#Piante con Fiori Rossi
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angolodonne · 8 months ago
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Quali piante da interno con fiori rossi usare in casa per ravvivare l'ambiente?
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parmenida · 1 year ago
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L' officina dei pensieri.
Un paese ci vuole
.....Qualche giorno fa, il caso ha voluto che mi recassi nella parte vecchia del mio paese, Castelnuovo della Daunia. Realizzai in quel momento che, non ci andavo da decenni, fui preda di ricordi. Incantata dal luogo mi addentrai nei vicoletti, giù per le scale, mi fermai in una piccola piazzetta, con al centro un grande albero frondoso, sotto al quale c'erano delle panche, messe lì dagli abitanti della strada. È evidente che servono per sedere all' ombra nelle calde giornate d'estate, un tavolino abbandonato in un angolo, mi fa immaginare dei vecchietti che siedono al fresco per giocare a carte nelle afose sere d'agosto. La mia attenzione viene attratta da un arco, lo attraverso e.....mi ritrovo in un cortile. All' interno una scala di pietra che porta all'ingresso di una vecchia casa, un portoncino smaltato di verde, come usava un tempo. Chiuso! La terra portata dal vento ha creato dei mucchietti, sui quali sono nate sparute piantine. Sulla facciata di pietra cresce la parietaria l'erba dei muri, così la chiamavamo da bambini. Questa pianta, tra l'altro urticante, ha le foglie che, attaccavamo sulle nostre magliette. Facevamo a gara a chi attaccasse le più belle. Gli infissi verdi delle finestre, come il portone erano rovinati dagli anni e dalle intemperie, oramai all' abbandono come il resto del cortile.
Una mi ha attratta!
Piccola,dietro ai vetri oramai opachi, una tendina di pizzo che, ricordava tempi migliori, sostenuta da una cordicella, uno stretto davanzale dove si poteva sistemare un solo vaso.
C'era un vaso.
Un grosso barattolo di alluminio, uno di quelli dove una volta si mettevano le alici salate, ancora evidente tra la ruggine un disegno che mostrava una scena di pesca, con una barca di pescatori in un mare blu. La meraviglia non fu solo questa, bensì la pianta di garofani che ci " viveva dentro".
Certo! viveva.
Dopo anni ed anni di abbandono, non mi spiego come possa vivere e ri-fiorire questa pianta di garofani. Tra qualche foglia secca ed altre verdi, erano fioriti radi garofani rossi. Da tempo immemore, non vedo più quel genere di garofani sui balconi del mio paese. È una pianta che raggiunge una bella dimensione, coltivata nei vasi, non ha vegetazione eretta, tende ad essere cascante, come certi gerani, i fiori , stranamente crescono verso l'alto. Hanno uno stelo lungo, diritto diritto c'è il fiore, qualche volta più di uno.
Le meraviglie della vita!
In quel cortile dove tutto è abbandonato e vittima della incuria, una pianta sopravvive e fiorisce.....
Il ricordo del paese come era, come si viveva, della mia fanciullezza mi assale, ma viene ostacolato dallo scorrere del tempo che, inesorabilmente ci allontana da quella età felice. Tutto è cambiato,nello stesso centro storico, c'è un fiorire di cemento,infissi in alluminio, vasi di plastica, c'è una sorta di gara a chi li mette più grandi e più belli... Si può dire belli?
Che bella quella solitaria tinozza di zinco con un piccolo nespolo.
Allora mi chiedo..... Dove eravamo quando hanno-abbiamo distrutto il fascino delle case, dei vicoli, delle piazzette, delle scalinale?
Quel fascino che sembra sopravvivere solo in quel piccolo cortile ricco di storia. Di quella storia che abbiamo perso nel tempo. Perso una identità che, ci collocava come paese più bello del Subappenino, dove esisteva la banca, piccole aziende e negozi .
Una buona economia.
La scuola, palazzi padronali, una biblioteca, il teatro, il cinema.
La cultura.
È già..... Abbiamo perso anche quella!
Senza cultura non c'è più neanche la capacità di sperare e, di credere in una rinascita di questo nostro paese. Ci resta il ricordo che,diventa un conforto, inevitabile con i cambiamenti subiti dalla realtà.....
<< Un paese ci vuole , non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non
essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, anche
quando non ci sei resta ad aspettarti.....>>
La luna e i falò, CESARE PAVESE.
Edito da CONTATTO
20 Aprile 2014
Ida Andrilli
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giardinoweb · 6 months ago
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La Zantedeschia: Un Fiore Elegante che Arricchisce il Mio Giardino
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Ciao a tutti! Sono Andrea, e voglio condividere con voi la mia passione per uno dei fiori più eleganti e raffinati che adornano il mio giardino: la Zantedeschia, conosciuta anche come calla o gigaro di Etiopia. Sin dal primo momento in cui l'ho vista, sono rimasto incantato dalla sua bellezza. La Zantedeschia vanta una storia antica e un'eleganza senza tempo. Originaria del Sudafrica, questa pianta perenne si distingue per le sue splendide infiorescenze a forma di tromba, avvolte da una spata simile a una foglia, che assume diverse tonalità, dal bianco puro al nero intenso, passando per il rosa, il giallo e il rosso. Nel mio giardino, le Zantedeschia hanno un posto speciale. Le ho piantate in bordure, creando una cornice di colore e raffinatezza che valorizza le altre piante. Alcune le ho posizionate ai piedi di alberi e arbusti, creando un contrasto armonioso tra le loro forme delicate e il fogliame rigoglioso. Altre ancora, invece, le ho messe in vasi per decorare la terrazza e il balcone, donando un tocco di classe agli spazi esterni della mia casa. Oltre alla loro bellezza estetica, le Zantedeschia mi affascinano anche per i loro profondi significati simbolici. Nella cultura occidentale, rappresentano la bellezza, la purezza e l'innocenza. Per questo motivo, le ho scelte come fiori da sposa per il mio matrimonio, simboleggiando l'inizio di un nuovo capitolo pieno d'amore e felicità. In alcune culture, la Zantedeschia è anche associata alla resurrezione e alla vita eterna, un messaggio di speranza che mi accompagna sempre. Curare le mie Zantedeschia è un vero piacere. Non sono piante particolarmente esigenti e, con un po' di attenzione, mi regalano fioriture spettacolari per tutta la stagione. Le annaffio regolarmente, soprattutto durante il periodo di fioritura, facendo attenzione a non far ristagnare l'acqua nel terreno per evitare marciume radicale. Le concime periodicamente con un fertilizzante liquido diluito, per favorire una crescita sana e vigorosa. Rimuovo regolarmente le infiorescenze appassite, per stimolare la produzione di nuovi fiori e mantenere il giardino sempre in ordine. Infine, durante l'inverno le proteggo dal gelo, dato che vivo in una zona con climi freddi. Le mie Zantedeschia sono più che semplici fiori: sono un simbolo di bellezza, eleganza e amore. La loro presenza nel mio giardino mi riempie di gioia e mi regala momenti di vera felicità. Se anche voi siete amanti dei fiori e desiderate aggiungere un tocco di raffinatezza al vostro giardino, vi consiglio di piantare le Zantedeschia. Sono sicuro che non ve ne pentirete! Oltre a quanto scritto sopra, ecco alcuni consigli aggiuntivi che ho imparato coltivando le mie Zantedeschia: - Scegliere la varietà giusta: Esistono diverse varietà di Zantedeschia, ognuna con caratteristiche uniche. Per il mio giardino, ho scelto la Zantedeschia aethiopica classica, con grandi fiori bianchi candidi e uno spadice giallo al centro. Ma se amate i colori vivaci, potreste optare per varietà come la Zantedeschia elliottiana con fiori di colore giallo brillante o uno dei numerosi ibridi con petali viola, rossi, rosa o arancioni. - Creare composizioni floreali: Le Zantedeschia sono fiori recisi molto apprezzati per la loro bellezza e durata. Potete utilizzarle per creare composizioni floreali eleganti e raffinate, perfette per qualsiasi occasione. - Godersi la loro bellezza: La cosa più importante è godersi la bellezza delle Zantedeschia! Prendetevi del tempo per ammirarle nel vostro giardino e lasciatevi incantare dai loro colori e dalle loro forme delicate. Spero che questo articolo vi abbia ispirato a scoprire di più su questo fiore meraviglioso. Se avete domande o consigli, non esitate a condividerli nei commenti qui sotto! Andrea Read the full article
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sguardimora · 11 months ago
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Nel dispositivo scenico di Tilia Auser per Tre Voci #GenerazioneScenario
Alcuni giorni fa, ospiti del Teatro Lavatoio di Santarcangelo, abbiamo assistito alla prova aperta di uno dei lavori menzionati dal Premio Scenario di quest’anno: si tratta di Tre Voci di Tilia Auser, studio scenico per un radiodramma in versi di Silvia Plath.
La poetessa scriveva Three Women quando aveva da poco dato alla luce il secondo figlio e si era appena separata dalla relazione con il poeta inglese Ted Hughs. Siamo nel 1962 e solo un anno dopo, a trent’anni si toglierà la vita. Questo testo rappresenta forse l'unico caso di cosciente ingresso nel filone della letteratura al femminile. Sganciandosi da una cultura letteraria di tradizione maschile, Plath sperimenta la letteratura delle madri e riesce così ad affrontare un tema tradizionale come quello della maternità in modo personale, liberandolo dal simbolismo positivo della fecondità femminile che fa emergere la cultura maschile, per sottolineare invece la trama di angosce e dolori che si mescolano con la gioia del dare la vita. È un “dramma per ciechi” quello che immagina la Plath, scrivendo questo radiodramma dentro al quale lei stessa si riconosce nelle sfaccettature di quelle tre voci.
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Tilia Auser sceglie allora una scena che ospita una figura femmine a dar voce e corpo alle tre donne del dramma, accompagnata e sostenuta dai suoni distorti di una chitarra elettrica, suonata da un’ombra maschile che incombe, a volte minuscola più spesso gigantesca, dietro un velatino. Le tre figure senza nome, che Plath immagina come tre maschere che portano ognuna un’idea della maternità, incarnate da Sara Bertolucci, si muovono delineando tre livelli sulla scena e tre differenti grammature di voce: c’è la donna feconda, la moglie che aspetta un bambino, che si muove in piedi a centro scena e parla chiaramente al microfono; la segretaria sterile che non riesce ad avere figli che striscia a terra e la cui voce si distorce negli effetti elettronici; e la donna ribelle, la studentessa universitaria che decide di partorire e non riconoscere la figlia che sta più spesso seduta e la cui voce è emessa da un registratore a mangianastri.
Non c’è il reparto di maternità del radiodramma; c’è piuttosto una sorta di serra, riconoscibile dai materiali utilizzati per la scena, ad ospitare il dramma delle tre donne che Plath descrive attraverso metafore naturali. 
PRIMA VOCE: Sono lenta come il mondo. Sono molto paziente, compio il mio ciclo, soli e stelle mi guardano con attenzione.
Sono muta e bruna. Sono un seme prossimo a spaccarsi.
SECONDA VOCE: Sono accusata. Sogno massacri. Sono un giardino di supplizi neri e rossi. Li bevo, odiandomi, odio e ho paura.
TERZA VOCE: Sono una montagna adesso, in mezzo a donne-montagna.
A dominare nei versi e nelle parole intonate da Sara sono “paradigmi naturali, corredati da immagini di fiori, piante ed uccelli, che costituiscono una delle principali nervature della narrazione. Essi si ramificano nell'abbondanza rigogliosa della gioia feconda nella 1a voce, si riducono numericamente nella seconda voce, rattrappendosi nel gelo di un inverno sterile per sopravvivere solo in minima parte nel rifiuto della 3a voce, diversificandosi, a seconda della prospettiva dei personaggi, in elementi di natura 'solare' o 'lunare'” (Russo, 1998).
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Pur condividendo questa scena scura e notturna le figure non si incontrano mai e Sara scivola nei panni dell’una e dell’altra senza soluzione di continuità, portando il groviglio emotivo di ognuna e tenendosi addosso l’ombra a tratti un po’ ingombrante della Plath stessa. È un teatro musicale contemporaneo quello che mette in scena Tilia Auser innescando un meccanismo lirico d’effetto che tesse sapientemente le parole dette e cantate, quelle distorte o registrate ed emesse da un vecchio mangianastri con le melodie post rock suonate dal vivo da  Riccardo Ferri Succimarra.
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[ph. Chris Mazzoncini]
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Rif.
Russo, C. (1998). La maschera a tre voci. Studi Urbinati, B-Scienze umane e sociali, 68, 403-435.
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enkeynetwork · 1 year ago
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disordineorganizzato · 2 years ago
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Capodanno Cinese
Il Capodanno cinese, noto anche come Festival delle Lanterne, è una delle festività più importanti per la comunità cinese in tutto il mondo. La celebrazione segue il calendario lunare cinese e cade tra gennaio o febbraio, solitamente tra il 21 gennaio e il 20 febbraio.
Il Capodanno cinese ha origine in una antica leggenda che narra di un mostro chiamato Nian che attaccava i villaggi durante la notte del Capodanno. Gli abitanti del villaggio scoprirono che Nian era spaventato dal rumore e dai colori vivaci, quindi iniziarono a fare rumore con tamburi e petardi e a decorare le case con lanterne colorate e bandiere per tenere lontano il mostro. Questa tradizione è ancora viva oggi, con molte persone che fanno rumore con i petardi e decorano le loro case con lanterne e bandiere colorate durante il Capodanno cinese.
La celebrazione del Capodanno cinese dura per 15 giorni e comprende una serie di tradizioni e rituali, tra cui la pulizia della casa, l'addobbare con fiori e piante, la preparazione di cibi speciali e l'invio di auguri e regali ai propri cari. Il giorno dell'anno nuovo cinese, i membri della famiglia si riuniscono per un pranzo tradizionale, che spesso include piatti come zuppa di noodles, ravioli e zuppa di riso glutinoso.
Un'altra tradizione importante durante il Capodanno cinese è il rito del saluto agli antenati, in cui i membri della famiglia offrono incenso e preghiere ai loro antenati defunti. Inoltre, durante il Capodanno cinese, è tradizione indossare abiti rossi, poiché il colore rosso è considerato propiziatorio e in grado di allontanare le energie negative.
Il Capodanno cinese è anche conosciuto come il Festival delle Lanterne, e in molte città cinesi vengono organizzate parate con lanterne colorate e spettacoli pirotecnici. Inoltre, durante il Capodanno cinese, molte persone vanno ai templi per pregare per la salute, la prosperità e la felicità per l'anno a venire.
In conclusione, il Capodanno cinese è una delle festività più importanti per la comunità cinese e celebra l'inizio di un nuovo anno con tradizioni e rituali che vanno dalla pulizia della casa alla preparazione di cibi speciali all'invio di auguri e regali.
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vaginosibatterica · 2 years ago
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Oggi ho riempito un sacchetto di caramelle gommose (polpi zuccherati, vermetti gommosi, api frizzole); sono salita su per il campanile della città tirandomi giù la gonna ad ogni gradino e mi sono un po' spaventata quando le grosse campane in ferro battuto sopra la mia testa hanno iniziato a suonare. Ho trovato un posto immerso nel verde che mi piace: per dare un'idea di quanto sia difficile trovare del verde in cui starsene in pace senza dover camminare per ore, segnalo che le piante avevano tutte un cartellino. I pruriginosi morsi di insetti sulle mie gambe però dimostrano che perlomeno erano vere.
Al tavolo accanto un gruppetto di liceali ripeteva storia per l'esame di stato, io mi sono messa a leggere. Ho mangiato un pezzo di pan focaccia, ho dato molti baci. Ho fatto questa cosa vergognosa che è fotografarmi sorridente accanto ad una lunga sfilza di auto costose, tutte col simbolo giallo del cavallino sul cofano, e l'ho mandata a mio padre sperando fosse l'esca giusta perché rispondesse ai miei messaggi, cosa che non fa da più di un mese... Non ha funzionato :-(
Mentre guardavo affascinata i fiori di un giardino ho notato in un angolo nascosto tra i vasi un uomo di mezza età piccoletto con un grosso paio di guanti rossi: all'inizio ho pensato fosse il giardiniere, e mi sono per un po' chiesta quanto sarebbe stato sconveniente fargli i miei complimenti per le rose ed i gerani venuti su così alti e belli, poi però l'ho visto prendere piano piano le sembianze (il testone, la tuta di peluches) di Topolino e mettersi in un vicolo a fare le foto con i bambini per cinque euro.
Luca mi ha cucinato un piatto di spaghetti aglio e olio che abbiamo mangiato sul tavolo nel balcone. Il dirimpettaio che alla stessa ora si è messo a stendere i panni bagnati ci ha guardato un po' straniti. Credo sia perché nel balcone accanto, separato da un'alta rete, ogni centimetro del pavimento è coperto da sacchi della spazzatura lasciati a macerare da giorni da vicini non molto ligi alla suddivisione settimanale della raccolta differenziata.
#r
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klimt7 · 2 years ago
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Storia al futuro
( Prima parte )
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Tuttto nasce dagli occhi. Due occhi che si fermano un giorno e indugiano su un'immagine piena di verde.
Da lì nasce una Storia al futuro che potrebbe iniziare da un semplicissimo :
"Ci sarà una volta..."
L'immagine trabocca di verde.
È una casa ma è anche un giardino. Probabilmente è una Casa-Giardino dai colori tenui, quasi trattenuti, rispetto alla allegra baldanza del verde acceso che splende nel prato.
Poi le piante. Le rampicanti a decorare le pareti esterne fino all'inizio del tetto ed i fiori e i cespugli sparsi un pò ovunque ad abbellire la vista del cortile.
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Poco lontano c'è uno specchio d'acqua vibrante e più oltre, in distanza, altre case del borgo immerso nel verde di alberi e piante.
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Dall'altro lato della casa, s'aprono sentieri che s'inoltrano nella campagna più selvaggia e meno coltivata ma fitta ugualmente di chiazze di fiori che splendono di una calma allegria fra il giallo ed il viola
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E' il luogo, è l'insieme dei colori, è il sentirsi a casa in queste immagini, che inducono a sentimenti di tenerezza. Ad desiderio di ritorno alle nostre radici più antiche e più solide.
Il mio essere cresciuto in campagna dai nonni, il mio essermi sempre sentito una persona libera soprattutto a contatto con la natura.
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È il ritorno alle origini. Al bambino che correva scalzo sulla terra tiepida. Quella soffice perchè appena lavorata dalla motozappa che inspiegabilmente mi creava una spiaggia di morbida terra friabile, al posto della sabbia che conoscevo la domenica in riva al mare.
Questo era un altro mare. Un mare verde sotto la carezza del vento di certe giornate d'aprile col cielo scabro, di azzurro vivo e il paesaggio d'erba alta e tenere foglioline sui rami.
Ecco in queste immagini stava racchiuso un oceano di ricordi e sensazioni a pelle e più vividi ancora, i profumi, gli odori, la sensazione tattile dell'erba sotto la mano di un bambino che corre sul pendio che porta alla collina e alla vigna.
Tutto questo all'improvviso si sprigiona nella mia testa che fissa quelle immagini.
E all'improvviso lo so. Lo so perfettamente cosa voglio. Cosa desidero.
E il mio desiderio è simile al pensiero dell'aria libera del cielo e del sole, che si fa strada nella mente del Sub che risale dal fondo del mare, verso la superficie.
Io so con chiarezza cosa desidero. E lo desidero con la stessa forza con cui si desidera tornare ad inalare l'ossigeno dell'aria libera.
Il mio desiderio - all'improvviso lo so - è tornare a respirare come facevo da bambino
E' là che voglio proclamare la mia Patria. Laggiù è la mia casa.
Improvvisamente lo so con una precisione da far male. Con l'esatta consapevolezza di una lama conficcata nel petto.
Nel futuro voglio dare seguito e realizzazione a questo istinto di cui ora trabocco.
Vivere in campagna. Abitare una casa con tante finestre e vetrate rivolte al giardino.
Desiderare una casa-giardino e un giardino che sia ugualmente la "mia casa".
Là non vi è contrasto, non esiste contrapposizione, come esiste invece nella abitazioni di città la discontinuità fra interno ed esterno.
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In futuro voglio quest'alto privilegio di abitare in una casa come quella sognata e poi realizzata da Monet a Giverny.
Il bambino che sono stato, si era fin troppo appassionatp alla poetica pittorica di Monet. Fin troppo mi ero identificato con la sua idea di casa-giardino ravvivato tutto l'anno dagli ospiti colori.
Il giallo delle rose gialle, l'azzurro delle ortensie, i rossi ed i rosa delle peonie.
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thekitchentube · 3 years ago
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ʟᴀsᴀɢɴᴀ sᴄᴏᴍᴘᴏsᴛᴀ ᴀɪ sᴇᴍɪ ᴅɪ ɢɪʀᴀsᴏʟᴇ ᴄʀᴏᴄᴄᴀɴᴛᴇ ᴇ ғᴀɢɪᴏʟɪ ᴅɪᴀᴠᴏʟɪ ᴄᴏɴ ᴄᴀᴠᴏʟᴏ ᴘɪᴄᴄᴀɴᴛᴇ 👹 Conoscete i Fagioli Diavoli ? Morbidi e dalla buccia sottilissima hanno un caratteristico colore nero dalle striature rosa e rosse che ha dato origine,molto probabilmente, al colorito nome che portano 😁 Se li trovate in qualche bancarella per i mercati italiani, oltre che gustarli in mille modi diversi😋😋, potete anche seminarli in terra per ottenere delle piante molto belle, che si arrampicano fino a cinque metri di altezza e dai meravigliosi fiori rossi scarlatti. 🤫Il loro unico difetto? Un tempo di ammollo 18 ore e 2 ore di cottura, quanto basta per essere banditi in un secolo in cui a far tendenza non sono qualità e gusto, ma rapidità e praticità🤷‍♂️ Oggi vi presentiamo una pasta e fagioli scomposta, da gustare tiepida assaporando i diversi ingredienti con le loro consistenze... C'è la lasagna cotta in forno con una crema di semi di Girasole e margarina💪🏻, resa leggermente croccante e tagliata poi a cubetti. Ci sono dei morbidi fagioli diavoli cotti a lungo con spezie e verdure e c'è il cavolo cuore di bue bollito e ripassato in padella con olio, aglio ed un buon Peperoncino piccante per renderlo molto saporito😋😋😋 🌱Il tutto poi è saltato in padella per qualche minuto, arricchito con germogli di Senape e crescione appena tagliati e con una goccia di olio extravergine a crudo. Una pasta e fagioli in versione tutta estiva⛱️, che saprà sicuramente accontentare chi vuole ancora gustare questo piatto in "modalità" leggera e fresca. 🙋🏻‍♂️🙋🏼‍♀️Vi abbiamo convinto a cercarli e soprattutto a provarli ? ❤️ #TheKitchenTube #Kitchen #ItalianKitchen #Cucina #pastafagioli #fagiolidiavoli #lunch #pranzo #ifpgallery #veganfoodshare #veganfoodporn #flavoryourworld #vegan #veganfood #mahlzeit #healthyfood #foodgram #cookingathome #cooking #homecooking #eatclean #cleaneats #foodlover #foodstagram #foodblogger #mittagessen #f52grams #pasta #bontaitaliane (presso Merano, Trentino Alto Adige, Südtirol) https://www.instagram.com/p/CRnheWuldGr/?utm_medium=tumblr
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“Dreams” Serie  -  Sogno Condiviso N.
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La condivisione di N. è un fatto reale. Ma cos'è realmente un 'fatto'? FATTO può essere qualcosa di comprovabile, qualcosa di vero. Ma cosa è VERO? Sarà forse VERO che esiste quanto raccontato? VERO significa REALE? o VERO può significare anche VERO PER ME MA NON Più REALE? VERO può voler dire tante cose... sta di fatto che ciò che ci rimane di un ricordo spesso per noi è vero e questo tipo di verità cambia con il passare del tempo. La verità personale, soggettiva è mutevole. Ogni ricordo perde qualcosa con lo scorrere del tempo ma per questo non è meno reale di qualcosa appena accaduto, fresco nella memoria (o di qualcosa che è stato interpretato e rimodellato sulle proprie percezioni). Nei ricordi di N. c'è quest'immagine di 'foresta'. A differenza dell'immaginario classico e a dimostrazione dell'animo particolare di N. questa è una foresta di cacti, di piante grasse. Tante. Nel mio immaginario la pianta di cactus ha fiori rossi e bianchi, il paesaggio ha toni di verde e giallo. N. mi ha riferito che si trovava in Libia; per farmi capire cosa intendesse dire mi riferì che il paesaggio sembrava 'messicano', qualcosa che non siamo abituati a vedere. In realtà, in Italia, esistono molte zone ricche di questo tipo di pianta. Distese intere di piante grasse che crescono selvagge anche a bordo strada. Questa rappresentazione specifica esiste ma solo in un'immagine condivisa e passata da N. a me (due teste, due visioni, un unico dipinto). Ho avuto la fortuna di vedere con i miei stessi occhi distese di cacti ma mai con fiori... eppure, se li penso, li immagino così.
FB: martinadibellawork
IG: dibella_martina
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angolodonne · 1 year ago
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Bulbose a fiori rossi
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giardinoweb · 10 months ago
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Le Viola a Ciocca: Colori e Semplicità nel Tuo Giardino
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Ciao amici del giardinaggio! Oggi voglio condividere con voi i segreti per coltivare con successo le Viola a Ciocca, nel vostro giardino. Questi fiori, disponibili in una varietà di tonalità affascinanti, dal bianco puro a vivaci sfumature di albicocca, mandarino e terracotta, sono un tocco paradisiaco che può trasformare il vostro spazio verde. Alcune varietà emanano un profumo dolce e speziato che vi fermerà letteralmente mentre passeggi nel giardino. Continuate a leggere per scoprire come rendere il vostro giardino un'esplosione di colori e profumi irresistibili con le Viola a Ciocca. Le viola a ciocca sono disponibili in una varietà di tonalità, dalla purezza del bianco a un affascinante albicocca, mandarino e terracotta, fino ai rossi, rosa e viola. Alcune varietà emanano un profumo dolce e speziato che ti fermerà letteralmente mentre passeggi nel tuo giardino. La cosa più sorprendente è che molti di questi fiori iniziano a sbocciare già da febbraio o marzo e continuano a regalarci la loro bellezza fino a luglio o agosto. Quindi, non solo sono versatili, ma anche longevi! Possono essere l'intensa esplosione di colore in un elegante contenitore moderno o portare gioia primaverile a un affascinante bordo di giardino di campagna. Per coltivarle, potete optare per la semina dei semi in estate o piantine a radice nuda in autunno. Al momento, vi consiglio di dare un'occhiata al vostro centro giardinaggio locale per trovare un vaso di fiori quasi pronti a sbocciare. Una nota importante nella scelta della pianta è che ci sono varietà biennali e perenni. Le biennali offrono il miglior profumo, ma fioriranno solo per quest'anno. D'altra parte, le piante perenni regaleranno fiori per alcuni anni, anche se sono piuttosto brevi e tendono a esaurirsi dopo 4-5 anni. Indipendentemente dalla scelta, cercate una pianta con fogliame verde scuro e steli ben ramificati che formano una forma cespugliosa. Gli steli dovrebbero essere robusti e eretti, in grado di sostenere il peso del fogliame senza piegarsi. Una volta piantate, le viola a ciocca sono sorprendentemente facili da coltivare. Basta fornire loro un luogo soleggiato e un terreno ben drenato. Assicuratevi di mescolare del compost nel terreno e di mantenere il terreno costantemente umido, evitando l'annaffiatura eccessiva per prevenire il marciume delle radici. Per mantenerle in salute, date un fertilizzante bilanciato e rimuovete regolarmente i fiori appassiti per prolungare la fioritura. A questo punto se state cercando una pianta senza problemi, versatile e capace di regalarvi un tocco paradisiaco nel vostro giardino, le viola a ciocca potrebbero essere la scelta perfetta! Non vedo l'ora di vedere i vostri spazi verdi trasformarsi in meravigliose oasi di colore con l'aggiunta di questi affascinanti fiori . Buon giardinaggio a tutti! Scopri di più sulle Viola a Ciocca su Read the full article
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daniela--anna · 5 years ago
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Ortensia. Il nome volgare fu dato alla pianta dall'esploratore e naturalista Philibert Commerson, che la introdusse dalle ombrose foreste della Cina in Europa nel XVIII secolo, avendo compiuto tra il 1766 e il 1769 uno dei primi viaggi intorno alla terra alla scoperta di nuove piante, insieme con il navigatore Louis Antoine de Bougainville. Sembra infatti che Commerson, chiamò questo fiore ortensia ispirandosi alla sua innamorata Hortense Barrè, che l’aveva accompagnato durante il suo viaggio. ✓Nella maggior parte delle specie i fiori sono bianchi, ma in alcune (come H. macrophylla), possono essere blu, rossi, rosa, violetto o viola scuro. Questi cambiamenti si devono al differente pH del suolo. In particolare per la H. macrophylla e la H. serrata se il terreno è acido (pH inferiore a 6) si avranno fiori tendenti al blu. se invece è basico/alcalino (pH superiore a 6) i fiori saranno rosati. Il cambiamento è dovuto al pigmento del fiore che è sensibile alla presenza di ioni d'alluminio. ✓Il significato dell'ortensia nel linguaggio dei fiori. Nel linguaggio dei fiori ogni fiore a seconda del colore, invia un messaggio preciso rivolto a chi viene omaggiato. Per esempio, regalare un mazzo di ortensie rosa significa che la persona che lo riceve è la sola e unica che amiamo, a cui sono riservate le attenzioni d'amore. https://www.instagram.com/p/B6YFC91IU7w/?igshid=1l8juomtnr6y3
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ladyklein · 5 years ago
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14 giugno 2019
Alle 14 ho preso il pullman per Nuoro, dormo dai genitori della mia collega Francesca. Non ho fatto molti piani, se non l'idea di andare a casa di Grazia (Deledda), salutare le pietre di Costantino (Nivola) in piazza Satta, andare al Manca Spazio e vedere qualcosa di Maria (Lai). Sono partita col nuovo vestito blu e bianco, quello lungo comprato alla festha manna di Porto Torres, i sandaletti rossi regalati da mamma lo scorso anno, macchina fotografica e poco più. La Luna piena è vicina, probabilmente mi verrà il ciclo proprio durante questo breve viaggio. Sassari si allontana, nelle gallerie di Chighizzu mi metto due fazzoletti negli slip (le ovaie ai fanno sentire, approfitto del buio e del vestito lungo), passano i monti e le valli, dormo. Mi addormento per una buona mezz'ora, e poi la pianura. Lunghe distese di campi verdi, gialli, sugherete, pirastri, , colline, la mesa, i graniti.. I nuraghi, le pietre. Tutto parla, tutto tace. Mentre il cielo ambiguo sa di deserto, e il mio umore di pioggia. L'arrivo a Nuoro sa di casa, solo l'anno scorso sono andata due volte. Viale Sardegna coi corvi, le vie con i fiori e le foglie sui lati. Non sembra esser cambiato nulla qui. Sono a metà strada quando la mamma di Francesca mi viene a prendere con la macchina. Saliamo, in casa, metto il giubbottino, il pigiama, e scendo. Piove. Tuona. Sì: anche questa volta faccio piovere. E sono felice di poter camminare sotto la pioggia, ma ora diluvia, la mamma mi da un ombrello. Grazia aspettami. Arrivo sotto casa di Grazia (Deledda) e smette di piovere. Suono, entro. Pago. Vago. Continuo a commuovermi, vedo cosa poteva vivere, il suo giardino, le piante, il suo letto, la sua scrivania, il suo orinale, il pozzo, sa batza, l'inchiostro, lo specchio, le scale... Dalla finestra dell'ultimo piano le sculture di Nivola con piazza Satta. Nuoro è la culla dei poeti si sa, e la Sardegna è la culla della magia. Esco, mi siedo vicina alle statue, raggiungo il Manca Spazio e.. La Poesia Visiva, Maria Lai, e tanti altri artisti di cui ora non ricordo il nome. Parlo con Federica, la ragazza che aiuta la curatrice dello spazio. Le parlo di come l'arte sia la mia vita, come sia tornata alla scrittura, al fare arte grazie al ritorno alla natura, mi dice di mandare una mia mail a Chiara presentando qualche lavoro. Incrocio le dita e saluto questo mondo a me caro, fatto di libri cuciti, parole di flussi di coscienza diventate quadri. Tele scarabocchiate in nome dell'effimero. E mi dirigo verso il Duomo. Rimango fuori ad ammirare Ortobene e Corrasi: i monti. Sento il richiamo, ho bisogno di andare al museo etnografico che non so dove sia. Quasi mi perdo ma poi... Trovo l'inaugurazione di una mostra quasi penosa, c'è Sgarbi che presenta, affossando l'effimero dell'arte contemporanea, mentre ciò che presenta (nei miei gusti) è pura decorazione. Aspetto che venga inaugurata e come una ladra mi muovo negli spazi delle maschere. Mamuthones, Merdules, Boes, Issohadores, Filonzana, Thurpos, Bundu, Erittos... Gli strumenti musicali.. Continuo, vago, mentre sento fremere le lacrime agli occhi. Telai, tappeti, arazzi, bisacce, i costumi, gli attrezzi da contadino.. Dal pastore. Il pane. Il pane è l'alimento sacro alla nostra terra, la prima alchimia. I pani nunziali, i pani.. Piango. Trovo ciò che non conoscevo, ciò che non sapevo: i pani del mio luogo. Campanedda (Santa Maria a Torres). I pani nunziali, i pani rituali. Ho trovato ciò che non sapevo stessi cercando. I pani di Santa Rita per i malati, i pani di San Marco... I pani di tutta la Sardegna, l'alchimia, la vita. Ora c'è troppa gente. Torno domani. Lasciatemi trovare ciò che sono, chi sono. La Sardegna non è mai stata così bella, ai miei occhi.
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dudewayspecialfarewell · 6 years ago
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LA CASA DISTRUTTA
Di come le paure si ereditano.
Tanto tempo fa un ragazzo viveva in una bellissima tenuta di campagna con bianchi mattoni che scoprivano piccole crepe e mattoncini rossi a vista,  immersa in una brughiera verdeggiante che declinava leggermente verso sud, seguendo il pendio dei monti attorno. Il luogo era adorabile, ma ahimè , come a volte accade, chi vive lontano dalla città sente il bisogno di ricreare nei piccoli spazi  gli stessi ritmi frenetici di questa,così se foste passati davanti a quella casa di campagna, la prima cosa che avreste notato sarebbero stati gli ordini della governante che piombavano sugli altri due sventurati abitanti della casa. La sua voce partiva da una stanza e  rimbalzava tra le pareti e rincorreva la persona a  cui era diretto l’ordine. . – Buonanotte, piccolo mostro- era il saluto che la governante gli serbava prima di coricarsi, ricordandogli i piccoli momenti di ribellione che si era concesso, forse  troppo intensi e allo stesso tempo lontani e l’alba sarebbe tornata a pizzicargli le pupille il giorno dopo.
Dieci anni fa il ritrovo per le megere era il pozzo, alle dieci di mattina , riunite in crocchio tutte le donne del quartiere. Ma quel giorno, appena arrivata, Sofia venne richiamata a casa dalla voce della sorella , gli zoccoli di legno sbattevano forte sul selciato: era successo qualcosa di grave, e significava botte. Rientrò in casa trafelata per la corsa e la paura, sudava freddo. Per conto di un’amica era riuscita ad ottenere lavoro come governante presso la casa in campagna di un importante commerciante d’armi. Le botte non c’erano e tutti erano felici perché la paga era buona. La sera festeggiarono con polenta , salsiccia e buon vino, perché altri soldi sarebbero entrati in casa, e c’era bisogno di soldi. Erano quindici anni che  lavorava lì, e al posto del pozzo c’era  solo un’immensa distesa di orzo, sulla quale danzava il profumo del tabacco da pipa aromatizzato, che il maggiordomo fumava al piano di sopra.
Il maggiordomo aveva studiato , non molto e male, aveva studiato in lingua francese e si rivendeva spesso questo latinorum con i contadini. Aveva strutturato l’educazione del ragazzo fin da principio basandosi su ciò che sapeva lui, conoscenze che con l’età si affievolivano, e soltanto molte storielle tratte dalla sua vita personale riuscivano ad occupare le lunghe ore di lezione.
Era ancora in fasce il bambino quando si svolse l’unica conversazione riguardo la sua istruzione: si decise che dopo un’infarinata iniziale, il padre avrebbe preso in mano e diretto lui stesso le redini del futuro del suo pupillo, rendendolo un erede degno del padre.
Ed arrivarono col tempo sempre più insegnanti  dalla grande città, giovani che avevano già le rughe, pallidi e ingobbiti passavano sotto la luce estiva come ombre sfuggenti, affamati e stanchi. L’erede divenne sempre più impegnato con le lezioni che venivano a fargli i professori dalla città lontana. Le lezioni si tenevano in uno studio ampio al piano terra, con le tende mezzo abbassate per nascondersi alla luce del sole. Molti  facevano fare sempre i conti con i fagioli, oppure volevo giocare con le fave in lingua straniera o conteggiare i soldi dovuti con i ceci, per mangiarsi le fave con la buccia di nascosto sotto il tavolo;tutti volevano fare sempre merenda, in città si mangiava poco e male.
Le lezioni erano sempre considerate eventi mondani per gli abitanti della casa, convinti che data l’importanza dell’evento, questi avrebbe garantito un sapere forte e duraturo al ragazzo, ma in realtà quelli erano scheletri ambulanti che vendevano parole piene di polvere, morivano in un verbo irrealizzabile e nelle vite di chi tentava ogni volta quelle idee, inabissandosi con loro. Sfuggiva a tutto questo l’estate, quando i suoi professori smettevano di venire,  lui trascorreva quelle ore  perse d ‘ inverno,  stando ore sotto querce secolari,  anche quando l’ aria afosa non avrebbe permesso ad animale di qualsivoglia specie di mettere piede fuori dall‘ ombra di casa, dove tornava la sera, trafelato, tra le strade stanche di campagna che d’ inverno ritornavano, dopo essere state spianate in primavera, storte e vorticanti .
Era una tarda mattinata alla fine di marzo, il sole albeggiava rischiarando il terreno attorno, era uscito vedendo che il gelo dell’inverno era passato, camminava aspettando l’estate ancora lontana a venire come i primi boccioli dei fiori, ma si sa che alcune piante , nate da un seme sparso dal vento con forza e tenacia sopravvivono alle stagioni favorevoli dei campi, e nate in un mese poco consono , passano tutta la vita a lottare contro il tempo, rinnovando ad ogni stagione la loro volontà di vivere. Quell’ albero era un melo e vide delle mele! Si arrampicò sull’albero per coglierle e, mentre saliva, scorse una rudere poco distante dal melo, un ‘ accozzaglia di tegole a falde bruciacchiate che si alzavano verso un ‘ asta , il tetto poi scompariva, per poi riprendere con la parte posteriore della casa piegata verso la depressione che finiva con una grondaia che scrostata per metà  dal cornicione, rimaneva lì  a penzoloni .La cosa più affascinate che avesse mai visto.
Il giorno delle compere, quando la governante doveva andare in città, solo quel giorno poteva dedicarsi a tale impresa. Il ragazzo si era armato con vecchie borracce e ramponi del padre credendo che l’ esplorazione della casa sarebbe stata difficile e pericolosa, ricca delle avventure che aveva letto e visto alla televisione. Arrivato nei pressi della casa faticò molto a tagliare le erbacce, copiose, che avevano lambito i resti dell’edificio. La casa era stata sventrata dall’esplosione di una bomba, che caduta poco distante aveva bruciato e distrutto metà dell’abitazione, finito il suo effetto, e roso ai minimi il pendio sul quale era precipitata, era rotolata nel cuore della casa stessa. Si potevano ancora ben distinguere il primo pian ed il soppalco,i mattoni sgretolati dal calore indicavano l’energia che si era sprigionata dall’esplosione, e i muschi che ricoprivano la scena tutt’intorno indicavano che l’evento era avvenuto parecchio tempo addietro. Eppure era ancora lì, la madre storta, arrugginita e bruciacchiata era là che ancora giaceva isolata al centro di tutto, circondata dalla distruzione, tanto potente da trasformare una villa in un rudere in pochi minuti, da  rendere il duro lavoro solo polvere. Il ragazzo scrutava  quel luogo mistico con paura e stupore, la stessa sensazione che si ha quando ci si trova di fronte a chi è più potente di noi .
Nel corso degli anni tornò molte volte alla casa, inventando fantastiche avventure, ricordando quel luogo con un sentimento mistico e d’avventura: la liberazione dalla vita quotidiana.
Come l’inverno scende sull’estate così il lavoro calò sulle piante ed i ruderi del giovane. L’erede fu tale di un enorme patrimonio dato che sua madre era morta di parto ed era figlio unico, l’unica persona che gli era rimasta era la governante, dato che il maggiordomo era morto due anni prima,già avanti con gli anni, non poté fare altro che licenziarla con una copiosa pensione e riprendere gli affari del padre per iniziare a lavorare. Scoprì d’essere ricco, ed essendo ricco si credeva anche potente ed esperto e per quanto si fosse messo in testa di voler fare il mercante di stoffe  gli mancava l’esperienza , il contatto con la gente , le città, per lui tutto questo era nuovo e molte volte si fece sopraffare dalla  sua nuova vita e tutte le volte che fallì miseramente  dovette attingere ad un patrimonio che si consumava ad ogni sconfitta, di più. Fortunatamente alla fine , esportando in Europa tessuti sintetici indiani alle grandi aziende produttrici di vestiti riuscì a diventare un mercante di discreto successo.
Gli affari andavano bene, così pensò d’iniziare a produrre lui stesso il prodotto, ma per riuscire doveva iniziare ad ingrandire la sua impresa e gestirla utilizzando tutti i vecchi contatti del padre;  iniziò a lavorare giorno e notte , a pensare solo e sempre al lavoro in maniera perduta e famelica. Viaggiò per molti anni più volte intorno al globo, vedendo sempre e solo le stesse stanze , gli stessi volti anonimi, lo stesso sprezzante egoismo.
C’era un’aria azzurra nella stanza, da fumo di sigaretta,spoglia, senza mobili, un sottile strato di polvere ricopriva il pavimento. Lei era seduta su una sedia , unico oggetto che occupava quella landa desolata, sembrava quasi un trono col suo legno massello e i riccioli attorcigliati sulla spalliera. Vestiva una pesante pelliccia di visone per scaldarsi, a stento. Si trattava in Russia di affari indiani: gli veniva offerto un prezzo più basso del 10% per il prodotto lavorato, con possibili ulteriori riduzioni del prezzo se era disposto ad investire nella ricerca della plastica riciclata a livello industriale. Lei rappresentava l’azienda offerente,  era una donna bellissima, aveva una voce dolce che pronunciava poche parole che definivano bene la situazione, quasi offensive, ma tanto secche da colpire l’argomento e chi ascoltava nel profondo. Aveva zigomi pronunciati e  occhi  azzurri, terribilmente limpidi . Come al solito gli affari da sbrigare erano più di quelli riferiti ad una semplice compravendita. Tra multinazionali è buona educazione coprire i propri crimini contro l’umanità a vicenda. Accettò l’offerta e scoprì che la donna dagli occhi celestiali era la segretaria nonché concubina di un poco noto industriale indiano che aveva trovato un nuovo modo per creare tessuti attraverso la plastica riciclata risparmiando di molto sulla qualità e costo del prodotto. I due dovevano mantenersi in contatto sempre più speso per motivi di lavoro, anche se lei era anche concubina del suo padrone, il che avrebbe impedito un rapporto tra i due, ma il padrone presto si accorse di quello che stava succedendo, ed iniziò a presentarsi sempre e solo con lei sottobraccio ai summit di lavoro , alle cene ai gala, persino nei bar di Nuova Dheli e Mosca dove discutevano le questioni più delicate, credendo di poter indurre il suo compratore a fare affari svantaggiosi per lui e vantaggiosi per sé. Il padrone era un uomo abbietto, volgare l’unica cosa che gl’interessava nella vita erano le donne oltre che gli affari, per cui i suoi argomenti per intrattenere l’ospite a cena erano sempre e solo a sfondo sessuale, noncurante di lei  che invece riusciva sempre a mimetizzarsi con l’ambiente circostante: era sofisticata ai balli di gala e sapeva elencare  a memoria i bar di San Pietroburgo dove si poteva bere la miglior vodka. Dopo sette anni di tortura  decise di chiedere al padrone di poterla avere, questi inizialmente rifiutò, ma ripensando alla bellezza della donna che iniziava ad appassire, acconsentì al matrimonio per poter poi andare a cercare una stagista più giovane con la quale dilettarsi. L’azienda era cresciuta di molto dalle stentate origini, erano gli inizi degli anni novanta e la trovata d’importare materiale riciclato in Europa a metà anni ottanta aveva fruttato molti soldi all’imprenditore, ma il destino vero della sua azienda si  giocò in una piacevole serata  di marzo a San Pietroburgo, alle due e mezza di notte. Era ancora sveglio e fissava il vuoto, capendo che da lì in poi la sua azienda avrebbe dovuto affrontare un inevitabile declino: non era più sulla cresta dell’onda, ora molte altre aziende avevano la possibilità di accedere ad un prodotto come il suo, non era più un esclusiva . Ma lui i soldi ne aveva fatti a palate , ora poteva guardare la sua azienda declinare e spegnersi e gestendo bene il suo patrimonio , avrebbe potuto far vivere lui, la consorte e i futuri figli di sola rendita. L’alternativa era buttarsi in un bordello che aveva immaginato solo da giovane: giocare in borsa, comprare e vendere , spostare il proprio patrimonio nei paesi che lo agevolano, essere sempre informati e sempre pronti in modo da rimanere sulla cresta dell’onda. Sorrise pensando a come vivere una vita del genere potesse diventare maniacale, eppure iniziarono a fiorirgli in mente tutte informazioni su nuove tasse, su aumenti delle spese , sulle possibili multe . Il riciclaggio stava per essere regolamentato, il controllo qualità alzato e lui avrebbe dovuto far fronte a tutte le spese, senza contare che se un incidente o un problema venivano a bussare alla sua porta lui come capofamiglia avrebbe dovuto pagare anche per conto della moglie e dei figli. Iniziò ad agitarsi, capì che il suo lavoro non era finito salvando la persona amata dalla schiavitù sessuale , adesso doveva proteggere la sua famiglia dal mondo. Iniziò un viaggio infinito che s’interrompeva di piccole pause dove faceva finta di essere padre, dove la madre rimembrava i magri incontri giovanili e malediceva la sua sorte che avrebbe voluto farla donna in carriera, il figlio ereditando la nostalgia paterna iniziò a desiderare che quell’uomo tornasse, ed ogni volta che dormiva per una settimana o meno a casa lo faceva felice, poi ripartiva aprendo una ferita che si rimarginava appena per il ritorno. Quando fu abbastanza grande per capire continuava a chiamarlo papà, pur sapendo che per lui quel nome ora non aveva più alcun senso.
La moglie era morta quindici anni dopo il matrimonio , stroncata da un infarto, ultima bevuta che aveva dovuto pagare per essere nata e cresciuta  nei bassifondi di Mosca, il figlio gliel’aveva portato via la droga conosciuta a Londra. Aveva provato a riportarlo a casa , a farlo curare , ma lui ogni volta scappava via , ed ora non sapeva più nemmeno se fosse vivo o morto. Alla fine tornò nella casa dov’era cresciuto, sperando in qualche modo di poter ricominciare e non aveva niente come allora. S’illudeva di poter ricominciare davvero di nuov, ignorando i fantasmi che si era portato dietro dalla vita trascorsa. Aveva solo sessantott’anni  e fissava il giardino.
Era un parallelepipedo di terra coltivata, strappata alla vegetazione incolta circostante, i lati di questa geometrica figura erano costituiti da una recinzione solidale a piante di rosmarino molto alte che ne sottolineavano bene il circondario. L’intento iniziale era stato quello di usare l’alloro come pianta delimitante, ma questo era stato preso di mira da piante infestanti ed ora , in corrispondenza dei vertici della figura, stavano numerosi cespugli, soffocati dalla sanguinella che aveva messo radici per gran parte del terreno disponibile, tanto da emanare un tanfo nauseabondo per tutta la casa durante il periodo di fioritura. Dove la sanguinella non era ancora arrivata facevano capolino stentati grappoli di rose giapponesi, circondate da mediocri ciuffi d’erba, che a causa del lungo rigore invernale non riuscivano a superare i trenta centimetri d’altezza; ed anche questa s’interrompeva dove pozze d’acqua stagnanti in autunno avevano scavano il terreno, permettendo alla vegetazione solo di lambirlo, ed in particolare abbracciavano questi solchi delicati ciuffi d’erba. Nel periodo estivo a fare compagnia all’erba, c’era la lavanda col suo buon profumo, a creare altre zone penose erano una decina di palme piantate in gran numero, già cresciute, da tempo giacevano come statue deformi, a resistere c’erano gli aceri nani che ogni primavera rispuntavano dal pesante manto nevoso. Le pianti infestanti che danzavano intorno ai ruderi non c’erano più, come i giorni perduti.
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sciatu · 6 years ago
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I FIORI DI TAORMINA
Se sali al mattino a Taormina in tempo per prenderti una granita caffè con panna e con ancora poca gente per strada, non ti fare distrarre dai negozi, o dal cielo puro e azzurro come il sorriso del mare. Cammina per le antiche strade osservando quelle macchie di fiori e di piante che riempiono ogni angolo possibile, dai piccoli balconi ai grandi alberghi. Un arcobaleno spezzettato e lasciato ad adornare le strade e le piazze, gli stretti vicoli e i grandi palazzi. Troverai dappertutto la luce di questi fiori: boungaville purpuree, gerani rosa e rossi, gelsomini bianchissimi, oleandri rosei o bianchi, rose color sangue e come pelle di donna ed in più sospesi nel verde cupo dei loro rami, limoni ed aranci il cui colore nel silenzio delle strade brilla ancor più luminoso e felice. Tutto questo brillare di petali e colori non è un ostentare e mostrare, è un ricordare di appartenere al bello che circonda le case; è come se Taormina si fosse vestita di preziosi delicati profumati gioielli, come una principessa orientale o una regina Normanna e nella naturalezza con cui li indossa ti mostrasse tutta la semplice aristocratica eleganza che solo una gran dama può avere.  Allora comprendi che chi ama la bellezza dei fiori così tanto da farne un veste preziosa, non può essere che una città che vive della grazia e del bello, e in questa sua naturale eleganza potrai trovare il suo nobile senso.
If you go in the morning to Taormina in time to get a coffee granitabwith cream and still with a little people on the street, do not get distracted by the shops, or the sky and pure blue as the smile of the sea. Walk through the ancient streets observing those spots of flowers and plants that fill every possible corner, from small balconies to large hotels. A rainbow fragmented and left to adorn the streets and squares, the narrow alleys and the great buildings. You will find the light of these flowers everywhere: boungaville purpuree, pink and red geraniums, white jasmine, rosy or white oleanders, blood-colored roses or pink  as women’s skin and suspended in the dark green of their branches, lemons and oranges whose color in silence of the streets shines even brighter and happier. All this shining of petals and colors is not an ostentation , it is a reminder to belong to the beautiful that surrounds the houses; it is as if Taormina had dressed in precious delicate perfumed jewels, like an oriental princess or a Norman queen and in the naturalness with which she wears them she shows you all the simple aristocratic elegance that only a great lady can have. Then you understand that those who love the beauty of flowers so much to make them a precious garment, can only be a city that lives of grace and beauty, and in this natural elegance you will find its noble sense.
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