#Paolo Lago
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Prigionieri della scrittura
di Paolo Lago Vito Di Battista Secondo Roland Barthes, la scrittura è un compromesso tra un atto di libertà e un ricordo, “è quella libertà piena di ricordi che non è libertà se non nell’attimo della scelta, ma già non più nella sua durata” (R. Barthes, Il grado zero della scrittura, trad. it. di G. Bartolucci, Lerici, Milano, 1960, p. 29). E non si può neanche sviluppare una scrittura in una…
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#italia#leggere#libri#Barthes#Flaubert#Gallucci#libro#Paolo Lago#recensione#Romain Gary#romanzo#scrittori#scrivere#Vito Di Battista
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#Monte Isola#isola di Loreto#isola di San Paolo#Santuario della Madonna Ceriola#pesci del lago#laghi turistici#luoghi turistici italiani#musica e video rilassanti
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Festival delle Colline Torinesi 29: Un mese di spettacoli imperdibili a Torino
Dal 12 ottobre al 10 novembre 2024, il Festival delle Colline Torinesi torna con una rassegna teatrale d'eccezione che include prime mondiali, produzioni innovative e spettacoli che esplorano il confine tra arte, suono e contemporaneità.
Dal 12 ottobre al 10 novembre 2024, il Festival delle Colline Torinesi torna con una rassegna teatrale d’eccezione che include prime mondiali, produzioni innovative e spettacoli che esplorano il confine tra arte, suono e contemporaneità. Il Festival delle Colline Torinesi, giunto alla sua 29ª edizione, prenderà il via il 12 ottobre 2024 a Torino, portando sul palco 15 spettacoli, 7 prime…
#Beatrice Cenci#Città di Torino#creazione contemporanea#drammaturgia sonora#El Conde de Torrefiel#Eventi culturali Torino#Fahrenheit 451#Festival delle Colline Torinesi#festival teatrali Italia#FONDAZIONE COMPAGNIA DI SAN PAOLO#Fondazione CRT#Fondazione Merz#innovazione teatrale#La luz de un lago#Ministero per la Cultura#performance teatrali#performance visive#Piccola Compagnia della Magnolia#Regione Piemonte#Romeo Castellucci#Senza titolo#sotterraneo#spettacoli ottobre 2024#Teatro Astra Torino#teatro contemporaneo#Teatro d&039;avanguardia#Teatro sperimentale#teatro sperimentale Torino#Torino 2024#Torinodanza Festival
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Convento di Santa Maria delle Grazie, Comune di Gravedona ed Uniti (CO), 11 luglio 2023
La Divina Commedia letta e commentata da Lapo Lani: Canto V, Inferno
Ringrazio ciascuna persona del pubblico per l’attenta partecipazione e l'affetto dimostrato; i cinque artisti - Stefania Gobbetti, Ciro Belvedere, Elena Bisignani, MarcoNelParco, Giorgio Gaffuri - per il generoso invito a partecipare alla manifestazione culturale ‘Sineclave’; la Pro Loco e il Comune di Gravedona ed Uniti (CO) per aver patrocinato la meritevole manifestazione; Ciro Belvedere per l’amichevole introduzione; MarcoNelParco per l’originale locandina.
Lapo Lani
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Proprietà della fotografia di copertina: Midori Shimasue.
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#divina commedia#dante#dante alighieri#poesia#poesia italiana#paolo e francesca#lago di como#carcente
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Two clips from the silent film, dating back to the mid-1910s, found a few years ago by the director Paolo Benvenuti at the heirs of Giulia Manfredi...
Puccini in his Villa in Torre del Lago.
Music: "Little Waltz" and "Chrysanthemums"
Giacomo Puccini died on this day 100 years ago.
#classical music#opera#music history#bel canto#composer#classical composer#aria#classical studies#maestro#chest voice#Giacomo Puccini#Puccini#classical musician#classical musicians#classical voice#classical art#classical history#history of music#historian of music#musician#musicians
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Lavandaie a Pallanza,1897 circa,
Olio su tela, Museo del Paesaggio di Verbania.(178x148cm)
Arnaldo Ferraguti é stato un pittore ,incisore e illustratore italiano appartenente alla corrente verista, celebre in vita anche per le numerose incisioni con le quali illustra i libri dell'editore Treves.
Esponente di spicco del Verismo sociale, movimento definito Nuova Scuola del Vero da Luigi Chirtani. Il repertorio di temi bucolici e popolari é originato dall'influenza di Francesco Paolo Michetti,che rimane per lui un punto costante di riferimento artistico.
Forte l'utilizzo del mezzo fotografico per la riproduzione di soggetti e ritratti, pratica che gli vale l'avversione di colleghi come Gaetano Previati.
In questo dipinto, raffigura le donne di Pallanza, città sul lago Maggiore dove era andato ad abitare, che lavano i panni nell'acqua del lago. Un lavoro pesante che facevano le nostre nonne quando ancora non c'era la lavatrice.
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Il Palazzo Vertemate Franchi in Valchiavenna, a nord del Lago di Como, di Paolo Abate
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Il giardino nobile
Italian Landscape Design
a cura di Lucia Valerio
con un testo di Paolo Pejrone, con una intervisarchiviota di François Demachy
Electa, Milano 2011, 192 pagine, 27.31x34.93cm, ISBN 978-8837085759
euro 70,00
email if you want to buy [email protected]
Il volume, commissionato da Acqua di Parma, è un omaggio al giardino all'italiana, patrimonio storico del nostro paese. Struttura formale e anima del luogo sono gli elementi principali del giardino di villa rinascimentale, fonte di ispirazione per i più autorevoli architetti e profumieri a livello internazionale. Un risultato ottenuto grazie al giusto equilibrio fra rigore razionale e fantasia creativa. Curato da Lucia Valerio, nota giornalista e responsabile della sezione verde di VilleGiardini. Ad iris, magnolia e gelsomino, che hanno ispirato la linea femminile de "Le Nobili" di Acqua di Parma, viene dedicato un testo a cura dell'architetto Paolo Pejrone, uno dei più autorevoli garden designer italiani. Mentre Francois Demachy tratta gli stessi fiori come note del linguaggio dei profumi. Fra i giardini selezionati, molti dei quali visitabili su appuntamento, alcune ville della Lucchesia come quella di Marlia, alcune Medicee e altre del FAI come Villa del Balbianello sul Lago di Como. L'apparato fotografico proviene in larga parte dall'archivio di Dario Fusaro, stimato fotografo del paesaggio. I giardini sono ritratti nella migliore stagionalità, con ampie fioriture e vivacità di colori. Un autorevole repertorio per conoscere meglio il giardino all'italiana e la sua relazione con l'alta profumeria.
#giardino nobile#giardino all'italiana#Lucia Valerio#Paolo Pejrone#archivio Dario Fusaro#designbooksmilano#fashionbooksmilano
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La pérdida como arte
Gustav Mahler murió en 1911 sin la posibilidad de escuchar el estreno de su Novena Sinfonía (1912). Si bien el compositor bohemio alcanzó a completar antes de su muerte el primer movimiento y algunos bocetos ulteriores de su Décima, la investigación musicológica suele posicionar a la Novena como el testamento artístico de Mahler. Sin embargo, la nota necrológica asociada a la contemporaneidad de Mahler y su sinfonía reviste una función más que anecdótica y se transforma en este caso en un síntoma preferencial de su mensaje estético.
Como bien ha notado Paolo Bortolameolli tanto en Rubato (2020) como en su brillante lecture previa a la más reciente rendición de la Novena en el Municipal de Santiago, Mahler exhibe una particular consistencia creativa al dialogar en la escritura de esta sinfonía con obras como la sonata de Los Adioses de Beethoven y el poema Tod und Verklärung de Strauss, pero al mismo tiempo también con su obra. En la Novena, Mahler recupera motivos —obsesivos a ratos—, escenas y estructuras que ha desarrollado a lo largo tanto de sus ciclos de canciones como de sus sinfonías y las enclava en este sonoro friso mortuorio desdibujándolas o reelaborándolas. En ese sentido, Mahler es un compositor cuya organicidad, pero también su moderno sentido de reflexividad, solo es comprensible en la medida de que se logra distinguir el gesto creativo en la permanente glosa sobre la glosa o en el palimpsesto hecho sonido a fuerza de magulladuras.
La cuestión que la Novena desarrolla es a fin de cuentas la pregunta acerca de la despedida. Pienso, sin embargo, que lo hace no desde un punto de vista orientado al contenido del adiós, sino que a su potencial trascendente en términos de rito. Si Pascal Quignard sugiere que la música antecede al oído, junto a Mahler podríamos postular que la música sucede o incluso sobrevive al adiós. La despedida torna verbo a la pérdida y la imprime en el pensamiento como una fuerza negativa que se arroja a escudriñar huellas donde hubo manos o calor donde hubo aliento. Despedirse es hacerse a la eternidad de lo ausente en el otro. De ahí que Mahler mire en el primer movimiento de la sinfonía al Ländler, danza de tres por cuatro de raigambre campesina, y lo desarrolle obcecadamente con la desesperación de quien recita para sí una serie de nombres o recuerda rasgos de un rostro ante la inminencia del olvido. Mahler despide su mundo para convertirlo en bullente agua de memoria.
Con todo, es en la composición del rito que se juega la conmovedora maestría de la Novena. En la escucha del Adagio de la obra, Mahler se remonta al coral Bleib bei mir de J. S. Bach y presenta un motivo tan solemne como simple que desarrollará por casi treinta minutos transformando a la sinfonía en un manifiesto acerca de la pérdida como arte. Las cuerdas perforan el árbol de la melancolía en un grito desgarrador al inicio del movimiento y permiten que brote de este la memoria como un flujo dócil que puede ser permanentemente encauzado. Mahler reelaborará el motivo y modulará en incontables ocasiones durante este movimiento mostrando así que la melancolía siempre persigue un objeto cuyo tacto ansía y cuya imposibilidad transforma. Hay no obstante placer en este rito de celebración de la pérdida. Cada vez que la melodía emerge a cargo de un nuevo instrumento, un coro instrumental la replica en una versión de miniatura o en un eco que recuerda perentoriamente que el sonido es un fenómeno que siempre ha sido para nunca más ser. No hay posibilidad de tocar el lago sin que este no reaccione y haga que las aguas cambien su forma. La melancolía besa el recuerdo y lo multiplica, lo trastoca, lo dulcifica o lo vuelve sombrío. La imposibilidad del tacto, la inminencia del olvido y la obcecación por aferrarse a la presencia hacen de esta sinfonía una pieza maestra.
Mahler falla, pero todos nosotros también lo hacemos al fracasar en el desasimiento. Sin embargo, en el acto de decir adiós se inaugura también la posibilidad de franquear el olvido. La música sobrevive al oído como un tiempo que acontece en su imposibilidad futura y que nos deja un austero lenguaje para conjurar a la memoria: el silencio y sus flores.
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RITRATTO D’AUTORE
20 marzo 2023
BJÖRK
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di Paolo Giordano
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«Ibrida, ultraterrena: Björk posso sentirla. E so sempre cosa fa»
Mi capita, a volte, di vederla alle prese con la sua vita quotidiana a Reykjavik, pur non sapendo nulla, assolutamente nulla, io, della sua vita quotidiana a Reykjavik. La vedo che fa la spesa al supermercato, che cammina per strada parlando al telefono, oppure nel suo studio, mentre armeggia con strumenti a percussione che non saprei neppure nominare e poi s’interrompe per bere un tè (berrà davvero il tè?). «Vedere» è più preciso di «immaginare», perché si tratta di flash che mi capitano davanti agli occhi senza che sia io a cercarli. Björk, ogni tanto, appare. Negli anni in cui frequentavo la sua musica più assiduamente di oggi, faceva parte di un pantheon allargato di artiste femminili — insieme a PJ Harvey e Tori Amos, a Shirley Manson e Ani Di Franco —, ma era solo con Björk che mi accadevano, come mi accadono ancora, questi attimi di dislocazione. Sapere dove si trova e cosa fa, o sentirmi come se lo sapessi. Stranezza nella stranezza: nella mia fantasia, Björk non si allontana mai dall’Islanda.
Isadora
So ricostruire con precisione il momento in cui è iniziato questo esercizio di familiarità: lessi una sua intervista in cui accennava a quando il pomeriggio aspettava la figlia fuori dalla scuola materna (la prima figlia, Isadora, che adesso ha vent’anni e ha parlato pubblicamente della terapia per superare il divorzio dei genitori e viene fotografata sulle riviste di moda in outfit Miu Miu).
Prendere la figlia a scuola, un’azione normale. Forse il punto fu quello: il contrasto fra una circostanza così normale e l’irraggiungibilità di Björk, che in quel momento produceva musica che sembrava arrivare dritta da Plutone, da paesaggi cosmici modificati digitalmente, ed era lei stessa una creatura ultraterrena, ibrida, mezza umana e mezza elettronica. Raffigurarmela in quell’attimo ripetuto delle sue giornate, mentre aspettava la figlia, vestita in abiti comodi e circondata da altre madri, a Reykjavik dove non ero mai stato ma che doveva essere poco più grande di un villaggio, ha aperto un canale di confidenza esclusivo fra di noi, seppure — me ne rendo conto — unidirezionale.
Quel libro su di lei
Alla fine delle superiori mia madre mi aveva regalato un libro di suoi ritratti, un libro che purtroppo ora non ho qui con me per consultarlo, e che online si trova in vendita soltanto usato. Doveva essere il periodo di Vespertine, perché il font usato nelle scritte era simile a quello dell’album. Comunque sia, è il solo libro musicale che mia madre mi abbia regalato, oltre a una biografia di Jeff Buckley (dopo la sua morte), a riprova di quanto la mia venerazione per Björk trascendesse quella consueta di un fan, di come fosse diversa dalle molti infatuazioni astratte di quel periodo, e di come tutto ciò dovesse trasparire anche all’esterno. Qualche mese prima di ricevere il libro avevo sofferto dentro una sala cinematografica, sofferto al punto di dover uscire e rientrare più volte nel corso della proiezione, non solo per il supplizio raccontato in "Dancer in the Dark"(che avrebbe valso a Björk il premio come miglior attrice a Cannes e un disturbo da stress post-traumatico), ma perché quel supplizio veniva inferto a qualcuno che io sentivo di conoscere personalmente.
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Medulla
Con un pizzico di malizia retroattiva, oggi mi dico che il dettaglio dell’attesa della figlia fuori da scuola non era forse casuale in quell’intervista. Può darsi che anche la normalità di quell’azione fosse una normalità artefatta – con certi artisti non si può mai dire. Björk, d’altronde, aveva già iniziato la sua svolta creativa, dalle produzioni più pop degli anni novanta a una musica più solitaria e inafferrabile. L’album successivo alla nascita di Isadora, Medulla, era stato inciso quasi interamente in una capanna in riva al lago e sembrava cantato sottacqua da un coro di sirene. Lo trovavo ostico. Björk si stava adattando ai tempi che cambiavano, meno pop, più intimi e scuri, oppure si stava adattando semplicemente a sé stessa? Aveva occupato a lungo un avamposto, avuto tutto quel che si poteva avere: l’inventiva, il glamour, l’unicità nello stile, nel timbro vocale e perfino nella pronuncia dell’inglese; la notorietà massima e il pubblico selezionato, il plauso di Mtv e quello delle riviste di settore.
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Artista-feticcio
Era stata un feticcio per la musica, per l’arte, per la moda e il cinema. Era stata sperimentale nel senso più proprio del termine e si era reincarnata una decina di volte. Ma in lei esisteva, fin dall’inizio, anche una dimensione più compresa, quieta e crepuscolare, una dimensione in cui i suoi vocalizzi disubbidivano alle esigenze del mainstream e diventavano ripetitivi, prendevano quasi a salmodiare, come connettendosi a un mondo nordico più antico. Quella tendenza emergeva già nelle prime canzoni accompagnate dall’arpa, ma negli anni ha preso il sopravvento. Ed è il tratto che fa dire a mia moglie che Björk è «respingente», che la fa implorare di «toglierla» alla seconda canzone che le infliggo in auto. Io ubbidisco, spesso con un segreto sollievo.
I miei 20 anni
Per la musica di oggi, Björk è una compositrice meditativa e difficile. Ammetto di frequentarla meno anch’io: i vecchi album, come Post e Homogenic, fatico a sentirli perché li ho spolpati emotivamente, al punto che non mi trasmettono più nulla, se non un po’ di nostalgia; gli ultimi lavori perché sono troppo radicali, troppo monocordi, troppo «björkiani» perfino per me. Per lo più, quindi, ascolto i remix: remix delle sue canzoni, remix dei miei vent’anni. In generale non so bene cosa farmene dell’invecchiamento degli artisti che ho conosciuto giovani, e da giovane. A volte ho l’impressione che invecchino al posto di una parte di me, trasparente, che rimane fedelmente intrappolata in quel tempo. Di Björk so, tuttavia, che è stata lei a lasciarmi indietro, non io a lasciare indietro lei.
La casa sul lago
Eppure continua, a dispetto di tutto, quell’abitudine singolare di vederla d’un tratto nella sua vita. Nei mesi statici del Covid mi succedeva ancora più spesso. La trovavo sempre nello stesso posto, in quella casa sul lago, tanto che la fantasia si è via via strutturata. La vedevo uscire e incamminarsi nella brughiera aperta, soprattutto di sera, in quelle giornate del 2020 che avvicinandosi all’estate diventavano sempre più lunghe e a quella latitudine avrebbero finito per mangiarsi completamente la notte.
L’importanza dei funghi
Quando è uscito "Fossora", il settembre scorso, ho scoperto che non mi ero sbagliato di molto.
Durante la pandemia Björk non si è mossa per quasi due anni dalla sua casa in Islanda, ne ha approfittato — così ha detto — per piantare le proprie radici più a fondo nel terreno.
Anche per questo il disco ha come elemento guida i funghi, organismi che vivono nel suolo e del suolo. Ma non soltanto: anche perché spuntano ovunque e assumono forme inaspettate, perché sono divertenti, psichedelici. Al disco non mi sono ancora abituato e forse non ci riuscirò. Fossora è tosto.
Comunque non demordo, so che serve pazienza, serve tornarci, e ogni tanto ne esploro un altro pezzetto. Nel frattempo mi sorprendo di aver pensato anch’io molto ai funghi negli ultimi tre anni, per ragioni un po’ diverse: perché i funghi sanno crescere fra le rovine e inaugurare cicli di vita nuovi, là dove la vita è scomparsa.
Se solo questo canale di comunicazione funzionasse in entrambi i sensi, un giorno o l’altro mi piacerebbe dirglielo.
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“Ricordarmi di Attilio – anzitutto le Church’s, la flanella e il tweed d’inverno. Ricordarmi di Attilio visto la prima volta ai Lagoni, agosto 1958, sopra Casarola – Bernardo pescava insieme a Maurizio A. al lago più in alto. Attilio, il panama in testa, il golf blu sulla camicia bianca. Ricordarmi di Attilio che parla di Roberto Longhi, e con Pier Paolo va disegnando Scrittori della realtà, una sera in una trattoria di Monteverde (l’Antico Scarpone?); e Bernardo che vuole parlare di cinema. Ricordarmi di Attilio che dice a memoria qualche verso di Robert Frost una mattina a Parma, in piazza Garibaldi, mentre Mario Lavagetto ha una crisi allergica – ed è autunno. Ricordarmi di Attilio al Regio di Parma durante un intervallo della Luisa Miller, e ride di felicità, prendendo per mano Ninetta: – “Verdi non smentisce mai la verità dell’amore”. Ricordarmi di A. a Ongina la sera di un ottobre nebbioso – mangiamo anguille del Po fritte, e sulla sua testa, alla parete, è appeso, come uno stemma araldico, un grande ritratto del sempre meraviglioso don Peppino Verdi. Ricordarmi degli occhi socchiusi di Attilio, mentre ascolta Roberto Tassi parlare di Morlotti. Siamo su un prato a Trefiumi e andiamo a caccia di granchi. Attilio porta il panama in testa ma una sciarpa di lana annodata al collo – e fa caldo. Ricordarmi di Attilio che lascia raccontare storie a Ubaldo Bertoli, siamo a Roma, mangiamo all’Antica Pesa, storie di Goliardo Padova e chiede che vengano raccontate di nuovo, e ride con felice leggerezza. Ricordarmi di A. che si arrabbia divertito alle esose richieste d’aiuto di Ponzini (diceva Ponzini: “Mi si deve moltissimo: non sono un grande poeta?”), ecc. Insomma, ricordarmi di Attilio. Ricordarmi anche della impossibilità di ricordare la concretezza di Attilio ecc. “Più acuta presenza” oltre la cenere della vita – come l’incrinatura della sua voce nel pronunciare la “r”.” — Enzo Siciliano ricorda Attilio Bertolucci su Nuovi Argomenti
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i would love if you'd shared everything that might be in aelin's list in a world away, all the dream places she wants to go or already went 🤧🥺
First of all - I am so sorry it’s taken me so long to answer this ask 😭
Second - this list is in no way complete. I could probably double it if I gave it some more time (and maybe I’ll edit this post and add some later) but I wanted to answer this ask.
Third - some things listed are cities, some are attractions, some are landmarks or monuments…it’s really a mix of everything. And some major landmarks that cover more than one country are only listed once.
A World Away
So, without further ado, please enjoy
Aelin’s Incomplete and Ever-Adapting World Travel List ✈️
Antarctica
Argentina
Iguazú Falls // Patagonia // Rainbow Mountains // Buenos Aires
Australia
Melbourne // Sydney // Gold Coast // Great Barrier Reef // Adelaide
Austria
Vienna // Salzburg // Hallstatt
the Bahamas
Belgium
Bruges // Brussels
Belize
the Great Blue Hole
Bhutan
the Himalayas
Bolivia
Salar de Uyuni
Bosnia and Herzegovina
Stari Most Bridge // Mostar
Brazil
Rio de Janeiro // Christ the Redeemer // Amazon Rainforest // Lençóis Maranhenses National Park // Sao Paolo
Bulgaria
Cambodia
Angkor Wat
Canada
Niagra Falls // Vancouver // Banff // Toronto
Chile
Easter Island // Torres del Paine National Park // Marble Caves
China
Great Wall of China // Beijing // Shanghai // the Summer Palace // Potala Palace // Tianmen Mountain // Reed Flute Caves // Zhanye Danxia
Costa Rica
San Jose
Croatia
Dalmatian Coast // Diocletian's Palace // Krka waterfall park // Plitvice Lakes // Zagreb
Cuba
Havana
Czech Republic
Prague
Denmark
Copenhagan
Dominican Republic
Ecuador
Quito // Galapagos Islands
Egypt
Cairo // The Great Pyramids & Sphinx // Nile River // Valley of the Kings // Luxor // Aswan
England
London // Thames River // Stonehenge
Estonia
Tallinn
Fiji
Finland
Helsinki
France
Mont-Saint-Michel // Louvre // Eiffel Tower // Alsace Lorraine // Paris // Notre Dame // Sacre Coeur // Versailles // Nice
French Polynesia
Bora Bora // Tahiti
Germany
Munich // Berlin // Black Forest // Oktoberfest // Neuschwanstein Castle
Greece
Santorini // Athens // Parthenon // Roman Agora // Acropolis // Mykonos // Oia // Fira // Corfu // Meteora
Greenland
Hong Kong
Tsim Sha Tsui
Hungary
Budapest // Capitol Hill // Bath Houses
Iceland
Reykjavik // Northern Lights // Egilsstaðir //Ring Road // Blue Lagoon // Vatnajökull National Park // Kirkjufell // Húsavík // Akureyri // Thingvellir National Park
Italy
Roman Colosseum // Amalfi Coast // Florence Duomo // Venice at Carnival // Piazzale Michelangelo // Cinque Terre // Pisa // Venice // Pompeii // Milan
India
Taj Mahal // Varanasi & Ganges River // Golden Temple // Agra // Mumbai // New Delhi
Indonesia
Bali // Komodo Island // Blue Flames at Ijen Volcano // Jarkarta
Iran
Hall of Diamonds
Ireland & Northern Ireland
Cliffs of Moher // Giants Causeway // Galway // Blarney Stone // Trinity College // O'Neills // Belfast // Carrick-a-Rede Rope Bridge // Cobh
Isreal
Dead Sea // Jerusalem
Jamaica
Japan
Tokyo // Mount Fuji // Wisteria Gardens // Osaka // Kyoto
Jordan
Petra // Amman
Kazakhstan
Kenya
Maasai Mara National Park // Lake Victoria
Kyrgyzstan
Luxembourg
Madagascar
Avenue of the Baobabs
Malaysia
Kuala Lumpur // Batu Caves
the Maldives
Male
Malta
Valletta
Mexico
Cabo // Teotihuacán // Chichen Itza // Cabo // Yucatan Peninsula // Mexico City
Mongolia
Gobi Desert
Morocco
Casablanca // Hassan II Mosque // Marrakesh // Chefchaouen // Sahara Desert
Myanmar
Bagan's Temples
Namibia
Nepal
Mount Everest // Kathmandu
the Netherlands
Amsterdam // Van Gogh Museum // Tulip Festival
New Zealand
Auckland // Queenstown // Kawarau Suspension Bridge // Milford Sound // Tongariro National Park // Hobbitton // Dark Sky Sanctuary // Waitomo Caves
Nigeria
Lagos
Norway
Oslo
Panama
Panama City
Peru
Machu Picchu & Huayna Picchu // Lima // Aguas Calientes // Andes Mountains // Huacachina
Philippines
Palawan // Manila
Poland
Krakow
Portugal
Lisbon
Romania
Russia
Moscow // St Petersburg
Rwanda
Volcanoes National Park
Saint Lucia
Samoa
Saudi Arabia
Al-Masjid an-Nabawi
Scotland
Edinburgh // Loch Ness // Inverness // Glasgow // Scottish Highlands
Singapore
Marian Bay Sands
Slovenia
Lake Bled
South Africa
Capetown // Johanessburg // Isle of Elephants
South Korea
Seoul // Jeju Island
Spain
Barcelona // Madrid // Sagrada Familia // Mosque of Cordoba
Sweden
Stockholm // Sweddish Lapland
Switzerland
the Alps // Bern // St Moritz
Tanzania
Mount Kilimanjaro // Serengeti
Thailand
Bangkok // the Grand Palace // Phuket
republic of Türkiye
Cappadocia // Istanbul // Hagia Sophia // Pamukkale
Turkmenistan
Darvaza gas crater
Turks & Caicos
United Arab Emirates
Dubai // Burj Khalifa
United States
Grand Canyon // San Fransisco // Honolulu // Kauai // New Orleans // New York City // Seattle // Portland // Los Angeles // Antelope Canyon // MOMA // Las Vegas
Vanuatu
the Vatican
St. Peter's Basilica // The Vatican Museum // Sistine Chapel
Vietnam
Ha Long Bay // Hoi An // Hanoi
Zambia
Victoria Falls
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Die dunklen Locken wehten im Fahrtwind, als das feuerrote Cabrio über die kleinen Straßen am Seeufer lenkte, durch malerische Dörfer, wo die Einheimischen bei einem Kaffee in der Mittagssonne saßen und ihre Kinder die Promenade entlang einem Ball hinterher jagten. Im Schatten einer großen Zypresse lag ein alter Hund und schlief. Aus dem Radio des Oldtimers trällerte die Stimme von Paolo Conte, der zum wiederholten Mal „it‘s wonderful, it‘s wonderful, it‘s wonderful“ sang, während der junge Fahrer sich seine Sonnenbrille mit dem Gucci-Schriftzug auf die Nase schob. Die letzten hundert Meter bis zur Einfahrt der imposanten Villa, drückte er das Gaspedal noch einmal fest durch, bevor er das antike Tor passierte, und die heißen Reifen den Staub der Einfahrt unter sich aufwirbelten. Seit seiner Kindheit besuchte er das Anwesen am Comersee, das bereits seit Generationen seiner Familie gehörte. Er kannte jedes Zimmer in- und auswendig, hatte sich die Kulisse eingeprägt, die man von der Terrasse aus sah und war vertraut mit den Gerüchen ihres vielfältigen Gartens. Doch dieses Mal schien etwas anders zu sein, das spürte er, als der Wagen vor den Stufen zur Eingangstür zum stehen kam. Angespannt schlossen sich seine Finger enger um das lederne Lenkrad. Seine Sehnsucht nach einer Auszeit vor den Pflichten, die Zuhause auf ihn warteten, wurde verdorben, als sich aus den Schatten der Fassade ein großgewachsener Mann auf ihn zubewegte. Der dunkelblaue Anzug verlieh ihm Macht, das graue Haar sprach für Jahre an Erfahrung, und sein strenger Blick konnte nur der eines Vaters sein. „Giacomo.“ Ein Schauer lief ihm über den Rücken, als er den Arm auf die Wagentür lehnte, um einen gelassenen Eindruck zu machen. Versuchte sich der Junge daran zu erinnern, wann er seinen alten Herrn zuletzt in ihrem Feriendomizil am Lago di Como angetroffen hatte, schmerzte sein Kopf, da es unmöglich schien, ihn in dieses Bild einzufügen. Kaum war der Erbe aus dem Wagen gestiegen, legte sich die große Hand des einschüchternden Mannes so fest um seine Schulter, dass sie ihn schmerzlich aus seinen Gedanken riss. „Was denkst du, was du hier tust? Die Arbeit erledigt sich nicht von allein. Ich habe mir schon gedacht, dass ich dich hier finden werde, auf der Flucht vor den Pflichten, die du deiner Familie schuldig bist. Selbst wenn ich glaube, du k��nntest keine größere Enttäuschung mehr sein, beweist du mir jedes Mal das Gegenteil.“ [...]
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Del Forno Paolo, Sul lago di Como con Mary Shelley. Note di viaggio, Colorshade edizioni/di Qua e di Là, Milano, 2022. Indice del libro
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La Divina Commedia letta e commentata da Lapo Lani: Canto V, Inferno
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Convento di Santa Maria delle Grazie
Comune di Gravedona ed Uniti (CO)
Venerdì 11 agosto, ore 21:00
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L’evento rientra nel programma della manifestazione culturale ‘Sineclave’, organizzata da cinque artisti contemporanei - Stefania Gobbetti, Ciro Belvedere, Elena Bisignani, MarcoNelParco, Giorgio Gaffuri - e promossa dalla Pro Loco e dal Comune di Gravedona ed Uniti (CO). Per maggiori informazioni:
~ https://www.northlakecomo.net/1210-Eventi-Dante-La-Divina-Commedia-V-canto-Inferno
~ https://www.northlakecomo.net/1194-Eventi-Sineclave-Mostra-d-arte-contemporanea
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«E caddi come corpo morto cade».
La pietà verso la vicenda di Paolo e Francesca si fa talmente smisurata da condurre Dante allo svenimento. Così si chiude il Canto V dell’Inferno, al culmine della silenziosa riflessione del Poeta sul valore ambivalente dell’Amore. La pietà come sentimento di compassione, di partecipazione per il destino sofferente e infelice dei due amanti, costretti nell'inferno a subire una pena eterna, possiede il poeta e lo costringe a vedere i due profili, enormemente distanti, del doppio volto dell’Amore: l’amore inteso come passione dei sensi che soggioga lo spirito, isolando gli innamorati e allontanandoli da Dio per l’eternità; e l’Amore divino, l’Amore virtuoso che nobilita e innalza lo spirito dell’uomo fino a ricondurlo a Dio. Il solo intuire l’abisso che attraversa questo spazio sembra incrinare qualcosa nel Poeta, costringendolo a un lungo e muto pensiero.
È come se il gesto di allontanamento da Dio di Paolo e Francesca, causato dall'incontenibile forza della loro passione, racchiudesse qualcosa di intimamente umano (da qui la pietà del Poeta), capace in qualche modo di giustificare il valico del confine divino. Sembra che Dante intuisca un minuscolo foro nel perfetto e onnicomprensivo meccanismo di Dio, dal quale l’Amore possa uscire e diventare sola cosa umana. E di conseguenza riflette anche sul limite del Dolce Stil Novo, in cui la donna si fa angelo, permettendo al proprio amante di ricongiungersi a Dio. Un congegno semplice e perfetto, ma rigido, capace di considerare solo tutto ciò che rientra nella ragione di Dio, ma incapace di apprezzare e assorbire la varietà delle intime inclinazioni degli esseri umani e la particolarità di ogni atto di innamoramento.
Forse è stata proprio l’intuizione del confine, nata dalla riflessione sull'ambivalenza dell’amore, a condurre Dante a percepirne la possibilità del superamento e a costringerlo a perdere i sensi, assicurandolo così alla salvezza. E forse è stata proprio quell'intuizione, allo stesso tempo folle e profetica, la più acerba eredità che il Poeta ci ha consegnato: da quel momento il mondo non sarebbe più stato lo stesso, e così la storia, dischiudendosi in un processo di trasformazione che avrebbe portato al Rinascimento, alla scienza moderna, alla ‘morte di Dio’.
Il confine di Dante segna due lembi di terra, dove non è possibile mantenere l’equilibrio. Non è il senso del pericolo che viene avvertito, ma l’irresistibile vertigine e, di conseguenza, l’incontenibile dolore.
Lapo Lani Carcente, agosto 2023
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Copertina: “Paolo e Francesca”.
Disegno di Lapo Lani, realizzato con inchiostri giapponesi su cartone. Dimensioni: cm 32x24. Anno: 2015. _______________
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Italy through the Lens of Paolo Monti
Italian master photographer Paolo Monti wandered through the streets of Venice in the aftermath of WWII, where his interest in amateur photography was born, leading to his frequent interactions with local photographers. With a quiet curiosity, he was always accompanied by his camera. Arriving in Milan in 1953, after many years away, he embarked on a new career as a professional photographer, haunted by the city’s past—a Milan that felt both imaginary and almost Stendhalian. Influenced by the humanist photography of Robert Doisneau, Monti carved his path, capturing the essence of urban landscapes and architecture.
His fascination with form and space culminated in striking black-and-white images, as well as experiments with abstract, colorful photography. “The man has always been fascinated by the mystery of time,” he once noted, reflecting his desire to freeze moments and transform them into lasting memories. His work mirrored post-w*r Italy’s transformation, merging an aesthetic vision with technical precision.
Though he initially studied economics and held various professional roles, it was his passion for photography that defined his legacy. Monti understood the delicate balance between capturing reality and artistic expression. “Photography is often seen as the most perfect means of reproducing objective reality,” he observed, acknowledging its limitations as a mere translation of life. In this way, Monti’s approach to photography was introspective; he believed in not settling for the first vision but rather in exploring multiple perspectives before capturing an image.
Photo credits © Fondo Paolo Monti, held by BEIC @beicfondazione CC BY-SA 4.0
Captions: 1. Sondalo. Le Prese. Esterni. Ritratti di Meme. N.p., 1953; 2. Venezia. Isola di Burano. Casa dei pescatori e bambini. N.p., 1950; 3. Veneto. Paesaggi e vedute urbane di varie località dei Colli Euganei e della Valle del Brenta, Castelfranco Veneto, 1967; 4. Lecco. Pescarenico. Vedute. Località non identificata. Lago. Veduta. Informale. Acqua, 1968; 5. Località montana non identificata [Anzola d’Ossola?]. Ritratti di Meme con i capelli al vento. N.p., 1951; 6. Ritratti di Meme, 1945 - 1955.
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