#Scuola di Atene
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The School of Athens (1509-1511) 🎨 Raphael 🏛️ Musei Vaticani 📍 Vatican City
The most famous philosophers of ancient times move within an imposing Renaissance architecture which is inspired by Bramante's project for the renewal of the early Christian basilica of St Peter. Some of these are easily recognizable. In the centre Plato points upwards with a finger and holds his book Timeus in his hand, flanked by Aristotle with Ethics; Pythagoras is shown in the foreground intent on explaining the diatesseron. Diogenes is lying on the stairs with a dish, while the pessimist philosopher, Heracleitus, a portrait of Michelangelo, is leaning against a block of marble, writing on a sheet of paper. Michelangelo was in those years executing the paintings in the nearby Sistine Chapel. On the right we see Euclid, who is teaching geometry to his pupils, Zoroaster holding the heavenly sphere and Ptolemy holding the earthly sphere. The personage on the extreme right with the black beret is a self-portrait of Raphael.
#The School of Athens#Raphael#High Renaissance#Musei Vaticani#Rome#Italy#fresco#1510#1511#Scuola di Atene#history painting#Vatican City
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The ultimate crossover fanart of all time
#learning abt Plato and Aristotle in Ethics and Ideology class#teacher showed us Scuola di Atene to explain the difference between their philosophies#I love philosophy#I am not good at it but I still love it#scuola di atene
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Average lunch with the grandparents will start with "let's all say a hip hip hurrah that you are here with us for lunch" and devolve into me lecturing my grandmother about geopolitics and napoleonic history with the support of my greatuncle, known communist
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A GORTYNA, CRETA, MONUMENTALE ISCRIZIONE CON L'EMBRIONE DEL DIRITTO CIVILE EUROPEO
A GORTYNA, CRETA, MONUMENTALE ISCRIZIONE CON L'EMBRIONE DEL DIRITTO CIVILE EUROPEO In un racconto della mitologia greca, stava raccogliendo fiori, la principessa (fenicia?) Europa quando Zeus la vide o subito so ne innamorò; si trasformò in toro bianco, le si avvicinò o lei gli saltò in groppa; galopparono fino a Creta e qui si amarono. Quattro figli nacquero, poi il re dell'isola si invaghì di Europa, la sposò, adottò i bambini e...
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Bella risposta ai gretini
Alla cassa di un supermercato una signora anziana sceglie un sacchetto di plastica per metterci i suoi acquisti.
La cassiera le rimprovera di non adeguarsi all’ecologia e gli dice:
“La tua generazione non comprende semplicemente il movimento ecologico. Noi giovani stiamo pagando per la vecchia generazione che ha sprecato tutte le risorse! “
La vecchietta si scusa con la cassiera e spiega:
“Mi dispiace, non c’era nessun movimento ecologista al mio tempo.”
Mentre lei lascia la cassa, affranta, la cassiera aggiunge:
” Sono persone come voi che hanno rovinato tutte le risorse a nostre spese. E ‘ vero, non si faceva assolutamente caso alla protezione dell’ambiente nel tuo tempo.”
Allora, un pò arrabbiata, la vecchia signora fa osservare che all’epoca restituivamo le bottiglie di vetro registrate al negozio. Il negozio le rimandava in fabbrica per essere lavate, sterilizzate e utilizzate nuovamente: le bottiglie erano riciclate. La carta e i sacchetti di carta si usavano più volte e quando erano ormai inutilizzabili si usavano per accendere il fuoco. Non c’era il “residuo” e l’umido si dava da mangiare agli animali.
Ma noi non conoscevamo il movimento ecologista.
E poi aggiunge:
“Ai miei tempi salivamo le scale a piedi: non avevamo le scale mobili e pochi ascensori.
Non si usava l’auto ogni volta che bisognava muoversi di due strade: camminavamo fino al negozio all’angolo.
Ma, è vero, noi non conoscevamo il movimento ambientalista.
Non si conoscevano i pannolini usa e getta: si lavavano i pannolini dei neonati.
Facevamo asciugare i vestiti fuori su una corda.
Avevamo una sveglia che caricavamo la sera.
In cucina, ci si attivava per preparare i pasti; non si disponeva di tutti questi aggeggi elettrici specializzati per preparare tutto senza sforzi e che mangiano tutti i watt che Enel produce.
Quando si imballavano degli elementi fragili da inviare per posta, si usava come imbottitura della carta da giornale o dalla ovatta, in scatole già usate, non bolle di polistirolo o di plastica.
Non avevamo i tosaerba a benzina o trattori: si usava l’olio di gomito per falciare il prato.
Lavoravamo fisicamente; non avevamo bisogno di andare in una palestra per correre sul tapis roulant che funzionano con l’elettricità.
Ma, è vero, noi non conoscevamo il movimento ambientalista.
Bevevamo l’acqua alla fontana quando avevamo sete.
Non avevamo tazze o bottiglie di plastica da gettare.
Si riempivano le penne in una bottiglia d’inchiostro invece di comprare una nuova penna ogni volta.
Rimpiazzavamo le lame di rasoio invece di gettare il rasoio intero dopo alcuni usi.
Ma, è vero, noi non conoscevamo il movimento ambientalista.
Le persone prendevano il bus, la metro, il treno e i bambini si recavano a scuola in bicicletta o a piedi invece di usare la macchina di famiglia con la mamma come un servizio di taxi 24 h su 24. Bambini tenevano lo stesso astuccio per diversi anni, i quaderni continuavano da un anno all’altro, le matite, gomme temperamatite e altri accessori duravano fintanto che potevano, non un astuccio tutti gli anni e dei quaderni gettati a fine giugno, nuovi: matite e gomme con un nuovo slogan ad ogni occasione.
Ma, è vero, noi non conoscevamo il movimento ecologista!
C’era solo una presa di corrente per stanza, e non una serie multipresa per alimentare tutta la panoplia degli accessori elettrici indispensabili ai giovani di oggi.
Allora non farmi arrabbiare col tuo movimento ecologista!
Tutto quello che si lamenta, è di non aver avuto abbastanza presto la pillola, per evitare di generare la generazione di giovani idioti come voi, che si immagina di aver inventato tutto, a cominciare dal lavoro, che non sanno scrivere 10 linee senza fare 20 errori di ortografia, che non hanno mai aperto un libro oltre che dei fumetti, che non sanno chi ha scritto il bolero di Ravel…( che pensano sia un grande sarto), che non sanno dove passa il Danubio quando proponi loro la scelta tra Vienna o Atene, ecc.
Ma che credono comunque poter dare lezioni agli altri, dall’alto della loro ignoranza!
Fonte: blog decideilpopolo.it
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LACONICO
la-cò-ni-co
SIGNIFICATO Della Laconia, regione di Sparta; dei Laconi, degli Spartani; di persona poco loquace, che si esprime in modo essenziale; conciso, essenziale
ETIMOLOGIA voce dotta, recuperata dal latino Laconicus, dal greco Lakonikós ‘proprio dei Laconi’.
«Ho ottenuto solo qualche riscontro laconico.» Il carattere del popolo spartano è estremamente sfaccettato e attraente, e ha un nitore unico: difficilmente una comunità entra nella lingua, col suo nome, avendo un insieme di attributi così chiari, coerenti e incisivi. Ma togliamo un velo: questo è possibile solo in virtù della sfocatura nella percezione di un popolo infinitamente lontano nel tempo, di cui non resta praticamente traccia se non nella materia più resistente lavorata dagli esseri umani: il racconto.
Sappiamo che la gente di Sparta viveva in maniera spartana: che questa frase abbia un senso chiaro, in primo luogo, è bizzarro, in secondo luogo testimonia l’impressione storica che questo popolo ha lasciato. C’è severità, nel modo d’essere spartano, sobrietà austera, rigore, durezza, sia nella dimensione morale e di condotta di vita, sia nella dimensione estetica — premesse di un’efficienza militare che si fa stile di vita.
La considerazione dei caratteri tipici di chi abitava il luogo non è rimasta monolitica attraverso i secoli, e non è chiaro quando e quanto ci sia continuità rispetto a ciò che si pensava di loro in antichità. Ciò che è certo è che l’aggettivo ‘laconico’, che propriamente significa ‘della Laconia’, cioè della regione di Sparta, nel Peloponneso meridionale, a partire dal Cinquecento in italiano ha selezionato i propri significati su un campo estremamente specifico: la concisione nel parlare.
È chiaro: nell’eterna contrapposizione abbiamo da un lato il popolo di Atene, dedito a filosofare e a discutere nelle assemblee — una ciarla continua, pietra miliare dell’Occidente ma per un certo metro sempre ciarla. Dall’altro quello di Sparta, fattivo, concreto, che non si perde in chiacchiere, non si dilunga: s’è mai vista una genìa di militari fanatici che si diffonda in discorsi prolissi, in sbrodolature e svolazzi? C’è però un però.
L’aggettivo ‘laconico’ è piuttosto laconico: ci racconta solo una tendenza all’essenzialità nel parlare, una scarsa loquacità. È un significato vasto, che resta non tagliato: in particolare non ci dice niente sulle sue ragioni di questa manifestazione di parole in scarso numero — ragioni che possono essere le più varie e opposte.
Posso dare risposte laconiche quando temo di tradirmi e non voglio rovinare una sorpresa; ci dà risposte laconiche la figlia quando le chiediamo com’è andata a scuola, com’è andata la serata; è laconico l’idraulico a cui ci rivolgiamo da trent’anni; laconica la critica secca; l’amministrazione dirama una circolare laconica che fa intendere ciò che deve a chi deve intenderla; ed è laconico il commento della persona sotto indagine intervistata dai giornali.
Non resta fissata necessariamente un’essenzialità spartana, nel laconico. Ci può essere delicata riservatezza, inclinazione caratteriale, calcolo, freddezza, imbarazzo — non proprio il modo laconico di essere di un Rambo greco del V secolo a.C. che ci immaginiamo.
Testo originale pubblicato su: https://unaparolaalgiorno.it/significato/laconico
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questione di stirpe.
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“Simposio” di Platone. L’elogio di Eros (Amore) Dialogo introdotto, letto e commento da Lapo Lani
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Convento di Santa Maria delle Grazie
Comune di Gravedona ed Uniti (CO)
Sabato 27 luglio, ore 21:00
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L’evento rientra nel programma della manifestazione culturale ‘Maieutikà’, curata da Stefania Gobbetti e Giulia Zanesi, e promossa dalla Pro Loco e dal Comune di Gravedona ed Uniti (CO).
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Diotima di Mantinea [1], iniziando Socrate ai misteri amorosi, in uno dei passaggi essenziali del dialogo gli riferisce: «Tutti gli uomini concepiscono [2] e secondo il corpo e secondo l'anima» [3]. Nell'uomo quindi nasce l'esigenza di accedere alla dimensione dell'eternità, oltrepassando quella del mondo delle cose, in cui tutto nasce, diviene e muore. Gli è possibile farlo in due modi: generando figli attraverso l'accoppiamento, creando così la nuova generazione; oppure, grazie alla persona amata, conoscendo la bellezza [4], quella del corpo prima, poi, incrementandone il pregio, quella dell'anima, riuscendo così a partorire ragionamenti e pensieri belli. Continuando a seguire la retta ed erta via della conoscenza, l’uomo imparerà il bello che sta nel rendere migliori i giovani (scuola e istruzione), per poi essere portato a considerare il bello che è nelle istituzioni e nelle leggi. E dopo, sempre sotto la guida dell'amato, potrà dirigersi più in alto, verso la bellezza delle scienze [5], dove, contemplando la distesa di tanta bellezza, partorirà molti, magnifici ragionamenti e pensieri, fino a riuscire a elevarsi alla visione di quell'unica scienza che è la scienza di tanta bellezza: la filosofia, la conoscenza della verità [6]. La beatitudine perciò consiste nell'oltrepassamento del mondo del divenire, cosa possibile solo conoscendo la verità, quella bellezza eterna e immutabile che possiede una spinta morale: perché solo stando nel bello si possono compiere azioni e opere buone.
Anche le parole di Gesù invitano a oltrepassare questo mondo, condizione realizzabile solo entrando nella dimensione della verità: «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo» [7]. In uno dei passaggi più scandalosi [8] del Vangelo di Giovanni, Gesù dice: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» [9]. «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita» [10]. «Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui» [11].
Ma se mangiare la carne del Figlio dell’uomo e bere il suo sangue non rappresentano poi un concetto molto diverso da quello Greco di "concepire", ossia prendere in sé; e se la salvezza da questo mondo – in cui le cose sono inesorabilmente segnate dalla paura, dal dolore, dall'angoscia, dalla morte – è possibile solo oltrepassando la dimensione del divenire per accedere a quella della verità, eterna e immutabile, allora il pensiero filosofico dell'antica Grecia non è così distante da quello cristiano.
Tuttavia un sostanziale fondo di diversità rimane: Platone concede a ogni uomo la possibilità di affrontare l'erta e diritta via della conoscenza per apprendere la verità, la quale per necessità non deve appartenere a questo mondo; Gesù invita ciasun uomo a vivere la verità, qui e adesso, in questa vita: «Vi do un comandamento nuovo; che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri» [12].
Lapo Lani Milano, giugno 2024
Note:
[1] Non sappiamo se sia un personaggio storico o di fantasia. Il nome Diotima significa “onorata da Zeus”. Alcuni storici pensano che potrebbe essere una sacerdotessa straniera molto ben reputata, che, capitata ad Atene alcuni anni prima della guerra del Peloponneso (431-404 a.C.) e della pestilenza che afflisse la città, suggerì agli ateniesi dei sacrifici rivelatisi successivamente salvifici.
[2] "Concepire", dal latino "concĭpĕre", composto da "con" ("cum") e "capĕre" ("prendere"); quindi "prendere in sé", "accogliere in sé", "contenere". Da qui il doppio senso: se riferito a una donna: accogliere in sé il germe di una nuova vita, ovvero essere ingravidata, essere fecondata; se riferito alla mente e all'anima: apprendere, comprendere, conoscere, imparare.
[3] “Simposio. Il dialogo dell’Eros”, La Biblioteca Ideale Tascabile, 1995, cap. XXVIII, traduzione di Emidio Martini.
[4] Nella cultura della Grecia antica una delle virtù più importanti è “kalòs kai agathòs”, il “bello” e il “buono” (il bene); la bellezza è concepita come una virtù eterna e immutabile, donata dagli dèi agli uomini; per Platone il bello è la causa dell'azione morale, quindi strettamente legato al buono. Plotino scrive nelle “Enneadi”: «Al bene bisogna risalire, a quel bene a cui ogni anima agogna… e sa in che modo sia bello». “Kalokagathìa”, concetto derivato da “kalòs kai agathòs”, identifica l'ideale di perfezione fisica e morale dell'uomo, virtù dell'uomo ottimo.
[5] Scienza, dal latino "scientia", derivazione di "sciens scientis", participio presente di "scire", cioè "sapere".
[6] I greci antichi chiamano la verità “epistème”, parola che deriva dal greco (ἐπιστήμη) ed è composta dalla preposizione epì- (“su”) e dal verbo histemi (“stare”); quindi “stare sopra”. L'epistème designa la conoscenza certa e incontrovertibile delle cause e degli effetti del divenire, ovvero quel sapere che intende porsi “al di sopra” di ogni possibilità di dubbio attorno alle ragioni degli accadimenti. Platone contrappone epistème a “dòxa” (opinione personale soggettiva).
[7] Vangelo di Giovanni, 1,9. Bibbia CEI (Conferenza Episcopale Italiana).
[8] Scandalo, dal latino tardo "scandălum" (greco "σκάνδαλον"), ossia “ostacolo”, “inciampo”, “impedimento”.
[9] Vangelo di Giovanni, 6,51. Bibbia CEI.
[10] Vangelo di Giovanni, 6,53. Bibbia CEI.
[11] Vangelo di Giovanni, 6,55-56. Bibbia CEI.
[12] Vangelo di Giovanni, 13,34. Bibbia CEI.
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Copertina: “Il bacio”.
Disegno di Lapo Lani, realizzato con inchiostri giapponesi su carta, e successivamente elaborato con processi digitali. Dimensioni: cm 23x26. Anno: giugno 2024.
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“ «Vi era una donna allora in Alessandria — narra la Storia ecclesiastica del contemporaneo Socrate [Scolastico], avvocato alla corte costantinopolitana — il cui nome era Ipazia. Costei era figlia di Teone, filosofo in Alessandria, ed era giunta a un tale culmine di sapienza da superare di gran lunga tutti i filosofi della sua cerchia, ricevere in eredità (diadochè) l'insegnamento della scuola platonica derivante da Plotino, esporre a un libero uditorio tutte le discipline filosofiche [...]. Da ogni parte accorrevano a lei quanti volevano filosofare.» Ipazia «aveva raggiunto un tale vertice d'efficacia nell'insegnamento, ed era così giusta e saggia e così straordinariamente bella e attraente» che gli allievi s'invaghivano di lei, si legge in Suida, il lessico bizantino del X secolo, nel lungo articolo intitolato Ipazia, o della faziosità degli Alessandrini. Le notizie di Suida derivano da due narrazioni, oggi perdute, del tempo di Giustiniano: quella, vera o presunta, di Esichio di Mileto e la Vita di Isidoro, ultimo sacerdote del tempio di Serapide, composta dall'ultimo scolarca dell'Accademia di Atene, il neoplatonico Damascio; di questa ci restano assai scarni frammenti. È presumibile sia la prima a dichiarare che Ipazia, «essendo per natura più dotata del padre, non si fermò agli insegnamenti tecnico-matematici praticati da lui ma si diede alla filosofia vera e propria, e con valore: pur essendo donna ella indossava il tribon [il mantello dei predicatori cinici] e andava per le vie del centro della città a spiegare pubblicamente a chiunque volesse ascoltarla Platone, Aristotele o qualcun altro dei filosofi.» “
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Brano tratto da Ipazia, l’intellettuale, saggio di Silvia Ronchey raccolto in:
AA. VV., Roma al femminile, a cura di Augusto Fraschetti, Laterza (collana Storia e Società), 1994¹; pp. 214-15.
#Silvia Ronchey#Ipazia l’intellettuale#femminicidio#scienziate#Impero Romano d'Oriente#saggistica#letture#leggere#libri#Storia delle donne#saggi#citazioni#civiltà romana#filosofia#Alessandria d'Egitto#oscurantismo#cristianesimo#astronome#fanatismo religioso#basso impero#donne intellettuali#filosofe#Storia della Chiesa#razionalismo#parabolani#settarismo#intellettuali del passato#insegnanti#maestri#educatori
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PILLOLE DI STORIA
𝐂𝐫𝐞𝐭𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐚 𝐃𝐞𝐥𝐟𝐢
nato nel 471 a.C. a Delfi (appunto se viene da Delfi che ti credevi?) - "crepato" a mazzate nel 401,5 a.C. ad Atene
Cretone fu un contemporaneo di Socrate, il quale se la prese molto con Zeus per avergli arrecato questa sventura. Difatti Cretone si attaccò a Socrate come una zecca dal momento che lo conobbe.
Sull'origine del nome di Cretone vivono ancora oggi due scuole di pensiero tra gli esperti.
La prima alcuni studiosi affermano con certezza che il nome gli fu dato da Socrate stesso in giovane età, un soprannome quindi, che non era altro che un aggettivo superlativo di "cretino". Difatti il personaggio seppur nato a Delpi, casa del famoso oracolo, era un rimbambito di prima categoria. Talmente tanto cretino che Socrate lo definì un cretone appunto.
La seconda scuola di pensiero sull'origine del nome, invece, afferma che Cretone arrivi dal sacco cutaneo che contiene i testicoli, lo scroto, per definire il personaggio un coglion*; talmente coglion* da essere definito "Scrotone", da qui nel tempo trasformato in Cretone.
Cretone assieme a Clitoride, Erodildo e Senoinfronte viene definito uno dei quattro anti-filosofi e sesso maniaci della Grecia antica.
Le sue opere, come quelle degli altri tre, erano più opere di pena, o di pene vista la natura sessuale.
Mentre Socrate contemplava l'anima umana scoprendola e dandole un carattere, Cretone scopriva l'anima de li mejo mortacci sua, per le imprecazioni ricevute da chi leggeva le sue opere.
Nell'immagine testa di Cretone, dove si evidenzia la sua profondità interiore.
Auspico che Alberto Angela ne faccia menzione in una puntata di Ulisse. In alternativa una citazione leggera da parte di Alessandro Barbero. Se proprio come ultima ratio una mezza puntata di Freedom con Giacobbo con Omar Attentoalgradino. Va bene comunque.
#Storia #AnticaGrecia #AlbertoAngela
#libero de mente#ironia#immagine divertente#battuta#pensiero#sarcasmo#storia#antica grecia#filosofi#filosofia#socrate#Alberto Angela#Alessandro Barbero#Roberto Giacobbo
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LEZIONE DI UN'ANZIANA AI GIOVANI DELLA NUOVA GENERAZIONE del Movimento Ecologista.
Alla cassa di un supermercato una signora anziana sceglie un sacchetto di plastica per metterci i suoi acquisti. La giovane cassiera, molto somigliante alla svedesina gredina, le rimprovera di non adeguarsi all'ecologia e le dice:
“Purtroppo la sua generazione non comprende il movimento ecologista. Noi giovani stiamo pagando per la vecchia generazione che ha sprecato tutte le risorse"!
La vecchietta si scusa con la cassiera e spiega: “Mi dispiace, non c'era nessun movimento ecologista al mio tempo".
Mentre lei lascia la cassa, affranta, la cassiera aggiunge: " Sono state le persone come voi che hanno rovinato tutte le risorse a nostre spese. È vero, non si faceva assolutamente caso alla protezione dell'ambiente nel vostro tempo".
Allora, un po’ arrabbiata, la vecchia signora fa osservare che all'epoca restituivano le bottiglie di vetro registrate al negozio. Il negozio le rimandava in fabbrica per essere lavate, sterilizzate e utilizzate nuovamente: le bottiglie erano riciclate. La carta e i sacchetti di carta si usavano più volte e quando erano ormai inutilizzabili si usavano per accendere il fuoco. Non c’era il “residuo” e l’umido si dava da mangiare agli animali. Ma non conoscevano il movimento ecologista.
E poi aggiunge: “Ai miei tempi salivamo le scale a piedi: non avevamo le scale mobili e c’erano solo pochi ascensori. Non si usava l’auto ogni volta che bisognava muoversi di due strade: camminavamo fino al negozio all'angolo. Ma, è vero, noi non conoscevamo il movimento ecologista. Non si conoscevano i pannolini usa e getta: si lavavano i pannolini dei neonati. Facevamo asciugare i vestiti fuori su una corda. Avevamo una sveglia che caricavamo la sera. In cucina, ci si attivava per preparare i pasti; non si disponeva degli aggeggi elettrici specializzati per cucinare senza sforzi e che però mangiano tutti i kwatt che Enel produce. Quando si imballavano degli elementi fragili da inviare per posta, si usava come imbottitura della carta da giornale o dell’ovatta, in scatole già usate, non bolle di polistirolo o di plastica. Non avevamo i tosaerba a benzina o i trattori: si usava l'olio di gomito per falciare il prato. Lavoravamo fisicamente, non avevamo bisogno di andare in una palestra per correre sul tapis roulant che funzionano con l'elettricità. Ma, è vero, noi non conoscevamo il movimento ecologista. Bevevamo l'acqua alla fontana quando avevamo sete. Non avevamo tazze o bottiglie di plastica da gettare. Si riempivano le penne d'inchiostro invece di comprare una nuova penna ogni volta. Rimpiazzavamo le lame di rasoio invece di gettare il rasoio intero dopo alcuni usi. Ma, è vero, noi non conoscevamo il movimento ecologista. Le persone prendevano il bus o il treno e i bambini si recavano a scuola in bicicletta o a piedi invece di usare la macchina di famiglia con la mamma come un servizio di taxi 24 h su 24. I bambini tenevano lo stesso astuccio per diversi anni, i quaderni continuavano da un anno all'altro, le matite, le gomme , i temperamatite e gli altri accessori duravano fintanto che potevano, non un astuccio tutti gli anni e dei quaderni nuovi gettati a fine giugno, così come matite e gomme con uno slogan diverso ad ogni occasione. Ma, è vero, noi non co innoscevamo il movimento ecologista! C’era solo una presa di corrente per stanza e non una serie multioresa per alimentare tutta la panoplia degli accessori elettrici indispensabili ai giovani di oggi. Ci lamentiamo solo di non aver avuto abbastanza presto la pillola, per evitare di generare giovani idioti come voi, che si immaginano di aver inventato tutto, a cominciare dal lavoro. Giovani che non sanno scrivere 10 righe senza fare 20 errori di ortografia, che non hanno mai aperto un libro, neppure dei fumetti, che non sanno chi abbia composto il bolero di Ravel…(che pensano sia un grande sarto), che non sanno dove passa il Danubio quando proponi loro la scelta tra Vienna e Atene, ecc. Ma che credono comunque di poter dare lezioni agli altri, dall'alto della loro ignoranza"!
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Teatro di Epidauro
Un altro dei siti importanti da visitare in Grecia si trova ad Epidauro, località che nell’antichità era nota per le cure miracolose. Si tratta dello straordinario Teatro di Epidauro realizzato nel IV secolo a.C.
Dichiarato Patrimonio Unesco, il teatro è ottimamente conservato ed è ancora utilizzato per gli spettacoli annuali del Festival di Atene. Per i Greci il teatro è molto importante, fa parte della loro storia ed iniziano a praticarlo sin da bambini a scuola, dopotutto il teatro è nato proprio qui!
Vi suggerisco di salire fino alla parte più alta delle gradinate e poi di girarvi, guardando verso il palco.
La vista ripagherà sicuramente la fatica fatta.
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Platone nel Simposio fa dire ad Alcibiade anche questo: «E inoltre dico che Socrate assomiglia anche a Marsia [...). Sei arrogante, no? [...] E non sei forse suonatore di flauto? Anzi, sei molto più mirabile di quello. Marsia incantava gli uomini mediante strumenti, con la potenza che gli veniva dalla bocca [...). E tu sei diverso da lui solamente in questo, ossia nel senso che, senza usare strumenti, produci questo stesso effetto con le nude parole».
Socrate qui vestito di verde parla con i socratici. La figura elegante con elmo e armatura da molti è stata identificata, correttamente, con Alcibiade.
Giovanni Reale, La Scuola di Atene di Raffaello.
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Raffaello Sanzio - La Scuola di Atene - 1509
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Philosophy, as it is practiced today, is abstract, theoretical, and detached from life, just one academic subject among others. In the Greco-Roman world, it was something quite different, argues the French philosopher Pierre Hadot. Philosophy was a way of life. Not merely a subject of study, philosophy was considered an art of living, a practice aimed at relieving suffering and shaping and remaking the self according to an ideal of wisdom; “Such is the lesson of ancient philosophy: an invitation to each human being to transform himself. Philosophy is a conversion, a transformation of one's way of being and living, and a quest for wisdom.” . It is the practice of what Hadot calls "spiritual exercises" that brings about self-transformation and makes philosophy a way of life.
Philosophy As a Way of Life
By Jack Sherefkin
Artwork: The School of Athens (Scuola di Atene) by Raphael
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"Ciuffi Cocò", opera teatrale in lingua greca
Cari lettori di Vortici.it con questo articolo vogliamo farvi fare un viaggio nella Grecia della seconda metà del '900, grazie a un’opera teatrale dal titolo Ciuffi Cocò: il nomignolo che una nonna, Cleri Piniou Saracini, scomparsa nel 2022, dà al suo nipotino mentre gli racconta della sua infanzia, attraverso parole, musica e fotografie. L'opera teatrale è tratta dal libro bilingue Cleri, la vita che mi hai regalato! di Angelo Saracini, marito della protagonista, insegnante presso la Scuola Italiana di Atene, pittore, scenografo, impegnato in movimenti politici italiani e greci. È stato presidente del Comites in Grecia ed è Cavaliere del lavoro della Repubblica Italiana. Lo scenario, invece, è di Irini Hiratou, che riesce a trasformare il testo in poesia, spettacolo, teatro musicale grazie al suo raro e raffinato talento artistico, con cui dà una voce e un respiro particolare ad un'anima che rimarrà viva ed eterna, che viaggia oltre il testo scritto. Una particolarità di questo spettacolo è anche il dialogo continuo fra musica e parole, dove gli strumenti collaborano al racconto partecipando alla recitazione. Nella drammatizzazione scenica musicale, questo soprannome diventa il pretesto, per dare spazio ad un monologo - dialogo carico di emozioni e ricordi di Cleri Piniou, in un contesto esistenziale, ideologico e politico, attraverso la conversazione con l'amato nipote Angelo, soprannominato proprio Ciuffi Cocò: personaggio cardine di un volto allusivo che rimanda simbolicamente a ogni bambino innocente e alle nuove generazioni sofferenti, che vacillano tra conflitti e comportamenti esistenziali. La sinossi dell'opera teatrale: L'opera teatrale racconta attraverso la vita una donna influenzata dalla politica ancor prima della nascita, in un momento di intensa agitazione politica e sociale in Grecia – quello della guerra civile –, che osservando il cielo stellato, si chiedeva cosa significasse quel seno sorridente e rigoglioso, che mentre grondava quel meraviglioso "liquido" bianco, diceva: "Il mondo è pieno di gente cattiva". La turbolenta vita di Cleri Piniou Saracini, in fuga dalle persecuzioni politiche, inizia proprio su una barca, che assurge a simbolo di una vita burrascosa e pericolosa: Scappammo dall’isola di Thassos, Ciuffi Cocò…su una barca… di corsa e frettolosi… la barca così leggera e veloce sembrava che avesse le ali e volasse sulle onde ecco perché la chiamai... "LIKNISTI”(snodata)… e così navigavamo su acque limpide e fluide…per salvarci! mio padre, mia madre, mia sorella di due anni ed io… emozionata e confusa nel ventre di mia madre sentivo le vibrazioni del suo grembo, le lacrime di tristezza, i deboli battiti del suo cuore! Il ventre rotondo di una donna sdraiata e la vita e la morte su un’altalena sesto giorno …caldo insopportabile! (È colpa del sole?) Un sole allucinante e Caronte... pronto a traghettare! (…) La storia: Angelo e Cleri si conoscono a Roma, fra i banchi dell'Università, dopo che la giovane Cleri era arrivata in Italia per studiare architettura e laurearsi: è il 1965 quando affronta un viaggio di due giorni e due notti su un treno a vapore che parte da Atene, attraversa la Jugoslavia e la porta dritta in Italia, prima a Trieste e poi nella capitale. I due giovani studenti iniziano a frequentarsi sempre più assiduamente e Angelo porta Cleri a visitare le bellezze naturalistiche e monumentali nei dintorni di Roma, ma ben presto le loro giornate si legano ad un'intensa attività politica. Recepiscono la richiesta di aiuto dei compatrioti di Cleri e insieme ad altri studenti provenienti dalla Grecia stabilitisi in Italia, chiedono solidarietà per il popolo democratico per eccellenza, che ora veniva invaso dai carri armati e piegato alla dittatura. Contesti difficili: Nel frattempo il contesto politico si inasprisce anche in Italia, si avvicina il 1968 ed esplodono le contestazioni studentesche, che rendono più difficile battersi per la libertà della Grecia, soprattutto quando Cleri viene privata della cittadinanza greca proprio a causa del suo attivismo. Un impedimento non da poco per l'imminente matrimonio, che viene però arginato grazie a un permesso speciale del Vaticano, firmato dall'allora cardinale Montini, il futuro Papa Paolo VI. Dopo la laurea in architettura e un breve soggiorno a Venezia, i due partono alla volta della Grecia ma non riescono a consolidare la permanenza e affrontano un burrascoso viaggio di ritorno, con tutte le complicazioni del caso. Tornano in Italia, dove resistono poco tempo senza un'occupazione, da qui la decisione di ripiegare ancora verso la Grecia. Finalmente trovano entrambi la stabilità e la serenità familiare e professionale, Angelo come insegnante presso la Scuola Italiana di Atene, e Cleri come dirigente della Società Immobiliare pubblica K.E.D. per la ricostruzione statale ed economica della Grecia, e non solo, mentre nel 1975 nasce Raffaello Saracini. Proprio in Grecia, Cleri può dare sfogo al suo idealismo politico sostenendo vari leader della sinistra greca da Alexis Tsipras a Luca Katzeli. Dopo quattro anni di lotta, Cleri si spegne a causa di una malattia ma viene costantemente ricordata proprio grazie alle parole del marito Angelo, contenute nel memoriale della loro storia, Cleri, la vita che mi hai regalato! Una riflessione di Annapaola Di Ienno: Conosco molto bene l'autore Angelo Saracini e suo figlio Raffaello (il papà del piccolo Angelo) per motivi importanti che hanno segnato la mia esistenza. Cleri invece l'ho conosciuta da vicino in due occasioni. Sapevo poco della sua vita, ma istintivamente riconoscevo in lei una forza, un coraggio e una determinazione incredibili. L'incontro con il libro bilingue "Cleri la vita che mi hai regalato!"(Edizione bilingue 24 grammata) che ho letto con estrema attenzione ma, soprattutto, con particolare emozione, ha contribuito a farmela conoscere profondamente, scoprendo una persona ricca sotto ogni aspetto. La trasposizione teatrale di Irinis Hiratou “CIUFFI COCÒ" proposta a voi lettori di Vortici.it, è ovviamente in lingua greca e non ha sottotitoli in italiano, ma fidatevi di chi vi scrive e conosce perfettamente la lingua, essendosi integrata perfettamente con il popolo, avendo avuto la possibilità di viverci per 41 anni. Lasciatevi trasportare da tutto mentre ascoltate... parla un'anima che, attraverso la sua esistenza, ripercorre la storia moderna e contemporanea, di una Nazione, la Grecia che è la culla della Democrazia e che giustamente la preserva lottando strenuamente per conservarla, come ha dimostrato Cleri con la sua vita! Guardare lo spettacolo: https://www.youtube.com/watch?v=E3zCQjdlCBY Composizione musicale - Testi - Regia: Irini Hiratou. Montaggio del materiale di proiezione: Nikos Gravaris. Cleri Piniou Saracini è interpretata dall'attrice Marianna Geka. I musicisti suonano: Spyros Kostis-fisarmonica / Solis Barki-percussioni / Irini Hiratou-violino / Dimitris Kostis-corno. Per altri articoli di cultura sul nostro sito, fai clic qui. Annapaola Di Ienno e Benedetta Pisano Read the full article
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