clubbing, radiofonia, con produzioni artistiche e curatele – la sua identità artistica sta proprio nella ibridazione dei linguaggi. La sua ricerca vocale si intreccia all’incontro con maestri quali Yoshi Oida, Gabriella Bartolomei, Roy Hart Theatre, Akademia Ruchu, Tiziana Ghiglioni, François Tanguy. Tra 1984 e 1988 è la voce dei Violet Eves, band protagonista della new wave italiana con Litfiba, Diaframma, Moda, Underground Life, molto amata da Pier Vittorio Tondelli. Come musicista e cantante ha collaborato con artisti di estrazione molto diverse – come Patrizio Fariselli, Mauro Pagani, Teresa De Sio, Mauro Sabbione, Piero Pelù e Andrea Chimenti, Ghigo Renzulli, Roberto Terzani, Antonio Aiazzi, Mas Collective, Mikael Plunian, Luca Bergia, Davide Arneodo, Massimo Zamboni, Enrico Gabrielli, Stefano Pilia, Dj Rocca, Extraliscio, Elisabeth Harnik, Howie B, Klemens Hannigan, Leifur BjörnssonPaolo Cattaneo, Andrea Belfi, Woytek Blecharz, Solistenensemble Kaleidoscop e altri. Ricercatrice trasversale e non definibile, frequenta i club quanto i teatri, senza alcun pregiudizio: negli anni ‘90, al Cocoricò, crea il Morphine con il dj David Love Calò, realizzando la prima chillout room italiana, luogo di radicali sperimentazioni musicali e performative. È stata diretta più volte da registi quali Romeo Castellucci e Socìetas Raffaello Sanzio, Patricia Allio, Maurizio Fiume, Fabrizio Arcuri, Silvia Costa, fino al teatro musicale di Francesco Micheli e allo Storytelling con Luca Scarlini, NicoNote si è dedicata in parallelo alla realizzazione di drammaturgie e performance sonore sovente diventate produzioni discografiche. Autrice di un’avventurosa discografia, è stata protagonista di tournée musicali e teatrali in Europa, Canada, Argentina, Brasile. Negli ultimi anni ha pubblicato su Music from Memory, Mille Plateaux, DSPPR, Cinedelic e altre. Realizzato con il produttore Wang Inc. per Rizosfera / Rough Trade, l’album “Limbo Session Vol I” è stato tra i 10 migliori album del 2021 per la rivista Blow Up. È una voce del progetto Donnacirco ( La Tempesta dischi) . Conduce regolarmente masterclass sulla vocalità e collabora con Tempo Reale Firenze, Accademia Kataklò Milano. Recentemente NicoNote ha contribuito allo spettacolo di teatro musicale sperimentale "Buffalo Gals, Won't You Come Out Tonight", basata sull'omonima favola utopica di Ursula K. Le Guin. Regia di Silvia Costa e musiche di Solistenensemble Kaleidoskop e dei compositori Andrea Belfi e Wojtek Blecharz. Prodotto e rappresentato a Radialsystem Berlino, luglio 2024. In uscita nel settembre 2024 REGOLA suite in 9 quadri ispirata a Hildegard von Bingen, concept album elettronico immersivo, vinile e digitale su etichetta NIM New Interplanetary Melodies /Big Doings. Syntonic è il suo programma mensile su Radio Raheem.
imamgine: Volto che canta / Marco Mazzoni
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Stavros Ikbal and Vittorio Pagani - Ballet Junior de Genève - photo by Brian Ca
#stavros ikbal#vittorio pagani#ballet junior de genève#brian ca#dance#ballet#dancer#danseur#ballerino#bailarín#tanzeel khan#boys of ballet#ballet men
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SAIL 2018 - IL DOLPHIN ONE DESIGN DA SPETTACOLO SUL GARDA - 2018
9 aprile 2018 - /MADERNO - La stagione dei monotipi del Garda continua. Dopo le regate invernali di Salò e Desenzano, l'apertura primaverile del 40° Trofeo Bianchi al CV Gargnano, è toccato al Circolo Vela di Toscolano-Maderno con la 26° edizione della regata della Valle delle Cartiere. Tre prove, vento medio leggerissimo da sud, un bastone tra le acque di Toscolano e Bogliaco, partecipazione affollata nella classe Dolphin, che riconferma i valori della passata stagione. Il Valle delle Cartiere 2018 va al "Baraimbo Due" degli armatori Imperadori-Razzi della Fraglia Vela di Desenzano, al timone Giovanni Pizzati; 1-2-4 i suoi piazzamenti parziali. I vincitori del circuito 2017 battono i Campioni Italiani in carica, quelli dei "Fantastica" delle sorelle Navoni, affidato a Davide Bianchini (Canottieri Garda Salò) con un 7° e due primi posti. Terzo è il "Twister-Sterilgarda" di Mattia Polettinie Flavio Bocchio (Fraglia Desenzano). Quarto è Pierluigi Omboni (Cv Gargnano) che conduce da quest'anno "Risposta Karma Ita 54", 5° Lorenzo Sabella di "Black is Black". Seguono Mattia Pagani, Fabio Finozzi, Lorenzo Tonini, Gianluca Carè, Marco Frizzoni. Il Dolphin è un monotipo di 8 metri e 10 centimetri, progettato da Ettore Santarelli, costruito negli anni dai cantieri Maxi Dolphin di Vittorio Moretti, dalla Benaco Boat di Stefano Foschini. Quest'anno correrà il suo Campionato nazionale a inizio giugno nelle acque gardesane di Malcesine.
FROM http://www.navigamus.info/2018/04/il-dolphin-one-design-da-spettacolo-sul.html
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Nuovo post su https://is.gd/vBswLn
Spigolature sulla chiesa Madre di Spongano
di Giuseppe Corvaglia
La chiesa Madre di Spongano è dedicata a San Giorgio Martire. In origine era costituita da un’unica navata; così fu riedificata nella seconda metà del ‘700, mentre le due navate laterali furono edificate soltanto verso la metà del 1800; l’abside è posta a oriente e la chiesa è orientata sull’asse est-ovest.
Alla fine del ‘700 l’altare maggiore era dedicato all’Immacolata Concezione; venne poi rifatto nella forma attuale e dedicato a San Giorgio nel 1830. Di pregio sono gli stucchi dorati modellati da Vito Tedesco da Monopoli.
Sul lato destro della chiesa antica, a navata unica, c’erano tre altari: il primo, all’ingresso, eretto nel 1684, era dedicato a Santa Teresa ed era di patronato della famiglia Scarciglia; il secondo era dedicato a Sant’Antonio, di patronato della famiglia Bacile, ed era adorno di un quadro che raffigurava il Santo con il Bambino Gesù e una statua di pietra che ora è posta di fianco alla porta di ingresso laterale destra; il terzo altare era dedicato alla Madonna del Rosario ed era di patronato della famiglia Morelli.
La navata sinistra fu edificata successivamente, verso la metà del 1800, a spese della famiglia Bacile fino alle volte e fu completata, con le volte e gli altari, con il contributo della popolazione e il fattivo interessamento dell’Arciprete don Pietro Scarciglia.
Gli altari, in origine, erano tre: il primo altare, oggi sostituito dal Battistero, era dedicato alla Madonna Assunta con un quadro che può essere osservato sopra il Battistero stesso e raffigura, ai piedi della Vergine, San Giorgio che sottomette il drago e San Luigi Gonzaga; il secondo altare è dedicato a Santa Vittoria e il suo patronato apparteneva alla Confraternita della Buona Morte; il terzo è l’altare dedicato a San Giuseppe.
Proprio di quest’altare vi voglio parlare. È l’altare della navata più prossimo all’altare maggiore ed è dedicato, come detto, a San Giuseppe o alla Sacra Famiglia.
Fu costruito nel 1843, con il medesimo stile di quello dedicato a Santa Vittoria che è coevo.
Altare di San Giuseppe
Altare di San Giuseppe, dipinto della Narività
Il dipinto centrale è posto in mezzo a due colonne con capitelli corinzi, come in un proscenio di teatro, abbellito da elementi floreali e ghirlande, e rappresenta la Natività con l’adorazione dei pastori.
San Giuseppe, quasi defilato rispetto al centro del dipinto, mostra, con candido e genuino stupore, ai pastori e al popolo dei fedeli, il piccolo Gesù, vero centro dell’attenzione, su cui convergono gli sguardi di tutti gli astanti.
Ai lati vi sono due statue in pietra leccese, raffiguranti Sant’Anna e Santa Lucia, di recente fattura. L’ovale sulla mensa raffigura San Lazzaro, in abiti vescovili, ruolo che, dopo la morte di Gesù, può aver ricoperto.
Intorno all’effigie si legge l’epigrafe “LAZARUS FUERAT MORTUUS QUEM SUSCITAVIT JESUS” ([Sono] Lazzaro colui che era morto e fu resuscitato da Gesù Cristo).
Altare di San Giuseppe, San Lazzaro
Lecce, statua di San Lazzaro
Il Santo era venerato nel Salento. Qui, durante il periodo che precedeva la Pasqua, piccole compagnie improvvisate di musici e cantanti usavano proporre, in giro per le masserie, in una specie di questua di prodotti della terra, un canto chiamato “Santu Lazzaru” che, partendo dalla resurrezione dell’amico di Gesù, narrava la sua Passione e la sua Resurrezione.
Lazzaro morì giovane e fu resuscitato da Gesù, poi assistette alla sua dolorosa passione e dopo l’Ascensione del Signore, quando i discepoli si dispersero, con le sorelle Marta e Maria, secondo la Legenda aurea di Iacopo da Varagine, approdò a Marsiglia, dove si conservano ancora le sue reliquie. Qui Lazzaro convertì e battezzò molti pagani e resse, quale vescovo, la chiesa di quella città. Morì in età molto avanzata, ricco di meriti e di virtù. Un’altra fonte lo colloca a Cipro, a Cizio (oggi Larnaca), sempre come vescovo. Secondo questa versione le sue reliquie sarebbero state ritrovate a Cipro e portate in Francia dai Crociati.
In alto, nell’altro ovale, collocato sulla sommità dell’altare, è raffigurata la Sacra Famiglia.
Negli ultimi anni, proprio su questo altare, aveva trovato posto una pregevole statua in cartapesta della Sacra Famiglia fatta dall’artista salentino Antonio Papa e fortemente voluta e donata da Don Vittorio Corvaglia.
Sommità dell’altare di San Giuseppe
Chiesa del Carmelo a Loano: ai lati S. Teresa e S. Giovanni della Croce
Sempre sulla sommità dell’altare ci sono altre due statue che non hanno indicazioni.
Le statue sono rappresentate con abiti talari e un rosario in vita. Quella alla destra dell’osservatore rappresenta una religiosa con un angelo che la ispira, evidenza che si tratta di una donna Dottore della Chiesa, mentre quella alla sinistra rappresenta un religioso con una croce in metallo davanti.
Si può ipotizzare che siano raffigurati San Domenico e Santa Caterina da Siena: il primo, raffigurato con una croce nell’atto di predicare, e la seconda ispirata da un angelo.
Consideriamo però che la Santa senese è già effigiata da una delle statue in pietra, poste ai lati dell’altare di Sant’Antonio, e San Domenico viene in genere rappresentato con un giglio, una fiaccola o un cane.
In realtà sembra più plausibile identificarli con due mistici della famiglia carmelitana: San Giovanni della Croce e Santa Teresa d’Avila che riformarono l’ordine del Carmelo e che spesso si trovano raffigurati insieme, anche a Spongano, nella cappella del Carmine, di patronato della famiglia Ruggeri e ora di proprietà della famiglia Rini.
La devozione verso la Vergine del Carmelo a Spongano era molto sentita. Lo testimoniano la presenza di quadri, una statua processionale fatta modellare da Urbano Corvaglia e poi fatta restaurare negli anni ’50 da Emanuela Falco, edicole votive e altre espressioni della devozione popolare.
statua processionale della Madonna del Carmine
A Lei si rivolgevano preghiere e suffragi per la salvezza delle anime del purgatorio e Lei si invocava per non morire nel peccato in caso di morte improvvisa.
Un’espressione della devozione popolare era una giaculatoria rivolta a Lei per chi era in punto di morte o anche per sé stessi, pensando a quel momento di trapasso.
La Giaculatoria diceva:
“Madonna del Carmine,
mia bella Signora,
assistetemi Voi
nell’ultima mia ora .”
oppure “assistete – e qui si citava il nome dell’agonizzante – nell’ultima sua ora”.
Particolarmente devote alla Vergine del Carmine erano due famiglie patrizie di Spongano: i Ruggeri e gli Scarciglia che hanno annoverato fra i loro congiunti diversi parroci.(1)
Gli Scarciglia avevano patronato sul primo altare della parete di destra, nell’antica chiesa a navata unica, dedicato a Santa Teresa d’Avila e ornato da un quadro, oggi collocato nel cappellone con l’altare del Santissimo Sacramento che fu costruito dall’arciprete Pietro Scarciglia (2), figlio di Gerolamo, con il contributo della madre e del fratello, dottor Fisico Giuseppe, proprio per trasporre il patronato dell’altare di Santa Teresa.
Nel quadro la Santa in estasi viene raffigurata nell’atto di ricevere il velo monastico da San Giuseppe e dalla Madonna.
Santa Teresa riceve il velo dalla Madonna e da San Giuseppe
Ritratto di Don Pietro Scarciglia
Un altro quadro della stessa famiglia si può ammirare in sacrestia e raffigura la Madonna del Carmine con le anime purganti fra San Giovanni Battista e S. Oronzo.
I Ruggeri dedicarono alla Madonna del Carmine la propria cappella gentilizia che si trova in via Carmine, di fronte al loro palazzo, Ruggeri ora Rini.
particolare di Palazzo Ruggeri
Il tempio fu costruito da Francesco Antonio Ruggeri, padre di Giovanni Tommaso che fu Arciprete di Spongano dal 1714 al 1751, e la consacrò nel 1690. Per costruirla, Francesco Antonio aveva comprato, nel 1687, due fondi e la dotò pure di due vigneti e tre orte di vigna, oltre ad altri fondi, che costituivano un legato per 52 messe delle quali una parte doveva essere celebrata con canti, primi e secondi vespri, nei giorni in cui si festeggiava la Madonna.Nelle visite pastorali viene sempre lodata per arredi e paramenti; ancora oggi, dopo i restauri voluti dal Dottor Gaetano Rini e dalla moglie Anna Rizzelli, mostra nella sua bellezza quello stile barocco con cui era stata concepita.
Della Dedicazione alla Madonna del Carmelo è attestazione l’epigrafe posta sulla porta di ingresso (D(EO) O(PTIMO) M(AXIMO)/ DIVAE MARIAE A CARMELO/ D(OMINUS) IO(ANN)ES THOMAS ROGGERIUS DICAVIT/A(NNO). D(OMINI). MDCXC – Traduzione: A Dio Ottimo Massimo/ E alla Madonna del Carmelo/ Don Giovanni Tommaso Ruggeri dedicò (questo tempio) / Nell’Anno del Signore 1690).
Don Bernardo Ruggero
Don Scipione Ruggero
All’interno si nota la volta a botte in pietra viva e un altare barocco, sfarzoso per stucchi e colori, che accoglie un quadro che raffigura la Madonna con il bambino mentre porge lo scapolare a due santi in ginocchio: San Giovanni della Croce, con una Croce adagiata presso le sue ginocchia, e Santa Teresa d’Avila che reca i simboli della passione di Cristo, fra cui la canna con alla sommità una spugna, infilzata per dissetare il Redentore sulla Croce, e la lancia con cui i romani ne trafissero il costato.
Note
(1) Nella famiglia Ruggeri, oltre a Giantommaso, parroco dal 1714 al 1751, ricoprirono il ruolo di Parroco a Spongano anche Scipione e Bernardo (1771-1779), mentre nella famiglia Scarciglia, oltre a Pietro, fu parroco anche Girolamo dal 1679 al 1684.
(2) Il quadro raffigura Don Pietro Scarciglia, parroco di Spongano dal 1826 al 1836. L’epigrafe recita: D(ON) PETRUS SCARCIGLIA ARCHIPRESBYTER SPONGANI, PIETATIS AC RELIGIONIS LAUDE MAXIME ENITENS, OMNIBUS DESIDERATISSIMUS. OBIIT DIE 18 NOVEMBRIS 1836 AETATI- che vuol dire “Don Pietro Scarciglia, arciprete di Spongano che merita la lode più grande per pietà e religione, ricercatissimo da tutti. Morì il 18 novembre 1836 all’età di …” (Il libro aperto cita la lettera di San Paolo agli Ebrei). Don Pietro Scarciglia fu Arciprete per quasi tre decenni, in due periodi, dal 1808 al 1825, quando decise di dimettersi dalla carica per poi riaccettarla nel 1826 fino al 1836, anno della sua morte. Questi furono anni intensi per la progettazione e la costruzione della navata sinistra con gli altari citati. La Famiglia Scarciglia, originaria di Minervino, si stabilì a Spongano nel ‘600 con Pompomio Scarciglia, che fece costruire la cappella di San Teodoro. Il palazzo principale della famiglia è quello che si trova di rimpetto alla chiesa e fu costruito nel 1620 ma anche gli altri palazzi a sinistra sullo stesso lato di via chiesa, sono della famiglia Scarciglia. Su questo palazzo è posta una epigrafe che recita Hic sunt patera frondes.
Si ringraziano Antonio Corvaglia e Mirella Corvaglia per le foto che mi hanno fornito e si ringrazia l’Ufficio diocesano per l’arte Sacra e i Beni Culturali per le autorizzazioni alla pubblicazione delle immagini
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Eclissi di Luna gennaio 2019, gli scatti degli utenti
Eclissi di Luna gennaio 2019, gli scatti degli utenti
Quella che segue è una raccolta di tutti gli scatti dell’eclissi di Luna del 21 gennaio 2019 che sono stati inviati nella nostra Community su Facebook.
Cliccate sulle immagini per ingrandirle!
Alessandro Biasia
Alonso Gutierrez
Andrea Minoia
Andrea Vanoni
Damiano Cesaro
Dario Toffolon
Fabrizio Aimar
Giancarlo Piscopo
Giuseppe Sergio Ghisolfo
Marco Sotgiu
Nicola Pagani
Piero Barletta
Vittorio Dell’Aquila
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Vittorio De Scalzi e Mauro Pagani pubblicano il video "Aushwitz"
Vittorio De Scalzi e Mauro Pagani pubblicano il video “Aushwitz”
@alabiancagroup @VittorioDeScalz #MAUROPAGANI #Auschwitz @GucciniOfficial Tratto dall’album: ‘FRA LA VIA AURELIA E IL WEST’ (dedicato a Francesco Guccini) – Dalla Rassegna della Canzone d’Autore del Club Tenco al Teatro Ariston di Sanremo. (more…)
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#Ala Bianca#AUSCHWITZ#CANZONE D&039;AUTORE"#club Tenco#Edoardo Romano#Fra la via Aurelia e il West#Francesco Guccini#Mauro Pagani#Vittorio De Scalzi
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“Dalle cose che feci o dissi non cerchino d’indovinare chi fui”. Le poesie di Kavafis, l’uomo che con timida sicurezza varcò i secoli
Costantino – o Konstantinos, come vi viene meglio – Kavafis è uno dei poeti più prossimi e tradotti nel mondo che ancora cerca se stesso in una vigna di versi. È strano per un poeta che ha scritto poco, di nascosto, poesie, si direbbe, incise nella cera, fatte per sparire. Eppure, nato in Alessandria d’Egitto, nella convergenza esatta di svariate culture, Kavafis è stato preso da Iosif Brodskij come l’emblema dell’espatriato, del poeta che passeggia tra i secoli con timida sicurezza. “Costantino Kavafis ci ha lasciato una delle più originali e commoventi rappresentazioni del tempo umano che sia dato trovare nella storia della letteratura mondiale”, attacca Nicola Gardini narrando “La musica di Costantino Kavafis”, introducendo la raccolta delle “Poesie scelte” del grande poeta, da poco pubblicata da Crocetti, nella sua nuova vita (Feltrinelli). Ora non c’è editore che non abbia il ‘suo’ Kavafis, sorta di amuleto poetico. Non è secondario l’affetto di Guido Ceronetti verso questo poeta che in caffè riviveva la gloria e la disfatta di una civiltà. Pubblicato la prima volta in Italia nel 1956 da Scheiwiller, nella traduzione di Filippo Maria Pontani – con “un ricordo” di Giuseppe Ungaretti – il nome di Kavafis è strettamente legato a Nicola Crocetti. La sua casa editrice, quarant’anni fa, nasce all’ombra di Ghiannis Ritsos e di Kavafis, di cui traduce le “Poesie erotiche”, introdotte da Vittorio Sereni. Negli anni usciranno le “Poesie segrete” e diverse antologie. Qui riproduciamo alcune poesie dall’ultima pubblicazione.
***
Cose nascoste
Dalle cose che feci o dissi non cerchino d’indovinare chi fui. C’era un impedimento a trasformare il mio modo di vivere e di agire. C’era un impedimento, e mi fermava molte volte che stavo per parlare. Dalle mie azioni meno appariscenti e dai miei scritti più velati – da questo solo mi conosceranno. Anche se forse non varrà la pena che facciano tanti sforzi per capirmi. Più avanti – in una società perfetta – apparirà di certo qualcun altro che mi somigli e agisca da uomo libero.
*
Anna Comnena
Nel prologo dell’Alesside, Anna Comnena piange la propria vedovanza.
È in preda alla vertigine. “E”, ci dice, “fiumi di lacrime m’inondano gli occhi… Ahimè, i flutti” della sua vita, “ahi, le rivoluzioni”. Per la pena brucia “fino alle ossa, alle midolla, all’anima lacerata”.
Ma la verità sembra un’altra: quella donna avida di potere ebbe un unico cruccio, ebbe un solo grave dolore (anche se non l’ammette) quella superba Greca: non aver potuto, lei, scaltra com’era, conquistare il trono; glielo tolse quasi di mano quell’impudente di Giovanni.
*
Malinconia del poeta Iasone, figlio di Cleandro, a Commagene, 595 d.C.
L’invecchiare del corpo e dell’aspetto è la ferita di un coltello atroce. Non lo sopporto più. Arte della Poesia, mi appello a te, che sai qualcosa di rimedi, e tenti di alleviare la pena con Fantasia e Parole.
È la ferita di un coltello atroce. – Porta i tuoi farmaci, Arte della Poesia, che alleviano – per poco – la ferita.
*
Dalla scuola del celebre filosofo
Fu studente di Ammonio Sacca per due anni; ma lo annoiarono la filosofia e Sacca.
Poi entrò in politica. Ma piantò anche quella. L’eparca era un idiota; intorno a lui, marionette ufficiali, sussiegose; orrendo e barbaro il loro greco, poveracci.
Per un po’ fu persino attratto dalla Chiesa: battezzarsi, diventare Cristiano. Ma ben presto cambiò opinione. Avrebbe senz’altro rotto con i suoi, ostentatamente pagani; gli avrebbero subito sospeso – orrore! – le loro generose sovvenzioni.
Qualcosa, però, doveva fare. Diventò cliente abituale delle case corrotte, dei segreti covi del vizio di Alessandria.
In questo la sorte gli era stata amica; gli aveva regalato un corpo stupendo. E di quel dono lui si deliziava.
Almeno per altri dieci anni ancora sarebbe durata la sua bellezza. Poi forse sarebbe ritornato da Sacca. Se nel frattempo il vecchio fosse morto, avrebbe scelto un altro filosofo o sofista; si trova sempre qualcuno adatto al caso.
Oppure, infine, si sarebbe dato di nuovo alla politica – encomiabilmente memore delle tradizioni di famiglia, del dovere verso la patria, e simili pompose fesserie.
Costantino Kavafis
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Crêuza de mä pe Zêna
ft. Mina, Zucchero, Diodato, Gianna Nannini, Mauro Pagani, Giua, Vinicio Capossela, Vasco Rossi, Paolo Fresu, Vittorio De Scalzi, Jack Savoretti, Antonella Ruggiero, Francesco Guccini, Ivano Fossati, Ornella Vanoni, Giuliano Sangiorgi, il figlio di Faber Cristiano De André e Sananda Maitreya.
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Crêuza de mä pe Zêna cantata dai grandi artisti italiani per l’apertura del ponte San Giorgio a Genova
Eccola qui la versione di Crêuza de mä pe Zêna cantata dai grandi artisti italiani in occasione dell’inaugurazione del ponte San Giorgio a Genova. Lo straordinario brano di Fabrizio De André e di Mauro Pagani qui è cantato da Mina, Zucchero, Diodato, Gianna Nannini, Mauro Pagani, Giua, Vinicio Capossela, Vasco Rossi, Paolo Fresu, Vittorio De … Leggi tutto L'articolo Crêuza de mä pe... Per il contenuto completo visitate il sito https://ift.tt/1tIiUMZ
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