#Socìetas Raffaello Sanzio
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RELEASE LISTENING PARTY Thursday, October 24th at 6pm Libertine Records Shop Forster Str. 51, Kreuzberg, BERLIN
Release Launch Party • New Lp on NIM/Big Doings
NicoNote invites you to a COLLECTIVE LISTENING SESSION of the new album REGOLA suite in 9 frames inspired by Hildegard von Bingen (1098-1179) LP Limited edition 200 vinyl & digital on New Interplanetary Melodies / Big Doings
We'll listen to the record together, followed by a Q&A. Sharing listening in the same space. The new immersive electronic project REGOLA encourages emotional and deep listening.
[NIM014] NICONOTE - REGOLA LP vinyl 140 gr Released by New Interplanetary Melodies & Big Doings Conception, Voice, Dramaturgy by NicoNote Sound design by Demetrio Cecchitelli Recorded and produced at Marzi Recording Studio, Italy Produced by NicoNote Dream Action
Italian-Austrian sound artist NicoNote (Music From Memory, Mille Plateaux, Rough Trade) presents new album, a conceptual work of hypnotic, immersive electronics & transcendent, experimental vocals: REGOLA inspired by the mythic medieval composer Hildegard von Bingen. REGOLA (Italian for ‘RULE’) is a record that calls for a contemplative form of deep listening, a time-dilating experience in which the polyphonic voices of NicoNote ascend, opening up a portal into an archaic, eternal past, where lost sounds coalesce with future revelations. Nine visionary and ritualistic soundscapes harnessing the voice as an instrument of transcendent expressive power; a visceral, timeless exploration of human natur ‘REGOLA’ is an enveloping masterwork that opens up an atemporal space for suspension, listening, and newly liberating states of mind.
‘'Vaporous vocals joined by gothic beats worthy of Dead Can Dance. [Nicoletta] Magalotti uses a gnarled, Diamanda Galás-like voce di strega (witch voice). The sound design is as rapturous as the poetry – cavernous & driving, swirling with gritty, industrial cosmic dust'' The Wire
This fusion between modern classical music and experimental electronica whips up a storm. The ambiance together with light airy vocals make the atmosphere much bigger then what you hear at first, overhead above the melodies of the electronic music is a wondrous humming that goes into overdrive. There’s a warmth that lures out a cascade of emotions.’ Repartiseraren
‘The composition of ’REGOLA’ has a very high quality. From ‘REGOLA I’ the rhythmic pulse begins with rising bass waves. The second movement uses field recordings and spoken word, ‘REGOLA III’ leaves enough space for the fade out, numbers five and six are almost pop-like, while track seven is the trippy climax’ The Gap Mag (A)
NicoNote is an alias created by Nicoletta Magalotti (I/A) in 1996, an artist active in the fields of music, theatre, art installations, radio and beyond. A researcher equally attuned to the club and the theatre, NicoNote is engaged in sound art and performance as well as storytelling and dramaturgy, and has amassed an extensive discography. Her vocal research is influenced by her encounters with teachers like Yoshi Oida, Gabriella Bartolomei, Roy Hart Theatre, Akademia Ruchu, François Tanguy. In mid-80s, she was the voice of Violet Eves, a band that played a prominent role in Italian new wave. She has collaborated with musicians including Enrico Gabrielli, Stefano Pilia, DJ Rocca, Wang Inc, Elisabeth Harnik, Howie B, Solistenensemble Kaleidoskop and more, and has worked with several directors including Romeo Castellucci / Socìetas Raffaello Sanzio, Patricia Allio, Maurizio Fiume, Fabrizio Arcuri, Francesco Micheli, Luca Scarlini and Silvia Costa. In the 90s, together with DJ David Love Calò, she created Morphine in Cocoricò, the first Italian chill-out room, a place of radical musical and performative experimentation. She has toured internationally and her output has been released on labels including Rizosfera, Rough Trade, Music from Memory, Mille Plateaux, DSPPR, Cinedelic and others. She conducts vocal masterclasses regularly and works with venues and institutions including Tempo Reale, Florence and Accademia Kataklò in Milan. Syntonic is her monthly show on Radio Raheem.NicoNote recently contributed to the experimental music theatre production 'Buffalo Gals, Won't You Come Out Tonight', based on Ursula K. Le Guin's eponymous utopian fable. Directed by Silvia Costa. Featuring music by the Solistenensemble Kaleidoskop ensemble alongside composers Andrea Belfi & Wojtek Blecharz. Performed at Radialsystem, Berlin.
photo: Valentina Solfrini
PR: unsunghungermusic
#niconote#nicoletta magalotti#berlin#listening party#new album#new interplanetary melodies#big doings
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Savona, Al Teatro Chiabrera Buchettino di Perrault con la regia di Chiara Guidi.
Savona, Al Teatro Chiabrera Buchettino di Perrault con la regia di Chiara Guidi. "Buchettino non è solo uno spettacolo, è un'esperienza iniziatica e intima creato dallo storico trio Chiara Guidi, Romeo Castellucci e Claudia Castellucci fondatori della Socìetas Raffaello Sanzio. Un classico rappresentato anche in Francia, Danimarca, Spagna, Taiwan, Giappone, Cile e Corea del Sud, dichiara il Direttore del teatro Chiabrera, Rajeev Badhan-." Buchettino, un fortunato spettacolo per bambini che continua a girare i palchi dal lontano '95 (nella foto). Intabarrati fra le lenzuola di veri e propri letti sistemati sul palco (le scene sono state curate da Romeo Castellucci) i piccoli spettatori ascolteranno la storia del Pollicino di Perrault narrata da attrici di vaglia come Chiara Guidi, Silvia Pasello e Monica Demuru. Tratta dello storico spettacolo di repertorio della compagnia Socìetas Raffaello Sanzio che, dall'ormai lontano debutto il 2 maggio del 1995 al Teatro Comandini di Cesena, sede della compagnia, da 17 anni continua ad incontrare bambini di tutti i continenti. Il 30 gennaio alle ore 18.30, presso il foyer del Chiabrera, l'incontro con Chiara Guidi a cura del Direttore del teatro, Rajeev Badhan. INGRESSO LIBERO Ingresso libero. Cofondatrice della Compagnia SOCIETAS, Chiara Guidi sviluppa una personale ricerca tra voce - come chiave drammaturgica nel dischiudere suono e senso di un testo, distinguendosi fra gli artisti più influenti nel panorama della pratica vocale – e infanzia con una specifica concezione di teatro d'arte infantile, che vanta spettacoli storici quali Buchettino, da Charles Perrault che dal 1995 percorre tutto il mondo con la sua idea di coinvolgimento ambientale dei bambini (anche istruendo allestimenti in Giappone, Corea, Cina, Cile). Gli osservatòri Màntica, Puerilia al Teatro Comandini di Cesena, sede della Compagnia, dedicati alla voce e al teatro infantile le sono valsi un Premio Garrone e un Ubu nel 2013. A questi progetti si è aggiunto di recente Circolo, dedicato alla trasversalità dei piani di conoscenza. Intensa la sua attività di autrice. Tra i suoi libri: La voce in una foresta di immagini invisibili (Nottetempo 2017); con Lucia Amara, Teatro infantile. L'arte scenica davanti agli occhi di un bambino (luca sossella editore 2019); Interrogare e leggere. La domanda e la lettura come forme irrisolvibili di conoscenza (Sete edizioni 2021). Negli anni Novanta ha lavorato alla creazione di una Scuola Sperimentale di Teatro Infantile che ha ottenuto un Ubu; nel 2009 è stata direttrice artistica del Festival Internazionale di Santarcangelo; nel 2010 ha condotto una produzione presso il Campbelltown Arts Center in Australia, rappresentata anche al Festival di Adelaide e alla Sidney Opera House; e tra il 2015 e il '18 è stata 'Artiste Associée' del Théâtre Nouvelle Génération di Lione. A Chiara Guidi sono andati, tra gli altri, il Premio Lo straniero nel 2016, l'Eolo Award Riconoscenza nel '20 e il Premio Ivo Chiesa_La Scuola nel '21. Ha sei figli e sei nipoti.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Socìetas Raffaello Sanzio
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Sul concetto di volto nel figlio di Dio [Romeo Castellucci - Socìetas Raffaello Sanzio]
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Romeo Castellucci, Socìetas Raffaello Sanzio, from the Cycle of Tragedia Endogonidia - M#10 Marseille ( 3/4 pt ). original music: Scott Gibbons
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Tragedia Endognidia - a cycle in a series of plays by Romeo Castellucci for the experimental Italian theater company, Socìetas Raffaello Sanzio (1981). Photograph by Luca Del Pia.
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“Cultura è ciò che si sceglie e che ha un costo, che comporta una fatica. Riguarda uno stato di attenzione, di veglia”. Un dialogo con Romeo Castellucci
Desiderai il dialogo per una ragione portante – l’uomo che ha disastrato le forme, con spettacolare audacia teatrale, reso alla fama. Cosa fa? Adempie il rito degli applausi o ne fa scempio, estraniandosi in un monastero interiore? Così, cercai Romeo Castellucci, da alieno al teatro, affascinato dalla giunzione del genio. Sapevo ciò che sanno tutti: la “Socìetas Raffaello Sanzio”, fondata nel 1981 a Cesena da Romeo e dalla sorella, Claudia Castellucci, con Chiara Guidi e Paolo Guidi, i lavori che infuocano, ora travi di marmo della storia recente del teatro – da Gilgamesh ad Amleto. La veemente esteriorità della morte di un mollusco, da Orestea (Una commedia organica?) a Giulio Cesare, al ciclo della Tragedia Endogonidia. Affrontai l’apice di quell’uomo, Romeo Castellucci, una autentica presenza, detto tra i massimi registi teatrali in Europa, una vera intelligenza. Dal sottosuolo cesenate all’apertura dell’Opéra national de Paris con la messa in scena del Moses und Aron di Schönberg, nel 2015. Prima c’era stato il Leone d’oro alla carriera dalla Biennale di Venezia, nel 2013, l’anno dopo la laurea honoris causa in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo da parte dell’Università di Bologna.
Una foto di scena da “Salome” (2018), spettacolo con la regia di Romeo Castellucci, allestito per il Festival di Salisburgo e pluripremiato; photo Ruth Walz
Ora, leggo in un comunicato, Castellucci ha ricevuto un “triplo premio per Salome (allestita nel 2018 al Festival di Salisburgo sotto direzione musicale di Franz Welser-Möst per la Wiener Philharmoniker) dagli “Oscar” della lirica europea, un sondaggio della rivista tedesca Opernwelt tra cinquanta critici musicali internazionali: l’allestimento dell’opera di Richard Strauss, basata sull’atto unico di Oscar Wilde, ha ricevuto il premio come “Miglior spettacolo” decretando Castellucci come “Miglior regista” e “Miglior scenografo” della stagione 2018-19”. Il 5 ottobre, a Bruxelles, Castellucci si appicca un’altra medaglia: “l’onorificenza di membro dell’Accadémie Royale de Belgique, storica accademia scientifica e artistica della Comunità francese del Belgio, fondata nel 1772”. D’altronde, nel 2020, a Salisburgo, sarà impegnato per la regia del Don Giovanni e “nel 2021 a Parigi per L’Apres midi d’un Faune, il poema sinfonico di Debussy ispirato a Mallarmé, al Théâtre du Châtelet”. Il tema è sempre quello: porre l’artista sul trono, censirlo in uno sfarfallio di medaglie: si rischia l’accecamento? Come conciliare la platea gremita con la necessità dell’eremo? Su questo, cinque anni fa, cominciammo a intenderci, a interloquire, con Castellucci. Intitolai quel dialogo “La caduta verticale della bellezza”, fu pubblico su La Voce di Romagna. I passaggi che replico non sono maceria, ma materia di pensiero, ora. (d.b.)
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Ma la fama non fa paura, non giunge a corrompere l’opera?
«Un riconoscimento è un peso. Che influenza sia chi lo riceve che chi osserva chi è stato insignito del premio. Chiaramente, il premio ci dispone in una maniera diversa di fronte all’opera. Il mio problema è non ascoltare la voce che blandisce, continuare a lavorare in modo indifferente».
Quanto è necessaria la solitudine nel lavoro artistico?
«La solitudine è senza dubbio la condizione dell’artista perché è la stessa dello spettatore. L’era dell’informazione satura la solitudine, la scongiura. Eppure, siamo insieme ma siamo soli. E l’unica cosa da fare è condividere questa solitudine».
Tra i tuoi lavori, ‘maneggi’ Wagner e Hölderlin: perché loro?
«C’è stata una attrazione, ma anche un destino. O il caso. Wagner ha inventato il teatro moderno come esperienza unica, collocando lo spettatore al centro del problema. Musicalmente, poi, Wagner è un morbo, la sua opera, con l’utilizzo della mitologia, è oceanica, pronta a infinite interpretazioni, molto diversa dal melodramma italiano, che ha narrazioni più circoscritte alla realtà borghese. Insomma, è un incontro ineluttabile. Come quello con Hölderlin, che ha giocato tutto sulla poesia e per cui la parola è azione».
Esistono affinità tra Parsifal ed Empedocle?
«Entrambi si sono posti a guida di un gruppo umano, aprendo una strada dall’esoterismo all’essoterismo, alla comunità. Parsifal entra in un cerchio di adepti, i cavalieri del Graal, e spezza il cerchio spalancando la via alla società».
Cosa c’è dentro la carne di Castellucci? Quale è stato l’evento, l’incontro determinante per la sua vita?
«Intanto, mia sorella Claudia, di due anni più grande di me. Rapinavo immagini e sensazioni dai suoi libri di scuola ed è grazie a lei se ho lasciato l’Istituto tecnico agrario per iscrivermi al Liceo artistico. Poi, ci sono stati i giganti, che ho ammirato pur con un senso di antagonismo. Ricordo Carmelo Bene, che aveva scelto il “Bonci” di Cesena per una serie di spettacoli in anteprima. Per un ragazzo di 15 anni era un privilegio incredibile vederlo, e anche il fatto di non capire, di osservare la rottura dei vincoli della mimesi è stata una occasione importante».
Nella sua opera spinge spesso sul concetto di “disciplina”.
«Per me disciplina non è un metodo o uno stile, ma una tecnica, per lo più intangibile, invisibile. La mia disciplina è trovare una strategia ogni volta diversa per avere un contatto con lo spettatore. Che è materia vivente e nella cui intelligenza ho fede».
In ogni suo lavoro si tocca la dimensione religiosa.
«La dimensione religiosa non è un argomento, ci siamo dentro. Tutto ciò per il quale abbiamo bisogno di genufletterci ha un carattere religioso: può essere lo schermo di una televisione o i colori freddi di un supermercato, non mi interessa. Dove abbiamo bisogno di venerare è già religione. Per il teatro, poi, questo rapporto è inevitabile, fin dalle sue origini».
Ma come si può nominare Dio a teatro, affrontarlo pur con gli escrementi?
«Il rapporto può essere anche negativo. Ci si può rivolgere all’assenza di Dio. Riguardo al lavoro a cui lei allude, “Sul concetto di volto nel figlio di Dio”, si parla della caduta verticale di ogni bellezza, che è poi la vera condizione umana, neppure degna di essere nominata. Da qui, gli escrementi. Perché solo dalla dimensione più profonda, solo dal “De profundis” è possibile formulare domande al Creatore».
Molti politici si sciacquano le labbra parlando di “cultura”: ma cosa intendiamo per fatto culturale?
«La cultura, come forma di intelligenza che rispettiamo, non è quella che passa dal dominio dell’informazione e dell’immagine, la cui gestione è un esercizio di potere. Cultura è ciò che si sceglie e che ha un costo, che comporta una fatica. Riguarda uno stato di attenzione, di veglia».
Ritiene necessario un luogo che ospiti la drammaturgia contemporanea, magari affidato a lei?
«In Italia dovrebbe esserci un luogo oppure un momento di confronto alto sul teatro contemporaneo inteso come arte vivente e non museale. Questo non c’è o è osteggiato. In Italia gli enti culturali sono gestiti dai politici, dunque sono materia di scambio, sono inerti. Per il resto, ho dei dubbi sul fatto che un artista abbia la lucidità intellettuale necessaria per gestire un luogo di questo genere».
*In copertina: Romeo Castellucci in un ritratto fotografico di Yuriy Chichkov
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Kilowatt Festival 2019
Sansepolcro torna al centro della scena teatrale contemporanea con il Festival diretto da Luca Ricci e Lucia Franchi
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#Andrea Vezzini#Bartolini/Baronio#Be SpectACTive#Chiara Guidi#Cuocolo/Bosetti#Elio Germano#Luca Del Pia#Luca Ricci#Lucia Franchi#Massimo Munaro#Riccardo Caporossi#Riccardo Lorenzi#Romeo Castellucci#Silvio Peroni#Socìetas Raffaello Sanzio#Sotterraneo#Visionari
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SEGNI – DESTINO DELLA POESIA SEGNI - DESTINO DELLA POESIA Anche il destino, come il carattere, può essere osservato solo in segni…
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.GIOVANNI SALZBURGO 2021: A MÚSICA DE MOZART E O PATHOS IMAGETICO DE CASTELUCCI :depois do êxito da Salomé de Richard Strauss em 2018 Romeo Castellucci regressou a Salzburgo para encenar um novo D. Giovanni tendo como parceiro o maestro Teodor Currentzis coqueluche iconoclasta do público do Festival .Assisti ao streaming no canal Arte com gosto embora não lhe dê 5 estrelas como a muito credenciada crítica do Financial Times Shirley Apthorp . A encenação de Castellucci também autor dos cenários , figurinos e iluminação, da sentido à arquitectura vazia do espaço de uma igreja dessacralizada : “através de uma dramaturgia precisa de objectos adequados e inadequados que caem, aparecem e se dissolvem”. Chovem bolas de basquetebol que são apunhaladas por Ottavio; Um piano cai com estrondo e Giovanni toca ; Um carro topo de gama cai do céu com impacto brutal ; no duelo erótico entre Giovanni e Zerlina, uma carruagem desce para sua viagem imaginária ao castelo; Leporello usa uma fotocopiadora durante a ária do catálogo.”Gosto dessa ideia de que uma imagem tem o poder de nos fazer parar, de nos fazer pensar e reconfigurar a nossa atenção, o nosso olhar, o nosso ouvido”.Diz Castelucci “O teatro é a única linguagem artística a que podemos chamar ‘arte de contacto’. Sem contacto não há teatro e o espectador não é só o destino do teatro, mas o seu reflexo, o outro lado do próprio teatro. Por isso é muito importante que o corpo de todos os espectadores seja alvo do que alguns chamariam provocação, de que não gosto, ou de escândalo, de que gosto porque vem do grego ‘skandalon’, que significa uma pedra no caminho que tem de se ultrapassar. Um obstáculo.Mas na verdade não quero saber dos rótulos no meu trabalho.” . O outrora espaço sagrado de uma igreja velado por uma ténue cortina e atravessado por um bode, símbolo da virilidade e a partir daí torna-se o campo de batalha do dissoluto …Giovanni e Leporello entram em cena como doppelgangers, e o servo como “natureza excremental” é o alter ego de seu patrão .Donna Anna é dominada por Don Giovanni - não violada porque tenta segurá-lo. Isso demonstra-se pela atitude da dupla no colchão na cena em que Anna relata a Ottavio o que sucedeu . Tudo isto em imagens de enorme beleza plástica . ..Helga Rabl-Stadler correu riscos com este Don Giovanni de Castelucci como aliás- se espera num festival com esta história e este orçamento : 60 milhões de euros ( 15 de subvenção do estado austríaco !) Foi grande o sucesso . Não houve apupos na noite de estreia .O iconoclasta director italiano durante quase quatro horas desfilou um catálogo de imagens fascinantes . Leporello é um clone do sedutor . As mulheres de Don Giovanni tem várias versões - primeiro o grupo de criadas espanholas acompanhando Donna Anna vestidas de negro, depois bailarinas e, finalmente, um "coro de movimento" de tirar o fôlego de 150 mulheres de Salzburgo numa coreografia de Cindy Van Acke impressionante na gestão de” multidão” em palco. Este símbolo das vítimas do
do sedutor ninclui crianças, idosas e mulheres com deficiência, abrangendo aqueles que muitas vezes ficam sem voz em face do abuso. As Salzbuger Freuden destacam-se no 2o Acto fechando-se figurativamente sobre D. Giovanni. O todo, é meticulosamente elaborado e ensaiado. e uma reflexão visual sobre a música de Mozart, não uma realização dramática do libreto de Da Ponte . Mas as imagens são tão requintadas .as sequências tão conseguidas , a beleza tão aguda, que ultrapassam tudo . Castelucci cria um mundo abstracto , numa luz nebulosa onde toda a ação ocorre atrás de uma cortina de gaze. Os homens estão vestidos com fatos brancos , excepto Don Ottavio, que surge na fantasia bizarra, de um explorador polar sueco com um cão poodle - um dos de animais vivos que aparecem incluindo o rato que foge do esconderijo de Leporello . As mulheres têm um pouco mais de cor. No primeiro Acto, a sensação predominante de vazio é aguda, refletindo “the hole in the heart “ de D. Giovanni, apenas interrompida de forma abrupta pela queda de objectos e pela chegada da festa de casamento de Masetto e Zerlina, acompanhada por centenas de maçãs, .Masetto e um boneco de trapos e descodifico a carruagem como o fiacre de Emma Bovary.A nova produção do “Don Giovanni” de Mozart no Grosses Festspielhaus atinge tensão máxima nas cenas finais .A encenação de Castellucci assume o conceito deleuziano da imagem, como matéria sinalética que causa um choque um encontro que pode forçar o pensamento. No clímax da cena da ceia,, Giovanni é deixado sozinho enquanto mergulha no seu próprio inferno , despindo-se e se contorcendo cobrindo-se de tinta branca símbolo de um inferno de gelo para onde a mão do Comendador o arrasta. É um tour de force do barítono italiano David Luciano de grande impacto dramático . Quanto a música -embora não goste do estilo do maestro Current reconheço que tem vindo a melhorar a estatura musical .Que diferente o músico grego em Salzburgo deste ano daquele que vimos na Gulbenkian com longa cabeleira. O seu Mozart, aparte alguns momentos de” histeria “ teve virtudes. O conjunto musicAeterna, conhece o repertório a fundo com destaque para Sabashova que liderou o contínuo com inteligência e originalidade.O jovem elenco teve excelentes actuações.Muito bem o D.Giovanni de Luciano e o Leporello de Vito Priante .Esplêndido o Ottavio de Michael Spyres que cantou de forma refinada. A D.Anna de Pavlova foi o destaque nas mulheres e Federica Lombardi foi uma intensa Donna Elvira. Anna Lucia Richter brilhou como Zerlina ao lado do vigoroso Masetto de David Steffens. O baixo finlandês Mika Kares foi um excelente Comendador.(tal como tinha sido um excelente Rei Marke no Tristao de AIX 2021 ).E saudável existirem diferentes opiniões sobre o trabalho de Castelucci mas o que é difícil para mim aceitar e a crítica cega de alguns “ omniscientes do FB” e de outras redes sociais. A esses aconselho a leitura de J.P.Figueira “Laissez-vous toucher... A portrait by Romeo Castellucci, Lisbon, KKYM, 2017, e de Semenowicz, The Theatre of Romeo Castellucci and Socìetas Raffaello Sanzio, trans. P. Cichon-Zielinska, New York, Palgrave Macmillan, 2016,
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DARE VOCE Focus: Training e Parola un pomeriggio di Workshop con NicoNote • Domenica 1/12 @ Lo Studio Spaziale BOLOGNA
DARE VOCE Focus su Training e Parola un pomeriggio di Workshop condotto da NicoNote
domenica 1 dicembre, h. 14.00 – 19.00
Lo Studio Spaziale, Via F. Albani 1/7 A Bologna
costo: 50 €
Info e iscrizioni: scrivi una mail a [email protected] con oggetto: Workshop 1 dicembre Bologna
deadline iscrizione: 22 novembre
posti limitati
minimo iscritti 4
massimo iscritti 12
DARE VOCE / Focus su Training e Parolaun pomeriggio di Workshop sulla Voce condotto da NicoNote
Rivolto a tutti coloro interessati alla VOCE. NicoNote propone un pomeriggio di studio che prende le mosse dalle sue pratiche e il suo training e processo di messa in voce. Un pomeriggio di lavoro sulla Voce e sulla Parola, con momenti di pratica fisica e momenti di riflessione teorica e di esemplificazioni pratiche.
La ricerca vocale di NicoNote alias Nicoletta Magalotti sintetizza 40 anni di lavoro sulla VOCE nella pratica teatrale e musicale, nell’ incontro con maestri tra i quali Gabriella Bartolomei, Yoshi Oida, Roy Hart Theatre, Akademia Ruchu, Tiziana Ghiglioni, Francois Tanguy, nello sviluppo di un percorso artistico e didattico personalissimo. Un approccio alla Voce che abbraccia la tecnica vocale a 360° mutuando pratiche e studi sulla vocalità provenienti da diversi mondi musicali, teatrali, performativi fino a pratiche di meditazione sonora.
NicoNote propone un percorso che offre indicazioni sulle tecniche e fa luce sulle personali possibilità dei singoli, senza guardare il fatto vocale con agonismo e tensione.
Respiro Lo spazio Il qui e ora Ascoltare Sentire Deep listening Parola Ritmo drammatico Gioco La condivisione Prendersi tempo
NicoNote (It/A) alias artistico creato nel 1996 da Nicoletta Magalotti Sound poetry artist, autrice, performer e cantante. Agisce nei territori di musica, teatro, installazioni, clubbing, radiofonia, con produzioni artistiche e curatele – la sua identità artistica sta proprio nella ibridazione dei linguaggi. La sua ricerca vocale si intreccia all’incontro con maestri quali Yoshi Oida, Gabriella Bartolomei, Roy Hart Theatre, Akademia Ruchu, Tiziana Ghiglioni, François Tanguy. Tra 1984 e 1988 è la voce dei Violet Eves, band protagonista della new wave italiana con Litfiba, Diaframma, Moda, Underground Life, molto amata da Pier Vittorio Tondelli. Come musicista e cantante ha collaborato con artisti di estrazione molto diverse – come Patrizio Fariselli, Mauro Pagani, Teresa De Sio, Mauro Sabbione, Piero Pelù e Andrea Chimenti, Ghigo Renzulli, Roberto Terzani, Antonio Aiazzi, Mas Collective, Mikael Plunian, Luca Bergia, Davide Arneodo, Massimo Zamboni, Enrico Gabrielli, Stefano Pilia, Dj Rocca, Extraliscio, Elisabeth Harnik, Howie B, Klemens Hannigan, Leifur BjörnssonPaolo Cattaneo, Andrea Belfi, Woytek Blecharz, Solistenensemble Kaleidoscop e altri. Ricercatrice trasversale e non definibile, frequenta i club quanto i teatri, senza alcun pregiudizio: negli anni ‘90, al Cocoricò, crea il Morphine con il dj David Love Calò, realizzando la prima chillout room italiana, luogo di radicali sperimentazioni musicali e performative. È stata diretta più volte da registi quali Romeo Castellucci e Socìetas Raffaello Sanzio, Patricia Allio, Maurizio Fiume, Fabrizio Arcuri, Silvia Costa, fino al teatro musicale di Francesco Micheli e allo Storytelling con Luca Scarlini, NicoNote si è dedicata in parallelo alla realizzazione di drammaturgie e performance sonore sovente diventate produzioni discografiche. Autrice di un’avventurosa discografia, è stata protagonista di tournée musicali e teatrali in Europa, Canada, Argentina, Brasile. Negli ultimi anni ha pubblicato su Music from Memory, Mille Plateaux, DSPPR, Cinedelic e altre. Realizzato con il produttore Wang Inc. per Rizosfera / Rough Trade, l’album “Limbo Session Vol I” è stato tra i 10 migliori album del 2021 per la rivista Blow Up. È una voce del progetto Donnacirco ( La Tempesta dischi) . Conduce regolarmente masterclass sulla vocalità e collabora con Tempo Reale Firenze, Accademia Kataklò Milano. Recentemente NicoNote ha contribuito allo spettacolo di teatro musicale sperimentale "Buffalo Gals, Won't You Come Out Tonight", basata sull'omonima favola utopica di Ursula K. Le Guin. Regia di Silvia Costa e musiche di Solistenensemble Kaleidoskop e dei compositori Andrea Belfi e Wojtek Blecharz. Prodotto e rappresentato a Radialsystem Berlino, luglio 2024. In uscita nel settembre 2024 REGOLA suite in 9 quadri ispirata a Hildegard von Bingen, concept album elettronico immersivo, vinile e digitale su etichetta NIM New Interplanetary Melodies /Big Doings. Syntonic è il suo programma mensile su Radio Raheem.
imamgine: Volto che canta / Marco Mazzoni
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Oresteia, Socìetas Raffaello Sanzio x Romeo Castellucci, 2015
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Cominciamo a introdurre i finalisti del 𝗣𝗿𝗲𝗺𝗶𝗼 𝗥𝗼𝗯𝗲𝗿𝘁𝗼 𝗦𝗮𝗻𝗲𝘀𝗶 di poesia e musica che si sfideranno l'11 settembre a La scimmia in tasca
Gaia Ginevra Giorgi (1992) è autrice e performer. Laureata in Filosofia presso l'Università di Torino, attualmente studia Teatro e Arti Performative presso l'Università Iuav di Venezia. Nel 2016 pubblica "Sisifo" (Alter Ego Edizioni). Partecipa a diversi Festival Internazionali, come quello di Istanbul, Sibiu, Madrid e Lubiana. Tradotta in turco, romeno, spagnolo e sloveno, nel 2017 pubblica "Manovre segrete" (Interno Poesia) - edito in Spagna da La Bella Varsovia, con una traduzione di María Martínez Bautista - e realizza il suo primo progetto di videopoesia. Del 2019 è "Proprio come per le formule magiche" (progetto selezionato per Asolo Art Film Festival), una performance/dispositivo di messa in crisi del testo poetico, che mette in relazione corpo, parola e macchina. Nel 2019 pubblica il saggio biografico "Sylvia Plath. L'altare scuro del sole".
Riccardo Santalucia (1994) laureato in Design del Suono presso lo IED di Milano nel 2017, sviluppa processi e drammaturgie del suono all’interno di collaborazioni con realtà performative, installative, per danza e teatro; spesso confrontandosi con tecnologie interattive e programmazione generativa di contenuti audio/visivi. Accosta la ricerca elettronica e multimediale alla pratica di performer ponendo particolare attenzione al corpo della voce, collaborando tra gli altri con Radice Timbrica Teatro, Valdoca, Teatro Magro, Socìetas Raffaello Sanzio, partecipando ai workshop di Chiara Guidi e seguendo il corso triennale di tecnica della rappresentazione diretto da Claudia Castellucci, Madison Bycroft.
#poetrification#premio sanesi#finalisti#poesia e musica#gaia ginevra giorgi#manovre segrete#riccardo santalucia
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SOCÌETAS RAFFAELLO SANZIO - OMAGGIO #societasraffaellosanzio #romeocastellucci #cluadiacastellucci #theatre #passion
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luigipresicce:
La gloria del mondo
Performance per un solo spettatore alla volta, accompagnato Teatro Valdoca, Cesena (FC) 3 dicembre 2011 Prodotto da Socìetas Raffaello Sanzio per Màntica Festival 2011 Foto: Veronica D’Altri
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Performance for one spectator at a time, accompanied Teatro Valdoca, Cesena (Forlì-Cesena) December 3, 2011 Production by Socìetas Raffaello Sanzio per Màntica Festival 2011 Photo by Veronica D’Altri
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