#Quattro giornate
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giuseppearagno · 4 months ago
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Franca Toscano. Le piccole storie preziose
Poiché il potere teme coloro che invitano a riflettere e in genere sceglie tra i servi sciocchi chi far parlare, è naturale e lo dico con orgoglio, che a me capiti ormai sempre più raramente l’occasione di parlare in pubblico per raccontare ciò che, da studioso, conosco delle “Quattro Giornate di Napoli”. Quando accade, una delle domande più frequenti riguarda le donne, che nello stereotipo della…
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Le quattro giornate di Napoli (1962, Nanni Loy)
15/05/2024
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napuleh · 1 year ago
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The Mothers of Naples Lament Their Sons' Death
“These children were killed in guerrilla fighting with the Germans in October, 1943. Funeral of 20 teenage partisans of the Liceo Sannazaro, in the Vomero District. Led by one of their teachers, the boys had fought against the German for 4 days before the arrival of the Allies. Naples.”
The Battlefield of Naples, Life 15, taken by Robert Capa
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lospeakerscorner · 3 months ago
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Napule nun s’ ’o scorda!
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gennarocapodanno · 5 months ago
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Vomero, piazza Quattro Giornate: totale degrado e abbandono. Il video
Restituite decoro e dignità a un importante spazio di socializzazione! Piazza Quattro Giornate Piazza Quattro Giornate             ” Dopo le segnalazioni pervenutemi da alcuni residenti, mi sono recato in piazza Quattro Giornate, constatando lo stato di degrado e d’abbandono nel quale versa una delle più belle e antiche piazze del Vomero, se non di tutto il capoluogo partenopeo – afferma…
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pietroalviti · 1 year ago
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Alle 4 Giornate di Napoli, uno dei comandanti era Ermete Bonomi di Villa S. Stefano
Guidò la resistenza contro i tedeschi al quartiere Materdei. Ci raccontano la sua figura Angelino Loffredi e Lucia Fabi, nel testo Il dolore della memoria/Ciociaria 1943-1944, pubblicato nel 2016. Napoli è la prima città italiana ad essersi liberata senza l’aiuto delle truppe alleate. I combattimenti, strada per strada, avvengono dal 28 settembre al 1° ottobre 1943. Il popolo napoletano è…
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carmenvicinanza · 1 year ago
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Maddalena Cerasuolo e le “Quattro giornate di Napoli”
Ma il Ventotto dello stesso mese il popolo insorse contro il massacro e il sopruso, e c’ero anch’io dietro la barricata, ragazza piena di amor di patria.
Trovai una mitraglietta e sparai, sparai, sparai contro le camionette e i carri armati…
Maddalena Cerasuolo è la donna simbolo delle ‘Quattro giornate di Napoli’ l’insurrezione popolare contro l’esercito tedesco, che si svolse dal 27 al 30 settembre 1943.
Napoli è stata la prima città italiana a liberarsi da sola dall’occupazione nazifascista, ancor prima dell’arrivo delle truppe americane. Un anno e mezzo prima che Milano fosse liberata il 25 aprile del ’45.
Maddalena Cerasuolo, detta Lenuccia, nacque nella città partenopea il 2 Febbraio 1920, in una famiglia popolare e numerosa, aveva cinque sorelle e due fratelli. Il padre Carlo, cuoco, aveva ricevuto la medaglia d’argento al valor militare per le sue azioni nella prima guerra mondiale. Durante il secondo conflitto mondiale, gestiva la mensa dell’Ansaldo, in seguito perse il lavoro e si mise a vendere pizze fritte per strada aiutato dalla moglie, Annunziata Capuozzo, che era stata aiuto-cuoca nella stessa fabbrica del marito. La giovane Maddalena, che faceva l’operaia in un calzaturificio, non esitò ad andare a combattere per le strade di Napoli in rivolta, per  seguire il padre e il fratello Giovanni, entrambi militanti antifascisti.
Durante gli scontri armati nel quartiere Materdei, per impedire che i tedeschi depredassero una fabbrica, si offrì di andare da sola in avanscoperta per poter valutare l’entità delle forze tedesche, mettendo a rischio la propria vita.
Il 29 settembre del 1943, grazie al suo coraggio e tempestività ha impedito la distruzione del ponte della Sanità, già minato e pronto ad esplodere, che rappresentava un’importante arteria per l’ingresso in città.
In seguito alla liberazione di Napoli, ha continuato a impegnarsi affinché anche il resto d’Italia venisse liberato.
Col nome di battaglia di Maria Esposito, sigla “C22”, ha operato dal 23 ottobre 1943 all’8 febbraio 1944, con lo Special Operations Executive, i servizi segreti britannici.
Ha partecipato a una serie di operazioni per oltrepassare le linee nemiche, che la portarono in Corsica e fino a Bastia, con l’obiettivo di sabotare, una volta in Liguria, siti militari del nemico. Imbarcata su di un sommergibile partì per Genova, dove venne bloccata da una camionetta di fascisti che la interrogarono, sospettando che fosse una spia. Lei, mostrando una cartolina e sostenendo di dover raggiungere un zio a Sanremo perché aveva perso l’intera famiglia a causa dei bombardamenti, riuscì a farla franca.
In seguito è stata paracadutata oltre le linee nemiche che si trovavano fra Roma e Montecassino per raccogliere informazioni fingendosi cameriera dell’artista Anna D’Andria con cui collaborava, organizzando feste in società per carpire informazioni sulla strategia tedesca.
Nel 1945, per il suo impegno nella Special Force, le venne consegnato un “Attestato di Benemerenza” dal Comando Numero 1 della Special Force.
Il 24 maggio del 1946, è stata riconosciuta partigiana e insignita con una medaglia di bronzo al valor militare.
Ha vissuto per tutto il resto della sua vita a Napoli, con le sue testimonianze è diventata il “volto” e la “voce” delle donne della Resistenza napoletana.
È morta a Napoli il 23 ottobre 1999.
Il 3 Marzo del 2000 a Napoli le è stata dedicata una una targa “la straordinaria Lenuccia eroina delle quattro giornate del 1943 in perenne ricordo e ammirazione”.
Il 27 gennaio 2011 le è stato intitolato il ponte che sovrasta il rione Sanità e che lei ha contribuito a salvare. Uno dei pochissimi ponti in tutta la penisola intitolati a una donna.
Sua figlia, Gaetana Morgese, ha scritto la sua storia nel libro “La guerra di mamma”.
La partecipazione di Maddalena Cerasuolo alla rivolta delle “Quattro giornate di Napoli” non è stata un caso isolato, l’intervento delle donne napoletane nell’insurrezione fu massiccio, considerando anche il fatto che la maggior parte degli uomini erano arruolati.
Il ruolo della componente femminile nell’insurrezione, però, è stato troppo spesso ignorato o sminuito.
Dai racconti della stessa Maddalena Cerasuolo, furono proprio le donne napoletane a iniziare l’insurrezione, non il 27 ma già il 23 di settembre, nel giorno della promulgazione del famigerato “Editto Sholl”, con il quale si imponeva a circa trentamila giovani napoletani, di età compresa fra i 18 e i 33 anni, di presentarsi spontaneamente ai centri di reclutamento per essere deportati in Germania nei campi di lavoro, pena la fucilazione.
Questi giovani, di ritorno dai vari fronti di guerra europei, accolsero la notizia con angoscia tanto da decidere di non presentarsi, consapevoli che non sarebbero più tornati.
E ne erano consapevoli anche le donne napoletane, decise a nascondere e difendere in ogni modo i propri figli, mariti, fratelli e salvarli dai nazifascisti.
In mille modi riuscirono ad aggirare i controlli dei tedeschi e dei fascisti che cercavano gli “imboscati”, come fece una mamma del rione Materdei che per salvare dei ragazzi ebbe l’idea di fingersi malata di lebbra, scoraggiando così i tedeschi a entrarle in casa.
L’intraprendenza e il coraggio delle donne napoletane vennero fuori in tutta la loro forza in quei momenti drammatici e quando i nazifascisti iniziarono i rastrellamenti casa per casa per stanare tutti coloro che si erano nascosti per disattendere la chiamata fu allora che le donne scesero in strada per bloccare le truppe, in ogni modo, e salvare la vita ai loro cari.
Quando fu costruita la barricata nella zona di San Giovanniello, anche i “femminielli” (termine napoletano per persone omosessuali e transessuali) accorsero in massa per difenderla, per anni erano stati abituati a fronteggiare la polizia e il potere e non si tirarono indietro davanti all’occupazione nazista.
La rivolta napoletana del 1943, con eterosessuali e “femminielli” che combatterono fianco a fianco, ha rappresentato una delle principali lezioni di integrazione nella storia contemporanea italiana. Soprattutto, considerando il momento storico in cui si è verificata, un periodo caratterizzato dal confino, da violenze e eccidi contro omosessuali e transessuali.
Dopo anni di soprusi, per gli omosessuali napoletani arrivò il momento di prendersi la loro rivalsa, cogliendo al volo l’occasione di non stare a guardare, ma entrare a far parte della storia.
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fallimentare · 11 days ago
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la mia versione tumblr invernale prevede foto di me al cesso mentre fumo una delle venti sigarette giornaliere perennemente col cappuccio in testa perché i pochi neuroni rimasti hanno esigenza di rimanere al caldo mentre faccio lo sguardo da duro per nascondere il fatto che sia praticamente recluso in casa martoriato da pensieri che mi trascinano verso il letto da quando mi sveglio a quando mi addormento costantemente col mal di testa perché l'unica cosa che faccio durante le mie giornate è stare al telefono principalmente per guardare video su youtube e niente aspetto ancora mi chiami il tipo per dirmi di avermi assunto perché sono disoccupato da tipo quattro mesi e per quanto sia bello non fare un cazzo diciamo che non mi ci trovo molto a mio agio dal momento in cui tendenzialmente mi autodefinisco una persona abbastanza eclettica che non ha mai saputo sfruttare le proprie potenzialità aka mi piacerebbe avere una vita ma ho sempre avuto la tendenza a non averla e quindi niente senza blr4 di picsart con dissolvenza 70 io le foto non le pubblico mi dispiace sembro appena uscito da una cazzo di apocalisse zombie e sì probabilmente sta foto durerà poco perché più la guardo e più mi sto chiedendo il motivo per il quale io la stia pubblicando ma alle 23.33 di oggi va bene così così come vanno bene i tempi verbali a cazzo e l'assenza di virgole perché non ho nessuna voglia di scrivere bene al momento tanto sapete che so farlo quindi amen ne farete a meno anche se sono quasi certo non leggerete fino in fondo sta descrizione quindi andatevene a fanculo
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fioredialabastro · 1 month ago
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Riassunto di queste giornate natalizie:
Tre regali da parte di quattro delle persone a me più care, diversi ma inconsapevolmente con un filo conduttore: il blu, lo spiccare il volo, il rifiorire, il camminare nella Fede;
Un'edizione stampata due mesi fa dei Racconti di Natale di Dickens ad un prezzo basso, trovato per caso e fuori posto in un supermercato, misteriosamente non presente in rete: sembra un regalo del destino;
Passeggiate benefiche e tramonti condivisi;
Gli struffoli di mamma, che non mangiavo da tanto tempo;
Cartelli per strada che indicano presepi inesistenti, per poi trovarne uno in un paese diverso, inaspettatamente, senza cartelli;
Merende che sembrano uscite da La Bella e la Bestia;
Passeggiate benefiche e tramonti condivisi.
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precisazioni · 2 months ago
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martedì scorso mio padre ha avuto un ictus. da qualche tempo c'erano dei segnali: era assente, non capiva sempre le cose, si addormentava senza motivo; pensavamo potesse essere l'inizio dell'alzheimer, ma la visita aveva dato esito negativo. oltre alla demenza, questi sintomi sono precursori di un'ischemia, e la mattina di martedì, dopo diversi giorni in cui si svegliava agitato, si è alzato con un crampo, che è un altro possibile sintomo, è andato in bagno ed è caduto, per fortuna senza farsi male. a mia madre, come sempre, ha detto che non fosse niente: lo fa sempre – sto bene, sto bene, non ti preoccupare, sto pensando di iscrivermi alla maratona, come a voler confermare il suo stato di salute. l'ha aiutato a tornare a letto e poi hanno fatto colazione, quindi lui è tornato in bagno, ma con la porta aperta, e da lì mia madre ha visto una parte del viso cadente. i miei vivono in campagna e l'ambulanza, nel rispetto di un protocollo incomprensibile, lo ha prima portato in un centro ospedaliero sì più vicino ma non attrezzato per le ischemie – anche se era evidente che quello fosse un episodio di pre-ictus. portarlo in quella clinica, fargli fare una tac con strumenti insufficienti, per poi avere come esito: "bisogna portarlo in un altro ospedale", il tutto con oltre due ore di tempo perse. nel frattempo, a mio padre è venuto l'ictus vero e proprio – e se era entrato, pur con fatica, al pronto soccorso camminando, ne è uscito paralizzato
i miei vivono in sicilia, e in tutta la regione ci sono meno di cinque centri specializzati per l'ictus; in lombardia ce ne sono trentuno. una volta trasportato d'urgenza, l'operazione è durata a lungo, forse due ore. io intanto avevo prenotato un volo d'urgenza, e mio fratello pure. ci hanno detto che l'attacco ischemico è stato grave; mia madre è distrutta, le mie sorelle pure. il giorno dopo lo vedo ed è forse la visione più dolorosa che abbia mai avuto. gli occhi velati, lo sguardo fisso verso l'alto, la bocca storta, gli arti paralizzati, incapace di deglutire. soffre di diabete e ipertensione, ma ha sempre vissuto in modo sano; in tutta la vita si è preso l'influenza soltanto due volte. ha una moglie e quattro figli e gli vogliamo tutti un mondo di bene. è un tipo silenzioso, taciturno, ma positivo e sempre sorridente, e non ci ha mai fatto mancare nulla. quarantotto anni di matrimonio e tratta mia madre con lo stesso amore del primo giorno, ed eccolo lì, come se dovesse espiare una colpa infinita per cui però non ha alcuna responsabilità
durante l'operazione ha ingoiato del sangue e solo uno dei due trombi è stato rimosso: l'altra arteria si è chiusa, irrimediabilmente. poi, la polmonite – denominata ab ingestis, che si sviluppa quando nei polmoni finisce un agente esterno, e che è mortale fino al trenta percento. queste giornate sono state un inferno, tra angosce e pianti isterici, qualcosa che non pensavamo di meritarci e che sicuramente lui non merita. la polmonite, però, sembra in regressione, i farmaci funzionano e lui inizia a stare meglio. dopo una vita passata a essere ottimista e sorridente, si commuove nel vederci, sussurra "ti amo" a mia madre, lui che in quarantotto anni di matrimonio l'avrà detto non più di dieci volte, per tenere preziose quelle parole. gli occhi sono più lucidi e ha ancora un ausilio per la respirazione, ma i medici dicono che sta migliorando. da sabato la polmonite è in regressione; nel saperlo sono scoppiato a piangere, poi ci siamo abbracciati tutti, i quattro figli e nostra madre. tra ieri e oggi, finalmente, abbiamo ricominciato a riconoscere il suo sguardo di sempre: il coagulo si sta assorbendo e forse hanno diminuito le benzodiazepine. ha iniziato la fisioterapia e sta rispondendo bene; lui è lucido, il cervello sembra non essere stato intaccato. la ripresa sarà lunga, mesi o forse anni e non è detto che sarà completa, ma non vediamo l'ora di riabbracciarlo
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giuseppearagno · 1 year ago
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Un pomeriggio da non perdere
La possibilità di ascoltare dal vivo studiosi come Giuseppe Aragno e Francesco Soverina una contro-narrazione sulle Quattro Giornate di Napoli, vale a dire ciò che fu l’inizio della Resistenza in Italia, verificando quante e quali implicazioni politiche e culturali abbia potuto determinare sino ai giorni oggi, è un’occasione da non perdere. Vi aspettiamo dopodomani all’istituto Italiano di Studi…
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mezzopieno-news · 1 month ago
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LAVORARE 4 GIORNI SU 7 PER STARE DI PIÙ CON LA FAMIGLIA: TOKYO DÀ IL VIA
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Il governatore di Tokyo ha annunciato un piano per implementare una settimana lavorativa di quattro giorni e orari di lavoro flessibili per i dipendenti del governo metropolitano a partire da aprile 2025.
Il governo della capitale giapponese ha fissato il suo orario di lavoro a 155 ore ogni quattro settimane con un sistema di orario flessibile che consente a molti lavoratori di scegliere quando iniziare e finire le loro giornate lavorative. A partire dal prossimo anno fiscale, ogni lavoratore avrà un giorno libero feriale a settimana. “Continueremo a organizzare i nostri stili di lavoro in modo flessibile, in modo che nessuno debba rinunciare alla propria carriera a causa di eventi della vita come il parto e la cura dei bambini”, ha dichiarato il governatore Yuriko Koike. Per favorire uno stile di vita più equilibrato e stimolare la natalità, il governo metropolitano di Tokyo prevede di introdurre un sistema di lavoro più flessibile il prossimo anno, compresa l’implementazione di un’opzione fissa di tre giorni liberi a settimana con un totale di 155 ore lavorative al mese. Un nuovo sistema di “congedo parziale per l’assistenza all’infanzia” permetterà inoltre ai dipendenti con bambini in età al di sotto della terza elementare di lavorare fino a due ore in meno al giorno. “Superare lo status quo e rendere la società più diversificata e prospera è la chiave per il nostro brillante futuro”, ha affermato il governatore Koike.
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Fonte: Mainichi; foto di Peggy Marco Lachmann
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VERIFICATO ALLA FONTE Guarda il protocollo di Fact checking delle notizie di Mezzopieno
BUONE NOTIZIE CAMBIANO IL MONDO Firma la petizione per avere più informazione positiva in giornali e telegiornali
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lospeakerscorner · 3 months ago
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Napule nun t’ ’o scurdà!
Quattro gloriose giornate di un Città che per prima in Italia osò scacciare la funesta occupazione nazifascista. E chi s’’o pò scurdà! di Stanislao Scognamiglio   PORTICI | CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – In Villa Fernandes, al numero 144 di Via Armando Diaz, alle ore 18.15 di lunedì 4 novembre si celebrerà la presentazione del libro Napule nun t’ ’o scurdà! In questo suo nuovo lavoro, l’ex…
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gennarocapodanno · 1 year ago
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Vomero: il liceo Pansini, dopo mezzo secolo, lascia la sede di piazza Quattro Giornate per trasferirsi in via San Domenico nel quartiere Soccavo
I lavori di messa in sicurezza, appaltati dalla Città metropolitana, dovrebbero terminare per l’inizio dell’anno scolastico 2025/2026, con il rientro di allievi e personale nella sede di piazza Quattro Giornate Piazza Quattro Giornate: la storica sede del liceo Pansini             ” Se ne era già parlato a fine agosto dell’anno scorso, quando, su alcuni organi d’informazione, era apparsa la…
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pietroalviti · 1 year ago
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Le Quattro Giornate di Napoli, il film di Nanni Loy
Nel 1962 il regista Nanni Loy volle dedicare un film alla memoria di Gennarino Capuozzo, undicenne napoletano che perse la vita mentre lanciava una bomba contro un carro armato tedesco, durante l’insurrezione popolare che, alla fine del settembre del 1943, riuscì a cacciare i tedeschi da Napoli prima dell’arrivo degli Alleati. Ecco il film, in edizione integrale per restare aggiornati
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E chi glielo dice alla mia sorellina che non ho mantenuto la promessa! Un po' acciaccata, infatti, incontro il mio amato D. Il medico era stato categorico: evitare sforzi e movimenti inconsueti. D. era stato categorico: niente posizioni che avrebbero potuto recarmi dolore...Ebbene, cari lettori, sono nota ai più per la mia impulsività e, di fronte al mio uomo in carne, ossa e il suo meraviglioso cazzo non sono riuscita a trattenermi molto. Diciamo che il vanilla non fa proprio per me, anzi, per noi. La voglia accumulata da entrambi durante la pausa "forzata" non lascia molto spazio ai bacini iniziali, che per carità non disdegno, ma, di fatto, non riescono a tenermi lontana dal mio adorato cazzo. Quasi subito in ginocchio, mi prodigo alla ricerca del piacere. Duro, ferreo, quel "palo" mi trapana a lungo e in più riprese: sono una Cagna sbavante mentre lui mi soffoca e io gioco con il mio clitoride. Tanta mia sfrontatezza fa scatenare il mio Porco che, lasciata la mia bocca, si dedica alla fica. Perfetta lei, rumoreggiante e fradicia, accoglie di tutto: mano, cazzo, lingua e dildo fino all' esplosione. Lo vedo armeggiare nella "borsa degli attrezzi" e, continuando a masturbarmi, mi chiedo cosa userà per riempirmi il culo dopo il mio amico rosa. "Ho un regalo per te", mi dice con tono canzonatorio e divertito. Ogni mio desiderio trova sempre realizzazione: nei giorni scorsi ho espresso il desiderio di essere pisciata in culo e, voilà, mi mostra un plug aperto appena acquistato. Sorrido eccitata e subito lo indosso. Ci rechiamo in bagno, riempio con una pisciata prima il bidet e poi una tazza: è tutto pronto per la mia degradazione. D. mi fa la doccia con il mio piscio, mi trapana il culo spalancandolo a dovere, quindi mi riporta in bagno per pisciarmi in culo: mentre io sfido "la buona sorte" contrariamente ad ogni parere medico mettendomi a quattro zampe e con il culo ben proteso, lui inizia a travasare il contenuto della tazza: il mio pozzo dei suoi desideri inizia a borbottare facendoci ridere divertiti e più rido più il mio culo diventa una fontana con zampilli. Guardando oggi la foto del mio culo con quel plug mi eccito all' idea che lui sia sicuramente andato a spiare in fondo a quel tunnel dove ancora si poteva scorgere la pozza dorata. Torniamo a letto, sotto le coperte, per rimanere abbracciati teneramente, perché si sa ormai che tra noi c'è tanto amore, un sentimento che lui mi ha manifestato nelle mie giornate difficili appena trascorse con la sua costante presenza, le sue raccomandazioni e tanta, tantissima dolcezza. Ci si organizza per i prossimi incontri: andremo in albergo per dare sfogo ai nostri istinti, ma anche in altri posti dove ci muoveremo come una normalissima coppia. È un uomo meraviglioso, mi dico, pensando a tutto ciò mentre mi stringo forte a lui. Dopo la pausa riprendiamo a giocare con vigore: ingoio avidamente il suo cazzo quasi fino all'asfissia. I conati sono intensi, i suoi colpi decisi a scopare per bene la sua adorata bocca rossa, la sua mano mi fista, prima la fica e dopo il culo. E così andiamo avanti fino alla fine delle nostre forze. Stremati ma felici ci sdraiamo concedendoci un momento di relax meraviglioso ma che al tempo stesso proclama il time out. Mentre sono davanti allo specchio per eliminare le ultime tracce di D , lui mi avverte che deve pisciare: perfettamente truccata e pronta per uscire non posso perdermi di certo l' ultimo atto osceno: mi inchino di fronte a sua maestà, apro la bocca e mi disseto.
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