#Parigi silenziosa
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Parigi dorme di Maria Luisa Spaziani: la solitudine di una sentinella tra poesia e immagine. Recensione di Alessandria today
Un ritratto silenzioso di Parigi, sospeso tra il tempo e la memoria.
Un ritratto silenzioso di Parigi, sospeso tra il tempo e la memoria. Alessandria, 15 dicembre 2024 – Maria Luisa Spaziani, una delle più grandi voci della poesia italiana contemporanea, dipinge con parole delicate e precise la sua visione di una Parigi addormentata. Il componimento “Parigi dorme” è un tributo alla solitudine, alla quiete e all’amore per una città universale, descritta attraverso…
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La realtà è che il nostro Paese sembra non credere più a nulla, soprattutto a se stesso. Quando leggo le polemiche pro o contro Salvini e chi lo sostiene (sulle Grandi Opere tipo Ponte sullo Stretto ma non solo, ndr) penso al 13 agosto 1898. Quel giorno a Iselle di Trasquera, un paesino sopra Domodossola, brillarono le prime mine per il traforo del Sempione.
(A) quel progetto non ci credeva quasi nessuno salvo chi aveva pensato, progettato, finanziato e voluto un’opera tanto colossale. Si chiamavano Alfred Brandt e Karl Brandau, gli ingegneri che dai due versanti avevano dato il via a un progetto incredibile per quei tempi (...): un tunnel di quasi 20 chilometri (...) che rimase per 76 anni il record del mondo, superata solo negli anni ’80 (...).
Furono impegnati (...) decine di migliaia di operai (...), minatori sardi e toscani, contadini (...), disoccupati, analfabeti e tanti ragazzi. Solo nelle trincee del Carso ritroveremo fianco a fianco uomini così diversi (...). “Rimarranno schiacciati dal peso di oltre 3.500 metri di roccia sovrastante, saranno strappati via dalle correnti calde del sottosuolo e comunque non si può lavorare a 55 gradi!”. Rileggendo i giornali del tempo tutto sembrava impossibile e invece, neppure sette anni dopo, tutto era compiuto.
Alla fine i calcoli manuali dello scavo (...) risultarono perfetti: le due gallerie si ritrovarono esattamente a metà strada, dopo 10 chilometri di buio, con uno scartamento di soli sette centimetri e, su circa 15.000 operai impegnati nei lavori, ne morirono solo 42, un niente rispetto ai 200 del traforo del Gottardo di anni prima. (S)i corse sempre ai ripari organizzando migliori condizioni di vita degli operai che ogni giorno avevano abiti puliti, toilette e aspiratori per ridurre la temperatura (...). Nacque anche un paese, Balmalonesca, per ospitare migliaia di operai e le loro famiglie (...) con case, osterie, la scuola, una chiesa (...).
Scrivo questo pezzo da Dubai, dove trent’anni fa c’era solo sabbia e oggi (si staglia) il grattacielo più alto del mondo. È indigesto agli ecologisti e opera faraonica e inutile? Sta di fatto che l’anno scorso la città più visitata al mondo da turisti non è stata più Parigi ma proprio Dubai (...).
Ormai Europa e Asia sono connessi sul Bosforo senza problemi, così come decine di isole nel mondo. Anche considerando solo i ponti a campata unica (...) costruire il ponte sullo Stretto tra Calabria e Sicilia é nell'ordine delle cose e non ditemi che in Turchia, in Giappone o in Cina non ci siano tsunami e terremoti! (...).
via https://www.ilsussidiario.net/news/ponte-sullo-stretto-il-monito-del-vecchio-sempione-ai-sabotatori-che-ignorano-la-nostra-storia/2686470/
Sempre provinciali siamo stati, ma oggi più di ieri: più sono sinistri ecoambientalisti che si credono moderni, più regressivi ignoranti tutto sentimient' pregiudizi e blablabla impauriti a bocc'aperta diventano. In sintesi, dei Tozzi.
Peccato che i piagnina senza lumi né speranze dilaghino attualmente anche oltre il divide con gli ignoranti a sinistra. In ritardo ma l'han vinta finalmente, la battaglia per l'egemonia culturale: non è questione di contenuti ma di metodo, han reso la mentalità e l'approccio della maggioranza silenziosa che lavora, negativa passiva aggressiva come la loro. Al più fanno i "benaltristi", altro diversivo classico sinistro. Non per caso i figli (=speranza di futuro migliore) non li fa più nessuno.
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Ho sempre amato la musica e il pensiero che permea quella di Ryūichi Sakamoto, che ci ha lasciato oggi dopo una lunga malattia.
Ho amato il suo tocco e ammirato la sua idea di musica contemporanea mai densa e in perenne movimento.
Quasi a voler dialogare con la vorticosa vita delle metropoli giapponiche alle quali contrappone i silenzi zen dello shintoismo e del buddismo con il ritmo dilatato dei suoi santuari e dei suoi templi.
Ho amato il brano “Isola” interpretato mirabilmente da Samuele Bersani e da Ornella Vanoni e ho a volte suonato sopra “Trioon 1” tratto da uno degli album registrati con il compositore tedesco Alva Noto.
E ho molto amato “Casa”, registrato assieme a Jaques e Paula Morelenbaum proprio nella casa di Antonio Carlos Jobim e a lui dedicato.
L’ho visto dal vivo un’unica volta a “La Cigale” di Parigi molti anni fa, e mi colpì l’essenzialità della scena.
Pochi elementi di luce, un Kintsugi da ricostruire nella memoria visiva ed emozionale.
Sono tornato dal Giappone pochi mesi fa, e durante quel magnifico viaggio ho spesso pensato a Sakamoto, fino a quando, una sera, non l’ho trovato in tv mentre suonava “Merry Christmas Mr. Lawrence”, colonna sonora del film di Nagisa Ōshima.
La sua testa piegata sulla tastiera del pianoforte appariva tra i manga e gli anime degli affollati canali televisivi,
tra Hello Kitty e il fastidioso suono delle voci neomelodiche che sembrano essere cresciute a Napoli.
Quasi una istallazione; un essenziale video in bianco e nero che ricordava altre opere artistiche e multilinguistiche ben più magnificenti come quelle con Shiro Takatani, Daito Manabe, Zakkubalan e Apichatpong Weerasethakul.
Ryūichi Sakamoto è stato uno dei migliori fotografi del presente.
Aedo di un tempo sospeso e sperimentatore insaziabile e aperto.
Il vero testimonial di una terra insulare, il Giappone, che guarda il mondo e che il mondo osserva.
Oggi perdiamo una silenziosa voce tra le più cristalline e rappresentative degli ultimi decenni.
Paolo Fresu
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Parigi
Parigi, la rossa. Ci sono stata con Hajar, questo weekend. Flixbus, 8 ore all'andata e 8 a ritorno (+ imprevisti): una giornata nella città dell'amore. Tranquilla, silenziosa, dall'aria fresca, quasi pulita. Parigi è la città in cui vivrei da domani. La raffinatezza dei locali, dei palazzi, dei negozi... la persone non mi sono sembrate così maleducate, anzi! Quanto amo la loro lingua! Forse 5 anni fa avrei dovuto provare direttamente a Parigi... il cibo, a parte la zuppa di cipolla e i cornetti, devo ammetterlo, non è niente di che; ma il pane a tavola te lo portano, e questo la dice lunga sulla loro cultura culinaria.
La Tour Eiffel mi ha ricordato anni e anni fa, quando ci sono salita con la mia famiglia.
Le bateau mouche, Marco, e la sua ossessione per le barche; e il giro sul battello mi è piaciuto di più sapendo che non era una scelta sua, quella di attraversare la città in barca.
Les Champs Elisèes, Fabiano, il suo vestire bene per impressionare se stesso allo specchio e gli altri. Lui che continua ad impressionare me. Gli ho preso una scatola di cioccolatini a peso, pesante come quello che provo. Le crepes tradizionali, in quel ristorante tutto in legno, e la voglia di essere lì con lui, sorseggiando vino rosso e mangiando tutto quello che ci va (senza badare alle mie intolleranze).
Il Moulin Rouge, visto da fuori, in tutta la sua gioia proibita. Anche lì, ci ho immaginati insieme, a guardare lo spettacolo, cenando, mentre ci stringiamo la mano eccitati sotto il tavolo.
Il Bar di Amelie, Le Cafe des deux moulins, un bar che doveva raccontare la mia storia, ridotto ad un ritrovo di ubriaconi squattrinati...
La scalata di Montmartre, che ricordavo molto più difficile da fare; Hajar è stata la compagna adatta a intraprendere questa mini avventura nella grande avventura di Parigi in un giorno. Lei che ha affrontato divorzio, operazione allo stomaco, lavori e case cambiate mille volte. Io che ho chiuso una storia tossica dopo 5 anni, le persone che ho perso, lavori e case cambiate mille volte. Le nostre scalate.
Siamo entrate nel Sacre Coeur come nel nostro cuore, in silenzio, con rispetto; ne abbiamo respirato l'odore, l'incenso della nostra anima consumata, ma libera. Eravamo libere in quella chiesa, sulla cima della città più romantica del mondo. Abbiamo guardato Parigi affacciandoci al belvedere, sotto la pioggia, mentre la Tour Eiffel luccicava spavalda sorridendoci. E noi le abbiamo sorriso, salutandola.
La cena a lume di candela, zuppa di cipolla, boef bourgignon, mousse al cioccolato, pane e vino rosso; una coppia di musicisti sullo sfondo rosso, "La vie en rose", io riflessa nello specchio a sinistra.
Quanto più vieni a contatto con la morte, tanto più senti forte la vita che ti batte addosso.
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I Maestri della Luce: esplorando l'impressionismo russo
L'Impressionismo Russo, seppur meno conosciuto rispetto al suo equivalente francese, ha dato vita a una ricca corrente artistica che ha forgiato l'identità pittorica russa all'alba del XX secolo. Caratterizzato da una tavolozza vivace, pennellate rapide e una forte attenzione alla luce e al colore, questo movimento ha visto fiorire una serie di talenti eccezionali che hanno saputo reinterpretare la tradizione pittorica con uno sguardo nuovo e originale. L'Impressionismo Russo: i grandi dell'arte russa Konstantin Korovin (1861-1939) è considerato uno dei padri dell'Impressionismo Russo. Le sue opere, vibranti di luce e colore, catturano l'essenza della vita quotidiana e paesaggi pittoreschi. Tra i suoi capolavori ricordiamo "Parigi. Boulevard des Capucines" e "La pescatrice". Valentin Serov (1865-1911), noto per la sua abilità nel ritratto, ha saputo infondere nei suoi dipinti una vivacità e un'intensità emotiva senza precedenti. La sua fama è legata a opere come "La ragazza con le pesche" e "La ragazza illuminata dal sole". Isaak Levitan (1860-1900) è considerato il maestro del paesaggio russo. I suoi dipinti, permeati da una malinconia poetica, evocano l'atmosfera silenziosa e contemplativa della natura russa. Tra le sue opere più celebri ricordiamo "Autunno dorato" e "Il lago. Večernjaja". Konstantin Somov (1869-1939) ha sviluppato uno stile più decorativo e simbolista, caratterizzato da colori tenui e atmosfere sognanti. Le sue opere, spesso ispirate alla letteratura e al folklore russo, si distinguono per una bellezza delicata e raffinata. Un esempio emblematico è il dipinto "Le dame in barca". Il'ja Repin (1844-1930), pur non essendo un pittore impressionista in senso stretto, ha avuto un'influenza fondamentale sulla scena artistica russa. Le sue opere, di carattere storico e sociale, si contraddistinguono per la loro forza espressiva e il realismo crudo. Tra i suoi dipinti più noti ricordiamo "I barcaioli del Volga" e "L'arresto di Ivan il Terribile". Altri importanti artisti Oltre a questi maestri, l'Impressionismo Russo ha annoverato altri artisti di rilievo come Stanislav Žukovskij, Nikolaj Bogdanov-Bel'skij, Apollinari Vasnetsov e Sergej Vinogradov. Ciascuno di loro ha contribuito a delineare un'estetica unica, permeata dalla cultura e dalla storia russa, che ha arricchito il panorama pittorico internazionale. L'eredità dell'Impressionismo Russo è ancora viva oggi e continua ad ispirare generazioni di artisti. La capacità di questi pittori di catturare la bellezza effimera della luce e del quotidiano ha lasciato un segno indelebile nella storia dell'arte, aprendo la strada a nuove sperimentazioni e linguaggi espressivi. Foto di Tobias Frick da Pixabay Read the full article
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Sembra, per la tua amica, altisonante la lode della rosa? Allora scopri l’erba dal bel ricamo, gli eliotropi; sovrasta col fruscio loro incessante il garrulo bul-bul che la compagna (ove a lei piace) canta e ignora quasi. Parola dolce, vedi, s’accompagna di notte ad altre, folte nelle frasi, e un vivo malva di vocali dosa fragranze nell’alcova silenziosa; così questa trapunta delle foglie nitide stelle in grappoli raccoglie fuse a un silenzio che ogni orlo cancella, che odora di vaniglia e di cannella.
Parigi, estate 1908
Rainer Maria Rilke, da Nuove poesie, 1908
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1971
Correva l'hanno 1971, il programmatore americano Roy Tomilson inventa l'email, in Svizzera un referendum popolare approva la concessione del diritto di voto alle donne. Il Vietnam del Sud, appoggiato dall'aviazione e dall'artiglieria americana, invade il Laos. A Milano membri della destra, della DC, del PRI, del PSDI e del PLI riuniti sotto il nome di "Comitato della buona borghesia moderata" manifestano contro la maggioranza silenziosa comunista. Paese Sera rende noto il tentativo di golpe di Junio Valerio Borghese, Borghese fugge in Spagna. Il Principato di Monaco vince l'Eurovision Song Contest. L'equipaggio della Sojuz 11 muore a causa di una fuga d'aria causata da una valvola difettosa. Il 3 luglio, a Parigi, Jim Morrison viene trovato morto nella vasca da bagno della sua abitazione. Al Madison Square Garden di New York si tiene il Concert for Bangladesh organizzato da George Harrison e da Ravi Shankar, partecipano fra gli altri Bob Dylan, Ringo Starr ed Eric Clapton. Nasce l'IVA che sostituisce l'IGE. I Pink Floyd registrano il documentario/concerto Live at Pompeii. Esce Imagine di John Lennon. Viene pubblicato il manuale di UNIX. Intel realizza Intel 4004, primo microprocessore commerciale. Giovanni Leone viene eletto 6° presidente della Repubblica Italiana al 23° scrutinio.
Quindici pezzi usciti nel 1971, da Image a Baba O'Riley, da Led Zeppelin IV a Brown Sugar, l'ultimo dei Doors, Life on Mars?, Bill Withers (Ain't No Sunshine) e il postumo di Jimi Handrix...
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Siamo tutti gatti su i tetti di una Parigi che non dorme...
Tutti musicisti senza voce a melodiare le stelle, serenanti senza spartito...
Ascoltiamo la note più silenziosa, un accordo delicato come a coprirci le spalle nella notte fresca...
Quanta musica nasce, quando tutto tace... e finalmente possano sentirsi vibrare le corde dell'emozione... Come un violino che soffre le sue corde abbandonate al tempo della ragione.
Siamo uomini senza canzoni in un tempo di pura espressione... Ove il minimo si fa notare, il superfluo fotografare, il prezioso ammirare...
Dimenticando di sapere ascoltare... Rimaniamo solamente a guardare...
Il senso di perdere i sensi...
@vefa321
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[ARTICOLO] I più grandi showmen: uno sguardo esclusivo nel mondo dei BTS
“Forse li avrete visti stipati sui divanetti sotto i riflettori di Ellen DeGeneres e di Jimmy Fallon, mentre scambiano battute leggere in due lingue con i presentatori affascinati. Forse è stato quando hanno parlato solennemente della salute mentale e dell’amore per sé stessi all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite lo scorso settembre, o quando delle urla da delfino collettive li hanno accolti lo scorso febbraio ai Grammy vestiti con completi simili e con i capelli tinti di varie sfumature color pastello.
O magari è sulla copertina di questo giornale che avete davvero notato i BTS per la prima volta. (Cose più strane sono successe nel 2019). Ma pare inconfutabile affermare che, nel corso degli ultimi due anni, i sette ragazzi hanno conquistato il mondo: due album al primo posto nella classifica Billboard nel giro di tre mesi, più di cinque miliardi di streaming in totale su Apple Music e su Spotify, una serie di concerti sold-out dallo Staples Center di Los Angeles al celebre Wembley Stadium di Londra.
Tutto ciò non li rende propriamente la prima boyband a dominare un periodo culturale, ma il fatto che siano tutti nati e cresciuti in Corea, che cantino in coreano e che solo occasionalmente si può trovare l’inglese nelle loro canzoni ci fa pensare che sia qualcosa di totalmente nuovo. Si parla di un trend mondiale senza precedenti, dove la musica pop si muove senza barriere o confini anche quando la geopolitica sembra ritirarsi ulteriormente dietro linee definite e muri altissimi.
Durante un luminoso giorno di marzo a Seoul, cinque settimane prima del rilascio del loro nuovo mini-album ‘Map of the Soul: Persona’, la band è rintanata nella sua agenzia, la BigHit Entertainment, per prepararsi. Palazzi come questo sono il luogo dove la maggior parte della magia del K-pop avviene, anche se la sede della BigHit, situata in una silenziosa traversa nel distretto di Gangnam (sì, lo stesso di cui Psy ha cantato nella sua hit del 2012 ‘Gangnam Style’) assomiglia molto a qualsiasi altro ufficio informatico: eleganti corridoi ricoperti di cemento e varie sale conferenze dotate di mini-frigoriferi ben riforniti, giocattoli morbidi e qualche poltrona a sacco. Le uniche indicazioni del lavoro che viene svolto in questo luogo sono date da una teca piena di un numero sbalorditivo di targhe di riconoscimento per le vendite e statuette, e una gigantografia patinata dei BTS al loro concerto sold-out al Citi Field di New York dello scorso ottobre.
Alla fine di un lungo corridoio tutti e sette i membri aspettano e si preparano a preregistrare un video di ringraziamento per un premio di iHeartRadio che non hanno avuto la possibilità di ritirare di persona. A Jimin, con i capelli biondo platino e le labbra morbide come cuscini, stanno attentamente piastrando i capelli in una stanza guardaroba colma di attaccapanni con appesi vestiti neon e di jeans. Dozzine di paia di Nike e Converse immacolate sono ammucchiate in un angolo, una solitaria giacca di pelliccia dal colore che ricorda un gelato alla fragola si trova su un appendiabiti dietro di lui, quasi come un Fraggle abbandonato. [N/B: burattini della serie Muppet]
Jungkook, il più piccolo del gruppo a 21 anni, resta obbedientemente seduto su una sedia pieghevole nella sala di danza mentre sistemano i capelli anche a lui. J-Hope appare con una camicia bianca decorata con una stampa oversize di Bart Simpson, poi sorride e sparisce. Suga, V e Jin stanno seduti sui divanetti nella stanza a fianco, guardano il loro telefono e occasionalmente cantano qualche strofa di ‘My Bad’ di Khalid, star americana dell’R&B. Il ventiquattrenne RM, leader di fatto del gruppo e unico fluente nell’inglese, è l’ultimo ad arrivare.
Ripetono il loro discorso davanti ad una telecamera e fanno forse quattro o cinque riprese finché il regista non è soddisfatto. Poi si sistemano in una saletta arieggiata per chiacchierare, accompagnati dal loro storico traduttore, un grande, amabile uomo calvo vestito elegantemente, chiamato John. (Tutte le risposte dei membri, tranne quelle di RM, passano attraverso di lui.)
Dopo molte settimane dai loro primi Grammy sono ancora su di giri per l’esperienza che hanno vissuto: presentare il premio a H.E.R. per il miglior album R&B; chiacchierare con Shawn Mendes nel bagno degli uomini – “Pensavo ‘Devo dirgli chi sono?’” ricorda Jimin “Ma poi lui mi ha salutato per primo. È stato davvero bello” – ed essere seduti ad un lancio di paillettes da Dolly Parton. (“Lei era proprio di fronte a noi!” ricorda meravigliato JungKook “Incredibile.”)
Rimangono ancora felicemente meravigliati dalle altre celebrità e vedere i BTS in carne ed ossa innesca lo stesso disorientante, ma non sgradevole, senso di irrealtà. Sullo schermo la band appare bella in modo sconcertante; una sorta di avatar senza pori, quasi una bellezza postgender che sembra esistere nei loro filtri Snapchat della vita reale. Dal vivo sono comunque esageratamente di bell’aspetto ma in una maniera più riconoscibile, più giovanile: frange scompigliate, occasionalmente con il labbro screpolato o una piccola (okay, minuscola) imperfezione. Se togli le scarpe Balenciaga e le discrete doppie C degli accessori Chanel possono quasi diventare i ragazzi carini che frequentano il college seduti accanto a te in un bar o sul treno.
Se non fosse che i trasporti pubblici o l’andare in uno Starbucks hanno smesso di essere un’opzione per i BTS molto tempo fa. A Seoul le loro facce sono esposte nei negozi di makeup, sui cartelloni per strada e sui lati degli autobus – persino su un enorme cartellone digitale che viene comprato e pagato da privati per festeggiare il compleanno di uno degli amati membri, o anche solo così per farlo. In città come São Paulo, Tokyo e Parigi i fan si accampano fuori per giorni prima di concerti o apparizioni in pubblico, scambiandosi ossessivamente curiosità e avvistamenti. Quando la band ha postato il video per la #InMyFeelingsChallenge di Drake (il loro) è diventato il tweet più piaciuto del 2018. In estate Mattel rilascerà la linea ufficiale di bambole dei BTS.
Nel centro di questo uragano di fama i ragazzi sono riusciti a trovare qualche spazio di normalità. Jimin ricorda nostalgicamente quella volta che a Chicago sono riusciti a sgattaiolare fuori dalle loro stanze d’hotel senza farsi scoprire “in tarda notte, solo per prendere un po’ d’aria.” Ma molti luoghi, ammette, “sono davvero fuori discussione” a meno che non si dividano in piccoli gruppi. “Voglio dire, guardateci,” ha aggiunto RM ridendo e passandosi una mano tra i capelli argento. “Sette ragazzi con i capelli tinti! È davvero troppo.”
Preferiscono focalizzarsi sulle cose che sanno fare come uscire di nascosto per andare a vedere film (“Sempre il primissimo o l’ultimissimo spettacolo del giorno,” dice RM, se vogliono passare inosservati), shopping online (V ama eBay, specialmente per i vestiti), andare a pescare, giocare a StarCraft a casa. Vivere insieme al gruppo è una cosa comune tra i cantanti K-pop e sembra che i BTS apprezzino questa condivisione: “Viviamo insieme da un bel po’ ormai, quasi otto, nove anni,” ha detto Jimin. “All’inizio abbiamo avuto molte discussioni e conflitti, ma abbiamo ormai raggiunto il punto in cui possiamo comunicare senza parole, praticamente ci capiamo guardandoci l’un l’altro o leggendo le espressioni.”
Sebbene siano immancabilmente educati e attenti durante le interviste, c’è una certa quantità di caos contenuto quando si trovano tutti insieme - una sorta di ciclone di cuccioli affetti dalla sindrome da nuotatore fatto di spintoni giocosi, pacche sulla schiena e strette di mano complicate - ma anche una sorprendente e affascinante dolcezza nel modo in cui si trattano a vicenda nei momenti più tranquilli. Quando una domanda viene posta al gruppo, si impegnano duramente per fare in modo che la voce di tutti venga ascoltata e se qualcuno sta avendo difficoltà a trovare una parola, allungano velocemente le braccia per dare un colpetto rassicurante sul ginocchio o un abbraccio di lato.
Perfino con la barriera linguistica presente dovuta al fatto di dover parlare con un giornalista americano, le loro personalità individuali cominciano ad emergere fin dall’inizio. Una volta richiesto loro di nominare il loro primo ricordo pop, le risposte si dirigono nelle direzioni più disparate. “Adoravo ‘Stickwitu’ delle Pussycat Dolls” dice J-Hope, il ballerino più abile del gruppo, schioccando le dita e canticchiando il ritornello. Per RM, che ha cominciato nella scena rap underground di Seul, è “Love Yourself” di Eminem. (“Penso che sia tipo la scelta della vita per così tante persone in giro per il mondo” ammette “ma non posso dimenticare il giorno in cui ho guardato per la prima volta 8 Mile e ho sentito il suono delle chitarre. Quella è stata la mia svolta.”). Per Jungkook, che ha rilasciato cover di canzoni di Justin Bieber e Troye Sivan, è la ballad immortale della Lite-FM (N/B: una stazione radio che manda in onda solo canzoni pop) “Now and Forever” di Richard Marx.
Suga dalla voce dolce cita “Imagine” di John Lennon in quanto “prima canzone di cui mi sono innamorato” e il momento diventa l’occasione appropriata per chiedere dove i BTS si vedano nel pantheon dei rubacuori musicali che i Fantastici Quattro hanno essenzialmente inventato. “A volte è davvero imbarazzante quando qualcuno ci chiama i Beatles del XXI secolo o cose del genere”, ammette RM. “Ma se vorranno chiamarci boy band allora saremo una boy band. Se vorranno chiamarci gruppo maschile allora saremo un gruppo maschile. Se vorranno chiamarci K-pop allora a noi starà bene K-pop.” Ah, il K-pop. In Corea del Sud, dove il genere è diventato non solo un eccellente prodotto culturale ma anche un export dal valore di miliardi di dollari, i giocatori noti come “idol” si sottopongono ad un'istruzione alla Saranno Famosi (N/B: un famoso film che narra le vicende di un gruppo di aspiranti cantanti, attori e ballerini) in canto e ballo e allenamenti che spesso vanno avanti per anni prima di essere considerati pronti per il palcoscenico. Tutto ciò ha i suoi risultati: il business sta prosperando dall’inizio degli anni 90, grazie a star che vanno dalle Girls’ Generation a G-Dragon e che hanno attratto vari mercati attraverso tutta l’Asia, l’Europa e il continente americano. Tuttavia, mentre il sound è rimasto piuttosto coerente - un mix astuto di beat pronti per le discoteche, cori super addolciti e le inflessioni più urbane dell’hip-hop e dell’R&B occidentali - non è mai atterrato con lo stesso impatto fulmineo dei BTS.
Bang Sihyuk, il CEO e fondatore della Big Hit, ha cominciato a mettere insieme il gruppo nel 2010, quando tutti i membri erano o ventenni o adolescenti: RM e Suga stavano iniziando a farsi conoscere nella scena locale; Jimin e J-Hope studiavano danza nelle accademie dedite alle arti dello spettacolo; V, che si è concentrato sul canto fin dai primi periodi, si è aggiunto ufficialmente nel 2013 (N/B: la data potrebbe essere inesatta.). Jin era un aspirante attore reclutato in mezzo alla strada per il suo aspetto sconvolgente; Jungkook, ora uno dei principali vocalist del gruppo, si è unito quando andava ancora alle scuole medie.
Sebbene i fansite tentino di fare affidamento sulle loro differenze extracurriculari (Jungkook è un Vergine che adora la pizza! V colleziona cravatte e sbatte i denti mentre dorme!), ognuno dei membri è genuinamente responsabile di un ruolo unico nel processo creativo del gruppo, indipendentemente che si tratti della produzione, della scrittura dei testi o dei maxi motivi musicali su cui si basano le canzoni.
“Con sette membri abbiamo sette gusti differenti, ovviamente” dice RM. “Perciò quando si tratta di scrivere testi è come una grande competizione.” Talvolta, aggiunge J-Hope, “scriviamo dei versi e decidiamo che ‘Questo un po’ riflette meglio chi sono e il mio colore’, perciò vogliamo tenerli per canzoni da solisti.”
Siccome la Big Hit non limita il loro diritto a incanalare alcune idee in progetti secondari - e siccome l'appetito online per materiale fornito dai BTS è apparentemente insaziabile - i membri regolarmente rilasciano lavori da solisti attraverso EP, SoundCloud e mixtape. Ma l'impatto primario arriva sempre attraverso le uscite degli album ufficiali e gli argomenti particolarmente profondi di cui trattano le canzoni - una deviazione notevole dai limitati argomenti, talvolta strenuamente ottimistici, di cui gli altri artisti K-pop solitamente trattano.
“Ho promesso ai membri sin dall’inizio che la musica dei BTS debba provenire dalle loro storie personali” dice Bang; la loro conseguente apertura sulle loro difficoltà con depressione, insicurezza e la pressione a conformarsi li ha portati addirittura fino alle Nazioni Unite lo scorso autunno dove RM ha menzionato la campagna della band Love Myself e la collaborazione con l'UNICEF #ENDviolence destinata ai giovani.
“Si fanno notare,” dice il DJ e produttore nippo-americano Steve Aoki, un artista dance primo nelle vendite mondiali che ha anche collaborato con il gruppo su diverse tracce. “E non sto parlando solo di K-pop. Aggiungono così tanta personalità alla musica, nelle loro storie e in come si presentano. E il mondo si è innamorato di loro perché mostrano quel lato vulnerabile che tutti vogliono vedere.”
Aiuta anche che i messaggi più evidenziati dal gruppo spesso siano fatti scivolare nell'aura appiccicosa di inni come “No More Dream”, “Dope” e “Am I Wrong”. Ma apprezzano sempre l'opportunità, dice Suga, di diventare “un po’ più schietti, un po’ più aperti.” RM elabora: “Penso sia un dilemma interminabile per ogni artista quanto essere franchi ed onesti. Ma noi cerchiamo di rivelarci il più possibile.”
Ovviamente l'onestà ha i suoi limiti quando sei la più la grande band nel mondo. Chiesti di descrivere il nuovo album, in uscita il 12 aprile (alla stampa, ha già raggiunto i 2,5 milioni di preordini), i membri offrono indizi criptici ma entusiastici come “terapeutico” e “vivacità rinfrescante.” Ad essere sinceri, non possono dir molto in parte perché la scaletta dell'album non è ancora stata realmente completata - decisioni dell'ultimo minuto un lusso di produzioni fatte in casa - anche se sono d'accordo sul riprodurre una canzone, un pezzo propulsivo e pieno di rap chiamato “Intro: Persona.” (È stato rilasciato come teaser il 27 marzo.)
Quando si tratta di domande più personali riguardanti le difficoltà degli appuntamenti o gli obiettivi che potrebbero voler perseguire dopo i BTS, virano con così tanta grazia verso risposte evasive e non specifiche che è quasi difficile non rimanere impressionati; è come guardare una diplomatica coreografia su ghiaccio. Vogliono far sapere che sono incredibilmente grati per la devozione dei loro fan e sono così fortunati ad essere esattamente dove si trovano; che non pensano veramente a pianificare i prossimi 5/10 anni.
Diventano tuttavia più riflessivi quando viene tirato fuori l’argomento della classifica Hot100 dei singoli, il Sacro Graal del pop americano. Lo scorso anno, con “Fake Love”, si sono guadagnati un posto tra le prime dieci posizioni, ma non hanno ancora raggiunto quelle più alte, soprattutto dal momento che le stazioni radio più importanti degli Stati Uniti continuano a passare poco la loro musica, il che è un fattore che incide molto sulle posizioni di suddetta classifica.
“Dovrà essere una canzone grandiosa”, riconosce Suga, “ma d’altra parte c’è tutta una strategia da applicare per poter scalare quella classifica e serve una certa dose di fortuna, ovviamente. Per questo motivo quello che conta per noi è solo fare buona musica, buone performance e combinare insieme questi due elementi.” Chiediamo loro se un successo in lingua spagnola del 2017 come “Despacito”, canzone rimasta al primo posto per la cifra record di sedici settimane consecutive, li renda più ottimisti. “Sa, il pop latino-americano ha i suoi Grammy, in America, ed è un po’ diverso”, dice pensieroso RM. “Non voglio fare paragoni, ma credo che in quanto gruppo asiatico sia ancora più difficile. I nostri obiettivi sono la Hot100 e una nomination ai Grammy. Sono solo obiettivi, però, non vogliamo cambiare la nostra identità e la nostra genuinità per arrivare primi. Se ad esempio noi cominciassimo a cantare unicamente in inglese, o cambiassimo altre cose, non saremmo più i BTS. Faremo tutto il possibile, ci proveremo, ma se non dovessimo guadagnare il primo posto o il quinto, andrebbe bene comunque”.
Aoki, invece, è convinto del fatto che riusciranno a raggiungere questo traguardo. [Ha detto infatti:] “Penso che sia al cento per cento possibile che una canzone cantata interamente in coreano arrivi in cima alla classifica Hot100. È qualcosa a cui credo fermamente, come credo fermamente al fatto che i BTS siano quel gruppo in grado di farcela. Spianerebbero la strada a tanti altri, cosa che comunque stanno già facendo, e quando questo accadrà, ci sarà da festeggiare”.
Ma di ritorno alla BigHit, il gruppo ha un lavoro molto più immediato da fare. RM ci concede la possibilità di fare un veloce tour del suo studio (ogni membro ha uno spazio a lui dedicato nell’edificio). La porta d’accesso è sorvegliata da uno stravagante raggruppamento di statuine realizzate dal rinomato street artist KAWS, ma entrando, in modo piuttosto contraddittorio, sembra di mettere piede in un piccolo, lussuoso lodge del Sundance in cui per puro caso c’è anche un mixer: troviamo un bel tavolino da caffè realizzato con un unico pezzo di legno di noce nero, tappeti in stile Navajo, opere d’arte di buon gusto sulle pareti. RM parla con nonchalance della sua ammirazione per produttori come Zedd e i The Neptunes (“Pharrell Williams e Chad Hugo erano davvero i miei idoli tra il 2006 e il 2007. E la voce di Pharrell! Il suo modo di cantare è così sexy!”, dice), e poi ci mostra di cosa è capace (“nel fare i beat Suga è decisamente più bravo di me. Non so nemmeno suonare il piano, faccio solo gli accordi così”, insiste imitando il personaggio dei “Muppet” che digita istericamente sulla tastiera).
Si torna nella sala prove dove i membri, dopo essersi cambiati per indossare pantaloni della tuta e magliette, sono pronti per rivedere alcuni passi con un coreografo. Si comincia con una sorta di formazione a triangolo e una rotazione del bacino che si trasforma in una combinazione di altri movimenti pelvici, ma è tutto molto più innocente di quanto non sembri, dal momento che i ragazzi continuano a fermarsi per ridere tra loro. Ben presto, però, si ricompongono e iniziano a ripetere i passi finchè non sembrano frizzanti, ma facili, come se li stessero eseguendo senza troppo sforzo. Questo ci sembra il momento adatto per andarcene; veniamo accompagnati all’uscita da un coro felice e chiassoso di saluti da parte dei membri, che poi si voltano verso lo specchio e riprendono a ballare”.
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©Cam, ©CiHope, ©lynch, ©Clara, ©jimindipityR) | ©EntertainmentWeekly
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Una colazione a Parigi.
Una silenziosa, assonnata, lenta, morbida, forse banale, di certo indimenticabile colazione a Parigi.
Ecco cosa vorrei ora.
Una colazione a Parigi. E la tua mano.
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La scorsa settimana, l’agenzia Ansa riportava che (...) Enel ha definitivamente abbandonato la Russia, vendendo i propri assets a Lukoil e Gazprom in seno a un’operazione da 137 milioni di euro. Apparentemente, una mossa coerente con il regime sanzionatorio e con il nuovo corso di affrancamento energetico (...) da Mosca. Ma con un particolare. La chiusura dell’accordo è stata resa possibile da una deroga al decreto che vieta la vendita di qualsiasi asset russo da parte di soggetti stranieri. Di più. La deroga in questione sarebbe stata decisa da Vladimir Putin in persona. (...)
(Q)uesto apre qualche interrogativo (...) su quali eventuali canali diplomatici e di moral suasion la abbiano resa possibile. Casualmente, nel giorno in cui emergeva la necessità di (...) Enel (...) Silvio Berlusconi pare colto da incontinenza verbale (e) conferma un suo riavvicinamento nei rapporti personali con Vladimir Putin (...).
Al netto delle smentite di rito, (...) dobbiamo davvero archiviare la strana coincidenza fra (l'operazione benedetta da Mosca) e l’outing del Cavaliere alla categoria della casualità fortuita? Oppure l’orgoglio ferito del vecchio leone lo ha spinto ad andare oltre, svelando quello che è ormai un segreto di Pulcinella. Cioè che i principali Governi europei – Germania e Francia in testa – hanno riallacciato un segreto, silenzioso e informale filo diretto con le controparti russe da settimane? E che nel caso dell’Italia, questa diplomazia parallela graviti magari attorno al Cavaliere?
A Berlino nessuno lo ammette, ma dietro alla decisione di riattivare fino alla prossima primavera le centrali nucleari, ottenendo il via libera convinto dei Verdi, non c’è stata la benedizione dell’atomo di ultima generazione di Greta Thunberg, ma il ritorno in campo, chiaramente dietro le quinte, di Angela Merkel. La quale starebbe dando vita a una sorta di moral suasion silenziosa e discreta con Mosca, potendo godere di una sponda bipartisan di primissimo livello come Gerard Schroeder, suo predecessore e poi nel Consiglio di amministrazione di Rosneft. E non pensiate che la cosa piaccia a tutti nel Governo, così come nel sottogoverno tedesco. (...)
E vogliamo parlare della Francia? Non contenta dell’accusa frontale senza precedenti di Brune Le Maire contro l’atteggiamento speculativo di Washington nei confronti degli alleati, a cui vende il gas LNG a un prezzo quadruplo rispetto a quello pagato dalle aziende statunitensi, l’altro giorno Emmanuel Macron ha stupito tutti affermando che, se anche la Russia utilizzasse ordigni atomici nel conflitto con l’Ucraina, Parigi non reagirebbe in base alla dottrina della deterrenza. (...)
Insomma, la realpolitik sta tornando in grande stile. Ancorché in modalità sotterranea. Sicuramente saranno tutte coincidenza, ma attenzione a derubricare troppo in fretta le parole di Silvio Berlusconi su Vladimir Putin a pura mitomania senile. Il Cavaliere ha infatti un unico modo per rubare la scena ai due ex delfini divenuti squali del nascente Governo: una nuova Pratica di Mare, sotterranea e informale, che porti alla pace fra Russia e Ucraina. O, quantomeno, alla tregua e a un negoziato. Di fatto, un lasciapassare per i libri di Storia. E il suo ego sta fremendo.
via https://www.ilsussidiario.net/news/spy-finanza-se-francia-e-germania-sono-gia-oltre-berlusconi-sulla-russia/2425219/
Il tutto con buona pace dei criceti cretini che abberlushconi uh uh uh ih ih ih , coincidenti con gli euroinomani senza se e ma mentre l'europa vera alle loro spalle non fa (price cap) e disfa, poveri succhiacxx Libberal Dems. che "se non sei con Biden ooops con la sua lavanderia Ucragna allora stai con Putin", "le sanzioni funzionano", "la guerra è già vinta".
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La Madonna di Parigi
L’emozione è stata potente e improvvisa.
La visione di quella giovane madre, piena di grazia, che si copre il ventre gravido di vita con lo splendido pudore di un’adolescente mi ha spinto alle lacrime con una tale violenza dal cercare un riparo.
Il suo sguardo è timido e sfuggente, il suo sorriso è dolce e gentile. Lei viene da lontano, da una terra silenziosa che molti faticano a trovare su una carta del mondo. Lei è sbarcata nella chiassosa capitale dell’egoismo. Eccola li, al centro del cortile interno, sola, circondata dal varcame adolescenziale parigino. Le sue labbra si muovono, non riesco a sentirne il suono. Non riesco a immaginare chi ci possa essere all’altro capo dell’auricolare. Il suo viso è dolce e sereno. E’ il viso di una giovane madre. L’ho avuta in classe due anni fa, appena arrivata in Francia. Discreta e diligente, forse un po’ solitaria, era più grande dei suoi compagni di classe, preferiva rimanere in disparte. Io le parlavo in russo, pronunciavo le due parole che conosco solo per vederla sorridere. Lei sorrideva e scompariva.
Oggi la osservo da lontano, come rapito, sembra così sicura eppure mi sembra così fragile, la vedo sorprendentemente bellissima. Avrà poco più di vent’anni, i suoi compagni di classe si preoccupano esclusivamente di coltivare la loro reputazione dentro e fuori i social network, lei è alla sua seconda gravidanza. Nel suo paese si diventa adulti presto, i bambini si fanno senza troppi problemi.
Esitante, il passo incerto e tremante, mi avvicino. Vorrei parlarle, vorrei dirle qualcosa di rassicurante e gentile. Vorrei dirle con discrezione che ho notato la sua gravidanza e che le faccio i miei auguri affinché possa essere un evento di gioia per lei. Vorrei strapparle un sorriso e testimoniarle la mia vicinanza. Bofonchio qualcosa di appena comprensibile, impacciato come in ogni momento importante della mia vita. Lei interrompe il suo parlare e mi ringrazia rapidamente, prima di ritornare alla tua telefonata. Mi allontano frastornato dalle emozioni che hanno paralizzato. Di nascosto, ripiego in un angolo, al riparo dagli sguardi degli altri studenti, continuo a scrutarla con gli occhi carichi di lacrime. Accanto a me appaiono due allievi che notano il mio viso stravolto e mi chiedono il perché delle mie lacrime. Bofonchio ancora una volta una scusa per sfuggire a qualsiasi spiegazione razionale e mi allontano rapidissimamente su per le scale dell’edificio.
Non sono riuscito a smettere di pensare quella visione celestiale. Sconvolto, ho continuato a visualizzare nella mia mente quella bellezza religiosa dagli occhi d’oriente, quel volto pieno di grazia materna, quel corpo dolce e morbido pudicamente coperto. L’educazione cattolica che mi è stata somministrata in dosi massicce sin dalla più tenera età e la mia passione per le madonne del Rinascimento hanno fatto il resto.
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Balzac descrisse la questione delle prove silenziose nel suo romanzo Le illusioni perdute. Lucien de Rubempré (pseudonimo di Lucien Chardon), genio di provincia privo di mezzi economici, «sale» a Parigi per intraprendere la carriera letteraria. Ci viene detto che ha talento. A dire la verità è a lui che viene detto che ha talento, dalla cricca semiaristocratica di Angouléme, ma è difficile dire se ciò sia dovuto al suo bell'aspetto o alla qualità letteraria delle sue opere (sempre che la qualità letteraria sia visibile o sempre che il concetto di qualità letteraria abbia senso, cosa di cui Balzac sembra dubitare). Il successo è presentato in modo cinico, come il prodotto dell'astuzia e del favore o come un'ondata fortuita d'interesse dovuta a ragioni completamente estranee alle opere. Lucien scopre l'esistenza dell'immenso cimitero abitato da quelli che Balzac chiama «usignoli». «Più tardi Lucien apprese che questo nomignolo di usignoli veniva affibbiato dai librai alle opere che rimangono ad ammuffire sugli scaffali nelle profonde solitudini dei magazzini.» Quando il manoscritto di Lucien viene rifiutato da un editore che non l'ha neanche letto, Balzac ci presenta il misero stato della letteratura dei suoi tempi. Quando Lucien acquisisce una certa reputazione, lo stesso manoscritto viene accettato da un altro editore, ma neanche lui lo ha letto! L'opera era un fattore secondario. In un altro esempio di prova silenziosa, i personaggi del libro continuano a lamentarsi del fatto che le cose non siano più come prima, lasciando intendere che nei tempi antichi prevaleva la giustizia letteraria, come se non esistesse alcun cimitero. Non tengono in considerazione gli usignoli presenti tra gli antichi. Si noti che quasi duecento anni fa le persone avevano un'opinione idealizzata del loro passato, così come oggi abbiamo un'opinione idealizzata del nostro. [...] per capire i successi e analizzare le loro cause è necessario studiare le peculiarità dei fallimenti.
Il cigno nero, Nassim Nicholas Taleb
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ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤ ㅤㅤ ʟɪғᴇ ʙɪᴛᴇs ❚ manila, ph new update ﹫ ariesmarcos h. 10.21, september 08th, 2022 ❪ 🍁 ❫ ㅤㅤ ㅤㅤ ㅤ Raggi caldi e leggeri, come la carezza delicata di un pennello sulla propria tela, si posarono sul candore della tovaglia immacolata che copriva la tavola imbandita a festa. Una rarità in quel periodo, ove la stagione delle piogge dava il suo massimo. Ogni cosa, ogni dettaglio non era lasciato al caso, tutto era perfettamente studiato da rendere anche una semplice colazione l'esatta rappresentazione di uno shooting fotografico di una rivista d'arredi. Ecco ciò che si poteva osservare, ad una prima occhiata sommaria: una famiglia come le altre, un padre in compagnia della giovane figlia, intenti a mangiare il pasto più importante della giornata, mentre entrambi leggevano rispettivamente il giornale del mattino e il kindle con il nuovo romanzo appena uscito, in un silenzio così carico di tensione ed aspettativa da rendere quel quadro simile a una caricatura. Dalla tavola imbandita con ogni prelibatezza possibile, come croissant, bagel e pancake, alla cura dei dettagli di una residenza che ostentava il lusso allo stremo, lo scenario rappresentava il senso più profondo dell'apparenza. Un'apparenza che era diventata tutto in quella famiglia, insediandosi anche nei più piccoli dei particolari. I lunghi capelli corvini della giovane accarezzavano le esili spalle scoperte, un volto così acqua e sapone da ricordare bellezze d'un tempo andato, che tuttavia racchiudeva i caratteri orientali di un luogo così lontano da essere misterioso. ᴀʀɪᴇs ᴇᴅᴇɴ « Improvvisamente sei diventato silenzioso, sguardo basso... Qualcosa non va? Sono arrivata da un paio di giorni e questo è il primo pasto che riusciamo a fare come una famiglia normale... » Un silenzio pesante seguì quelle parole della giovane mentre addentava il suo croissant ricordando il suo ultimo viaggio. Parigi, Londra, Milano, New York, girava in lungo e in largo, la giovane, ogni meta era un sogno che s'avverava nella sua mente fantasiosa, e la sua ultima meta era stata una delle città più eleganti dell'Italia, Venezia. Aveva scelto di andare alla ricerca dell'emozione più pura, un patto che fece con se stessa molto tempo fa, eppure ogni volta che tornava a casa era come essere accolta da una coperta calda in una giornata di pioggia. Solamente dopo una quantità infinita di secondi, il padre con quel suo sguardo austero, alzò gli occhi sulla sua bambina. ғᴇʀᴅɪɴᴀɴᴅ « Aries dobbiamo parlare. » Un'espressione di riflessione e al contempo preoccupata avviluppò l'esile corpo della giovane ventenne che ora si sentiva come una bambina in presa alla sgridata di turno. Erano passati anni dall'ultima sua sfuriata, ma non abbastanza per non riconoscere quello sguardo teso che ormai sembrava essere dipinto sul volto del brizzolato. Aveva imparato a riconoscere quello sguardo, aveva imparato ad aspettarsi qualcosa che non le sarebbe piaciuto, eppure era lì, ferma ed immobile. ᴀʀɪᴇs ᴇᴅᴇɴ « Ti ascolto. » Un lungo sospiro fu la risposta silenziosa del Presidente. Un uomo che teneva discorsi continuamente, che guidava un Paese che possedeva così tanto potenziale da ogni punto di vista, ma pur sempre un padre che aveva a che fare una figlia il cui sguardo non sembrava aspettarsi nulla di buono. ғᴇʀᴅɪɴᴀɴᴅ « Non guardarmi così, come se ti stessi aspettando la prossima legge marziale. Non sono tuo nonno. » ᴀʀɪᴇs ᴇᴅᴇɴ « Guardarti come? Non sto facendo nulla, sto semplicemente aspettando che cosa devi dirmi. » ғᴇʀᴅɪɴᴀɴᴅ « Probabilmente non ti piacerà, ma è un male necessario. Spesso si dimentica che il futuro è nelle mani delle nuove generazioni, ma ciò che ho deciso per te è qualcosa di cui mi ringrazierai un giorno. » ᴀʀɪᴇs ᴇᴅᴇɴ « Che cosa hai deciso per me? Non mi piace questa cosa... Ho sempre preso da me le decisioni, mi hai sempre lasciato la possibilità di scegliere ogni cosa e ora... Mi stai tenendo sulle spine, papà, vuota il sacco... Per favore. » Un cipiglio cominciò a formarsi sempre di più sul volto della giovane che ora aveva perso improvvisamente l'appetito. La schiena dritta mostrava il suo essere in allerta, e nonostante avesse sempre avuto un buon rapporto con il padre, vi era sempre stata quella linea generazionale che li aveva tenuti distanti. ғᴇʀᴅɪɴᴀɴᴅ « Contrarrai matrimonio, Aries. Ho incontrato il giovane che sposerai, sicuramente di bell'aspetto per cui mi potrai ringraziare in seguito, ma è un ragazzo che potrà aiutarci nel modo in cui abbiamo sempre desiderato. Le cure per tua madre sono diventate sempre più costose, e per quanto il governo filippino possa mantenere un tenore alto per le finanze, non possiamo permetterci che lo Stato paghi per qualcosa legato alla nostra famiglia. Compiamo tutti dei sacrifici, prendiamo tutti delle decisioni che non piacciono, ma si va avanti con coraggio. » ᴀʀɪᴇs ᴇᴅᴇɴ « Stai scherzando, spero. Come diavolo ti è venuto in mente di darmi in moglie?! Siamo ritornati al Medioevo? Caz*0, papà... » S'alzò di scatto la giovane, il suono sordo accompagnò quel gesto quasi stizzito. Quante volte aveva chiesto all'uomo di essere trattata come una donna e non come una bambina, quante volte aveva chiesto di essere trattata come un'adulta anziché metterle di fronte ad un fatto compiuto. Eppure, ancora una volta, ecco qui, il dover accettare passivamente qualcosa a cui lei non aveva mai pensato: il matrimonio. Cominciò a camminare furiosamente, avanti e indietro, come se i suoi passi potessero solcare il pavimento di marmo pregiato, l'ennesimo dettaglio che ostentava quella ricchezza che sembrava essere semplicemente vana in quel momento. ғᴇʀᴅɪɴᴀɴᴅ « Smettila di lamentarti, pensa a tua madre. E' in un letto di ospedale da così tanto tempo che... Dio, non vuoi che si trovi una cura? Non vuoi che finalmente possa tornare a casa da te? Non vuoi che possa finalmente tornare a vivere come una persona normale e non come un automa tra quattro mura asettiche? » ᴀʀɪᴇs ᴇᴅᴇɴ « Non mettere in mezzo la mamma... Sai quanto me che vorrei vederla fuori da quel dannato letto, ma un matrimonio... Io non sono fatta per il matrimonio, Dio non ci ho nemmeno mai pensato. » ғᴇʀᴅɪɴᴀɴᴅ « Le ricerche per le cure hanno un costo che comincia a diventare via via più importante ad ogni anno. Assicurarti un futuro accanto a un uomo da una ricchezza solida è ciò che ci permetterà di avere una chance nella ricerca per salvare tua madre. E poi, avrai modo di conoscerlo. Magari cercalo su internet, si fa così, no? Esistono i social network anche per questo... Si chiama Glenn Fleming, sono certo che legato a questo cognome troverai tutte le informazioni che ti interessano. A volte i sacrifici sono necessari, e prima lo imparerai prima comprenderai il vero senso della vita, Aries. » Ed eccolo il senso di colpa, ecco come quella sensazione che suo padre sapeva maneggiare così bene cominciò a solcare l'anima ribelle di quell'uragano asiatico. Lo sentiva bruciare, come un tizzone ardente, come una ferita che lentamente s'apriva ancora una volta. Il desiderio di ritornare a fare anche le cose più semplici con sua madre, una semplice giornata di shopping, una chiaccherata ove non fosse così stanca da non riuscire nemmeno ad ascoltarla o più semplicemente un abbraccio. Rivedere i suoi capelli neri come la pece svolazzare per casa con il suo carisma, il suo essere così dannatamente solare. Cose semplici che mancavano alla filippina come se tutto il resto non esistesse. Aveva sempre vissuto lontano dagli scenari politici che suo nonno e suo padre vivevano giorno dopo giorno, aveva sempre ignorato ciò che accadeva oltre quella porta, eppure non era ignara del moto rivoluzionario che impattava sulle loro teste. Preda di continue sommosse e guerriglie, il Paese aveva bisogno di suo padre, di una stabilità che lei non avrebbe mai potuto dare, ma Aries aveva semplicemente bisogno di sua madre e guardare il prossimo giorno come una nuova sfida. ᴀʀɪᴇs ᴇᴅᴇɴ « Glenn Fleming, eh? » ғᴇʀᴅɪɴᴀɴᴅ « Glenn Fleming, esatto. La famiglia, Aries, ricordati che per la famiglia si fa tutto. »
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Ferite a morte (E se le vittime potessero parlare?) - Maura Misiti e Serena Dandini "Dietro le persiane chiuse delle case italiane si nasconde una sofferenza silenziosa e l'omicidio è solo la punta di un iceberg di un percorso di soprusi e dolore che risponde al nome di violenza domestica." "Sangue mio, di alba, di luna tagliata a metà, del silenzio. Mare dei miei abissi. Sangue istante nel quale nasco sofferente, Nutrita dalla mia ultima presenza. Sangue chiaro e nitido, fertile e seme, Sangue che si muove incomprensibile, Sangue liberazione di se stesso, Sangue fiume dei miei canti. Sangue del silenzio che salta il vuoto. Sangue istante nel quale nasco sofferente Nutrita dalla mia ultima presenza." «Susana Chávez» "Mi è rimasta questa dolce ninna nanna che ha cantato piano piano l'amico Antonio Tabucchi il giorno del mio funerale, poche rime che continuano a veleggiare per me nel cielo di Parigi... «Sei come la foglia che non cade, le tue bellezze non cadono mai... Sei come l'erba tenerina, quando cresci diventi bellina... Sei come l'erba tenerella, quando cresci diventi più bella.» Così io sarò per sempre bella... Mentre tu invecchierai da solo, senza più nessun talento." "Ni una mujer más è lo slogan contro il femminicidio che ha fatto il giro del pianeta. L'aveva inventato, poco prima della sua morte, la poetessa Susana Chávez per dire basta allo sterminio delle donne." #feriteamorte #MauraMisiti #SerenaDandini #narrativa #narrativacontemporanea #books #bookstagram #book #reading #bookworm #booklover #read #instabook #bookaholic #bookaddict #libri #reader #literature #booklove #bookphotography #libros #library #booklovers (presso Ceccano, Italy) https://www.instagram.com/p/CgSQJ78MBOw/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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LEONOR ANTUNES ALL’HANGAR. ”The Last Days in Galliate” di Leonor Antunes all’Hangar Pirelli Bicocca di Milano, non è una mostra di facile impatto. Si tratta di una grande installazione “site specific”, come si dice, realizzata cioè proprio per il luogo di esposizione. Leonor Antunes è un’osservatrice prima di essere una designer-scultrice. Cosa osserva la Antunes? Il suo sguardo attento e la sua mente creativa si rivolgono ad un periodo molto specifico della nostra storia dell’arte e del design, quel Modernismo che ha dovuto troppo presto soccombere a tutte le chimere del Post-moderno e alle più sfrenate e irrazionali forme di creatività (qualche volta paranoica). Particolari architettonici, parti di mobili, motivi, misurati, duplicati e ingranditi fino a farli diventare oggetti estetici autonomi. Creazioni ed idee che diventano frattali delle creazioni stesse. Operazione di grande raffinatezza, citazione colta o coltissima, adatta ad un pubblico esigente che vuole andare molto oltre la dicotomia bello/non bello. La mostra è direttamente ispirata al lavoro di due grandi personalità del Modernismo italiano e milanese in particolare, gli architetti Franco Albini e Franca Helg. Di Albini tutti conoscono la geniale intuizione della Metropolitana Milanese e i molti progetti per la città, di Franca Helg la Antunes prende spunto proprio per il titolo della mostra, infatti Galliate Lombardo è la località in cui l’architetto progettò e costruì la grande casa di famiglia. Ma l’intreccio col mondo della creatività imprenditoriale milanese non finisce qui. Il pavimento in linoleum, commissionato all’artista direttamente da Pirelli Hangar Bicocca, riproduce il disegno della pavimentazione del Grattacielo Pirelli di Giò Ponti. L’artista portoghese lavora con materiali naturali come il midollino, il legno, il cuoio, la corda. Quest’ultima in particolare per riprodurre i motivi dei disegni di Anni Albers degli anni Quatanta, mentre Franca Helg è ampiamente citata nei tubolari che altro non sono che particolari di supporto, piantane, mobili ideati e realizzati dalla stessa Helg. Come poteva mancare in un excursus citazionale sul Modernismo, un omaggio a Carlo Mollino? Ecco allora ���Random Intersection” serie di sculture ispirate alle celebri briglie che l’eccentrico designer torinese ideò per la Società Ippica Torinese. Ancora una citazione da Albini e Helg con gli elegantissimi “Enlarged Rods”: si tratta degli elementi modulari per il negozio Olivetti di Parigi del 1956. Le citazioni in cui la Antunes si cimenta sono numerose, un’altra silenziosa figura che abita lo “Shed” dell’Hangar è la designer cubana Clara Parset le cui sedie in legno e corda sono trasformate e destrutturate in sculture, mentre l’iconica libreria LB7 di Albini viene trasformata in una quinta teatrale. Una mostra difficile, forse per addetti ai lavori, ma le opere di Leonor Antunes sono di grandissima profondità e di concezione assolutamente originale.
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