#Sempreverdi
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funghimagazine · 1 year ago
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Finferli, Finferle e molti altri funghi. Aggiornamento funghi 12-01-2024
[vc_row][vc_column][vc_column_text] I Funghi in tempo reale di metà gennaio 2024 Aggiornamento funghi 12-01-2024 – la quiescenza Per l’aggiornamento funghi 12-01-2024 iniziamo subito col dire che, parte con la marcia ben ingranata la stagione fungina 2024 e, a quanto pare non soltanto con i tipici funghi lignicoli invenali ma anche con diverse specie terricole, specie fungine che, normalmente…
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angolodonne · 1 year ago
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Cespugli sempreverdi per zone all'ombra
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raccontidialiantis · 1 month ago
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Sabato sera d'agosto in paese
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“Amare od aver amato, basta: non chiedete nulla, dopo. Non è possibile trovare altre perle nelle oscure pieghe della vita: amare è essere completi” (Victor Hugo)
“Spesso ci sono più cose naufragate in fondo a un’anima che in fondo al mare” (Victor Hugo)
“Vivere è simile all’arte del disegnare, solo che si fa senza la gomma” (Victor Hugo)
“Il peggior modo di sentire la mancanza di qualcuno è esserci seduto accanto e sapere che non l'avrai mai.” (Gabriel Garcia Marquez)
“Non siamo mai così indifesi verso la sofferenza come nel momento in cui amiamo.” (Sigmund Freud)
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Era passata da poco la mezzanotte. Fra un po’ avrebbero finito la serata, nel pub della cittadina in cui anche Mario, rappresentante di commercio, era nato e dove tornavano ogni estate per le vacanze. Quello era decisamente il loro posto dell’anima. Lui suonava la chitarra, nel loro gruppo. Si ritenevano a buon diritto una ��jazz band”, ma poi in pratica suonavano di tutto: oltre agli standard di jazz, eseguivano impeccabilmente brani rock dei gloriosi anni sessanta-settanta e canzoni italiane sempreverdi.
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Che poi alla fine erano queste ultime, quelle che facevano battere il piedino a tutti. Erano bravissimi: anche gli altri componenti della band erano tutti professionisti fuori sede da decenni. Un professore, un ingegnere, un poliziotto e un dermatologo. Uomini maturi che si riunivano puntualmente in paese nell'agosto di ogni estate. Tutto l’anno ognuno nella propria città si impegnava e proponeva spunti agli altri via web.
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Si scambiavano idee e brani, mantenendo così viva la loro grande passione per la musica. Accadde che quel sabato, verso la fine, durante una pausa, gli altri quattro membri della band erano già scesi dal palco: chi per andare a fare pipì, chi a bere una birra. Ma Mario invece era rimasto ancora un attimo seduto, con lo strumento in grembo. Perché gli sembrava di aver improvvisamente scorto, all’ultimo tavolo in fondo e nell’angolo buio del locale, il viso di Sonia.
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All’epoca, primi anni settanta, avevano entrambi diciott’anni. Lui aveva avuto in regalo in estate dai genitori una bellissima e fiammante motocicletta Gilera 124 con cui la portava in giro e grazie alla quale potevano appartarsi lontani dalla città. Di lei era innamoratissimo e anche Sonia sembrava ricambiarlo. Amavano entrambi il rock inglese: Yes, Genesis, King Crimson, Gong, Gentle Giant…
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Tra gli italiani, erano entrambi fan di Lucio Battisti; come tutti in quel periodo. E sulla moto ovviamente spesso cantavano a squarciagola “Il tempo di morire” (motociclettaa… dieci accappìììì…) e poi altre canzoni dell’epoca, quelle che oggi chiameremmo a buon diritto “evergreen.” Stettero insieme solo un altro inverno e la successiva estate, giusto il tempo di passare l’esame di stato. Lui era convinto che l’avrebbe sposata. Le aveva giurato amore eterno.
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Faceva nella sua testa mille progetti. Lei invece a settembre a bruciapelo gli distrusse il cuore. Dal juke box del baretto in cui si videro l’ultima volta prima di lasciarsi si sentiva “L’Aquila” di Lucio Battisti. Questo le diede il coraggio e lo spunto per farlo: gli disse perciò che lei si sentiva come un’aquila. Che era nata libera e perciò troppo costretta in quel paesello; voleva andarsene e avere molto di più, dalla vita. Infatti dopo qualche giorno si trasferì a Roma per frequentare l’università.
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Mario seppe in seguito che forse non era stato estraneo alla faccenda un altro giovane che l’aveva incantata a sua insaputa quando ancora stavano insieme. Stupido, ingenuotto, farlocco: non s'era accorto di nulla! Dopo aver rammendato - ma non curato - il suo cuore, anch’egli si iscrisse all’università. Nelle sue intenzioni da sempre avrebbe voluto anche lui scegliere Roma, ma per ragioni ovvie d’orgoglio preferì darci un bel taglio e scelse Pisa. Nessun dolore.
Tu mi sembri un po’ stupita - Perché rimango qui indifferente Come se tu non avessi parlato - Quasi come se tu non avessi detto niente
Ti sei innamorata - Cosa c'è, cosa c'è che non va? Io dovrei perciò soffrire da adesso - Per ragioni ovvie d'orgoglio e di sesso
E invece niente, no, non sento niente, no - Nessun dolore -Non c'è tensione, non c'è emozione - Nessun dolore
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E adesso nel pub quella lì in fondo era lei: ne era sicuro. Scherzava e rideva assieme ai suoi amici di tavolo. Forse uno di loro era suo marito. O forse no. Era la prima volta che la rivedeva dopo moltissimi anni e gli sembrava sempre bellissima. Gli venne spontaneo: rialzò il volume dell’amplificatore e piano, da solo iniziò a suonare “L’aquila”. Dopo un’era geologica fu la prima volta.
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Perché era un brano che categoricamente si rifiutava di suonare, coi suoi amici. Loro sapevano, capivano e lo rispettavano. Chi l’ha detto che dopo un po’ di tempo qualsiasi rancore sparisce: per la freddezza e l’egoismo con cui era stato liquidato, ancora dopo decenni provava soltanto un’intensa rabbia. Una pena sorda nel cuore. Eppure cominciò a suonare in modo dolcissimo.
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Erano, gli arpeggi iniziali, a loro modo inesorabili e penetranti: rimandavano a una canzone che era impossibile non riconoscere. Il timbro caldo che scaturiva dalle sue dita portava l’armonia in alto. Senza ancora la melodia vocale inconfondibile: un accompagnamento armonico nudo, scarno ma bellissimo. Lei si fece seria: di sicuro ora l’aveva riconosciuto. Le era tornato in mente il brano e quell’espressione della donna fu l’ultima che vide, perché subito dopo abbassò il viso e si concentrò sui tasti, sulla diteggiatura e sulla dinamica dell’esecuzione.
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Sentì appena la voce di lei che da lontano del pezzo iniziava a cantare le parole. Dapprima esitante, poi via via più decisa. Incredibile a dirsi, si fece silenzio nel locale, durante quell’esecuzione drammatica: si percepiva chiara la forte tensione emotiva tra i due. Lontani tra loro dieci metri e trent'anni. Eppure eseguivano il pezzo benissimo, incastrando la melodia della voce con l'armonia degli accordi.
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Lei man mano si avvicinò: dal tavolo raggiunse dapprima il centro del pub, più vicina al palchetto. Cantava con una tale intensità che qualcuno si commosse, persino. Aveva una voce stupenda e intonata; lui l’accompagnava e sottolineava le frasi con rara perizia nel fraseggio. Finito di suonare, insieme ma ancora lontanissimi, lei arrivò vicina alla pedana.
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Muta, lo fissò per tutto il tempo. Mario non alzò neppure per un momento lo sguardo. Ripose lo strumento nel suo fodero imbottito, che con un rapido movimento mise in spalla. Poi staccò la spina, prese con l'altra mano l’amplificatorino da pub che usava in quelle occasioni, si girò e senza dire una parola se ne andò.
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Disse appena ai suoi amici poco distanti e imbarazzati che si sentiva poco bene, che continuassero senza di lui: tanto all’una avrebbero comunque finito e mancava pochissimo. Tornato a casa fece una doccia, si infilò nel letto in silenzio insieme alla moglie che già dormiva serena da tempo.
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La guardò a lungo, ritrovò nel comodino, tra i calzini e i libri in perenne standby, un sorriso ancora pulito; le accarezzò i capelli pianissimo per non svegliarla. Si infilò sotto le coperte e finalmente si concesse due lacrime, prima di cadere nel sonno. Lei si girò e nel dormiveglia gli si strinse. Il suo cuore ebbe un lieve sobbalzo. L’amore da qualche parte in lui esisteva ancora, evidentemente.
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RDA
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succhinoallapesca · 2 months ago
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La cucina di casa nuova ha una veranda da cui si vedono vari alberi gialli/arancioni che stanno prendendo le foglie ed è stupendo, e anche da camera mia si vedono in realtà, se ti affacci alla finestra o volgi lo sguardo sulla destra, a fianco del palazzo di fronte. Nelle tre case case degli scorsi due anni dalle finestre si scorgevano pochi alberi o nessuno, da camera mia sempre zero; mentre la casa dove sono cresciuta aveva una vista molto bella, ma gli alberi erano quasi tutti sempreverdi. Invece in questi giorni quando c'è il sole la cucina di qui è un incanto. La luce traspare dalle ancora numerose foglie gialle, in primo piano si vedono quelle che sfumano dall'arancione al marrone, mentre alcune cadono giù leggere. Nella stanza, le piastrelle color ocra del pavimento e quelle cangianti vicino al piano cottura fanno da cornice. Questo quadro nella portafinestra mi rasserena e mi fa sentire accolta, è bello averlo in casa
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aitan · 6 months ago
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Tre vignette sempreverdi (purtroppo) del vignettista iraniano Hamidreza Mosayebi
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der-papero · 5 months ago
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Cara Marvel Cinematics Universe,
vengo a noi con questa mia a dirvi che da dopo Avengers Endgame non si capisce più un cazzo. Tranne piccole perle come gli Eternals, i sempreverdi Guardians of the Galaxy e un abbastanza degno recupero di Black Panther dopo la morte assurda di Chadwick Boseman, non ci stiamo capendo più un cazzo, ma veramente, tra puttanate assurde come la serie dedicata Capitan Marvel, una roba oscena che già pensavamo che gli Ant-Man facessero cagare, ma qua proprio lassamo perde (e poi, diciamoci la verità, ma Brie Larson dove l'avete presa, manco alla recita delle medie fa bella figura, e pure quell'altra, Ms. Marvel, una bimbaminkia sempre su TikTok), multiversi che ormai manco gli attori stessi ci capiscono più un cazzo e questa roba se la devono almeno studiare, annunciate che Victor Von Doom lo interpreterà Robert Downey Jr., ma cristoiddio è morto l'altro ieri, ma proprio letteralmente l'altro ieri, come Iron Man e mo' date allo stesso attore un'altra parte, machesfaccimm in tutta Hollywood non ci stava uno libero, e se Robert alla fine si è lamentato che è rimasto a spasso e non tiene più una lira ma allora chekivemuort l'avete fatto morire a fare?
Sì, è vero che l'avete fatto con Chris Evans, prima Johnny Storm dei Fantastici 4 e poi è diventato Captain America, però avete avuto la decenza di far passare dieci anni, chi cazz se lo ricordava più a Chris Evans.
Per favore richiamate quelli bravi, e fate un solo film alla volta in modo tale che uno possa andare a vedere quello dopo senza perdere il senno.
Cordiali saluti.
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occhietti · 1 year ago
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"In questo periodo tutti fanno l'albero di Natale, Lloyd".
"Ma pochi possono esserlo, sir".
"Intendi dire decorati e luminosi?"
"Intendo dire con radici e sempreverdi, sir".
"A Natale molti alberi sono finti, Lloyd".
"E son quelli che si smontano facilmente, sir".
"Come certe persone. Giusto, Lloyd?"
"Più che giusto... naturale, sir".
- Simone Tempia - Vita con Lloyd
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patry-kry · 1 month ago
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colori autunnali alternati da alberi sempreverdi 🍂🌳
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m596118 · 1 year ago
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"In questo periodo tutti fanno l'albero di Natale, Lloyd"
"Ma pochi possono esserlo, sir"
"Intendi dire decorati e luminosi?"
"Intendo dire con radici e sempreverdi, sir"
"A Natale molti alberi sono finti, Lloyd"
"E son quelli che si smontano facilmente, sir"
"Come certe persone. Giusto, Lloyd?"
"Più che giusto, naturale, sir"
🦖
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fioredialabastro · 9 months ago
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Discesa al calvario
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Ci sono momenti in cui la mia anima s'eleva, respira, come ieri sera, passeggiando in un bosco notturno, alle pendici di un castello, tra il crepitare delle foglie e la luna incorniciata da rami sempreverdi o ancora acerbi. Conoscevo quel luogo profondamente, culla di fatiche e nostalgici ricordi, perciò nel buio tetro che lo avvolgeva vi trovai rifugio, liberando tra gli spiriti aghiformi tutti i miei timori. Non era così - come avrebbe potuto, d'altronde? - per i miei compagni di avventure: alcuni erano impegnati nell'organizzazione della via crucis che si sarebbe tenuta lì la sera successiva, mentre altri, pur non essendo coinvolti nell'iniziativa come me, erano travolti da una noia scalpitante, al punto da inscenare scherzi infantili e disturbare la quiete della fauna silvica. Non appartenevo più a quel luogo, eppure mi sentivo ancora la sua custode e l'atmosfera che si era creata mi provocò una stretta al cuore, come se l'indifferenza e la tracotanza umane avessero profanato il sacro giaciglio della natura e della bellezza. "Perché non vi prendete qualche minuto e non vi lasciate travolgere dalla meraviglia di questo luogo ameno, riservato a noi eccezionalmente all'ora tarda, in religioso silenzio e rispettosa gratitudine? Cercate Dio ma non vi accorgete dei suoi doni generosi, celati nella semplicità del quotidiano!" avrei voluto implorare. Tuttavia, ebbi il buon senso di non parlare, perché in cuor mio ero perfettamente conscia della loro innocenza e della mia frustrazione, non tanto diversa dalla loro protervia. Non ha senso possedere una sensibilità rara e usarla come vanto anziché come dono. "Avrai la tua occasione per educarli alla bellezza, con delicatezza e benevolenza", mi sussurrai, placando le mie ardenti fiamme cardiache. Così mi isolai e continuai a camminare, respirando a pieni polmoni l'aria fresca e pungente, raccontando agli alberi i miei mesi di assenza e percorrendo la discesa del calvario chiacchierando amabilmente con chi prima era salito, assieme a me.
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canesenzafissadimora · 1 year ago
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"In questo periodo tutti fanno l'albero di Natale, Lloyd"
"Ma pochi possono esserlo, sir"
"Intendi dire decorati e luminosi?"
"Intendo dire con radici e sempreverdi, sir"
"A Natale molti alberi sono finti, Lloyd"
"E son quelli che si smontano facilmente, sir"
"Come certe persone. Giusto, Lloyd?"
"Più che giusto, naturale, sir"
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thebeautycove · 1 year ago
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MEMO PARIS - INVERNESS - Fleurs Bohèmes Collection - Eau de Parfum - Novità 2023 -
I sincerely love this fragrance.  It's not just an olfactory transposition of the scottish Highlands, it's more like to grab the entire mood of this lands. The aromatic notes evoke the suggestive atmosphere of ancient reigns and castles, of myths and legends, an ode praising this wild unspoiled region.
....
Assecondando il mio essere in perpetuo moto, coprendo distanze immaginarie, salutando luoghi dove miti e leggende sono legame indissolubile con passato, tradizioni e identità.
Inverness, capitale delle Highlands scozzesi, situata alla foce del fiume Ness, ispira la nuova fragranza di MEMO Paris.
Essenza meravigliosa che evoca queste terre sempreverdi, incontaminate, attraverso un intenso riverbero di note vegetali, legnose, terrose e lascia che la narrazione scorra su robuste cortecce, penetri atmosfere brumose, sollevi volute da sottobosco, umide torbate, espressione sincera della magnificenza di una natura selvaggia e misteriosa che, nondimeno, sa accogliere e confortare.
Emerge sublime la sensazione di profonda sintonia con gli elementi, di intreccio radicale nell'ampiezza odorosa di legni nobili, guaiaco, amyris, cedro, sandalo, di soave luminosità nella velatura poudré dell'iris e di corroborante benvenuto nell'assoluta di mate.  Un viaggio di armonia e lentezza.
Il flacone riproduce il famoso tartan scozzese, qui con un motivo creato in esclusiva per Memo Paris.
Eau de Parfum 75 ml. Online qui
©thebeautycove   @igbeautycove
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angolodonne · 1 year ago
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Piante da siepe sempreverdi
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telodogratis · 2 months ago
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Monster Hunter World e Rise non si fermano: la serie è a quota 105 milioni di copie vendute in attesa di Wilds
Monster Hunter World e Rise non si fermano: la serie è a quota 105 milioni di copie vendute in attesa di Wilds La serie Monster Hunter continua a crescere in termini di vendite grazie ai sempreverdi World e Rise, in attesa del lancio di Monster Hunter Wilds. Powered by WPeMatico La serie Monster Hunter continua a crescere in termini di vendite grazie ai sempreverdi World e Rise, in attesa del…
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carlopavana-blog · 2 months ago
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La terrazza di fronte.
A Pistoia ovest in via Dante le case, mai costruite superiori al terzo piano, da sempre si fronteggiano ai lati della strada con i giardini ben curati ed i terrazzi adornati con vasi di piante e di fiori. Non per niente Pistoia è la patria di abilissimi coltivatori di piante e di arredatori di giardini e parchi apprezzati in ogni parte del mondo.
I terrazzi, spesso ampi ed abitabili, sono molto usati dai proprietari non solo per mostrare la loro abilità di floricoltori ma anche per sostare al fresco nelle sere calde d’estate, qualche volta per cenare e più raramente , ma non poi così raramente, per conversare.
Gli abitanti della via, Pistoia è una piccola città, si conoscono tutti, o per lo meno pensano di conoscersi, così molto spesso, prima che i cellulari rompessero questa consuetudine, si parlavano e si scambiavano opinioni, chiacchiere e pettegolezzi dai vari terrazzi superando con la voce lo spazio della strada.
Carlo, da quando si era trasferito a Milano, frequentava la casa di via Dante un paio di volte al mese e non aveva assolutamente questa abitudine, ormai non conosceva più nessuno, gli abitanti non erano più gli stessi, molti anziani morivano, molti giovani cambiavano abitazione.
Di fronte alla casa di Carlo erano state costruite nel tempo un paio di villette, una che aveva pretese di architettura moderna, ed una che al secondo piano aveva una bellissima terrazza, ampia ed abitabile, ben curata, con piante sempreverdi e molti vasi di fiori scelti con cura che fornivano un ampio spettro di colori anche se dalla strada non tutto era visibile.
La terrazza era abitata da una donna, da lontano sembrava molto giovane, si notava la figura asciutta ed elegante, sempre ben vestita, che aveva una cura costante e precisa delle piante e del verde di pertinenza dell’appartamento. Spesso si prendeva cura di un gatto facendolo giocare e accarezzandolo frequentemente ed accuratamente.
Carlo, che di norma si alzava intorno alle sei, aveva notato che la donna aveva abitudini molto mattiniere e qualche volta apriva le persiane della terrazza prima ancora delle sei anche nei mesi invernali.
Senza una particolare curiosità Carlo notava abbastanza spesso l’affaccendarsi della donna sulla terrazza, ma non aveva mai trovato l’occasione di presentarsi.
Un giorno, per un caso abbastanza fortuito, Carlo ebbe la possibilità di salutare la donna scambiando alcune parole di circostanza.
Dopo qualche giorno, era giugno, Carlo si alzò prima delle sei e vide la donna intenta a muoversi sul terrazzo per accudire i vasi di fiori.
- Buon giorno, anzi buon mattino, disse, io mi chiamo Carlo, e lei?
- Mirella, rispose la donna, sollevando leggermente la mano destra in segno di rafforzamento del saluto.
Carlo, sollevando la mano sinistra che teneva una tazza abbondante di caffè.
- Buon caffè, continuò il saluto, questa è la mia colazione, buona giornata Mirella.
- Grazie, rispose Mirella che continuò ad accudire i suoi vasi di fiori.
Secondo tempo.
L’autunno fece una rapida incursione nell’estate interrompendo il tempo secco e caldo di settembre. Un temporale accompagnato da una notevole grandinata abbassò notevolmente la temperatura. Carlo, a Pistoia da un paio di giorni, non aveva con sé un capo di vestiario più pesante e pensò che sarebbe stato opportuno dotarsi almeno di un maglione o di un gilet che lo mettesse al riparo di un altro eventuale ritocco al negativo della temperatura.
Prese la bicicletta dal garage, e dopo aver controllato e sistemato la pressione delle gomme, si avviò verso il centro di Pistoia. Notò subito che era notevolmente cambiato. Anche il senso della circolazione stradale non era più quello che ricordava.
Sul lato destro di via Rossini, la strada principale del centro, notò alcuni negozi di abbigliamento, uno lo attrasse particolarmente. La porta chiusa da una vetrina di legno molto ben curata aveva sui lati due grossi vasi di cemento con piante verdi, quasi un invito ad entrare.
- Entro solo per curiosità, pensò Carlo.
Appena entrato gli sembrò di essere avvolto da una atmosfera famigliare. La commessa era girata di spalle e stava sistemando dei capi di vestiario su uno scaffale, dopo una manciata di secondi si girò e assunse un aspetto di sorpresa,
- Salve Carlo, disse dopo un attimo.
La voce colse Carlo con estrema sorpresa.
- Non ci posso credere, disse Carlo, non sapevo minimamente che Lei Mirella lavorasse qui, sono entrato perché mi sono piaciute le piante ai lati della porta del suo negozio.
- Mi dica, fece Mirella senza far trasparire altro.
- Ho bisogno di un maglione o di un gilet. Sono stato sorpreso dal temporale e qui a Pistoia non ho niente di più pesante.
- Colore e taglia, chiese professionalmente Mirella.
- Mi piacerebbe carta zucchero, la taglia? Forse media.
Dopo due minuti Mirella aveva piegato e messo in un sacchetto con manici un maglione, non pesante, che a Carlo era piaciuto veramente molto.
- Senta Mirella, disse Carlo mentre stava per uscire dopo aver regolato il conto, questo incontro è stato molto fortuito, mi piacerebbe conoscerci meglio, io le dico qualche cosa di me e Lei, se vuole, mi fa conoscere meglio Mirella. Che ne dice?
- Si, disse Mirella dopo una certa esitazione, cosa propone?
-Vediamoci al bar “Il Cantone”, fanno ottimi apericena, una decina di minuti, due chiacchiere. Allunghiamo di cinquecento metri il rientro a casa. Alle sette va bene?
- Purché sia tutto analcolico, disse sorridendo Mirella.
- Sono ormai una trentina di anni che io non bevo alcool, aggiunse Carlo, con un ampio sorriso.
- Un’altra cosa, disse Mirella, ognuno paga il suo.
- È una gioia per le mie orecchie di pensionato! Disse ridendo Carlo, allora alle sette, continuò uscendo dal negozio di Mirella.
Mise nel portapacchi della bicicletta la piccola borsa con il maglione e si avviò pedalando lentamente verso via Dante.
L’apericena.
Carlo arrivò al bar “Il Cantone” qualche minuto prima delle sette programmate. Scelse un tavolo nell’angolo più lontano dalla porta e parlando con Mario, il proprietario, gli disse che aspettava una persona e che la mancia sarebbe stata proporzionale al servizio, e che voleva due scontrini separati.
- Separati, disse Carlo, non da dividere!!!
Mario capì al volo e mise sul tavolo scelto da Carlo un vasetto con una pianta con fiori rossi.
Mirella arrivò con qualche minuto di ritardo, chiese scusa e si sedette salutando cordialmente Carlo.
- Possiamo darci del tu? Chiese
- Era quello che volevo proporti, ma temevo un rifiuto, confermò Carlo.
Mario arrivò subito a prendere l’ordine, Carlo si raccomandò di non mettere alcool negli aperitivi e chiese a Mirella quali stuzzichini preferisse.
- Salati e vari, disse Mirella.
Mario, molto attento prese la comanda e dopo un paio di minuti presentò un vassoio colmo delle specialità del bar e della pasticceria.
- Più che un apericena mi sembra una mezza cena, disse ridendo Mirella.
- Noi possiamo regolare il nostro appetito ma i nostri padri dicevano “Melius est abundare quam deficere” e Mario è sempre molto generoso nelle porzioni, disse Carlo.
- Conosci il latino, chiese Mirella?
- Anche, rispose senza falsa modestia Carlo.
La conversazione prese subito una linea molto interessante, la musica, la letteratura, le piante, i fiori, il gatto.
Argomenti in parte di comune interesse, in parte divergenti, ma sempre con un certo approfondimento per conoscere meglio l’intensità dell’interesse personale.
Carlo evitò qualsiasi domanda personale, qualsiasi argomento che portasse ad una migliore conoscenza della persona piuttosto che della personalità. Stava molto attento a non toccare argomenti personali o di gossip,
Di sé Carlo disse degli studi, degli hobbies, dei libri letti e scritti, dei sistemi internet progettati e realizzati, ma evitò di parlare della sua persona se non per rispondere a domande dirette.
In questo apericena voleva conoscere la personalità non la persona, il contenuto culturale, e soprattutto nessuna bugia, neppure la più piccola, la più innocente. Mirella si stava dimostrando troppo intelligente per un contatto superficiale.
Disse anche, con un filo di speranza, che era diventato un bravo cuoco e che poteva soddisfare ogni necessità purché avesse a disposizione un cucina attrezzata.
- Come la tua, chiese ridendo Mirella manifestando un poco di malizia.
- Certo, ma anche la tua se è all’altezza, rispose Carlo con altrettanto sarcasmo.
- Ti deludo, ho un grosso congelatore con un notevole numero di piatti pronti.
- Guarda, continuò Mirella, abbiamo fatto quasi le otto, altro che dieci minuti.
- Il tempo è relativo, confermò Carlo, poi chiese a Mario il conto.
Come concordato Mario presentò due conti e Mirella ridendo disse.
- Vedo che hai capito come si devono fare le cose.
In via Dante.
Era quasi buio quando Carlo e Mirella arrivarono in via Dante, Mirella controllò con lo sguardo la cassetta della posta e allungò la mano per azionare la serratura del cancello del vialetto di accesso alla sua casa.
Fece entrare la bicicletta nel cancello si girò verso Carlo, istintivamente si strinsero la mano e si avvicinarono un attimo scambiandosi un lieve bacio di saluto, rapido e casto come per sancire una amicizia che nasceva, e raccordare il tempo del prossimo incontro.
Carlo si girò e si avviò verso casa, Mirella posò la bici nel ripostiglio, aprì la porta della sua casa, entrò nel piccolo corridoio per accedere alle scale, accese la luce e iniziò a salirle.
Mirella sentiva che una nuova amicizia era nata. Strano quel vecchio uomo, pensava, è incredibilmente colto e molto divertente, ma è così vecchio. Non voleva pensarlo ma sentiva che era un peccato fosse così, anziano. Un vero peccato.
Carlo mise la sua bicicletta nel garage e si incamminò verso l’ascensore per salire al secondo piano.
Pensava a Mirella, così bella, così giovane, purtroppo per lui così giovane. Ammirava la sua semplicità, la praticità, la coerenza del ragionamento, l’amore per le piante, l’amore per la casa, l’amore per la sua gatta, la notevolissima intelligenza, la vasta cultura, la modestia e la naturalezza nel porsi.
Aveva la sensazione di aver piantato un piccolo albero, che era già spuntato, anche se da poco, ma era lì dietro di lui.
Sentiva il rumore che il vento della vita faceva tra le foglie, l’albero era così piccolo e così lento a crescere.
L’unico modo di farlo crescere era quanto e come lo avrebbe annaffiato Mirella, Carlo non avrebbe mai fatto niente per fermarne la crescita. Sperava solo che il vento della vita non diventasse un turbine, non fosse troppo impetuoso e non spezzasse i rami prima che fossero abbastanza robusti per non cadere alla prima inarrestabile e ineludibile bufera.
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mjljmj · 2 months ago
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S'aggronda ma non piovono
S’aggronda, ma non piovonoancora, non sfibrano la nottee l’alba, non cantano sugli embrici,non gorgogliano in doccee vasi, non si strozzano agli imbocchidi fossi e di cunicoli, non scendonoal seme, non conturbanol’anno nel suo cuore,restanoin aria, indecise, le lunghissimediluvianti piogge e le acquate repentinedella fertilità,le aspettanoerbe ancora gramealberi, sempreverdi,tronchi,…
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