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Il ponte della ferrovia ad Argenteuil (1873).
Il quadro diventa monumento utopistico di una nuova epoca nascente: quella moderna; il ponte collega le industrie ai sobborghi delle città, oltre a portare in campagna i cittadini benestanti.
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Avviso Pubblico per la Co-progettazione del Trasporto di Persone con Disabilità ad Alessandria
Il Comune di Alessandria apre un avviso pubblico per coinvolgere le associazioni nella gestione del trasporto dedicato alle persone con disabilità.
Il Comune di Alessandria apre un avviso pubblico per coinvolgere le associazioni nella gestione del trasporto dedicato alle persone con disabilità. Alessandria, 15 ottobre 2024 – Il Comune di Alessandria ha emesso un avviso pubblico volto a individuare organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale interessate a partecipare alla co-progettazione e gestione del servizio di…
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Storia Di Musica #341, Bee Gees, Main Course, 1975
Per le storie di musica con almeno tre fratelli coinvolti non potevano mancare. Oltre questo motivo importante, mi spinge a scrivere di loro anche il fatto che, come poche altre band, sono fisse nell'immaginario collettivo per un disco, la colonna sonora de La Febbre Del Sabato Sera. Sebbene il disco sia uno dei più venduti di tutti i tempi (probabilmente oltre 40 milioni di copie vendute), legato non solo al mondo musicale ma anche a quello cinematografico, si finisce per dimenticarsi di tutto il resto, cioè di una delle band più longeve e più di successo di tutti i tempi, che nella loro carriera lunga 60 anni ha sperimentato di tutto.
Barry, Robin e Maurice Gibb nascono appena dopo la guerra (Barry nel 1946, Robin e Maurice gemelli nel 1949, hanno anche una sorella maggiore, Leslie, nata nel 1945) sull'isola di Man. Si trasferiscono piccolissimi nei sobborghi di Manchester, dove Barry è coinvolto in numerosi episodi di vandalismo, che gli valgono una condanna con la condizionale. I genitori decisero di emigrare nei pressi di Brisbane, in Australia, nel 1958, dove nel marzo di quell'anno nacque Andy, l'ultimo dei fratelli Gibb. Lì sviluppano, in maniera spontanea, una grande intesa canora e musicale, tanto che i tre fratellini cantano in trio in una radio privata, Radio Brisbane. il deejay che li annuncia si chiama Bill Gates, l'autista che li va a prendere per portargli agli studi radiofonici si chiama Bill Goode. Pensando anche che fossero i Brothers Gibb, decidono di chiamare la band B.G.'s, poi scritto Bee Gees.
Sarebbe lunghissimo scrivere tutta la loro carriera, ma alcune cose le voglio ricordare: nel 1966, dopo una serie di successi in Australia, decidono di tornare in Gran Bretagna, il loro manager Robert Stigwood aggiunge al trio Vince Melouney alla chitarra e Colin Peterson alla batteria. In pochi anni collezionano successi a ripetizione, tra il 1967 e il 1969 pubblicano 4 album e decine di singoli, che vanno in classifica in tutto il mondo, Italia compresa. Tra questi dischi spicca il bellissimo Odessa, un concept album sulla scomparsa di una fittizia nave nel Mar Nero nel 1899, disco che ebbe brutta critica all'epoca, ma che oggi è considerato un capolavoro nascosto di quegli anni. E portò anche ad una rottura tra i fratelli: in disaccordo sull'idea di musica da fare, Robin si allontana dai due fratelli e sceglie di scrivere musica da solo. Barry e Maurice scelgono di proseguire senza di lui: esce così Tomorrow Tomorrow che è superato in quanto a vendite dal singolo di esordio di Robin, Saved By The Bell; Robin pubblicò anche due singoli cantati in lingua italiana, Agosto Ottobre e Un Milione Di Anni Fa. Più tardi provò a bissare il successo con One Million Years ma senza riuscirci, mentre il suo primo album, Robin's Reign, uscì nel 1970. A fine anni '70 ci fu la reunion, che venne considerata alla stregua di una rifondazione, e qui inizia il periodo d'oro della band.
Iniziano a collaborare con il grande produttore Arif Mardin, della etichetta Atlantic, che intuisce che per sfruttare al meglio le perfette armonie canore di cui sono capaci devono virare su suoni più decisi. Li avvicina alle sonorità soul, r'n'b, al funk e alla nascente disco music per farli diventare il gruppo bianco più famoso del genere. Il disco che ho scelto oggi è quello che i critici considerano il primo passo verso questo percorso.
Può sembrare sciocco definire il dodicesimo album di un gruppo con una serie di otto anni di dischi d'oro alle spalle una "svolta", ma è questo che è stato Main Course, che esce nel 1975. In copertina, un bellissimo disegno di Drew Struzan, famoso disegnatore, autore dei più famosi manifesti cinematografici. Main Course ha segnato un enorme cambiamento nel sound dei Bee Gees, abbandonando la forma ballata per un disco fresco, pieno di sonorità innovative e che ha altri primati che scopriremo tra poco. Registrato, su consiglio dell'amico Eric Clapton che lì si era trasferito (al 461 di Ocean Boulevard di Golden Beach, vicino Miami, come il titolo di un suo bellissimo disco) in Florida, le ballate dei dischi precedenti ci sono ancora, come Songbird e Country Lanes, ma la scrittura era più semplice e il resto era composto da orecchiabili melodie dance fortemente influenzate dalla musica soul di Philadelphia del periodo. Trainato dai singoli Jive Talkin', Nights On Broadway, la prima canzone a sfoggiare il falsetto che li renderà iconici e Fanny (Be Tender With My Love), attirò milioni di nuovi ascoltatori. La voce in falsetto di Barry Gibb divenne oggetto di scherno negli anni successivi, ma funziona: riusciva ad essere credibile in senso romantico quanto piuttosto una conquista per la serata, il che era in linea con i costumi sessuali della metà degli anni '70. Arif Mardin aveva convinto i Bee Gees a volgere il loro talento verso una direzione musicale che avevano sempre amato ma mai abbracciato, e basta ascoltare Wind Of Change o Edge Of The Universe per capirne il risultato eccellente. Barry, Robin e Maurice Gibb erano affascinati da R&B e soul da anni (To Love Somebody era stata scritta perché Otis Redding la cantasse), ma, in quanto britannici bianchi, temendo che potessero sembrare ridicoli, non avevano mai adattato quei suoni da soli. Non solo non sembravano ridicoli, ma divennero gli interpreti principi di questo stile, segnando un'era. In Main Course li accompagnano fior di musicisti: Blue Weaver, alle tastiere elettroniche, un marchio di fabbrica di qui in avanti, e calderone di idee infinite, Alan Kendall, che suonava in uno stile di chitarra funky e il batterista Dennis Byron, che suonava pattern più complicati di quanto gli fosse stato chiesto negli anni, furono anche loro felici della nuova direzione e costituirono il nucleo strumentale della band per i successivi sei anni.
Tra i record dei Bee Gees: oltre 250 milioni di copie vendute, un ruolo non sono da interpreti, ma da autori fondamentale (Barry ha scritto sedici "numeri uno" in America, come produttore quattordici). Sono presenti nella Rock and Roll Hall Of Fame (1997), nella Songwriters Hall Of Fame (1994), nella Vocal Group Hall Of Fame (2001) e hanno vinto otto Grammy Award tra cui il Grammy Legend Award. Sembra abbastanza per non essere coverizzati per la pubblicità dei fermenti anticolesterolo.
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Ascolta, vent’anni fa non era così figo avere un orologio-calcolatrice, giusto? E passare tutta la giornata in casa a giocare con l’orologio-calcolatrice era un indice molto chiaro del fatto che socialmente non te la cavavi troppo bene. E i giudizi come “mi piace” e “non mi piace”, e i sorrisi e le espressioni corrucciate erano riservati agli studenti delle medie. Qualcuno scriveva un biglietto che diceva: “Ti piacciono gli unicorni e gli adesivi? Sorridi!”. Cose così. Ma ora a farle non sono più solo i ragazzi delle medie, le fanno tutti, e certe volte a me pare di essere entrato in uno specchio, una specie di zona invertita dove la merda più sfigata del mondo è assolutamente dominante. Il mondo è degli smanettoni più sfigati.» «Mercer, è importante per te essere fico?» «Perché, ti sembro fico?» Si passò una mano sullo stomaco protuberante, sui jeans stracciati. «È evidente che non sono il più fico. Ma non ho dimenticato che una volta tu vedevi John Wayne o Steve McQueen e dicevi: wow, questi bastardi sono cazzuti. Viaggiano a cavallo e in motocicletta e girano il mondo raddrizzando i torti.» Mae non riuscì a trattenere una risata. Guardò l’ora sul cellulare. «Sono passati più di tre minuti.» Mercer tirò dritto. «Oggi i divi del cinema implorano la gente di seguire i feed che postano su Zing. Inviano messaggi supplichevoli chiedendo a tutti di sorridergli. E porca puttana, le mailing list! Sono tutti diventati portalettere di spazzatura! Sai come passo un’ora al giorno? Pensando a come cancellare l’iscrizione a qualche mailing list senza urtare i sentimenti di nessuno. C’è questo nuovo bisogno: pervade ogni cosa.» Sospirò come se avesse fatto una dimostrazione molto importante. «È semplicemente un altro pianeta.» «È un altro in senso buono» disse Mae. «È diventato migliore in mille modi, e te li posso elencare. Ma se tu non socializzi non posso farci niente. Volevo dire che il tuo bisogno di socializzare è così scarso…» «Non è che non socializzo. Io sono abbastanza socievole. Ma gli strumenti che create voi in realtà producono bisogni di socialità innaturalmente estremi. Nessuno ha davvero bisogno del numero di contatti che fornite voi. Non porta a nessun miglioramento. Non è nutriente. È come le merendine. Sai come le studiano? Determinano con scientifica precisione di quanto sale e quanti grassi hanno bisogno per farti continuare a mangiare. Tu non hai fame, non senti il bisogno di mangiare, quello che hai davanti non ti stuzzica, ma continui a mangiare queste calorie vuote. Ecco quello che spacciate voi. La stessa cosa. Un numero incalcolabile di calorie vuote, il loro equivalente digitale e sociale. E le calibrate in modo tale da rendere altrettanto dipendenti i loro consumatori.» «Oh, Gesù.» «Hai presente quando finisci un sacchetto di patatine e ti vorresti prendere a schiaffi? Sai che non hai fatto nulla di buono per te stesso. È la medesima sensazione, e tu lo sai, che si prova dopo una sbornia digitale. Ti senti vuoto, sprecato e diminuito.» «Io non mi sento diminuita.» Mae pensò alla petizione che aveva firmato quel giorno, per chiedere altre opportunità di lavoro per gli immigrati che vivevano nei sobborghi di Parigi. Era stimolante e avrebbe avuto il suo peso. Ma Mercer non ne sapeva niente, come non sapeva niente di quello che faceva lei, né di quello che faceva il Cerchio, e Mae si era ormai troppo stufata di lui per spiegargli tutto. «E ha distrutto la mia capacità anche solo di parlare con te.» Mercer non aveva ancora finito il suo discorso. «Cioè, non posso inviarti delle mail, perché tu le inoltri subito a qualcun altro. Non posso inviarti una foto, perché la posti sul tuo profilo. E intanto la tua ditta legge tutti i nostri messaggi per cavarne informazioni da monetizzare. Non ti sembra una follia?»
Da Il Cerchio - Dave Eggers
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Con cosa posso trattenerti?
Ti offro povere strade, tramonti disperati, la luna dei laceri sobborghi. Ti offro l’amarezza di un uomo che ha guardato a lungo, molto a lungo, la luna solitaria. Ti offro i miei antenati, i miei morti, i fantasmi che i vivi hanno onorato oggi col bronzo: il padre di mio padre ucciso ai confini di Buenos Aires con due pallottole dentro i polmoni, morto barbuto che i suoi soldati avvolsero in una pelle di vacca; il nonno di mia madre, ventiquattrenne appena quando guidò la carica dei suoi trecento uomini in Perù, ormai spettri su cavalli svaniti. Ti offro ogni intuizione racchiusa nei miei libri e quanta virilità o buon umore ha la mia vita. Ti offro la lealtà di un uomo che non fu mai leale. Ti offro la mia essenza, salvata non so come, quel centro del cuore che non tratta parole, non traffica coi sogni e non è mai toccato dal tempo, dalla gioia o dalle avversità. Ti offro il ricordo di una rosa gialla vista anni fa al tramonto, prima che tu nascessi.
Ti offro spiegazioni di te stessa, teorie su di te, notizie vere e sorprendenti al tuo riguardo. Ti posso dare la mia solitudine, le mie tenebre, la fame del mio cuore; cerco di allettarti con l’incertezza, il pericolo, la sconfitta.
Jorge Louis Borges
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“Un tempo cercavo i tramonti, i sobborghi e l'infelicità; ora cerco i mattini, il centro e la serenità. J. L. Borges “L’ange de Venise” Paolo Monti -1951-
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ho. visto l'Odio (trent'anni fa). E' talmente pieno di violenza e dolore, tutte le (virgola) documentate (virgola) tappe della filiera del male che erano (sono) i sobborghi di Parigi (e di tutta Europa adesso), che lo squallore, l'abbandono, l'assenza di futuro olezzano come l'anima delli mortacci dei sinistri che hanno sempre fatto finta di niente. NESSUN piagnisteo, niente PROPAGANDA?
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Da più di un anno non c’è giorno in cui Hezbollah non riservi ad Israele un barrage di razzi. In certi giorni, i proxy preferiti degli ayatollah realizzano performance di tutto rispetto: per dirne una, nella notte del 22 settembre sono stati ben 300 i razzi lanciati contro Israele prima delle 5 locali. I miliziani degli Hezbollah ce la mettono tutti.
Certo l’entità sionista, nella sua pervicace ostinazione a difendersi, ne intercetta la stragrande maggioranza, ma il Partito di Dio ha nel suo medagliere principi di incendio, feriti e qualche capatina balistica fin nei sobborghi di Tel Aviv. Insomma, i ragazzi si impegnano, stanno crescendo.
Perciò appare francamente un eccesso di severità quello del nostro ministro degli Esteri Tajani il quale, a fronte di otto (diconsi solo otto) razzi sfortunatamente sviati dal loro target imperativo e finiti sulla base Unifil, ha pesantemente redarguito i miliziani: “imparino ad utilizzare meglio le armi”.
Ma in fondo gli amici veri si vedono anche da questo: quando sbagli, non ti fanno sconti, vogliono sempre vederti dare il meglio di te. E nel frattempo ti proteggono.
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Quando smontavo dal turno del mattino, scendevo nel seminterrato, dove c'era la mensa.
I pasti erano da consumarsi solo in caso di emergenza, trattandosi di cibo all' inglese e per giunta, di mensa. Però in fondo alla sala, c'era la saletta biliardo. Con i camerieri degli altri piani, giocavamo per ore, a volte. Tedeschi, spagnoli, portoghesi, francesi e ovviamente noi, gli italiani. Tra un tiro e l'altro ci si prendeva per il culo, ci si mandava a fare in culo, si rideva, ci si incazzava. A un' ora dalla chiusura dei pub, andavamo a farci un paio di pinte di birre; metropolitana fin nei sobborghi estremi della metropoli, svenimenti improvvisi sul letto e poi il chiedersi cosa fare senza dover spendere soldi.
Poi, il giorno dopo, tutto di nuovo.
L.
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Buongiorno...
A quel tempo, cercavo i tramonti, i sobborghi e l'infelicità; ora i mattini, il centro e la serenità.”
Jorge Luis Borges
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A prima vista non avevamo quasi niente in comune. Le nostre radici erano del tutto diverse (cattolica di città, ebreo dei sobborghi), e i nostri interessi si dividevano praticamente su tutto. Joyce non aveva pazienza con i libri ed era una rigorosa non-lettrice, mentre io evitavo ogni esercizio fisico, lottando per l’immobilità come fosse il non plus ultra del bel vivere. Per Joyce, muoversi era piú di un semplice dovere, era un piacere, e la sua attività prediletta del weekend era alzarsi alle sei di domenica mattina e andare in bicicletta su e giú per Prospect Park.
Paul Auster
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RICORDEREMO TUTTO
È vero quando dicono che finché non lo vedi, non ci credi. Questo è lo storico mulino del quartiere Romiti di Forlì, uno dei più antichi sobborghi della città, devastato dal collasso climatico in atto. La furia del fiume l'ha capovolto da dentro e la famiglia che lo gestisce ha perso in un lampo il lavoro di quattro generazioni. Ieri siamo stati i primi a entrare nei depositi allagati dal fango e dall'acqua. Non scherzo quando dico che finché non lo vedi, non ci credi. È devastante, ma attorno a questa famiglia e a tutte le persone colpite ci sono centinaia di volontari e volontarie autonomi e organizzati. Come una piccola società che non ha bisogno di leggi e politici per darsi una mano. Solidarietà dal basso per il basso. Il mezzo alla melma c'è chi passa con vassoi colmi di pizzette, chi documenta con foto e video, chi offre bottiglie d'acqua tra una sbadilata e l'altra. E domani si ricomincia, e così il giorno dopo e quello dopo ancora. Non aspettate che qualcuno vi chiami, andate sul posto, aiutate ovunque e chiunque. Il sorriso scambiato tra due sconosciuti è ancora uno dei regali più belli che possiamo dare e ricevere. E facciamo vedere ai piani alti che non ci dimenticheremo niente, che i pagliacci restino nei teatrini delle Tv. Noi ricorderemo tutto: la crisi che hanno creato, noi non la paghiamo.
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Eventi natalizi nel quartiere Europista di Alessandria: cultura, mercatini e solidarietà. Un weekend natalizio tra scoperte culturali e artigianato locale per celebrare le festività
Il quartiere Europista di Alessandria si veste a festa per celebrare il Natale con due eventi imperdibili, organizzati dalla neonata Associazione EuroPista.
Il quartiere Europista di Alessandria si veste a festa per celebrare il Natale con due eventi imperdibili, organizzati dalla neonata Associazione EuroPista. Con l’obiettivo di valorizzare il territorio e promuovere la partecipazione comunitaria, il weekend del 14 e 15 dicembre 2024 sarà ricco di attività culturali e sociali. Sabato 14 dicembre: “La mia Africa” presso l’ex Taglieria del Pelo.Alle…
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Storia Di Musica #333 - Elvis Costello & The Attractions, Get Happy!!, 1980
Quando, in una sera del 1976, gli venne l’idea di presentarsi con un nome d’arte omaggio alla sua nonna, pensava forse che sebbene volenteroso, il suo vero, Declan Patrick Aloysious McManus, sarebbe stato preso per uno scherzo. Quella sera si presenta come D.P. Costello, che cambierà nel definito Elvis Costello, come omaggio al Re del Rock’n’Roll. Occhialoni alla Buddy Holly, look che esibiva orgogliosamente il suo essere fuori moda, a metà degli anni ’70 Costello è un giovane arrabbiato che ha le carte in regole per dire la sua, in modo interessante, oltre il nichilismo furbetto del punk. Quando Nick Lowe, suo amico e collaboratore, gli trova un ingaggio per la Stiff Records, lui non essendo in totale fiducia decise di non abbandonare il proprio posto da operaio nella ditta di cosmetici Elizabeth Arden (a cui dedicherà una stupenda canzone, I’m Not Angry). In effetti non erano tempi da cantautori, ma bastano i primi guizzi di My Aim Is True (1977) per sgombrare il campo: l’offensiva antifascista di Less Than Zero unite a doti melodiche di alto livello (la mitica Alison, suo pezzo culto) presentano al pubblico un nuovo modo di raccontare musicalmente i tempi. La seconda prova è ancora meglio: This Year’s Model (1978) lo vede insieme ai The Attractions, il gruppo di Stevie Nieve (alle tastiere) e Bruce Thomas (basso) e Pete Thomas (batteria, i due non erano parenti), e in un disco multiforme, dai testi lunghissimi, sciorina la sua bravura in canzoni stupende come I Dont’ Want To Go To Chelsea, Pump It Up (altro inno di quegli anni), Little Triggers e Night Rally. È richiestissimo e parte per Tour in Europa e Stati Uniti. Nelle pause delle date, scrive sull’onda dell’entusiasmo altre canzoni, che compongono il terzo disco in tre anni, Armed Forces (1979): segnato dallo stress e dai primi, evidenti eccessi di vita, è un disco ansiogeno e un po’ frettoloso, che alle belle e ormai garantite belle canzoni aggiunge riempitivi. Sarebbe tutto normale, ma le cose stanno prendendo una brutta piega: le dipendenze da alcool e droga lo rendono nervoso e aggressivo e durante il tour americano, a Columbus, in Ohio, si incontrò con Stephen Stills nel bar dell’Holyday Inn. Qui in preda a deliri alcolici sbiascica pesantissimi insulti razzisti a James Brown e Ray Charles, litiga fino alle mani con la cantante Bonnie Bramlett (che era diventata famosa nel duo con il marito Delaney & Bonnie) e vede in un attimo disintegrarsi la sua reputazione negli Stati Uniti. Ci furono ulteriori polemiche poiché la vicenda fu quasi semi oscurata dai giornali britannici. Le successive scuse in una goffa conferenza stampa non servirono a nulla. Torna in patria e nel 1979 produce il primo, storico, album degli Specials, fa l’attore in Americathon (semisconosciuto film di Neil Israel, dove Costello si esibisce cantando Crawling In the USA). Durante la produzione del disco degli Specials, scrive e suona da solo tutti gli strumenti per del nuovo materiale nei piccoli studi di registrazione Archipelago (scritto così) di Pimlico, nei sobborghi londinesi. Costello ha la necessità di dare un taglio al suono precedente e per il nuovo si ispira alla musica afroamericana degli anni ’60, allo ska, e ha tantissime cose da dire.
Get Happy!! (che esce nel 1980) prende il titolo dalla canzone omonima composta da Harold Arlen, con i testi scritti da Ted Koehler, negli anni ’30 del ‘900, che riprendeva un testo di tipo evangelico. Fu portata al successo da Judy Garland e negli anni è divenuto uno standard per centinaia di artisti. Registrato tra Londra e i Paesi Bassi, a Hilversum, prodotto da Nick Lowe e Roger Béchirian, è un disco-mondo dove Costello mette 20 brani, molti dei quali brevissimi, meno di 2 minuti. È una prova di amore per quella musica, e anche di liberazione in un certo senso (nonostante anche durante le sessioni perdureranno i problemi con alcool e droghe). Ci sono due cover: I Can't Stand Up For Falling Down di Sam & Dave e I Stand Accused dei Merseybeats come omaggio al mai abbandonato amore per il suono di Liverpool. Per il resto, l’enormità (per l’epoca dove esistevano solo i vinili) dei 18 pezzi rimanenti passano dagli omaggi fin troppo sfacciati (Temptation è in pratica la Time Is Tight di Booker T & The MG’s con un testo diverso),a canzoni stupende come Love Me Tender (che apriva il disco), Possession, King Horse fino ai capolavori come New Amsterdam elegia sulla selvaggia New York, High Fidelity, doloroso e drammatico affresco sulle delusioni dell’amore e Riot Act, canzone scritta sui fatti di Columbus. L’omaggio alla musica r’n’b è evidente nella copertina: dalla grafica e dai colori cari alla Stax di Memphis, vedeva tre foto identiche di Costello sfalsate in colori acidi, e aveva una particolarità: l’effetto vissuto del cerchio bianco proprio al centro, a imitare il consumo dell’uso eccessivo. Tra l’altro le prime edizioni avevano la scaletta scritta al contrario, con Riot Act primo brano e Love Me Tender ultima, e valgono di più nel mercato dei collezionisti.
Il disco all’epoca fu accolto con grande favore dalla critica e dal pubblico: numero 2 in Gran Bretagna e un sorprendente numero 11 negli Stati Uniti. Negli anni il disco ha guadagnato ancora più favori, sottolineando la scelta niente affatto facile di Costello di distaccarsi sempre con intelligenza dai generi imperanti per la ricerca di una via personale alla sua necessità di musica. Scriverà un altro disco capolavoro, Imperial Bedroom (1982) che è una grande prova di pop d’autore, che aprirà le porte ad una nuova trasformazione verso un colto, raffinato, ma un po’ meno eccitante, modello di voce-pianoforte che diventerà il modulo classico della maturità costelliana. Ne ha fatta di strada in decenni quel tipo con gli occhialoni che prese in prestito dalla nonna il suo nome d’arte per la celebrità.
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C’è soluzione a questo? A volte incontro dei contadini che parlano un’altra lingua. Li fermo, chiedo dei campi. Loro mi dicono che non lavorano nei campi. Mi dicono che sono operai, di Santiago o dei sobborghi di Santiago, e che non hanno mai lavorato nei campi. C’è soluzione a questo? A volte la terra trema. L’epicentro del sisma è a nord o a sud, ma io sento la terra tremare. A volte ho le vertigini. A volte il terremoto dura più del normale e la gente si mette sotto le porte o sotto le scale o esce di corsa in strada. C’è soluzione a questo? Vedo la gente correre per le strade. Vedo la gente entrare nella metropolitana e nei cinema. Vedo la gente comprare il giornale. E a volte tutto trema e per un attimo si ferma ogni cosa. E allora mi domando: dov’è il giovane invecchiato?, perché se n’è andato via?, e a poco a poco la verità comincia a venire a galla come un cadavere. Un cadavere che sale dal fondo del mare o dal fondo di un burrone. Vedo la sua ombra che sale. La sua ombra vacillante. La sua ombra che sale come se risalisse la collina di un pianeta fossilizzato. E allora, nella penombra della mia malattia, vedo il suo volto feroce, il suo dolce volte, e mi domando: sono io il giovane invecchiato? È questo il vero, il grande terrore, essere io il giovane invecchiato che grida senza che nessuno lo ascolti? E se il povero giovane invecchiato fossi io? E allora passano a una velocità vertiginosa i volti che ho ammirato, i volti che ho amato, odiato, invidiato, disprezzato. I volti che ho protetto, quelli che ho attaccato, i volti da cui mi sono difeso, quelli che ho cercato invano.
E poi si scatena la tempesta di merda.”
(Roberto Bolaño, “Notturno cileno”)
Nasceva il 28 aprile 1953 Roberto Bolaño.
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Red Dead Redemption II
Amici,
nonostante io non sia una appassionata del genere western (film ecc.), questo gioco e' PAZZESCO.
In tutta la mia lunga carriera di videogamer non ho mai e dico mai trovato un gioco con un tale livello di accuratezza sia grafica che sonora, con un mondo aperto cosi' vivo e reale, con npc che sembrano vivi (con movimenti fluidi e del tutto coerenti con il contesto), con una enormita' di tipi di animali, sia di terra che di cielo che d'acqua, cosi' accuratamente riproposti sia nei suoni che nei comportamenti, dallo scoiattolo al bufalo, dal luccio alla carpa, dall'airone al corvo; un mondo aperto assolutamente fedele alla realta' e molto vario, dalle praterie alle montagne innevate, dalle paludi alla citta' con la tramvia su rotaie, i carri, le carrozze, le zone ricche, lastricate ed illuminate, ed i sobborghi con strade in terra battuta e povera gente che sopravvive a stento.
Tutto il mondo e' vivo: le strade sono sempre popolate di carri o di diligenze o di uomini a cavallo; ci sono le fattorie, le case abbandonate, le stazioni ferroviarie sparse un po' dappertutto, c'e' la citta' mineraria con relativa miniera, ci sono vari villaggi o semplici agglomerati di case nate intorno all'ufficio postale, e anche dove non c'e' la presenza stanziale dell'uomo si possono trovare cercatori d'oro sul fiume o bivacchi di cacciatori, e naturalmente ci sono i banditi che ti assaltano ogni tre per due. C'e' anche una riserva indiana con questi pori cristi costretti a vivere in un francobollo di quel territorio che un tempo abitavano solo loro.
Veramente un gioco incredibile come davvero di rado se ne vedono. Se avete giocato a Skyrim, beh questo e' una spanna sopra anche a quello (che cmq anche quello era - ed e' - un gran gioco, eh; io su quello ci ho speso svariate centinaia di ore, negli anni).
La storia poi e' veramente bellissima, con questo nostro eroe tormentato sempre in bilico fra il bene ed il male, e questi suoi amici che ogni tre per due progettano assalti ai treni o alle diligenze, o rapine in banca, ed e' incredibile, anche in queste azioni concitate, quanto sia realistica l'azione, spratorie, feriti, cavalli, corse a perdifiato, tutto assolutamente ben dosato e calibrato, dialoghi mai banali, personaggli per caratterizzati, insomma io se devo trovare un difetto per forza, direi che mi manca la localizzazione in italiano, perche' l'inglese originale e' molto slang (ma cmq non lo capirei manco se fosse l'inglese di Oxford) e a volte, nelle azioni concitate, non faccio in tempo a leggere tutto col risultato che non capisco cosa devo fare e il mio povero Arthur muore (non so quante volte ho visto la scritta "Sei morto").
Ragazzi, che dire. Io di questo gioco mi sono proprio innamorata e ieri sera ho avuto un colpo al cuore, ma non vi diro' perche', se no poi spoilero troppo.
Ci ho gia' giocato qualcosa come 150 ore ma potrei giocarcene tranquillamente altrettanto.
L'ho gia' detto che e' bellissimo?
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